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Sei amiche in videochat – capitolo 3 di 9

Capitolo 3 –
Chiara cambia opinione
sui gusti del proprio gelato

Mandatemi un messaggio, anche per richiedere il racconto in PDF, scrivendo a william.kasanova@hotmail.com

Chiara era seduta su una panchina del parchetto vicino a casa, ma la sua attenzione era tutta dedicata allo schermo del telefonino, in particolare alle parole che componevano il capitolo dedicato allo squirting del manuale che Beatrice le aveva spedito il giorno prima: sarebbe potuta avvenire una rapina nel negozio a qualche metro da lei, schiantarsi un aereo alle sue spalle o sedersi accanto Brad Pitt e non se ne sarebbe accorta. Se qualcuno glielo avesse chiesto, la ragazza non avrebbe probabilmente saputo citare qualcosa che avesse catturato il suo interesse quanto scoprire i segreti della stimolazione del punto G, le ghiandole di Skene o la testa del clitoride che comparivano in quel manuale.
Solo una sorta di sesto senso le fece riconoscere il suono pesante dei passi che calpestavano le foglie secche di fronte a lei e il rantolare di una persona senza fiato e le fece alzare lo sguardo dallo smartphone. Marco era davanti a lei, le mani sulle ginocchia, la maglietta smanicata blu con una chiazza scura davanti ed una dietro, il viso congestionato.
La ragazza, nemmeno guardando il telefonino, premette il tasto sullo schermo per far scomparire il testo che stava leggendo. – Tutto bene?
Il fratello, senza riuscire a spiccare una parola ma continuando ad ansimare, alzò una mano sudata per chiedere un attimo e riprendere il fiato. Fece un paio di passi indietro e si lasciò cadere sulla panchina accanto alla sorella.
– Hai bisogno di una respirazione bocca a bocca? – chiese Chiara, cercando di caricare la voce di un accento di scherno.
Marco lasciò cadere la testa all’indietro aprendo le labbra e respirando rumorosamente.
– Per essere uno che fa palestra, – dovette constatare la ragazza, – di resistenza non ne hai nemmeno un po’.
– Odio correre – disse lui con un po’ meno fiatone rispetto a prima.
– Mi sa che la cosa è reciproca – ribatté lei.
Marco le scoccò un’occhiata in tralice. – Tu invece sei in perfetta forma.
Alla ragazza sembrò che Marco la fissasse un po’ troppo intensamente per essere un fratello, ma pensò fosse solo il desiderio che anche lui provasse verso di lei quello che lei sentiva nei confronti di lui.
– Corro spesso. Mi fa sentire bene e felice.
– E brava la mia sorellina! – rispose Marco, alzando una mano per accarezzarla tra i capelli, ma vedendo il sudore sul braccio si fermò e lo abbassò. – Magari la carezza te la faccio quando sono un po’ più asciutto.
Chiara si lasciò sfuggire un sospiro di delusione, ma si spinse verso il ragazzo e appoggiò la testa sulla spalla muscolosa, sorridendo. L’afrore di maschio del fratello le invase le narici, riempiendola di desiderio. Nonostante avrebbero potuto strizzarlo per il sudore e caldo per la fatica, le parve di essere nel luogo più piacevole al mondo, che non avrebbe cambiato con nessun altro. Strinse la mano che il fratello voleva usare per accarezzarla e fissò le sue dita, mentre, nella sua mente, le vedeva scivolare tra le labbra della sua passera e muoversi come illustrato nel manuale che aveva appena nascosto nella memoria del telefonino. Nonostante la sensazione di piacere che le provocava quel pensiero, fu costretta ad allontanarlo o le sue mutandine si sarebbero ritrovate nella stessa condizione della maglietta del fratello e i pantaloncini corti che indossava avrebbero fatto credere che fosse incontinente a chi l’avesse vista.
Marco le diede un bacio sulla testa. – Fai bene a tenerti in forma. Bella come sei, dovrai sempre scappare dagli spasimanti – le disse lui.
Chiara gongolò a quelle parole, sbirciando di sottecchi il fratello e notando, questa volta, che le fissava il solco dei piccoli seni attraverso lo scollo della maglietta convinto che lei non se ne accorgesse. Il sorriso di Chiara si allargò. Forse, pensò, suo fratello un po’ era attratto da lei, ma non voleva ammetterlo. Magari, tutte quelle battutine che faceva e la irritavano erano per provocarla, perché fosse lei a fare il primo passo verso il letto di lui. Ma lei era troppo timida perché accadesse, e temeva che tutto potesse andare a rotoli se avesse fatto una mossa sbagliata. Certo, lui era un ragazzo, ma era pur sempre suo fratello e la società non avrebbe accettato il loro amore fisico.
Ma a lei importava poco, e voleva spingere lui a fare il passo decisivo. Per questo aveva indossato una maglietta abbastanza stretta da mostrare un accenno del suo piccolo seno e, dopo l’eccitazione di un attimo prima, anche dei capezzoli che si erano irrigiditi. I pantaloncini da corsa erano della misura giusta per strizzare il suo bel sedere, il risultato di anni di pilates e corse.
Anzi, si disse, era il momento di farne sfoggio: si staccò dal fianco del fratello e si alzò in piedi, facendo qualche passo avanti e dandogli le spalle affinché gli fosse impossibile non vedere i suoi bei glutei. Ovvio, non era così sciocca da abbassarsi in avanti come nei film comici, dove la tipa ci prova spudoratamente con il protagonista ponendosi praticamente a novanta, nemmeno fosse stata pronta ad essere montata, ma si afferrò i gomiti sopra la testa e si stirò per prepararsi ad altra attività fisica.
Un ragazzo di diciotto o diciannove anni, che Chiara credette di aver già visto a scuola in passato, che passava di lì con la faccia nel telefonino, notando la bionda alzò lo sguardo, subito calamitato dal corpo magro ma ben tornito di Chiara. La ragazza vi trovò l’espressione che avrebbe voluto sorprendere sul volto di Marco.
– Ehi, coso! – sbraitò suo fratello, un tono di ira che non lasciava presagire nulla di buono – Continua a guardare il telefono e torna a mettere un piede davanti all’altro.
Il ragazzo, sorpreso da quelle parole, abbandonò con un moto di sorpresa e spavento la bellezza di Chiara per osservare qualcosa dietro di lei, poi, senza un fiato, riprese a camminare più spedito di prima.
La ragazza rimase un istante stupita, poi scoppiò a ridere sebbene non volesse offendere il giovane. Si volse verso suo fratello. – Ma come faccio a trovare un fidanzato se me li fai scappare, gelosone?
Lui si ammutolì, arrossendo.
– Se continui così dovrò tenere te come moroso – aggiunse Chiara, come se volesse essere un ammonimento, indicandogli poi di alzarsi e avvicinarsi. Gli diede un bacio sulla guancia ponendosi sulla punta dei piedi e poi si strinse al braccio destro. – Sai cosa vorrei che facesse il mio fidanzato, in questo momento? Mi prendesse un gelato – Si avvinghiò ancora più, assicurandosi di appoggiare un seno contro il fianco del fratello e la testa alla spalla.
Marco non disse nulla ma si limitò a guardare la sorella trattenendo il fiato, poi gettò un verso di assenso. Si avviarono verso la gelateria a pochi passi da loro.

Non c’era molta gente nella gelateria ma questa era un piccolo locale, con solo una ventina di gusti in mostra sull’espositore. Un individuo alto, allampanato, sulla quarantina d’anni, vestito di bianco e con uno di quegli strani cappellini da gelataio che si vedevano nei film, stava servendo una donna della stessa età che chiedeva una coppetta con fior di latte e pesca.
A separarla da Chiara e Marco c’era solo un altro cliente, un uomo di cinquant’anni vestito elegantemente, probabilmente un rappresentante o uno di quelli che vendono assicurazioni, ma che doveva pagare lo scotto di soffrire un gran caldo così abbigliato, e che sperava di trovare refrigerio nel cibo freddo.
Nel locale più stretto, l’afrore di Marco tornò a insinuarsi nell’anima di Chiara, e subito nella sua mente riaffiorò l’immagine delle mani di suo fratello che scivolavano sulla sua pelle, le dita che esploravano il suo sesso e massaggiavano i bottoni del piacere che vi erano celati gelosamente. Alzò lo sguardo sul volto di suo fratello, che appariva intento ad aspettare il loro turno, e si chiese se lui sapesse qualcosa di quanto stava leggendo poco prima, o fosse come gli altri che avevano sfruttato la sua passerina solo per il loro esclusivo piacere, incapaci di capire che lei aveva il loro stesso diritto di godere.
La sua attenzione scese fino all’inguine di lui. I pantaloncini neri, nonostante tutto, non nascondevano molto efficacemente che lui stava apprezzando con gusto il contatto della tetta della sorellina: il tessuto si alzava un poco rispetto al resto dei calzoncini, che cadeva senza pieghe. Chiara si strinse le labbra contemplando l’abbozzo di erezione di suo fratello, ammirando come il sesso di Marco volesse ricordare al mondo intero che lui era pronto a fare il suo dovere.
‘E questo glielo provoco io…’ pensò Chiara, scoprendosi orgogliosa di ciò.
Si rese conto che, in diciotto anni di vita, non aveva mai visto l’uccello di suo fratello se non, in un paio di occasioni, come deformazioni delle mutande. Marco non era un esibizionista, e anzi, quando lei lo aveva sorpreso con indosso solo gli slip, lui aveva subito celato l’inguine o era letteralmente fuggito in un’altra stanza. In effetti non aveva nemmeno idea se l’avesse lungo o corto, grosso o stretto, la cappella che usciva facilmente dalla pelle o che vi restava rinchiusa…
Le sarebbe bastato allungare una mano e afferrarlo, stringerlo tra le sue dita e scoprire, più o meno, come fosse toccare l’uccello di suo fratello. Caldo, magari appiccicoso per il sudore della corsa, dal pesante odore di maschio eccitato…
Immaginò di stringerlo con una mano, muovendola verso l’inguine di suo fratello, ritirando la pelle del prepuzio e scoprendo una cappella porpora, grossa. Lui le avrebbe sorriso e lei avrebbe ricambiato con, in più, gli occhi che le luccicavano di amore e desiderio. Si sarebbe inginocchiata davanti a lui, ammirando il volto di Marco, avrebbe appoggiato su una guancia il cazzo, strofinandosi contro soddisfatta e felice, baciandolo sotto fino alle palle. Avrebbe lambito anche quelle, succhiandole, percependo il nocciolo al loro interno con le labbra.
‘Marco, ti amo…’ gli avrebbe confessato.
Il volto di lui si sarebbe illuminato nello scoprire che condividevano la stessa emozione. ‘Anch’io ti amo, dolce Chiara’ avrebbe risposto lui, ‘Voglio darti piacere come non puoi nemmeno immaginare.’
Il suo cuore si sarebbe aperto nel petto come un fiore accarezzato dai raggi del sole del mattino e la sua passera avrebbe cominciato a bagnarsi, pronta ad accogliere dentro di sé suo fratello. Ma avrebbe dovuto attendere, perché Chiara avrebbe voluto gustarselo, letteralmente. Una volta che le sue labbra avessero baciato tutta l’asta fino al taglietto, le avrebbe aperte e riempite del sesso di Marco. Non avrebbe avuto fretta: la sua cappella si sarebbe fatta strada nella sua bocca, tra i denti, sulla lingua, fino alle tonsille con lentezza, assaporando ogni singolo tratto del cazzo che scivolava sulle sue pupille gustative.
Chiara strinse gli occhi, mentre bocca e passera parevano sfidarsi nella gara di quale si bagnasse maggiormente. Deglutì un grosso sorso di saliva e se ne infischiò se qualcuno, vedendola, avesse pensato che se la fosse fatta addosso per la macchia umida che si stava probabilmente formando nel cavallo dei suoi pantaloncini. Non le importava, l’unica cosa che contava era gustarsi il cazzo di suo fratello e suggere ogni goccia che ne sarebbe scaturita mentre lui godeva grazie alla sua lingua.
– Che gusti vuoi, Chiara?
La ragazza sospirò, soddisfatta. – Sbor… – pronunciò dolcemente, ma si bloccò di colpo, sbarrando gli occhi. Improvvisamente ritornò alla realtà, suo fratello di fianco a lei e non davanti, il cazzo ancora nelle mutande e non nella sua bocca, a soddisfare il suo appetito sessuale. Sussultò nel rendersi conto di cosa stava per dire davanti a Marco ed uno sconosciuto.
– Scusa, non ho capito – disse suo fratello, tranquillamente. Sembrava davvero non avesse affatto compreso la parola che stava sfuggendo dalle labbra della sorella.
Chiara si agitò, confusa. Le ci volle qualche secondo per comprendere che, mentre era persa nella sua fantasia erotica, i due clienti che avevano di fronte erano stati serviti ed era giunto il loro turno. Suo fratello le stava chiedendo che gusti desiderava nella coppetta, ma sembrava che il suo cervello, ancora intento a smantellare lo scenario del pompino che l’aveva strappata dalla realtà, non avesse il tempo di ricordare i suoi gelati preferiti.
Sentendosi sotto lo sguardo di tutti i presenti, come se potessero accorgersi che aveva appena sognato di succhiare l’uccello di suo fratello se non avesse dato immediatamente una risposta, lanciò un’occhiata alla vetrinetta con la schiera di vaschette in bella mostra.
Pronunciò i primi due gusti che lesse: – Pesca e cioccolato.
Un istante dopo se ne pentì, provando ad immaginare come potessero legarsi due sapori simili in bocca.
Marco dovette avere la stessa idea. – Sicura? – domandò, dubbioso.
– Ehm… – fece la ragazza, indecisa se scegliere di meglio o fingere di non aver tirato ad indovinare. Dovette ammettere che il gelato sarebbe stato immangiabile e le sarebbe dispiaciuto sprecare i soldi di suo fratello. – Meglio pesca e vaniglia.
– Ottimo – concordò il fratello. – Due coni così, per cortesia.

– Mi sa che hai avuto un calo degli zuccheri – ironizzò Marco mentre tornavano all’esterno.
Chiara era ancora imbarazzata, per quanto cercasse di non darlo a vedere. – Sarà che non ho fatto colazione, questa mattina – disse, sebbene avesse mangiato una mela mentre suo fratello era in bagno a lavarsi prima di uscire a correre. – Comunque, grazie per il gelato.
– Ma ci mancherebbe – rispose il ragazzo.
Attraversarono la strada quando incontrarono una breve interruzione nel traffico, quindi tornarono nel parchetto. Scoprirono che la panchina dov’erano seduti prima era ancora vuota e solo un piccione si allontanò, abbandonando la crosta di una focaccia caduta a terra quando vi presero nuovamente possesso.
Marco mise la gamba sinistra sulla destra e si appoggiò allo schienale, allungando un braccio dietro Chiara che vi si adagiò, sorridente e chiudendo gli occhi.
– Marco, posso farti una domanda?
– Tanto me la faresti comunque.
– Naturale.
Il ragazzo si limitò ad un borbottio.
Chiara apprezzò il calore del braccio del fratello che si diffondeva tra le sue spalle. Le dava un senso di intimità e protezione che le sciolse il cuore.
– Saresti un bravo fidanzato – disse la ragazza. Aprì gli occhi e assaggiò il gelato. – Mi chiedo perché non hai una ragazza fissa.
Sentì i muscoli del braccio del fratello irrigidirsi. Lo osservò da sopra il gelato diventare rosso sul volto.
– Io… ehm…
Chiara sorrise nel vederlo imbarazzato. – Perché ho sentito dire che fai parecchio sesso…
Marco divenne rosso come un peperone. – E… chi te l’ha detto? – balbettò.
– Non hai idea di quanto mi piacerebbe conoscere la ragazza che… – aggiunse la sorella, maliziosa, – sì, che…
Il fratello sembrò incapace di parlare tanto divenne imbarazzato. Si dovette alzare dalla banchina sfilando il braccio da dietro Chiara, che lo fissò, poi si allontanò di qualche passo. Sembrava avesse dimenticato di avere in mano un gelato.
La ragazza sorrise, chiedendosi davvero chi vedesse in quel periodo Marco. Quanti anni aveva, la conosceva? Ma soprattutto, lo rendeva felice? Era brava a letto?
Lanciò un’ultima occhiata al fratello, poi tornò al gelato che stava iniziando a sciogliersi nel calore di quella mattina estiva. Chiara vide una goccia arancione scivolare lungo il cono: vi appoggiò sopra la punta della lingua, arrestandone il tentativo di fuga. Ferma in quella posizione, si guardò intorno, controllando che nessuno la vedesse: quel giorno la gente in giro era ben poca, e in quel momento sembrava che l’unico presente fosse Marco, che le dava la schiena.
‘Chissà se la tua ragazza fa mai qualcosa di simile al tuo uccello…’ si domandò Chiara, quindi fece calare il cono, scivolando contemporaneamente verso l’alto con la lingua, lungo la striscia zuccherina lasciata dalla goccia, fino a raggiungere il gelato. Lo baciò, saggiandone il sapore freddo, sentendone scivolare in bocca il liquido al sapore di pesca che si scioglieva tra le sue labbra. Chiuse gli occhi, e subito quello tra le sue mani smise di essere un dolce ma divenne il cazzo del fratello; Chiara aprì la bocca, prese tutta la cappella tra le labbra e cominciò a suggere, con piacere, sborra al sapore di frutta e vaniglia che le colava sulla lingua e la ingolosiva come mai prima di allora aveva fatto un gelato.
Con un sospiro sollevò la bocca, soddisfatta come se avesse davvero dato piacere a suo fratello e bevuto il suo latte caldo. – Marco… – sussurrò, felice.

Continua…

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