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STORIA DI UN PADRE E LE SUE FIGLIE (III)

By 11 Febbraio 2021No Comments

Avevo ancora la verga bella dura che svettava fuori dai pantaloni e a Roberta non serviva alcuna risposta. Ero ginocchioni sul letto e lei sdraiata, si è accucciata carponi davanti a me, ha preso la verga e me l’ha succhiata a meraviglia. 

Mmmh, un lavoro fantastico. Con la lingua mi pennellava l’asta fino alla base poi risaliva fino a ciucciarmi la cappella. 

“Che bella sensazione sentire un bel muscolo crescere e indurirsi in bocca… Lo voglio in gola, papy!” 

“Sei stupefacente amore! Ora le palle… Sì leccamele…” 

Roberta era titubante, ha allungato la lingua e solo con la punta mi sfiorava le palle. Dava solo leggeri colpetti che mi procuravano dei forti brividi ma le dava fastidio la folta peluria che le ammanta e si è subito fiondata di nuovo sul cazzo, riprendendo a lavorarmelo magnificamente. Ho divaricato le cosce. 

“Gioia, spingi il dito nel buco del culo, se massaggi bene l’orifizio stimoli un’erezione pazzesca e farai impazzire tutti i ragazzi che vorrai. I maschi non li conquistano le donne da copertina ma le porche…” 

Mia figlia ha apprezzato il suggerimento, con un po’ di fatica ha vinto la repulsione di infilare un dito e spingerlo su per il culo a suo padre e muovendolo su e giù ha notato quanto la mia mazza le crescesse nel palato. 

La mia eccitazione era al culmine, ho preso delicatamente Roberta tenendole il capo e ho spinto e tirato il cazzo con un ritmo regolare, scopandola nella bocca calda e piena di saliva che ingoiava e riportava su. Avrei voluto sborrarle in bocca ma temevo non fosse pronta e allora ho sfilato la verga impiastrata e mi sono smanettato puntandogliela al petto. 

“Amore, tira fuori le tette e tienile sollevate, ci voglio sborrare sopra. Mmm madonna che bomboloni hai, figlia mia!” 

La saliva le colava dal mento e dalla mia cappella scorrendole nel solco tra le enormi tette che si teneva abbracciate strette e sembravano soffici e osceni palloni. Ho assestato una serie decisa di smanettate alla mia asta grugnendo di soddisfazione mentre fiotti copiosi di sborra densa e collosa le schizzavano sulle tettone imbrattandole. 

“Wow papà è tantissima! Quanta ne hai!” 

“Figlia mia avevo i coglioni gonfi e doloranti, non mi svuotavo da parecchio… E ne avevo proprio bisogno…” 

“Ci credo papy, con tutta quella sborra da tenersi dentro devi aver patito un tormento indicibile!” 

Ho chiesto a Roberta di stare ferma per il tempo di ammirarla in una posa così oscena, con le tettone tenute abbracciate come fossero due angurie mature. Due tettone bianchissime di carnagione sulle quali colava la sborra che le avevo scaricato a volontà.

L’ho guardata compiaciuto, ho pensato quanto fosse bella nel suo essere così pura e oscena allo stesso tempo.

Provavo un misto di emozioni, lo sconcerto per l’incesto appena compiuto, il sentore che fosse sbagliato e da condannare ma anche il benessere provato. Dopotutto ce lo meritavamo entrambi, Roberta era una ragazza da desiderare al pari delle sue coetanee e io da troppo tempo mi trascinavo in un matrimonio di sola facciata con una donna meschina che non perdeva occasione per mortificarmi e sbandierare il suo lusso. 

Una strisciante eccitazione si è impossessata di me da quella volta, ero euforico al pensiero di essermi fatto l’amante e gli scrupoli di coscienza sul fatto che fosse mia figlia duravano il tempo di deprimermi un po’ e si dissolvevano non appena ricercavo con uno sguardo curioso e voglioso le sue forme, naturalmente stando bene attento che non lo notasse mia moglie. 

CONTINUA 

Per commenti scrivete a: imperium@hotmail.it 

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