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STORIE DI CASA UNITA

By 7 Febbraio 2004Maggio 12th, 2020No Comments

Capitolo 1 La sorpresa della suocera

Sposato da oltre 8 anni il menàge familiare cominciava naturalmente a perdere colpi. Momenti di caduta del desiderio, momenti di tensione interpersonale, ne riscontrava una fatale frizione latente che portava, la nostra coppia ad avere rapporti sempre più radi che raramente raggiungevano le vette di piacere conosciute lungamente in un passato appena trascorso. Inevitabilmente tale situazione continuava a trascinarsi, inutili film pornografici, indumenti intimi seducenti, falli artificiali, foto spinte e riprese amatoriali.
Ci ritenevamo di natura calda ma la consapevolezza di vivere, per vari motivi, lunghi periodi di crisi aveva intaccato anche gli intervalli amorosi più freddi, oltre che più rari.

Mia moglie era di natura fedele, anche a causa dell’educazione poco permissiva ricevuta, con un fuoco interno però che, nei momenti gai, lasciava intravedere una natura irrefrenabile ma, purtroppo, sempre trattenuta nei limiti della coppia. Aveva sempre rifiutato di allargare il nostro rapporto; qualcosa nel momento di valicare l’aveva sempre trattenuta.

La felice svolta della crisi si ebbe in un periodo in cui ella dovette trasferirsi a casa degli ormai anziani genitori per accudirli a causa di contemporanea malattia. Lavorando per molte ore la sera rimanevo solo nella nostra casa evitando di percorrere quelle poche decine di chilometri che ci separavano, incontrandola li solo per i week-end. Un venerdì sera mi recai finalmente, per pernottare, nella casa dei suoi genitori trovandoli sulla completa via di guarigione anche se ancora convalescenti a letto. La notte, desiderando interrompere il lungo digiuno mi accostai a mia moglie cominciando naturalmente a stuzzicarla. Pian pianino risalii con la mano lungo il fianco per arrivare a carezzarle le sue grosse mammelle. I piccoli capezzoli, al contatto, si indurirono immediatamente; ella tento di tenermi a bada affermando che la mamma si alzava spesso la notte, vanamente.

La mia mano era già scesa sul suo monte di Venere e mentre giocherellava con i peli esercitava una leggera pressione, naturalmente ella si trovò a dischiudere le gambe, il desiderio troppo a lungo represso era evidentemente intenso, e lesto ne approfittai per introdurre un dito al margine del suo frutto riscoprendone il tepore. Titillandole lievemente il clitoride facevo rimbalzare le altre dita all’ingresso della sua passerina sentendola lievemente inturgidirsi. Non ci volle molto perché l’umida voglia si manifestasse ed allora introdussi un dito nella sua calda caverna sentendola immediatamente aderire al corpo estraneo. Cominciò ad inarcare le reni per incontrarsi più a fondo con la mia carezza mentre la sua mano, leggera, era scesa sul mio inguine carezzando leggermente il mio membro che, in verità, non ci mise molto a presentare il saluto alla visitatrice.
Continuai a carezzarla lievemente per farle crescere ancora il desiderio e ci aiutammo reciprocamente a liberarci degli indumenti, con la bocca mi impegnai a baciarle e leccarle le tette scendendo poi, lentamente, molto lentamente. La sentii gemere e sottovoce mi invitò a muovere velocemente il dito che le sollazzava la caverna o a baciarla proprio lì.

Avvicinai le mie labbra alle sue nascoste labbra alitandole caldamente e donandole dei baci leggeri, il desiderio le crebbe a tal punto che la sua mano scese per darsi subitaneo sollievo. La bloccai dolcemente e finalmente cominciai con la lingua a leccarle l’orlo del desiderio, volutamente mi attardai sulla soglia vorticando la lingua lungo le pareti esterne continuando ad alitarle caldo fiato all’interno, poi millimetro dopo millimetro entrai nel suo antro guizzando la lingua verso l’alto alla ricerca del suo punto estremo. Bagnata come mai chiuse gli occhi gemendo di piacere muovendo le sue anche a simulare un amplesso. Leccandola ancora accostai due dita all’uscio del piacere e dapprima ritirai la lingua e, dopo aver atteso un istante, le introdussi di schianto nella vorace gabbia di piacere facendola sobbalzare, mi pregò di continuare velocemente, come piaceva a lei mentre si torceva per scivolarmi sotto cercando con la bocca il mio cazzo che trovò ben turgido e baciò subitaneamente cominciando a leccarlo. Nella posizione del 69 alternavo colpi di mano a colpi di lingua mentre ella con una mano mi soppesava e stringeva i testicoli e con la bocca accoglieva la mia erezione, scesi verso il buchino posteriore e cominciai a picchiettarlo con la lingua mentre il mio mento le comprimeva la passerina, un suo dito cercò il mio buchino cominciando a giocarci, la sua bocca succhiò voracemente i testicoli ed io introdussi a fondo la lingua nel suo didietro carezzando le pareti intestinali.

Il desiderio quasi ci travolse sfilandomi dalla posizione le feci alzare le gambe ed accostai il mio cazzo alla sua fessura fermandomi sul bordo diedi dei leggeri movimenti e poi, di colpo la penetrai. Quasi urlò dal piacere costringendomi a ricordarle che non eravamo soli. Andavo su e giù lentamente il mio cazzo sembrava andare in una caverna intrisa di calda margarina tanta era la sua secrezione, ora le facevo desiderare la mia cappella ora l’affondavo sveltamente nell’umida grotta, sempre allacciati ci girammo nel letto finché ella non si trovò di sopra, non poté trattenersi e gemendo di piacere cominciò a cavalcarmi sempre più velocemente avvicinandosi inesorabilmente all’orgasmo. Sentivo sotto le mie dita che la pelle del suo culetto cominciava a riempirsi di gioiosi brividi, il piacere stava per sopraffarci ma… la porta della nostra stanza si aprì e dal vano apparve la testa bianca di mia suocera la quale avendo inteso dei lamenti pensava che la figlia potesse stare male, non immaginando che invece in quel momento si trovava molto, molto bene. Ci vide così nudi ed infissi l’un nell’altra.

Il piacere si trasformò dolorosamente in entrambi lasciandoci un senso di disagio ed un dolore in basso al ventre. La suocera rimase evidentemente sorpresa ed… immobile per quegli istanti che mi permisero di intravedere il suo corpo nel gioco di luce esterno alla nostra stanza, coperto da una leggera camicia da notte lasciava intravedere le tette flosce e cadenti ed i confini delle sue grosse cosce; non era certamente una visione arrapante ma ogni misura deve esser presa secondo il metro utilizzato e, chissà perché mi ritrovai a pregustare il desiderio di vederla nuda. Così, mentre mia moglie si era sfilata lasciandomi alla sua vista col cazzo duro e lucido di umori ella, mormorando qualche scusa, accennò a ritirarsi e richiudere la porta. Sveltamente mi alzai dal letto e la chiamai, nel riaffacciarsi il suo sguardo non potette esimersi dal guardare il mio organo eretto, invitandola ad entrare per parlare un po’, tanto la festa era bella che rovinata. Confusa rivolse lo sguardo alla figlia che intanto era scivolata sotto il lenzuolo ed io ne approfittai per prenderle una mano e quasi tirandola la feci entrare richiudendo al porta facendola accomodare sul letto. Intanto ne approfittai per un occhiata di intesa con mia moglie la quale rispose con un gesto che chiedeva se fossi scemo o meno. Incurante chiesi a mia suocera perché si fosse alzata e come mai non riusciva a dormire, mentre rispondeva che si era recata in bagno e stava per coricarsi nuovamente non trovai scuse che mi potessero esser utili a sbloccare la situazione e non trovai niente di meglio da dire che, visto che noi eravamo nudi e lei aveva potuto vederci nudi anche lei avrebbe dovuto spogliarsi per non farci sentire in imbarazzo cosicché avrei potuto finalmente controllare se quanto diceva la figlia era vero cio&egrave che le tette erano uguali e grosse come quelle di sua madre mentre il culo, che ella aveva piccolo, era più grosso ed arrotondato di quello della figlia.

La suocera mi guardò quasi sconvolta, poi cercò lo sguardo della figlia, quindi si alzò per andarsene. Non volendo desistere la fermai e comincia a sollevarle la vestaglia. Alle sue naturali resistenze vigliaccamente le intimai di stare zitta perché il marito avrebbe potuto svegliarsi e sentire, non mancai di invitare mia moglie ad aiutarmi. Dopo un attimo di imbarazzo l’idea cominciò a divertirla e venne in mio aiuto. Insieme riuscimmo a sfilare la camicia da notte alla mamma lasciandola solo con le grosse mutande di cotone bianco. La vista di quel corpo sfatto e cadente non fece altro che riaccendere il mio desiderio e cominciai a confrontare le poppe di entrambe che veramente si somigliavano tenuto conto dei trenta anni di differenza. Grandi, enormi anzi, simili per attaccatura, per forma, per dimensioni, per capezzoli, differivano per elasticità e solidità peraltro aleatoria già in quelle di mia moglie. Non ricordo cosa dissi ma distintamente ricordo che andai con una mano verso la fica di mia moglie mentre l’altra si introdusse sotto le mutande della suocera a cercare ulteriori similitudini fra loro.

Colsi di sorpresa la vecchia, così quando serrò le gambe la mia mano era già introdotta in mezzo e come potevo tentavo di carezzarla, tentò di togliermi con le sue la mano ma fu la figlia allora ad impedirglielo bloccandole le braccia, sentivo che la fica di mia moglie stava lentamente ricominciando a secernere umori mentre la suocera era come inebetita guardando dubbiosa ora me ora la figlia la quale, in preda all’eccitazione, la invitò a lasciarsi fare che tanto non avremmo detto niente a nessuno. Chi lo avrebbe mai immaginato? Nonostante le evidenti difese morali e lo stato di grave imbarazzo sentii che la fica della suocera si inumidiva leggermente, bene, non era più massa morta se il suo organismo cominciava a reagire, tanto bastò a spronarmi nel folle progetto. Pregai mia moglie di togliere le mutande alla madre, subitaneamente ella eseguì e, alle mancate obiezioni della mamma la costrinse sul letto aiutandomi ad allargarle le carnose cosce. Chiesi a mia moglie se mi consentiva di dare precedenza alla mamma ed ottenutala giocai un pò con la fica della vecchia ed alzatele le cosce la infilzai d’un sol colpo.

Fu come scossa da una carica di alta tensione, divenne dapprima pallida e poi di molteplici colori, non potevo darle tempo di ragionare e cominciai a pistonarla con buona intensità non mancando di carezzarle i glutei per quel che era possibile. La figlia le carezzava le grosse mammelle mentre si titillava la propria fica io continuavo a sgropparle le reni e, inevitabilmente, le sue barriere si frantumarono, dapprima sentii caldi umori invaderle la fica poi i suoi fianchi accennarono ad adeguarsi al ritmo imposto, infine chiaramente gemiti languidi le uscirono dalla gola e ricominciò, forse dopo anni, a gustare un piacere che credeva ormai perduto. La figlia si masturbava ora ossessivamente mentre chiedeva alla madre se gli piaceva quel cazzo infisso nella sua fica, in ginocchio sul letto era china con la bocca sopra un capezzolo della madre che aspirava e mordicchiava voluttuosamente. La suocera cominciava chiaramente a godere, rossa in viso con una mano si stringeva la mammella libera mentre gli occhi cominciavano ad uscirle dalle orbite, i suoi gesti erano l’eloquenza della risposta dei fatti. La invitai a godere e quasi come se non aspettasse che il mio invito si lasciò andare ad un piacere troppo a lungo trattenuto. Sotto di me la sentii vibrare e gemere lungamente. Mai era accaduto che una donna godesse tanto sotto i miei colpi e non potei vieppiù resistere inondandole la fica con una razione enorme di sperma che scaricai voluttuosamente e copiosamente nel suo capace antro. Feci scivolare il cazzo indietro ed ella cercò immediatamente di sostituirlo con la sua mano, la vecchia era lì sotto i nostri occhi e chiedeva ancora di godere, mentre si masturbava la mano della figlia si unì alla sua ed a due mani continuarono quell’opera maestosa.

Non potevo chiedere di più per essere di nuovo in tiro, alla pecorina introdussi il cazzo nella fica bollente e sbrodolante di mia moglie mentre ella chinava la bocca sulla fica della mamma, schizzinosa non aveva il coraggio di leccarla ma, trovai il modo di costringerla, le tolsi il cazzo dalla fica ripromettendoglielo solo se avesse succhiato tutto il mio nettare depositato nella fica della mamma. In cerca di salvezza per il proprio piacere non poté che convincersi e dapprima timidamente, poi con chiaro gusto, invitata anche dai colpi del mio cazzo che cominciavano a sobbalzarla, dilatò la fica della mamma cominciando a leccarla ed a succhiarne il contenuto, aumentando l’intensità all’unisono con l’aumentare dei colpi del mio cazzo nella sua fica. La suocera, non più in grado di connettere, scopriva un piacere nuovo che, poi ci confessò, neanche immaginava esistesse; rossa in volto gli occhi pieni solo del suo bianco apprezzava il piacere donatole dalla figlia, dimentica di ogni imbarazzo spingeva con le mani la nuca della figlia sulla sua vecchia passera sentendo riesplodere il piacere. Mia moglie era in un vero e proprio delirio orgasmico, leccare una fica bagnata dal marito, perlopiù della mamma, le provocava uno stato di eccitazione animalesca, il suo volto, che intravedevo nello specchio, era stravolto ed il piacere finalmente le scoppiò nella fica e nel cervello donandole una secrezione che definire abbondante &egrave descrivere per difetto. Una vera scarica di umori, lasciando la sua fica le colava lungo le cosce bagnando il lenzuolo; un’espressione, beata e porca come mai aveva avuto, le attraversava il viso che aveva alzato dalla fica della mamma mentre con le dita continuava a masturbarla, sbrodolò litri di piacere mentre anche la mamma ripartecipava al delirio, non volevo ritardare ulteriormente il secondo mio orgasmo e rivenni di nuovo stavolta nel caldissimo rifugio di mia moglie.

Sfinito mi sfilai allungandomi sul letto mentre mia moglie rimase esausta poggiata con la testa sul ventre della mamma. Il tempo di prendere fiato ed invitai mia moglie a distendersi supina affinché la mamma le ricambiasse il piacere leccandole la fica con dentro il mio sperma. La vecchia in verità provò a dire che gli sembrava cosa contro natura, che non l’aveva mai neppure immaginato, ma la figlia oramai era completamente partita, se la rigirò sopra e nella posizione del 69 cominciò a rileccarle la fica invitando la madre a fare altrettanto, sotto di essa la fica palpitante della figlia pareva invitarla e, non potette sottrarsi. Chiaramente inesperta cominciò piano piano a leccare esternamente la fica della figlia. Io la consigliavo ma più che le parole poterono i fatti ed ella seguì esattamente quanto la figlia le donava, ricambiandolo. Sempre di più la sua lingua penetrava le profondità bagnate di mia moglie e poi, quando senti due dita introdursi nella sua ricambiò introducendo due dita nella fica sottostante.

Lo spettacolo era così eccitante che mi salì al cervello, davanti ai miei occhi mamma e figlia reciprocamente si masturbavano, provai ad avvicinare l’uccello alla bocca della vecchia ma ella non raccolse l’invito – più tardi ebbe a confessarci che mai aveva preso in bocca un uccello – ripiegai allora su mia moglie la quale non aspettava altro e, mentre continuava a masturbare la mamma, lo ingoiò d’un colpo cominciando a leccarlo e succhiarlo con una foga incredibile ed in modo straordinario come era capace. Con le mani poggiate sul bianco culo della mamma raggiunsi ben presto di nuovo l’estasi e venni nella bocca di mia moglie la quale voracemente inghiottì anche quel residuo piacere mentre anch’esse raggiungevano di nuovo il traguardo dell’orgasmo.

Ci abbandonammo sfiniti sul letto ma volli baciare sulla bocca mia suocera rivolgendogli sinceri complimenti poiché era stata veramente brava ed aveva dimostrato di avere una natura calda e sensuale proprio come la figlia, insistetti affinché anche le due donne si baciassero e la vecchia dovette certamente sentire il sapore del mio sperma sulle labbra della figlia. Ancora rossa come un pomodoro si alzò ed infilandosi gli indumenti si accomiatò sorridendoci.

Un lungo, profondo, ristoratore sonno ci colse, abbracciati e soddisfatti.

Il giorno dopo ci alzammo tutt’altro che di buon ora trovando i suoceri già svegli da molte ore, la sorella di mia moglie venne a prelevare il padre per portarlo ad una visita di controllo ed io ebbi modo di ritornare con mia suocera su quanto avvenuto nella notte trascorsa. Dapprima imbarazzata, poi sciogliendo il suo pudore mi confessò che erano quasi dieci anni che non faceva più l’amore e che, se dapprima aveva tentato di darsi piacere da sola, gli anni e le situazioni le avevano fatto dimenticare i brividi dell’eccitazione e che per lunghi anni aveva vissuto in assoluta castità. Le chiesi se le era piaciuto e, arrossendo un poco, rispose di si; sinceramente ammise che anche se non avremmo dovuto farlo il piacere superava di gran lunga il rimorso. Gli chiesi allora se avremmo avuto modi di rifarlo ed ella non rispose abbassando lo sguardo. Avvicinandomi la abbracciai e mi chinai a cercarle le labbra, con la lingua mi intrufolai cercando la sua; le sue timide resistenze cedettero e rispose al mio bacio.

Profittando che mia moglie era sotto la doccia cominciai a carezzarla, a stringerle il seno, a palparle pian pianino il didietro, disse no qualche volta ma non le diedi tregua, le slacciai la cinta, abbassai la zip sulle spalle e le feci scivolare il vestito lungo le braccia tirandole fuori un seno che succhiai avidamente. Eravamo in cucina la rivoltai e piegandola sul tavolo le abbassai un poco le mutande. Apparve il suo immenso culo bianco e carnoso nello splendore della sua anziana età. Con la mano le solleticavo la fica, con un dito il buchino posteriore provocandole un irrigidimento delle natiche; era eccessivamente sensibile in quel punto, inutile insistere. Mi dedicai alla sua fica, le feci allargare quel che possibile le cosce e scesi con il viso ad alitarle la passera che, nonostante la notte trascorsa, cominciava ad inumidirsi. Mi ritrovai a pensare che la natura di madre e figlia erano veramente simili, trovata la chiave giusta entrambe non opponevano più resistenza. Con la punta della lingua colpii ripetutamente la sua voglia mentre le massaggiavo le natiche; sentii che il basso ventre cominciava un lento movimento e tirai fuori l’uccello appoggiandolo all’entrata della sua fessura, gli chiesi se lo volesse dentro. Evitò di rispondere. Gli confermai che sarei entrato solo se lo avesse richiesto continuando a massaggiarle con i polpastrelli la zona del basso ventre. Mi sussurrò di darglielo, appena ebbe pronunciato quelle parole con un colpo secco la infilzai facendola sobbalzare, ma, immediatamente la sua fica cominciò a contrarsi intorno alla mia cappella. Mi tirai indietro molto lentamente e mi fermai con la cappella appena infilata nella fessura. Istintivamente si spostò all’indietro per infilarsi oramai pronta a godersi una nuova sbronza di piacere.

Cominciai a pomparla lentamente e quando mi accorsi che mia moglie, finita la doccia, era ferma sulla soglia a guardarci con aria maliziosa le cennai il silenzio, la mamma non poteva accorgersi così della sua presenza. Cominciai a lodare la suocera affermando che era più calda ed accogliente della figlia, intanto aumentavo la cadenza e poi le dissi che l’avrei scopata dal buchino posteriore. Ella non volle affermando che non l’aveva mai fatto e che avrebbe sentito troppo male, non insistetti. Con le mani le cercai i seni, si tirò fuori anche l’altro dal reggiseno per facilitare il mio compito, aumentai la foga e l’intensità dei colpi sbattendo violentemente con il ventre sulle sue chiappe, non resse a lungo – aveva dieci anni di arretrato – sbuffando e gemendo venne con grida beate ed anche io mi scaricai dentro di lei inondandola di sperma che, misto al suo piacere, cominciò a colarle lungo le cosce e poi sopra le mutande rimaste a mezza gamba, con il fiato lungo rimase poggiata sul tavolo. Il suo culone bianco era all’aria io mi sfilai e feci un cenno a mia moglie la quale si umettò un dito con la saliva e, con un sol colpo, lo ficcò nel posteriore della mamma prendendola alla sprovvista e gridandole che era proprio una porca. La vecchia tentò di sottrarsi ma anch’io glielo impedii spiegandole che non le avremmo fatto alcun male. Vane furono le sue insistenze, le sue ammissioni che non aveva mai utilizzato quel buco e che fosse oramai vecchia per iniziare, i suoi gemiti di dolore, mia moglie non se ne diede per inteso e cominciò a far scorrere il dito negli intestini della mamma affermando che poteva anche sentire la fica ancora palpitante da quella posizione. Infatti, golosa, le infilò un altro dito nella vagina mettendosi a sfregarlo contro quello nel buchino donando certamente alla madre quella sensazione mista ed indefinita ove il dolore confina con il piacere. Quando sentì che la mamma cominciava a provarci gusto con un movimento improvviso sfilò le dita e trascinando la mamma sul letto le disse di guardare perché le avrebbe insegnato una cosa. Mi fece allora distendere di fianco alla mamma e cominciò a regalarmi un super pompino condito da succhi e leccate anche alla palle e più giù badando a ben mostrare alla mamma quali erano gli accorgimenti da usare. Il mio uccello non tardò ad indurirsi e lei immediatamente ne approfittò, si mise a cavalcioni e dandomi le spalle se lo ficcò nella fica cominciando una bella cavalcata. Fu in quella posizione, tra un sospiro e l’altro che tenne alla mamma una vera lezione di sesso, le spiegò che esistevano mille e mille modi per godere e che lei li avrebbe imparati tutti alla sola condizione di essere sempre disposta ad ascoltare quanto le avremmo detto. La mamma alla vista della figlia che dondolava ritmicamente infissa sul mio uccello scese con la mano a sollazzarsi la fica mentre l’altra veniva a soppesarmi le palle, quel dolce contatto esterno mi aiutò ed accelerò la mia venuta che sgorgò all’unisono con quella di mia moglie, intanto la suocera concludeva la sua masturbazione.
La sera ci lasciammo con la promessa che ella sarebbe ben presto venuta a stare qualche giorno con noi. Nell’attesa con mia moglie definimmo ogni dettaglio per le future prove della mamma e quando finalmente passai a prenderla per portarla a casa ella certo non immaginava cosa la attendeva. Capitolo 2 L’iniziazione della suocera

Mia moglie stava preparando per andare in tavola, io ne approfittai per mettere un film porno che fingevo di guardare distrattamente mentre parlavo del più e del meno; mia suocera era inevitabilmente attratta da quelle visioni che, probabilmente, neppure immaginava esistessero. Mangiammo e non appena finito, adducendo stanchezza, chiedemmo permesso per ritirarci a dormire lasciandola da sola per la verità un po’ sorpresa del nostro comportamento. Avevamo avuto cura di sistemare la sua sedia di fronte alla nostra porta, dal buco della serratura ci alternavamo a spiarla, evidentemente turbata da quelle oscene visioni stringeva le cosce, si portava le mani in grembo, si muoveva sulla sedia. Non si spinse oltre se non qualche fugace pressione della mano all’altezza della fica, era chiaramente eccitata ma non libera al punto di masturbarsi li. Finito il film spense il tutto e se ne andò a letto.

Trascorso qualche minuto, attenti a non far rumore, con mia moglie ci avvicinammo alla stanza ove era coricata tendendo le orecchie. Dopo qualche istante il caratteristico sciacquettio di una fica densa di umori ci confermò che le visioni avevano avuto il loro effetto. Di scatto aprimmo la porta accendendo la luce. La sorpresa nella suocera era evidente. Ella si era sfilata le mutande e mentre si rovistava le grosse poppe con una mano si sditalinava vigorosamente. “Che bella mamma porca” udii esclamare a mia moglie che impedì alla mamma di ricoprirsi ed anzi la spogliò e la costrinse a seguirci nella nostra stanza. La legammo al nostro letto avendo cura di legarle le gambe divaricate in modo che non potesse chiuderle, le bloccammo le mani e cominciammo il nostro spettacolo in esclusiva per lei. Con mia moglie cominciammo a baciarci, ad accarezzarci, a girarsi l’un l’altro sopra il letto, ci mettemmo nella posa del 69 donandoci reciproco orale piacere. Mia suocera aveva visione della passera della figlia sottoposta al mio lavorio di lingua di labbra, di dita. Vedeva distintamente il buchino posteriore che, sveltamente sollecitato, si apriva e chiudeva come un dolce carnivoro carnoso fiore. Le mie mani correvano lungo la schiena, i fianchi, le natiche di mia moglie; poi, intingendo un dito nella sua fica densa di umori, lo andai a conficcare nel suo intestino ed a cercarlo con la lingua attraverso la sua fica.

Mia moglie ricambiava in tutto il piacere che le stavo donando, passando dal cazzo, alle palle, al buchino rettale, era una bocchinara ormai esperta ed in grado di raggiungere altissime espressioni nella materia. Sfilandomi da sotto feci metterla carponi e, avvisando la suocera di guardare ché dopo sarebbe toccato a lei, avvicinai il cazzo all’entrata posteriore esercitando la giusta pressione perché questo potesse intrufolarsi fra le chiappe protese, introdussi dapprima la cappella fermandomi e poi, d’un sol colpo, tutto il resto del membro, rimasi ancora fermo qualche istante e poi, lentamente, cominciai una superba inculata che mia moglie dimostrò di apprezzare. La sua mano veniva ad incontrare le mie palle che sbattevano sulla sua fica, le sue dita correvano a sentire l’uccello infisso nel culo attraverso quella sottile membrana che divide le due vie di piacere. La suocera appariva intanto stranita, Le avevamo interrotto la masturbazione e continuavamo ad eccitarla con la nostra visione impedendole di serrare le gambe o di darsi sollievo. Non tardò a chiederci di slegarla ma era troppo il divertimento di farle crescere all’inverosimile il desiderio per darle ascolto, aumentammo anzi l’intensità dei nostri gemiti. Distrattamente passai una mano sulla sua passera: era fradicia; il sugo le colava lungo il solco delle chiappe, feci come per penetrarla con il dito ma tornai a dedicarmi a mia moglie. Infissi girammo fino a che mia moglie non si trovò faccia a faccia con la mamma raccontandole tutto il piacere che provava. Aumentai il ritmo e la mamma riuscì ad ammirare l’espressione di profonda libidine che attraversava il volto della figlia e le tette che dondolavano come impazzite. Chiese ancora alla figlia di slegarla, di toccarla, di leccarla. L’eccitazione la stava portando fuori di testa ed intrecciò la lingua con quella che la figlia gli porgeva badando però a non esaudire gli altri suoi desideri. L’inculata ebbe il suo premio, mia moglie venne con rantoli di godimento imperiosi, urlando tutto il suo piacere ed assumendo una espressione beata nel volto. La mamma non ne poteva più, ci implorò che voleva godere.

Alternandoci avvicinammo il viso alla sua vecchia passera spandendoci sopra caldi aliti, sfuggendo ai suoi inarcamenti di reni e sfiorando con le lingue quel fradicio ingresso. Continuammo a baciarla, dal collo alle poppe, dal grasso bianco ventre ai fianchi, all’interno delle cosce, dietro le ginocchia; la leccammo con grande delicatezza la portammo al punto di non essere più una donna ma solo un animale che reclamava null’altro che il proprio piacere, avvicinai la mia lingua alle sue labbra ed ella me la risucchiò immediatamente riscoprendo quali inebrianti sensazioni può donare un bacio se ben dato e se corrisposto al momento giusto.

Ci rendevamo perfettamente conto che per lei la situazione era insostenibile, veniva da quasi dieci anni di digiuno, da qualche giorno aveva riscoperto e riassaporato le gioie dell’amore e appreso una sua natura passionale che per decenni aveva ignorato. I suoi istinti erano tutti risvegliati – ci confessò poi che, dopo i nostri primi incontri, aveva vanamente tentato di risvegliare il marito, evento che non si era mai permessa in quaranta anni di matrimonio, egli l’aveva gelata dicendole che era troppo vecchia per risvegliare alcunché, aveva allora riscoperto il piacere della masturbazione, ogni giorno sentiva il bisogno di calmare il fuoco che le attanagliava il basso ventre e vinceva quella sensazione di mollezza alle gambe dandosi solenni raspate di fronte allo specchio ove si ammirava mentre godeva – il nostro trattamento le era ora arrivato al cervello donandole una pazza voglia di piacere che quasi la faceva urlare, arrivò ad implorarci ancora di slegarla, Un essere umano in tali condizioni &egrave quanto di più arrapante possa esserci per chi esercita la posizione di dominio, le slegai le gambe e, tenendole sempre divaricate, avvicinai il cazzo alla sua colante fica, ella inarcò le reni per favorire la penetrazione rimanendo sospesa in quella posizione che, vista con animo distaccato, doveva apparire alquanto buffa. Con un colpo violentissimo le infilai il cazzo dentro, rimanendo un istante e ritraendolo, altrettanto velocemente subito dopo.

Non penso sia possibile raccontare le espressioni del volto di chi riceve un simile trattamento, una maschera di godimento che si trasforma dolorosamente in delusione, la sensazione di aver per un attimo goduto di una cosa che appare ora irraggiungibile, la consapevolezza di aver solo saggiato quanto si vorrebbe invece gustare.

La figlia la avvertì che non era ancora il momento e prese allora due falli artificiali facendoli vedere alla mamma, cominciò a leccarne uno sulla punta e poi lungo i fianchi, lo umettò ben bene, lo accese mettendo al massimo le vibrazioni e se lo schiaffò di getto nella fica. L’altro lo accese e lo poggiò sulla fica della mamma che si venne a trovare nella situazione di essere piacevolmente sollecitata all’entrata con l’istinto di muovere i fianchi per favorire la penetrazione ma con la consapevolezza che ogni movimento le avrebbe fatto ricadere il fallo sul lenzuolo. Penso che un siffatto trattamento possa anche arrivare a far impazzire una persona in calore, le secrezioni della suocera erano così abbondanti che, colandole dalla fica lungo il buchetto, avevano infradiciato il lenzuolo. Dopo alcuni minuti, durante i quali quella porca della figlia continuava a donarsi piacere, in barba ai desideri della mamma, decisi finalmente di intervenire e mostrando il cazzo alla vecchia le chiesi se lo voleva, rispose più volte di si e di fare presto. Soggiunsi che l’avremmo slegato solo se mi autorizzava ad entrare nel suo buco posteriore. Qualsiasi barriera morale o di dolore era ormai frantumata, rispose immediatamente di si, vogliosa di sentirsi riempire o comunque dar sollievo. La figlia intanto era esplosa nuovamente nel suo piacere circondando piacevolmente di umori il suo fallo artificiale che non mancò di accostare alla bocca della mamma per farglielo leccare, la quale succube non esitò un istante ingurgitando la grossa cappella. Solo dopo che ebbe completamente prosciugato gli umori della figlia cominciammo lentamente a slegarla cominciando dalle gambe che immediatamente serrò sfregandole con decisione. Con altrettanta decisione la fermammo e solamente dopo che le ebbe riallargate le slegammo le mani impedendole comunque di darsi piacere. Mettemmo due cuscini sulla sponda del letto ed ella ci si trovò sdraiata sopra con il carnoso bianco culo all’aria in bella evidenza, la figlia, tenendole le braccia l’aveva costretta a parcheggiare il viso sopra la sua fica. Le cosce penzolanti fuori dal letto, la massa bianchissima delle sue chiappe ben protesa erano così arrapanti da prendermi il cervello, con la mano mi ritrovai a frugarle brevemente la fica, mai avevo inteso tante contrazioni intorno alle mie membra dalla fica di una donna. Bagnai le dita nel suo succo andando ad umettarle il retto, intinsi nella sua fica il mio uccello per bagnare anch’esso, quindi appoggiai la cappella sul suo buchino chiedendole che mi domandasse di incularla, fermandomi vinsi le sue ultime resistenze, inebriata anche dai sordidi umori della fica della figlia finalmente mi chiese di ficcarglielo dentro, la spinsi a dire sconcezze sempre più esplicite e iniziai a penetrarla, mi fermai a metà cappella minacciandola che se avesse continuato a serrare il buchino mi sarei definitivamente ritirato, le consigliai invece di spingere come se dovesse defecare, approfittai dell’attimo in cui allentò la tensione per ficcare l’uccello fino in fondo al suo culone bianco con un violentissimo colpo del quale assorbì tutta la decisione poiché sobbalzò come se l’avesse colpita una scossa elettrica.

Riuscimmo a fermarla solamente perché eravamo in due, intanto il suo sfintere stringeva vorticosamente la base del mio cazzo regalandomi brividi intensi e voluttuosi, mi sforzai di restare fermo alcuni secondi, gloriandomi di essere il primo a violare quello sfintere poderoso, il primo ad affondare il mio timone in quelle chiappe tenere come il burro. Ma non ne avevo più per molto. Ben presto cominciai a percorrerle avanti e indietro l’intestino sempre più velocemente donando certamente ad ella delle sensazioni contrastanti, indefinibili. Sentivo comunque che cominciava a rispondere ai miei colpi agitando le chiappe. Godevo una situazione inebriante saldamente infisso nel suo culo. Mi sfilai e sollevandole un poco le gambe la infilai nella fica. Bagnata e calda, mi donava indicibili sensazioni che colpirono il mio cervello con la scarica di emozioni che mi faceva sentire molli le gambe e contratto lo stomaco. Lei cominciò immediatamente a godere, era totalmente in balia del piacere troppo represso per essere sopportabile, le sue chiappe erano scosse da brividi. Ella stessa respirava, paonazza, a fatica. La figlia intanto le strizzava le mammelle – come lei non voleva fatto – la mamma affondò il viso nella sua fica contribuendo a togliersi aria, mentre la suocera stava finalmente per esplodere liberando tutte le sue tensioni sfilai, seppur a fatica, il mio cazzo. Ella era li sul letto, bocconi, sotto la pancia due cuscini che facevano brillare il culo bianco, la figlia, riprendendole le braccia, le serrò le cosce intorno alla testa non mancando di rimproverare la madre di essere una porca e di fare cornuto il marito, di essere solo una vecchiarda vogliosa, una puttana invecchiata. Si rivolse allora a me chiedendomi di punirla ed io, che non aspettavo altro, con le palma ben aperta le assestai uno schiaffone su ogni chiappa lasciando ben impresse le mie dita sul culone. Cominciai anche io ad insultarla e metodicamente la sculacciavo violentemente, il suo culone diventò ben presto vermiglio e vane erano le sue invocazioni a smetterla.

Continuavo a massacrarle le chiappe godendo di quel rosso sempre più cupo. Evidentemente il dolore non fu più sopportabile perché dapprima quasi svenne ma immediatamente dopo morse la prima cosa che si trovò sotto la bocca, la fica della figlia. Mia moglie lanciò un urlo e si staccò massaggiandosi la passera. La mamma tentò allora di rialzarsi ma lo impedii tenendola per le reni. Mia moglie inviperita riuscì a rilegarle le mani alla sponda del letto e la madre si ritrovò nuovamente immobilizzata completamente alla mercé della figlia che le pizzicò violentemente le tette e poi, recuperato il cazzo artificiale lo intinse fortemente nel culone, lo mosse violentemente alcune volte e, lasciandolo infisso a fondo, cominciò a sculacciarla, a tirarle i pochi peli intorno alla fica a morderle le chiappe, non mancando di spingere sempre più a fondo il fallo negli intestini. La scena era comunque eccitante ma mi parve che si stesse esagerando, la vecchia, ormai piangente, non aveva neanche la forza di lamentarsi. Riuscii a calmare mia moglie e sfilai da quelle chiappe rosse e caldissime il fallo artificiale, sostituendolo col mio uccello, sentivo quelle chiappe caldissime riscaldarmi il basso ventre; la ripresi davanti cominciando a pomparla con foga. Quando affondavo le chiappe mi bruciavano la pancia. Lentamente ricominciò a salirle il piacere, le pareti vaginali ricominciarono a contrarsi intorno al mio uccello, ella mi pregò di non smettere e la rassicurai aumentando l’intensità dei colpi e la sentii di nuovo scossa da una serie di sussulti interminabili, sembrava fosse in preda ad una emorragia tante erano le sue secrezioni alle quali aggiunsi un’abbondante razione di sperma che anche io a avevo troppo a lungo represso. Gememmo a lungo. Lo giuro, non mi era mai capitato di vedere e sentire godere una donna a quel grado di intensità. Finalmente mi sfilai coricandomi affianco a lei, ella mi chiese di slegarla e mentre le spiegavo che quell’amore che aveva conosciuto solo tradizionalmente aveva mille e mille sfaccettature che non avremmo mancato di farle conoscere il più possibile, la figlia uscì, ed io continuai a dirle che non era ancora il momento di slegarla perch&egrave l’attendeva un’altra prova, il suo stupendo supplizio non era ancora terminato.

Mia moglie rientrò dopo qualche minuto con tutto l’armamentario per un poderoso clistere, le spiegò accuratamente che aveva preparato circa tre litri di acqua, olio, aceto e camomilla destinati al suo bel culone, naturalmente neppure intese le timide proteste e conficcò il cannello negli intestini della mamma, aprì il piccolo rubinetto ed i tre litri cominciarono a defluire nelle capienti viscere materne. Comunque li accolse tutti e ben presto cominciò ad avere lo stimolo di defecare, le spiegai che anche uno stimolo represso poteva essere trasformato in piacere, la vidi poco convinta ed allora, profittando della riconquistata durezza dell’uccello la infilzai nella passera cominciando a pistonarla e costringendola, suo malgrado, da un lato a partecipare all’amplesso, attività che non le dispiaceva certo, e dall’altro a trattenere la massa liquida che certamente bruciava e premeva per uscire. Ancora una volta ci sorprese, dimostrando di apprezzare moltissimo anche questo nuovo piacere e, francamente, non ebbi il coraggio di interrompere l’andirivieni fra le pareti vaginali per sbatterglielo nelle chiappe. La sentii nuovamente godere scossa da poderosi sussulti, fu naturale che si unissero dei piccoli fiotti scappatigli dal culo, mi implorò di slegarla che non ce la faceva proprio più a tenere, ma la figlia, sollevandole la testa, la costrinse prima a sbocchinarmi.

Lo spettacolo offerto da mia suocera era fantastico, le grosse chiappe rosse serrate intorno al buchino, la sua bocca accoglieva il mio uccello in una posizione certamente scomoda e la figlia le carezzava i lati dei seni e la schiena. Dimostrò di essere un’ottima allieva la sua bocca si dimostrò capace ed accogliente, la sua lingua precisa tanto che ben presto le preannunciai che stavo per venire e che avrebbe dovuto ingoiare tutto il mio desiderio. La mia libidine era all’estasi, quella dormiente vecchietta si stava trasformando in una vera macchina di piacere, questo aggiungeva sale al nostro godimento ed ella dimostrò di aver imparato la lezione inghiottendo diligentemente tutto il mio sperma, che la figlia non mancò di chiederle se fosse saporito, porgendogli finalmente i complimenti per come aveva superato quel particolare battesimo e tutte le iniziazioni di quella fantastica notte. Non ce la faceva proprio più e la slegammo ed ella prontamente mosse il suo culone porpora alla volta del bagno dove si scaricò e si risciacquò.

Erano le quattro del mattino, l’accogliemmo insieme a noi nel nostro letto, stravolti e stanchi ci colse un profondo sonno ma, prima ungemmo il culone rosso per lenire l’infiammazione e più volte nel sonno corsi con la mano a sentirne il tepore. La suocera diede immediatamente un ulteriore dimostrazione di aver imparato le regole del gioco, mentre ancora dormivo, approfittando del sonno profondo mi aveva, unitamente alla figlia, legato prono alle sponde del letto, mi risvegliai sentendomi intorpidito nei movimenti e mi accorsi dello scherzo. Le corde vennero allentate solo per far filtrare dei cuscini sotto la mia pancia, furono inutili i tentativi di sottrarmi rifiutando di alzare i fianchi, una violenta strizzata alle palle donatami dalla vecchia mi convinse alla convenienza di ubbidire. D’altro canto quando si lancia un gioco bisogna saperne sopportare le conseguenze fino in fondo, mi trovai con le gambe e con il bacino pressoché fuori del letto in una posizione abbastanza scomoda. Come era lecito attendersi il mio culo all’aria non tardò ad attirare l’attenzione delle due donne. Il trattamento all’inizio fu oltremodo piacevole, dividendosi le chiappe cominciarono a baciarmele ed a leccarmele, la lingua della suocera, benché meno esperta si diresse ben presto presso il buchino fornendogli una bella slinguata, non tardò ad intrufolarsi fra le pareti intestinali, cominciò lentamente a salire e scendere lungo il solco. Le sensazioni erano molto piacevoli, si alternarono al buchino e mia moglie me lo insalivò ben bene scendendo fino alle palle e cominciando a succhiarle voracemente. Mia suocera mi accostò due sue dita alla bocca intimandomi di leccarle bene perché erano destinate ad intrufolarsi nel mio retto. Sollecitai con un rifiuto la sua decisione ed un sonoro schiaffo sulle chiappe mi convinse che era meglio per me leccarle il più possibile per facilitare l’inevitabile penetrazione. Non le bastò e a due mani cominciò un sonoro concerto contro le mie chiappe, ben presto il dolore si fece sentire. Morsi il lenzuolo per non darle la soddisfazione di lamentarmi, mia moglie, intanto prese in bocca il mio uccello, non tardando a riconoscerne le pulsazioni ed il volume che si ingrossava. Le mie chiappe dovevano essere quasi livide quando finalmente mi ripresentò le due dita alla bocca alternativamente se le ficcava nella fica e me le riproponeva per la leccata. Ubbidiente eseguii il mio compito ed ella pose il suo medio a contatto con il retto chiedendomi di dire che volevo essere inculato, ripetei naturalmente ogni cosa che mi suggerì ed ella inizio a penetrarmi molto molto lentamente avendo cura di muovere orizzontalmente il suo dito, giunse fino in fondo al retto acquietandosi nella calura delle mie viscere, improvvisamente diede una decina di colpi avendo molta attenzione a farlo scorrere per l’intera lunghezza ed altrettanto improvvisamente infilò anche l’indice a compagnia del medio continuando l’oscena cavalcata.

Il dolore era insopportabile ed emettevo dei gemiti, questo non la commosse perché con l’altra mano andò a cercarmi le palle stringendole alternativamente, la figlia smise di succhiarmi e cominciò invece a mordermi l’uccello e all’interno delle cosce, contemporaneamente si divertiva a strapparmi i peli. Sottoposto a quel trattamento credevo di svenire dal dolore, ma al peggio non c’&egrave termine, mia suocera sostituì le sue dita con un fallo artificiale acceso alla massima vibrazione che mi schiaffò fra le chiappe senza neppure lubrificarlo, vanamente mia moglie tentò di tirarmi una violenta sega; il fallo artificiale ben infisso nel culo arrivava ai miei centri nervosi e l’uccello si era ritirato, ricominciarono a sculacciarmi e, evento magico, l’uccello cominciò di nuovo ad indurirsi e non poté resistere agli armeggiamenti di mia moglie. Venni fra le sue mani ed ella giudiziosamente raccolse nei palmi tutto lo sperma che immediatamente mi portò alla bocca perché lo ingoiassi, mi fissarono il cazzo finto nel culo con del nastro affinché non uscisse ed in ginocchio l’una di fronte l’altra cominciarono a masturbarsi ed a baciarsi. Voltai il più possibile gli occhi per rimirare lo spettacolo, vedevo i loro visi stravolti dal godimento, i loro occhi lucidi, godevo anch’io dei fremiti lussuriosi che si stavano donando, e le vidi venire l’una nelle mani dell’altra esprimendo con sospiri e gemiti del godimento. Naturalmente fui costretto a ripulire con la lingua la loro voglia residua ed a succhiarne tutto il nettare. Il fallo, sempre ben conficcato nel culo, mi doleva assai e chiesi loro di porre fine a quel supplizio, mentre mia moglie usciva dalla stanza mia suocera delicatamente me lo sfilò continuando ad accarezzarmi le chiappe arrossate.

Dovevo immaginarlo il trattamento del clistere era destinato anche a me, tre litri di quell’intruglio che ella era brava a preparare furono accolti dai miei intestini, il calore della mistura inizialmente arrecò sollievo al mio culo infiammato poi mi diedero la sensazione di scoppiarmi in pancia e fui costretto ad implorarle di slegarmi ché altrimenti avrei defecato in quella posizione, finalmente mi recai in bagno e dopo essermi scaricato dell’ingombro mi abbandonai sotto una doccia calda.

Le due puttane avrebbero voluto il resto ma ero troppo dolorante e ricaddi in un sonno profondo, nel sonno mia suocera ebbe la premura di spalmarmi un unguento che lenì il calore ed il dolore e quando mi risveglia ero in piena forma ed affamato. Trovai mamma e figlia vestite con un tanga di pizzo nero e con calze autoreggenti che lasciavano il candore bianco delle loro cosce ben in evidenza, il seno era nudo e le quattro grandi poppe cadevano verso il basso. Le salutai con una bella pastrugnata alle chiappe e con dei lunghi baci, complimentandomi con loro per l’iniziativa che, mio malgrado, avevano preso ed in particolare con mia suocera per aver superato felicemente il disagio. Vederla lì indossare gli indumenti intimi della figlia con l’aria complice ebbe il potere di farmi indurire il membro che gli strofinai sulle chiappe, dolcemente mi chiese come mi sentissi mentre una sua mano, lievemente, mi massaggiava il cazzo. Fummo interrotti da mia moglie che ci richiamò in tavola, presi allora da un cassetto quattro sigari che avevano l’involucro di metallo e le costrinsi a subirne uno nel culo e uno nella passera ad entrambe. Le feci chinare sul tavolo, l’una di fronte all’altra, mi umettai le dita e, scostando il filo del tanga, andai a stuzzicare il culetto di mia moglie infilandole il cilindro di metallo fino a che lo sfintere non si richiuse, inghiottendolo completamente, ripetei il trattamento con la suocera divertendomi a massaggiarle la fica. Riflettei sulla capienza delle loro fiche e decisi di metterne due ognuna davanti.

Mangiammo con ottimo appetito e con le donne che avevano sei mini cazzi piantati nei loro ventri e nei loro posteriori, elle ogni tanto si strofinavano leggermente sulla sedia. Chiesi allora alla suocera di raccontarci come faceva l’amore con il marito, ci raccontò che, fintanto che l’avevano fatto era stato sempre e solo nel modo tradizionale arrivando soltanto a timidi giochi di mano. Lasciai cadere lì che sarebbe stato bello iniziare anche il suocero ai piaceri della carne, entrambe, conoscendo bene il soggetto, mi chiesero se fossi pazzo o meno, ritornai più volte sulla mia tesi e poi dissi a mia suocera se era disposta a concedermi tre piaceri che, non si sa quando le avrei richiesto, per essere completamente iniziata ai giochi di sesso. La convinsi e seppur con ritrosia mi promise che li avrebbe concessi allora tornai alla carica dicendo che il primo riguardava proprio la partecipazione del marito ai nostri giochi. Tanto feci che convinsi le ritrose donne ed insieme ci divertimmo a concordare un piano fin nei minimi particolari per coinvolgere anche lui, ciò deciso telefonai al suocero chiedendogli di venire da noi a passare il residuo week-end recandomi a prenderlo.

.. continua…

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Capitolo 3 L’iniziazione del suocero

La notte scorse tranquilla e la mattina dopo uscimmo io e le due donne con la scusa di una passeggiata in centro, prima di uscire chiesi al suocero se voleva visionare un film che avevo precedentemente preso senza avere il tempo di vederlo, infilai la cassetta nel videoregistratore ed uscii. Il film era naturalmente un porno. Noi ci guardammo bene dall’uscire, fermandoci in garage. Secondo il piano, mia moglie avrebbe dovuto rientrare prima con la scusa di un leggero malore. All’ultimo momento sembrò mancarle il coraggio per convincerla dovetti ricorrere alla solita cura: eccitarla.

La portai con le mani sull’orlo dell’orgasmo e mi fermai in quelle condizioni, quando aveva la voglia di godere dentro, gli ostacoli erano sempre tutti superati. Finalmente risalì avendo l’accortezza di lasciare socchiusa la porta dell’appartamento, trovo il padre interessato al contenuto della cassetta, novità assoluta anche per lui. Come vide la figlia tentò immediatamente di spegnere l’attrezzo ma ella, con noncuranza, trovò la forza di dirgli di non aver preoccupazione che era oggi normale che tutti guardassero quelle cose. Convinse il padre a restare seduto e si recò nella camera da letto avendo cura di lasciare la porta spalancata, ogni tanto transitava nel vano della porta come per cercare qualcosa ora nell’armadio ora nella cassettiera, rimase con indosso soltanto il reggiseno e delle ridottissime mutandine di pizzo rosso, le calze autoreggenti nere completavano la visione del padre che, certamente, ebbe modo di rimirarsela bene. Poi sempre in modo che potesse esser vista si sfilò il reggiseno ed indossò una maglietta che le arrivava all’ombelico recandosi vicino al padre a guardare anch’essa il film.

Anche noi eravamo intanto risaliti ed in silenzio socchiudemmo appena la porta affinché lo specchio potesse rimandarci l’immagine della televisione e dei due seduti di spalle. Ne approfittai per tastare le chiappe a mia suocera sollevandole il vestito ed introducendole sotto le mutandine. Mia moglie, vedendo quei film, si era sempre eccitata e certamente tale stato dovette aiutarla a vincere l’imbarazzo. Con la scusa di prendere qualcosa ogni tanto si alzava e, nell’inchinarsi, poneva le sue chiappe all’aria in bella vista, in tali occasioni il padre poteva rimirare i peli della fica che debordavano dalla sottile striscia delle mutandine, risedendosi esclamò che quei film la eccitavano chiedendo al padre se succedeva altrettanto. Questi gli rispose che ormai era vecchio anche se…

Continuò a tormentarlo, le chiese se aveva mai visto simili visioni e che comunque credeva che anche lui fosse eccitato, al diniego del padre gli mise una mano sopra la patta che venne prontamente sollevata dal padre.
Riuscì a non darsi per vinta ed affermò che era un po’ bugiardo perché qualcosa aveva sentito, ridiscese con la mano sulla patta e ne fece scorrere la lampo, poi, fulminea, introdusse la mano dentro. Le timide rimostranze del padre non trovarono ascolto e mentre il film continuava a diffondere le estasianti visioni ella liberò l’uccello del padre cominciando piano a masturbarlo. Lui non aveva neanche il coraggio di guardarla, ma lei prese quell’imbarazzato silenzio come seppur lieve assenso e scese seduta in terra ponendo la sua bocca vicino alla cappella alitandoci caldo fiato sopra. Si decise a leccare leggermente l’uccello ed il padre sobbalzò tentando di impedire quel movimento, ella gli bloccò la mano e prese ad inghiottire il cazzo del padre ed era naturale che in quella bocca avida e calda anche un vecchio pisello dovesse ritrovare vigore.

Intravedevamo dalla nostra posizione la vorace bocca scorrere tutto l’uccello che, in verità, era tutt’altro che piccolo. Continuò così per un po’ mentre il volto del padre assumeva colori sempre più forti, certamente stava provando sensazioni che credeva ormai sopite per sempre. Mia moglie decise di alzarsi invitando il padre a fare altrettanto, mentre velocemente lo spogliava non lesinava carezze al membro turgido e sicuramente eretto, denudatolo continuò serratamente il su e giù, ebbe l’accortezza di far girare su un fianco il padre. Nello specchio ci godevamo quella scena bellissima, gli occhi che a lampi mostravano solo il chiarore delle orbite scesero a controllare il corpo della figlia, una mano timidamente si fermò a mezz’aria come se non avesse il coraggio di proseguire il cammino, poi lentamente, abbattendo le evidenti resistenze morali si posò su una tetta della figlia cominciando a soppesarla e, più decisamente, ad accarezzarla. La figlia gli chiese di spogliarla ed egli le tolse la maglietta mentre il trapanare della mano sul suo uccello continuava a fargli salire l’estasi, ammirò il corpo della figlia coperto solo dalle ridottissime mutandine che non mancò di elogiare. Era la prima volta che vedeva capi simili indosso ad una donna. La figlia si sdraiò allora sul tavolo e gli chiese di togliergliele, esitò… ma il digiuno lo spinse a vincere l’incertezza, con mani tremanti sfilò le mutandine. Un grande spettacolo gli lustrò gli occhi, una passera calda, vogliosa ed umida sembrava invitarlo ad approfittarne, un dito percorse leggero lo spacco delle pareti vaginali, si azzardò ad introdurlo un poco, la figlia lo implorò di eseguire l’esplorazione fino in fondo. Il delirio onirico dei sensi l’aveva avvolto, non si fece ripetere l’invito ed inzuppò il suo dito in quella melassa calda ed accogliente, cominciando a tastarne la profondità e la voluttuosità. La figlia ben presto chiese che il dito venisse sostituito da un calibro più pesante. Non più lucido il padre le sollevò le gambe accostando il membro all’entrata della fica della figlia.

Qualche remora lo colse e allora, esclamò “non dobbiamo” e provò a staccarsi, la figlia lo trattenne con le gambe ed il suo pene poté bearsi delle turgide sensazione che la fica certamente gli trasmetteva. Chi poteva resistere, stante le condizioni, a quell’invito caldo e voglioso? Caddero le ultime resistenze e riprese la posizione da battaglia. Ebbi modo di ammirare quell’uccello il quale appariva diritto e certamente più lungo del mio. Pose fine alla sua tortura, affondando il piolo di carne nelle intimità della figlia non si poteva chiedere che si trattenesse e cominciò a cavalcarla con grande intensità, l’uccello giungeva fino al collo dell’utero donando alla figlia sensazioni inebrianti, i gemiti di piacere non erano certamente forzati.

Insieme con la suocera spiavamo eccitati quella scena, la vecchia venne a cercarmi l’uccello e liberandolo prese a masturbarmi con foga sibilando “guardalo il porco” poverina, era ingelosita suo malgrado ne approfittai per farla chinare e venne a circondare con le sue labbra il mio membro. Dentro il padre stava impartendo una solenne trombata alla figlia, le cadenze diventavano sempre più veloci, i gemiti sempre più intensi, i sospiri profondi. La figlia che, come d’accordo, avrebbe almeno dovuto fingere di godere, se la stava godendo di brutto assaporando quel vecchio ma rinvigorito uccello. Mi confessò che fare l’amore con i suoi genitori era qualcosa che la emozionava immediatamente, le attanagliava il ventre donandole spasmi di attesa immensi.
Avremmo dovuto entrare e sorprenderli sul più bello ma non mi sentivo di interrompere il favoloso bocchino che mi stava impartendo mia suocera, le venni infatti nella gola con grande godimento, non avevo neanche spirito di interrompere la goduta del suocero che infatti, quasi all’unisono godette nella fica della figlia emettendo degli ululati di piacere mentre gli occhi diventavano tutti bianchi, la figlia l’aveva seguito e con la fica piena accoglieva il capo ansante del padre sulla sua pancia. La sborra giallastra le colava, abbondante, dalla passerina bagnandole il culetto ed andando a depositarsi sul tavolo.

Fu allora che, con la suocera, fingemmo di rincasare trovandoli esausti ed ansanti, l’accordo era che dovessimo mostrare indignazione e lascio immaginare la fantasia su quello che potei dire contro i due incestuosi, minacciai la separazione, di dirlo agli altri figli, di informare tutti di che pasta fossero fatti. Il vecchio si spaventò provando a scusarsi ma all’apparenza infuriato lo chiusi dentro la camera da letto fingendo di pensare al da farsi. Feci trascorrere alcuni minuti e rientrai continuando ad apostrofarlo duramente, finsi di non saper cosa fare quando, falsamente infuriato, gli annunciai che gli avrei reso la pariglia, mi sarei scopato sua moglie, inoltre avrebbe dovuto assistere. Come inebetito si fece legare ad una poltrona con le gambe divaricate, trattando mia moglie da puttana la avvertii che avrei scopato sua madre anche sotto i suoi occhi e la feci sedere in terra vicino al padre, intimai quindi alla suocera di spogliarsi, ella naturalmente finse di non essere d’accordo ed io insistetti a tal punto da far figurare il suo accordo come concesso per forza.

Che spettacolo, si spogliò timidamente fingendo titubanza mentre la figlia teneva gli occhi in terra e sotto sotto invece se la godeva. Dovetti pensare disperatamente ad altro per non farmi indurire immediatamente il cazzo. Dissi alla figlia di prendermi l’uccello in bocca perché quel corpo sgraziato non poteva certo eccitarmi, quasi con gli occhi lucidi ella si apprestò fingendo un falso imbarazzo e guardandomi di sottecchi sentendo subito l’uccello duro. Si impegnò a leccarmi la cappella, a suggermi le palle, a scorrere con la lingua lungo tutta l’asta mi alitò sui testicoli baciandoli con dolcezza il tutto sotto gli occhi attoniti del padre. Mi apprestai quindi al sacrificio mi accostai al letto e con una mano scesi a carezzare le grosse poppe della suocera, l’altra lentamente stava giungendo alla fonte del suo piacere scoprendola già ben bagnata. Finsi stupore affermando che evidentemente avevano tutti una stessa natura in famiglia, intinsi un dito nella sua fica e lo passai successivamente sulle labbra del suocero il quale tentò disperatamente di fermarmi scongiurandomi di non andare oltre. Fui, naturalmente, irremovibile, misi la moglie nella posizione a lui più visibile ed alzandole le gambe la penetrai con un solo violentissimo colpo. La suocera non riuscì più a fingere, sulla sua faccia si leggeva chiaramente la voglia iniziando a pomparla scorsi mio suocero che quasi piangeva di rabbia non mancando di notare che il cazzo non era più proprio moscio, gli istinti primordiali si erano riaffacciati nella sua testa, avremmo saputo coinvolgerlo appieno, in quel momento ne ebbi la certezza. Non mancai di insultarlo gli dissi che era un verme senza dignità, prima combinava le porcherie e poi se ne pentiva quasi piangendo, vedendo poi il suo cazzo indurirsi gli dissi che era un porco vizioso che si eccitava vedendo la moglie scopata da un altro.

Alle sue spalle, nascosta, mia moglie si stava carezzando la fica. Le ordinai di tirare una sega al porco ché era eccitato e continuai a pistonare la madre che ormai stava rantolando, il chiaro delle sue pupille appariva spettrale, l’intensità dell’orgasmo la stava stravolgendo ed il suo piacere accrebbe quello di tutti i presenti, mia moglie sentendo inturgidirsi allo spasimo la verga del padre cominciò a lavorarla di bocca mentre si sollazzava la fica con una mano, dopo un po’ fermai la vorace bocca intimando a mia moglie di non farlo venire, la costrinsi a lasciar libero l’uccello che rimase lucido e teso verso l’aria. Lo guardai duramente e gli dissi che era anche uno che godeva con i maschi perché adesso l’avrei fatto venire io, gli strinsi violentemente la base dell’uccello lasciandomelo congestionare fra le mani, non appena sentii che iniziava a perdere vigore cominciai a lavorarlo con le mani facendo scorrere velocemente la pelle sul prepuzio, la figlia e la mamma si misero alle mie spalle e cominciarono a carezzarsi le fiche, quello spettacolo infervorò il vecchio, l’uccello riacquistò vigore e spudoratamente emise fiotti giallastri di sperma venendomi sulle mani, immediatamente portai le mani alla sua bocca e di forza gli feci leccare il suo prodotto. Aiutato dalle donne lo stendemmo sul letto e lo legammo nella solita posizione a culo all’aria, il vecchio culo non immaginava il trattamento che lo attendeva.

Continuai duramente ad insultarlo mentre le donne portarono della vaselina che cominciai a spalmargli sul buchetto, dovevo ancora venire e decisi che un buco valeva l’altro, ritenevo peraltro che se avesse superato quella prova anche il suocero sarebbe diventato una stupenda macchina per il piacere. Non mi risparmiai di avvisarlo su ciò che lo attendeva, gli ordinai di non stringere il buchetto, ma di spingere in fuori come se dovesse defecare. Considerato che non si convinceva non lesinai di sculacciarlo sonoramente, poi posi la mia cappella sul suo buchetto esercitando una leggera pressione, nonostante le raccomandazioni egli contrasse immediatamente lo sfintere, ogni volta che sentivo la pressione cedere facevo entrare un pezzetto di cazzo nelle viscere di mio suocero, durò a lungo e fu per lui certamente un supplizio. Alla fine del gioco mi trovai con il cazzo ben infisso nel suo culo e dapprima pian piano, poi velocemente cominciai a trapanarlo nel didietro, ben presto venni pronunciandogli frasi oscene. Anche io avevo avuto il mio battesimo, era la prima volta che inculavo una persona del mio stesso sesso. Ad egli toccò anche il clistere di mia moglie, tre litri caldi nelle viscere dopo l’inculata non erano facili da trattenere, quando mi accorsi che non ne poteva più gli promisi di slegarlo solo se mi avesse leccato e ripulito per bene l’uccello, pur non potendo più sopportare il dolore non si decideva, un’altra bella sculacciata lo convinse e così ebbi anche il mio primo bocchino da un uomo, mentre mi succhiava mia moglie venne a stuzzicarmi il buco posteriore con il dito con il risultato di far crescere di volume il mio uccello nella bocca del padre.

Fui inculato dal dito della figlia e sbocchinato dal padre, mi accorsi che non avrebbe retto a lungo e lo slegai. Quando tornò dopo essersi lungamente svuotato trovò la moglie carponi sul letto con il grosso culo bianco all’aria gli dissi che avrebbe dovuto a sua volta prenderla in quella posizione. Non voleva ma, buone o cattive, fu praticamente costretto e si mise maldestramente all’opera, sbagliò più volte, la figlia intervenne e gli segò l’uccello per raggiungere un grado di durezza accettabile, poi lo guidò nelle viscere della mamma spiegandogli quali erano le mosse da compiere, riuscì a far penetrare la punta fra le burrose chiappe della donna. Spingendolo sulle chiappe la figlia favorì la penetrazione, con una mano gli accarezzava i testicoli, gli porsi un fallo artificiale acceso ed ella dopo aver leccato lo sfintere del padre lo infilò “inculare papà che si incula la mamma” l’eccitazione travolse anche mia moglie che reclamava la sua parte di cazzo. Così prese la posizione della mamma sempre muovendo il fallo nel culo del padre ed io la presi alla pecorina, fu più lungo ma ben presto la mamma, masturbandosi con una mano venne, il marito la seguì poco dopo crollando sfinito sulla schiena della suocera, io e la figlia seguimmo a ruota, tutti e quattro rimanemmo senza fiato sul letto a riprenderci.

Senza narrargli che era tutto preparato convinsi anche il suocero della bellezza di provare l’amore nei suoi reconditi segreti. D’altro canto era quasi impossibile per lui tirarsi indietro in una sola volta aveva provato più che nell’intera vita, gli dissi che se tutto era programmato in funzione del piacere tutto avrebbe contribuito a farlo crescere, gli feci ammettere che mai nella sua vita era venuto per tre volte consecutive, anche a lui chiesi di essere completamente disponibile alle avventure che gli avrei proposto. Intanto la mia mano era scesa sul suo arnese e lo carezzava, stavo scoprendo la bellezza di toccare un bastone di carne, lo invitai a fare altrettanto, eseguì un po’ ruvidamente, la figlia non ancora sazia riavvicinò il fallo al buco del padre, strinsi il suocero contro di me, lo calmai e gli dissi di lasciar fare, con una mano lo carezzavo sempre ed egli si strinse ancora di più a me, lo feci distendere di fianco, alzare una gamba, la figlia cominciò a penetrarlo si contrasse e gli consigliai di non farlo ché avrebbe sentito meno dolore e di pensare al piacere, chiamai la suocera e gli dissi che era finalmente ora di far vedere al marito che cosa si era perso per una vita intera, invitandola a fargli provare la bocca
.
L’ebbrezza estatica ci sconvolse ancora, la suocera prese subito in bocca il cazzo del marito, io ora carezzavo le sue tette ora tranquillizzavo mio suocero, una mano venne verso il mio uccello, mia suocera prese la mano del marito e, insieme, cominciarono ad onorarmi di una sega. La tensione salì ancora con venti centimetri di lattice che gli trapanavano il culo, una bocca che gli onorava il cazzo, una mano che gli carezzava le palle, mentre una sua mano mi tirava una sega il suocero mi parve fragile fuscello, povero essere tremante in barba all’impressione che dava di se. Era estasiante vivere quelle sensazioni, era bello sentire la sua mano che mi segava, tutta quella situazione ci sconvolgeva, chinai il mio viso sul suo e … lo baciai preso da un raptus di nuove conoscenza che volevo completare, con sorpresa sentii che rispondeva al mio bacio, le nostre lingue si incrociarono e si leccarono, vicendevolmente ci succhiammo le labbra fino a che il godimento non travolse di nuovo tutti e quattro.
Nessuno poteva pretendere che non ne avessimo ancora abbastanza, rimanemmo così nel dormiveglia cercandoci reciprocamente nel riposo.

Gradirei commenti ed opinioni. Grazie.
Capitolo 4 La suocera a cena con gli amici

Dopo qualche tempo ricordai alla suocera che mi doveva ancora due favori e che era arrivato il tempo di pagare il secondo anzi me ne feci promettere uno in aggiunta. Quelle sera avevamo invitato degli amici a cena. La preparammo con cura, prima dal parrucchiere, poi truccata con cura vestita con calze a rete e reggicalze di pizzo neri, mutandine di pizzo rosso contornate di nero completamente trasparenti, dal reggicalze partivano due stringhe che, girando intorno alle spalle, sul davanti andavano a formare due cerchi di sostegno alle mammelle intorno alle quali veniva fermata con una serie di automatici una stoffa leggera che ricopriva i grandi seni. Scarpe lucide nere e con tacco a spillo. Inimmaginabili le curiose movenze alle quali fu costretta per imparare a camminarci. Completava il tutto una minigonna nera ed una camicetta semitrasparente rossa molto soffice. Il risultato era degno di un grande set, la suocera sembrava una di quelle vecchie troione d’altri tempi. Bisogna dire che il tutto non appariva volgare, il trucco sottile ed il profumo delicato attutivano certamente la prima impressione. Lottammo per vincere le sue resistenze, ella provava naturale vergogna in quell’abbigliamento, ma in qualche modo riuscimmo a convincerla raccomandandole di non contraddirci mai. Poco prima che gli invitati arrivassero le feci abbassare le mutandine e le ficcai uno splendido fallo a due cilindri ognuno in uno dei buchi.

I due olisbi erano di non grandissime dimensioni e uniti solamente da una striscia di metallo, vennero ingurgitati completamente dalla capace fica e dal vorace sfintere della vecchia. Erano così completamente invisibili, rimanendo visibile solo una striscia che andava dalla caverna anteriore a quella posteriore che aderiva perfettamente alla pelle. La risistemai e poco dopo la presentai agli amici come la mia vecchia nurse che, casualmente, ci era venuta a trovare.
I nostri quattro amici erano due coppie l’una molto giovane lui, Mario era un bell’esemplare di maschio latino con begli occhi neri, capelli ricci, alto oltre 1,80 di corporatura muscolosa; la compagna, Miriam, era paffutella, una puffetta tutto pepe con un sedere tondo e carnoso e due tette che davano l’idea della morbidezza, non molto alta mostrava sempre generosamente le sue splendide gambe veramente molto belle, i capelli, corti a caschetto, biondo cenere, incorniciavano un ovale simpatico e gioviale. La pancetta appena prominente le conferiva, ai miei occhi, un pizzico di attrattiva in più. Anche l’altra coppia, seppur più grande di età, era una magnifica coppia, lui Bruno, alto e robusto, sempre elegante con un naso deciso che spargeva durezza ai lineamenti, di carattere buonissimo. Lei, Marina, splendido esemplare di quarantenne dai capelli castani sempre curati e ben disposti sulle spalle, metteva sempre in mostra le sue cosce tornite e slanciate sulle quali posava un bacino largo sui fianchi con in testa una vita sottile, ciò conferiva al suo didietro un aspetto invitante e seducente. Dalla vita si allargava un petto generoso ma non opulento, sempre ben valorizzato da scollature che, se non audaci, richiamavano comunque l’attenzione. Gli occhi verdi e la naturale dolcezza dello sguardo sprofondavano in due belle labbra carnose.
Va specificato che non eravamo mai andati oltre una pura amicizia. Ne era mia intenzione oltrepassare quei limiti, volevo solamente sottoporre mia suocera ad un altro estenuante trattamento di piacere per farla diventare una macchina di piacere da sfruttare.

Ci apprestammo a desinare ed annunciai che la vecchia tata aveva chiesto di servirci come ai vecchi tempi, dopo l’antipasto richiamai l’attenzione sulla novità della serata, chiedendo scusa agli amici narrai loro di come la vecchia tata fosse sempre stata un pò porca, come di concerto il suo modo di vestire annunciava; pertanto, ad ogni portata, aveva manifestato il desiderio di togliersi un indumento e se d’accordo ella avrebbe cominciato dalla camicetta. Notai negli amici un moto di sorpresa, aggiunsi che la tata era veramente una viziosa che cercava sempre emozioni forti per soddisfare le proprie brame. Il denudarsi davanti a delle persone sconosciute dava a lei piacevoli sensazioni, se questo li disturbava le avrei comunque imposto di smettere. Miriam esclamò che era una vecchia ma Marina trovò il modo di convincere tutti affermando che le voglie non hanno età e che non ci avrebbe certo disgustato osservare una signora spogliarsi lentamente. Così la camicetta venne tolta ed agli ospiti apparvero quelle poppe immense coperte e tenute come spiegato prima. Dopo un leggero primo toccò alla stoffa del seno sinistro, dopo il secondo alla stoffa sull’altro seno, con il contorno tolse la gonna e svelò le sue carnose prominenze dolcemente inguainate. Miriam non poté che complimentarsi per la scelta della biancheria intima. Un delicatissimo dolce servì ad abbattere le mutandine ed apparvero i bianchi globi posteriori maestosi ed anche cadenti ma comunque conturbanti data l’atmosfera che si era andata creando. Avvolta nelle calze con il reggicalze ornato da quelle stringhe che andavano a contornare le tette ella servì il caff&egrave e sparecchiò. Il suo culo ancheggiava maestoso aiutato dalla difficoltà di camminare sui tacchi a spillo, il molle ventre le scendeva sulla fica. Le chiesi se aveva sempre il vecchio vizio di girare con membri ben ficcati dentro i suo buchi.

Ella divenne immediatamente rossa in viso e provò perfino a dire di no. Ma lesto la afferrai e spingendola sul tavolo le chiesi di verificare, informando i miei amici che la fama sessuale della vecchia era sempre stata ottima e che ella in verità si era passata centinaia di partner, fatto che incuriosì gli ospiti. Anche la figlia mentì dicendo che aveva saputo delle gesta erotiche della tata dalla mia famiglia e che lei era stata la mia nave scuola nell’adolescenza. Continuava a negare rossa in volto ma la curiosità era viva in tutti, chiesi aiuto agli amici ed insieme la sdraiammo sul tavolo e forzandola ad aprire le gambe notammo la sottile striscia di metallo. La curiosità venne presto sostituita da una corrente di eccitazione e gli increduli dovettero capacitarsi della bontà di quanto affermavamo. Allungai le mani verso la fica ed estrassi lentamente i due cilindri dalle sue viscere. Vuoi perché lo aveva tenuto infisso a lungo, vuoi per quella naturale eccitazione che certamente la prendeva quando si parlava di sesso il membro infisso nella fica appariva lucido. Estrattolo lo portai al naso facendo notare a tutti l’eccitazione della vecchia sporcacciona. “E’ sempre una troia la mia tata” esclamai passando il fallo sotto il naso dei presenti che lo odorarono commentando variamente la cosa. Invitai Marisa a controllare se la fica della vecchia fosse veramente bagnata, dapprima titubante poi divertita della situazione eseguì il compito esclamando la propria meraviglia per lo stato umido della fica. Come per parola d’ordine tutti vollero intingere le loro dita nella fica di mia suocera ognuno confermando l’impressione di Marisa. Fui l’ultimo ad eseguire quell’operazione, piacevolmente sorpreso della piega che gli eventi stavano prendendo, dissi che il piacere, in fondo, era rimasto a metà e proposi che fossimo noi a masturbarla.

Ancora una volta fu Marisa la più recettiva, allargandole la fica con una mano introdusse prima un dito e poi due nella burrosa caverna di mia suocera. Non appena sentì il tramestio interno alle pareti vaginali la vecchia ebbe un sussulto, provando comunque piacere da quel lavorio e dall’atmosfera che si era creata. Proposi ancora di aiutare Marisa dando ognuno un proprio contributo all’opera. Mentre Marisa continuava a pastrugnarle la fica Bruno e Mario si divisero i seni, cominciando a leccarli, carezzarli, mordicchiarli; Miriam la carezzava dappertutto salendo e scendendo con le sue belle mani lungo quel corpo bianco ed abbondante; mia moglie cominciò a slinguarla nella bocca, a me non restò che il gradito buchino posteriore, le sfilai le calze, la bacia dapprima all’interno delle cosce carnose e poi titillai con la lingua il suo buchino avendo cura di umettarlo per bene. Introdussi il mio dito medio nella fica, introducendomi tra le dita di Marisa che più volte, all’interno della caverna intrecciò le sue dita con il mio guardandomi senza parlare ma con occhi lucidi. Sfilai quindi il dito forzandogli il retto ed introducendolo fino in fondo agli intestini, mia suocera sussultò ancora ed io invitai Marisa a muovere pianino le dita per dosare il piacere della nostra preda. Attraverso la sottile membrana che divide il culo dalla fica il mio dito cercava quelli di Marisa divertendosi a giocare con loro. Cominciai deciso a spintonarla nel culo. Il rosso della vergogna si trasformò ben presto in rosso di piacere sulle gote della suocera, le mani e le bocche di tutti vagavano lungo il suo corpo, anche Miriam, la più ritrosa, ora la leccava e la baciava dappertutto. I due maschietti si alternavano con mia moglie a deliziarle, con le loro, la lingua. Marisa con le gote imporporite ora aumentava ora diminuiva l’intensità dei suoi colpi, il pollice malizioso giocava intanto con il clitoride, con l’altra mano ora la carezzava ora le stringeva l’interno delle cosce. Le secrezioni di mia suocera cominciarono abbondantemente a colare sulla mia mano ed approfittando del va e vieni impresso dal mio dito, le ripiombavano nel culo. Affiancai al medio l’indice ed entrambi vennero inghiottiti dalla lurida caverna. Il suo sfintere si contraeva sempre più velocemente intorno alle mie dita. “Si sta bagnando da vera porca” ebbe a sussurrare Marisa, allora Miriam andò ad affiancare Marisa introducendo anch’ella un dita nella fica ormai sbrodolante, anche le sue dita vennero a giocare con le mie attraverso la sottile elastica parete. Con evidente eccitazione Bruno e Mario cominciarono a torcerle i seni ed i capezzoli, incitati peraltro da mia moglie, non lesinandole qualche piccolo morso. Le onde parossistiche del piacere cominciavano a scuotere il cervello della suocera, chiaramente in estasi le ammiravo gli occhi che cominciavano ad uscire dalle orbite lasciando in vista il bianco delle pupille, vinta ogni vergogna assaggiava con godimento l’omaggio che sei persone le stavano rendendo. Miriam e Marisa intrecciavano le loro dita sempre più freneticamente giocando fra loro. Nel gioco, spesso, venivano a cercare le mie, le interiora della vecchia erano squartate da sei dita che si incontravano fra loro. Miriam fu la prima a perdere ogni ritegno, avevo notato che la sua mano libera andava spesso al proprio ventre quasi a contrarre i palpiti che certamente le attraversavano il basso ventre, disse a Marisa di uscire dalla fica e poi, con cura, diresse l’intera mano contro le pareti vaginali della suocera, infilò le prime quattro dita facilmente, si fermò, saggiò la consistenza e la capacità di quell’oscena bocca inguinale e piano ma decisamente proseguì nel suo cammino riuscendo a far scomparire l’intera sua mano nell’involucro rovente di mia suocera che, affatto spaventata, dimostrò di gradire il trattamento. Ci bloccammo tutti, lo spettacolo era troppo eccitante. Assistemmo a quella bestiale penetrazione con gli occhio lucidi di desiderio, noi uomini avevamo sicuramente il cazzo in tiro, le donne certamente le profondità bagnate.

La mano di Miriam, infissa fino al polso, cominciò a muoversi nell’antro magico, i suoi movimenti rotanti, ondulatori, sussultori ebbero il potere di vincere l’oggetto di piacere. La suocera cominciò ad ansimare in preda ad un pieno godimento, quando Miriam cominciò a muoversi su e giù nella fica mia suocera urlò di piacere, somigliava veramente ad una cagna in calore, l’intero suo essere fu scosso da imperiosi spasmi che la facevano sussultare sul tavolo, ogni volta che Miriam giungeva al fondo delle pareti un urlo scomposto stravolgeva il suo essere. Spurgò tutto il suo piacere sconcio e bagnato, mentre sussulti imperiosi la riducevano sull’orlo dello svenimento. Rimase esausta dopo che ebbe goduto e Miriam, tirata fuori con cura la mano, la mostrò a tutti noi, lucida e densa di umori leccandosi con ingordigia il dorso mostrando di gradire quel sapore. A turno ci riservò un dito ognuno e tutti noi gradimmo quell’omaggio. Fu solo a quel punto che confessai agli amici la verità, la vecchia troiona non era la tata ma la mamma di mia moglie. Rimasero interdetti ma non poterono esimersi dal paventare invidia nei miei confronti, se tale era la mamma figuriamoci la figlia. Mario osò e chiese conferma a mia moglie sulla sua natura, nel farlo la attirò a se e, come per caso, le sue mani cominciarono a vagare leggermente lungo il corpo di mia moglie. Presa dal turbamento ella non oppose resistenza, io non potevo immaginare le sue reazioni, non avevamo mai fatto l’amore con estranei e volevo che decidesse in tutta libertà. Volevo però che, principalmente le attenzioni venissero rivolte ancora alla suocera che era, con gli occhi chiusi, abbandonata sul tavolo, invitai quindi Marisa a sottoporre allo stesso trattamento di Miriam la vecchia.

Ebbe un idea migliore, concertò qualcosa con Miriam e poi fecero sistemare mia suocera a quattro zampe sul tavolo spargendole il nettare residuo intorno al buco posteriore. Poi la avvisarono che l’avrebbero veramente squartata, si umettarono con attenzione le mani, Miriam cominciò di nuovo a penetrarla nel buco anteriore, due dita, poi quattro, poi l’intera mano sparirono nell’accogliente caverna cominciando un lentissimo va e vieni. La testa reclinata sul tavolo, le reni inarcate, il bianco culone della suocera svettava all’aria ed a esso si dedicò Marisa, io intanto pensai ad immortalare la scena con la telecamera. Miriam si dedicò anche al buchino posteriore umettandolo con accuratezza ben presto imitata da Marisa che prese ben presto il controllo dedicandosi al buchetto con un’attenzione estrema, plasmandolo quasi come stesse lavorando con del pongo, chiese della vaselina che sparse abbondantemente intorno e dentro allo sfintere, quando lo senti ben reattivo e sufficientemente largo si spalmò la vaselina anche sulla sua mano. Terminata l’operazione fece abilmente scivolare un dito nell’anfratto posteriore della vecchia continuando a lubrificarle le pareti interne, poi all’indice si aggiunse il medio, poi forzò ancora con il pollice. Non soddisfatta sfilò le dita le riunì e cominciò a violare lo sfintere con l’intera mano. La suocera incurante del pericolo fino a quel momento, cominciò a sentire qualcosa solo quando le dita furono conficcate fino alla radice, il suo lamento non ebbe però comprensione, Marisa forzò e passò anche con le nocche della mano proseguendo a sfondarle l’intestino fino ad appoggiare la mano sul fondo del retto. Sorpresa la povera vecchia urlò di dolore. Marisa si fermò, lasciando che fosse lo sfintere ad adattarsi all’ingombrante inquilino, adagiando la propria mano nell’intestino violato. Viste vane le suppliche la suocera cercò di facilitare la violazione allargando più che poteva. Le due donne cominciarono a giocare l’una con le dita dell’altra. Infisse nelle profondità della suocera si divertivano a toccarsi attraverso la sottile membrana che separava il condotto vaginale da quello rettale. Attraverso la telecamera osservavo mia suocera che sembrava infissa da due pali. Sprofondate fino ai polsi due mani la violavano oltre il pensabile. Miriam cominciò lentamente a muoversi trasportandola nuovamente ai limiti dell’orbita del piacere. Mia moglie che intanto continuava ad essere sommessamente accarezzata da Mario non fu più in grado di sopportare e cominciò a tastare la bozza deformata sul cavallo dei pantaloni di questi. Bruno non trovò di meglio che tirare fuori il suo cazzo cominciando lentamente a masturbarsi. Marisa con la mano libera scese a controllare lo stato di Miriam che ben presto ricambiò con gratitudine. Mario intanto aveva avuto l’uccello liberato da mia moglie che, constatatane la grandezza, si decise ad onorarlo con la bocca inginocchiandoglisi davanti.

La realtà aveva superato non solo le intenzioni ma ogni più ardita fantasia. Il gioco era ormai fatto, guardavo mia moglie che per la prima volta, almeno in mia presenza, si dedicava a un estraneo, la sua natura porca era ormai scatenata, niente le avrebbe fatto rinunciare al piacere. Lo spettacolo più bello a mio giudizio era ancora offerto da mia suocera la quale, con due mani ben infisse nelle profondità, gemeva conturbata da ondate di piacere che avevano preso il sopravvento sul dolore. Come in trance ruggiva le sue sensazioni senza ritegno alcuno. Spaccata dalle mani che alternandosi non le davano tregua la vidi come sull’orlo di un collasso, il respiro affannoso, la faccia cianotica, invitai le donne a liberarla. Ma era solo piacere, piacere che l’aveva interamente avvolta trasportandola in un mondo sconosciuto e vibrante che la faceva esistere solo per trarre godimento. E godette ancora con intensità inimmaginabile anche alla più ardita fantasia. Le due donne la lasciarono distesa di nuovo sul tavolo inerme, canna abbandonata nel vento dell’oblio. Miriam vedendo che mia moglie onorava il grosso randello di suo marito pensò di ricambiare con Bruno, dedicandosi ben presto ad ingoiare quell’altra bella colonna di carne. Marisa presentò la mano davanti la bocca di mia suocera pretendendo che la pulisse con la lingua, ella neppure la sentì persa come era nello sfinimento; con l’altra mano assestò allora un paio di colpi ben portati sulle bianche chiappe costringendola ad eseguire, stancamente la vecchia portò a compimento l’incarico, poi immediatamente si assopì. Bruno e Miriam intanto si erano vicendevolmente spogliati cominciando un eccitante petting reciproco, Mario e mia moglie, anche loro nudi, erano già più avanti. L’uccello di Mario, sempre ben ripreso dalla mia telecamera, aveva ormai violato la fica di mia moglie stantuffandola inesorabilmente. Marisa intanto veniva leccata nella fica da Miriam che, alla pecorina subiva gli assalti di Bruno. Ben presto tutti vennero con gran sospiri ed evidenti apprezzamento delle opere altrui.

Improvvisamente, il silenzio, rotto dal respiro affannato dei presenti, scese quasi innaturale, mentre un odore di sesso inebriava le narici. Fu allora che mi sentii un po’ coione con la telecamera in mano e con l’uccello che batteva mille pulsazioni. Scelsi di posare l’uccello sulle labbra di Marisa che, con sincerità, dimostrò di avere superba capacità orale portandomi senza troppo sforzo ad irrorarle la gola. Stanchi ci abbandonammo tutti, mia suocera scese dal tavolo andò a lavarsi e si gettò sul letto cadendo preda di un sonno profondo. Noi ben presto riprendemmo a giocare alternandoci alle fiche, alle bocche, ai culi delle nostri consorti, fu una notte indimenticabile e speciale. La luce dell’alba rimase in attesa della nostra fine, vinti dalla stanchezza ci addormentammo in ordine sparso cadendo preda di un profondo sonno ristoratore.

Fui risvegliato, molte ore dopo, dal profumo di caff&egrave, mia suocera, premurosa, vedendomi sveglio me ne porse una tazza. Bevemmo insieme la calda bevanda, le chiesi come andava e lei rispose che sentiva ancora dolore al sedere, mi sembrava, tutto sommato, naturale. Improvvisamente mi chiese se non la considerassi troppo porca, le risposi che la trovavo invece meravigliosa. Ci riaddormentammo l’uno nelle braccia dell’altra.
Erano ormai le passate le quattordici quando cominciammo a risvegliarci tutti, avevamo ancora chiari i segni della battaglia, il liquido seminale rappreso in ogni dove ci ricordava quanto successo, a turno facemmo una doccia ristoratrice con spirito allegro e per nulla intimiditi da quanto era successo, a tavola, eravamo praticamente nudi, raccontai agli amici, non sottacendo alcun particolare, le occasioni che avevano portato all’intesa con i suoceri. Non nascosi che la suocera mi doveva ancora un favore ma Miriam e Marisa concordarono nell’affermare che porca come era non avrebbe avuto alcun problema ad eseguirli raccontando la loro meraviglia per le incredibili capacità contenitive degli anfratti del soggetto. Nell’apprestarci a gustare il caff&egrave proposi di rivedere quanto avevo filmato trovando l’accordo unanime e rigustammo le grosse chiappe bianche infilzate e la capace fica infissa fino al polso. Mario rivolgendosi a mia moglie le riconfermò che la mamma era proprio porca ed ella assentendo disse che meritava una bella lezione per quanto porca era. Mi sussurrò qualcosa e mia suocera si vide costretta ad inchinarsi nuovamente sul tavolo. Facendola salire con i piedi su uno sgabello le infilammo un cuscino sotto la pancia ed il culo si ritrovò promiscuamente proteso di nuovo all’aria, le allargammo le gambe legandole ai piedi del tavolo, non contento le fissai le mani all’altra estremità del tavolo, mentre le immagini oscene continuavano a scorrere chiesi chi volesse sculacciare la vecchia troiona. Mario e Bruno conquistarono il posto in prima fila e, dedicandosi ognuno ad una chiappa, cominciarono metodicamente a far calare le loro mani sul culone. Con le rotondità che ben presto si imporporarono ella cominciò a lamentarsi, Marisa non mancò di ricordarle che non si era che all’inizio, che stavolta l’avremmo proprio distrutta per punirla della sua porcaggine. Così dicendo scese sotto il tavolo e la sua testa fece capolino sotto la fica penzolante dal tavolo cominciando a mordicchiarla, dalla fica all’interno delle polpose cosce, ove i segni dei denti rimanevano ben visibili, Miriam le ficcò, come poteva una mano sotto le tette cominciando a pizzicarle, la figlia prese delle mollette per il bucato ci fissò dei pesi con uno spago e le appuntò sulle grandi labbra della mamma. La vecchia fica appariva di un’oscenità incredibile. Il cazzo di noi tutti era chiaramente in tiro e proposi di godercela con la vecchia. Mentre le donne continuavano a batterla, a pizzicarla, a mordicchiarla per ogni dove presentai il mio uccello all’imboccatura della fica, il sobbalzo che ebbe mi avvertì della potenza della penetrazione, ben presto sentii che la fica ben lubrificata, ancora una volta il piacere in ella si mostrava disponibile e vincente sul dolore. Estrassi il cazzo ben lubrificato dalla fica e lo accostai al suo sfintere. Bastò ben poca pressione perché questo si dilatasse ed accogliesse caldamente la colonna di carne. Il servizio notturno aveva notevolmente allargato quel buchino fino a pochi giorni prima inviolato, il cazzo scorreva benissimo e continuai a pistonarla con veemenza, incitato dai miei compagni, fino a sborrarle nell’intestino. Mentre Bruno prendeva il mio posto accostai l’uccello alle labbra di mia suocera costringendola a pulirlo perfettamente con la lingua. Tutti continuavano a tormentarla, il biancore del fondo schiena era oramai solo un ricordo, cianotiche, le chiappe, bruciavano sotto i colpi inferti, i due amici seguirono entrambi la via indicata che prevedeva lubrificazione nella fica, stantuffamento con eiaculazione negli intestini, e pulizia finale dalle labbra della vecchia. Mia moglie preparò il suo solito clistere e come ebbero terminato le versò tre litri nella pancia del liquido caldo. Le donne finalmente fermarono le loro battute sulle chiappe ma il relax fu solo apparente perché si dedicarono a pizzicarle la fica e le tette, le spalmai un unguento sulle chiappe per lenire il dolore invitandole a smetterla del tutto ché mi sembrava l’avessimo punita a sufficienza. Mentre il liquido continuava a riempire gli intestini della vecchia le tre donne, d’accordo, circondarono Bruno e nonostante le sue disperate difese impartirono anche a lui una sonora sculacciata con condimento di dita malandrine infisse nel buchetto, inutile dire che identica sorte toccò a me e a Mario, poi soddisfatte, cominciarono a giocare tra di loro ed il gioco divenne sempre più erotico e confidenziale.

In breve ognuna sgrillettava l’altra ed i loro gemiti di piacere riempirono ben presto l’aria. Mentre giocavano, ad evitare male odorose sorprese, Mario e Bruno provvidero a tappare il buchino di mia suocera, che intanto aveva accolto l’intero clistere, con una bella melanzana che, senza tanti preamboli, infissero saldamente nel retto della vecchia. Non contenti lo fissarono con del nastro adesivo alle chiappe, io intanto, lasciando le mollette con i pesi alla fica le allargai il buco anteriore introducendovi un mandarino. Ben presto si sentì riempita in ogni dove con i tre litri di liquido che cercavano la via per uscire, ci implorò di slegarla, ma ci dedicammo alle donne scambiandocele continuamente e giocando allo stremo senza dare ascolto ai lamenti della vecchia.
Rimanemmo esausti e stravolti, senza energie sulla moquette, Marisa sentendo le implorazioni a slegarla di mia suocera le disse che l’avrebbe slegata solo se avesse consentito a ricevere un altro osceno abuso. Ella non poté altro che rispondere affermativamente e Marisa le slegò le gambe e, mentre le lasciava i polsi legati, la trascinò in bagno dove la fece sdraiare nella vasca e, montandole a cavalcioni, cominciò a pisciarle sulla faccia, con le mani legate e tirate da Marisa, la vecchia non riusciva a divincolarsi e l’orina dal viso le colava in ogni dove, più gridava e più l’orina la colpiva in gola. Naturalmente poi toccò alle altre donne e noi tre maschietti la innaffiammo insieme bagnandola ovunque. Lesti poi le liberammo le mani, e staccandole l’adesivo dal culo la liberammo dalla melanzana e, ridendo, ci chiudemmo la porta alle spalle.
Capitolo 5 La grande prova della suocera e. del suocero

Lasciai trascorrere circa un mese, per dare modo ad ella di riprendersi completamente e per avere il tempo di preparare il terzo favore che mi doveva nei minimi dettagli, avevo anche pensato di coinvolgere in qualche modo il marito, presi diversi contatti e finalmente mi diedero l’OK, la terza prova era pronta.

La sera accompagnai mia suocera in un certo locale, di nascosto l’un dall’altro, dopo poco nel medesimo posto arrivò anche mia moglie con il padre.

Il padre fu fatto accomodare e chiuso in una stanza dove poteva vedere tramite uno specchio segreto un’altra grande stanza nel cui centro giaceva un’enorme letto tondo; egli lo ignorava ma mia moglie ed io, da un locale adiacente, potevamo vedere utilizzando il medesimo sistema, tanto lui che l’altra grande stanza, dove poco dopo venne fatta accomodare mia suocera. Una splendida ragazza la spogliò e cominciò a massaggiarla delicatamente, magiche essenze si diffondevano nell’aria da un narghil&egrave, il massaggio durò a lungo inducendo mia suocera al completo rilassamento, la ragazza la bendò e, trasformando il massaggio in carezza la fece girare sulla schiena e delicatamente pose la sua lingua vellutata sulla vecchia fica, lambendola dapprima e poi decisamente infilandola tra le pareti vaginali, senza mai esagerare con i movimenti trasportò mia suocera in quella particolare, sottile sensazione di piacere che risulta piacevole senza trasformarsi mai in orgasmo. Di soppiatto nella stanza entrarono una decina di splendidi esemplari di maschio, ricoperti solo da un perizoma, assistettero in perfetto silenzio allo spettacolo predisponendosi intorno al letto ed ascoltando i languidi gemiti di piacere che cominciavano ad uscire dalla gola della donna anziana.

Ella, bendata, ignorava la presenza dei giovani ed ignorava la presenza del marito al di là dello specchio e, naturalmente, ignorava vieppiù la presenza della figlia e mia dietro un ulteriore specchio laterale, nondimeno cominciò a gustare quella soave leccata impartitagli dalla giovane ed approfittando dell’intensità dei colpi, discretamente venne tra le labbra della pulzella che non mancò di ripulirla accuratamente e fin negli anditi più profondi. La lasciò, assicurandole di rilassarsi e che l’avrebbe lasciata nelle mani di bravi amici. La vecchia rimase bendata per un po’, quando il respiro fu nuovamente regolare si pose come in attesa, poi, non avvertendo rumori pensò di togliersi la benda accorgendosi così della presenza dei dieci uomini che, silenziosamente, la fissavano. Trasalendo istintivamente si coprì con il lenzuolo ma uno di loro delicatamente la riscoprì e le annunciò che sarebbe stata la loro donna. Sorpresa ella si alzò come per uscire, ma le fu impedito. venne rimessa sul grande letto e i dieci uomini cominciarono a leccarla, toccarla, baciarla in ogni dove. Dieci bocche, venti mani, su quel corpo di donna sfiorita ma improvvisamente rinata per l’amore, la ritrosia fu immediatamente vinta ed Ella si abbandonò ai dieci amanti cominciando a gustarsi le carezze ed i baci. Essi, ad uno ad uno, sfilarono il perizoma e cominciarono a poggiare i loro uccelli sulle mani, sulla pancia, sulle tette delle donna, ogni punto del corpo fu accarezzato da quei membri che cominciavano a prendere consistenza. Brividi intensi cominciavano a scuoterla, ma un lungo brivido la avvertì che il più ardito fra loro, aveva scelto di baciarle la carnosa ed umida fica. Allora mentre subiva quel piacevole supplizio cominciò anch’ella ad allungare le mani e ben presto impugnò i primi due uccelli che trovò sotto le palme serrandone le carnosi evidenze fra le dita, altri le leccavano intanto le tette, altri la baciavano sul collo, dietro le orecchie, sulle cosce. Fu scossa da un unico lungo brivido quando colui che la leccava decise di penetrarla, come colpita da elettricità, non appena questi cominciò a pomparla, cominciò a tremare ed a rispondere ai colpi di quel lungo randello. Ben presto, stimolata dagli altri. venne … contorcendosi ed ululando tutto il suo piacere di belva felice, scossa da ondate di godimento che le squassarono il corpo e le deformavano il volto. Non riusciva a fermarsi ed a chetarsi, come in un balletto erotico il bacino, le gambe, tutta lei stessa fluttuavano verso quel randello che così bene aveva saputo erigersi nella sua fica. Non le dovevano dare tregua ed un altro andò a cercarle la lingua con la propria contorcendole appassionatamente e suggendole le labbra, colui che la penetrava se la tirò addosso lasciandole il bianco culone scoperto ed oscenamente proteso verso l’aria. Impalata su quel grosso cazzo, gli occhi già velati di piacere sentì un altro robusto randello lambirle il buchino posteriore, giocando un poco sull’entrata le fece assaggiare la consistenza della massa carnosa e poi le cacciò nelle viscere otturandole completamente anche il secondo canale, chi le suggeva la lingua preferì presentarle un bigolo tutto da succhiare ed ella avidamente lo ingoiò, squassata dai doppi colpi che riceveva nel profondo della fica e del culo. Sorreggendola per le spalle dolcemente la costrinsero a maneggiare altri due cazzi, chi la penetrava intanto, in sintonia, aumentò il ritmo dei colpi ed ella nuovamente urlò tutto il suo piacere. La poderosa vittoria del godimento le stravolgeva i connotati, dallo specchio ammiravamo solamente una macchina di piacere che urlava tutta la sua gioia, con gli occhi che più volte uscivano dalle orbite lasciando magnifico proscenio al candido biancore delle pupille.

Nel frattempo, silenziosamente, una misteriosa compagnia era penetrata nella stanza ove mio suocero, visibilmente turbato, assisteva alla scena.

Due splendide ragazze, accompagnate da un superbo rappresentante di colore avevano raggiunto il suocero, il quale, sprofondato sulla poltrona, visibilmente eccitato, sempre più spesso andava a carezzarsi l’uccello attraverso la stoffa dei pantaloni. Per inciso anche io e mia moglie, eccitati come mai, stavamo scopando come porci, ma non &egrave questo che importa ora. Mentre l’uomo rimase nascosto dalla penombra le due ragazze si mostrarono a mio suocero facendolo trasalire. All’altezza inguinale la bozza deformata in prossimità del cavallo, testimoniava la sua eccitazione, le due ragazze non avevano certo intenzione di svilire quell’eccitazione e, sedutesi di fianco a lui, cominciarono a carezzarlo. Mio suocero, turbato, non sapeva bene cosa fare, ma elle ben lo sapevano, una lo lappò con la lingua sulle labbra, l’altra fece scendere una propria mano sopra i pantaloni cominciando lentamente a carezzarne la stoffa eretta, in breve, sempre baciandolo e carezzandolo lo denudarono e si denudarono anch’esse. Presto egli vinse le sue titubanze e le sue mani cominciarono a vagare nelle paradisiache curve delle ragazze, che, fattolo distendere, si dedicarono dapprima a lambirne il corpo con la lingua, prestando attenzione alle zone che sentivano erogene e reattive e poi ad alternativamente sbocchinarlo con vigore sempre maggiore. Una continuò l’opera orale e l’altra si mise a cavalcioni del suo viso offrendogli la morbida fica da leccare. Super eccitato egli sparse ben presto la propria abbondante semenza nella gola di chi lo ingoiava ed accolse gli umori di chi stava leccando, con gli occhi più volte, attraverso lo specchio cercò la moglie che – nella stanza accanto – continuava ad essere vigorosamente e ripetutamente pompata in ogni buco, ella, come al solito, aveva raggiunto il suo delirio orgasmico e veniva continuamente, i suoi gemiti si immaginavano continui e possenti, fino in fondo, &egrave il caso di dirlo, si stava godendo a turno quei dieci uccelli che la onoravano. Gli uomini scelti per ella erano veramente amatori eccezionali, non uno di loro era venuto dopo che ognuno di loro aveva visitato i tre orifizi di mia suocera.
La posarono infine sfinita sul letto e mentre questa riprendeva in qualche modo fiato cominciarono, ponendosi in cerchio ognuno a masturbare l’altro e diressero i loro getti di piacere lungo il corpo della vecchia innaffiandola letteralmente di sperma, coprendola con un caldo tappeto bianco che ognuno di loro a caso raccolse in parte con le dita presentandole alle labbra di mia suocera che ne inghiottì in grande e varia quantità. Non contento uno ne raccolse in buona quantità sul palmo della mano facendolo bere a lei che lo inghiottì avidamente. Tutti a turno presentarono i loro cazzi alla bocca della suocera facendoseli ripulire ben bene.

Il suocero, che già non aveva bisogno di ulteriori sollecitazioni, a quella vista si sentì l’uccello di nuovo in tiro ed una delle donne ne approfittò per cavalcarlo, l’altra lo baciava dappertutto, mordicchiandogli spesso i capezzoli che sentiva reattivi. Egli non si era ancora accorto della presenza mascolina, d’altro canto non riusciremo certo a dargli torto se non si guardava intorno in quel frangente, fatto sta che chi lo cavalcava si sfilò mentre l’altra si sdraiava sulla poltrona, abbassando lo schienale la trasformò in un capiente letto, ed allargando le gambe espose la sua bella fica alla vista del suocero, l’altra accompagnò l’uccello all’entrata della dolce caverna e quasi vi introdusse il robusto uccello, carezzandolo sulle chiappe, ben presto questa con la propria lingua prese a giocare con l’ano del vecchio che intanto pistonava sempre più velocemente la ragazza. Maestre di eros e di amore più volte ne rallentavano l’ardore avendo cura di non farlo venire a volte anche serrandogli la base dell’uccello. Colei che era posseduta se lo tirò completamente indosso cominciando a baciarlo e lasciandolo con le chiappe ben protese in aria preda della bocca e delle carezze dell’altra che continuò a lavorargli il buchino e dopo poco vi introdusse un dito facendolo scorrere ora lentamente ora più veloce ma sempre molto delicatamente. Lo splendido esemplare che era rimasto in penombra si era intanto denudato, alla nostra vista apparve un uccello maestoso che semirigido già incuteva timore per le proprie dimensioni. Egli se lo menò per un pò poi in silenzio si avvicinò al terzetto e la ragazza libera contribuì come poteva, con la bocca, a farglielo indurire. Come poteva poiché la bocca non riusciva a circondarne l’estremità, cominciò quindi a far scorrere le proprie labbra lungo l’asta soppesandogli i poderosi testicoli con una mano mentre con l’altra continuava ad inculare il vecchio strettamente avvinghiato alla giovane ed ormai prossimo all’orgasmo. Colei che lo inculava smise e lesta prese un tubetto di vaselina spalmandolo con grande accuratezza sopra e dentro lo sfintere di mio suocero, altra generosa porzione la sparse lungo la cappella del nero e poi attese pazientemente che il vecchio venisse continuando delicatamente a masturbare lo splendido stallone.

Mio suocero esplose gemendo il suo piacere nella calda caverna della ragazza che, muovendo velocemente i fianchi, lo aiutò a venire mormorandogli dolci parole. Spossato egli si abbandonò sul corpo della donna che ebbe cura di abbracciarlo per mantenerlo avvinghiato e lasciare le chiappe ben in vista, Approfittando del rilassamento lo stallone accostò il suo cazzo al buco del vecchio e con un colpo deciso ne affondò una decina di centimetri nelle viscere del suocero facendolo urlare di dolore ma impedendogli di sfuggire alla sua presa aiutato dalle ragazze. Egli non poteva sfuggire alla tremenda deflorazione del suo ano ed a nulla valsero le preghiere di smetterla, il negro rimase dapprima immobile dando comunque tempo all’intestino di abituarsi all’ingombrante presenza poi diede un’altra formidabile spinta facendo scomparire lo smisurato uccello completamente nel culo del vecchio. Alte si levarono le urla di dolore, la ragazza che era sotto di lui tentò di rabbonirlo cominciando a baciarlo di nuovo, l’altra gli cercò l’uccello che, vuoi perché era appena venuto, vuoi per il dolore, era ridotto ai minimi termini. Incurante ella si intrufolò sotto le cosce di entrambi ingoiando il cazzetto e cominciando ad aspirarlo voracemente, carezzando ed aspirando anche le palle rapprese dal dolore. Solamente con grande pazienza riuscirono a calmarlo, timidamente egli cominciò a rispondere ai baci ed il suo cazzo, lungi dall’inturgidimento, riacquistò comunque una decente dimensione grazie all’incessante lavorio di pompaggio cui era sottoposto dalle voraci e capaci labbra della ragazza.
Come si fu quietato il negro cominciò pian piano a stantuffarlo dapprima facendo scorrere l’obelisco per pochi centimetri, poi sempre più a lungo fino ad una vera e propria inculata, aumentando notevolmente la cadenza nelle esasperate viscere del vecchio che, sofferente, riprese a lamentarsi anche aiutato dalla ragazza che lo spompinava che, diventando più decisa, prese a mordergli il cazzo e le palle. Colei che lo stava baciando si dedicò alla sua lingua attirandola in gola e stringendola tra i denti. Il malcapitato rimase immobile alla mercé del terzetto, il negro non mancò di appioppargli qualche bella manata sulle chiappe bianche facendole immediatamente imporporare.
Come stabilito il supplizio non durò a lungo, mentre una gli lasciava finalmente libera la lingua il negro aumentò il proprio andirivieni nello sfintere dilatato e, ben presto venne copiosamente inondando oltre ogni limite gli intestini del vecchio che, succube, non aveva più la forza di lamentarsi. Svuotatosi copiosamente fino all’ultima goccia il negro trasse il cazzo dal buco del culo e si allontanò velocemente, il suocero scavalcando la ragazza che era rimasta tra le sue gambe, si lasciò spossato e dolorante sul letto. Con amore le due ragazze lo accompagnarono in bagno ove ebbero cura di risciacquarlo spalmandogli infine un unguento sul buco dolorante, lo aiutarono a rivestirsi e baciandolo lo salutarono uscendo silenziosamente dalla stanza.

Così egli ebbe modo di rimirare la moglie, al di là dello specchio, che abbandonata sul letto era crollata in un dormiveglia, dapprima spossata e squartata da dieci cazzi ora giaceva abbandonata sul letto senza più un oncia di forza, un sonno leggero l’avvolse ma le prove non erano ancora finite. Una, superba, l’attendeva ancora. Il negro che si era occupato del culo del marito entrò nella stanza e, sotto gli sguardi dei dieci giovani che, ripetutamente, avevano abusato di lei, si avvicinò all suocera, giratola a pancia in sotto cominciò, prima che questa potesse pienamente comprendere, a spalmarle il culo di vaselina. Il poderoso cazzo era già discretamente in tiro ed una provvidenziale ragazza lo aiutò a farlo inalberare del tutto, appena fatto egli non aspettò altro tempo, mise dei cuscini sotto la pancia della vecchia e provvide ad infilarsi nel buco posteriore incurante dello stupore e del successivo dolore che ella certamente risentiva. La pistonò, immediatamente selvaggiamente procurandole certamente atroci sofferenze. Quel magnifico cazzo ad ogni viaggio usciva dallo sfintere dilatato per riaffondare velocemente fino all’impugnatura, le sue grosse palle sbattevano sulla fica della vecchia che si lamentava con gli occhi colmi di lacrime, incurante, quel bastone poderoso, continuava a violentarla. Intanto i dieci ragazzi circondarono il letto e sollevarono fra le proprie braccia la vecchia, avvicinandola al grande specchio. Così – non visto – il marito si godette meglio la scena. La selvaggia inculata continuò con l’ausilio di venti giovani braccia che, dondolando la vecchia, la issavano e la sfilavano da quel poderoso arnese del negro che, immobile, attendeva. Ad ogni affondo un violento sussulto scuoteva la vecchia dilaniata da quell’enorme dildo, poi, incredibilmente, Ella cominciò a gustarsi anche quell’incredibile intrusione, i giovani dapprima aumentarono il ritmo e poi la riportarono sul letto per farla finire dal superbo amante. Vero stallone egli aumentò a dismisura il ritmo strappando ormai grida di piacere alla donna che godette nuovamente proprio mentre il maestoso esemplare svuotava nuovamente i suo coglioni, questa volta nel culo della vecchia. Abbandonò subito il campo e la vecchia rimase, stavolta veramente inerte e senza forze al punto che la gentile tenutaria le portò prontamente una mistura che le fece bere per riprendere le forze.

Compiuto il rito lo specchio venne oscurato e dopo alcuni minuti mia moglie, fingendo di arrivare allora, chiamò il padre per riaccompagnarlo a casa. Egli si guardò bene dall’informarla sugli eventi accaduti a lui limitandosi a dirle di avere assistito, sgomento, alla deflorazione della madre. Mia moglie perorò, seppur fingendo meraviglia, la causa della madre che voleva provare sensazioni sempre più sconvolgenti e poi faceva parte della triade di favori che io le avevo richiesto. Il babbo le chiese quale fosse l’ultimo ma ella gli rispose di non sapere mentre si divertiva a stuzzicare il padre sulle sensazioni che aveva lui provate.

Dal mio canto recuperai quel che rimaneva della suocera, con gli occhi segnati dalla stanchezza mi chiese se sapevo quello che era avvenuto alla mia risposta negativa in breve mi raccontò ogni cosa non nascondendomi che era veramente stanca ma confidandomi che aveva anche goduto in modo incredibile. Uscii con lei appoggiata al mio braccio, camminava con gambe malferme. In automobile con mia sorpresa dapprima mi baciò sussurrandomi un “tutto sommato, grazie” che mi lasciò di stucco, poi si assopì poggiandosi al mio braccio. In pochissimo tempo una persona ormai spenta aveva riscoperto l’ebbrezza del piacere e soprattutto aveva goduto di quell’ebbrezza assaporandone con voracità ogni anfratto, la terza prova sarebbe stata memorabile e cominciai a delinearla nella mia mente mentre l’autovettura ci riconduceva a casa.

Lì giungendo mi accorsi che il suocero la guardava con occhio torvo, avevamo concordato che egli fingesse di non sapere niente ma la sua inquietudine era chiaramente visibile. Mangiando invitai la suocera a raccontare cosa le fosse successo perché vedevo il marito preoccupato, ella seppure con molte incertezze e pause raccontò quasi tutto tacendo solamente sul negro. Il maritò allora si inquietò con lei rivolgendole anche epiteti non proprio gentili e in breve si alzò imbufalito dal tavolo, ritirandosi nella sua stanza. La moglie disse che forse aveva esagerato anche se ella non poteva correggere gli eventi, la rassicurai rimandando al giorno dopo ogni chiarimento. Preferii mandare la figlia a dormire col padre ed io mi coricai affianco alla vecchia. Un sonno profondo la colse immediatamente come colse, mi confermò mia moglie, anche il padre.

CAPITOLO 6 – La punizione di lei e di lui.

Un sonno profondo la colse immediatamente come colse, mi confermò mia moglie, anche il padre.

L’abitudinario buon profumo di caffè mi svegliò il giorno successivo, prima ad alzarsi la suocera.

premurosa, mi offrì un caffè nel letto, parlammo un poco, nei suoi occhi una dolcezza infinita, ci sdraiammo abbracciati quasi come innamorati attendendo che anche mia moglie ed il padre si levassero.

Durante la colazione, robusta invero, tornai sull’argomento della serata precedente dicendo chiaramente al suocero che mi sembrava fuor di luogo il suo broncio, che perdurava nonostante la notte trascorsa. Convinto che noi ignorassimo quanto era lui accaduto, premuroso si era informato discretamente, egli non volle intendere ragioni, e seppur convinto dalla figlia che non doveva svelare alla moglie che aveva assistito all’incontro, insinuò che la moglie non avesse raccontato tutto apostrofandola pesantemente. Con tranquillità gli risposi che potevamo verificarlo, perché la tenutaria mi aveva fatto dono di una cassetta con le scene di quanto era avvenuto alla moglie. Ciò detto mi apprestai senz’altro a far scorrere le immagini sul video. Colsi forte imbarazzo sul viso di mia suocera, silenziosamente mi chiese di sospendere la proiezione ma io nel diniego la rassicurai tranquilla, alla fine le avrei proposto una sorpresa.

Mano a mano che il filmato avanzava il suocero diventava più inquieto, chiaramente era un vero attacco di gelosia, tardiva, ipocrita forse, ma gelosia allo stato puro, egli sapeva che la moglie aveva taciuto solamente l’inculata presa dal negro, chissà per quale attacco di ritrosia poi, ma appariva nero perché si era accorto, forse per la prima volta, della natura godereccia della moglie, inconsciamente pensava forse che era stata sempre cosi e che egli non l’aveva mai ben conosciuta, insomma, mille congetture affollavano il suo cervello incarognendogli gli atteggiamenti. Infatti, quando dopo qualche tempo si arrivò alla suprema inculata del maestoso nerbo del negro divenne una vera furia, come se non vi avesse assistito finse grande sorpresa per aver modo di rimproverare aspramente la moglie. Vanamente la figlia tentò di calmarlo.

lo, dal mio canto, assunsi le sembianze del diavolo affermando che la porcaggine della suocera veniva ampiamente dimostrata dal filmato, essere riuscita a godere con quella colonna infissa nel culo significava indubbiamente che ella era considerabile come una vera dama di bordello, e tanto altro ancora con lo scopo di esacerbare ancora di più gli animi prima della sorpresa finale, quando con candore affermai che se fossi stato il marito di una donna cosi puttana avrei severamente punito mia moglie. Mio suocero prese la palla al balzo e come se non aspettasse altro si avvicinò e tentò di mollare un sonoro ceffone alla moglie. Prevedendolo fui pronto ad afferrargli il braccio e gli consigliai di punirla in modo affinché ne provassimo tutti godimento, pur furente lo costrinsi a ragionarci sopra. Parve avere un’idea e avvicinandosi alla moglie volle spogliarla, poi la spinse a forza sul nostro letto avendo cura di legarla per le estremità. Cominciò a martoriarla, sonori ceffoni si abbattevano sul sedere e sui fianchi della vecchia, pizzichi e graffi le martoriavano i capezzoli ed il seno, con le dita frementi le strappò piccoli ciuffi di peli dal pube e dalle ascelle facendola urlare di dolore. Per nulla impietosito si recò in cucina, prese un randello utile per stendere la sfoglia e tornato nella camera lo ficcò per una buona quindicina di centimetri nel capiente culo della moglie, senza lubrificarlo naturalmente. Attento che la cosa non potesse degenerare mentre egli era andato in cucina avevo sveltamente lubrificato i buchi di mia suocera con una veloce passata di vaselina, ora gli reggevo il braccio affinché non potesse affondare ancora il pesante cilindro di legno. Non pago prese due banane e le conficcò nella fica della moglie continuando ad insultarla ed a martoriarla. Dissi a mia moglie di calmare il padre ed ella pensò subito a tastargli l’uccello trovandolo già ben duro, segno evidente che la rabbia c’era, ma che il piacere cominciava finalmente a sentirsi.

La suocera continuava a lamentarsi ed approfittai del calo di tensione per toglierle il randello dal culo non mancando però di appiopparle alcune sonore sculacciate tanto per far diventare vermiglie le sue grosse, bianche, carnose chiappe. Terminata la sculacciata le sfilai anche le banane dalla fica, sostituii ai precedenti ingombri due belle melanzane che ebbi cura di infilare negli anfratti anteriore e posteriore. La avvisai che, per punizione, avrebbe dovuto tenerle dentro fino a quando non fosse stata autorizzata a toglierle, quindi la slegai mentre la figlia eccitata spingeva il padre sul letto e si conficcava sul suo bel cazzo teso cominciando a cavalcarlo. Feci vestire la vecchia per uscire un poco con una gonna sopra il ginocchio della figlia ed una camicetta bianca, volevo studiare le sue reazioni con due melanzane conficcate nella capiente caverna anteriore e nell’accogliente grotta posteriore, naturalmente non le permisi di indossare slip. Salutammo fermandoci a rimirare mia moglie, che sbocchinava il padre, ingoiare i copiosi fiotti di godimento e c’incamminammo per la strada, fermandoci a guardare le vetrine, nei riflessi notavo che ella approfittava per strusciarsi contro le gambe e per serrare le chiappe quando ci fermavamo, spesso la mandavo qualche passo avanti e la rimiravo camminare un po’ goffamente.

Davanti ad un negozio d’intimo le promisi un regalo ed entrati chiesi alla commessa un completo erotico che ci serviva per un regalo, chiesi che la vecchia lo potesse provare dato che la destinataria del regalo era di corporatura simile. Vidi mia suocera arrossire violentemente ma la ferma gentilezza della commessa in qualche modo la costrinse nel camerino, chiesi la gentilezza alla commessa di assistere la vecchia ed essa con pazienza acconsentì, tesi l’orecchio alla tenda ed improvvisamente sentii la voce della commessa interrompersi, evidentemente la vecchia aveva calato la gonna ed ella aveva avuto la sorpresa di trovarla senza mutande. Dopo poco sentii di nuovo dire “Bisognerà toglierle per evitare che strappino il pizzo” riferendosi chiaramente al gambo della melanzana che fuoriusciva dall’apertura anteriore(quella posteriore era infissa completamente), non potendone più scostai leggermente la tenda buttando dentro lo sguardo da una fessura. La suocera era come paralizzata, incapace di profferire parola; la commessa, in evidente disagio, non sapeva dove poggiare lo sguardo che, peraltro, le sfuggiva sempre in mezzo alle cosce della vecchia. Chiedendo se tutto andava bene entrai nel camerino fingendo anch’io sorpresa per la situazione. Mi scusai con la commessa perchè non immaginavo, pur sapendo che la vecchia era, una vera sporcacciona, proprio mai avrei immaginato quella situazione, non mancai di chiederle di togliere l’ingombro dal buco anteriore della laida. Ella dapprima mi guardò come un pazzo, poi si convinse che il metodo più rapido per uscire dalla situazione era di accelerare i tempi. Chiese alla vecchia di aprire un poco le cosce ed infilata la mano le sfilò la melanzana dall’anfratto. La scorza era naturalmente umida, fu allora che fingendo stupore esclamai “ma tu hai il vizio di ficcarti sempre le cose di dietro”. Ciò detto feci inchinare la vecchia e le aprii le chiappe, il contorno verde dell’apice della melanzana apparve all’interno del suo buchetto posteriore. Dinanzi ad una esterrefatta commessa costrinsi la vecchia a spingere con i reni per facilitare la non facile fuoriuscita della melanzana, l’operazione non fu facilissima, come potei afferrai con le dita la protuberanza e la sfilai d’un colpo. Un flop accompagnò l’operazione ed un urlo usci dalle labbra di mia suocera che, rizzandosi e massaggiandosi come poteva le chiappe cominciò a piangere per il dolore.

Con finto candore la consolai, sussurrandole dolci parole, poi, alzandole con due dita il volto la bacia teneramente sulle labbra di fronte ad una commessa sempre più interdetta. Intrufolai la lingua fra le sue labbra cominciando a picchiettare dolcemente la sua, una mano vagava sui suoi seni stringendole i capezzoli ed accarezzandole i globi, m’interruppi, non volevo certo dare scandalo pubblicamente, forse avrei potuto insistere con la commessa ma mi limitai a prometterle che sarei tornato con la figlia della vecchia porcona, il suo rossore mi confermò che anch’ella era rimasta turbata dalla scena cui aveva assistito. Un bel body di pizzo nero, ornato di rosso e spaccato in mezzo alle gambe inguainò ben presto il corpo della suocera, lo lasciò indosso e, mentre si rivestiva, mi apprestai alle casse con la commessa, le chiesi se poteva pensare lei, gentilmente, a gettare le melanzane poi fissandola negli occhi mi dichiarai sicuro che anche la sua passerina era in subbuglio esprimendole il mio rammarico per non poterla consolare di persona. Le gote imporporate valsero a confermare la buona impressione, avvicinai il dorso di due dita al suo capezzolo, sentendolo turgido e ritto, mi chinai a sfiorarle con le mie le labbra e la salutai promettendole di tornare a trovarla. Intravidi il suo sguardo confuso seguirci mentre uscivamo dal negozio e noi riprendemmo la nostra passeggiata, con la suocera parlammo di varie cose soffermandoci sui cambiamenti che, per un fortunato caso, aveva avuto la sua vita, le chiesi se fosse pentita di aver lasciato sfogare cosi i suoi istinti per una vita inconsciamente repressi. Ci pensò un po’, mentre rispondeva i suoi occhi lucidi mi confermarono che non era per nulla pentita, si dichiarò anzi fortunata di vivere sensazioni che neanche immaginava, e disse di sorprendersi di se stessa, non pensava di riuscire a godere cosi tanto. Mi confessò che il piacere, quando giungeva, la coglieva al cervello, riducendola in balia di chiunque la facesse godere o intravedere il godimento.

Era quello che desideravo sentire a conferma delle mie impressioni, la strinsi a me e camminammo sottobraccio in silenzio, gustandoci quella magica atmosfera che si era creata tra noi. Stringendola a me le annunciai che, a casa, avrebbe avuto modi di vendicarsi del marito invitandola a pensare a qualcosa di tremendo che non escludesse me e mia moglie. Non le svelai i motivi ma, passando davanti un cinema, visto il genere di proiezioni che vi si effettuavano decisi di entrare, pagammo i biglietti e ci sedemmo su un divanetto ad attendere la fine della programmazione precedente, mi alzai per andare al bar lasciandola seduta e dall’altra parte della sala mi gustai lo stupore che i maschi entrando, provavano nel vedere li una donna sola. Quando alcuni cominciarono ad avvicinarsi ripresi il mio posto, anzi insieme ci spostammo in un divanetto più interno e discreto. Li presi a baciarla sulle labbra, giocando con le lingue le sussurravo di giocare a fare gli innamorati quando passava qualcuno, così facemmo fino a che alzando gli occhi non mi accorsi che ci stava mirando un bel maschio, d’aspetto virile e simpatico, accennai un sorriso e poi rigirai il capo per continuare a baciare mia suocera, ebbi cura di far scivolare una mia mano sulla sua coscia facendole risalire il bordo della gonna.

Insommam demmo spettacolo e quando entrammo nella sala molti seguirono i nostri passi, ebbi cura di scegliere l’ultima fila e ci sedemmo nel mezzo. Immediatamente tre o quattro maschi furono in piedi dietro le nostre spalle. Quando iniziò la proiezione ed il buio scese in sala strinsi a me la suocera e baciandola, le infilai una mano sotto la gonna. Allargò subito le cosce ed io mi fermai con le dita a giocare all’entrata della sua caverna. Inutile dire che i maschi alle nostre spalle evitarono accuratamente di seguire la proiezione per dedicarsi a rimirare noi, quando li sentii dietro di noi li guardai e feci cenno loro di non far rumore e provvidi ad alzare la gonna della vecchia per rimirare le bianche cosce, introdussi una mano sotto la sua camicetta scoprendole un seno che, carnoso e bianco quasi splendeva in quell’angolo di oscurità. Continuando a baciarla la mia mano giocava col seno e scendeva fra le sue gambe, poi gli sussurrai di carezzarmi l’uccello. Non servì altro invito, mentre continuavamo a baciarci, lesta mi fece scorrere lo zip e ben presto il mio uccello respirò l’aria di quella sala cinematografica spuntando dagli slip. Due fra quelli alle nostre spalle mi avevano intanto preceduto nel tirare fuori l’uccello e già se lo menavano. Improvvisamente ella s’accorse delle altre presenze alle nostre spalle e sentii irrigidirla, ma, avevo l’arma segreta, lesto le infilai due dita in fica cominciando a masturbarla e dopo qualche flebile tentativo sentii che si rilassava nuovamente impudica e bellissima nell’attesa del piacere, i due più sfrontati cominciarono anche loro a toccarla, le sussurrai di lasciar fare ed ella anche se capivo che non era pienamente d’accordo, lasciò fare. Le mie dita cominciavano ad inumidirle seriamente la fica. Gli ospiti si fecero più intraprendenti ed io, per buon’ospitalità, sfilai le mie dita lasciando loro lo spazio necessario. Altri due maschi si unirono e ben presto la vecchia ridivenne il centro del piacere e delle attenzioni di una pluralità di maschi.

Fu allora che mi alzai. lasciando loro la preda. Per nulla imbarazzati i quattro la circondarono e, cani infoiati, ben presto la costrinsero a combattere con quattro cazzi che la cercavano, la fecero sollevare ed uno se la mise a cavalcioni infilandole il suo olisbo nella fica ormai già fradicia, un altro lo porgeva alle sue labbra. Terminata la prima fase gli altri due la fecero infilare carponi su di uno mentre l’altro se la inculò. Vicino la incoraggiavo a raccogliere tutto il piacere possibile ed ella ne cercava ancora, tanto che sbocchinò uno dei due precedenti e masturbò il quarto. Ben presto le ondate di piacere la sconvolsero e la vidi sussultare oscenamente sconvolta da quei quattro cazzi che la presero più volte in ogni dove. La sala era in un odore di sesso che poteva diventare pericoloso. La rivestii e la ricondussi a casa. Col passo malfermo mi costrinse, ogni tanto, a fermarmi per prendere fiato ed io ne approfittavo per baciarla e complimentarmi con lei. Sentivo vero affetto per quell’essere destinato al piacere, in qualche modo io che la spingevo verso l’abbattimento di ogni limite mi sentivo anche vigilante per proteggerla. Un po’ spaventata, un po’ invaghita dal turbine delle passioni che la travolgevano la percepivo come un essere che dipendeva dalle mie iniziative, non sarebbe stata capace essa di prendere delle iniziative, di rimorchiare un uomo, quantomeno non ancora.

Mi confidò nuovamente che non credeva si potesse arrivare a tale livello di godimento e quando fosse passato, vivere nell’attesa di un nuovo godimento, mi ringraziò di nuovo per averle aperto la via e per come la conducevo verso il piacere totale. Anch’ella si sentiva sempre più legata a me, lo intuivo da come mi abbracciava, da come mi baciava, ma, soprattutto, di come a volte cercava la mia mano e da come il suo sguardo si perdeva nel mio.

Nell’arrivare a casa Le ricordai che doveva vendicarsi del marito, non rispondendo neppure stavolta alle sue richieste di spiegazioni, entrando trovammo i due angioletti, padre e figlia, che dormivano teneramente abbracciati, decidemmo anche noi di imitarli e dopo una rapida doccia ci addormentammo non prima di aver mangiucchiato qualcosa.

L’odore di caffè salutò il nostro risveglio, mia moglie lo aveva preparato e lo serviva a tutti noi.

Pareva non fosse successo niente, il suocero salutò la moglie con un bel bacio sulla bocca. Gli chiesi se fosse tutto passato ed egli si giustificò sostenendo che mai si sarebbe atteso simili scene dalla moglie. Mentiva lo spudorato ed io gli ricordai Pinocchio e di come le bugie avessero le gambe corte. Evitai il suo sguardo interrogativo ed andai a cercare la mammella della suocera perdendo la mia mano su quelle poppe generose “La verità è che eravate due porconi, ma non ve lo siete mai confidati. Perché fingi di indignarti per un godimento se anche tu godi nel vedere e provare simili sensazioni? Non è forse atto d’amore godere del piacere del proprio partner? Eravate due persone sfiorite, spente, rassegnate a vivere di neppure troppo recenti ricordi, Vi abbiamo aiutato a ritrovarvi ed a trovare una vostra nuova dimensione. Si è affermata una sessualità prorompente che ignoravate di possedere se non forse nei sogni di gioventù. Perché rovinare tutto con la finta indignazione? Con la sciocca gelosia? Si, per questo meriti veramente una severissima punizione e vedrai che troverò il modo per fartela affibbiare e meritare.”

L’atmosfera era diventata carica e pregna di attese, rinunciai ad andare a lavorare e feci alcune faccende in casa non mancando, di tanto in tanto, di sbirciare i suoceri. Essi erano in attesa delle rivelazioni che avevo promesso; l’una con la segreta speranza di potersi rifare del marito, l’altro con un po’ di timore non sapendo dove sarei andato a parare. Mi godevo la situazione e mentre mi vestivo mio suocero mi raggiunse in camera chiedendomi cosa avessi in mente. Naturalmente non gli feci capire nulla ma rinnovai piuttosto la sua preoccupazione, poi ebbi un’idea e gli promisi di rinunciare alla vendetta della moglie solo se mi avesse fatto un bocchino ben ingoiando tutto il mio seme. Detto questo mi sfilai le mutande e preparai la telecamera per riprendere la scena, diventò quasi paonazzo chiedendomi se ero impazzito o meno ma gli rinnovai le mie minacce in maniera ancor più esplicita. Con la coscienza sporca dopo qualche attimo di esitazione fu vinto dalla preoccupazione e venne a sedersi sul letto di fianco a dove io mi ero sdraiato. Gli feci dapprima chiudere la porta a chiave e lo denudai.

Quando fu vicino gli serrai le palle e duramente gli dissi di obbedirmi in tutti i desideri se non voleva che le staccassi. Per convincerlo diedi una vigorosa strizzata facendolo mugolare di dolore, gli intimai di cominciare a leccare e baciare i miei capezzoli titillandomi il cazzo con la mano. Lo sentii troppo timido ed un’altra strizzata lo convinse che era meglio andare bene in fondo, accorgendomi del cambiamento gli lascia le palle per smanettargli il cazzo che, molle, cominciò lentamente ad inturgidirsi. Lo feci scivolare lentamente con la bocca, lambendomi il corpo, fino all’inguine ed egli cominciò a leccare il mio uccello ormai duro. Sentivo che anche il suo uccello reagiva, ma volevo tutt’altro che farlo venire e mi limitavo a leggere carezze, distribuite fra randello e testicoli al solo scopo di tenerlo in tiro. Ci prese gusto ed inghiottì il mio uccello e devo riconoscere che se la cavava bene, ben presto l’eccitazione sali e arrivò Sua Maestà il piacere e venni copiosamente nella sua bocca facendogli bere tutto il mio sperma convincendolo con una nuova stretta a ripulire bene ogni mio avanzo di godimento.

Come fini di leccare il mio ventre presi dal cassetto, un fallo artificiale e porgendoglielo gli dissi che avrebbe dovuto incularsi da solo e masturbarsi fino al godimento. Vinsi nel solito modo le sue resistenze e, mentre gli avvicinavo il cazzo finto alle labbra per umettarlo con l’altra mano mi portai sul suo buchino posteriore massaggiandolo lievemente. Vinto nel gioco mentre continuava ad umettare il bell’olisbo con l’altra mano si bagnava lo sfintere abbondantemente con un incessante spola fra la bocca ed il culo. Con la telecamera zoomavo sui particolari godendomi la scena, finalmente si decise ad accostare il plastico fallo di dietro e cominciò a trafiggersi piano. Posizionai la telecamera e mi godetti a lungo la scena, poi avvicinandomi alzai le sue gambe sulle mie spalle, gli tolsi il fallo dal buchino e fu il mio cazzo a perdersi nei suoi intestini, invitandolo a masturbarsi cominciai ad incularlo facendo interamente affondare il mio uccello nella sua grotta oscura. Mentre ritmicamente gli lordavo le viscere la sua mano si masturbava seguendo il mio ritmo. Ben presto, gemendo, venne nelle sue mani ed io feci in modo che egli si ripulisse il suo sperma con la lingua, intanto acceleravo il ritmo e ben presto un poderoso getto di sperma cosparse gli intestini di mio suocero. Sfilai il mio cazzo dal retto e mentre me lo facevo pulire dalla sua lingua gli rimisi ben conficcato nel didietro il cazzo artificiale, lo feci rivestire obbligandolo a lasciare ben infisso il dildo nel suo culo. Gli intimai che non doveva toglierlo per alcuna ragione fintanto che non ne avesse avuto il permesso.

Mi vestii finalmente ed aprendo la porta notai che le due donne mi guardavano interrogativamente, le invitai allora ad uscire tutti insieme e ci dirigemmo a passeggiare nel parco vicino casa. Mi divertivo a guardare mio suocero che camminava sbilenco per via di quanto aveva infisso nel culo, non visto dalle due donne ogni tanto gli davo delle pacche proprio sotto in modo da spingergli il cazzo ancora più in profondo. Ogni volta sussultava e le due donne gli si rivolgevano con sguardo interrogativo; naturalmente egli rispondeva sempre che non era niente e mi divertivo in verità ad imbarazzarlo. Proposi di prendere qualche cosa al bar e fu divertente vederlo mentre tentava di sedersi non riuscendovi, infine praticamente sul fianco si sedette in maniera talmente innaturale che la figlia gli domandò cosa avesse. Fui io a quel punto a spiegarle che il padre non aveva nulla solo uno dei cazzi della sua collezione ben infisso nel culo. Non fu facile vincere lo stupore delle due donne ma le convinsi e poi costrinsi il padre e marito a raccontare che cosa era successo quella mattina mentre eravamo chiusi in camera, cosa che fece con grande disagio mentre io abbondavo nei particolari e nella sua bravura nel leccare lo sperma.

 

 

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