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Racconti erotici sull'Incesto

Un magnifico natale

By 4 Luglio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

La piscina

Fin da quando il mio corpo cominciò ad avere i primi stimoli sessuali li calmavo sparandomi delle seghe megagalattiche e lo facevo con nella mente la figura di mia madre. Era ed &egrave lei la donna con cui bramo copulare. Il mio desiderio di lei ebbe inizio quando la vidi, per la prima volta, stesa, nuda, su un telo a bordo della nostra piscina. Avevo marinato la scuola ed invece di girovagare senza una meta feci ritorno a casa dove sapevo che non c’era nessuno. Andai in camera e aprii la finestra che affacciava sulla piscina. Diedi un’occhiata e la vidi. Fu una sorpresa perché la credevo al lavoro. Mia madre &egrave un avvocato civilista. Che ci faceva a casa? Notai che era nuda. Mi affrettai a chiudere la finestra per non far scoprire che ero a casa. Scesi le scale e mi diressi alla piscina. Costeggiando il lato esterno di una siepe raggiunsi un posto d’osservazione ottimale. Mi stesi sul tappeto d’erba e puntai i miei occhi sul quel corpo statuario steso ad arrostirsi con i raggi del sole. Ho sempre desiderato vederla nuda ed oggi il mio desiderio si avvera. I miei occhi spaziano dalla congiunzione delle gambe e salgono fino alle rigogliose colline che si allargano sul suo ampio torace e sulle quali due grossi capezzoli si ergono come missili puntati verso il cielo. Mia madre &egrave una bellissima donna. Alta, ben modellata. Con un fisico da infarto. Mi venne naturale portare la mano sul mio pube, sbottonarmi i pantaloni, tirare fuori il cazzo e, senza distogliere gli occhi da quella meravigliosa visione, spararmi una sega che culminò in una bordata di sperma che fuoriuscì dal mio cazzo ed andò a spiaccicarsi sull’erba circostante. Il guaio fu che emisi anche un gemito che credo sia stato udito anche da mia madre. Ebbi l’impressione che mi stesse guardando. Non potevo essere sicuro perché aveva gli occhiali da sole. Non azzardai a muovermi per paura di rivelarle la mia presenza. Dopo un po’ tirai fuori il mio telefono portatile e misi in azione la fotocamera. Puntai l’obbiettivo su di lei e scattai una serie di foto di mia madre nuda. Commisi l’errore di non spegnere il flash. D’un tratto vidi che tirò su le gambe ed allargò le cosce. Si mosse e posizionò il corpo in modo da darmi l’occasione di guardarla fra le cosce. Fu cosi che ebbi modo di vedere che al centro del suo inguine spiccava una rigogliosa foresta di ricci ed ispidi peli neri. Ebbi l’impressione che mi stesse facendo volutamente vedere la sua passera. Scattai un’altra sequela di foto facendo delle zumate sulla foresta di peli. Trascorse che furono due ore mia madre decise che era tempo di rientrare. Si alzo e senza coprirsi rientrò in casa. Uscii dal mio nascondiglio e mi precipitai a raccogliere il suo reggiseno e i suoi slip. Li nascosi nella tasca dei pantaloni e mi allontanai uscendo dalla villa. Gironzolai fino all’ora in cui potevo far ritorno a casa. Rientrai ed andai in cerca del mio sogno. La trovai in cucina avvolta in un accappatoio bianco indaffarata a preparare il pranzo. Mi avvicinai e la salutai dandole un bacio sulla guancia.
‘Ciao mamma. Come mai sei già a casa?’
Lei si gira e risponde al mio bacio dandomene uno anche lei.
‘Oggi non sono andata a lavoro. Sono stata a casa. Ho fatto un bagno di sole e poi la doccia.’
Mi soffermo a guardarla. L’accappatoio non &egrave completamente chiuso. La cinta &egrave allentata e si vedono i contorni delle sue favolose gemelle. Gli occhi mi si riempiono di quel ben di dio ed il mio cazzo si impenna.
‘Scusami mamma, devo andare in bagno.’
La lascio e corro a chiudermi in bagno. Tiro fuori il cazzo e mi sparo una sega che culmina in un’esplosione di sperma e con il suo nome sulle labbra. Sono stato un imprudente. Meno male che &egrave in cucina altrimenti non so che figura ci avrei fatto se mi avesse sentito pronunciare il suo nome mentre mi masturbavo. Ritorno in cucina e non la trovo. Attraverso la finestra la vedo che &egrave nei pressi della piscina e si guarda intorno come a cercare qualcosa. So cosa sta cercando. Non li troverà perché quelli sono il mio trofeo. Non li avrà più. Quando fa ritorno le vedo dipinto sul viso una espressione perplessa. Si avvicina e noto che l’accappatoio &egrave più aperto. I due globi sono per buona parte visibili; si intravedono anche parti delle areole. Di nuovo il mio sparviero da segni di inquietudine. Non riesco a trattenere un gemito attirando la sua attenzione.
‘Cosa c’&egrave? Ti senti bene?’
‘Niente, niente mamma e che ‘; cosa cercavi prima vicino alla piscina?’
‘Oh! il mio reggiseno e i miei slip. Sai ho fatto un bagno di sole nuda e quando sono rientrata per fare la doccia ho dimenticato di prenderli.’
‘Eri nuda a prendere il sole? Oh mamma, avrei voluto esserci.’
Mia madre mi guardò; vidi nei suoi occhi una strana luce.
‘Avresti voluto vedermi nuda?’
‘Sì. Perché penso che devi avere un corpo favoloso. Altrimenti non mi spiego il perché quando usciamo a fare passeggiate gli occhi dei passanti che incrociamo si fermano a guardarti. Sembrano orsi pronti a saltarti addosso.’
Il luccichio che avevo visto prima brillare nei suoi occhi ricomparve.
‘E tu vorresti vedere quello che loro non riescono a vedere? Per caso ti senti anche tu un orso?’
A quella domanda una vampata di calore mi investe il cervello e divento più rosso di un peperoncino. Mia madre scoppia a ridere. Si avvicina e mi stringe in un forte abbraccio.
‘Ehi! Non volevo metterti in imbarazzo. Che tu sei un orso uguale agli altri me lo hai detto quando hai espresso il desiderio di volermi vedere nuda. La cosa non mi offende. Al contrario mi fa piacere avere in casa un giovane ammiratore nonché corteggiatore. Vuoi vedermi nuda? mi vedrai. Oggi no; sabato la scuola &egrave chiusa ed io non lavoro. Ci terremo compagnia. Starai con me in piscina a prendere il sole.’
Quell’invito non mi fece dormire. Passai la notte a guardare tutte le foto che le avevo scattate di nascosto e mi masturbai altre tre volte e sempre con la figura di mia madre nuda proiettata nella mia mente. &egrave questo fu il mio modo di attendere il sabato. Il mattino fu lei a venirmi a svegliare. Mi diede una scossa.
‘Dai orsacchiotto della mamma. Esci dal letargo e andiamo in piscina.’
Aprii gli occhi e la vidi. Stava in piedi avvolta in un pareo di velo celeste che non nascondeva nulla ai miei occhi. Si vedeva la macchia di peli che insistevano fra le sue cosce, il suo pube ed il suo ventre piatto, le sue sorellone su cui si ergevano imperiosi i grossi capezzoli che spingevano contro la stoffa come volessero perforarla. Si girò per uscire e vidi anche il suo grosso culo diviso in due fantastiche chiappe. Il mio cazzo ebbe un sussulto ed emisi un grugnito. Lei mi sentì e ritornò a girarsi.
‘Non perdere tempo. Rimanda a dopo. Ora muoviti che a me il sole troppo caldo non mi piace.’
A partire da quel giorno mia madre dedicò molto del suo tempo libero a mostrarmi la sua nudità. E non lo faceva solamente quando era sul prato circostante la piscina. Prese l’abitudine di farlo anche in casa. Ogni week end era per me un calvario. Vedermela gironzolare nuda per la casa mi mandava in tilt. Lei non perdeva occasioni per rinfacciarmelo.
‘Allora cosa ne dice il mio orsetto della sua mamma? Come la trova? Lo sai che un giorno ti presenterò il conto e sarà molto salato.’
Non le rispondevo. Mi limitavo a stringere i denti fino a farli stridere poi correvo in bagno a sfogare la mia frustrazione. Quando facevo ritorno lei mi accoglieva con un largo sorriso.
‘Tutto a posto? Hai pulito?’
Questo stato di cose durò per tutta l’estate ed io non persi l’occasione di immortalarla, con il suo consenso, nuda ed in tutte le posizioni. Con l’avanzare dell’autunno le rappresentazioni del nudo materno si ridussero fino a scomparire del tutto. Sostituii il vero con le sue immagini di cui avevo un hard disk pieno. Lei lo sapeva. Un giorno mi sorprese a guardarle e pretese di vederle anche lei. Il suo commento fu di approvazione per alcune foto e negativo per altre. Alcune le considerava artistiche ed altre volgari. Le chiesi di aiutarmi a farne una cernita a condizione di non cancellarne nessuna. Lo fece. Il risultato fu eccezionale. Raccogliemmo il tutto in cartelle separate e le chiudemmo in unica cartella che aveva, come schermata d’apertura, un primo piano della sua figa dilatata con il clitoride fuori dal cappuccio. Fu un lavoro che mi fece sperare in un futuro più vicino alle mie desiderate.
Il regalo di natale

Arriva il Natale. La sera della vigilia sto in cucina seduto vicino al tavolo a sorseggiare un tazzone di t&egrave quando me la vedo di fianco. Si china e mi da un bacio sulle labbra. &egrave la prima volta che mi bacia in quel modo. Istintivamente le infilo una mano fra le gambe e le accarezzo. Non si sottrae e ne mi redarguisce; mi lascia fare. Incoraggiato dal suo silenzio faccio scivolare la mia mano lungo le bianche cosce fino alla loro congiunzione. Avverto sotto le dita gli ispidi peli. Allarga le gambe. Non ha le mutandine. Niente che le copra il nido. Alzo la testa e la guardo. Mi sta guardando e sta sorridendo.
‘Ti piace? &egrave già un bel po’ che mi chiedo quando ti saresti deciso a toccarmi. Mi sono chiesta il perché non lo facevi. Ho pensato che ti trattenevi perché sono tua madre anche se il fatto di esserlo non ti impedisce di masturbarti pensando a me non come mamma ma come donna. So di piacerti. La cosa mi ha lusingata. Ti ho provocato. Mi sono lasciata fotografare nuda; ti ho anche aiutato a sistemare le foto di me nuda. Non so più cosa inventarmi. Sai perché non ho gli slip? &egrave dal giorno che mi vedesti nuda, per la prima volta, a bordo piscina, che non li indosso. Aspetto sempre che tu me li restituisca.’
Resto scioccato. Divento rosso. Ha sempre saputo.
‘Sai che li ho io e non mi hai mai detto niente? Perché?’
‘Per non traumatizzarti. Quando non li trovai capii che eri stato tu a prenderli. Ti avevo visto. Eppoi ti tradisti quando mi fotografasti. Dimenticasti di escludere il flash. Sapevo a cosa ti sarebbero serviti il mio reggiseno ed i miei slip. Ti masturbavi annusandoli e strofinandoli sul tuo viso. Li hai anche leccati. Ti ho spiato e ti ho visto nel mentre lo facevi. Più volte ti ho sentito gridare anche il mio nome. Poi la cosa mi ha travolta ed ho cominciato a desiderarti. Io ti voglio così come tu mi vuoi.’
‘Tu mi desideri? Ti rendi conto di quello che dici? Sono tuo figlio; veramente pensi che io e te possiamo stare nello stesso letto e comportarci come fossimo amanti?’
‘Prima di essere tua madre sono una donna. Se a te non importa venire a stare nel letto di una tardona dimmelo e la chiudiamo qui.’
‘Chi sarebbe la tardona? Tu? Ma ti sei guardata? Magari le tardone fossero tutte come te. Tu sei la MILF più bona che io conosca.’
‘Sarò anche una MILF, ma tutto quello che vedi &egrave roba mia e quando lo toccherai te ne accorgerai Devo considerarlo un complimento?’
‘Consideralo come vuoi. Resta il fatto che sono stanco di spararmi ‘pippe’ pensando di stare con te.’
Intanto la mia mano continua a giocare con la foresta di peli e le mie dita le scorrono lungo lo spacco delle grandi labbra. Per agevolare il movimento delle mie dita mamma ha leggermente allargato le cosce. La sento gemere.
‘Ti piace?’
‘Un mondo. Non fermarti. E allora? Cosa vuoi fare? Vuoi pagare il conto per il noleggio dei miei slip e del mio reggiseno?’
‘Sì. Dimmi solo come posso pagarlo e dove?’
‘Per me va bene anche qui. La cassaforte la porto sempre con me.’
‘Sono pronto.’
‘Sapessi io da quando sto aspettando? Togli la mano dalla mia passera. Abbassati i pantaloni ed anche gli slip e siediti.’
Non me lo faccio ripetere. Un minuto dopo sono nudo. Mi siedo sulla sedia. Lei si tira su il vestito e, senza distogliere i suoi occhi dai miei, viene a sedersi sulle mie gambe come stesse inforcando una sella e con il pomo che preme contro il suo ventre. Una sua mano viene ad impugnare il pomo della sella e con poche manovre se lo punta fra le grandi labbra. Si lascia andare e la penetro. Un piacevole senso di calore avvolge il mio cazzo. Sono entrato nel corpo di mia madre. Sono tornato lì da dove anni addietro sono uscito. Io e mia madre siamo un unico corpo. Mi sono fuso con mia madre. Siamo due in uno.
‘Finalmente ci sei. Hai visto? Non c’&egrave voluto poi molto per farmi visita.’
‘Mamma, dimmi che non sto sognando.’
‘No, mio piccolo ometto, non stai sognando. Tu sei riuscito là dove tanti hanno sognato e tanti continueranno a sognare. La tua mammina ti cavalcherà e ti porterà fino alle porte del paradiso. Di una cosa ti prego. Quando ti sentirai di stare per raggiungere la vetta del piacere avvisami.’
‘Perché?’
‘Non voglio che tu mi scarichi dentro alla pancia la tua forza. Io sono ancora fertile e non voglio che il mio primo figlio diventi il padre del mio secondo figlio. Se accadesse dovremmo fuggire da questo paese. Non solo. Tu sei troppo piccolo per assumerti la responsabilità di essere padre.’
‘Però sarebbe fantastico se tu mettessi al mondo un figlio nostro.’
‘Appunto. Facciamo in modo che resti una fantasia e nient’altro. Dico bene?’
Non le rispondo. So solamente che la fusione dei nostri corpi raggiunge i più alti gradi della scala Fahrenheit ed io mi sciolgo dentro al ventre di mia madre. Scarico nella sua pancia miliardi di spermatozoi. Mamma, in preda al piacere, dimentica la raccomandazione fattami e solo quando sente le bordate del mio sperma infrangersi contro il suo utero torna con la mente sulla terra.
‘Sei uno stronzo. Ti avevo avvertito. E tu cosa fai? Mi innaffi l’utero. Sei proprio scemo. Ed ora come la mettiamo? Se mi hai messa incinta che facciamo?’
‘Mamma lo faremo nascere. Dirai che &egrave il frutto di un incontro occasionale. Ti crederanno.’
‘Tu dici? Ci credo poco. La gente sa che tipo di donna sono stata da quando tuo padre mi ha lasciato e tenuto conto che non mi ha mai vista in compagnia di un uomo e tenuto altresì conto del rapporto esclusivo che ho avuto con te non ci impiegherà molto a fare due + due. No; dobbiamo trovare una soluzione.’
‘L’unica &egrave ricorrere all’aborto.’
‘Non mi va di abortire. Piuttosto andremo a vivere in una città dove nessuno ci conosce e lo farò nascere.’
Intanto lo sparviero &egrave ancora al caldo nel nido di mia madre e questo gli infonde nuovo vigore. Mamma lo avverte.
‘Di nuovo? Sei appena venuto e sei già pronto per un altro volo?’
‘Penso proprio di sì. Il solo pensiero di te mi mette in ebollizione gli ormoni. Ora che ti sei concessa voglio consumarmi in te.’
‘Allora datti da fare. Anche a me &egrave tornata la voglia.’
‘Devo venirti fuori o dentro?’
‘Mi prendi in giro? Mi hai già innaffiato l’utero; non credo che una seconda volta faccia differenza. No, vienimi dentro. Voglio sentire la tua forza riempirmi la pancia.’
‘Mamma, dopo ci spostiamo nella tua camera?’
‘Amore. Tu da stasera ti trasferirai dalla tua stanza nella mia. Dormirai da me. Prenderai il posto che fu di tuo padre.’
‘Solo dormire?’
Ride.
‘Sei proprio un porcellino.’
Da Babbo Natale ricevetti il regalo più desiderato. Il resto delle festività natalizie lo trascorriamo al chiuso della sua camera e nel suo letto. Mai un natale fu cosi provvido di sorprese. Gravida non lo fu. Per non correre rischi di essere messa incinta si fa prescrivere la pillola. Ci siamo trasferiti in un paese dove l’incesto non &egrave perseguito. Sono trascorsi cinque anni; io e mia madre viviamo come fossimo marito e moglie e niente fa presupporre che il nostro rapporto abbia una fine. Un unico rammarico: non poter generare.

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