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Una settimana con mia Madre

By 9 Giugno 2013Febbraio 9th, 2020No Comments

Prendo in mano il cellulare e chiamo mia madre:
– Ciao, Mamma. Come va?
– Ciao, tesoro! Va bene. Dove sei?
– Sono ancora a Londra, ma domani mattina torno in Italia.
– Ah bene, magari passerai a trovarci allora?
– Papà &egrave con te?
– No &egrave andato a pescare
– Meglio così. Non dirgli che torno domani.
– E come mai?
– Perché ho voglia di vedere solo te.
– Che cosa intendi, tesoro?
– Mamma, sono fuori da due mesi. Non ne posso più. Mi capisci?
– Credo di aver capito che cosa intendi.
– Sono certo che hai capito bene. Pensi di Riuscire a liberarti per qualche giorno da papà?
– In questi giorni &egrave quasi sempre a pesca. Non credo che sentirà la mia mancanza, ma non so che scusa inventare, questa volta.
– Non ti preoccupare, chiamerò papà e te ne troverò io una. Ciao, mamma!

A questo punto compongo il numero di telefono di papà:
– Ciao, papà. Che mi racconti?
– Oh ciao. Sono a pesca
Preso qualcosa?
– Tutta minutaglia, ma ieri ho preso una spigola, da un chilo e mezzo.
– Bravo, papà. Non perdi mai il tocco. Senti, mi ha chiamato una vicina per dirmi che forse c’&egrave una perdita dal mio alloggio. Ho già sentito l’idraulico e verrebbe domani pomeriggio. Il fatto &egrave che sono ancora a Londra e non torno fino a domenica. Non &egrave che puoi chiedere alla mamma di andare ad aprirgli casa?
– Oh, si certo. Così me la tolgo di torno: ultimamente fa sempre storie perch&egrave vado a pesca e non sono mai in casa.
– Non so se riuscirà a finire in giornata.
– Non ti preoccupare, le dirò di fermarsi fino al tuo arrivo. Così ti sistema tutto e poi passerete un paio di giorni assieme. Oramai sono diversi mesi che non ti vede.
– Grazie papà, sei sempre troppo gentile. Adesso chiamo la mamma per dirglielo.

Richiamo mia madre.
– Ciao, Mamma
– Ciao, tesoro. Allora?
– Ho raccontato di una perdita in casa. Papà ha detto di fermarti qualche giorno, almeno fino a domenica.
– Oddio! Sono sei giorni!
– Non ti preoccupare, mamma, sarà solo per domani sera. Così avrai cinque giorni per recuperare.
– Devo preoccuparmi?
– Beh, sai bene che non &egrave mai una passeggiata.
– Lo so, purtroppo.
– Per te va bene, però, mamma, vero?
– Lo faccio per te, lo sai.
– Ti voglio bene, mamma!
– Hai pensato a dove vederci, allora?
– Pensavo di farti accompagnare da Alberto, così non ti stanchi troppo, che ne dici?
– E’ una buona idea, ma papà vorrà accompagnarmi in stazione….
– E tu, alla prima fermata scenderai e ti vedrai con Alberto.
– Va bene. Sai già gli orari?
– Si. Ma non ho parlato con Alberto. Se non ci sono contrattempi direi di prendere il treno delle 9.30. Se ci sono problemi ti chiamo, altrimenti restiamo d’accordo così.
– Va bene, tesoro. Ah mi devo mettere qualcosa di particolare?
– Non &egrave necessario, Mamma…. tanto non sarai vestita per quello che mi interessa.
– Sporcaccione!
– Ti voglio bene, Mamma!

Riattacco e compongo il numero di Alberto, un amico di infanzia:
– Ciao, Alberto, sono io
– Oh ciao! Che mi racconti, giramondo? Dove sei, oggi?
Sono a Londra, ma domani torno a casa ed ho preso alcuni giorni di ferie
– Hai qualche progetto particolare?
– Si e riguarda mia madre. Riesci a prenderti un paio di giorni di ferie?
– Se non ci riuscissi, mi licenzierei pur di venire!
(RISATA)
– Sei un grande! Senti mio padre la mette domattina sul treno delle 9.30 le ho detto di scendere alla prima fermata e di vedersi con te. Controlla qual &egrave la prima fermata per Milano e fatti trovare lì.
– Bene e poi?
– Io arriverò alle 11.30 all’aeroporto di Genova. Vieni a prendermi e poi proseguiremo assieme.
– Ottimo, hai pianificato tutto. A domani, allora.
Sono appena sceso dall’aereo e mi avvio verso il nastro trasportatore dei bagagli. Vedo mia madre.

– Ciao, Mamma, tutto bene?
– Si, ottimamente. Fatto buon viaggio, tesoro?
– Si, certo. Dov’&egrave Alberto?
– E’ fuori con l’auto. Non c’era posto vicino, così &egrave in doppia fila. Adesso lo raggiungiamo
– Aspetta, mamma, che recupero il bagaglio a mano.
– Prendo la grossa valigia verde e ci incamminiamo verso l’uscita.
– Qua dentro c’&egrave una grossa sorpresa per i tuoi seni, Mamma
– Addirittura grossa? (esclama, lei, ridendo)
– Seni grossi, grossa sorpresa.
– Che figlio maiale che ho generato (ride più forte, tanto da far girare una coppia che ci precede a cui rispondo con un sorriso)
– In pochi minuti usciamo dall’aeroporto e raggiungiamo Alberto, che ci aspetta fuori dall’auto fumando una sigaretta. Appena mi vede, mi viene in contro e mi abbraccia!

– Quanto tempo! Allora fatto buon viaggio?
– Si, Alberto e tu?
– Oh si, certo. Quale &egrave il programma?
– Saliamo in macchina che parliamo in viaggio

Alberto va al posto di guida, la mamma davanti, io dietro. Appena seduti, mi metto a palpare i seni della mamma.
– Che meraviglia, mi mancavano proprio! Alberto, li hai già toccati?
– Oggi? Non ancora.
– Mamma! perch&egrave non ti sei fatta toccare i seni da Alberto, questa mattina?
– Non me lo ha chiesto.
– Ma sai che si vergogna senza di me. Dovevi chiederglielo tu. Un po’ come quando si ospita qualcuno in casa. Gli si chiede se vuole un caffe, altrimenti l’altro non si osa, per educazione.
– Hai ragione, tesoro.
– Dai, Alberto, dalle una palpatina, ma guarda la strada.
– Ehi, che morsa, Alberto. Così me li stritoli.
– Dio come sono grosse, Anna! e che capezzoloni!
– Grazie, Alberto
– Secondo me, sono un po’ più morbidi della volta scorsa, sai Mamma?
– Stupidotto. Ho sessantacinqueanni!
– No, dico la verità. Tu che cosa ne pensi, Alberto?
– Che ogni volta mi stupisco per come siano belli, nonostante quello che le facciamo.
– Alberto ha proprio ragione. Ogni volta mi fate patire le pene dell’inferno ai seni.
– E’ quello il divertimento.
– Allora, dove andiamo? (chiede Alberto)
– Pavia
– Fino a Pavia? E perché, tesoro?
– Prima di partire ho parlato di te a delle persone, Mamma.
– Davvero?
– Si: inizialmente avevo mostrato delle tue foto delle tue sessioni sadomaso con noi.
– Oddio e se mi riconoscono?
– Non ti preoccupare: ho oscurato il volto. Ad ogni modo sei piaciuta ed ho ricevuto richieste di esibirti in pubblico. Inizialmente ho desistito, anche se ero compiaciuto.
– E poi?
– Poi mi ha contattato un industriale di Pavia. Ha fatto una proposta che non potevo rifiutare.
– E cio&egrave?
– Intanto un grosso ordinativo per me e per questo ho già ricevuto un premio produzione in azienda. Per noi, invece 10.000 euro e poi… ha promesso un premio per te Mamma, se sarà soddisfatto. E sono certo che lo sarà.
– Ma &egrave un tipo fidato?
– Fidatissimo, Mamma, ed &egrave un vero Signore. Ha solo gusti un po’ particolari… come me, d’altronde. Fondamentale &egrave la discrezione. Ma credo che la cosa sia reciproca.
– E questo Signore ha fatto delle richieste particolari?
– Ci ha lasciato carta bianca, Mamma. L’importante &egrave che lo spettacolo riguardi i tuoi seni e sia brutale.
– Oddio, povera me. Non mi farete troppo male, spero!
– Mamma, non offrono diecimila euro per vederti accarezzare.
– La mamma porta le mani al petto, come per proteggerlo.
– Oddio!
– Su, Signora, le ho visto fare cose tremende in passato
– Si Alberto, ma fa sempre un po’ di paura quello che si inventa mio figlio per i miei seni e se dice che &egrave brutale… lo &egrave per davvero.
– Ci puoi contare, Mamma. Mi spiace, ma i tuoi seni mi fanno morire. Allora sei d’accordo?
– Cosa vuoi che ti dica? Hai già combinato tutto tu.
– Ma se vuoi, possiamo rinunciare.
– Lascia perdere. Sono qui per farti divertire con i miei seni e questo &egrave quello che mi aspetta. Poco importa se ci saranno estranei.
– Grazie, Mamma. Sei fantastica.
– Devi aver sbagliato indirizzo
– No, Mamma. E’ proprio questo. Sono già venuto a trovarlo due volte.

Avevo anticipato a Mamma ed Alberto che era ricco, ma ricco non &egrave la parola giusto per descrivere lo sfarzo e le dimensioni della villa dove siamo arrivati.
All’ingresso ci sono due guardie della sicurezza. Mi presento loro, non sono gli stessi della volta scorsa. Fanno un cenno con il capo, salutandoci con classe, poi aprono il cancello e ci indicano la direzione più breve, dal momento che la casa sorge su un grande parco.

Procediamo lentamente e dopo aver percorso un lungo viale alberato, arriviamo alla villa.

– Ma quanti soldi ha questo?
– Tanti, Alberto. Veramente tanti.
– Diecimila euro sono tanti, anche per torturare i seni di una vecchia come me. (esclama mia madre)

Scendiamo dall’auto. Ci raggiunge un maggiordomo in livrea accompagnato da un autista.
Se i signori vogliono dare le chiavi all’autista, Vi faremo parcheggiare la vettura e portare i bagagli in camera
– Alberto consegna le chiavi
– Vogliate seguirmi, il Commendatore vi aspetta nel suo studio
– Entriamo in casa, superiamo un salone dietro l’altro ed infine arriviamo allo studio
– Signora, ma che piacere incontrarla di persona (inchinandosi a baciare la mano di mia madre)
– Oh, ma che fate? Non sono abituata
– Avete fatto buon viaggio?
– Ottimo, Signor Commendatore
– Sua madre &egrave veramente splendida, meglio che in foto! Le ha già parlato di questa sera?
– Le ho detto lo stretto indispensabile, in auto, venendo qua Signor Commendatore: i dettagli di quello che le verrà fatto saranno una sorpresa, però.
– Meglio così! Sarà più divertente (dice il Commendatore, sfregandosi le mani).
– Vi garantisco che muoio dalla voglia che sia già sera.
Mia madre &egrave imbarazzata
– Bene, adesso il nostro maggiordomo vi accompagnerà nelle vostre stanze e vi descriverà come potrete passare il tempo. Se la Signora vuole, consiglio un trattamento di tutto relax: massaggi, sauna, ecc. ecc. Qui troverà il meglio delle terme, senza dover uscire dalla villa.

Usciamo dallo studio ed il domestico ci accompagna nelle camere a noi destinate. Ci spiega quali siano i passatempi disponibili.
Lo informiamo che non abbiamo ancora mangiato… e così, poco dopo, siamo seduti a tavola.

– Che pranzo favoloso!
– Adesso che fate?
– Alberto, ti va una partita a tennis?
– Volentieri
– E tu, Mamma, che fai?
– Penso che andrò a riposarmi un po’, prima di approfittare della sauna e del massaggiatore personale del Commendatore.
– Fai, bene, Mamma: un po’ di relax &egrave quello che ti ci vuole per essere pronta a questa sera.
– Buon riposo, signora
– Tutto bene?
– Oh si. E’ stato un pomeriggio divino. Mi hanno coccolata finora con massaggi ed aromaterapia. Mi sento rinata.
– Perfetto. In effetti hai una cera bellissima.
– Io ed Alberto andiamo a cena, tu che fai?
– E’ meglio saltare cena, per me. Mi sono fatta portare un the con i biscotti, mezz’ora fa.
– Brava, Mamma. A dopo
– Ciao, Tesoro Immaginavo che alla cena partecipassero molte persone, vista la cifra offerta dal Commendatore per la serata. In realtà eravamo solamente in cinque, oltre che il nostro Ospite, Alberto ed Io: c’era un noto industriale con quella che non poteva essere la moglie e tre altri uomini, a me sconosciuti.

– E così, questa sera, Vostra Madre darà spettacolo?
– Si, Signori
– Pensate che il figlio ha voluto tenerla all’oscuro del programma
– Dei dettagli, Signor Commendatore. Solo dei dettagli. – – Mia madre sa che questa sera ci dedicheremo a pratiche sadiche sui suoi seni.
– E non ha fatto storie?
– Non &egrave la prima volta, Signora
– Come avete iniziato?
– E’ una storia molto lunga. Dovete sapere che da ragazzo spiavo i miei genitori mentre facevano sesso. La loro grande dote era che facevano solo sesso anale e per di più si trattava di un sesso anale violento in cui il massimo scopo per mio padre era far male a mia madre.
– Doveva essere divertente (disse il l’Industriale)
– Oh si. La cosa più bella &egrave che a lei non dispiaceva affatto.
– Ma Voi come facevate a saperlo?
– Beh, io sentivo le urla di lei e spiavo dalla serratura
– Splendido, veramente splendido. E la cosa più estrema che avete visto?
– Una sera hanno fatto un fisting anale completo. Dovevate sentire come urlava, mentre mio padre le infilava la mano intera nell’ano. La cosa più divertente &egrave che lei era d’accordo, nonostante lui avesse impiegato mesi a convincerla
– Complimenti &egrave una pratica veramente rara per una donna. – Ma come &egrave successo che abbiate iniziato a far sesso?
– A dire il vero io e mia madre non abbiamo mai fatto sesso. Almeno non nel senso della penetrazione. Personalmente non mi attirerebbe neppure fare sesso in quel modo con lei.
– E cosa fate?
– Io le torturo i seni, di tanto in tanto. Abbiamo iniziato anni fa, quando io ero all’università. La stavo spiando dalla serratura e lei ha aperto la porta ed ha capito che la desideravo. Mi ha chiesto che cosa volessi fare e io glielo ho detto sinceramente.
– E lei?
– Lei ha sorriso ed ha acconsentito. Le prime volte erano pratiche tranquille: pinzette, corda, frustate, cera bollente. Poi abbiamo iniziato con cose più estreme.
– E lei?
– Ha sempre accettato, perché mi vuole bene
– Pian piano ha anche acconsentito che amici, come Alberto, partecipassero.
– Ma veramente non avete mai fatto sesso, oltre a questo?
– Proprio così, Signora.
– Ma non vi eccitavate a farle quelle cose?
– Oh si, moltissimo, ma io risolvevo masturbandomi, magari anche di fronte a lei, ma senza penetrarla. Invece, l’amico Alberto, più di una volta ha usufruito dei servigi di mia madre, in ogni angolo del suo corpo.
– Oh si, &egrave così accogliente, sua Madre.
– Complimenti &egrave una storia bella e rara. Se siete sfamati di cibo, direi di procedere con il piatto forte della serata

Alla proposta del Commendatore, segue il si, corale, di tutti i presenti.
Siamo in uno dei saloni della villa. La temperatura della sala &egrave stata volutamente innalzata, in modo da rendere piacevole starvi nudi. Un punto di buon gusto da parte del Commendatore: noi vogliamo far male ai seni di mia madre, non farle prendere un raffreddore. La villa &egrave molto antica. Al centro della stanza era stato installato, in epoca remota, un lampadario a candele che veniva acceso a terra e sollevato, in seguito. In epoca moderna, &egrave stato sostituito con un lampadario elettrico, ma oggi il lampadario era stato tolto e, al centro, c’&egrave un argano elettrico che il maggiordomo aveva provveduto a far installare come da mie istruzioni

– Allora, cosa gliene pare? E’ tutto in ordine?
– Si, Signor Commendatore. Pare un ottimo lavoro
– Allora direi di far entrare Sua Madre

In commendatore applaude. Il maggiordomo apre una delle porte e fa strada alla mia mamma, che indossa una veste di seta bianca semi-trasparente e lunga fino ai piedi. Lei entra sorridendo, per nulla intimorita, pur sapendo che la aspetta una nottata di tremende torture sessuali. E’ straordinaria quando si concede così.

– Benvenuta, Signora Anna
– Grazie, Signor Commendatore
– La spogli, per piacere

Il maggiordomo prende una lama ed incide un taglio sulla veste, dal collo, fino ai piedi, dal lato della schiena. Poi incide un taglio identico nella parte anteriore. La veste scivola a terra e mia madre &egrave nuda. Non si &egrave depilata. Ha una peluria incolta di qualche centimetro sul pube: &egrave sempre stata molto pelosa sui genitali. Evidentemente il commendatore non ha dato ordine che la depilassero, questo pomeriggio: gli avevo detto in che condizioni fosse il pube di mia madre..

– Mi sono sempre piaciute le donne al naturale
– Grazie, Signor Commendatore

Il seno &egrave meraviglioso: sempre della sua quarta taglia piena, appena un poco più cadente dell’ultima volta. Io vado matto per la curva che fa, visto di profilo dove parte orizzontale, per poi piegarsi sotto il peso e la massa, fino ad appoggiarsi alla pancia, dove torna ad incurvarsi verso l’alto e la linea del seno incontra quella superiore.

– Suo figlio ci ha raccontato della sua predilezione per il sesso anale, Signora Anna
– Oh si, &egrave stata la grande storia della mia vita, fino a quando lui non ha iniziato ad interessarsi ai miei seni
– E le piace?
– Che cosa? Il sesso anale o la tortura dei seni?
– Entrambe le cose
– Il sesso anale, in genere mi piace. La tortura dei seni, molto di rado: &egrave troppo dolorosa come la vuole fare lui.
– Mamma, questa sera temo che ti faremo più male del solito. (dico ridendo)
– Lo so. Sono qui per questo. Spero solo che il mio dolore vi possa procurare godimento.
– Penso proprio di si, Mamma. Ho portato dall’Inghilterra un prodotto nuovo.
– Di cosa si tratta?
– Guardate

Indico sul tavolo due globi di cristallo, aperti posteriormente.

– Queste sfere sono uniche. Sono costruite per gli oblo dei robot sottomarini, dove devono reggere pressioni enormi. Noi li useremo in condizioni altrettanto estreme, ma inverse
– In che senso, Tesoro?
– Inseriremo i tuoi seni dentro e dopo estrarremo l’aria fino a fare il vuoto.
– Notevole!
– Si, Signor Commendatore. I seni si gonfieranno fino ad occupare tutto lo spazio libero. A quel punto avverrà la parte più spettacolare
– E che cosa?
– Signora, le sfere hanno un gancio che verrà attaccato all’argano e mia madre verrà sollevata agganciata per i seni
– E non si romperà il cristallo?
– No, Mamma. E’ fatto per reggere pressioni pazzesche. Ma il bello verrà dopo.
– E cio&egrave?
– Al momento opportuno, lo saprete!
– Mamma, sei pronta?
– Si, Tesoro
– Allora procediamo. Ma prima chiedo al maggiordomo di misurare la lunghezza dei tuoi seni, in modo da valutare gli effetti.

Il maggiordomo prende un metro da sarta e cinge la circonferenza massima.

– 115 centimetri, Signori
– Mamma adesso piegati a novanta gradi e fai misurare come si allungano
– 25 centimetri dall’inizio della curva sub-mammaria
– Perfetto, adesso possiamo iniziare. Buon divertimento a tutti.

Prendo la prima semisfera e l’appoggio al petto di mia madre, dopo aver sollevato la mammella destra, la infilo dentro. I seni di una ragazza sono rotondi. I seni di una donna di sessantacinque anni sono affusolati e la base si &egrave compressa ed assottigliata: le masse sono scese nella parte immediatamente vicina al capezzolo. Io lo so bene ed ho fatto tagliare le sfere della misura corretta: in pratica un rettangolo dentro la sfera. Il laser ha permesso un taglio preciso in fase di costruzione. Inizialmente ero indeciso ed avevo pensato di far tagliare un cerchio più piccolo, invece di un rettangolo, ma avevo paura di non essere in grado di infilare il seno. Un giorno che mi ero trovato a casa di mia madre, le avevo preso le misure con precisione ed avevo ridotto il tutto di un centimetro per lato, affinch&egrave non ci fossero giochi.
Quando la mammella &egrave dentro, collego un tubo ad una valvola sulla semisfera ed accendo un compressore in modo da creare il vuoto.

Il seno si comincia a gonfiare visibilmente. Il globo &egrave volutamente molto più grande del seno e così in breve le comincia far male la mammella, sotto quella dilatazione innaturale. Avrei potuto scegliere di far costruire i globi in metallo. Ma in cristallo, sebbene più costosi, erano spettacolari, in quanto si vedevano direttamente gli effetti sul suo corpo.

Adesso &egrave la volta del seno sinistro. Per curiosità, attacco il compressore prima di inserire il seno. Appena avvicino la mammella, questa viene risucchiata dentro e la mamma urla:

– Oddio, me la strappa!

Un minuto dopo il seno sinistro ha occupato tutto lo spazio libero.

– Che gliene pare, Signor Commendatore?
– Spettacolare, assolutamente spettacolare, come si sono gonfiati!
– Il vuoto fa miracoli. Mamma, come va?
– Fa male, Tesoro
– Si, Mamma: &egrave fatto apposta

E sorrido. Sgancio i tubicini che hanno aspirato l’aria ed infilo i capi della corda che pende dal soffitto, nei ganci presenti nei globi.

– Bene, Mamma! E’ giunto il momento di decollare!
– Oddio!
– Decollo lento o veloce?
– Lento, ti prego!
– Allora andremo veloce

Risata generale. Imposto l’argano sulla massima velocità e la faccio sollevare in pochi istanti fino al soffitto, mentre lei urla di dolore. Per questa esibizione, il Commendatore non ha badato a spese. Ha finanziato tutto il materiale, dandomi carta bianca. L’argano &egrave di quelli per ancore di motoscafi ed &egrave impostato su velocità d’emergenza con controllo elettronico.
Qui viene il bello, quello che non ho ancora spiegato al pubblico.

Adesso mia madre si trova a due metri da terra. L’argano verrà liberato e la corda verrà sganciata istantaneamente di un metro. Mia madre scenderà in caduta libera di un metro!
– Povera me!
Il seno verrà strattonato con forza, ma non potrà sfuggire all’aspirazione dei globi.
– Sei pronta, Mamma?
– Non credo
– Fai un bel respiro: tre…. due… uno…. via!
La mamma cade e si blocca a mezz’aria. Urla disperata.

– Fa maleeeeeeeeeeeeeeeeeee!
– Lo so, Mamma!

Gli spettatori sono eccitatissimi.

– Si può rifare?
– Si, Signor Commendatore, ma adesso aumenteremo la caduta fino ad un metro e mezzo.
– Fantastico

Sollevo nuovamente mia madre alla massima quota

– Tre…. due… uno…. via!

E mia madre cade di un metro e mezzo. Urlo atroce.

– Adesso viene il bello!
– Che cosa, tesoro?
– Un solo seno! Quale vuoi sacrificare per primo?
– In che senso?
– Lo rifaremo appendendoti ad un solo seno per volta, hai preferenze su quale iniziare, Mamma?
– Ti ho allattato al destro, direi che &egrave quello che ti appartiene per primo.

Lo dice lamentosa. Cinque anni fa, ha già subito un trattamento simile, ma allora era legata ai seni ed il seno si era sfilato casualmente e lei era caduta a terra. La faccio posare e tolgo la corda dal gancio del seno destro. La sollevo di mezzo metro e prendo la quota. Sessantanove chilogrammi divisi su due seni sono tollerabili a fatica, su uno solo sono veramente tanti e la mamma urla e si dimena: per quanto grandi i suoi seni pesano appena un chilogrammo e mezzo l’uno e non sono fatti per reggere un peso simile. Incurante faccio sollevare la carrucola a bassa velocità fino al soffitto.

Tre…. due…. uno……via!

Sgancio rapido, la mamma precipita di un metro e ottanta. Strattone per fine corda. La mammella esce di una ventina di centimetri. Lei sbatte i piedi ed i seno rientra nella sfera, aspirato dal vuoto. Urlo atroce. Lei trema e piange. I presenti applaudono

– Coraggio, Mamma, sei stata bravissima.
– Fa male! Fa tanto male!
– Adesso lo faremo al seno sinistro e poi sarai libera.

Mentre la sollevo inizia ad urinare, priva di controllo… ed ha scariche di adrenalina che le fanno fare movimenti inconsulti.
La faccio cadere. Anche questa volta il seno si sfila e rientra…. ma succede una cosa particolare: il cristallo si appanna e diventa tutto bianco. Faccio posare la mamma a terra e con Alberto la liberiamo e la distendiamo su un tavolaccio. Attivo la valvola per far entrare l’aria nella campana e la sfilo. Il seno cade mollemente, totalmente bagnato e flaccido.
Dal capezzolo le esce un fiotto chiaro. Tutti convergono attorno. La mamma non &egrave incinta. Questo non &egrave latte. E’ l’acqua contenuta nel seno mista alla massa grassa. Gli strattoni ed il vuoto hanno aperto i canali lattofori ed adesso dal seno esce questo zampillo.
Libero anche il seno sinistro, appena inizio a toccarlo, anche da questo escono piccoli getti.
La mamma &egrave cosciente, ma &egrave incapace ad arrestare questa reazione fisiologica.
La facciamo sedere su una poltrona, guardando affascinati queste emissioni.
Anatomicamente le mammelle hanno retto molto bene: non sono cambiate molto: principalmente sono arrossate.

– Signora, gradisce qualcosa da bere?
– Portatele qualcosa di forte, se possibile
– Presto, un cognac per la signora… Ecco, beva
– Come &egrave andata?
– Ho ancora il seno destro?

Mia madre non aveva ancora osato guardare il seno

– Si, Mamma, tutti e due i seni, guardati
– Per fortuna. Pensavo che fosse stato strappato via. E’ stato molto doloroso.

Nel frattempo, il liquido aveva smesso di uscire. La mamma si tocca i seni

– Sembrano vuoti
– Beh sono usciti dei fluidi.
– Senti tu stesso, sono più molli

Effettivamente, al tatto, sono molto più molli di questa mattina in aeroporto.

– Ce la fai a chinarti?
– Si, certo!

Mia madre si solleva e si mette a novanta gradi. Il seno, che da seduta si appoggiava sulla pancia, adesso, totalmente libero, si allunga e cade oltre il gomito.
Il maggiordomo può prendere delle misure?
– Si Signore

Il maggiordomo si affretta a misurare

– 35 centimetri, ben 10 centimetri più lungo di prima, il seno sinistro
– 42 centimetri il seno destro. 17 centimetri più lungo
– Ma &egrave incredibile!
– Pazzesco, signor Commendatore
– Veramente notevole, Mamma. Complimenti!
– Povera me, mi avete quasi strappato i seni
– No, mamma, solo allungati. Ti puoi sollevare?
– Certo, Tesoro
– Il maggiordomo può misurare la circonferenza dei seni?

Il maggiordomo misura

– 112 centimetri al massimo raggio. Tre centimetri in meno
– Mi avete svuotata!!!
– Hai ragione, Mamma! Ma con un po’ di dolci e cibi grassi tornerai come prima!

Mia Madre sembra una vacca sfatta.

– E’ splendido, vero, Signori?
– Si, Signor Commendatore &egrave qualcosa di straordinario
– Se lo spettacolo &egrave terminato, direi di spostarci nell’altra sala. La Signora Anna può allietarci ancora con le sue nudità?
– Volentieri, Signor Commendatore
Siamo nell’altra sala. Ci sono dei divani e molto da bere. La donna che accompagnava l’industriale si mette a parlare con mia Madre

– Mi chiamo, Elena
– Io sono Anna, ma forse lo saprete.
– Si. Suo figlio l’ha chiamata per nome in più di un’occasione. Come si sente, adesso?
– I seni fanno molto male: bruciano ed ho le fitte. Ma va bene
– Perché lo fate?
– A lui fa piacere e questo mi basta, Elena

Si intromette il compagno della Signora Elena

– Ma &egrave vero che suo marito fa solo sesso anale con lei?
– Si, in pratica &egrave vero
– Ed &egrave anche vero che ha fatto un fisting anale completo?
– Si, una volta si
M- amma, fai vedere l’ano ai Signori

Mia madre si piega a novanta gradi ed allarga le natiche. I chili di troppo tendono a comprimere le natiche e a nascondere il grande segreto, ma appena lei allarga i glutei compare una grande voragine. Sebbene sia totalmente chiuso, l’ano descrive un cerchio di una dozzina di centimetri ed &egrave evidente che non &egrave la sua naturale conformazione.

– Mio marito ce l’ha molto grosso, ma quella volta mi ha letteralmente demolita (si giustifica mia madre)
– Lo vediamo, Signora
– A mia madre, però &egrave piaciuto, anche se non se l’&egrave più sentita di rifarlo
– Un vero peccato
– Signora, se le proponessi di rifarlo, qui, adesso davanti ai miei ospiti, lei sarebbe disposta?
– Mi spiace, ma sono veramente provata, Signor Commendatore
– Neanche per altri 20.000 euro?

Mia madre mi guarda indecisa. L’offerta &egrave veramente considerevole.

– Va bene, ma che sia quella di una donna, che &egrave più minuta.
– Elena, Lei &egrave disposta?
– Certamente. Qualcuno ha del lubrificante?
– Mia madre non &egrave abituata al lubrificante, neanche all’acqua o alla saliva: fate tutto a secco!

Risata generale. La mamma &egrave già chinata, Elena &egrave già lì e non resta, per lei, che chiudere la mano a pugno e avvinarla all’ano. Il confronto tra la circonferenza dello sfintere e la mano femminile &egrave impressionante e rende giustizia a quello che ha subito in tutti questi anni il culo di mia Madre. Infatti appena Elena inizia a spingere, la mano inizia a penetrare, senza trovare ostacoli. La Mamma fa dei mugolii, mentre gli astanti stupiti osservano la profondità crescente a cui si immerge il braccio, fino a scomparire ben oltre il polso.
In effetti la mano femminile &egrave molto più piccola di quella maschile. Elena, però, &egrave una vera depravata:in quanto appena inizia il moto a ritroso della mano destra, avvicina la mano sinistra e prima ancora che una sia sfilata, introduce l’altra. Le due mani si sfregano ed entrano alternatamente e veloci…. Improvvisamente rompono il ritmo ed entrano contemporaneamente! La mamma urla. La platea applaude: &egrave la prima volta che la mamma subisce un doppio fist-fucking anale, ma va alla grande! Per cinque minuti Elena e mia Madre vanno avanti così, con Elena che infila e sfila contemporaneamente le due mani e mia madre che si dimena e fa versi.

– Sono tutta sfondataaaaaaaaa!
– Si, Mamma, sei totalmente sfondata!

Improvvisamente Elena si interrompe, sfinita, proprio mentre mia Madre lancia schizzi di urina in preda ad un orgasmo incontrollabile. Elena sfila una mano e con quella dentro, spinge dentro l’ano verso la vagina fino a quando la vagina non si apre ed inizia ad uscire la parete interna, rosata. Un nuovo applauso pervade l’aria. Elena sfila la mano e poi con tutte e due allarga i glutei di mia madre, mostrando un enorme foro aperto, dove prima c’era lo sfintere. Mia madre &egrave sfinita. Si distende su un divano, mentre Elena si mostra nella sua veste reale: &egrave una prostituta di alto bordo ed inizia ad elargire sesso orale a tutti i presenti, me compreso. La Mamma guarda e non dice nulla.
Ogni tanto, qualcuno, eccitato, con Elena impegnata con altri uomini, raggiunge mia Madre e le tocca i seni oppure i genitali o l’ano. La Mamma lascia fare, anche quando il Commendatore le prende a schiaffi i seni martoriati.
All’una di notte, gli ospiti ci salutano e vanno via. Siamo rimasti in quattro: il Commendatore, Alberto, la Mamma ed Io. La Mamma &egrave sul divano che riposa. Il Commendatore apre un cassetto e mi consegna i trentamila euro pattuiti.

– E se facessimo cinquantamila, Signora?
– Cosa vuol dire, Commendatore?
– Altri ventimila euro, così la cifra &egrave tonda.
– Per fare che cosa?
– Per passare la serata con me da solo.
– E’ una grande cifra.
– Anche quello che dovrà fare, sarà grande, Signora.

Mia madre mi guarda e guarda Alberto ed il Commendatore, indecisa. Io non dico nulla.

– E’ una cifra molto grande, non posso che acconsentire
– E sia Io ed Alberto non abbiamo assistito all’incontro notturno tra la Mamma ed il Commendatore, ma fino all’alba abbiamo sentito le urla atroci di mia Madre squarciare il silenzio della notte. Non erano continue, ma inframmezzate da lunghe pause. Al mattino, la Mamma bussa alla mia camera e le apro.

– Portami via, Tesoro, non voglio restare oltre qui dentro
– Si, Mamma, ma cosa &egrave successo?
– Non farmi parlare, andiamo via!

In fretta Alberto ed Io ci vestiamo, saliamo in auto dove troviamo mia Madre, distesa sul sedile posteriore. Partiamo, diretti a casa mia.

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