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Racconti Erotici

Ladri d’amore

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

“L’amore? Be’ quello e’ a parte.”

“amo tantissimo mia moglie. Con lei e’ un discorso diverso, non so come spiegarti, con lei e’ amore”.

“io sono un libertino, non posso rinunciare alla mia sessualita’, ma amo tantissimo mia moglie. Non la dividerei con nessun altra. Non riesco a pensare ad una vita senza di lei, ma la sua mancanza di naturalezza, la sua tensione, allontanano la nostra sessualita’. E’ come se parlassimo una lingua diversa'”.

Solo dopo queste parole, seduta sul letto di una anonima stanza d’albergo, Beatrice si rese conto che gradino dopo gradino come quelli di una cisterna melmosa era sprofondata nel suo amore, in un amore soffocante, fatto di resa totale, di mescolarsi di fiati, di sudore, di esseri, sempre piu’ a fondo fino ad affogarne. Era affogata nel suo amore, ci aveva creduto, nell’amore che provava per Antonio, mentre lui non avrebbe mai rinunciato alla sua liberta’: la liberta’ di tradire solo per il piacere di un corpo.

Le parole di Beatrice erano le sue lacrime.

Beatrice metteva sempre l’emozione anche nell’amore. Il solo desiderio del corpo non la prendeva nei sentimenti, non riusciva a darsi senza allegria, senza sensazioni, in qualche modo tradiva per amore, invece gli uomini vivono solo per il gusto del sesso, senza patimenti e ripensamenti. Gli uomini vivono per la gratitudine dell’orgasmo, per la gratitudine di quel momento di piacere quando il seme esplode fuori dai loro corpi. Vivono per il momento cruciale: la spossatezza del dopo orgasmo. Allontanano cosi’ la solitudine dell’amore. Antonio la stava abbandonando proprio nel momento cruciale in cui lei era piu’ felice ed indifesa insieme, mentre era ubriaca di lui subito dopo aver fatto l’amore, questa volta l’aveva persino coperta di baci e di carezze e lei era convinta che l’aveva fatto con sentimento.

Non dovremmo trascurare niente dell’altro. E Antonio non lo faceva mai. Dovremmo desiderare la sua bocca. E lui la desiderava la baciava, la mordeva, la succhiava, coccolava le labbra di Beatrice. Ci sono così tante parti del corpo che non dovrebbero venire trascurate dalla bocca dietro le orecchie, e lui le mordeva, tutto intorno al collo, e lui le lasciava visibili i segni dei suoi morsi, i polpastrelli delle dita, e lui amava risucchiarli tra i denti, la schiena, e lui la accarezzava per poi colpirla in fondo alle natiche prima con la lingua e poi con il palmo delle mani aperte.

Adorava le sue gambe e Beatrice si lasciava adulare. La lingua di Antonio, la sua bocca percorreva come un lungo arcobaleno che si perde nel cielo le gambe di Beatrice, soffermava il respiro nell’incavo delle ginocchia. Non dovremmo mai trascurare le priorita’ dell’altro. E Antonio curava ogni singolo millimetro del suo corpo. Lo curava con le sue labbra e con le sue parole. E solo allora Beatrice sentiva anche l’odore. Odore del corpo che si scalda. Odore del corpo eccitato, quel miscuglio di sudore, deodorante, profumo, pelle. Odore che si incunea tra le gambe, odore che si insinua nelle pieghe dei glutei, odore che scende dal ventre, odore di sperma. L’odore dell’amore.

Il suo odore.

Ogni volta che le regalava fiori era un miscuglio di forme, colori e petali. La eccitava con i colori e con i profumi, la stordiva per poi ricoprirla di petali e carezze. Una rosa rossa per la passione, un papavero con i suoi petali sbiaditi per la fragilita’ dell’amore, una margherita per la semplicita’ delle sue richieste, voleva solo obbedienza del corpo, un garofano dipinto di azzurro per l’illusione dei sentimenti, quelli che Beatrice credeva di aver trovato. Sempre gli stessi fiori ma lei ancora non capiva. Nascosto tra i petali di un mazzo di fiori Antonio aveva inserito un piccolo anello di rame intrecciato: il simbolo del loro legame. Un intreccio di vite momentaneo. Lei lo rigirava nervosamente con le dita ogni volta che dovevano incontrarsi incapace di rivelare al suo cuore il motivo di quel dono. L’unico ricordo di lui sarebbe stato proprio quel piccolo nodo d’amore.

Antonio lasciava che Beatrice nuotasse in mezzo alle sue carezze, mentre lei ne stava affogando.

E lui non l’avrebbe soccorsa. Non avrebbe soccorso le sue lacrime. Non la voleva.

Sareste capaci voi di non amare chi riesce ad annientare la vostra solitudine?

Scritto il: 8/3/2002

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