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Le mie ex: Bruna 2 Quandu u diavulu t’accarizza

By 4 Giugno 2025No Comments

Si dice che i primi tempi una coppia si nutra d’amore.
C’è del vero.
Poi arrivano le prime difficoltà e paure e dopo tanto volare fra le nuvole, si torna rapidamente a terra.

My kinky little GF Bruna 2: Quandu u diavulu t’accarizza, l’anima voli
Erano passate alcune settimane dalla sera in cui ci eravamo messi assieme e non ho mai avuto un periodo tanto intenso di sesso orale.

A casa mia, ovviamente, ma anche in aula studio o addirittura durante le lezioni, bastava uno sguardo di complicità o una carezza provocante per correre a imboscarsi nel primo posto possibile (e spesso il primo posto era un bagno del’università) a leccarci, succhiare e fare ditalini, ma, la maggior parte dei giorni, nemmeno uscivamo dal suo letto e passavamo tutto il tempo a toccarci, vedere film in videocassetta e mangiare.

Quando mi vedeva un po’ stanco, mi raccontava aneddoti piccanti del suo passato, come quando Franco, il suo ex capo, dopo esserle venuto sulle tette dopo un pompino in macchina, l’avesse fatta salire in casa senza pulirsi, con i rivoli di sperma caldo che le colavano sotto la canottiera lasciando macchie inequivocabili, e di come l’eccitazione per il pompino, l’odore pungente dello sperma e la paura di incontrare qualcuno per le scale le facessero girare la testa e si fosse masturbata più volte, appena entrata.

O come con Federico vedessero regolarmente VHS porno e di come lei fosse affascinata dalle attrici che riuscivano a prendere fino in gola cazzi enormi.

“Non è tanto che il cazzo grosso mi piace più di uno normale, quello che mi eccita è l’idea di diventare tanto brava da poter succhiare bene anche i cazzi grossi” diceva mentre usava il mio pisello (e altri prima del mio) per allenarsi…
“Dovresti essere orgoglioso: tutta la pratica che ho fatto in quest’ultimo anno era per essere abbastanza brava quando mi sarei innamorata di te” mi diceva coi cuoricini negli occhi…
E temo che in questa frase non ci mettesse la minima ironia…

La nostra storia era nota solo a pochissime persone: la sua amica Tiziana, che a suo tempo aveva “benedetto” la nostra unione inventandosi una provvidenziale foratura alla bici, la sera che ci siamo messi insieme e Palma, la sorella maggiore di Bruna, che, inaspettatamente, era una fervente sostenitrice del sesso prematrimoniale, dopo essersi sposata da giovanissima ed essersi trovata incastrata in un matrimonio avaro di soddisfazioni (almeno a letto).

“Non fare il mio errore: fai tutte le esperienze che puoi” le diceva “divertiti e non farti problemi!” e se poi ne trovi uno davvero speciale, “tienitelo stretto, ma non prima di averlo provato”…
Discorsi che mi sembravano sorprendenti in bocca a una contadinotta calabrese, ma dei quali presi mentalmente nota per allargare i nostri orizzonti erotici che, già dopo qualche settimana, sentivo un po’ stretti.

Pompini, seghe, pompini… tutto bello e super eccitante, sia chiaro, ma sentivo il bisogno di sentirmi speciale rispetto a un Franco o un Federico qualunque.

D’altra parte, continuava a promettermi la sua verginità, ma la cosa mi sembrava una pesante responsabilità più che un privilegio, senza contare che, per decisione di entrambi, volevamo prenderci tutto il tempo necessario per pensarci e fare le cose per bene.
Però avevo un paio di idee intriganti e stavo solo aspettando il momento giusto per affrontare l’argomento e proporgliele.

Era sabato sera e avevamo bevuto un paio di cose in un club con i compagni dell’università.

Dalla famosa festa in discoteca, dove si era messa in tiro e aveva passato tutto il tempo a strusciarsi, ballare e limonare sconosciuti, era completamente cambiato il modo in cui era vista nella nostra compagnia e il fatto che tutti la pensassero single rendeva queste serate particolarmente intriganti.
Non c’era volta che qualcuno non le offrisse da bere e che, dopo qualche giro in pista da ballo, non ci provasse sfacciatamente.

Addirittura sapevamo che alcuni compagni di università avevano fatto una scommessa su chi se la sarebbe portata a letto per primo…

Lei trovava molto piacevole il fatto di poter bere gratis tutta la sera e molto buffo il fatto che, da quando aveva iniziato a vestirsi in modo provocante e a truccarsi, si fosse creato tutto questo scompiglio fra i suoi amici.

Quando rientravamo a casa (ovviamente viaggiando separati per non dare nell’occhio) era su di giri e moriva dalla voglia di farmi sapere quanti cazzi aveva fatto rizzare.

“Fabiano è un porco, ha provato a toccarmi le tette mentre ballavamo, ma Giorgio oggi era davvero pressante, mi ha provato a baciare almeno due volte e in pista mi strusciava continuamente il pacco contro il culo” mi diceva mentre si spogliava .

“E tu cosa hai fatto?”
“Per il ballo l’ho lasciati fare, eravamo presi bene, però non mi sono lasciata limonare… Dici che sono troppo stronza? Giorgio mi ha anche offerto due Mojito…“ diceva con quell’aria falsamente ingenua che le usciva fuori quando era brilla ed eccitata.

“Sicura di aver fatto la brava tutta la sera? Ho sentito Giorgio dire che preparino i soldi perché fra qualche giorno vince la scommessa” le chiesi sdraiandomi accanto a lei e iniziando ad accarezzare la coscia.

“Si io bravissima, ma lui che si è messo in testa? Gli ho giusto dato qualche bacino innocente per farmi offrire il secondo mojito”.
Il suo concetto di fare la bravissima era molto flessibile…
Mentalmente presi nota.

“Solo qualche bacino innocente? mi ha detto qualcosa di diverso…” le sussurrai all’orecchio mentre sdraiato dietro di lei stavo apprezzando il laghetto in mezzo alle sue cosce.

“I maschietti esagerano sempre: sono stata super brava. Gli ho dato un bacio con un po’ di lingua per convincerlo a pagarmi il terzo mojito, ma aveva finito i soldi quindi gli ho solo palpato il cazzo sopra i pantaloni, che era durissimo, ma l’ho mollato lì e sono tornata al tavolo da te, il mio unico grande e squattrinatissimo amore…” mi disse mentre con la sua mano guidava il mio ditalino e girando la testa mi baciava con passione…

“E se la prossima volta ha con sé i soldi per offrirti da bere, che fai? Ti fai accompagnare a casa e lo ringrazi come facevi a Franco?” le chiesi aumentando il ritmo del ditalino, mentre con l’altra mano le torturavo una tetta…
“No…” ansimò “Cioè non so, se non stavamo assieme magari sì, forse… Ce l’ha bello grosso” diceva con voce maliziosa, rotta dal piacere che stava crescendo.

“Insomma, se non ci mettevamo insieme quella sera adesso eri a spompinare il primo che ti offriva da bere?”
“non so, dipende…” rispose sempre confusa dall’alcol e dal ditalino, ma anche bravissima a dire le cose che sapeva mi avrebbero eccitato.

“Oppure continuavi a lavorare in discoteca e finivi in macchina con Franco a spompinarlo tutte le sere?” la provocai ulteriormente
“No, non si accontentava più solo di pompini in macchina … mi voleva portare in motel… per farmi il culo, ma avevo paura che non che non voleva
solo il culo” mi disse un attimo prima di venire…

Insomma, il problema non era dare il culo in motel, ma che Franco non si accontentasse solo del culo.
Mentalmente presi nota mentre mi alzavo per prendere una sigaretta da dividerci e un tubetto di crema Nivea che sembrava poter tornare utile di lì a poco.

“Ma tu lo hai mai preso lì?” le chiesi senza troppi giri di parole mentre con le dita umide di saliva le accarezzavo lo sfintere…
Era ancora intorpidita dall’orgasmo e dall’alcool e non mi rispose.

Ripetei la domanda dopo averle dato uno schiaffo su una natica, azione che, automaticamente, la riportò sulla terra .
“No, no… A tanti ragazzi non piace l’idea di metterlo in quel posto perché… è sporco”.
Quindi di nuovo il problema non era dare il culo, ma i ragazzi che non glielo chiedevano.
Anche di questo presi nota…

“Nemmeno di recente, nessun tentativo?” insistei
“Federico voleva, ma nei video sembra tutto semplice, mentre non sapeva bene come fare, mentre Franco , te l’ho detto… mi ha proposto tante volte di accompagnarlo in un motel e farmi per bene il culetto, ma avevo paura che non si controllava e mi scopava.”

“Facciamo un tentativo?” dissi mentre spalmavo un po’ di nivea sulle dita.
Un po’ esitante, ma non osando opporsi, si mise a pecorina come aveva visto fare nei film porno.

Mi venne da sorridere: all’epoca non ero un esperto di sesso anale, ma ne sapevo abbastanza da sapere che non era certo la pecorina la posizione migliore per svezzare un culo vergine.

La feci sdraiare su un fianco e mi misi alle sue spalle, baciandole il collo e dicendole cose carine nell’orecchio, tipo che mi piaceva tanto, che era bello condividere una cosa così intima assieme…bla, bla bla… Tutte cose che non erano nemmeno vere bugie…

“Non saresti contenta di dare a me il tuo culetto invece che a Franco in uno squallido motel?” le sussurrai mentre iniziavo a strisciare un dito sul suo sfintere…
“Si, ma ho paura che mi fai male…”
“E non avevi paura che Franco ti facesse male?”
“Certo e infatti in motel con lui, col cazzo che ci sono andata…” rispose con una sincera risata e una logica inoppugnabile.

La sua battuta aveva spezzato la tensione (come si fa a non voler bene a una ragazza così?) e iniziai lentamente a introdurre due dita ben lubrificate con la Nivea.

“Fa male?”
“No…E’ strano ma è ok…fai piano”
Introdussi medio, indice e pollice come a creare un piccolo cuneo e spinsi lentamente più in fondo

“Adesso fa male?”
Con una mano si era appoggiata al mio braccio, per essere pronta, in caso di dolore, a spostarlo, mentre gli occhi erano chiusi, concentratissima….
“No, tutto bene… L’hai già messo dentro?” mi chiese dimostrando di essere un po’ confusa oltre che preoccupata.
“No, ti sto mettendo le dita per prepararti… Te lo dico quando te lo metto… Aggiungo un dito per allargare un po’ di più”

“Quante dita sono adesso?”
“Sono 3…Adesso lubrifico bene e metto un quarto dito. Va bene?”
“Si ma fai pianissimo… Sono brava?”
“Si sei bravissima, la migliore fidanzata del mondo” le dissi dandole un bacino dietro l’orecchio a cui lei rispose con un nuovo sorriso

“Mi sa che non vuoi la migliore fidanzata del mondo, tu vuoi la più porca…” disse con tono malizioso…
“Perché la migliore fidanzata non può essere anche la più porca?”
“Non tutti la pensano così…” sospirò.

Ero arrivato a 4 dita, dentro il culetto, entrate con una certa facilità che mi fece pensare che la signorina non fosse poi così inesperta di sesso anale come voleva far credere.
Mentalmente presi nota.

“Sei stata super brava, adesso te lo metto dentro. Tu inizia a toccarti”
“Fai solo piano ti prego” piagnucolò mentre lentamente eseguiva il mio ordine…
Mi segai per qualche secondo per renderlo rigidissimo, spalmai un po’ di Nivea sul glande e lentamente spinsi finchè non trovai una certa resistenza.
Bruna era senza fiato, ma non smetteva di toccarsi

“Come sta andando?”
“E’ grosso!”
“Adesso dovrò un po’ forzare” dissi fingendomi preoccupato per lei.
Lei mi strinse fortissimo il braccio con la mano libera e si morse le labbra con gli occhi chiusi… Senza dire niente mi stava dando l’ok per andare avanti e, tutto questo, se possibile, mi rendeva ancora più eccitato.

“Fai solo piano, ti prego” sussurrò coi denti stretti, ma intuivo che, arrivato a quel punto, invece, era meglio un colpo secco, o la va o la spacca, quindi con un colpo di reni, le entrai dentro per altri 4-5 cm.

Lei non disse nulla, ma morse il cuscino per soffocare i lamenti,..
Adesso il cazzo non trovava più grande resistenza e iniziai a pomparla lentamente per farla allargare, aspettando il momento giusto per darle l’ultimo colpo e infilarlo fino in fondo.
La mia amica Gisella, molto appassionata di sesso anale e tante altre simpatiche cosine vietate dal Vaticano, sostiene che rompere il culo sia come farsi la ceretta: lenta e accurata preparazione, ma poi al momento giusto chiudi gli occhi e via, se invece hai dubbi o esitazioni, rischia di essere molto peggio. E chi sono io per contraddire una tale esperta?

“Fa male?” le chiesi
“Un po’ si…brucia… fai in frett..”
Non le lasciai finire la frase perché approfittai di quel suo momento di distrazione per dare il colpo finale e infilare il cazzo dentro il culo fino alle palle.
Lei era totalmente senza fiato con gli occhi barrati e la bocca aperta.
Mi fermai completamente, un po’ per godermi il momento in cui prendevo ufficialmente possesso della sua intimità, un po’ per sincerarmi che tutto fosse a posto…con la sua mano cercò la mia, che mi strinse fortissimo, come a condividere quelle sensazioni.
Ottimo segno.

“Adesso è tutto dentro, tutto tutto…” le sussurrai
“Ho tutto il cazzo nel culo?“ mi chiese col fiatone
“Si, sei stata brava… super brava. come ti senti?”
“Sfondata…Sfondatissima”
“Sfondata che senti male o sfondata che ti senti porca?”
“ Prima aperta…adesso” aggiunse con un tono diverso “Adesso sfondata super porca, non fa tanto male”

Le diedi tanti bacini dietro le orecchie e il collo, mentre lei girò la testa per cercare la mia bocca.
“Adesso inizierò a scoparti il culo… va bene?”
Rispose ripetendo “fai piano però” sempre rivolgendo verso di me il suo sguardo e accennando una specie di sorriso nonostante il suo ansimare
“Inizierò pianissimo…” le giurai iniziando a muovere i fianchi di pochi millimetri
“Vero che sono una brava fidanzata?” mi chiese con lo sguardo preoccupato di chi ha paura di essere giudicata male
“La più brava del mondo.” la rassicurai
Mi rispose con un bacio e un sorriso, mentre progressivamente stavo aumentando il ritmo della scopata.
Anche lei si stava rilassando e riprese a toccarsi seguendo il ritmo del cazzo nel suo culo.

“Ti piace?” le chiesi
“Non lo so, è strano.”
“Vuoi che mi fermi?”
“No… solo non capisco… se mi piace… però è eccitante sentirsi presa così”
“Così come?”
“In culo”
“Ripetilo ad alta voce se hai il coraggio” dandole uno schiaffo sonoro su un gluteo.
“Mi stai rompendo il culo!!!” ripetè con voce abbastanza alta da farsi sentire anche negli alloggi vicini

“Dì la verità, lo avevi già preso dietro? “
“Solo poco”
“Solo poche volte o solo poco cazzo?” la incalzai.
“Ho provato qualche volta… mai fino in fondo…”
“Quando stavi in Calabria?”
“Si e anche con Federico, ma non lo infilava fino in fondo perché mi faceva subito malissimo, poi quando iniziava a muoversi, lo supplicavo di venire in fretta… Tu invece.. Tu mi stai facendo impazzire…”
Presi mentalmente nota che anche il suo concetto di “no, non l’ho mai preso in culo” che mi aveva espresso qualche minuto prima, era molto personale e si poteva declinare in base alla necessità.

“Adesso vedi come scivola bene? Adesso ti scopo un po’ più forte e ti vengo dentro” dissi con l’intenzione di vendicarmi di tutte le bugie che mi aveva raccontato.
“Me lo vuoi proprio devastare?” piagnucolò
“Mi sa che ti tocca…Se vuoi essere la migliore fidanzata del mondo” risposi iniziando a scoparla di brutto, tanto da far cigolare il letto
“Mi stai proprio… inculando a sangue…mi fai sentire molto porca”
“Eh si e tu stai diventando bravissima a prendere il cazzo” le sussurrai mentre sentivo montare tutta l’eccitazione accumulata nella serata
“Se dopo tutto questo, non mi offri da bere per un mese sei una merda e vado col primo che capita” dichiarò con un mezzo sorriso
“Se vuoi una ricompensa dovrai meritartela fino alla fine” dissi ansimando mentre aumentavo ulteriormente il ritmo in previsione della sborrata “Sto per venire…ti sto per riempire il culo” ringhiai dopo pochi secondi.

Gli ultimi secondi dell’inculata furono frenetici, con Bruna che appena sentì lo schizzo caldo nel suo intestino, a sua volta venne in modo rumoroso e convulso.
Non ho idea di quanti fiotti schizzarono dal mio cazzo, ma non sembrava finire mai… finimmo quindi abbracciati stretti e silenziosi per lunghi secondi…

“Che botta, sento le orecchie che fischiano…” sospirò cercando di riprendersi dal batticuore… “non ero mai venuta così forte” aggiunse facendo un sorriso e una faccia buffa nonostante il fiatone.
E poi… “Amor, tutto fantastico, ma adesso mi brucia da morire” sussurrò un po’ imbronciata, zampettando, nuda e sculettante, verso il bagno…

Nelle settimane successive il sesso anale divenne una gustosa novità nel menù erotico della casa: all’inizio cercavamo di non farlo troppo spesso, anche per dare tempo di guarire a escoriazioni e piccole lacerazioni che, inevitabilmente, apparivano dopo questi primi rapporti.
Ma il suo corpo giovane e tonico rispondeva bene e dove non arrivava il fisico, era il suo desiderio a guidarla.

Per farla breve, una volta che il suo sfintere fu ben allenato e poteva ricevere il cazzo senza particolari rituali o preparazioni, spesso era lei a proporre il sesso anale.

Fu in questa fase che compresi pienamente una cosa: Bruna aveva SEMPRE voglia di cazzo.
Letteralmente.

Capisco che nell’universo dei racconti erotici, una ragazza giovane, graziosa e che non si nega mai, anzi spesso prende l’iniziativa, sia una creatura mitologica, la protagonista stereotipata di tanti sogni maschili, ma, se trasportata nella realtà, questa situazione crea un bel po’ di problemi.

In primo luogo perché, pur esssendo un maschio sano e nel fiore degli anni, fare sesso più volte al giorno tutti i giorni mi stava letteralmente spolpando!

Non si dica che potevo prendermi una pausa: se per caso ero un po’ sottotono, Bruna trovava comunque il modo di eccitarmi, stuzzicandomi in mille modi, dal più banale, come accogliermi in casa vestita solo con una vestaglietta trasparente, altre volte in modo più malizioso, civettando con altri ragazzi all’università o dando un po’ di corda ai loro approcci in modo da ingelosirmi, o, anche più morbosamente, raccontandomi di come si fosse comportata da zoccola con qualche suo ex, o come si sarebbe comportata da zoccola con qualcuno dei suoi corteggiatori, se fosse stata single o, chi lo sa, anche solo se non fossi stato presente.

il secondo problema portato da questa bulimia sessuale si rifletteva sul nostro rendimento universitario: non che prima fossimo studenti modello, ma passare tutti i giorni a casa e non seguire le lezioni, di sicuro non aveva migliorato le nostre chances di arrivare alla laurea.
Questo poteva significare, per me, perdere definitivamente il piccolo contributo mensile da parte dei miei genitori, ma per lei, se fosse venuta fuori la ragione del suo pessimo rendimento, significava essere richiamata a casa in calabria.

Nonostante questi problemi non fossero da sottovalutare, il vero elefante nella stanza era ancora un altro: dopo aver lasciato il lavoro in discoteca, Bruna non guadagnava più e, presto, avrebbe esaurito tutti i risparmi.

I suoi le passavano quel che potevano e forse anche qualche soldo in più, ma se Bruna poteva permettersi quell’appartamento, era esclusivamente grazie ai soldi che le garantiva lavorare nel weekend in discoteca.

Non voglio annoiarvi con conti e calcoli.
Basti sapere che in discoteca, fra soldi e soprattutto mance, guadagnava abbastanza da pagare affitto, bollette e alimenti, mettendo via anche qualche soldino e con parecchio tempo a disposizione per seguire le lezioni e studiare.

Non fosse stato per i pompini che doveva fare al capo e le continue molestie dei clienti del locale, sarebbe stata una situazione ideale e finchè era single, i fatti dimostrano che nè l’una nè l’altra cosa era per lei un vero problema.
Mentre i soldi iniziavano a essere un problema eccome.

In realtà sarebbe ingiusto dire che non aveva cercato nulla, anzi: per due settimane si era dedicata anima e corpo a un’attività di telemarketing, scoprendo poi che tutto il lavoro le aveva fruttato pochi spiccioli, visto che molti clienti cambiavano idea e non ritiravano i pacchi ordinati in contrassegno, mentre lavorando nel weekend in birreria guadagnava solo una frazione di quello che prendeva in discoteca (dove le mance dei clienti maiali erano molto generose), risolvendo solo in minima parte il problema di mantenere il suo appartamentino.

Era un giovedì, e come al solito avevamo esorcizzato i nostri problemi e le nostre paure facendo sesso per tutto il pomeriggio, ovviamente limitato a tutto ciò che si poteva fare senza mettere in pericolo la sua “Integrità”.
In effetti avevo notato in lei un fuoco particolare, come se fosse più concentrata a cercare di farmi venire il maggior numero di volte possibile, più che a cercare anche il suo piacere…

E come spesso capitava, il suo modo di fare mi aveva stregato ed ero venuto già due volte, compresa l’ultima con un pompino con ingoio immediatamente dopo averglielo messo in culo.
Fra tutte le cose che facevamo questa era l’unica con cui non si trovasse perfettamente a suo agio e il fatto che fosse stata lei a proporla, avrebbe dovuto farmi intuire che qualcosa non quadrava.

Avrebbe, dico, perché, come ben sappiamo in certe situazioni in noi maschietti, tutto il sangue defluisce dal cervello verso il pisello, rendendoci, in certi casi in modo permanente, intelligenti e reattivi come un paracarro.

“Lo sai che ti amo tanto?” mi disse mentre eravamo abbracciati a letto “e che ce la metto tutta per essere la fidanzata migliore del mondo”.
Dopo un’esibizione di arti amatorie del genere avrei annuito anche alla richiesta di darle un rene

“Si, me lo dimostri ogni giorno” risposi esausto.
“Sai che non vorrei mai tradire la tua fiducia, vero?”
Nonostante il rincoglionimento post orgasmi multipli, stavo iniziando a capire che gatta ci covava…
Mentalmente presi nota e… Vediamo dove vuole andare a parare, pensai.
“Certo”
“Mi hanno offerto un buon lavoro in un locale” annunciò con entusiasmo “E’ anche ben pagato, però prima di accettare voglio essere sicura che per te è ok.”

“Torni a lavorare in discoteca da Franco?”
“Nooooo, certo che no, per chi mi hai presa?” con tono offeso
“Allora dov’è il problema?”
MI baciò entusiasta “Sapevo che avresti capito”

“Capito cosa? Di che lavoro si tratta?” fingendomi geloso, quando in realtà ero soprattutto curioso.
“Ah si vero… mi hanno proposto di fare la bartender, mi pagano 100.000 lire a sera per il weekend, più mance… risolverebbe tutti i miei problemi” rispose sfoggiando il miglior sorriso del suo repertorio
“Ma tu hai mai fatto la bartender?”
“Mmm no, però ho visto fare un sacco di cocktail e imparo in fretta”
La cosa era talmente strana da risultare sospetta…

“Quindi ti pagano 100.000 lire per non sapere fare i cocktail?”
“Uff, mi fai incazzare quando fai così il negativo” rispose imbronciata…
(per lei fare il negativo significava dire qualsiasi cosa di buon senso, in certi casi).
“E poi scusa che locale sarebbe? E chi te lo ha proposto?” le chiesi iniziando a innervosirmi veramente.

“Guarda, è un locale molto carino e raffinato in centro, niente maranza che ti palpano a tradimento”
“Si, mi immagino… Per pagarti così bene, come minimo è un night o uno strip club dove dovrai lavorare in topless” replicai sarcastico.

“Ecco, era questo il punto. TI darebbe fastidio? Mi hanno assicurato che, se non vuoi, non succede niente e che la clientela sono personaggi distinti dell’alta borghesia. Poi ci sono le mance, insomma, molto meglio del lavoro in discoteca e rischio pure di guadagnare di più” mi disse tutto d’un fiato, cercando di convincermi che fare pessimi cocktail mostrando le tette a sconosciuti fosse un lavoro come un altro.

Ma soprattutto, come avevo imparato conoscendola, erano i dettagli a fare la differenza, in particolare quel “se non vuoi, non succede niente”, che sembrava l’equivalente simmetrico di dire che se una sera magari alzava il gomito e si lasciava andare, le poteva succedere di tutto.
Mentalmente presi nota, ça va sans dire…

Ora, è vero che è tutto il racconto che dico di eccitarmi per questa sua vena zoccolesca ed esibizionista, ma istintivamente pensai che quella era una situazione limite anche per i miei, piuttosto elastici, principi morali.
Un conto è avere la fidanzata che civetta con i maschietti, un conto è che prima di metterci insieme ricevesse regali dal suo capo in cambio di pompini, ma saperla a fare la zoccola in un locale di strip era un po’ troppo… o forse no?

Perché immediatamente un altro pensiero si alternò al primo…
Iniziai a pensarla a mostrare le tette o anche altro, in un night davanti a maschi con la bava alla bocca e trovai la cosa nuova ed eccitante.

Me la immaginai a fine serata, un po’ brilla, a “lasciarsi un po’ andare” con i clienti e poi piena di vergogna dovermi confessare, riluttante, che si era trovata a fare “qualcosa” e che mi avrebbe fatto qualsiasi cosa per farsi perdonare.

Improvvisamente vidi la cosa come un’opportunità di metterla alla prova ed esplorare i suoi limiti, oltre che per creare situazioni che rompevano la nostra routine erotica, il tutto risolvendo anche i suoi problemi economici.

Pensando queste cose il cazzo mi era tornato duro, lei scese a dare una generosa leccata alla cappella e poi si accovacciò per massaggiarlo fra le tette mentre mi guardava dritta negli occhi sorridente: quella mia reazione dimostrava, più di 100 parole, che non mi sarei opposto a questo nuovo “lavoro”.

“Ho delle belle minne, vero?” mi chiese maliziosa mentre continuava quella spettacolare spagnola.
“Sono bellissime” ansimai.
“Sai che da ragazzina erano ancora più grandi? Prima me ne vergognavo poi ho scoperto che i ragazzi impazzivano, anche quelli più grandi di me. Quando al mare mi mettevo in bikini, succedeva di tutto”
“In Calabria intendi?”
“Si, certo… C’erano i ragazzi più grandi che mi offrivano gelati o regalini per baciarmi, toccarmele e farsi toccare”
“E tu che facevi? Accettavi?”
“Eh, dipende…”
“Se erano carini?”
“Anche, ma soprattutto se riuscivamo a trovare il modo di appartarci senza farlo capire ai miei parenti… In qualche caletta nascosta o in pineta”
“E facevi pompini?”
“Ho iniziato più tardi, all’epoca mi faceva impressione leccarlo” e nel dirlo diede proprio una bella leccata alla cappella per poi continuare a massaggiarlo fra le tette.
“Quindi è allora che hai iniziato a fare le spagnole?”
“Un po’ si, ma in realtà facevo soprattutto seghe. Danno meno nell’occhio e far scivolare la mano dentro il costume è un attimo… Ero spericolata all’epoca” disse sorridendo maliziosamente.
“In che senso?”
“Dicevo ai miei che dovevo rientrare prima in paese, con la scusa di studiare. Mi piazzavo in ultima fila del bus e il ragazzo si metteva accanto a me. Se era sveglio bastava un’occhiata per intendersi e guidava la mia mano dentro il suo costume. Il viaggio durava più di mezz’ora e se prendevamo il bus di metà pomeriggio, era praticamente vuoto. C’era il tempo e il modo di farlo venire anche un paio di volte, o, se c’era la situazione giusta, fare contenti anche due o tre ragazzi in un solo viaggio. All’arrivo mi offrivano gelati, dolci e mi facevano regalini… Mai soldi però! Mica sono una puttana!”
Insomma già ai tempi del liceo la signorina si dava parecchio da fare.
Mentalmente presi nota.

“E come facevate con la sborra?” chiesi curioso
“Beh venivamo dal mare, non ci mancavano gli asciugamani all’occorrenza. Ma era il mio posto il problema: io ero sempre fradicia e lasciavo segni sui sedili. Presto l’autista capì il perché di quelle strane macchie e mi fece un discorsetto…”
“Per sgridarti o per avere anche lui la sua parte?”

Bruna sorrise, “Diciamo un po’ l’uno e un po’ l’altro… Però ero piccola e pensare di fare cose con un adulto mi spaventava. Per cui feci finta di non capire le sue allusioni al fatto che vedermi fare la troia in ultima fila gli faceva venire il cazzo duro e che ero crudele a farlo lavorare così. Smisi di prendere il bus di metà pomeriggio e iniziai a tornare al paese con mia sorella e il marito con il bus successivo e quindi con un autista diverso, smettendo di fare la spericolata… Però sappi che adoro certe situazioni!”

Mademoiselle, non ne avevo dubbi pensai mentre fra la spagnola, la situazione, il suo racconto di come faceva la “spericolata” da ragazzina e l’idea che iniziasse a lavorare in un topless bar, sentivo crescere il piacere, ma prima di venire come un lampo mi venne in mente una domanda…

“Ma quelli del locale, come fanno a sapere che hai delle belle tette? Hai mandato foto o hai fatto un colloquio in topless?”
“Amor non avrei mai fatto una cosa del genere alle tue spalle.” rispose orgogliosa, per poi aggiungere, “Il provino devo farlo domani pomeriggio, anzi direi che è il caso che mi accompagni…”.

“Insomma vuoi che ti veda mentre mostri le tette ai padroni del locale?”
“Beh sicuramente le tette, ma anche il culo e visto che mi hanno chiesto depilazione completa, credo proprio che vogliano vedermi in perizoma se non tutta nuda… Per come sta diventando duro il tuo cazzo, mi sembra che l’idea non ti dispiaccia e pure io mi sentirei più tranquilla ad averti lì presente. Anche se…”.

E in effetti l’idea di questo casting ai limiti del porno e il fatto di dover assistere, mi stava facendo impazzire di gelosia e di eccitazione.
“Anche se, cosa?” le chiesi quando ero al limite dell’orgasmo.
Rendendosi conto di aver detto più di quanto volesse, aumentò il ritmo della spagnola e timidamente rispose “Anche se uno dei soci è Franco e sa già bene come sono da nuda”
Sborrata.
Sipario.
(continua?)
commenti: atmosphere.ottanta@gmail.com

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