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(Un ringraziamento a Crazy Writer)

Carissima Marina,
 
questa tua lettera mi ha sconvolta.
 
Mi sono dovuta fermare più volte leggendola, inorridita dal tuo racconto, pensandoti vittima di tali assurdi trattamenti. Drogata e abusata senza che tu te ne potessi rendere conto. Usata in ogni tuo buco come un oggetto inanimato. E poi leggere che quello che poteva essere un episodio orgiastico isolato è invece diventata la tua quotidianità. Leggere che un’altra donna, la quale per solidarietà femminile, doveva prendere le tue difese, è la tua peggior aguzzina e, probabilmente, ideatrice di tutto quello che ti sta succedendo.
 
Ho riletto la tua lettera diverse volte… incredula di quello che mi andavi raccontando.
 
Poi, alla ennesima volta, non so perché, il tuo racconto ha iniziato ad eccitarmi. Mi sono dovuta fermare non più perché non credevo a quello che stavo leggendo, ma perché le mie mani dovevano dare piacere alla mia figa. Sono venuta tre volte leggendo il tuo racconto, immaginando di essere al tuo posto, immaginando quei cazzi che mi penetravano, desiderando di sentire il sapore dello sperma dei tuoi colleghi, desiderosa di sentire il gusto degli umori della signora Paola. La tua lettera ha risvegliato in me desideri da tempo sopiti.
 
Da quando mio marito non c’è più, sono passati diversi anni ormai, non ha mia più avuto una storia decente, solo incontri fugaci e senza continuità, dei quali nessuno mi ha mai soddisfatto pienamente. Il sesso, le poche volte che c’è stato, è stato mediocre, per non dire deludente.
 
Mi sono ritrovata, leggendo il tuo racconto, ad invidiarti per i numerosi orgasmi che mi dici di aver provato, anche se ricevuti contro la tua volontà, almeno la prima volta. Ad invidiarti per i numerosi uomini che ora ti cercano e ti possiedono a loro piacimento. Ad invidiarti per la svolta sessuale che la tua vita ha preso. Ad invidiarti per essere diventata la puttana della tua azienda. Ecco cosa sei diventata Marina: una puttana!
 
E sinceramente, vorrei essere al tuo posto.
 
Con affetto, la tua amica Giovanna.
 
 
–§-§-§-§–

Giovanna, dolcissima amica mia.
Stavolta sono io a rimanere… turbata dalla tua risposta.
Mi aspettavo, a dirla tutta, un pochino più di… empatia, solidarietà da parte tua, ma invece mi hai subito bollata come puttana!
Credi che la mia situazione sia facile? Per esempio cercare di tenere tutto nascosto a Bruno, che non so cosa farebbe, se mai sapesse.
E Giulia, coi suoi diciott’anni appena festeggiati che la vedo che mi scruta, mi spia, che a volte -lo capisco!- ha una domanda ‘sulla punta della lingua’, ma poi decide di tacere…
E la signora Paola che una volta ci ha incontrate per strada e da allora dice a tutto l’ufficio quanto sia bella giovane e fresca la mia bambina «… che sembra un cerbiatto, pronto a scappare via…» ha detto, ridendo.
Ma tu, invece, vedova e senza figli non hai di questi problemi: non sei diventata lo… sfogatoio dei tuoi colleghi, non devi tenere tutto nascosto a tuo marito ed a tua figlia e non hai figlie da proteggere da questi lubrichi interessamenti.
Pensa che Salvatore, guardando la foto di Giulia che la signora Paola ha preteso che mostrassi a tutti loro, si è dimostrato davvero il gran porco che è, dicendo: «Io una ragazzina così, coi capelli rossi e le efelidi, snella e tonica come un giunco, vorrei tanto avercela piantata sul cazzo… ma dal culo, non dalla fica!»
Ti rendi conto???
Ma no, tu non te ne rendi conto: ti interessa soltanto ravanarti la fica, leggendo i dettagli della mia catastrofe e non hai neanche un consiglio da darmi, su qualcuno dei miei tanti problemi.
Poi, adesso, l’architetto Ponte, ha voluto aprire un altro ufficio in un’altra zona ed io ed alcuni altri saremmo destinati lì.
In effetti, i locali nuovi sono molto più belli, ampi, spaziosi, illuminati.
E’ stato deciso di dividere in due lo studio perché ti ho parlato ormai un sacco di Ponte e tu ormai sai quanto lui sia come una patella, che si attacca ai posti; avendo cominciato nell’ufficio ‘vecchio’ vuole restare lì, con la signora Paola come segretaria, Stefano come assistente, e poi Giulio, Margherita e Antonia, che avrebbero anche fatto da chiocce a tre neolaureati che venivano ‘a bottega’.
Nei nuovi locali, invece, siamo andati io, Salvatore, Alessio, Marco, Paolo e Brunella, la fotografa, in attesa che qualche neoarchitetto ci venisse assegnato, una volta ‘svezzato’ da Ponte.
Ti ho detto già che Brunella è, nello studio, la persona che si occupa di fare le foto che servono per lavoro, sopratutto, ed anche alle volte foto -diremo così- conviviali, di gruppo.
La notizia, lo ammetto, mi ha turbata: da una parte la soddisfazione di andare nei nuovi ampi e moderni uffici, ma dall’altra riflette che sarò sempre stata in balia dei miei abusatori: a parte Brunella, infatti, tutti gli altri sono… quelli del dopo-festa.
Brunella è una donna di una trentina d’anni, un tipo maschiato: magra, quasi niente seno, capello tagliato cortissimo, cronografo da uomo, niente trucco, smalto o gioielli, portata spesso ad usare corrosivo sarcasmo nei confronti di chiunque, nelle sue -non rarissime- giornate storte. Però, nelle giornate ‘buone’, è una persona abbastanza gradevole, anche se non concede troppo confidenza e sopratutto è molto brava nelle riprese fotografiche e, adesso che la fotografia digitale l’ha affrancata dal lavoro in camera oscura, anche nell’elaborazione delle immagini col computer.
Comunque, di lei, ho sempre pensato che abbia problemi con gli uomini… ed anche con il resto dell’umanità, ho idea.
L’architetto ha scelto Salvatore come responsabile dell’ufficio distaccato e quindi lui adesso è il mio boss.
Puoi immaginare, dopo quanto ti ho raccontato, quale può essere il mio turbamento.
Ho, ovviamente!, raccontato a Bruno ed a Giorgia del nuovo ufficio e poi anche loro sono stati (con mio autentico terrore!) invitati da Ponte alla bicchierata d’inaugurazione, ma tutto è andato liscio: nessuno ha detto o fatto cose ‘strane’, nonostante gli osceni desideri di Salvatore, che avrebbero potuto sputtanarmi con loro… Anzi, tutti si sono prodigati nel lodare le mie capacità ed inoltre ci hanno fatto un sacco di complimenti, a me ed a Bruno, per quanto fosse bella ed ammodo Giorgia. Nonostante il mio -comprensibile!- terrore, è andato tutto liscio ed ho, anzi, vissuto un pomeriggio di grandi soddisfazioni.
Sono stata presentata ad una pletora di mogli, mariti, fidanzate, fidanzati, conviventi, figli di ogni sesso ed età, ma ero troppo tesa per potermi interessarmi troppo a loro, come ben comprenderai.
Però, sono stati tutti irreprensibili, quel pomeriggio.
Il giorno dopo, invece, appena arrivata Salvatore mi ha chiamata nel suo cubicolo e mi ha sgridata perchè indossavo un paio di jeans (visto che gli operai stavano finendo i lavori di allestimento dello studio, pensavo che non avrebbe fatto nulla, se li avesi indossati!) e poi, subito dopo, mi ha dato le… regole-della-casa: proibito, per me, indossare pantaloni, collant e mutandine di qualsiasi foggia e tipo. Avrei dovuto essere sempre disponibile per chiunque, lì dell’ufficio, per qualunque -ha rimarcato il ‘qualunque’!- richiesta. Se non avessi seguito queste regole, la pena sarebbe stata il mio totale sputtanamento non solo con Bruno e Giorgia (gli avrebbero fatto avere le foto che mi hanno scattato, a mia insaputa, in quella famosa occasione!!), ma poi avrebbero anche distribuito stampe delle foto nei negozi del mio circondario!!!!
Sono in trappola!!! Il mio matrimonio, la serenità di mia figlia, ed anche la mia rispettabilità erano in grave pericolo!
Non posso far altro che accettare… con comprensibile turbamento… Beh, non lo nascondo: anche con una certa inaspettata dose di eccitazione, purtoppo…
In quei giorni, poi, stavano succedendo un sacco di cose: Bruno è stato nominato ispettore, per cui ha cominciato a viaggiare per visitare i vari uffici in Italia e all’estero; Giorgia, invece, l’ho incontrata in centro col nuovo ragazzo: un bel giovane educato, Alberto, ma un po’ troppo grande, a mio avviso, per i suoi diciotto anni appena compiuti.
Difatti a casa, glie l’ho fatto notare che ventisei anni sono troppi, ma lei mi ha detto che è bravo, buono, dolce, paziente…
Ma basta, non ti annoio più, visto che consigli non sai darmene.
Però ti considero pur sempre un’amica, ciao Gio!!!

La tua frastornata amica Marina

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