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Racconti di DominazioneVoyeur

ESTATE VENETA

By 1 Dicembre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Estate, una delle tante estati Venete che scorrono pigre in mezzo all’afa delle colline nei dintorni di Abano.

Quindici giorni in pace lontano dal lavoro con il telefono spento. Si fa per dire, la posta la scaricavo dal mio portatile tutte le mattinepoi andavo a fare la mia passeggiata, giusto in tempo per rientrare e fare colazione in albergo. Non sono più giovane, la mia barba è incanutita e l’autunno del mio tempo è iniziato da tanto. Non ci potevo fare niente, le belle ragazze credo mi considerassero quasi un nonno o qualche cosa di simile, e poi non mi andava di farmi prendere in giro.

E mentre facevo colazione dopo essere rientrato dal mio giretto mattutino  mi capitò di notarla. Un tipino sicuramente di carattere un taglio di capelli corto che le stava deliziosamente bene ; e poi aveva gli occhiali  e a me sono sempre piaciute le donne con gli occhiali sembra quasi abbiano più carattere delle altre. La ebbi al mio fianco mentre si era in fila al tavolo del buffet  della colazione  e con mia sorpresa notai che aveva le guance con le lentiggini, le davano un aria da ragazzina, non erano le macchie sulla pelle che vengono passati i cinquanta. Risi tra me e me , figurarsi se glie lo avessi detto  considerando il mio carattere privo di tatto.

  Indossava un paio di pantaloni bianchi alla pescatora,  che le lasciavano le caviglie scoperte e ai piedi un paio di scarpe basse. Era minuta si, ma quei pantaloni  bianchi che portava modellavano un bel paio di fianchi  che avrebbero fatto la felicità di qualunque maschio  con gli ormoni in ordine. Era pensierosa , ma non attaccai bottone , mi bastava guardare una bella donna curata che si sapeva valorizzare al punto giusto senza dare nell’occhio.  La rividi nel pomeriggio, doveva avere degli ospiti, una coppia giovane, la ragazza le assomigliava, forse sua figlia ma rispetto a lei aveva i capelli mossi. Una bella ragazza ma ho un debole per i tagli corti da donna.

Ed ora veniamo a quando feci la sua conoscenza. Ero tranquillamente seduto si era dopo cena, lei ara vicina a me con la coppia che avevo visto con lei nel pomeriggio, mi davano la schiena e a quel punto sentì un chiarissimo

“ Smettila” e con questa parola si alzò di scatto da dove si trovava seduta per andare verso la terrazza dell’albergo fuori all’aria. Camminava impettita, un passo veloce, sembrava dovesse smaltire  un attacco di rabbia. E a chiusura di quello scatto di nervi quasi inaspettato sentì parlare la coppia che era con lei….

“Andiamo fuori, la mamma ha una sua serata no  meglio lasciarla in pace”

Non mi sbagliavo, era sua figlia e mentre i due uscivano mi diressi anch’io verso la terrazza. La vidi, era poggiata alla balaustra, guardava il giardino su cui dava, in mano aveva una sigaretta e provai ad attaccare discorso. La classica frase da imbranato,

“Se vuole ho d’accendere, siamo rimasti in pochi con il vizio del fumo”

Sentendo le mie parole si scosse dai suoi pensieri e si rivolse verso di me guardandomi, porgendomi la sigaretta…sorrise…

“ Come scusa niente male comunque se ha d’accendere la ringrazio, ho lasciato l’accendino in camera, non vogliono che fumi”

Ci mettemmo a ridere, e lo dovevo riconoscere aveva anche un bel sorriso. Elegantissima, un tubino nero la fasciava fermandosi esattamente sopra il ginocchio; ai piedi i sandali con un buon tacco e le unghie smaltate di rosso. Al collo un filo di perle che le valorizzavano l’ovale del volto.

Poi a quel punto visto che il ghiaccio era rotto…

” Su, non si arrabbi non ho potuto fare a meno di sentireun tonante “ Smettila” . La ragazza credo sia sua figlia. Le assomiglia molto e se vale il detto figli piccolo problemi piccoli figli grandi problemi grandi vedrà che nonostante tutto le cosa andranno come vuole Lei. Non se la deve prendere e domani è un altro giorno, sono sicuro che è una donna di carattere  e sistemerà tutto”

Mi ero buttato con questa frase, finale di Via col vento, parlo del film, “domani è un altro giorno”  avevo scoperto le mie carte per fare amicizia, non potevo mica dirgliche l’avevo notata fin dal giorno prima mentre faceva colazione ?  Si mise a ridere, le sue labbra si incresparono mostrando un bellissimo sorriso. Aveva un rossetto perlato che le rifinivano perfettamente. Dietro quegli occhiali due occhi azzurri che ridevano dandole un aria birichina. Il tubino nero che portava  aveva una scollatura a taglio  e da quella scollatura le perle che aveva al collo le accarezzavano sia la sua pelle ambratache la stoffa ….Continuai  a chiacchierare mentre lei con quello sguardo che sembrava mi prendesse in giro: 

“ Come scusa per iniziare a fare amicizia niente male è la prima volta che cercano di farla in questa maniera “ 

Non potevo dire altro che “ toccato” e poi proseguì…

” Accetti la buona volontà ce l’ho messa tutta ma si vede che ormai sto perdendo la mia verve”

Mi ero scoperto, ora il pallino usando un termine che si usa a biliardo era in mano sua  e accettò di giocare….Però il fato mi venne in soccorso iniziarono dei fuochi d’artificio, era ferragosto il massimo dell’estate e un botto formidabile fece vibrare l’aria…l’attimo di paura …e….ci trovammo abbracciati. Quell’attimo le labbra che si sfiorano, l’alito leggero e quasi senza volere iniziammo quel gioco silenzioso che si chiama bacio…..all’inizio quel movimento simile allo sfiorare  e poi partimmo con un lingua lingua da premio oscar per film osè. Voglia e lussuria si affacciarono dentro di noi in maniera spudorata. Quelle labbra scivolavano sulle mie aiutate dalla propria lingua e io non ero da meno….il suo corpo aderì al mio, era morbida e calda, sotto le mie mani le sue forme, la strinsi a me e lei cercò di aderire ancora di più. Lo dovevo riconoscere era uno schianto, donna da capo a piedi e con mia grande sorpresa il mio lui anche senza la mitica pastiglia azzurra si fece sentire. Quel bacio, modello studenti alla stazione delle corriere durante il periodo scolastico fu l’inizio di una serata folle .

Ci ritrovammo così quasi abbracciati mentre passeggiavamo nel paese dove si aveva l’albergo…..le ore passavano e 

“ Cosa dici? Fuori dal paese c’è una villa veneta che hanno trasformato in locale si potrebbe finire li la serata ascoltando buona musica da piano bar, e poi li si può anche fumare” 

La battuta era giusta così ritornammo in albergo a prendere l’auto, la mia auto. E qui quando vedesti la mia macchina  rimanesti di stucco. Non era la classica tre volumi  o un Suv, ma un auto due posti una spaiderina inglese bassa e priva di tettuccio. Ti mettesti a ridere,

“ E io mi dovrei sedere li sull’asfalto da tanto è bassa? Non ho il vestito adatto con questa gonna un po’ aderente va a finire che metto tutto in mostra  e poi porto le autoreggenti”

La mia risposta fu laconica, ma è quello che voglio una bella donna va guardata e mostrata “ 

Era si un complimento e nello stesso tempo un invito a scoprirsi e lo devo riconoscere, aveva il senso dell’umorismo, per un attimo tacque, mi aspettavo un nuovo tonante “ smettila!”  e invece salì in auto. Naturalmente mostrando spudoratamente le gambe vista l’altezza dei sedili.

LEI Non mi aspettavo una frase simile, frase che quasi mi stizzì, ma se il “ Signorino” voleva guardarmi le gambe lo avrei accontentato. 

“ Vuoi vedere le mie gambe? Pensa ho anche le autoreggenti, ti accontento subito, non sono da buttare  anzi ……”

E così dicendo mi sedetti  in quell’auto mettendole in bella mostra, forse anche troppo per un momento si vide il biancore della mia carne tra il vestito e il ricamo delle calze ma mi sarei vendicata eccome mi sarei vendicata.

E la vendetta avvenne in un attimo, una volta che lui si fu seduto sentiamo quello che lei disse:

LEI –  E no! Non mi sarei lasciata sfuggire una piccola vendetta  e così quando si sedette anche lui ….da notare erano ancora nell’autorimessa dell’albergo…. mi piegai e in un attimo partì con una palpata alle sue palle. La scusa era buona e poi volevo sapere se era eccitato. Quei baci, il camminare assieme quasi abbracciati come due ragazzini mi faceva sentire sopra le nuvole..Ma come aveva detto lui ero una donna di carattere…allora

“ Fammelo vedere, su, io mostro le gambe ma tu mi devi mostrare quello che hai nascosto”

Ridevo, mi sentivo eccitata i baci tutto sommato mi avevano messo di buon umore. Non avevo perso la mia verve; scivolai con la mano sui suoi pantaloni, ora lo volevo, volevo vedere il suo cazzo e poi se io mi dovevo mostrare perché lui no? Aprì quella zip e lo ebbi in mano. Lo sapevo! Era eccitato come me!

Lui spinse l’acceleratore e inserì la marcia, ora mi divertivo io e su quella piccola auto iniziai a segarlo.

Proprio una bella coppia di adulti, lei con le gambe completamente scoperte semidistesa su quel sedile mentre con la mano allungata verso di lui gli teneva, anzi stringeva il suo cazzo.

LEI. Lui guidava cercando di fare l’indifferente  ma a tratti lo facevo irrigidire  perché con l’unghia gli andavo a stuzzicare il meato; sapevo di provocargli delle vere e proprie scariche elettriche ma comunque mi stavo divertendo. 

LUI “ E ora cosa facciamo credo che il localino dove ti avevo proposto di andare aspetterà, la notte è ancora lunga “

Così dicendo accostai la macchina in uno slargo della strada; eravamo quasi defilati dal traffico di quella via, se traffico si poteva definire visto che non avevano ancora incrociato un auto e eravamo ormai in aperta campagna, i signori veneti di un tempo amavano le ville isolate. E una volta fermati partimmo con una pomiciata da preludio dove oltre che la bocca anche le mani si dettero da fare quasi fossero quelle di un cieco che vuole memorizzare le fattezze della persona che gli sta accanto. Risalì lungo le sue gambe fino all’attaccatura delle autoreggenti….il caldo della sua pelle morbida all’interno delle sue cosce lei si allargò leggermente per facilitarmi. Il vestito ormai era risalito e non portava ne perizoma ne slip ma una culot nera  trasparente ornata da ricami. Sotto quella stoffa illuminata solo dalle luci di cortesia dell’auto potei vedere le grandi labbra del suo fiore …ma a quel punto lei si piegò su di me non voleva più baci ne segarmi…non le bastava…. ora la sua bocca voleva altro e ebbe tra le sue labbra il mio cazzo. Piegandosi su di me mostrò i suoi fianchi che potei accarezzare mentre mi succhiava. Riuscì ad infilare la mano in quell’intimo trasparente tanto il vestito era risalito . Scesi lentamente lungo il suo fianco la sentì per un momento irrigidirsi poi con un movimento dei suoi fianchi quasi impercettibile cercò di agevolarmi. Toccai il suo fiore scuro, spinsi leggermente il dito e sentì la sua voce …” Porco, ti piace” e così dicendo si lasciò andare indietro in modo che la falange del mio dito entrasse in lei…entrai e su e giù un paio di volte…. poi scesi ancora per arrivare alla sua figa da dietro….un ditalino, da quello che ricordavo in certi momenti non veniva mai rifiutato. Disse solo una cosa …metti due dita, metti due dita  e le dita da parte mia furono ben tre. Era un lago, fremeva. Stavamo facendo le contorsioni in quel piccolo abitacolo..e lei sollevando quel suo bel visino dal mio cazzo che stava beatamente succhiando….

“Dammelo, lo voglio dentro”

Era il ritratto della voglia, era scatenata, un filo del mio piacere le colava lungo il mento, i capelli leggermente scomposti ma non se ne preoccupava, la voglia ormai ci aveva letteralmente travolto e si sarebbe potuto scatenare giove pluvio che non lo avremmo minimamente sentito. Quel…..

“Senti il tuo sapore, sentilo, il tuo piacere nella mia bocca ora anche nella tua”

Un bacioe per quanto ci permettesse il sedile …

”Su R…..sopra di me, uno spegni candela” 

Non se lo fece dire due volte , scavalcò e fu sopra di me, scivolò sul mio cazzo quasi fosse una vincitrice, si scostò l’intimo e le fui dentro, mi sembrò di entrare in un bagno caldo. Iniziò a muovere i fianchi come una danzatrice esperta, sentivo, mi accorgevo che muoveva i muscoli della figa massaggiandomi lentamente. Le sensazioni si accavallavano e se in quel momento lei giocava con il mio cazzo esclusivamente usando la sua figa  le mie mani furono dentro la sua scollatura riuscendo ad estrarle le tette. Ora era partita, non più i suoi muscoli, a tratti si contorceva sul mio cazzo, mi dava l’impressione di essere simile a un pesce preso con l’arpione. Passò anche lei ad usare le mani non gli bastava la mia lingua sui suoi seni, lo fece per eccitarmi o per acuire la sensazione che le dava il mio cazzo mentre si muoveva dentro di lei. Fremeva, eravamo in un crescendo, il piacere ormai per lei era li, stava arrivando. Un turbine di sensazioni che stava per partire dal suo ventre per irradiarsi in tutto il suo corpo quasi fosse una dolce ubriacatura.

LEI quell’invito a calarmi sul suo cazzo non me lo feci ripetere due volte  e dopo aver scostato l’intimo sentì la sua carne entrarmi dentro. Lo avevo succhiato come solo io so fare quasi volergli aspirare anche le palle e l’anima. Ora quel cazzo violaceo dalle vene in rilievo iniziava a farsi strada nel mio fiore . Lo volevo dentro fino alle palle e se avessi potuto anche oltre. Iniziai così a muovere i fianchi con quella danza antica che solo le femmine sanno fare per la ricerca del piacere. Mi strofinavo su di lui, facevo tutto io. Dosavo le sensazioni per farle durare più a lungo. Ma se io facevo questo movimento le sue mani  erano riuscite a tirarmi fuori le tette dalla scollatura del vestito…la sua bocca si dava da fare sui miei capezzoli, slinguate , succhiate, quasi morsi leggeri e…l’auto partì con una sgommata sibilante  dallo slargo dove cui eravamo fermati. Uno spavento ma fu questione di un attimo ….

Lanciati, l’auto correva , lui aveva spostato la testa per vedere la strada mentre io…io continuavo a impalarmi, volevo sentire il suo piacere caldo nel sui ventre ormai ero al parossismo E se io ero al parossismo come invasata nella ricerca del piacere la follia di essere sulla strada a tutta la velocità mo provocava brividi ancora più forti. L’aria mi scompigliava i capelli mentre sentivamo colpi di clacson da parte di auto che superavamo per non parlare degli abbaglianti di un autotreno che ci illuminarono quasi a giorno. Lo dovevo riconoscere come botta di vita era niente male …Lo gridai a lui,

“ Dai M….fai che ci vedano mi sento porca, ho  le tette fuori e stanno capendo perfettamente quello che faccio sopra di te “

Il mio senso dell’esibizionismo stava trionfando mi sentivo felice, e le litigate e i malesseri che avevo avuto all’inizio della serata erano definitivamente scomparsi.  Ad un certo punto sentì il suo piacere esplodere in me. Le vibrazioni del suo cazzo, ormai non riusciva più a trattenersi e la mia figa fu letteralmente invasa dal suo lattice bianco. Una delizia, quelle sue contrazioni furono il colpo di grazia anche per me. Quella lava che avevo trattenuto fino a quel momento traboccò e mi andò ad invadere tutto il corpo provocandomi quello stordimento che apprezzavo sopra ogni cosa…..Non mi accorsi, l’auto iniziò a rallentare ormai eravamo arrivati e se come aveva detto lui la notte era ancora lunga sarebbe stata pregna di sorprese…..

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