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Racconti di Dominazione

Il cambio di Maria di Laureen e Serena

By 28 Giugno 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Per chi volesse leggere l’inizio

https://raccontimilu.com/viewstory.php?sid=12874

Ero carica come non mai, ormai era passato un mese e mezzo da quando avevo conosciuto Michele e mi sentivo davvero amata. Dopo la prima volta nella caldaia ci siamo eravamo rivisti per fare due passi per la città, poi c’eravamo infilati in un parco e dietro un boschetto avevamo di nuovo dato libero sfogo ai nostri istinti. La volta successiva però c’eravamo ritrovati di nuovo nella caldaia del palazzo, perché nel boschetto avevamo corso il rischio di farci scoprire, ma nella sicurezza della nostra alcova improvvisata, Michele m’aveva scopata per ore facendomi sentire completamente donna.
Così in preda alla follia decisi d’invitarlo a casa ma pregandolo d’arrivare dopo le nove in modo da essere sicura che non ci fosse mia moglie Monica.
Mi svegliai già verso le sei eccitatissima, non vedevo l’ora d’avere Michele fra le mie braccia e soprattutto fra le cosce, così iniziai a sistemare casa e, senza accorgermene, feci un po’ di rumore svegliando Monica, che si mise subito ad urlare..
“Maria vieni qua.”
“Dimmi Monica, che succede ?” le chiesi sapendo già quanto odi svegliarsi male
“Ma hai visto che ore sono, ti sembra il caso di svegliarmi ?”
Mi m’inginocchiai accanto al letto e, infilando le mani sotto le coperte, massaggiai così i suoi piedi mentre cercavo di scusarmi.
“Scusami &egrave che oggi sono felice e non mi sono accorta di fare rumore. Mi perdoni ?”
“Beh allora già che mi hai svegliata inizia a pulirmi bene con la lingua, parti dal mio buchetto e poi vediamo.” Mi rispose mettendosi di fianco e tirando via la coperta.
Così appoggiai la bocca al suo culetto ed iniziai a leccarlo piano con la lingua. Monica non rimase insensibile ed iniziò a masturbarsi, ma si fermò prima di venire per mandarmi a preparare la colazione.
Così andai in cucina ed appena pronta, come tutte le mattine, la portai a letto caff&egrave e brioche trovandola ancora ben eccitata da prima.
“Non so come fai Maria, ma anche se mi hai svegliata male alla fine riesci sempre a farmi godere. Ora però ho voglia di un bel cazzone. Prendi lo strap-on, quello grande, legatelo al ginocchio e poi sdraiati qua accanto a me.”
Velocemente e senza neanche spogliarmi infilai lo strap-on sulle calze vellutate. Monica si alzò e mentre si gustava il caff&egrave s’infilò quel grosso fallo dentro di se. Poi mi porse la tazza ed iniziò a cavalcarmi come un’assatanata sino ad emettere un fortissimo gemito, chiaro segnale del suo orgasmo, ma era ancora piena di voglia. Così si alzò e prese il cellulare, poi mi mise la sua fica in faccia ordinandomi di leccargliela mentre telefonava.
‘Pronto Claudio? Sì, sono Monica. Perché non passi a prendermi così ci facciamo una bella scopata prima d’andare in ufficio …dai che ho voglia di cazzo …sì, prima te lo succhio e poi mi scopi anche nel culo …mm già me lo sento dentro mentre mi sfondi per poi riempirmi la bocca di sborra. Allora t’aspetto bello stallone, ciao.’
Sarà l’eccitazione della telefonata, ma Monica continuava a bagnarsi ed io leccai ogni goccia del suo piacere finché non mi venne di nuovo in faccia.
“Vedi cosa succede a svegliarmi presto, mi vengono le voglie e sono costretta ad andare via con un vero uomo, uno che sappia scopare una donna come si deve e non che le lecchi solo la fica, lasciandoti qua sola a fantasticare su di me.” Mi disse mentre si vestiva, ma io avevo la testa altrove e riuscii a salutarla solo quando uscì di casa.
Appena fui sola in casa cercai di risistemare tutto velocemente, poi andai in camera a cercare qualcosa di speciale per Michele, ma non trovai molto, sino a che mi ricordai di uno splendido completino di Monica. Ma mentre lo cercavo vidi anche un piccolo plug in vetro e non resistetti alla voglia di farmi trovare col culo già pieno ed ancora più pronta al cazzo del mio amante. Così lo presi e, dopo averlo leccato per bene, lo feci scivolare nel mio buchino che sembrava non aspettare altro, poi indossai il perizoma ed il reggiseno e mi misi sul divano in attesa di Michele.
Quando suonò il campanello ebbi un tuffo nel cuore, mi sembrò quasi che mi mancassero le forze per alzarmi, ma poi riuscii a farlo ed aprì la porta, ma ebbi una sorpresa tale che per poco non svenni.
Alla porta non c’era Michele ma Monica!
Riuscii a fare due passi all’indietro mentre lei entrò sbattendo la porta dietro di lei, vidi subito che era furibonda, ma non ebbi il coraggio di dire niente finché non fu lei a mettersi ad urlare.
‘Allora puttana sei sorpresa? Aspettavi forse qualche altra persona? Forse quello stronzo che ti scopa ?’
Rimasi immobile come una statua di sale finché Monica non mi diede un forte schiaffo in piena faccia facendomi barcollare.
‘Non parli troia !’ continuò ad inveire Monica ormai furiosa ‘Ti sei messa anche le mie cose per farti sfondare il culo senza alcun rispetto per me !’
‘Amore io …ecco io…’ Cercai di dirle, ma lei mi diede un paio di manrovesci in piena faccia.
‘Tu mi fai solo schifo! Ma so io come punirti! Ti farò passare la voglia di fare la puttana rottinculo vogliosa di cazzo. Pensa sei tanto stupida da non esserti resa conto che sapevo tutto e che la telefonata di prima era solo una messinscena per vedere cosa facevi. Ma non avrei mai pensato che ti portassi in casa quello stronzo che come mi ha vista &egrave scappato via come un coniglio.’
‘Monica ti prego perdonami …’ La implorai piangendo.
‘Taci cagna che non sei altro! Ora ti spiego quello che succederà d’ora in poi. Oggi &egrave venerdì ed ho preso una giornata libera così ti potrò punire per tutto il fine settimana come meriti. Lunedì entrerai in una clinica specializzata dove subirai qualche piccolo ritocco al viso, ma soprattutto ti metteranno due belle tette da troia. Farai il piercing ai capezzoli e alle palle in modo che mi possa divertire come più mi piace col tuo corpo schifoso. Poi andremo a vivere in un’altra città dove cominceremo una nuova vita e tu ubbidirai ad ogni mio ordine anche il più umiliante.’
‘Sì farò tutto quello che vuoi.’
‘Non ho ancora finito, d’ora in poi indosserai una cintura di castità che solo io potrò toglierti, voglio che tu provi dolore ogni volta che ti ecciti. E stai tranquilla che ti farò soffrire come non riesci neanche ad immaginare.’
‘Sì, me lo merito.’ Cercai di dirle per addolcirla ma fu tutto inutile perché mi tirò per i capelli per darmi un altro schiaffo.
‘Chi cazzo ti ha detto di parlare! O vuoi che ti mandi a battere su un viale! Così potresti prendere tutto il cazzo che vuoi puttana !’
Non sapendo che fare rimasi ferma ai suoi piedi.
‘Allora hai perso la parola, troia? Intanto spogliati perché non sei degna di indossare i miei indumenti !’
Mi spogliai in tutta fretta mentre lei tirò fuori una sacchetto dalla sua borsa. Appena fui nuda mi mise un collare di cuoio nero con guinzaglio, poi tirò fuori uno strano pezzo di plastica rigida, di cui solo dopo capii il suo impiego. Si sedette facendomi avvicinare a lei mentre mi rideva in faccia.
‘Con questa il tuo già inutile cazzetto diventerà per te solo uno strumento di sofferenza.’ Mi disse mentre mi stringeva il membro fra quei due gusci che poi chiuse con un lucchetto ‘Ma in fondo devi ringraziarmi, stai diventando una perfetta sissy, che in fondo &egrave quello che volevi non &egrave vero ?’
‘Sì Padrona.’ Le risposi umilmente.
‘Bene ora cammina a quattro zampe fino in camera, cagna.’
Ma come mi mossi Monica vide il plug che avevo messo per Michele e mi bloccò con uno strattone del guinzaglio.
‘Ma guarda un po’ questa troia come s’&egrave conciata! Sei proprio un culo da sfondare! Ora ti faccio vedere io come ti riduco quel lercio buco che hai fra le chiappe !’
Monica s’abbassò e mi tolse il plug con forza, poi sedendosi sul tavolo m’infilò nel culo tutto il suo tacco da dieci centimetri.
‘Allora ti piace prenderlo nel culo! Eh rispondi puttana !’ mi urlò mentre m’inculava senza alcun rispetto.
‘Sì Padrona.’
‘Stai tranquilla che ti farò godere parecchio ah ah ah.’ Mi disse mentre si toccava i capezzoli e mi tirava delle tacchettate sul culo col piedi libero.
All’improvviso sfilò il tacco e mi ordinò di leccarlo, cosa che feci eccitandomi un po’, ma subito scoprii la tortura di quella cintura di castità. Il mio pene non poteva gonfiarsi rimanendo imprigionato nella posizione di riposo, stavo per lamentarmi quando lei alzandosi mi diede un calcio proprio in mezzo ai glutei intimandomi di seguirla, cosa che feci senza esitare camminando a quattro zampe. Appena fu in camera svuotò sul letto i cassetti pieni dei suoi ‘giochi’, riempiendolo d’ogni sorta di fallo, fruste e cose simile. Alcuni erano ancora nuovi avendoli comprati solo per farmi paura, ma ero certa che avrebbe usato tutto il suo arsenale per punirmi come meritavo.
La vidi mentre sceglieva un lungo flogger per poi sedersi sul letto con le gambe appena aperte.
‘Inginocchiati davanti alla tua Signora e Padrona e leccami i sandali e i piedi, schiava !’
Mi buttai fra i suoi piedi e cominciai a passare la lingua sui suoi sandali e tra le dita dei piedi, cercando di soddisfarla al meglio, ma presto fui raggiunta da una frustata sul culo che mi fece sobbalzare.
‘Chi ti ha detto di smettere serva !’ mi urlò colpendomi di nuovo col flogger.
‘Perdonami Padrona, non succederà più.’
Ma mi era impossibile non staccare la bocca quando i suoi colpi erano più forti, Monica era diventata brava con le fruste e mi prendeva quasi sempre in mezzo alle chiappe facendo finire le punte del flogger suoi testicoli. Mi frustò a lungo masturbandosi delicatamente mentre leccavo i suoi sandali con sempre meno forza sino a ritrovarmi col solco delle chiappe ormai violaceo da tutti i colpi presi. Alla fine m’allontanò dai suoi piedi dandomi quasi un calcio in faccia, ma almeno lasciò cadere la frusta sul letto.
‘Alzati, girati e piegati in avanti. Voglio vedere come ti ho ridotto il culo.’
Un po’ a fatica eseguii il suo ordine mettendomi piegato davanti a lei e allargando con le mani le chiappe.
‘Non ci siamo ancora, non &egrave come lo voglio vedere.’ Mi disse con un sorriso sarcastico.
Monica presa allora un frustino molto rigido e mi colpì con forza il solco del culo che io stessa tenevo ben aperto, fino a quando non mollai la presa per il gran dolore che provavo. Allora lei mi frusto dalle spalle alle cosce mentre si toccava sempre più furiosamente la passera, fermandosi poco prima di venire.
‘Uhm qui ci vuole qualcosa per tappare questa fogna, vediamo qui se c’&egrave qualcosa d’utile …’
Monica iniziò a prendere diversi falli in mano, ma non era mai soddisfatta per qualche motivo, finché non ne vide uno che faceva al caso suo. Era un grosso vibratore realistico di quasi trenta centimetri di lunghezza e di diametro adeguato, prima se lo passò da una mano all’altra come se volesse saggiarne la consistenza, poi decise che era quello giusto per punirmi. Mi sputò sul buchetto ormai in fiamme un paio di volte prima di cominciare a farlo entrare facendomi un gran male. Non era certo piacevole sentirsi sfondare il culo da una bestia del genere, per di più senza alcuna seria lubrificazione, ma cercai di non urlare dal dolore anche se era quasi impossibile non farlo. Monica sadicamente lo fece entrare alternando forti spinte a lunghe rotazioni del fallo finché non mi sodomizzò del tutto e mi diede due manate sul culo. Poi prese una corda che fece passare prima un paio di volte intorno alla vita e dopo dentro le chiappe, stringendomi anche i coglioni.
‘Ora sono sicura che non lo perderai, contenta ?’
‘Sì Padrona.’ Sono le uniche parole che riuscii a dire davanti al suo sorriso beffardo.
Mi fece camminare avanti e indietro tirando ogni tanto la corda fino a che non ebbi le palle nere. Poi mi fece fare un po’ di spazio sul letto prima di legarmi mani e piedi al letto ed imbavagliarmi.
Non sapevo cos’aveva in mente, ma la paura mi si stampò in volto quando prese un elettrostimolatore e mi applicò due placche sulle palle, due sul vibratore e, con un po’ di fatica, altre due sulla punta del pene che era diventato piccolissimo.. La vidi accendere il vibratore e subito dopo una scarica elettrica mi colpii suoi genitali, cercai di liberarmi, ma ero legata in modo che non potessi farlo.
‘Come va puttana ! Oh dimenticavo che non puoi rispondermi con quel bavaglio …vorrà dire che mi racconterai dopo com’&egrave avere palle cazzo e culo che vibrano. Ora ho da fare quindi ti lascio sola a pensare ai tuoi sbagli … a presto Maria.’
Cercai di dirle di non abbandonarmi, ma senza riuscirci, vedendola allontanarsi ridendo di me. Il dolore che provai fu disumano, era come se mi dovesse scoppiare tutto da un momento all’altro. E poi c’era quella cintura di castità che mi teneva piegato il cazzo verso il basso trattenendo ogni mio istinto.
Non so per quanto tempo rimasi così, ma vidi il suo ritorno come una liberazione, anche se non mi slegò subito.
‘Allora Maria ti &egrave bastata la punizione ?’ mi chiese con una strana dolcezza.
Annuii con la testa e così lei spense l’elettrostimolatore per togliere il fallo insieme alle placchette ed infine mi slegò le mani ed i piedi.
‘Lo sai che non sono cattiva, ma tu mi costringi ad esserlo.’ Mi disse mentre mi toglieva il bavaglio ‘Non voglio farti solo del male, ma umiliarti come non ho mai fatto prima, farti capire quanto mi sei inferiore ed usarti solo per il mio piacere fregandomene del tuo.’
‘E’ giusto così, &egrave già per me un piacere essere la tua serva.’
Lei mi diede una carezza che mi fece quasi dimenticare la sofferenza di prima, poi m’ordinò d’andare a preparare il pranzo. Anche se a fatica, riuscii a muovermi ed andare in cucina, non avevo però la forza di preparare qualcosa di complicato, ma lei non disse nulla anche se mi fece mangiare per terra al suo fianco in una ciotola per cani.
Passai tutto il pomeriggio a leccarle la fica per fare in modo che lei si eccitasse ed avesse voglia d’incularmi con gli oggetti più disperati, finendo con una enorme melanzana che mi sfondò completamente. Ma quel che era peggio &egrave che ogni volta che m’inculava anche se brutalmente io mi eccitavo come una porca, ma il cazzo non aveva nessuno sfogo rimanendo sempre prigioniero di quella gabbia di plastica. Soffrivo maledettamente di quella situazione anche se riuscii ad avere qualche orgasmo anale che mi diede un po’ di sollievo. Per tutto il tempo Monica mi trattò malissimo insultandomi a ripetizione, non lasciandomi mai il tempo di riprendermi da una tortura. Per due volte mi portò in bagno dove mi fece bere la sua pioggia dorata schiacciandomi sulla bocca la fica e facendomi pulire con la lingua prima la sua passera e dopo quello che non ero riuscita ad ingerire.
Ma dopo cena raggiunse il massimo del sadismo con una lunga e lenta tortura che non dimenticherò mai. Mi legò i polsi alle caviglie che poi fissò ai bordi del tavolo mentre avevo la testa sul pavimento. In quella maniera ero completamente esposta alla sua crudeltà che non tardò a mostrarmi. Prese una grossa candela che mi piantò nel culo e che poi accese lasciando che la cera mi cadesse sulle palle.
Ma quello che più mi faceva male era vedere il suo sguardo carico di rabbia, cominciò a masturbarsi mentre mi frustava, ma il suo viso esprimeva piacere solo nel vedermi soffrire.
La candela impiegò un paio d’ore per arrivare al mio buco ormai distrutto e spegnersi riempiendomi di cera bollente facendomi quasi svenire per il dolore.
Solo prima d’andare a dormire si rivolse a me con un minimo di comprensione.
‘Scommetto che avresti una gran voglia di farti una sega, non &egrave vero ?’ mi chiese quasi sussurrandomelo all’orecchio.
‘Sì mia Signora.’
‘Però oggi non se ne parla proprio’ rispose sadica ‘Ma se domani farai la brava non &egrave detto che non ti liberi l’uccello per qualche minuto, va bene ?’
‘Sì e vedrò d’essere la miglior serva del mondo.’
Lei prima mi diede un piccolo bacio in fronte, poi tornò ad essere l’inflessibile padrona di prima, così mi legò mani e piedi prima di ficcarmi un pesante plug nel culo e buttarmi a dormire ai piedi del letto.
‘Vedi di non fare casino altrimenti m’incazzo sul serio, domani mattina svegliami leccandomi i piedi e se sarai brava ti farò anche fare colazione con gli avanzi.’
‘Sì Padrona.’ E’ quello che riuscii a dire prima che lei spengesse la luce.

Il giorno successivo fu uno dei peggiori di tutta la mia vita.
Monica si svegliò prima di me e mi prese a calci prima di slegarmi e farsi leccare a lungo i piedi. Si recò poi in bagno e, dopo aver fatto i suoi bisogni, si fece leccare in mezzo alle gambe per ripulirsi al meglio. Mi tolse il plug solo lo stretto tempo necessario per farmi andare di corpo, quindi mi riportò in camera per ‘vestirmi’.
‘Voglio che chiunque entri oggi in casa sappia che sei la mia sissy.’ Mi disse mentre sceglie cosa farmi indossare ‘Devo non solo umiliarti e punirti per quello che hai fatto, che sei una puttanella era fin troppo chiaro, ma non avrei mai pensato che ti facessi un’amante a mia insaputa.’
‘Monica, io non so cosa mi abbia preso … non volevo ferirti’ cercai di replicare ,ma lei mi colpì con un forte ceffone in pieno viso.
‘Taci cagna ! Inizierò a riempirti quel buco di culo di merda che hai, quindi piegati e apritelo bene.’
Mi girai e, dandole le spalle, mi sistemai a novanta, le mie mani afferrarono le chiappe spingendole verso l’esterno, mentre Monica sceglieva l’attrezzo col quel sodomizzarmi.
‘Questo &egrave troppo piccolo, questo &egrave solo pesante.’ Diceva come se stesse parlando da sola ‘Ecco questo qui potrebbe andar bene.’
Si diresse quindi verso di me con un grosso plug dotato di una lunga coda, che iniziò ad infilarmi nel culo senza nessuna dolcezza.
‘Ahh così mi fai male.’ Cercai di dirle, ma lei poggiò il palmo della mano sul plug mentre con l’altra mi tirava per i capelli per spingerlo con più forza.
‘Allora non ci siamo capite ! Devi tacere ! E visto che non lo capisci con le buone mi costringi ad usare le cattive.’
Prese allora una pallina di gomma che mi fissò alla bocca con una cinghiettina, impedendomi di fatto di proferire qualsiasi parola.
‘Ora vediamo di vestirti per quello che sei, una schiava puttana rottinculo.’
Monica mi fece indossare un bustino di pelle che strinse con tutte le sue forze facendomi quasi mancare il respiro, a quello mi fece attaccare delle calze nere e concluse l’opera con dei sandali di vernice nera con tacco a spillo di 15cm prima di farmi sedere per truccarmi. Usò in abbondanza tinte molto forti completando il tutto con un rossetto rosso fuoco col quale mi disegnò delle labbra che sembravano nate solo per prendere in bocca dei gran cazzi.
Ma vedermi in quello stato così scandaloso non le bastava, così m’ammanettò le mani dietro la schiena per poi mettermi dei morsetti legati da una catenella ai capezzoli, e finendo con un piccolo grembiule trasparente che lascia vedere la forzata clausura del mio pene.
‘Sì !’ esclamò contenta ‘Adesso sei proprio perfetta, una gran sissy degna di me !’
Prendendomi per i capelli mi trascinò per la stanza prima di fermarsi davanti al comò.
‘Ora devo pensare a me, ho una gran voglia di cazzi.’
La vidi indossare un push-up in pizzo che quasi non le arriva ai capezzoli, lo slip che mise era tanto sgambato da sembrare quasi un perizoma, e le calze erano dello spessore minimo con la balza che fa risaltare ancor di più le sue bellissime gambe.
‘Ora pensiamo a coprirci.’ Mi disse sorridendo mentre infilò una vestaglia nera leggerissima che lasciava bene vedere il suo intimo.
‘Prendimi il cellulare servetta.’ M’ordinò mentre si sdraiava sul letto.
Avendo le mani ammanettate dietro non mi fu facile eseguire il suo ordine, ma ci riuscii credendo in una ricompensa, invece lei mi cacciò dalla camera dicendo che doveva chiamare qualche ‘uomo degno di tale nome’.
Dopo una mezz’oretta sentì suonare il campanello di casa, ma rimasi immobile più per la vergogna che per la volontà di farlo. Monica allora s’affacciò dalla porta della camera gridandomi di tutto.
‘Schiava che cazzo fai vai ad aprire o ti frusto fino a domani !’
Così a fatica andai alla porta di casa che aprii facendo entrare un uomo di colore dall’aspetto possente che non mi degno che d’una occhiata veloce.
‘Monica non sapevo avessi una serva tanto devota.’ Le disse dirigendosi verso di lei.
‘Sì John, &egrave la mia sissy, ma ora non parliamo di lei, ho voglia dite.’ Le rispose abbracciandolo prima di portarlo in camera ‘E tu vieni a vedere come gode una vera donna quando &egrave con un vero uomo.’
Una volta in camera si lanciarono nel sesso più sfrenato mentre io rimanevo sulla porta a guardarli. Monica lo spogliò in tutta fretta per poi inginocchiarsi davanti a lui ed iniziare a succhiargli il cazzo, che anche se non ero vicina, capii essere di notevoli dimensioni, ben maggiori delle mie. Lo spompinò tanto che lui le venne in bocca quasi senza accorgersene, ma mia moglie gli diede solo un attimo per riprendersi e riprese subito a fargli sentire la bocca fino a quando a John non tornò duro. Allora Monica si sdraiò sul letto, sfilò le mutandine e l’invitò con parole non proprio da educanda a prenderla.
‘Dai vieni qua e scopami, ho tanta voglia di cazzo che tu non puoi neanche immaginare ”
Lui non si fece certo pregare ed in un attimo le fu sopra, iniziando a scoparla come un ossesso. Più lei godeva più lui accelerava il ritmo facendo letteralmente sobbalzare il letto. D’istinto cercai d’allungare le mani sul cazzo senza ovviamente riuscirci in alcun modo. Vederla godere come una selvaggia mi faceva piacere, ma avrei voluto essere in qualche maniera partecipe del suo piacere. Invece Monica pensava solo a se stessa ed anche quando John le venne dentro, lei non perse tempo a rimettergli in sesto il membro mettendosi poi a pecorina con la faccia rivolta verso di me.
‘Ora mettimelo nel culo !’ quasi gli ordinò Monica ‘Ma devi farmelo sentire tutto e bene, quindi sfondami senza pietà.’
L’uomo fu quasi sorpreso da tanta voglia, ma davanti ad un sedere così bello come quello di mia moglie non si tirò certo indietro, e la prese con tutta la forza di cui era capace.
‘Sii così … spaccamelo tutto, voglio godere del tuo gran cazzo sino in fondo.’
‘Certo che oggi sei proprio insaziabile !’ disse John mentre l’inculava ‘Ma quant’&egrave che non scopi ?’
‘Tanto ma oggi voglio recuperare … continua così che mi piace sempre di più.’
Lei lo incitava in continuazione senza mai togliermi lo sguardo e allora capii la mia punizione. A Monica non interessava niente di quell’uomo, voleva solo farmi vedere che era in grado di farsi scopare come a da chi voleva, mentre io dipendevo completamente da lei e dai suoi capricci. Si comportava come la peggiore delle puttane solo per farmi male, riuscendoci completamente. Ero quasi schifata nel vederla così ad invocare in continuazione il cazzo di quell’uomo, che nonostante tutto avrei voluto anche un po’ per me. Perché era innegabile che al suo posto volevo esserci io, non certo con Michele che ormai consideravo un vile, ma con qualunque maschio dotato di una bella mazza. Solo dopo che lui le riempì anche il culo di sperma lei mi chiamò a se per farmi sdraiare sul letto, per poi mettermi in faccia i suoi buchi grondanti di sborra che mi sporcarono il viso. John si rivestì e senza dire nulla uscì da casa sentendosi forse usata da quella donna così poco sensibile al piacere altrui.
Dopo John Monica chiamò altri due suoi amanti e con ognuno di loro ripeté le stesse scene, solo l’ultimo mi degnò di qualche commento poco carino, per poi dedicarsi alla vera donna di casa. Quello che più mi faceva male era il suo sguardo fisso su di me quando quegli uomini la scopavano, anche se le sue parole esprimevano piacere, il volto diceva cose ben diverse, più simili alla rabbia che al godimento.
Dopo che il terzo uomo andò via mi tolse la pallina di bocca e mi guardò con un misto di disprezzo e amore che non mi fece più capire nulla.
‘Andiamo di là in sala.’ Mi disse staccandomi da se, ma era come se la sua persona fosse lontanissima.
La trovai seduta in poltrona ancora nuda, le gambe leggermente accavallate e le mani tenevano nervosamente una sigaretta.
‘Allora felice dello spettacolo ?’ mi chiese con tono sprezzante ed anche un po’ ironico.
‘Amore non capisco io ”
‘Tu sei anche scema oltre che troia !’ mi urlò in faccia ‘Perché credi abbia fatto tutto ciò, per piacere ? O per rabbia e vendetta ?’
Mi buttai ai suoi piedi chiedendo ancora una volta perdono per il mio sbaglio, ma lei dolcemente mi prese la testa per posarla sulle sue gambe.
‘Vedi Maria io un po’ ti capisco’ mi disse accarezzandomi con amore i capelli ‘Tu stai vivendo una fase di cambiamento molto profondo. Solo vorrei che tu ti fidassi di più di me. Sai che non ti farei mai male di proposito solo per il piacere di ferirti, ma mi sono sentita tradita da chi amo di più a questo mondo e questo mi ha ferita nel profondo. E non sapendo cosa fare ho rimediato ad un tuo sbaglio facendone uno anch’io, forse non più grande ma più grave perché fatto usando il cervello. Quindi ora sono io a chiederti scusa.’
Finì di parlarmi con le lacrime agli occhi e, colpita nel profondo dalle sue parole, l’abbracciai con tutte le mie forze stringendola come una bambina che si &egrave appena fatta male cadendo dallo scivolo. Non so per quanto rimanemmo così, ma quando ci staccammo eravamo felici di esserci ritrovate.
Monica mi slegò e con cura mi tolse il plug dal culo ed io preparai una gran cena in poco tempo che mangiammo seduti a tavola di nuovo insieme.
Quindi mi disse che sarebbe andata a dormire perché sfinita e che io avrei riposato nella mia camera. Avrei voluto chiederle di togliermi anche per un solo minuto la cintura di castità, ma non n’ebbi il coraggio credendo che avrei tirato troppo la corda, Ma in cuor mio sapevo che il giorno dopo sarebbe stato uno di quelli speciali.

La mattina di domenica mi svegliai molto presto volendo farle trovare una bella colazione ed una sissy degna di tale nome. In cucina feci tutto in fretta conoscendo molto bene i suoi gusti, poi andai in bagno per lavarmi e truccarmi in maniera leggera ma molto femminile.
Quando il caff&egrave fu pronto preparai un vassoio, dove misi anche dei biscotti al burro ricoperti di marmellata di ciliegie, ed un bel bicchiere di spremuta d’arance. La svegliai dandole dei piccoli baci sui piedi e quando Monica aprì gli occhi mi mandò un bacio con la mano prima di avventarsi famelica sul vassoio.
‘Oggi voglio vedere se hai capito le lezioni di questi giorni.’ Mi disse mentre mangiava ‘Devi solo fidarti di me e non aver paura, sei d’accordo ?’
‘Certo amore, vedrai che non ti deluderò.’ Le risposi convinta del suo amore nei miei confronti.
Lei finì la colazione per poi alzarsi e prendere il completino che le avevo preso per fare la sorpresa a Michele.
‘Vai di la e mettilo insieme a delle belle calze e dei sandali col tacco, e aspetta che io ti chiami per tornare qui, devo prepararmi e voglio farlo da sola.’
‘Ma Monica &egrave tuo e so quanto ci tieni, insomma io ” balbettai impacciata.
‘Maria va e indossalo per me punto e basta.’ Mi disse baciandomi la fronte.
Così presi i suoi indumenti e me n’andai nella mia cameretta per indossarli, scelsi un paio di calze nuove con dei ricami floreali sul dietro, un reggi in pizzo ed un bel paio di sandali che avevo messo poche volte.
Aspettai più di mezz’ora seduta sul letto col cuore in gola fino quando non mi chiamò, e con un po’ d’emozione feci quei pochi passi che mi separavano da lei. Quando aprii la porta rimasi di stucco nel vedere mia moglie vestita come una perfetta Mistress. Era coperta di pelle lucida nera ed ogni capo esaltava la sua bellezza. Guepiere, slip, guanti, calze e stivali erano aderenti al suo corpo come se fossero una seconda pelle.
Vedendomi ferma come una statua di marmo Monica decise di venirmi incontro per poi accarezzarmi il collo.
‘Allora signorina vogliamo rimanere ferme tutto il giorno ?’ mi disse prendendomi in giro.
‘Sì ‘ cio&egrave no ‘ &egrave che io ‘ ecco ”
Non riuscivo a dire due parole in fila con un senso compiuto folgorata com’era dal vederla così bella e dominante.
‘Se non riesci a parlare stai zitta che &egrave meglio. Solo dimmi se ti fidi di me e se farai tutto ciò che ti chiederò.’
‘Sì certo, cortissima.’
‘Bene allora vieni con me.’ Mi disse dandomi un bacio sulla guancia.
Monica mi portò sul letto dove mi legò le caviglie all’inguine stringendomi i polpacci contro le cosce, poi prese un bastone che fissò vicino ai piedi in modo che non potessi chiudere le gambe. Infine mi ammanettò le mani dietro la schiena e tolse la cintura di castità.
‘Fammi vedere il tuo bel culo mia sissy.’ M’ordinò con voce decisa ma dolce allo stesso tempo.
Con un po’ di fatica mi misi carponi per rendermi conto che ero totalmente esposta a qualsiasi sua azione, ma sapevo che la mia punizione era finita e che quel giorno m’avrebbe solo fatta godere, solo non sapevo come.
Lei prese un lungo e morbido frustino da equitazione e cominciò a colpirmi molto piano sul buchetto e sulle palle eccitandomi oltre ogni maniera. Il cazzo finalmente libero dopo due giorni di clausura svettava duro gonfio come non mai. Mia moglie era molto cauta nel toccarmi con le mani, facendomi sentire solo la punta delle dita che correvano veloci su tutto il mio apparato genitale. Ma era soprattutto il frustino a devastarmi il cervello, per quanto possa sembrare strano non provavo alcun dolore quando mi colpiva anche se si trattava di parti molto sensibili. Mi stava facendo impazzire senza darmi la possibilità di venire in alcuna maniera fino a quando non si sedette dietro di me per mettermi le mani sul petto.
‘Dimmi giovane puttanella quanto vuoi che ti scopi ?’ mi chiese provocandomi con le dita che stringevano i miei capezzoli.
‘Ti prego sto impazzendo, fammi godere o muoio !’ la implorai sentendo le palle esplodere da quanto erano gonfie.
‘E allora godi !’
Con una mossa felina mi prese con una mano il cazzo e con l’altra mi penetrò mettendomi due dita nel buchetto. Venni in pochi secondi inondando le lenzuola col mio sperma che uscì a lungo e copioso.
Non mi lasciò il tempo di riprendermi che prese uno strano strap-on che aveva acquistaato su internet, la cui caratteristica principale &egrave che non aveva cinghie, ma che lei ‘fissò’ inserendosene una parte nella passera.
‘Ora ti voglio mia !’ urlò venendomi addosso.
Mi sodomizzò a lungo ma mai con rabbia, ma piuttosto con un amore che non m’aveva mai mostrato. Anche quando spingeva più forte lo faceva senza farmi sentire alcun male, non smettendo mai di stringermi il cazzo anche senza far scorrere la mano su di lui. Riprovai le stesse sensazioni di passione che solo Michele m’aveva saputo donare, anzi Monica era riuscita ad amplificarle facendomi sentire la vera prima donna di casa. Finimmo entrambe esauste e con un po’ di fatica lei mi liberò d’ogni impedimento per farmi sdraiare vicino a lei.
Solo dopo che spense la seconda sigaretta mi parlò con estrema dolcezza ed affetto.
‘Allora Maria, non ti chiedo neanche se ti &egrave piaciuto, ma solo se merito la tua fiducia.’
‘Non me lo devi neanche chiedere.’ Le risposi mettendo la testa sul suo splendido seno ‘Sono tua e lo sai meglio di me.’
‘Sei sicura di voler entrare in clinica domani ed operarti ?’
‘Sì voglio essere il più possibile simile a te, come tu mi vuoi ma anche come io sogno d’essere da tanto tempo.’
Mi misi a piangere pensando a com’ero stata tanto cretina a tradire una donna così meravigliosa, ma lei mi disse di smettere accarezzandomi la testa e coccolandomi in ogni maniera fino a quando non mi calmai.
Passammo il resto della giornata a scherzare come due ragazzine, anche se ogni tanto finivo con la testa fra le sue gambe per darle il piacere che meritava una Dea così grande. Monica mi scopò in tutte le posizioni possibili impedendomi però di toccarmi, volendo rimanere lei l’unica persona col potere di farmi godere in maniera completa.
Dopo cena mia moglie mi fece sgombrare totalmente il tavolo per poi sdraiarcisi sopra con due bombolette di panna col le quali si ricoprì il corpo.
‘Leccami tutta, non sai come sono dolce stasera.’ Mi disse maliziosa come non mai.
Passai la lingua su tutto il suo splendido corpo portando un po’ di panna alle sue labbra ogni volta che me lo chiedeva. Alla fine presi una bomboletta e infilai dolcemente il beccuccio nella sua fica riempendomi poi la bocca di panna e dei suoi umori fino a farla venire.
Finimmo con l’addormentarci insieme sul sue letto ormai sazie di noi stesse, dimenticandoci i ruoli che c’eravamo date tempo prima, come due normali persone che si amano e che non vogliono nascondere i propri sentimenti.

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