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Racconti di Dominazione

Il giovane e la schiava

By 4 Settembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono passati pochi mesi dallo sbarco in Britannia.
Le invincibili legioni romane hanno spazzato i guerrieri barbari, ed adesso stanno arrivando i giovani nobili ed i mercanti nelle nuove terre dell’Impero.

Sono Paride, un giovane rampollo di una ricca e nobile famiglia della gloriosa Magna Grecia.
Dopo tanti giorni di viaggio a cavallo, finalmente eccomi in Britannia.
Fa freddo e piove, ed il sole non lo vedo da quando ho lasciato la Gallia.
Tra poco arrivero alla domus che un mio caro amico, ufficiale imperiale, ha comprato per me.
La casa e’ piccola, ma graziosa. Pero’ e’ terribilmente deserta.
Domani mattina andro’ al mercato degli schiavi. Ho sentito dire che le donne da queste parti sono molto belle, pelle chiara e capelli dorati.

E’ mattino, dopo un bagno caldo ed una ricca colazione, vado dai mercanti a cercare una serva.
Il mercato e’ sporco, le strade sono fangose e la puzza dalle gabbie degli schiavi e’ nauseabondo.
Ogni volta che mi avvicino ad una gabbia, le donne cominciano a correre verso di me piangendo, implorano pieta’ e chiedono di essere comprate…
I mercanti devono essere di mano pesante, non ho mai visto schiave pregare per essere prese.
Ad un certo punto il mio sguardo viene rapito da una giovane ragazza in fondo ad una gabbia. Tutte le compagne di cella si sono catapultate verso di me, ma lei no.
E’ giovane, minuta, tra le macchie di fango si intravede una pelle chiarissima. I capelli sono sporchi, ma tra le chiazze scure si intravede un colore rosso rame.
La osservo per alcuni secondi, e quando i nostri sguardi si incociano vedo che ha degli occhi verdi brillante. Occhi carichi di odio, di rabbia.
“Tu, mercante, voglio vedere quella donna?” dico indicando la giovane.
“Certamente, mio signore.” dice il mercante, ed entra nella gabbia verso la giovane.
Il mercante si avvicina con una catena, e solo adesso noto che la giovane ha un pesante collare. Il mercante cerca di metterle il guinzaglio, ma la giovane gli tira di mano la catena, e comincia a camminare con molta calma verso l’uscita. Il mercante e’ furioso, ma gli faccio segno che va tutto ok. La giovane, sempre con lo sguardo carico d’odio, si mette davanti a me, mentre il mercante mi raggiunge.
“E’ molto ribelle, mio signore. Ho cercato di sistemarla, ma sembra non sentire i colpi che riceve. Ho altre donne che potrebbero servirti molto bene, se il mio signore desidera.” dice il mercante.
Io sono rapito dalla bellezza di questa giovane. Fisicamente avra’ 18 anni, ma ha una notevole forza interiore. Nonostante sia sporca di fango e sangue, e sia quasi nuda, ha un portamente fiero ed orgoglioso.
“Quanto vuoi per lei?” domando al mercante.
“Mio signore, pensavo di darla all’esercito per far divertire i soldati. E’ sicuro che non vuole una serva obbediente?”
“Ti bastano?” gli dico lanciandogli un sacchetto pieno di monete.
“Si, mio signore. E’ anche troppo.”
“Tieni tutto. E dammi la catena.” dico al mercante.
“Nobile signore, siete molto generoso. Se dovreste avere problemi, potrete restituirmela e prendere un’altra ragazza” mi dice porgendomi la catena.
Prendo la catena dal mercante, e mi avvicino per legare la mia nuova schiava. Ma lei, sfugge alla mia presa, e mi sputa in faccia.
In un attimo il mercante si avvicina alla donna, ma io lo blocco.
“Molto bene, ci divertiremo molto io e te” dico ridendo alla ragazza.
E le do uno schiaffo cosi’ forte che cade a terra tramortita. Sembra che le giri la testa, tenta di rimettersi in piedi ma cade.
Intanto io le ho legato le mani con una corda e sto legando la catena al collare della giovane.
“Seguimi” le ordino, tirando forte la catena proprio mentre si sta alzando…
Il colpo la fa cadere di nuovo a terra. Stavolta tira la catena per farmi cadere, ma io sono ben piantato e non cado.
Rido ancora, la faccio alzare, e la trascino fino alla mia dimora.
“Sono sicuro che ci divertiremo molto noi due” le dico mentre entriamo a casa.

Questo e’ solo il primo capitolo del mio primo racconto. Aspetto pareri e commenti. La mia mail e’ micio84mi@yahoo.it Entro in casa trascinando la mia nuova serva.
Lei continua a fare resistenza, e mi guarda con odio.
Subito dopo l’ingresso, si apre un colonnato che circonda un cortiletto, ed al centro del cortile c’e’ una vasca piena d’acqua.
Mi fermo accanto ad una colonna, e faccio cenno alla donna di mettersi davanti a me.
Lei non si muove, allora la trascino nel cortile e la guardo.
“Ficcati bene in testa che adesso sei mia, e che io posso fare di te cio’ che voglio.” le sussurro ad un orecchio.
Non so se capisce il latino, non si e’ mossa di un millimetro. E non ha detto una sola parola da quando l’ho comprata.
“Se sarai una schiava ubbidiente sarai trattata bene, altrimenti…”
“Adesso togliti quegli stracci di dosso” le ordino.
Lei continua a stare immobile, continua a guardarmi, mi sta sfidando, con quegli occhi verdi bellissimi sta sfidando il suo nuovo signore.
“Se e’ quello che vuoi….” e con un gesto rapido le prendo il braccio e la butto in acqua.
L’acqua deve essere fredda, lei cerca di uscire dalla vasca, ma io ad ogni suo tentativo la ributto dentro.
“Ti ho promesso che ci saremo divertiti.” le dico, mentre entro anche io nella vasca.
L’acqua e’ gelida, ma il desiderio di domare questa cavalla selvaggia e’ troppo forte.

L’acqua della vasca ha reso gli stracci della ragazza aderenti al suo corpo, e comincio a compiacermi per l’acquisto fatto.
Tra gli stracci bagnati si intravedono dei seni piccoli, staranno in una mano, ed una pancia piatta. Devo toglierle quegli stracci.
“Vieni qui.” le dico, mentre mi avvicino a lei.
La vasca e’ piccola, e non puo’ sfuggirmi.
In un attimo le sono addosso, lei tenta di sfuggirmi con tutte le sue forze, ma io sono il doppio di lei, e con poche mosse riesco a spogliarla.
“Oh, ora va meglio”, le dico osservandola nuda.
E’ bellissima. Ha due seni piccoli, con dei capezzoli piccoli e resi dritti dall’acqua fredda. La pancia e’ piatta, non si vede un filo di grasso. Deve aver sofferto la fame questa ragazza.
L’acqua ha tolto la patina marrone del fango dai suoi capelli e dalla pelle, e lo spettacolo e’ da lasciar senza fiato.
Una fiamma rosso dorato s’innalza dal suo capo, ha dei capelli bellissimi, e la pelle e’ chiara e tesa, e si intravedono i muscoli leggeri e forti.
Sembra sconfitta, rimane immobile al centro della vasca. Le commino intorno, e vedo che ha un culetto piccolo, tondo e sodo. Molto bello, come piacciono a me.. Le gambe sono un po troppo esili, ma non sembrano fragili. Ha il marchio della foresta. E’ piccola e forte, per correre tra i cespugli e sfuggire alle pattuglie. Ma non deve aver avuto fortuna.
Ormai non mi guarda piu’, fissa con lo sguardo vuoto l’acqua davanti a se, sembra sull’orlo di una crisi di pianto.
E’ quasi un corpo morto. Mi avvicino, le prendo il braccio, e non reagisce.
La porto fuori la vasca, trascinandola verso la stanza che diventera’ la sua camera.
Come avevo ordinato, trovo una tinozza al centro della stanza. Tranne per un letto in fondo, la stanza e’ vuota.
“Fatti un bagno caldo, puzzi e sei sporca. Il focolare e’ la prima porta a destra.” le dico, e mi siedo su uno sgabello per osservarla.
Capisce il latino, mi guarda e poi va a prendere l’acqua calda per il bagno. Non sembra avere problemi a camminare nuda. Bene.
Dopo un paio di va e vieni, ha riempito la tinozza di acqua calda, e subito si immerge, facendo trasbordare l’acqua sul pavimento.
“Stai attenta, non voglio che sporchi per terra” le dico, e lei per tutta risposta sputa verso i miei piedi.
“Allora non ti sei arresa, piccola selvaggia” e mi avvicino a lei.
Adesso e’ tornata a fissarmi con odio, ma non si muove, aspetta le mie mosse.
Deve essere stata picchiata spesso da quel mercante, sembra aspettare di essere colpita.
Ecco il perche’ del suo sguardo da sfida. Mi sfida a colpirla, vuole dimostrare di essere forte. Vuole mostrarmi come non cede alle percosse.
Bene bene. Mi avvicino a lei, e mettendole una mano sulla testa la immergo completamente..
“Non te l’aspettavi, eh?”, le dico mentre la tengo immersa.
Lotta per liberarsi, ma non puo’ fare nulla. La tengo qualche secondo sott’acqua, e poi la tiro su.
“Allora, vuoi parlare? Mi vuoi dire come ti chiami?”
Ma lei nulla. Ed ancora giu’.
Questa volta non reagisce, ed io la tengo immersa finche’ non cerca di liberarsi.
“Vuoi dirmi come ti chiami o devo affogarti ?”
Ancora niente…
“Come vuoi…” e ribalto la tinozza..
L’acqua inonda tutta la stanza, e lei cade malamente a terra.
“Finche’ non parli, resterai chiusa qui dentro.”
Ed esco dalla stanza, chiudendo la porta a chiave.
Rimango dietro la porta, e sento che ha iniziato a piangere.
Piange e si lamenta, sembra che stia pregando.
Vado a fare un giro per la casa.

La sera torno da lei.
C’e’ silenzio nella stanza, apro la porta, e la trovo distesa sul letto.
Sta dormendo.
Mi avvicino silenzioso, e la guardo mentre dorme.
Il suo corpo nudo e’ bellissimo, perfetto. Vale molto piu’ di quanto l’ho pagata. Quel mercante non capisce nulla di donne.
Le carezzo il viso, ed appena le mie mani la toccano si sveglia con un sobbalzo e si rannicchia contro il muro, lontano da me.
“Allora, come ti chiami.” le dico piano.
“Se non mi dici come ti chiami, non avrai nulla da mangiare stasera.”
Sembra affamata, il suo sguardo vaga da me al pavimento, ancora bagnato. Poi i suoi occhi sembrano perdersi nel vuoto, si inginocchia, e piangendo dice a bassa voce:
“Ginevra.”
“Bene, Ginevra. Hai fame?”
Mi fa cenno di si con la testa.
“Hai capito che sei la mia serva?”
Alza di colpo la testa, fissandomi in viso. Poi, lentamente, fa cenno di si.
“Bene. Dovrai chiamarmi Signore o Padrone. Capito?”
“Si”
“Come hai detto?”
“Si, Padrone.”
Sembra che il le sia stato strappato dalla bocca.
“Bene. Seguimi”
La conduco in cucina.
“Nei prossimi giorni ti addestrero’ personalmente, sarai la migliore schiava della Britannia. Fa esattamente quello che ti dico e starai bene. Ma se mi disubbidisci, verrai punita severamente. Ed ora, mangia pure.”
Nella cucina c’e’ solo uno sgabello, e ci sono seduto io.
“Dove trovo uno sgabello per me?” mi chiede.
“Uno sgabello? No, mia cara, tu sei una serva, se vuoi sederti c’e’ il pavimento.”
Dopo un attimo, capisce e si siede a terra per mangiare.
“Appena finisci di mangiare, pulisci e vai a dormire. Io vado a letto. Se domani mattina trovi qualcosa fuori ordine o sporco, verrai punita.”
E detto questo, esco dalla cucina.
Finalmete riposo.

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La storia continua…
Aspetto commenti e suggerimenti sulla mia mail
micio84mi@yahoo.it

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