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Il terzo incomodo

By 17 Luglio 2013Febbraio 9th, 2020No Comments

è da tanto tempo che aspetto questo momento. Ci siamo conosciuti una sera, quasi un mese fa, in un pub sui navigli a Milano. L’ho notata subito, seduta in disparte al bancone, che sorseggiava una birra scura. Capelli biondi scuri, occhi castani, non molto alta, ma con un fisico molto proporzionato, impreziosito da una terza misura di seno. Accanto a lei un posto vuoto: mi siedo lì e ordino una birra.
‘Cosa fa qui da sola, una bella donna come te?’
‘Quello che fai tu, suppongo.’
‘Bella risposta! Piacere, io sono Lupetto!’
‘Molto piacere, mi chiamo Francesca!’
Abbiamo chiacchierato amabilmente per molto tempo. Lei è più grande di me, ha ventotto anni, mentre io solo venticinque. Ho percepito fin da subito una grande attrazione verso di lei, un’attrazione sessuale irresistibile. Del suo corpo, mi hanno colpito subito il suo culetto sodo, semplicemente unico, strizzato in un paio di jeans molto attillati, e dei piedi praticamente perfetti, impreziositi da una bellissima scarpa col tacco, un sandalo. La maglietta, piuttosto scollata, metteva in evidenza un seno meraviglioso, sodo, alto.
Decido da subito che voglio averla, devo averla. Ne sento il bisogno.. La necessità.
L’attrazione è ricambiata, e me lo fa capire in maniera anche piuttosto esplicita: i suoi sguardi chiedono sesso, le sue mani cercano le mie braccia, mi toccano, e la prova del nove, è come inizia a strusciare un piede sulle mie gambe.
Io sono sempre più eccitato.
Pago io il suo drink, e andiamo a fare una passeggiata all’aperto. La serata è molto calda, è venerdì, e le strade sono piene di gente. Decidiamo così di defilarci e di percorrere una via laterale. Lei è molto provocante, continua a lanciarmi delle occhiate che sembrano implorarmi di prenderla lì, in strada.
Si fa tardi, e mi chiede di accompagnarla alla macchina. Arrivati al posto dove l’aveva parcheggiata, non molto lontano da dove ci siamo incontrati, si appoggia una portiera e mi guarda negli occhi. Decido che è arrivato il momento di passare all’azione, e mi avvicino a lei, lentamente ma con decisione. Le nostre labbra stanno ormai per toccarsi, e riesco a sentire il calore del suo respiro, quando inaspettatamente, gira la testa da un lato, e mi manda a vuoto. Ci rimango male, ma decido di riprovarci.. Questa volta si lascia baciare. Le sue labbra sono morbide, sensuali, e le nostre lingue si toccano in una danza erotica che riempie la mia schiena di brividi. Poi appoggia le sue mani sul petto e.. Mi spinge via!
‘Ciao bello, alla prossima!’
Per fortuna, ci eravamo già scambiati il numero di telefono. Ho aspettato qualche giorno, prima di farmi vivo. Da lì in poi, ci siamo sentiti molto assiduamente per sms. Non avendo nulla da perdere, le ho detto in ogni modo, e anche in maniera piuttosto esplicita, quello che voglio fare con lei: scoparmela, in ogni posizione possibile, in ogni buco disponibile, in ogni modo possibile. Lei è stata al gioco, e si è mostrata altrettanto interessata, anzi: si è rivelata per quello che è, una vera maiala! Ogni giorno, mi arrivano messaggi su quanto vorrebbe ‘essere presa con violenza, dominata’, su quanto vorrebbe ‘prenderlo nel culo’, e farsi ‘riempire di sborra’.
Le ho chiesto tante volte di uscire, di lasciare stare le parole, e di passare ai fatti, ma ha sempre trovato una scusa, un motivo per cui non poteva. Arrivo quasi a pensare che lo stia facendo apposta, che voglia fare la preziosa, che voglia vedere quanto la desidero, quando sono disposto ad aspettare, a penare per averla.
Ma finalmente, il momento è arrivato.
Questa sera andremo a cena fuori.

Vado a prenderla in macchina sotto casa. Quando apre il portone e finalmente riesco a vederla, per poco non mi viene un infarto: indossa un vestitino molto corto, ai limiti della legalità, scollatissimo, bianco anch’esso, quasi trasparente così tanto che si capisce, senza nemmeno fare troppa fatica, che non indossa la biancheria intima, e si riesce a distinguere perfettamente la forma del reggiseno. Le gambe sono velate da autoreggenti bianchi, e ai piedi indossa delle scarpe col tacco dello stesso colore del vestito.
Io scendo dall’auto, e le apro la portiera da vero gentiluomo. Quando torno a sedermi, al lato di guida, mi rendo subito conto che sarà quasi impossibile guidare, con lei al mio fianco ‘vestita’ in quel modo. Il vestito è così corto, che sedendosi e accavallando le gambe, si tira su, facendo rimanere fuori praticamente tutto il culo.
Il ristorante è fuori città, praticamente in campagna, ma è comunque un ristorante molto elegante. Il tragitto è lungo più o meno tre quarti d’ora, ma non passano nemmeno dieci minuti, prima che Francesca scavalli le gambe, aprendo le cosce, mostrando il suo sesso ricoperto di una lieve peluria nera. è già bagnata, si vede, e si sente anche dall’odore inebriante che inonda l’abitacolo.
Inizia a toccarsi, a stuzzicarsi il clitoride. Io comincio a sudare copiosamente. Per fortuna, la strada è tutta dritta.
Dopo pochi minuti, mi porge le dita con cui si è masturbata, e le avvicina alle mie labbra. Non c’è bisogno che dica niente: apro la bocca, e le succhio avidamente. Quale migliore aperitivo, prima di una cena, se non gli umori aciduli di una donna arrapata? Inebriante.
Non contenta, afferra la mia mano destra, che vista la strada tutta dritta, sta rimanendo inoperosa, e la appoggia sul suo sesso. Inizio a masturbarla, e ci vogliono pochissimi minuti, prima che esploda in un fragoroso orgasmo.

Siamo fuori dal ristorante, ed è incredibile come mi sia passata la fame! Improvvisamente, non ho più voglia di mangiare, ma solo di caricare nuovamente Francesca in macchina, portarla a casa mia, e scoparla come si merita di essere scopata: con violenza, senza pietà. Ma si dice che l’attesa del piacere sia essa stessa il piacere. E poi, le ho promesso la cena, quindi entriamo.
Al nostro ingresso, Francesca non passa minimamente inosservata. Il proprietario, che ci accoglie, non riesce a non far cadere l’occhio nella sua scollatura, e tutti a tutti i maschi seduti ai tavoli, per poco non va di traverso ciò che avevano in bocca, appena si accorgono di lei. Ovviamente, le loro partner non gradiscono, e alcune di loro bacchettano i propri uomini. Altre, invece, distolgono lo sguardo come indignate, ma in fondo sanno pure loro che la loro indignazione non è altro che invidia per una donna più bella, più coraggiosa, e più determinata di loro.
Ci sediamo ad un tavolo in una posizione abbastanza centrale, e in cuor mio so che a Francesca la cosa non dispiace: ormai ho capito che è un’esibizionista, che ama avere gli occhi addosso, che ama farsi desiderare e provocare certe reazioni nei maschi.
La cena passa in maniera molto piacevole, ma anche molto calda. Io e Francesca non siamo seduti di fronte, ma su due lati contigui di un tavolo quadrato: in questo modo, le sue cosce sono in bella mostra, e il mio battito cardiaco si fissa su dei ritmi piuttosto elevati. Ogni tanto, per provocarmi ulteriormente, scavalla le gambe e apre le cosce, mostrando il suo sesso desideroso di me, desideroso di essere riempito. Non manca, tra una portata e l’altra, di appoggiare la sua mano sulla mia coscia, avvicinandola anche al mio membro, per constatarne la durezza e le dimensioni. Dal sorriso compiaciuto, deduco la sua soddisfazione.
Pago il conto e torniamo in macchina. Lei cammina piano, ancheggia. Sembra una danza dell’amore. Una danza del sesso.
Quando entro in macchina, ho solo una cosa in testa: lei nel mio letto. Metto subito in moto e mi avvio verso casa, e sapere che ci vogliono ancora circa tre quarti d’ora, mi mette quasi l’ansia!
‘Ti guardavano tutti, là dentro.’
‘Ah sì? Ma non mi dire.’
‘Sei uno schianto, lo sai?’
‘Certo che lo so. Quanto hai voglia di scoparmi?’
‘Più di quanto tu possa mai immaginare.’
‘Allora muoviti, portami da te e fammi tua.’

Fortunatamente, arrivati sotto casa mia, trovo subito parcheggio: credo che se non avessi trovato subito un posto, avrei dato di matto e avrei finito per mollare la macchina in doppia fila con le quattro frecce.
Pur avendo fretta di portarla su da me, a farla mia, non dimentico le buone maniere, e con una calma di cui non mi sarei mai creduto capace, le apro la portiera e la aiuto a scendere dall’auto. Siamo davanti al portone, quando sento una voce che mi chiama.
‘Ehi Lupetto!’
No, Marco no, dai..
‘Ciao Marco..’
Un mio ‘amico’ di vecchia data. Lo conosco da quando eravamo alle elementare. Il classico bulletto, che grazie al fisico e alle lezioni di judo, ha sempre usato la sua prepotenza fisica per aver la meglio sugli altri.
Mi abbraccia, mettendo in evidenza la differenza di stazza che ci contraddistingue.
‘Allora, chi è la tua amichetta?’
La squadra dalla testa ai piedi, senza il minimo timore di passare per maleducato o pervertito.
‘Si chiama Francesca.’
‘Deve essere proprio una gran maiala per andare in giro vestita così!’
‘Marco ma come ti permetti! Saranno affari suoi come si veste.’
‘Invece sono anche miei, visto che me lo fa venire duro! Ma tanto lo so che a una così è quello che interessa! Vero, Francy?’
‘Cos’è questa confidenza? Ha detto bene Lupetto, non è affar tuo come vesto.’
‘Oh oh, cos’abbiamo qui, una mammina che difende il suo bambino?’
‘Marco, per favore, lasciala stare.’
‘Zitto tu, sto parlando con lei adesso.’
‘Ma perché gli parli così? Non sei amico di Lupetto?’
‘Preferisco essere amico tuo.’
‘Be’, non mi interessa la tua amicizia.’
‘Forse preferisci il mio bel cazzo duro?’
Parlando così, si avvicina con molta decisione a Francesca, e la costringe ad indietreggiare, mettendola con le spalle al muro.
Io mi fiondo su di lui, e cerco di tirarlo indietro, ma con una manata mi scaraventa a distanza.
Si slaccia la cintura, i bottoni dei jeans, e li abbassa insieme alle mutande, mostrando un membro a dir poco enorme, sia per la lunghezza che per lo spessore. Non è nemmeno eretto, ed è già molto più grande del mio quando si trova in piena erezione.
‘Ammettilo, ti piace quello che vedi, vero?’
‘Sei un maiale.’
‘Perché, tu che cosa sei?’
‘Mi piace sentire gli occhi addosso, e allora?’
‘Appunto, sei una maiala! E non capisco che cazzo ci faccia una come te con questo sfigato.’
‘è molto carino.’
‘Carino? Ma se c’ha pure il cazzetto piccolo!’
‘E te che ne sai?’
‘Gliel’ho visto, ovviamente. Credi che non siamo mai andati a fare una partita di calcetto? Dai, Lupetto: tirati giù i pantaloni e fa vedere a Francesca che sto dicendo la verità.’
‘No, Marco. Te lo puoi scordare. Non mi farò umiliare a tal punto.’
‘E se fossi io a dirti di farmelo vedere?’
Stavolta è Francesca a parlare.
‘Chiedo scusa?’
‘Avanti, slaccia i pantaloni e fammi vedere come sei messo.’
‘Francesca, per favore..’
‘Ti ho detto di farlo.’
‘Va bene..’
Slaccio la cintura, i bottoni dei pantaloni, e tiro fuori il mio membro, ovviamente ben lontano dall’erezione, vista la situazione. Marco scoppia in una risata. Francesca, pure.
‘Effettivamente, il tuo amico e molto più dotato di te.’
Dicendo così, lo guarda negli occhi, e glielo prende in mano, accarezzandolo.
‘Dai Francy, andiamo su a farci una bella scopata.’
‘A casa di Lupetto?’
‘Hai ragione, non ci avevo pensato. Io non abito molto lontano, se vuoi puoi..’
‘No no, va benissimo a casa di Lupetto.’
‘Ah sì?’
‘Sì dai. Può sempre guardarci.’
‘Non sono sicuro che mi vada..’
‘Lupetto, ho per caso chiesto la tua opinione? Tu adesso apri il portone e ci porti nel tuo appartamento: io e il tuo amico dobbiamo farci una bella scopata, e tu ci guarderai.’
‘Va bene, Francesca.’
Umiliato come mai nella vita, apro il portone e mi dirigo verso l’ascensore. Si trova all’ultimo piano e ci metterà un po’ ad arrivare. Francesca mi ordina di salire a piedi. Io obbedisco, ormai mi sento, anzi, sono, una nullità. Quando arrivo al secondo piano, dove si trova il mio appartamento, l’ascensore non è ancora arrivato. Quando arriva, dalla porta a vetri, vedo che Francesca non ha perso tempo, e sta già facendo un pompino a Marco, il cui pene, ora eretto, si manifesta in tutta la sua potenza e grandezza.
Apro la porta e faccio entrare prima loro.
‘Marco, aspettami nel salotto e inizia a spogliarti. Io arrivo subito.’
‘Fai in fretta che voglio scoparti.’
Rimaniamo per un attimo da soli io e Francesca.
‘Be’ Lupetto, cosa dire.. Non pensavo che avessi delle amicizie così interessanti.’
‘Già.’
‘Oh povero piccolo, cos’hai, ti senti umiliato?’
‘Tu cosa dici?’
Si sfila il vestito, rimanendo solo con le autoreggenti bianche e il reggiseno.
‘Avanti, spogliati anche tu.’
‘Cosa? Perché?’
‘Tu fai come ti dico. Spogliati.’
Obbedisco, e mi tolgo tutto. Mi sento in forte imbarazzo e sono molto agitato. Lei si accovaccia, e prende in mano il mio membro. Si rivolge direttamente a lui.
‘Meno male che abbiamo incontrato Marco, lui sì che c’ha un bel cazzo. Con te non avrei sentito quasi niente.’
Sì alza, e camminando in maniera lenta e molto sensuale, si dirige verso il salotto.
‘Avanti, vieni con me.’
Ormai la mia forza di volontà è completamente annullata, e non posso fare altro che seguirla.
In salotto, troviamo Marco completamente nudo, seduto sul divano, che si masturba per mantenere un’erezione semplicemente devastante.
Francesca si mette in ginocchio di fronte a lui, tenendo un culetto semplicemente splendido bene all’insù, e inizia a succhiarglielo avidamente.
‘Lupetto, fai il bravo, mentre succhio questo bel cazzo, leccamela un po’.. Dovrà essere ben lubrificata per entrare come si deve questo mostro dentro di me.’
‘Va bene Francesca.’
Mi metto in ginocchio dietro di lei, e inizio a leccargliela mentre lei si dedica a quell’enorme membro. Lei è molto eccitata, si capisce da come la sento umida: è una vera e propria cascata di umori.
Questo preliminare dura pochi minuti, giusto il tempo di permettere a Marco di fumarsi una sigaretta. è lui a prendere il comando della situazione, sollevando Francesca, che nel frattempo si era tolta anche il reggiseno, mostrando dei seni perfettamente rotondi e dei capezzoli molto turgidi, e le scarpe, senza però togliersi le calze bianche autoreggenti, e iniziando a scoparsela tenendola in braccio. Non ci va leggero, ma dopo poco, per usare ancora più potenza, la sbatte sul divano e inizia a stantuffarla con tutta la forza che possiede. Lei è in balìa, completamente soggiogata da un maschio alto quasi quaranta centimetro più di lei, e con un cazzo lungo circa quanto un suo avambraccio.
‘Lupetto.. Stai.. In ginocchio.. E.. Guardaci..’
è tra un gemito e l’altro che pronuncia questa frase.
Marco riesce a mantenere lo stesso ritmo per quasi un quarto d’ora, poi deve fermarsi per prendere fiato.
‘Lupetto, cos’è, ti eccita vedere il tuo amico mentre mi scopa con questa violenza?’
‘Perché?’
Indica tra le mie gambe, e anche Marco osserva ciò che Francesca vuole far notare.
‘Ahaha non ci posso credere! Gli è venuto duro!’
‘Hai visto? Fa quasi tenerezza.. Il suo cazzetto duro è più piccolo del tuo moscio!’
‘Che povero sfigato!’
‘Lupetto, appena Marco ricomincia a scoparmi, voglio che inizi a farti una sega! Ma non godere, te lo dirò io, quando godere.’
‘Va bene, Francesca.’
‘Adesso basta parlare, e riapri le cosce.’
Non se lo fa ripetere, e lo accoglie nuovamente dentro di sé. Qualche minuto dopo, l’orgasmo di Francesca è potentissimo, anche grazie al fatto che intanto si stimola il clitoride. Lui ancora non gode, e Francesca decide di prendere iniziativa.
‘Esci, ti faccio godere io.’
‘Ah sì, va bene!’
‘E tu, come mai non ti stai segando?’
‘Non sono certo che mi vada.’
‘Non me ne frega un cazzo di cosa ti va o cosa non ti va. Segati!’
E inizio a masturbarmi, sempre più umiliato.
Intanto Marco l’ha tirato fuori, e Francesca ha iniziato a masturbarlo usando i piedi, sempre velati da quelle splendide calze bianche. Marco è molto eccitato, e dopo circa mezz’ora di penetrazione, ci mette pochissimo ad esplodere in un orgasmo che imbratta di sperma i piedi di Francesca.
Avvicina i piedi alla mia faccia.
‘Su, ripuliscimi.’
‘Che cosa?’
‘Sei forse sordo? Ho detto ripuliscimi.’
Così dicendo, appoggia il piede sulla mia faccia, come per darmi uno schiaffetto. Poi mi porge il collo, dove si è accumulato gran parte dello sperma.
‘Su su.’
Appoggio la lingua sullo sperma di Marco, inizio a leccare. Usando solo la lingua, lo sperma continua a rimanere sul piede, e per raccoglierlo a dovere, devo succhiarlo. è molto caldo, e una volta arrivato sulla mia lingua, mi accorgo di un sapore a metà tra il dolciastro e l’acidulo. Sono sincero, non è un sapore malvagio. Mi rendo conto, nel frattempo, che nonostante ciò che sto facendo, la mia erezione non perde di vigore, anzi: è sempre più potente, e del liquido pre-eiaculatorio inizia sgorgare dalla punta del mio pene.
‘Fa vedere, apri la bocca.’
Apro, e mostro.
‘Ancora tutto lì? Su, ingoia. Cos’aspetti?’
Chiudo gli occhi, e con uno sforzo mando giù.
‘Bravo ragazzo. Su, ora continua a leccarmi per bene i piedi, mentre Marco si riposa un po’.’
‘Va bene Francesca.’
Mentre le lecco i piedi, Francesca si abbandona sul divano. Il rilassamento che sta provando, si vede, è qualcosa di estremo e difficilmente spiegabile a parole. I suoi piedi hanno un buon profumo, che si mischia all’odore delle sue calzature, del nylon, e naturalmente allo sperma di Marco, che anche se l’ho ingoiato tutto, ha lasciato tracce della sua presenza.
Marco è in cucina, a guardare un po’ di televisione, sorseggiandosi una birra. Si sta preparando per il secondo round.
Gli basta una mezz’oretta, a quanto pare.
‘Su, Francy, mettiti a pecora che ora mi prendo il culo.’
‘Non puoi capire quanto ci speravo.’
‘Levati, tu, cane.’
‘Da bravo, Lupetto, mettiti in ginocchio come prima e goditi lo spettacolo segandoti. Ti dirò io, quando godere.’
‘Sì Francesca.’
Francesca appoggia le ginocchia sul divano, e i gomiti sullo schienale, esponendo il culo ad ogni pericolo. Marco non va per il sottile: sputa sull’ano di Francesca, ci appoggia il membro già eretto, e spinge, mentre con le mani tiene allargate le natiche. All’inizio si vede che fa un po’ di fatica ad entrare, ma poi, una volta preso il ritmo, riesce a metterlo dentro praticamente tutto, e inizia a stantuffarla forse addirittura più forte di prima. Io rimango sempre lì, a guardare.
‘Lupetto, vieni qui di fronte a me.’
Giro intorno al divano, che non è appoggiato al muro, ma si trova al centro del salotto, mi metto in ginocchio davanti a lei, e ricomincio a masturbarmi.
‘Oddio quanto è bello!’
Mi sta praticamente godendo in faccia. Non pensavo che l’avrei mai pensato, ma sento di invidiarla.
‘Tu continua a segarti, sì, bravo Lupetto.’
Pur avendo appena goduto, ci mette poco, Marco, a venire nuovamente. Evidentemente il culo di Francesca è un posto più che irresistibile.
Le viene sulla schiena, inondandola di lui, del suo seme, del suo piacere, mentre Francesca, grazie anche alla stimolazione del clitoride, esplode in nuovo orgasmo con il suo viso a non più di due centimetri dal mio.
‘Sai cosa devi fare adesso, vero?’
‘Cosa?’
‘Suvvia, un po’ di immaginazione.’
‘Non saprei proprio.’
‘Devi ripulirmi, no? Ma sei stupido o cosa?’
Lei si sdraia prona sul divano, e lo sperma forma come un piccolo laghetto sulla zona lombare, lascia lungo tutta la schiena le tracce del percorso che ha compiuto. Mi abbevero come una bestia assetata da quella pozza, e poi, con la lingua, elimino anche i piccoli ruscelli che persistevano lungo il resto della schiena nuda, sudata e sexy di Francesca.
‘Adesso tocca a te, sborrami sui piedi, muoviti.’
Nonostante la situazione sia la più umiliante che io abbia mai vissuto, l’eccitazione è al massimo, e l’erezione è vigorosissima. Mi porge i piedi, sempre con le calze: evidentemente vuole che venga su di essi. Ci metto pochissimo ad arrivare ad un orgasmo tra i più intensi che io abbia mai provato. Le riempio i piedi, e stavolta, prima ancora che me lo dica, sono su di loro a leccarli, e rimettere dentro di me il piacere che ho appena buttato fuori.
Rimango a leccarle i piedi a lungo, anche dopo che finito di ripulirli dal mio sperma. Successivamente, uso le mani, e inizio a farle un vero e proprio massaggio.
Infine, si tira su, e si china verso di me. Mi sorride, avvicina le sue labbra al mio orecchio, e mi parla, sussurrando.
‘Non vali un cazzo tu, pezza da piedi.’
E mi fa un occhiolino.
Ho ripensato a lungo a quella sera, ma non nel modo in cui avrei immaginato. Anche sforzandomi, faccio fatica a pensare ad una situazione più umiliante e avvilente di quella che ho vissuto: deriso e sottomesso dalla donna che volevo mia e da un vecchio ‘amico’, costretto a masturbarmi mentre loro facevano l’amore, costretto a guardarli, costretto a ripulire lo sperma di lui che era andato ad imbrattare i piedi di lei. Eppure.. Non riesco a non eccitarmi, ripensandoci.

Diverse volte mi sono ritrovato a svegliarmi nel cuore della notte, col pensiero completamente fisso su quei momenti vissuti con Marco e Francesca, e senza essere in grado di riaddormentarmi dall’eccitazione. Ogni volta sono stato costretto a farmi una sega per riuscire a riprendere sonno.

La situazione è però destinata a precipitare.

Pochi giorni fa, sono stato invitato ad una partita di calcetto. Ero contento di potermi finalmente svagare un po’, non pensare a quella sera, e liberare la mente. Il mio disappunto è stato enorme, quando tra i giocatori della squadra avversaria, ho visto materializzarsi proprio Marco.

‘Anche tu qui?’

‘Eh sì.. Ti umilio un po’ anche qui!’

Per tutta la partita, ogni volta che mi passava vicino, non si risparmiava dallo spararmi frecciatine e battutine. Quando incrociava il suo sguardo con il mio, invece, era tutto un sorrisini e occhiolini.

‘Marco, ma che hai con Lupetto oggi?’

‘Niente niente.’

‘Dai ogni volta che lo guardi, ridi! Fai ridere pure noi!’

‘Volete proprio saperlo?’

‘Marco no, ti prego..’

La mia richiesta suona più come una supplica. Ero già sudato per il calcetto, ma da quel momento, inizio a sudare freddo.

‘Se no, cosa mi fai? Mi trovi un’altra troietta?’

Tutti si fermano e si mettono a guardare Marco. Pendono dalle sue labbra.

‘Sì, perché l’altro giorno ho incontrato per caso questo sfigato sotto casa sua con una troietta, ma visto che è troppo un coglione per scoparsela, me la sono scopata io!’

Risata generale di tutti i presenti.

‘E non solo ragazzi, state bene a sentire: me la sono scopata in casa sua, e mentre lui ci guardava! Ma il bello deve ancora venire: mentre ci guardava, sono sfigato se ne stava lì a menarsi quell’uccello inutile che si ritrova tra le gambe! E alla fine, ha pure leccato la mia sborra dai piedi di quella troietta!’

Avrei voluto sprofondare, morire, lì, in quel momento. Devo essere diventato viola per la vergogna. L’umiliazione che ho provato era talmente grande, che non sono riuscito nemmeno ad aprire bocca per ribattere.

Ho potuto soltanto star lì a farmi deridere, con lo sguardo fisso sui miei piedi.

Da quel momento, e per tutto il resto della partita, non sono stato più in grado di azzeccare nemmeno il più banale dei passaggi. Chiunque riusciva a superarmi in dribbling, e non senza deridermi, chiamandomi ‘leccapiedi’ o peggio ‘bevi sborra’.

è stato un sollievo l’arrivo della fine della partita. Volevo solo andare a casa, farmi una doccia e infilarmi nel mio letto.

‘Ah coglioncello, guarda che nel fine settimana io e Francesca verremo di nuovo a scopare a casa tua. Fatti trovare in casa, intesi?’

Sono stato in grado di dirgli solo: ‘Va bene, come vuoi.’

Stasera, Marco e Francesca uscivano insieme. Non so cosa facessero, ma mi è stato detto chiaramente che la loro serata si sarebbe conclusa a casa mia.

Ho ricevuto un’unica istruzione: di farmi trovare nudo e pronto a tutto. Ed io, da diverse ore, sono nudo e pronto a tutto.

Suona il campanello.

‘Buonasera Lupetto!’

Il saluto arriva da entrambi, quasi in coro.

‘Buonasera a voi. Spero che abbiate passato una bella serata.’

Francesca è talmente bella che quasi mi toglie il fiato. Indossa lo stesso vestito della scorsa volta, bianco, scollato, cortissimo, e quasi trasparente. Sono solo due le differenze con la volta precedente: oltre alle mutande, non indossa nemmeno il reggiseno, e le autoreggenti che velano le sue gambe sono nere invece che bianche.

‘Baciami i piedi, schiavo.’

Mi metto subito in ginocchio, e avvicino le mie labbra al collo dei piedi di Francesca, inumidendo il nylon delle calze. Prima il piede destro, poi il sinistro.

‘Rimani sempre a quattro zampe, come un bravo cucciolo.’

‘Va bene, Padrona.’

‘Il nostro caro amico Marco mi ha raccontato della partita di calcetto.. Non posso credere che tu sia talmente smidollato da farti umiliare così, davanti a tutti.’

‘Ma io..’

‘Niente ma! Stai zitto, sto parlando io. Il punto è questo, coglione: devi essere punito. Rimani a quattro zampe, culo bene in fuori, e non muoverti per nessuna ragione al mondo.’

‘Va bene, obbedisco.’

Rimango in attesa per diversi minuti, senza riuscire a vedere nulla, avendo il muro di fronte a me. Poi, senza nessun preavviso, un dolore fortissimo ad una natica. Non posso fare a meno di cacciare un urlo.

‘Zitto schiavo, soffri in silenzio. Ti arriveranno cinquanta sculacciate.’

‘Come cinquanta?’

‘Cosa c’è, troppo poche? Va bene. Sessanta.’

Stavolta rimango zitto. Le sculacciate arrivano, molto forti, senza molte pause tra una e l’altra: nemmeno il tempo di fare passare il dolore di uno schiaffo, che arriva immediatamente quello dopo. Il dolore è fortissimo, mi manca il respiro. Francesca è una ragazza piccolina, ma le sculacciate sembrano quelle che potrebbe dare un pugile. Finalmente arriva l’ultima sculacciata.

‘Come va, schiavetto?’

‘Male.. Fa.. Fa molto male..’

La voce trema, devo sforzarmi per non scoppiare a piangere.

‘C’è qualcun altro qui, che merita di essere punito.’

Questa volta è Marco a parlare.

‘Francy, non pensavo che tu fossi così tanto troia da godere a sculacciare una tale nullità! Ragion per cui, tu stessa meriti di essere punita.’

‘E per quale ragione?’

‘Per essere così troia.’

La prende per un polso e la trascina verso una sedia, in cucina. Mi accorgo solo adesso che lei è nuda, ha tolto i vestito, e indossa solo le autoreggenti nere.

Marco si siede su una sedia, e con la forza, costringe Francesca a mettersi con la pancia sulle sue ginocchia, come se fosse una bambina che deve essere punita.

‘Cos’hai intenzione di fare?’

‘Stai zitta, troia.’

La prima sculacciata produce uno schiocco, un rumore, che quasi mi stordisce.

L’urlo di Francesca mi penetra fino al cervello.

‘E questa è una! Da adesso devi contare tu, chiaro?’

‘Sì..’

Ne arriva un’altra.

‘Due..’

Una terza, una quarta, scandite da una voce sempre più sull’orlo di un pianto. Una voce piena di dolore.

I colpi non diminuiscono di intensità, anzi, se possibile aumentano. Vengono distribuiti in maniera omogenea, tra le natiche e le cosce, soprattutto la parte alta.

‘Quindici..’

‘Che cazzo dici, troia? Hai saltato il quattortidici!’

‘Ma non è vero! L’ho detto!’

Un nuovo colpo, fortissimo, che fa esplodere Francesca in un urlo terribile.

‘E questa era la quattordicesima!’

‘Ma.. Se.. Era quella che.. Ho sbagliato..’

Un altro colpo fortissimo. Un altro urlo.

‘Osi contraddirmi? Hai sbagliato, e per punizione torni indietro, no? Quindi, la prossima sculacciata che numero sarà?’

‘La.. Quindicesima?’

‘Temo che la prossima sarà la tredicesima!’

‘Ah.. Va bene..’

I colpi ricominciano.. A volte il ritmo aumenta, a volte rallenta. Capita anche che Marco si fermi, mettendosi ad accarezzare le natiche di Francesca, alternando carezze a colpi.

Le natiche di Francesca iniziano a prendere un colore vicino al rosso fuoco. Mi accorgo anche che il viso di Francesca è rigato da delle lacrime. Il conteggio, che ormai ha inesorabilmente superato la quota cento, viene ormai scandito da una voce singhiozzante, in preda al dolore.

‘Va bene, basta così.’

La fa scendere dalle ginocchia, lei si mette in piedi davanti a lui. La direziona verso il divano, e con un ultima sculacciata la manda verso di esso. Io li seguo come un cane, camminando a quattro zampe.

Francesca si siede sul divano, Marco è in piedi davanti a lei: si slaccia i pantaloni e li abbassa insieme alle mutande, tirando fuori un pene ancora moscio, ma già più lungo del mio, che invece bene eretto. Lei tira su i piedi, ancora velati dalle autoreggenti, e inizia ad accarezzargli con molta dolcezza i testicoli.

‘Schiavo, tu segati. Rimani al limite, ma non sborrare finché non avrai il mio consenso.’

‘Sì Padrona..’

Prende il membro tra i piedi, e inizia letteralmente a segarlo. Il pene risponde immediatamente alla stimolazione, e diventa subito duro, lungo, raddoppiando quasi le sue dimensioni. Lei continua a procedere con molta lentezza, con molta dolcezza, ma in maniera incredibilmente efficace ed eccitante.

Il ritmo aumenta, lei si tira su, e porta in bocca quel cazzo così lungo, così grosso, così bello, che quasi vorrei essere io a succhiarlo. Dopo averlo inumidito un po’, ricomincia il suo lavoro con i piedi, stavolta molto più agevolmente, avendo inumidito a dovere l’asta e il glande. Marco di mette pochi minuti ad esplodere in un orgasmo, inondando di sperma i piedi di Francesca, come se fossero sotto una cascata bianca. Lo sperma, a contatto con le calze nere, risalta ancora di più. Appagato dall’orgasmo, Marco si abbandona sul divano.

‘Schiavetto, sai cosa fare.’

‘Sì..’

Gattonando, mi avvicino ai piedi di Francesca, e con la mia lingua incomincio a ripulire le sue bellissime scarpe dall’abbondante sperma di Marco. All’inizio mi limito a leccare, ma in questo modo ovviamente, la quantità di sperma che riesco ad ingoiare e troppo poca. Per questo motivo, inizio a risucchiarlo, e ricomincio a leccare alla fine, quando devo raccogliere le ultime gocce, gli ultimi residui.

Una volta finito, come la scorsa volta, mi soffermo a leccare e massaggiare i piedi di Francesca, anche perché, dopo aver sopportato così tante sculacciate, si merita un po’ di sano relax.

‘Schiavetto vieni qui, sdraiati sul divano, con la pancia verso l’alto.’

Mi metto immediatamente nella posizione che mi viene comandata, e con molto piacere, vedo subito dopo Francesca salire sopra di me, e appoggiare il suo sesso contro la mia bocca, sedendosi sulla mia faccia. Non c’è bisogno che mi venga impartito nessun altro ordine: inizio subito a leccare. Inizialmente resta in posizione eretta, ma dopo pochi minuti, si accuccia, appoggiandosi sul mio ventre. Sentire i suoi seni sodi adagiarsi sulla mia pelle è una sensazione speciale. Sembra davvero tanto rilassata, ma anche eccitata, e lo si capisce dal suo sesso, bagnato dai suoi umori, oltre che dalla mia saliva. Mentre io mi impegno a cambiare il ritmo, andando prima piano, poi veloce, e cambiando anche un po’ direzione, lei sembra quasi divertirsi, giocando un po’ con i miei testicoli: li tiene tra la mani, un po’ li accarezza, e un po’ li stringe, facendo quasi male, ma ottenendo il solo risultato di farmi eccitare sempre di più. La sensazione è molto bella, ma anche molto frustrante: il mio pene è li a pochi centimetri, duro, voglioso di godere dopo che mi sono masturbato per circa un’ora, rimanendo sempre vicino al limite, ma lei non lo tocca.

L’orgasmo arriva e travolge Francesca come un’onda anomala. Si lascia andare a molti versi, gode in maniera molto rumorosa. Gode tantissimo, e a lungo. Un orgasmo senza fine, che riempie la mia bocca di un sapore agrodolce che vorrei poter tenere con me per sempre.

Finito l’impeto dell’orgasmo, si tira nuovamente su, rimanendo seduta sulla mia faccia. Pensavo che si sarebbe alzata, invece si limita ad aggiustare un po’ la posizione, appoggiando il suo ano sulla mia bocca, facendomi capire che adesso vuole che inizi a leccare quello.

Inizio a dedicami al suo ano, ancora stretto, ma evidentemente desideroso di attenzioni. Lei rimane in posizione eretta, e dalla mia posizione riesco a vedere tutta la sua schiena, una schiena molto sensuale.

Mi sento in paradiso, con tutto il suo peso sulla mia faccia, con il suo ano nella mia bocca, e la mia lingua che lo lubrifica, che tenta di insinuarsi, di farsi spazio in quell’ingresso così stretto, eppure così desideroso di compagnia.

Vedo due mani appoggiarsi alla schiena di Francesca, e spingerla con veemenza nuovamente in posizione orizzontale. Siamo di nuovo nella classica posizione del sessantanove. Il suo sesso preme contro le mie labbra, il suo ano è esposto, e vedo il vigoroso ed eretto membro di Marco farsi strada nel culo di Francesca.

Io assisto alla scena da pochi centimetri di distanza. Francesca prova inizialmente del dolore, me ne accorgo perché affonda le unghie sulla mia pancia e avverto delle smorfie di dolore. Il dolore, si trasforma però presto in piacere, complice anche la mia lingua che ricomincia ad occuparsi del suo sesso, del suo clitoride.

Marco se la sta scopando con molta foga, riempiendola di sculacciate, mentre io sono talmente vicino che spesso i suoi testicoli arrivano a sbattere sul mio viso. Io continuo a leccare la mia Padrona senza il minimo tentennamento.

Continuiamo così per lunghi minuti, non saprei dire esattamente per quanti. L’orgasmo di Marco, alla fine, è ancora intenso almeno quanto quello precedente. Nella foga del piacere, i suoi testicoli sbattono più volte sul mio viso, suoi miei occhi. Il suo seme riempie Francesca, ormai anch’essa stremata, addosso a me, con la mia lingua ancora lì a prendersi cura di lei.

Marco finisce di scaricare il suo piacere dentro di lei, e stremato, si lascia nuovamente andare sul divano.

Anche Francesca è sfinita, e rimane adagiata sopra di me, sudata fradicia, con le natiche arrossate per via delle sberle di Marco. Si lascia scivolare un po’ più avanti, e mi invita a spostare nuovamente le attenzioni della mia lingua verso il suo ano, indolenzito, e in procinto di svuotarsi. Dopo poche leccate, lo sperma di Marco inizia a colare copioso nella mia bocca. Io lecco, cerco di ripulire il più possibile mentre la mia Padrona si rilassa e recupera le energie. Riesco anche ad infilare la lingua dentro di lei, e stento quasi a credere quanto sperma sia fuoriuscito ancora dal pene di Marco. Ingoio tutto.

‘Dai piccolo, magari ora tocca a te.’

Mi ordina di mettermi in ginocchio di fronte a lei, con le mani dietro la schiena, e non esito nemmeno per un istante. Lei si siede. è tutta nuda, se non fosse per le autoreggenti che velano le sue gambe e i suoi splendidi piedi. Inizia a strusciare le sue estremità contro il mio viso, premendo un po’ di più quando li passa sulla bocca. Piano piano scende, fino ad arrivare al mio sesso, naturalmente già duro, eretto, che aspetta solo lei per poter esplodere. Me lo prende tra le piante dei piedi ed inizia a lavorarlo con perizia: si vede che l’ha già fatto, si vede che gli piace farlo. Ogni tanto un piede lascia perdere l’asta, e si dedica ai testicoli, gonfi di desiderio di lei. Ci mette molto poco a farmi esplodere, ad inondare i suoi splendidi piedi con il mio abbondante seme. Fatto ciò, non deve nemmeno chiedermi di ripulirla: ormai è ovvio che il compito è mio.

La serata si conclude con Francesca e Marco accoccolati sul divano, guardando la tv, mentre io massaggio i piedi ormai stanchi della mia Padrona Francesca. Marco non mi rivolge nemmeno uno sguardo di sfuggita, per lui valgo meno di uno zerbino. Anzi, forse valgo veramente meno di uno zerbino. Passo molte ore delle mie giornate a chiedermi se non sarebbe stato meglio non conoscere Francesca.
Avevo delle belle intenzioni con lei, volevo farla mia, volevo averla tutta per me. Sembrerà una cosa banale, ma dopo tutto quello che è successo, non è affatto scontato.
Ritrovarmi a condividerla con qualcun altro è piuttosto avvilente, soprattutto perché la persona con cui la condivido fa con lei tutto quello che avrei voluto farci io, mentre io mi limito a fare lo schiavetto della situazione.
Mi faccio molto spesso tutte queste domande, ma poi mi rendo conto che mi piace così tanto che, pur di averla, mi va bene anche averla in questa situazione.
La parte più umiliante di questa situazione, però, sono ormai diventate le partite di calcetto: grazie a Marco, tutti gli amici che vengono a giocare sanno che lui si scopa quella che avrebbe dovuto essere la mia ragazza.
Questa sera mi trovo pure nella stessa squadra di Marco, ed essendo lui uno dei più bravi a giocare, mi ritrovo pure in vantaggio sugli avversari, evento più unico che raro.
Avevo la palla io, quando mi distraggo un attimo: con la coda dell’occhio, vedo una figura avvicinarsi al campetto e sedersi sugli spalti. Un avversario mi ruba la palla e segna un gol molto facile.
‘Lupetto! Ma che cazzo fai!’
‘Scusa Marco, mi sono distratto un attimo.. Mi sembrava di aver visto qualcuno sedersi sugli spalti.’
Mi giro verso gli spalti, e mi accorgo che non mi ero sognato nulla: c’era davvero qualcuno sugli spalti. E quando riconosco quel qualcuno, il cuore mi si blocca per qualche secondo.
‘Francy?’
Indossa una minigonna di jeans molto corta, che poco lascia all’immaginazione, delle scarpe da tennis con dei calzettoni di spugna, e di sopra una maglietta fucsia, quella degli arbitri.. La maglietta è di una taglia più grande, e il modo morbido in cui le cade addosso segna meravigliosamente i suoi bellissimi seni.
‘Ciao Lupetto! Ciao Marco! E ciao a tutti gli altri.. Penso che mi conosciate almeno di fama!’
Parte un applauso corredato da fischi. L’eccitazione si alza.. Molti rivolgono lo sguardo verso di me.
‘Sei quella che si scopa Marco mentre Lupetto guarda?’
‘Sì! Sono proprio io!’
‘Però, mica male! Bella presa Marco!’
‘In realtà la presa è di Lupetto, io gliela scopo e basta!’
Parte un coro di tutti i presenti rivolto verso di me: ‘Cor-nu-to! Cor-nu-to! Cor-nu-to!’
‘Dai ragazzi smettetela! Sono venuta qui per proporvi un gioco.’
‘Ti ascoltiamo Francy.’
Si alza in piedi e si avvicina alla rete metallica che delimita il campo.
‘Che ne dite se vi facessi da arbitro?’
‘Tu? Arbitro per noi?’
‘Perché, cosa c’è che non va? Le regole le conosco. So anche il fuorigioco.’
‘Ah be’ allora sei praticamente Collina! Lascia perdere Francy, questa è roba da maschi.’
‘Ah, va bene come vuoi.. E io che volevo proporvi anche un trofeo nel caso aveste accettato.’
‘Un trofeo?’
‘Sì, un trofeo.’
‘Che tipo di trofeo?’
‘Be’, me!’
‘Cioè?’
‘Cioè, se mi lascerete arbitrare questa partitella, a fine partita la squadra vincente potrà avere me.’
‘Dici sul serio?’
‘Certamente.. Ho proprio voglia di essere scopata come si deve stasera.’
‘Siete tutti d’accordo?’
Che domanda inutile quella di Marco. Ovviamente il coro è unanime, urlano tutti sì, prima di far ripartire il coro di prima, ‘cor-nu-to’.
La partita riprende, e per non fare torti a nessuno, decidiamo di azzerare il punteggio e ripartire dallo zero a zero.
Stranamente, la partita ricomincia con molta più foga rispetto a prima. Tutti vogliono vincere, tutti vogliono avere Francesca, che corre per il campo con quella gonna che mette in mostra due gambe a dir poco perfette, motivando ancora di più i presenti.
La partita, per quanto più combattuta di prima, resta comunque sugli stessi binari di prima che arrivasse Francesca: la nostra squadra, soprattutto grazie a Marco, che segna a ripetizione, è palesemente più forte. L’equilibrio dura poco più di cinque minuti, poi dilaghiamo e finiamo la partita con un vantaggio superiore ai quattro gol.
‘Bravissimi! Ha vinto la squadra di Marco!’
Tiro un sospiro di sollievo.. Almeno, dovrà essere scopata solo da altri tre ragazzi nuovi, e non cinque.
Marco mostra una moderata soddisfazione, ma era fin troppo sicuro che avrebbe vinto.
‘Allora dov’è il vostro spogliatoio?’
‘Vuoi restare qui?’
‘Perché no? Non fa per niente freddo.. Facciamo cambiare quelli che hanno perso, e poi entriamo noi.’
‘Io ci sto!’

Dopo che l’altra squadra finisce di lavarsi, tocca finalmente a noi.
‘Tu stai in disparte per ora.’
Si rivolge a me, naturalmente.
Mi metto a debita distanza, e mi limito ad osservare.
‘Spogliati però, e masturbati mentre osservi.’
‘Sì Francesca.’
Tutti gli altri si limitano ad ignorarmi.
Formano un cerchio intorno a lei, che si inginocchia al loro cospetto. Tira giù per primi i pantaloni e le mutande di Marco, glielo prende in bocca, e inizia a spampinarlo come solo lei sa fare, mentre iniziano a spogliarsi pure gli altri, preparandosi al loro turno.
Francesca alza la gonna, mostrando a tutti di non aver nemmeno indossato l’intimo.
‘Vieni qui, Lupetto.’
Mi avvicino e attendo i suoi comandi.
‘Sdraiati a pancia in su e leccamela mentre io mi occupo di loro, su.’
‘Sì Francesca.’
Mi dedico al suo sesso già umido di sudore e dall’eccitazione per quello che sta facendo ai cazzi dei miei compagni di squadra, mentre loro fanno a turni nella sua calda bocca.
Mentre li lavora per bene, provocando vigorose erezioni e cascate di liquido pre-seminale, arriva già al suo primo orgasmo, ma certamente non l’ultimo.
Anche dopo l’orgasmo io non smetto di leccarla, pur diminuendo il ritmo. Lei inizia ad accaldarsi, e finalmente si toglie la divisa da arbitro fucsia, facendo irrompere sulla scena due seni che sembrano quasi sempre più perfetti ogni volta che li rivedo. Slaccia anche la gonna, rimanendo solo con i calzettoni e le scarpe da tennis.
Fa scivolare un po’ il bacino e mi fa capire che vuole che adesso le venga leccato l’ano, mentre uno dei miei quattro compagni, Matteo, inizia a penetrarle la vagina.
Il membro in questione non è delle dimensioni di quello di Marco, ma è certamente un degno rivale. Io sono molto vicino, e dalla posizione in cui mi trovo, mentre le lecco l’ano, i testicoli di Matteo sbattono sul mio viso.
Francesca intanto continua a dedicarsi agli altri tre cazzi, che fanno a turni per stare nella sua bocca, mentre lei li mantiene caldi con le sue piccole mani.
‘Basta Lupetto, sono pronta. Mettiti a distanza e casomai segati un po’ mentre ti godi lo spettacolo. Se ho bisogno ti avverto.’
‘Sì Padrona.’
è naturalmente Marco l’incaricato di dedicarsi al bel culetto di Francesca. Per quanto sia il proprietario del cazzo più grosso, Francesca è sicura che lo sa usare a dovere, e nel culo vuole solo cazzi di cui si fida. Così gli altri tre si danno il turno tra bocca mani e vagina di Francesca, che intanto ha già raggiungo un altro orgasmo.
Marco rimane sdraiato sul pavimento a pancia in su, mentre Francesca è seduta sopra di lui, sempre con pancia rivolta verso l’alto, per permettere agli altri di darsi il cambio dentro il suo sesso, ormai già arrossato dalle fatiche.
‘Lupetto.. Vieni qui.. Toglimi.. Le scarpe.. E anche.. Le calze..’
Mi avvicino e inizio a slacciare le stringhe delle sue scarpe, gliele sfilo con delicatezza e poi rimuovo anche i calzini sudaticci. L’odore è pungente, ma mi provoca un’erezione.
‘Leccameli..’
Mi dedico soprattutto alle piante, dove si annidano le maggiori terminazioni nervose, in modo da darle più sollievo possibile. Passo anche la lingua tra le sue dita, dove si era accumulato molto sudore, e dai suoi versi sento che apprezza molto.
Vado avanti così finché non mi dice di allontanarmi, devono cambiare posizione.
Stavolta è Matteo a sdraiarsi per terra a pancia in su, mentre lei gli si piazza sopra, a pancia in giù, mettendosi a pecora per Marco, sempre l’unico incaricato di dedicarsi al suo culo. Da questa posizione, è ancora più facile succhiare uno degli altri due cazzi mentre tiene il quarto in mano.
Vanno avanti così il tempo di farla arrivare ad altri tre orgasmi, quando sfinita, dice basta.
è il momento di chiudere i giochi facendo venire la squadra.
Sì ripongono nella posizione iniziale, tutti in piedi intorno a Francesca, che sta in ginocchio. Sono tutti sul punto di venire, ma si accorgono per sborrare uno alla volta. Il primo è Gianni, che con un getto molto copioso inonda i generosi seni di Francesca. Il successivo è Gabriele, ancora più arrapato dal fatto che Francesca, nel frattempo, passa le sue mani sui suoi seni inondati dello sperma del compagno di squadra. Anche il suo getto è molto voluminoso, e si dirige tutto sulla faccia di una Francesca ancora arrapata, e che ha incominciato a masturbarsi. Matteo invece decide di venire sui piedi, entrambi i piedi tenuti vicini da Francesca apposta per l’evenienza. L’ultimo è Marco, che la gira, e con un getto impressionante le inonda la schiena, la zona lombare, con un lago che finisce per colarle sulle natiche e nella fessura, andando a lambire l’ano e la vagina.
I ragazzi, stremati e soddisfatti, si dirigono verso la doccia.
‘Lupetto, puliscimi mentre finisco di masturbarmi.’
‘Sì Padrona.’
è ancora a quattro zampe per la posizione in cui si trovava mentre Marco ricopriva tutta la sua schiena con il suo seme. Appoggio la mia lingua sulla sua schiena bagnata di sperma e sudore. I sapori si mischiano, e lo sperma da raccogliere è tanto. Nella zona lombare si è formato come un laghetto, che risucchio in un attimo. è il momento di passare la lingua sui glutei rigati da dei ruscelli bianchi, che colano giù fino alle cosce. La parte più saporita da ripulire è sicuramente la fessura tra le due natiche, dove si raccoglie molto sperma, mischiato al sudore e ai succhi dei suoi numerosi orgasmi. Mentre la mia lingua passa sul suo clitoride, va ad incontrare il suo dito, intento a darsi piacere per l’ennesima volta.
Completata la parte posteriore, è il momento di dedicarsi alla parte anteriore: la faccia e i seni sono ricoperti da uno strato bianco. Inizio dai generosi seni, soffermandomi a lungo sui capezzoli, per poi scendere fino all’ombelico, dove si è creata una bella pozza di sborra calda pronta da bere. Risalgo e raggiungo il collo, e il viso, anch’esso imbrattato. Avrò bevuto ormai l’equivalente di un bicchiere pieno di sperma, ma mancano ancora i piedi. Lì lo sperma è andato a raggiungere qualsiasi angolo nascosto tra le dita: devo faticare tanto per riuscire a raccoglierlo tutto e rendere i suoi piedi puliti come prima di iniziare.
‘C’è qualche goccia anche sul pavimento, non dimenticarti nemmeno di quelle.’
Il pavimento è sporchissimo, visto che si tratta del pavimento dello spogliatoio di un campo da calcetto, ma non mi sottraggo al compito che mi è stato impartito dalla mia Padrona.
‘Adesso tocca a te.. Vieni qui, alzati in piedi.’
Mi metto di fronte a lei, e, come le altre volte, inizia a segarmi con i suoi splendidi piedini, impreziositi da un smalto argentato.
Ci metto poco a raggiungere il limite del piacere, visto che ho passato la serata a segarmi.
‘Resisti, voglio che tu resista il più possibile.’
‘Sì.’
Devo concentrarmi molto per prolungare l’attesa. I suoi piedi sono magici nel modo in cui mi stimolano, e nel modo in cui mi portano vicino all’esplosione.
‘Resisti Lupetto, resisti.’
‘Non ce la faccio più.’
‘Resisti, ne varrà la pena.’
I minuti passano troppo lentamente, e io rischio di impazzire.
‘Padrona non resisto!’
‘Ti ho detto di resistere.’
Intanto gli altri hanno finito la doccia, e sono lì sull’uscio a godersi lo spettacolo.
Io sono sul punto di impazzire.
‘Sei pronto Lupetto?’
‘Sì..’
‘Prontissimo?’
‘Sì..’
‘Tre.. Due.. Uno.. Stop!’
E molla la presa sul mio cazzo.
‘Ahahah! Per oggi niente! Rimani all’asciutto! Vado a farmi la doccia, ciao bello.’
‘Ma..’
I miei amici esplodono in una risata fragorosissima.
‘Sfigato!!!’
Non ho nemmeno la forza di farmi la doccia, e mentre Francesca va a lavarsi, io inizio sconsolato a rivestirmi, mentre un coro scandisce ogni mio movimento: ‘Cor-nu-to! Cor-nu-to! Cor-nu-to!’

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