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IO. FOTOGRAFO A LUCI ROSSE – IL GRAN FINALE DI SIMONETTA CAPITOLO 11

By 9 Gennaio 2020No Comments

Simonetta si riavvicinò ad occhi socchiusi al mio cazzo. Stava per ricominciare il suo suo favoloso pompino, esattamente dove si era interrotta. Ma questa volta sapeva che la protagonista era solo lei e che non si sarebbe potuta fermare più. Fino alla fine, quando mi avrebbe fatto raggiungere il paradiso. E sapeva benissimo cosa sarebbe successo, cosa avrebbe dovuto subire ed a cosa alla fine sarebbe in particolare stata costretta a sopportare… Sì, proprio quell’ultima foto che avrei scattato! Il suo bellissimo volto completamente ricoperto dalla mia sborra. Chissà se avrebbe spalancato i suoi occhioni e mi avrebbe regalato pure il suo bellissimo sorriso! Sì, la volevo proprio così! Sorridente e piena di sborra! La mia sborra!

Simonetta era visibilmente agitata. Aveva visto tanti uccelli, belli, duri e tanto grandi e prepotenti. Quante sborrate aveva visto spruzzate! E quanta sborra zampillare e devastare gli splendidi visetti delle belle modelle che avevano accettato di farsi riprendere proprio in quei momenti. Come doveva fare ora anche lei! E lei sospirava, gemeva e mi guardava con occhi supplichevoli. Aveva bisogno di essere aiutata e necessitava della mia dolcezza.

Le accarezzai a lungo le treccine biondissime. Con un dito le socchiusi le labbra ancora umide. Poi le penetrai con le mie tre dita più grandi la bocca costretta così ad aprire. Andai alla ricerca della sua linguetta che inutilmente lei tentò di nascondere. Sentii un sordo brontolio quando gliela catturai. “Sei bella, Simonetta! – le sussurrai – E sarai tanto brava! E’ da quando mi offristi al bar il caffè nero bollente al mattino che aspetto con ansia questo momento. Mi hai dato tutto, Simonetta! Ed è stato bellissimo. La tua passerina biondissima, il tuo culetto stretto stretto e la tua piccola bocca! Ma ora….” “Vuoi di più, vero? – gemette lei – Vuoi da me come tutte le altre….” “Sì, Simonetta! Voglio proprio quello! E lo sai bene…” “Sì, sì, lo so…. – miagolò ancora lei – Quelle foto….” “Sì, tesoro… – aggiunsi sottovoce – Voglio riprenderti mentre lo fai… Sei brava a farlo, sai… E voglio vederti come reagirai assaporando il mio seme e facendoti riempire tutta…”

Lei mi porse le labbra per essere baciata. Lo feci e con la mia lingua giocai con la sua ormai impazzita. Le mordicchiai le labbra e lei protestò. Rimase senza fiato ed appoggiò il suo volto sul mio ventre fissando con attenzione il mio uccello già fremente e voglioso della sua bocca. Ripresi ad accarezzarla e lentamente le raccolsi le traccine e la sospinsi lentamente il volto nella posizione ideale per il primo piano che la telecamera esigeva di ottenere mentre lei si accingeva a fare quello che stava per fare. Il pompino, e subire la mia sborrata in gola, il suo ingoio e il supplizio che il suo bel visino avrebbe patito sotto il diluvio della mia sborra. “Ne fai tanta? – mi chiese timorosa e preoccupatissima lei – E’ amara o dolciastra? E’ densa o liquida?”

Le sorrisi e con l’altra mano le accarezzai prima un capezzolino già ben ritto e poi, allungandomi tutto, la fessurina della sua fica. Bionda e bagnatissima…. Era eccitata, la giovane donna. “Ti piace, Simonetta? – le chiesi con un filo di voce – Sei tutta bagnata…” “Oh sì, mi piace Fabio… – rispose lei a fatica – Mi piaci, lo sai….E non riesco a trattenermi…” “E a me piace vederti mentre a fatica lo fai.” “Ma io mi vergogno tanto a farlo così! – brontolò lei – Quella telecamera che mi fissa così! Non riesco a nascondere nulla e vedrà tutto…” “Sì, Simonetta! Riprenderà e registrerà proprio tutto. Le tue immagini ed i tuoi sospiri. Anche i tuoi gemiti ed i lamenti. Ti scapperanno, lo so. Non le hai mai fatte così queste cose e farai un po’ di fatica… Ma dopo, un po’ alla volta, ti rilasserai e tutto sarà più facile.” 

Lei rimase per qualche secondo in silenzio e si mostrò ancora perplessa. Poi lentamente e con una certa dolcezza mi accarezzò le palle e l’asta dritta e dura del mio uccello. Iniziò una lentissima sega. “Mi aiuterai Fabio, vero? – mi sussurrò con voce flebile – Ed avrai pazienza per i miei capricci? Soprattutto in quei momenti… Sono i più difficili, sai, per le donne… E per me lo è ancor di più! Oh, Fabio! Cosa mi fai fare! Sono qui, nuda e sto per farti un pompino mentre una telecamera mi riprende. Fino alla fine, vero?”

Simonetta doveva ancora essere tranquillizzata. Era agitatissima e non riusciva a nascondere tutte le sue ansie per quella particolare ripresa alla quale aveva acconsentito.

“Devi essere tranquilla, Simonetta. Solo io ti vedrò mentre lo fai e soprattutto gli scatti finali saranno conservati nel mio archivio privato ed inaccessibile a tutti. Solo io ti vedrò in quei momenti così fantastici per me ma molto delicati per te. Te l’ho promesso e tu solo per questo ti sei mostrata disponibile!”

Simonetta ancora una volta brontolò sottovoce. “Ma tu… Uffa! Tu mi hai provocata. Ed io non volevo mostrarmi inferiore alle altre giovani donne che avevo visto salire qui da te. Sì, soprattutto se si trattava di qualche foto. Magari un po’ audace. Ma quello sciocco di moroso che mi ritrovavo meritava una lezione da parte mia. Sì, insomma, qualche mia foto… La sua morosa si sarebbe mostrata così anche poco vestita… Anche nuda, forse… Ma, tu…” “Io cosa, Simonetta… – la incalzai mostrandomi un po’ infastidito- Ti ho forse forzata?” “Ma no, Fabio! Non mi hai forzata! Ma tu sei bravissimo a far perdere la testa ad una giovane donna come me. Tu sei un uomo maturo ed affascinante. Non hai fatto proprio molta fatica a metteremi nuda e convincermi a farmi fotografare così. Ma poi mi hai anche volutamente eccitata, mostrandomi quel giovane maschiaccio che tanto mi piaceva e mi piace tuttora. E tutto nudo con il suo bell’uccello in tiro! Mi hai fatto vedere anche il suo spruzzo finale! Insomma, mi hai mostrato certe cose e mi hai fatto fare certe cose che non avrei mai pensato di essere capace di vedere e fare. Mi hai poi penetrata dappertutto e ti sto succhiando l’uccello da più di un’ora. In attesa dello spettacolino finale…”

Questa volta rimasi io in silenzio a lungo. Poi sempre accarezzandole con una mano le lunghe treccine bionde e con le dita dell’altra la sua giovane fica sempre più fradicia le posi di nuovo la fatidica domanda. “Non lo vuoi fare, Simonetta? – le chiesi con voce suadente – Non vuoi più regalarmi quelle foto? In particolare quelle del gran finale?”

La bellissima e giovanissima Simonetta non rispose ma riprese a segarmi con ancor più maggior energia. Spalancando ancor più gli occhi e fissandomi quasi con rabbia ma con desiderio.

“Ma farai presto? – aggiunse allora poco dopo lei sommessamente – E me lo dirai un attimo prima di spruzzare? Uffa! Mi avviserai insomma prima di schizzarmi in bocca? Non mi piace lo sperma e non sono abituata a bere quella schifezza densa e puzzolente. Devo prepararmi, io… Me lo prometti?”

Simonetta aveva ceduto per l’ennesima volta. Avrebbe bevuto la mia sborra e si sarebbe fatta riprendere mentre ingoiava il mio prezioso seme. E poi, lo prevedeva pure con una certa preoccupazione, avrebbe dovuto subire la schizzata della mia bianchissima sborra sul suo bel visino. Ne sarebbe stata ricoperta e devastata. E tutto sotto il freddo obiettivo della telecamera alla quale non avrebbe potuto nascondere tutto il suo imbarazzo e fastidio per quella umiliazione. Ma lei non voleva mostrarsi diversa ed inferiore alle altre che avevano subito quel particolare trattamento!

Quelle parole mi attizzavano e capii che era giunto il momento di dare tutto il mio seme a Simonetta. Ne avevo proprio una gran voglia. Glielo dissi, senza più alcuna esitazione. “Simonetta, ho tanta voglia di sborrarti in bocca tutto il mio seme. Ne ho tanto, sai! Ed è tutto per te…” “Lo immaginavo e vedo che sei pieno, pieno… – aggiunse con voce sofferta – Hai le palle gonfie, dure e strapiena! Dovrò svuotartele io, vero? Immagino come… Comportati bene e fai presto!”

Non la feci più parlare. Mi sollevai un po’ e la fece inginocchiare tra le mie gambe. Con una mano le catturai un seno e torturarai il capezzolino sempre più ritto ed appuntito. Con l’altra mano le presi la nuca e sospinsi il suo volto verso il mio uccello. Lei mi guardò ancora una volta con gli occhi socchiusi prima di spalancarmeli dopo aver preso in bocca l’uccello. Con un lungo gemito accettò anche la mia pressione sulla sua nuca che la costrinse ad infilare tutto il mio cazzo nella sua piccola bocca. Ritmicamente spinsi tutto il mio bastone di carne fremente dentro di lei. Fino in fondo, quasi in gola. Ciò la infastidì e le provocò due piccoli conati di vomito. Iniziai a stantuffarla negandole la possibilità di sfuggire alla presa ferrea dietro la nuca. Le scopavo violentemente la bocca. Lei agitava la lingua e riempiva di saliva il mio cazzo. Ogni tanto sbuffava, roteava gli occhi, li alzava al cielo e poi li strizzava. Ai gemiti si alternarono i brontolii e gli sguardi compassionevoli che lei continuamente mi rivolgeva.

“Sei fantastica, Simonetta! – le ripetevo continuamente – Sai fare molto bene i pompini!” Lei replicava brontolando non apprezzando quei complimenti. Ogni tanto la vedevo guardare l’enorme monitor dove si vedeva impegnata a spompinarmi. Lentamente, un po’ alla volta, cominciò a provare un certo piacere per quello che stava facendo e si lasciò andare a piacevoli carezze. Con estrema leggerezza mi sfiorò lo scroto e cercò le mie palle. Lasciò per qualche istante il mio glande e l’asta del mio uccello per baciare e leccare le mie palle. E scendendo mi sfiorò con la punta della lingua il mio buco del culo. “Sììììì! – strepitai – Così, Simonetta! Proprio così! Accarezza le palle gonfie di sborra e leccami il buco del culo!”

La vidi scostarsi un po’ e tutta rossa in volto mi mostrò la lingua. “Anche questo vuoi! – la sentii sibilare – Come sei cattivo e perverso! Non l’ho mai fatto a nessuno questo! E le altre te lo hanno anche fatto?” “Ora devi farlo tu! – le replicai seccamente – E se vuoi dopo puoi infilarci dentro anche un po’ un ditino… Ma fa piano…”

Ancora una volta Simonetta ubbidì. Lentamente mi infilò un dito nel mio culo. Contemporaneamente con l’altra mano si impegnò in una frenetica sega mentre con la lingua mi torturava il glande da dove stava per fuoriuscire la mia sborra. Lei sentì la mia cappella inumidirsi e fu costretta ad assaggiare le prime liquidissime goccioline dello sperma dell’uomo che stava spompinando. Con uno sguardo interrogativo e trasognate mi interrogò sul mio prossimo orgasmo.

Quelle carezze e quella penetrazione mi avevano indubbiamente eccitato a dismisura. Come mi eccitava vedere le sue tette sobbalzare quando aumentava il ritmo del pompino.

“Preparati, Simonetta! – le dissi sottovoce – Fra un po’ sborro e ti schizzerò in bocca!” La vidi sobbalzare e spalancare gli occhi. Il suo capezzolo si inturgidì ancora di più tra le dita di una mano. Con l’altra mano le raccolsi le treccine bionde dietro la nuca. Volevo che la telecamera ed io vedessimo il suo volto scoperto e non nascosto dai capelli. Lei capì le mie intenzioni e brontolò. Quella sua protesta mi surriscaldò. Sentii il piacere salirmi. Mi inarcai e lanciai nella bocca di Simonetta il mio primo schizzo di sborra. Lei spalancò gli occhi, si irrigidì e lanciò un lunghissimo lamento. Subito la colata di sperma in gola le provocò un colpo di tosse mentre il secondo sborrone le provocò il primo conato di vomito.

“Giù! Simonetta! Butta giù! – le urlai – Non puoi tenerla tutta in bocca! Ne faccio troppa, io!” Lei, rassegnata, si convinse ad iniziare l’ingoio. Tra lamenti, gemiti e sguardi rivolti al cielo. Non le piaceva proprio la mia sborra. Ma la stretta della mia mano sulla sua nuca non le permetteva di scappare anche se tentò con lo sguardo di impietosirmi. Fu un ingoio che si trasformò presto tra i lamenti in un supplizio. Si alternarono violenti colpi di tosse e fastidiosi conati di vomito.

Solo dopo averla vista deglutire ed ingerire l’ultimo dei miei primi schizzi di sborra, decisi di estrarre dalla sua bocca il mio cazzo che continuava a spruzzare e puntarlo davanti ai suoi begli occhi.

“Ma noooooo! – urlò lei – Non così! No, non voglio la sborra negli occhi!” Quel lamento urlato non mi impietosì. Tentò tardi di chiudere gli occhi e così la accecai. Ma quelli furono solo i primi schizzi che si infransero sul suo bel visetto. Ancora grossi sborroni si adagiarono sulla fronte, sul naso, sulle guance e sul mento. Il bel visetto di Simonetta si ricoprì completamente di bianchissima sborra. La mia. Presto le sborrate divennero sempre più filamentose e scendendo si appoggiarono sulle tette e sui capezzoli della giovane donna.

“Basta! Ti prego, fermati! – gemette e sospirò allora Simonetta – Guarda come mi hai ridotta! Sono ricoperta di sperma. Me l’hai spruzzato dappertutto. Ma quanto ne hai fatto!”

Io impietoso la guardai. L’avevo veramente devastata. Era completamente piena di sperma. Dappertutto sul suo visetto. E colava, colava… Lei si sentì umiliata per come l’avevo ridotta ed abbassò il capo. E fu allora che io la invitai invece a sollevare il volto ed a guardare orgogliosamente la telecamera. Da quella ripresa avrei ripreso lo scatto più crudo ma indubbiamente più vero. Proprio quello che volevo!

“Non puoi chiedermi anche questo! – piagnucolò allora Simonetta – Mi sento sporca e brutta…” “Oh no, Simonetta! – le replicai subito cercando di convincerla – Così sei ancora più bella. Mi hai fatto godere e mi hai offerto tutta te stessa!” “Ma Fabio! Io così mi sento una donnaccia. Non posso pensare che una foto mi riprenda così!”

“Hai fatto godere tanto un uomo. Tutto quella sborra sul tuo viso lo dimostra…”

Lei sbuffò. Poi lentamente sollevò il capo e lo diresse verso la telecamera. “Va bene così? – sussurrò sommessamente abbozzando un sorriso – Se lo sapesse qualcuno… Ma tu, Fabio, non mi tradirai mai, vero? Non ho preteso neppure di essere protetta! Almeno un po’!

Mi avvicinai a Simonetta e con dolcezza le levai lo sperma che le copriva ancora un occhio. Con passione la baciai e sentii forte l’odore dello sperma. Lei partecipò al mio gesto di grande affetto e sorrise. “E quanto me fatto bere! – aggiunse – Mi hai riempito il pancino. Sento ancora tutto il sapore del tuo seme in bocca. E quell’odore! Dappertutto!”

Sorrisi tentando di sdrammatizzare la situazione. “Se stata fantastica, Simonetta! – aggiunsi serioso – Sei stata un’ottima modella ma sei ancor più una gran donna…”

“Grazie! – replicò lei – Il pelo biondo delle tue modelle ti provoca sempre questa reazione?” “Sei la prima donna con il pelo biondo che ho fotografato. E ti conserverò molto gelosamente.”

“E tu continuerai a venire a bere il caffè nero nero al mattinogiù al bar? Anche adesso che mi hai avuta? Tutta…”

“Certo, Simonetta. E tu?” “Ed io cosa, fotografo mascalzone…

“Salirai ancora nel mio studio fotografico?” “Perché no? Non ho un moroso! E se mi trovassi un moroso sciocco o cornuto…”

“Mi sveglieresti e mi porteresti magari anche il caffè e la brioches? Ma io dormo nudo…”

Simonetta sorrise. Scosse la testa. Poi divenne seria. “Lo sai, Fabio, tu mi hai fatto godere tantissimo. Sei stato però attento a non inguaiarmi. E fai tanto sperma, tu…”

“E il mio sperma ti è piaciuto? Lo so che ne faccio tanto…” “Insomma… Ma non è cattivissimo! Si può bere…”

“E allora, Simonetta? – insistetti incuriosito – Lo berresti di nuovo?”

“Perché no, uomo curioso e senza pietà? Ma tu devi ordinare il caffè e la brioche a domicilio. Almeno una volta alla settimana…”

“Io lo farò sicuramente. E tu?” “Ma uffa, Fabio! Non l’hai ancora capito?”

Simonetta si alzò. E sorridendo, da vera modella, si raccolse le treccine bionde dietro la nuca e volle mostrarmi ancora una volta la sua fica biondissima. “Va bene così? – chiese ancora Simonetta – La modella ha superato l’esame di ammissione?” “A pieni voti, Simonetta! A pieni voti…”

Lei sorridendo si girò, mi mostrò il suo splendido lato B e scappò sotto la doccia.



 

continua



 

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