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Racconti di Dominazione

La casa di una volta.

By 21 Aprile 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

– allora, saliamo? O andiamo a mangiare una cosa, ci sediamo, beviamo un bicchiere di vino, e torniamo a casa? –
dice lui, guardandola, dopo aver parcheggiato la macchina in garage, con la mano sulla chiave, ma il motore ancora acceso.
– andiamo –
risponde lei, con aria sicura, e senza dire altro apre lo sportello e scende dalla macchina.
Lui spegne, sospira, e la segue.
Lei ricorda la strada, si infila nella porta, chiama l’ascensore.
Entrano nell’ascensore senza dire nulla, senza quasi guardarsi.

Entrano nella casa.
– eccoci qua ‘ dice lui, posando le chiavi e accendendo le luci ‘ &egrave come te la ricordavi? –
– più’ grande. E luminosa ‘ risponde lei, avanzando e guardandosi intorno.
– quanto tempo &egrave passato dall’ultima volta che siamo stati qui’ almeno dieci anni, forse anche dodici ‘
– sì, credo dodici ‘ risponde lei, fermandosi poi nel centro del soggiorno, girandosi verso di lui, e guardandolo.
– allora? Cosa succede, adesso? ‘ gli chiede

Lui la guarda, poi si avvicina, le si mette davanti.
Le appoggia le mani sui fianchi, che sente stretti e lisci, sotto il cotone della camicia.
– adesso’ adesso in realtà ho voglia di baciarti, e poi di fare l’amore con te ‘ le dice lui, guardandola ‘ lasciando perdere tutto il resto’ e tu? –

– e io’ io faccio quello che vuoi tu’ –

Lui si ferma un attimo, si allontana di mezzo passo, la guarda e gli sembra di vedere una piccola scintilla, di curiosità, imbarazzo e malizia, in quegli occhi scuri in cui si perde ogni volta che li guarda.

– bhe, cosa voglio io lo sai –
Lei non risponde.
– allora, facciamo quello che voglio io? –
– decidi tu ‘ dice lei ‘ decidi tu ‘ ripete

Lui si allontana, prende una sedia dal tavolo, si siede, la guarda, ferma nel mezzo del soggiorno.
La osserva, in piedi.
I lunghi capelli neri, l’ovale deciso del volto, gli occhi con il nero del trucco a evidenziarne la profondità e la luce, la bocca, sottile e increspata in un piccolo dubbio inespresso.
Le spalle larghe, i fianchi stretti, la camicia sbottonata quel tanto che basta per vedere che non ha reggiseno (non lo portava quasi mai, ricorda lui), i seni piccoli che increspano il tessuto.
I jeans stinti, che non riescono a nascondere la forma perfetta del culo e le gambe, lunghe e slanciate.
Le scarpe basse, morbide, nere.

Lei sa che lui la sta guardando, sorride, mette le mani sui fianchi ‘ e allora? ‘ chiede di nuovo
– e allora ‘ risponde lui ‘ vediamo se &egrave vero, che ogni tanto, un sogno può diventare realtà –

Sorridendo, lui si alza, torna davanti a lei, le mette le mani sulle spalle, poi con la destra le accarezza la guancia sinistra, sostandole i capelli ‘ hai davvero voglia di realizzare i miei sogni? ‘ le sussurra, guardandola negli occhi
– sono venuta qui apposta ‘ risponde lei

– cosa devo fare? ‘ gli chiede, poi.

Lui torna a sedersi.
Ancora una volta, ha il timore che questo rovini tutto, che qualcosa non funzioni, che succeda’ non sa nemmeno lui bene cosa, ma decide che l’unica cosa da fare &egrave andare avanti, senza fermarsi troppo a pensare.
&egrave un gioco, si dice, e se uno si preoccupa, non si diverte a giocare.

– cambiati ‘ le dice infine, indicando la porta della camera.
– cosa devo mettere? ‘
– te l’ho scritto, intimo sexy ‘
– quello ce l’ho già’ – sorride lei
– autoreggenti’ –
– idem’ –
– scarpe col tacco alto ‘
– lì dentro ‘ dice lei, indicando la ventiquattrore che ha portato
– i jeans? Li tengo? ‘
– sì ‘
– e questa, va bene? ‘ chiede lei, indicando la camicia
– ha qualcosa di diverso? ‘
– nera, trasparente’ – risponde lei
– quella, allora ‘ sorride lui
– vado? ‘
– vai ‘

Lei entra in camera, e chiude la porta.
Lui ripensa a come sono arrivati lì.

Sono stati insieme, innamorati come solo due persone diverse in tutto tranne che nell’amarsi possono essere.
Sono stati insieme per quasi dieci anni, e poi lui l’ha lasciata, o lei s’&egrave fatta lasciare, lei aveva già qualcuno, o forse no, ma comunque era il momento giusto per finire.

Non sono rimasti amici.
Cio&egrave, non solo semplicemente amici.
Tra loro &egrave rimasta quella complicità che non &egrave semplice affetto, &egrave il sapere, capire anche i respiri l’uno dell’altra, una specie di magia.

Ognuno dei due ha poi costruito la propria vita, con persone e amori, seguendo il percorso che aveva scelto.

Poi, un giorno si sono incontrati, e senza che ci fosse bisogno di dirselo, hanno capito che lui la desiderava, e che anche lei aveva voglia di stare con lui.
Per una volta, senza che questo significasse nulla se non stare insieme, per un minuto, un’ora, una notte.

Non era successo niente, ma lui le aveva confessato di aver sempre avuto delle fantasie, di cui nemmeno a lei aveva mai parlato; e le aveva detto che sempre, quando si metteva a fantasticare e a masturbarsi, nella maggior parte delle situazioni che immaginava lei era la protagonista.

E alla fine lei aveva detto permettimi di realizzare le tue fantasie, e lui le aveva detto stai attenta, le mie sono fantasie speciali.
Ma poi ne avevano parlato, lui le aveva scritto, lei aveva chiesto, lui aveva risposto, e lei non si era né spaventata né offesa ai suoi racconti.

E poi alla fine erano partiti, ed erano arrivati lì, nella casa delle vacanze dove erano stati insieme, spesso, tanti anni prima.

Un sogno, ripetuto molte volte, da solo, ad occhi socchiusi, accarezzandosi lentamente.
E adesso, quel sogno &egrave lì, pronto a realizzarsi.

Che poi, alla fine, &egrave solo sesso, si dice lui.
Non ci credi nemmeno tu, si risponde subito.
Non sarebbe ‘solo sesso’ nemmeno se adesso scopassimo ‘normalmente’, figurati questo’

La porta della camera si apre ed interrompe il silenzioso nella testa di lui.
La porta si apre, ma lei non esce.
Lui non dice nulla.

Dopo un minuto, lei esce.
Si &egrave ritoccata il trucco, gli occhi sembrano ancora più profondi e scuri, le labbra leggermente lucide.
Indossa delle scarpe nere, con il tacco alto, non a spillo, aperte davanti, da cui si intravede la calza scura e le dita, con lo smalto rosso.
I jeans.
Una camicia, infilata nei jeans, a maniche lunghe.
Polsini e colletto allacciati, di raso nero.
Il resto, di tessuto nero, trasparente.
Sotto, i seni si vedono, chiari, con i capezzoli scuri sul nero del tessuto.

Lui non dice nulla, gli manca il respiro.

Lei sorride, si appoggia allo stipite della porta, lo guarda, sorride.
– allora? ‘ gli chiede
– sei bellissima ‘ non può evitare di rispondere
– davvero? Come ti ricordavi? ‘
– no, di più. Sei’ da mettere su un piedistallo e guardare, come un’opera d’arte ‘

Lei non dice nulla, fa due passi e si ferma al centro della stanza.
– bene ‘ dice, guardandolo seria ‘ adesso che ho fatto la mia parte, tocca a te. Spiegami cosa succede, e cosa devo fare –
– te l’ho scritto nelle mail’ –
– ridimmelo. Voglio sentire che me lo spieghi. Mi piace ‘

Lui annuisce.

– ecco cosa succede. Succede che da questo momento, e finch&egrave non ce ne andiamo, tu sei mia. Mia. Mi appartieni. Sai cosa intendo? –
– no ‘ risponde lei.

Che &egrave una bugia, lui le ha spiegato tutto, nelle mail che si sono scambiati, prima di arrivare a questo giorno, ma a lei piace sentire lui che racconta, e lui lo sa, e allora lui spiega, e racconta.

– vuol dire che sei una cosa mia. E posso farti quello che voglio. Non mi interessa nulla di ciò che senti, o non senti. Di quello che ti piace, o non ti piace. Se ti fa stare bene, o se ti fa male. Mi appartieni, e io ti uso, per il mio esclusivo piacere e divertimento. &egrave chiaro? –

Lei annuisce.
– &egrave chiaro? ‘ ripete lui
– sì- risponde lei, e lui nota una piccola esitazione nella voce, come se fosse preoccupata.
O eccitata.
O tutte e due, pensa lui.

– ma non c’&egrave solo questo. Siccome non sei una cosa, ma sei una persona, e sei mia, non c’&egrave solo quello che io posso fare a te –
– ah, non c’&egrave solo quello? ‘ chiede lei, con tono ironico
– eh no. C’&egrave anche quello che tu puoi fare a me, o per me’ –
– e cosa sarebbe, quello che io posso fare a te, o per te? ‘ chiede lei sorridendo
– tutto ciò che voglio, tutto quello che mi piace, tutto quello che mi piace vederti o farti fare’ sei mia ‘
– sono tua? ‘
– sei mia ‘
– e se non faccio quello che mi dici? ‘ chiede lei, piegando la testa
– se non fai quello che ti dico, o lo fai male, ti punisco ‘
– e come mi punisci? ‘
– lo scoprirai, vedrai ‘
– mi farai male? ‘ chiede lei, e in questa domanda ha un tono meno scherzoso
– sì, un po’. Non tantissimo, ma un po’, sì. Ti ricordi la parola? ‘

– ‘spazio’ ‘ sussurra lei

‘Spazio’ era una parola che significava molto per loro, rimandava agli anni in cui erano stati insieme. L’avevano scelta insieme, apposta.

– sì: se dici ‘spazio’, smetto immediatamente, qualsiasi cosa stia facendo. Ma se non dici ‘spazio’, potrò ignorare qualsiasi altra cosa tu dica. Siamo intesi? –

– quindi, cosa devo fare? ‘ chiede lei, guardandolo

Lui la guarda.

– se &egrave un sogno, non voglio svegliarmi ‘ dice, e lei sorride
– comincia a sognare ‘ gli dice

– cammina ‘ dice lui, indicandole di andare fino alla parete in fondo al soggiorno, girare intorno al tavolo e tornare
– cammina, voglio guardarti ‘ e dicendolo si siede, comodo sulla poltrona.

Lei cammina, lenta, ondeggiando sui tacchi.
Sa perfettamente che lui le sta guardando il culo.
Gira attorno al tavolo, e cammina verso di lui.
Lui le guarda le tette attraverso il tessuto trasparente.

– balla –
– come? ‘
– balla. Adesso. Balla per me ‘
– così? Senza musica? ‘
– troppe domande, troppe parole, e non hai ancora fatto quello che ti chiedo, ti sei meritata la tua prima punizione’ che ti darò dopo. Adesso, balla. Lì, così, senza musica. Balla per me –

e lei comincia a ballare, lenta e sensuale, muovendosi con gli occhi chiusi
– apri gli occhi –
e lei apre gli occhi e continua a ballare

– togliti la camicia, mentre balli –

Lentamente, lei slaccia i polsini, poi allunga le mani dietro al collo e slaccia una piccola cerniera, e si sfila la camicia dal collo

– continua a ballare –

le sue tette sono piccole, sode, con i capezzoli piccoli e marroncini, e lui le guarda mentre lei balla, nel silenzio, solo per lui.

– cammina, come prima –

lei cammina, lui la osserva, lei torna.

– balla. E mentre balli, togliti i jeans –

Lei inizia a ballare, si toglie le scarpe.
Poi slaccia il bottone dei jeans, abbassa la cerniera, mette i pollici dentro i pantaloni e li abbassa alla caviglie, li scalcia via, si rimette le scarpe e riprende a ballare.

Indossa autoreggenti nere, e mutandine di pizzo viola, basse sui fianchi.
Attraverso il pizzo, lui vede il piccolo ciuffo di peli neri che lei ha lasciato, come lui le aveva chiesto nelle mail.
&egrave bellissima.
– girati –

Lei si gira, e il suo culo &egrave ancora più tondo, stretto, alto di quanto ricordasse.
Le mutande sono a perizoma, e solo un minuscolo triangolino di stoffa si vede sulla schiena di lei, da cui parte un sottilissimo filo che scompare immediatamente tra le sue chiappe.

– cammina –

Guardarla camminare, avanti e indietro, &egrave una delle cose più eccitanti che lui possa immaginare.

– ballo? ‘ chiede lei

– no – girati
lei si gira, e lui osserva ancora quel culo stupendo
– togliti le mutande, ma portale con le mani fino alle caviglie, senza piegare le ginocchia –
Lei resta ferma un attimo, come a pensare a cosa deve fare.
Poi fa un respiro, prende le mutande e comincia ad accompagnarle verso il basso.

Non piega le ginocchia, e così arriva con le mani alle caviglie.

– ferma così –

Lei &egrave davanti a lui, piegata, le chiappe si sono allargate e lui osserva tranquillo la sua figa, gonfia e scura, e il piccolo buchetto del culo, corrugato e stretto.

– alzati, e girati –

&egrave nuda, con solo le autoreggenti e le scarpe, davanti a lui.
Sta per domandarle se vada tutto bene, o se le piaccia.
Ma si ferma.
Se voglio giocare, devo giocare davvero, dice a se stesso.
Lei &egrave mia, e non mi interessa se le piaccia o no.
E poi, se non vuole, c’&egrave la parola.

– in ginocchio –

Lei esegue.
Questo &egrave un momento speciale.
Tutto quello che &egrave successo fino adesso, &egrave per così dire normale.
Sono cose che in un modo o nell’altro, avevano già fatto, quando stavano insieme.
Adesso, quel limite, il limite del normale, il limite ‘giochino sexy’, sta per essere superato.

Averla lì, davanti, in ginocchio, lo eccita come poche volte gli &egrave successo.
Avrebbe quasi voglia di farla stare lì, così, in ginocchio, per un’ora, e semplicemente masturbarsi guardandola.

– mettiti a quattro zampe –

lei lo guarda.
Poi, lentamente, esegue.

– cammina ‘ ordina lui, indicando il percorso che ha già fatto prima.

Però adesso &egrave diverso.
Lei non ha più un’andatura provocante, o sexy, o ironica.

Non le piace, non molto, quello che le ha chiesto di fare.
Cammina a quattro zampe per il soggiorno.
Lui le osserva il culo, la schiena, i seni.
Lei gira attorno al tavolo, torna da lui.
Si rimette in ginocchio.

– non ti ho detto di alzarti. Un’altra punizione per dopo –

Lei si rimette giù, a quattro zampe.
Lo guarda. Non ha un’espressione felice.
Lui si eccita ancora di più.

– cammina di nuovo. Fai tre giri –

Lei, la sua ex ragazza, quella per cui si &egrave fatto centinaia di seghe dopo che si sono lasciati, la donna che ha amato, una delle donne che lui considera più belle e sexy che abbia mai incontrato, quella che ogni volta che si vedono gioca sul filo di una lenta sensualità.

Lei, sta camminando nuda a quattro zampe per la casa, e lui &egrave seduto e la guarda.

Socchiude gli occhi, e si gode il suo sogno diventare realtà.

Al terzo giro, lei si ferma davanti a lui.
Non si alza, resta a quattro zampe.

– libera questo tavolino –

dice lui indicando il tavolino da caff&egrave, basso e robusto, che sta davanti al divano.
Lei sempre a quattro zampe va al tavolino, e sposta su una mensola lì accanto le riviste, una candela e un soprammobile, liberando il tavolo.

– salici sopra –
– in piedi? ‘
– no, così come sei ‘

lui la osserva.

Come una scultura, un’opera d’arte.
Su un piccolo piedistallo in legno, lei sta a quattro zampe, nuda, con le autoreggenti e le scarpe col tacco.

Lui si alza, e le gira attorno, osservandola da ogni lato.
Le va dietro, si abbassa e osserva da vicino il suo sesso e il suo buco del culo.
Sentendosi osservata così da vicino, lei ha un brivido.
Se &egrave vero che dieci anni prima erano fidanzati, oggi lui &egrave praticamente un estraneo.

– ferma. Fatti guardare –

lei si rilassa, e resta lì.
Lui resiste a stento alla tentazione di toccarla.
Ma ha deciso che il primo contatto tra loro deve essere diverso.
Deve essere speciale.
Deve essere qualcosa di nuovo.

– &egrave il momento della punizione –
dice, e le gira intorno.
Si mette davanti a lei, e si siede sui talloni.
Trova meravigliosa l’immagine di lei, a quattro zampe sul tavolino, che per guardarlo negli occhi deve alzare la testa e spingere in fuori il culo.

– la punizione sarà leggera, e forse banale ‘ le dice, guardandola negli occhi
– sei mai stata sculacciata? Da quando non sei più una bambina, intendo –

– no, mai ‘ risponde lei
– nemmeno per gioco? ‘
– no ‘ dice lei scuotendo la testa e i lunghi capelli neri
– nemmeno mentre scopi? Il tuo fidanzato, non ti sculaccia mentre ti scopa da dietro? ‘
– no ‘
– bhe, la tua punizione sarà questa. Ti sculaccerò. Dieci sculacciate per ogni disobbedienza, due disobbedienze, venti sculacciate ‘

Lei non dice nulla.
Lui prende fiato e prosegue
– io ti darò una sculacciata, tu dovrai dire il numero, ‘uno’, o ‘due’, ‘tre’ e così via. Poi dovrai ringraziarmi, dicendo ‘grazie’, e poi dovrai chiedermi ‘posso averne un’altra?’ hai capito? –

Lei annuisce.
Lui ripete ‘ sculacciata, ‘tre, grazie, posso averne un’altra?’, fino a venti. Ok? –
Lei annuisce.
Lui ripete ‘ ok? ‘
– ok ‘ risponde lei
– facciamo una prova’ – insiste lui ‘ sculacciata’ cosa dici? ‘

Lei guarda fisso davanti a se’, sospira e dice ‘ uno, grazie posso averne un’altra? ‘
– bene. Però devi guardarmi, sia quando ti sculaccio, sia quando mi ringrazi eccetera, va bene? ‘ va bene –

Lui si sposta di fianco a lei, sulla sinistra, per poterla colpire con la destra.
– guardami –
lei gira la testa
– sposta i capelli –
lei sposta i capelli

lui la guarda fisso negli occhi, mentre alza la mano, la tiene ferma per tre secondi, e poi d’improvviso la abbassa, colpendola con forza sul culo.

Non &egrave un dolore forte, ma &egrave la prima volta che lei lo prova.
– aha! ‘ grida, e fa per muoversi e massaggiarsi.
– ferma’ –

Lei si gira, lo guarda.
Non &egrave uno sguardo eccitato, né sensuale o d’amore: &egrave uno sguardo dubbioso, anche forse irritato.

&egrave uno sguardo che dice
‘davvero ti piace ‘sta roba? Davvero preferisci farmi questo, mentre sono qui alla pecorina, e potresti chiedermi e farmi di tutto?’.

E lui lo sa, che dentro la testa di lei (la conosce, la conosce bene) ci sono quei pensieri, e vorrebbe risponderle
‘sì. Cio&egrave sì e no, però sì, sì: mi piace, farti questo. Se dovessi scegliere, tra sculacciarti e scoparti, ti scoperei non una ma mille volte, ma se posso avere tutte e due le cose, bhe, allora sì: mi piace, mi piace tanto, questo’.

E mentre pensa questo, lui la colpisce di nuovo, guardandola fissa egli occhi.
Lei questa volta non dice nulla, solo si contrae leggermente dopo il colpo.

– cosa devi dire..? –
Lei lo guarda, per un momento un accenno di rabbia passa nei suoi occhi, poi lo guarda di nuovo, e sorride.
Scuote la testa, come per dire ‘in fondo, l’ho sempre saputo che eri matto’.

Lo guarda fisso, e dice ‘ due. Grazie’ posso averne un altro? –

E lui, lui, oh, lui.

Lui impazzisce e la prenderebbe lì, adesso subito, tra le braccia, la bacerebbe, la accarezzerebbe, la coccolorebbe, la prenderebbe in braccio, la porterebbe in camera e poi farebbe l’amore con lei.

E lui ha il cazzo duro che sembra urlare.

E lui sorride, e la colpisce ancora, e ancora, e ancora.
E lei conta, e ringrazia, e ne chiede ancora ‘ undici’ grazie’ posso averne una altro? Ah! Dodici’ grazie.. posso averne un altro’? –

Quando lei dice ‘ venti’ grazie ‘ e non aggiunge niente, a lui sembra di uscire da una specie di trance, come risvegliarsi da un sogno.

Si alza, e va dietro di lei.
Le guarda il culo.
Le chiappe sono rosse, la sinistra più della destra.
Sui fianchi si vedono i segni delle dita.

Per la prima volta, lui la tocca.
Le appoggia la mano sulla schiena, poi lentamente scende verso l’incavo delle natiche.
Un brivido passa veloce sulla schiena e le spalle di lei.
La sua mano scende, il medio si ferma un secondo sul buco del culo, che si rilassa appena sotto quel tocco.
Scende ancora, e con tutta la mano le accarezza la figa, ne prende quasi possesso, la palpa con forza, stringendo e allargando le dita, facendo aderire il palmo, e sfregandolo lento, verso l’ombelico di lei.

Lei sospira.
Li sente il calore, sulla sua mano.

– vuoi dirmi qualcosa? –
– adesso mi scopi, cazzo – quasi ringhia lei.

E a lui basta spingere appena con il dito medio per entrare dentro di lei, e sentirla sospirare.

Lui si inginocchia fino ad avere la faccia davanti al culo di lei.
Sostituisce il medio con il pollice, che spinge dentro di lei e appoggia alla parete interna della sua carne, come se cercasse di trovare l’origine del clitoride dentro di lei.
E nello stesso tempo si avvicina, e lentamente le lecca intorno all’ano, girando piano con la lingua, senza mai superare quel confine dove la pelle di lei da rosa diviene scura.

Lei sospira, e si muove appena sotto il suo tocco.

Poi lui spinge la lingua al centro del suo ano, e lentamente comincia a spingere, e non appena la punta comincia ad entrare, senza avvisarla, con la mano destra la sculaccia ancora una volta, forte.
Il culo di lei si contrae, si stringe sulla sua lingua, e un piccolo spasimo si trasmette dalla figa di lei alla mano di lui che la accarezza.

– ahia ‘ si lamenta lei, mentre lui si alza.

– sì, adesso ti scopo, cazzo. Ma come voglio io’ –

Si mette davanti a lei ‘ in camera! ‘ ordina, perentorio, indicando la porta della camera.
Lei fa per alzarsi.
– no, così come sei. Non ti alzare –

Lei non dice nulla.
Sinuosa, flessuosa, morbida e sensuale anche più di quanto ricordasse, scende dal tavolino, prima le braccia, lasciando alto il culo, rosso per i colpi ricevuti.
Poi, ancora più lenta, scende del tutto e si avvia, a quattro zampe, verso la camera.

Lui la segue, ipnotizzato.
In camera ‘ sul letto. Senza alzarti ‘ ordina lui

Lei esegue, e sale sul letto come farebbe una gatta, lenta e sensuale, e si ferma alla pecorina, nel centro del letto matrimoniale.
Lui accende tutte le luci.

– vieni più in qua ‘ dice lui, e la fa mettere con le ginocchia sul bordo del letto, i piedi che sporgono.

– guardami –
lei si gira, sposta i capelli, lo guarda.

– adesso ti scopo ‘ e mentre lo dice si toglie la camicia azzurra e i jeans, scivolando fuori dalle calze.
I boxer neri e aderenti non nascondono il cazzo duro.
Si toglie anche quelli.
Si accarezza il cazzo, duro e con la cappella scura e lucida.

Lei lo osserva ‘ scopami – sussurra

– ma prima ti scopo il culo’ –
lei non dice nulla, ma socchiude gli occhi e abbassa la testa

– ‘e me lo devi chiedere tu –
lei si gira e lo guarda di nuovo

– chiedimelo. Chiedimi di scoparti il culo –

Lei tace, lo osserva.
– chiedimelo! ‘ ripete lui, con voce più alta.
E nello stesso momento la sculaccia, di nuovo, con forza.

– ahia!! –
– chiedimelo! ‘ ripete lui, e la colpisce di nuovo
– ah! ‘
– chiedimelo! ‘ e la sculaccia ancora
– aha! ‘
– chiedimelo! ‘

tre, quattro, cinque volte senza interrompersi, senza fermarsi, solo scadendo il ritmo ‘chiedimelo!’ e ‘sciaf!’, ‘chiedimelo!’ e ‘sciaf!’, ‘chiedimelo!’ e ‘sciaf!”

– basta!!! ‘ urla lei, cercando di sottrarsi ai colpi
Lui la afferra per il collo, non forte ma abbastanza da fermarla.
Lei si blocca.
Lui la guarda fisso.
– chiedimelo –

poi alza la mano destra, mentre con la sinistra le tiene ancora, con una presa leggera leggera, il collo.

Prima di abbassare la mano e colpirla, aspetta.

Lei lo guarda, poi socchiude gli occhi e annuisce appena, come ad autorizzarlo.
E lui abbassa la mano e la colpisce.
Sciaf!

– chiedimelo’ – sussurra

lei stringe id enti, lo guarda con rabbia e rassegnazione – scopami il culo, allora ‘ ringhia

lui le lascia il collo, torna a mettersi dietro di lei

– di nuovo –
– scopami il culo ‘
– di nuovo ‘
– scopami il culo ‘
– più forte ‘
– scopami il culo! ‘
– più forte! ‘
– scopami il culo!!! ‘
– PIU’ FORTE! ‘
e la sculaccia.

Questa volta lei non si muove, non si ribella.
– SCOPAMI QUESTO CAZZO DI CULO!!!!! –
– continua ‘
– SCOPAMI IL CULO! SCOPAMI IL CULO!! SCOPAMI IL CULO!!!!!! ‘
– inculami, rompimi, sfondami ‘
suggerisce lui

lei si ferma, lo guarda da sopra la spalla sinistra, e gli grida, guardandolo piena di rabbia
– SCOPAMI!! SCOPAMI IL CULO!!! SCOPAMI IL MIO CAZZO DI CULO!!! SCOPAMI, INCULAMI CAZZO!!! APRIMI IL CULO!!! SFONDAMI IL CULO CON IL CAZZO!!! –

Lui la osserva, accarezzandosi il cazzo.

Lei risponde allo sguardo, e scuotendo la testa gli dice
‘ e adesso, però, scopamelo davvero, il culo, cazzo –
– perché tu sei’? –
– lo sai’ –
– dillo ‘
– lo sai. Lo sai, che sono una troia. E adesso scopami il culo –

E a lui, che uno dice ma perché pensi sempre, pensi troppo, a lui viene in mente che non ha messo una telecamera né nulla, e quello che &egrave appena successo, quello, che &egrave stato come nei suoi sogni, ma mille e mille volte meglio, e quando si faceva le seghe pensando immaginando proprio questo, a questo punto di solito era già venuto, e invece qui deve ancora cominciare, e niente, di tutto ciò non resterà nulla, se non quello che lui si ricorderà.

E poi osserva quel culo, le scarpe col tacco, le autoreggenti, la figa aperta, morbida e scura, e il buco del culo stretto e contratto e teso, e dimentica tutto.

Appoggia il cazzo a quel piccolo bottoncino scuro.

Così, pensa lui, senza nemmeno un lubrificante, senza nemmeno un po’ degli umori della sua figa, senza nemmeno un po’ di saliva, così.
Ma lei non fa nulla, non si sposta, non si lamenta, nulla. Resta ferma.

Lui con la mano destra si afferra il cazzo, per tenerlo e spingerlo, mentre con la sinistra allarga il solco del culo, per vedere meglio.

– guardami –
e lei si gira e lo guarda

E lui abbassa lo sguardo sul cazzo, e spinge.
Il piccolo bottoncino nero sembra scomparire, come ingoiato dalla carne bianca del suo culo.
Come se il cazzo stesse affondando direttamente nella pelle di lei.

Lui sente una resistenza, qualcosa di duro, quasi ferocemente stretto.
Spinge ancora, lentamente.
La cappella scompare per metà dentro di lei.
La pelle bianca intorno al culo si stira ancora di più.
Lui alza gli occhi, e la guarda fisso.
Lei ha un’espressione di dolore sul viso, ma lo sguardo deciso.
Lui si muove, appena, lento.

– inculami. Inculami. INCULAMI!! –

e mentre lei dice così lui spinge e finalmente qualcosa cede, e il cazzo entra dentro di lei e adesso &egrave solo questione di tempo, di spingere, spingere e spingere, piano, prima, e poi sempre più forte.

E lei sospira e chiude gli occhi
– guardami –
ripete lui e lei lo guarda
– dillo –
– scopami, inculami, scopami il culo ‘
– ti piace? ‘
– sì ‘ sussurra lei
– cosa? ‘
– questo’ –
– cosa? ‘
lei sospira, poi lo guarda fisso ‘ questo, farmi inculare, farmi inculare così ‘
– perché sei una troia –
– sì’ sì. Sono una troia –

E lui la scopa, prima piano, e poi, man mano che i muscoli del culo si rilassano, più forte.
E ansima, e gode lui, e ansima, e gode lei.

E poi lui spinge, spinge, spinge il cazzo fino in fondo, fino in fondo a lei, allargandole le chiappe con le mani per non perdere nemmeno un millimetro di lei.

E si ferma, dentro di lei, nel suo profondo più scuro e caldo.

– oh mamma ‘ sospira lei ‘ ti sento nello stomaco’ mi stai scopando lo stomaco’ voglio venire’ ti prego’ fammi venire’ –
– vieni’ ma voglio che tu me lo dica, voglio che me lo gridi, quando stai per venire ‘
– oh, sì’ – sospira lei, iniziando a muoversi lentamente ‘ oh sì ‘
– toccati ‘ ordina lui
e lei, obbediente, si infila la mano destra tra le gambe e inizia ad accarezzarsi la figa con due dita, leggere e veloci.

Lei continua a muoversi avanti e indietro, facendosi scorrere il cazzo di lui nel culo, prima lentamente, con movimenti brevi, poi sempre più in fretta, con l’intera asta del cazzo che si muove dentro di lei, arrivando quasi a far uscire la cappella per poi riprendere di nuovo tutto dentro.

La mano di lei si muove veloce, adesso, rapida e quasi violenta sulla figa.

– scopami! – sospira

e lui inizia a muoversi, assecondando i movimenti di lei, scopando quel culo meraviglioso come non aveva mai fatto prima, e come aveva da sempre sognato di fare.

E all’improvviso lei cambia ritmo e la sua voce si alza e i sospiri diventano piccole grida

– dimmi quando stai per venire! ‘ intima lui
– sto per venire’ – sussurra lei
– oh’ sto per venire – ripete

e in quel momento lui aumenta la forza e la velocità dei colpi.
Ma nello stesso momento afferra tra le dita della mano sinistra il capezzolo sinistro di lei, e alza la mano destra.

– oh’ oh sì’ – comincia a gridare lei

e in quel momento lui inizia a stringere il capezzolo sempre più forte, e nello stesso momento le assesta una, due, tre, quattro cinque sculacciate di seguito, mentre le scopa il culo con forza.

Lei grida, urla, si agita cerca di sottrarsi alla mano che le tortura il capezzolo e al dolore delle sculacciate, ma non può, bloccata, impalata dal cazzo spinto con forza dentro di lei.

E in quel momento viene.
Viene urlando, ribellandosi a lui, alle sue mani e al male che le fanno, ma schiacciando il suo cazzo fino in fondo, in fondo al proprio culo.
E lui continua a torturarle il seno fino all’ultimo, piccolo spasmo del suo orgasmo.

E finalmente si ferma, e lentamente esce da lei, che si accascia sul letto.

Lei &egrave sdraiata, con una mano si massaggia il seno sinistro, con l’altra si accarezza il buco del culo.
Gli occhi sono chiusi, il respiro &egrave affannato, i capelli le coprono il volto.

Lui &egrave in piedi, la osserva e si masturba lento.

L’aria, nota lui, sa di sudore, di umori femminili, e di merda.
Lui sorride.

– tu sei pazzo. Pazzo e malato ‘ gli dice finalmente lei, e richiude gli occhi e abbandona la testa sul cuscino.
– non ti muovere. Torno subito ‘

Lui va in bagno, si siede sul bidet e velocemente si sciacqua il cazzo.

Sorride tra se’, considerando come molte delle donne con cui &egrave stato, dopo un rapporto anale, gli lasciavano il cazzo sporco, mentre con altre, non più di un paio, usciva sempre pulito come quando era entrato’ mha, si disse, misteri del sesso.

Torna di là.
Lei si era coperta con il lenzuolo, con gli occhi socchiusi.

– sei ancora mia ‘ disse lui, scoprendola e salendo sul letto

Si sdraiò accanto a lei
– cosa devo fare? ‘ chiede.

Lui le indica con lo sguardo il cazzo, duro e dritto.
Lei non dice nulla, e comincia a fargli un lento pompino.
Lui si abbandona sul cuscino, chiude gli occhi.
Lascia che lei continui a succhiarlo, lenta.
Poi le poggia una mano sulla testa e la guida, dandole il ritmo.
Anche questa &egrave una cosa che non aveva mai fatto, con lei.

La sposta, tirandola verso di se’.
La fa mettere sopra di se’, nella classica posizione del ’69’.
Mentre lei continua a succhiarlo, lei la lecca, piano.

La differenza, pensa improvvisamente, &egrave che io non mi devo preoccupare, interessare di lei.
Non devo farla godere, o star bene, o preoccuparmi se quello che faccio le piaccia o no.

Ed ecco che allora, senza avvisarla, senza preavviso, mentre la lecca lento, le infila prima un dito, poi due dita nel culo.
Lei si contrae, lui gira in senso orario le dita.
Lei mugola di dolore, o fastidio.
Lui non si ferma.
Finisce un mezzo giro con le dita, poi le piega dentro di lei, a formare quasi un piccolo gancio, un uncino.
Facendo presa sulle dita, la sposta da sopra di se’, facendola mettere di fianco.

– leccami il culo ‘ le dice

Nemmeno questo avevano mai fatto, negli anni in cui erano stati insieme.
Ma lui, dopo, aveva scoperto di adorare questa pratica.

Lei sta ferma, incerta.
Lui spinge con le dita dentro di lei, quasi guidandola.
Lei si spinge sotto le palle di lui, passa lenta la lingua sul perineo, e poi comincia a leccare il suo culo.

Lui si gode la sensazione.
Con la destra, continua lento a giocare dentro e fuori, avanti e indietro, forte e piano con il culo di lei.
Con la sinistra, si masturba lento.

La tiene lì, a godersi la sua lingua sul culo.
Poi la tira a se’, e la bacia, a lungo.
Sente il suo sapore nella bocca di lei.

– sali ‘ le dice, e lei sale sopra di lui, e finalmente lui &egrave dentro la sua figa, calda e morbida come la ricordava, avvolgente e umida.

Lei comincia a muoversi sopra di lui, avanti e indietro, sfregando lenta il suo clitoride sul bacino di lui.

Lui le prende in mano le tette, e comincia prima ad accarezzarle, poi a stringere e infine a pizzicare i capezzoli.
Lei si contrae quando sente male, e lui gode di quella scossa che dal corpo di lei si trasmette direttamente al suo cazzo.

E poi la scopa, la scopa, lentamente e con forza, la scopa piano e la scopa sdraiato, la scopa violento, le afferra la testa e le scopa la bocca, le strofina il cazzo sulle guance, sulla fronte, sul naso, lasciando piccole strisce bianche.

Le infila tre dita nella figa, gliele mette in bocca, le fa succhiare come un gelato, e poi le rimette nella figa.
Le infila il pollice nella figa e l’indice nel culo, e stringe piano piano, fino a sentire il duro del poco tessuto che divide i due canali, sentendo la paura di lei, che sente che se lui schiacciasse ancora un po’ più forte potrebbe farle male davvero.

E poi, e poi.

E poi lui si alza in piedi, nudo.
– qui, in ginocchio –
lei esegue, si inginocchia davanti a lui, e comincia a succhiarlo.

– le mani dietro la schiena –
lei segue

– occhi aperti’ guardami –
ancora lei obbedisce, pronta.

Lui si afferra la base del cazzo e inizia a toccarsi, mentre la cappella e la parte alta del cazzo continuano a entrare e uscire dalla bocca di lei.

Lei lo guarda, con aria interrogativa.

Lui sa cosa vuole sapere, e cosa vuol dire.
Non gli aveva mai permesso di venirle in bocca, e men che meno aveva mai fatto l’ingoio.
Adesso, con lo sguardo, lo avvisa che questo non &egrave cambiato.

– adesso ti vengo in bocca, e tu lo bevi fino all’ultima goccia ‘ sospira lui, guardando no giù
– no ‘ risponde lei, e riprende subito in bocca il cazzo.
– allora ‘ sospira lui ‘ devo punirti’ e poi vedremo ‘

lei non dice nulla, continua a succhiare.

Lei &egrave stesa sul letto, a pancia in giù.
Appoggiata sui gomiti.
Lui &egrave in ginocchio davanti a lei.
Lei gli succhia il cazzo.

Lui ha in mano una cintura di cuoio.

Lui le prende la testa, la allontana per un attimo dal suo cazzo e chiede
– sai cosa sto per fare? –

Lei non risponde, lo guarda per un secondo, poi riprende il cazzo in bocca e ricomincia a succhiare.

Allora lui mette la mano sinistra dietro la nuca di lei, alza la mano che tiene la cintura e la colpisce, dall’alto in basso, sul culo.

In quel momento, lui spinge il cazzo nella sua bocca, tenendola stretta per i capelli sulla nuca.
Lei tenta di gridare e di muoversi.
Ma il grido &egrave strozzato dal cazzo spinto in fondo alla sua bocca, e non riesce a liberarsi dalla stretta sulla dietro la testa.

Lei respira forte dal naso, e riprende a succhiarlo.

Lui, alza di nuovo la mano con la cintura.
Lei si irrigidisce. Ma continua a succhiare.
Lui colpisce.
E si gode la scossa che pervade il corpo di lei, la leggera contrazione della bocca sul cazzo e il grido che vibra sulla sua cappella.

La colpisce una, due, tre volte.

E quando sente che qualcosa dentro di lui si &egrave finalmente rotto e sta per esplodere, comincia a colpirla dandole il ritmo, come se fosse una puledra sul rettilineo finale, slakc!, slack, slack! slack!

Ogni colpo un grido strozzato, una scossa, un’esitazione e poi ancora lingua e bocca.

E finalmente lui viene, a lungo, gemendo.
Ma anche così, si ricorda di spostarsi indietro, lasciando solo la cappella nella bocca di lei.
Non vuole venirle in gola, vuole riempirle la bocca.
Vuole che per la prima volta, dopo vent’anni, dopo i dieci anni in cui sono stati insieme e gli altri dieci passati, lei abbia la bocca piena del suo sperma.

La osserva, lei ha gli occhi chiusi e la faccia tesa.

– guardami –

e di nuovo lei fa quello che le ha detto.

– bevi. Voglio guardarti mentre lo fai –
Lei stringe gli occhi, e lentamente, beve quello che &egrave nella sua bocca.
Trattiene un singulto di vomito.

– pulisci ‘ ripete lui, mettendole il cazzo ancora gonfio davanti alla faccia.

Lei dolcemente lo prende in bocca, e lo avvolge lenta e calda con la lingua, aspirando e succhiando piano.

***

Sono sul divano, nudi.
Sotto una coperta a scacchi, bevono birra da due bottiglie e ascoltano musica, An Honest Man di Fantastic Negrito, un blues lento e ben suonato.

La testa di lei &egrave appoggiata sotto la spalla di lui.

– io sono quella che realizza i tuoi sogni più segreti, da sempre ‘ sussurra lei
– io sono quello che ti fa fare ciò che credi di odiare, da sempre ‘ risponde lui.

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