“Donna baciata non perde ventura, anzi rinnova come fa la luna.”
My kinky little GF Bruna 3: Due o tre cose che so di lei
Il giorno del provino la tensione in casa era palpabile.
Quando a mezzogiorno arrivai da Bruna lei stava organizzandosi per depilarsi completamente la figa, condizione che era stata esplicitamente richiesta dai padroni del club.
Vedendola in difficoltà, mi offrii di aiutarla.
“Voglio che la patata liscia e perfetta, come quando andavo tutte le settimane dall’estetista” mi disse, un po’ ansiosa, mentre era sdraiata a letto con le gambe spalancate.
“Dici che ti faranno spogliare completamente? Dai, non credo che controlleranno i peli con la lente d’ingrandimento” dissi sorridendo mentre cercavo di fare del mio meglio.
“Non importa, non voglio che Franco pensi che da quando non lo frequento più ho smesso di curarmi e farmi carina. Non voglio dargli la soddisfazione.” replicò secca.
Finito il lavoro, il pube appariva perfettamente liscio, con appena un paio di arrossamenti dovuti al rasoio.
Avere la sua fighetta lì a pochi centimetri era una tentazione irresistibile e le diedi un bacino, prima timidamente, poi, sempre più convinto, iniziai a leccare delicatamente le sue piccole labbra, nonostante restasse sulla lingua qualche residuo dei peli rasati.
“Oooooh, che fai…” sospirò Bruna con la voce rotta…
“Tu ti prendi sempre cura di me, adesso sono io a prendermi cura di te” risposi interrompendomi per un attimo.
Con le mani iniziò a premere forte la mia testa contro la sua fighetta, che fra saliva e umori, divenne presto fradicia.
Bastarono pochi minuti di quel trattamento per sentirla ansimare e venire rumorosamente lasciandomi con tutta la bocca bagnata.
Mi rialzai per sdraiarmi accanto a lei e ci baciammo a lungo…
“Sai di buono”, mi disse.
“E’ il tuo sapore a essere dolcissimo” che poi non era nemmeno una vera bugia.
Arrossì sussurrando “Sei proprio bravo a farmi innamorare” con gli occhi lucidi dall’emozione.
Riprendemmo a baciarci ancora per qualche minuto e poi, preoccupata “Sei proprio sicuro che per te non sarà un problema questo lavoro?”
In realtà me lo chiedevo anch’io: quando lavorava in discoteca avevo visto che, era un attimo trovarsi in brutte situazioni e la buona paga di questa offerta sembrava una trappola per attirare ragazze e portarle verso “un cupo mondo di promiscuità e perdizione”, come dicono nei romanzi ottocenteschi…
Però mi rendevo anche conto che, se dover assistere a quel suo provino di fronte al suo ex capo mi spediva 10 km fuori dalla mia comfort zone, era anche una situazione che stimolava morbosamente la mia curiosità.
Per farla breve, fastidio ed eccitazione erano perfettamente in equilibrio.
Lei mi mise la mano nei pantaloni stringendomi il cazzo “Amor, ma tu non sei venuto… cosa vuoi? Ti faccio tutto”
Le diedi un ultimo bacino e le spostai la mano: in quel momento ero troppo nervoso e pensavo che sarebbe stato più eccitante fare sesso al ritorno, bello carico dopo la sua “esibizione”.
Qual è il modo migliore di vestirsi quando poi ci si deve spogliare?
Fra dubbi, ripensamenti e abiti e lingerie che assolutamente non voleva indossare, perché regalati da Franco, la scelta fu durissima.
Il problema è che eliminando gli abiti e i completini regalati dal suo ex capo e amante, restava ben poco di elegante nel suo guardaroba, mentre indossarli avrebbe significato ammettere che, senza questi regalini, fatti in cambio di “servizietti”, lei non aveva niente di decente da mettere.
E questo per lei era inaccettabile.
L’unica cosa che si fosse comprata che non fosse una felpa o un maglioncino, era un tubino nero, che non usava mai
perché davvero troppo corto e impossibile da indossare col reggiseno.
Non senza qualche dubbio (“non sarà troppo da zoccola?”) ma con un pragmatismo ammirevole (“In effetti, che me lo metto a fare il reggiseno, se poi devo levarlo?” disse ridendo mentre se lo slacciava) e vista la mancanza di alternative (“Visto dove dobbiamo andare, meglio rischiare di essere troppo sexy che presentarmi con la felpona di casa”) la scelta era obbligata, nonostante facesse intravedere le mutandine ad ogni passo.
Sotto, un perizoma microscopico, che non indossava mai perché troppo hot per essere portato in pubblico.
Ai piedi le solite scarpe nere con zeppa da 10 cm e a completare il tutto un vecchio chiodo in pelle oversize, con strategica funzione “copri-culo”, i capelli scuri raccolti a coda di cavallo e un trucco un po’ più marcato del solito, giusto per togliere il dubbio che, conciata così, stesse recandosi in parrocchia…
“Almeno ho trovato il modo di usare il tubino e il perizoma: se esco vestita così una sera coi nostri compagni di corso, non torno a casa sana e salva” disse sorridendo mentre faceva pose da femme fatale allo specchio.
Avevamo appuntamento alle 16 ed erano già le 15 passate, non avevamo mangiato perché entrambi avevamo dei crampi allo stomaco per la tensione.
Quando uscimmo di casa e salimmo in macchina mi strinse fortissimo la mano sul cambio, guardandomi dritta negli occhi in silenzio, come a chiederci l’un l’altro se eravamo davvero convinti.
“Che faccio, andiamo?” Lei annuì, anche se visibilmente turbata.
Nervosismo, tensione, insicurezza… Stavamo andando a fare un provino del cazzo, ma intuivamo che tutta la nostra vita futura dipendeva da quello.
“Dici che mi faranno assistere?” chiesi.
Bruna si voltò verso di me “Non voglio restare sola con queste persone, se non ci sei anche tu, io rinuncio” disse seria.
“Dici che ti toccheranno o… peggio?” aggiunsi a bassa voce mentre guidavo.
“Toccarmi… l’ho messo in conto… Altro non so, cosa intendi?
Io farò quello che mi sento di fare… Ma Amor, qualunque cosa succede, non fare nulla se non te lo dico io e… sai lo faccio per noi due” mi rispose stringendomi forte la mano sul cambio, mentre il suo batticuore cresceva avvicinandoci al luogo dell’appuntamento.
Arrivammo e, con una certa fatica, parcheggiammo: era una zona del centro molto trafficata vicino alla stazione e questo ci costò una manciata di minuti di ritardo.
Da fuori, di giorno e con le serrande abbassate, il locale aveva un aspetto anonimo. Noi entrammo dal retro, attraversando l’androne di un bel palazzo e, seguendo le indicazioni, suonai all’entrata degli “artisti” in cortile.
“Uh Bruna, sei come al solito in ritardo… la Diva non si toglie il vizio!”
Ci aveva aperto Franco, alla luce del giorno sembrava ancora più vecchio e ripugnante di quando l’avevo conosciuto in discoteca, tarchiato, con la pelle del viso butterata e i radi capelli tinti, col codino. Pensare a Bruna che gli succhiava il cazzo mi diede un senso di disgusto.
“Lui chi è? Mi pare di conoscerlo” chiese a Bruna squadrandomi.
“E’… Un amico, gli ho chiesto di accompagnarmi” borbottò non volendo fargli sapere più del dovuto della sua vita privata.
“Avevi paura a incontrarmi da sola, eh?” disse sorridendo lo stronzo, mentre, guidandoci dentro, le stringeva il fianco come fossero vecchi amici, per poi scendere fino a toccarle il culo che, in quell’abitino cortissimo, era già mezzo di fuori.
Io li seguivo dietro e non potevo fare a meno di vedere come lei lo lasciasse fare, limitandosi a prendere la mano tozza e spostarla dal suo culo al fianco, mentre camminavano.
Mentalmente presi nota.
Ci fece fare un veloce giro del locale: la hall dove c’era un grande bancone da bar, i camerini e infine una dark room, dedicata a… “Beh siete grandi, non c’è bisogno che ve lo spieghi nei dettagli” ci disse strizzando l’occhio…
Non fosse stato per la pedana centrale della hall dove erano piazzati due pali tipo lapdance, però, poteva essere una discoteca o un club qualunque.
“Adesso arrivano gli altri, ma tu fatti ammirare” le disse Franco “ti trovo bene, sembri anche più in forma… Fai parecchia attività fisica, immagino” disse sorridendo viscidamente e lanciandomi uno sguardo.
I soci erano anche loro dei bei personaggini: uno era Paolo, un quarantenne palestrato e tatuato, il tipo di persona che pensa di poter portare a letto qualunque ragazza e probabilmente, in un locale come quello, lo fa. Era responsabile della sicurezza nel locale.
L’altro era Fefè, un anziano effeminato con un cantilenante accento napoletano e erre moscia, secco secco, con lunghi capelli tinti di biondo tirati indietro con la brillantina, che si presentò con un blazer demodè coi bottoni in metallo e fumando una sigaretta con il bocchino.
Capii presto che Fefè era l’unico, lì in mezzo, che contasse davvero qualcosa.
Mentalmente persi nota.
“Questa è la mia amica di cui ti ho parlato, bella ragazza, vero?” disse Franco rivolgendosi al socio anziano e porgendo a Bruna un calice di spumante.
“Accendiamo le luci che qui non si vede un cazzo! Che poi prendiamo cessi e chiattone che fanno scappare i clienti” ordinò l’anziano al palestrato, con un tono biascicato per nulla virile.
Anche con le luci accese, l’ambiente era comunque in penombra.
Paolo quindi accese uno spot e lo indirizzò direttamente verso Bruna, che adesso stava in piedi ben illuminata di fronte ai tre soci, mentre io ero seduto qualche metro a fianco, nascosto nel buio.
L’anziano iniziò a squadrarla con attenzione, con un gesto le chiese di voltarsi per dare un’occhiata al culo e con un ulteriore gesto le fece capire di levarsi il giubbotto di pelle che, lei, emozionatissima, fece scivolare per terra.
“Si è graziosa, ma ne cercavo una un po’ più alta, magra e di classe… Lei sembra una contadinotta appena trasferita in città che ha iniziato a frequentare i centri sociali” commentò, ad alta voce, il socio anziano.
Peraltro senza sbagliare di molto…
Mi venne da sorridere.
“E’ proprio il fatto che sembra la ragazza della porta accanto che faceva impazzire i clienti in discoteca…” replicò Franco, che, era evidente, l’aveva caldamente raccomandata per il lavoro.
“Non so, io ho l’impressione che facesse impazzire soprattutto te…” controbattè l’anziano “E’ cosi brava a letto?” rivolgendosi a Franco ma guardando negli occhi con un ghigno Bruna, per coglierne l’imbarazzo e l’improvviso rossore.
Nessuno aveva il coraggio di rispondere a quella domanda, nemmeno per
negare e la cosa venne presa per un silenzio assenso.
Mentalmente presi nota.
“Peró se hai scopato con Franco, non ti manca il pelo sullo stomaco. Forse sei più promettente di quel che immagino” sentenziò il vecchio.
”Iniziamo?”
Bruna ebbe un attimo di incertezza.
Non sapendo bene se doveva rispondere, iniziare a spogliarsi o altro, bevve d’un sorso il calice di vino e mi lanciò un’occhiata per cercare la mia approvazione, anche se, in realtà, nemmeno io sapevo bene che dovesse fare.
Esitante, iniziò a combattere con la zip dell’abito, ma un po’ per l’emozione, un po’ per l’imbarazzo, faceva fatica ad aprirla.
“Allora carina, questo non è il posto giusto dove diventare timide… Franco, visto che è amica tua, vai ad aiutare questa imbranata” ordinò acido Fefè.
Franco si mise alle sue spalle, e in pochi istanti aprì la zip, poi con la scusa di far scivolare l’abito delicatamente verso il basso, ne approfittò per dare una vistosa palpata ai seni e ai fianchi della mia ragazza che, anche in questo caso, lo lasciò fare.
“Seno… niente male, in effetti” esclamò Fefè ammirato.”Niente reggiseno, noto…Una vera femminista” disse con un sorriso.
“Una con due tette così ci fa comodo” sottolineò Paolo il palestrato che, adesso, non le staccava gli occhi di dosso.
“Ve lo avevo detto che era speciale” disse Franco, evidentemente inorgoglito dai complimenti alla ragazza. “Faccia acqua e sapone e fisico da rizzacazzi” aggiunse con un tocco di classe.
“E’ tutto naturale?” le domandò brusco Fefè
“Si…” sussurrò Bruna timidamente
“Non ho sentito” la provocò Fefè, alzando la voce
“Si, sono tutta naturale”
“Ti spiace se Paolo controlla, così per precauzione?” le domandò con un ghigno.
“Ssi… Vva bene” rispose nervosa lanciandomi uno sguardo come a scusarsi.
Era impossibile per lei nascondere il disagio mentre il palestrato le si avvicinò per accarezzarle i seni, prima soppesandodoli, poi palpandoli anche più a lungo del necessario.
Quando arrivò ai capezzoli, Bruna si lasciò scappare un gemito.
Fu lì che realizzai che la sua goffaggine non era dovuta solo a nervosismo o imbarazzo, ma anche all’eccitazione…
“Ti dà fastidio? chiese il palestrato senza smettere di toccarla.
“Nnoo… No…” gli rispose Bruna arrossendo tantissimo “Anzi…” aggiunse con voce più bassa
Era evidente che questo esame fosse del tutto pretestuoso e servisse solo a mettere alla prova l’obbedienza di Bruna e la mia pazienza…
“Capo confermo: terza abbondante, tette naturali, belle tonde e sodissime, tutto merito della mamma. I clienti sbaveranno per toccarle” sentenziò Paolo dopo quella lunga ispezione.
Franco aveva un risolino soddisfatto, come a dire “Ve l’avevo detto”.
“Franco spalmale un po’ d’olio addosso, voglio vedere brillare quella pelle abbronzata” ordinò il vecchio sempre più interessato, mentre con la coda dell’occhio osservava la mia reazione accennando un sorriso.
Franco da sotto il bancone prese una boccetta di olio da massaggi e si appiccicò alle spalle di Bruna, appoggiandole vistosamente il pacco alla schiena.
“Alza le braccia, tesoro” le disse il maiale, mentre con le mani unte iniziava a massaggiarle il seno, soffermandosi sui capezzoli, ormai sensibilissimi e ricevendo anche in questo caso mugolii e gemiti inequivocabili da parte della mia ragazza, per poi scendere lentamente verso il ventre fino a infilarsi nelle mutandine, senza trovare opposizione da parte di Bruna, che, anzi, sembrava quasi sul punto di perdere la testa, nonostante la mia presenza.
“Ora basta, sennò il ragazzo potrebbe diventare geloso” ghignò Fefè, a cui probabilmente le donne non piacevano, ma le situazioni morbose sì…
Con un cenno della mano ordinò a Franco di allontanarsi dalla mia ragazza e poi: “Bene, anzi benissimo, sembri una statua di bronzo, così lucente, peccato il segno del bikini sull’abbronzatura, ma c’è chi apprezza e c’è sempre tempo di rimediare con qualche lampada integrale” aggiunse.
Franco portò un altro calice di vino che Bruna bevve in un sorso per darsi coraggio.
“Allora ragazzina, ti spiego bene come funziona qui: ci sono le bariste al bancone, che lavorano vestite con mutandine e un top attillato.
Lavoro duro ma onesto.
Tu versi da bere, prepari i cocktail, fai la simpatica coi clienti fra un numero di strip e l’altro.
Chiaro che per convincerli a bere devi essere sciolta: se un cliente ti chiede un bacino o prova a toccarti le tette, non puoi fare una crisi isterica. Non siamo tra i boyscout.
Però non è nemmeno il Vietnam e non sei costretta a fare nulla che non ti va di fare, anche se le bariste gentili fanno guadagnare di più il locale e hanno più mance.
Se qualche cliente diventa troppo molesto, fai un cenno a Paolo o ai suoi ragazzi e lo convincono a darsi una calmata.”
Fefè spiegava con calma le regole del night che, almeno al momento, non mi sembravano molto peggio di come avessi temuto.
Sono un tipo ingenuo, lo so.
“A turno, nel corso della serata, le bariste fanno il loro spettacolino di qualche minuto in pedana, spogliandosi.
Dopo, se vuoi, ti rivesti, se invece ti va, per il resto della serata resti nuda, o in topless…
Dipende da quante mance vuoi farti.
Per lo spettacolo puoi ballare, usare il palo della lap dance o semplicemente mostrare tette e figa…
Non farti problemi… Di solito i clienti non si aspettano il balletto del Bolshoi” commentò Fefè con un risolino.
“Tu non hai idea di come impazziscono i clienti a vedere nuda la barista graziosa che li ha serviti tutta la sera…e più fai la zoccola e più pagano.
Durante lo spettacolo, ti puoi toccare, puoi farti toccare o puoi infilarti un idrante nel culo, sono tutti cazzi tuoi, se invece vuoi fare marchette, pompini o scopare, dopo lo spettacolo puoi andare in dark room con qualche cliente.
Ma se lavoravi per Franco, saprai già come funziona.
T’è capì?
E adesso facci vedere come ti muovi in pedana: prova a farmelo diventare duro.” concluse con una sonora risata sarcastica.
Mentalmente presi nota…Soprattutto di quel “se lavoravi per Franco, saprai già come funziona…” che lasciava immaginare tante cose.
Il palestrato le porse un top bianco minuscolo e mutandine rosse con i lacci sui fianchi tipo bikini, che era la sua tenuta da lavoro al bancone.
“Riempili, intanto vediamo come ti stanno” le disse Fefè indicandole la direzione dei camerini.
Adesso che il lavoro era stato spiegato nei dettagli, si stava dimostrando molto diverso da come Bruna me l’aveva presentato.
Mi sarei aspettato che lei rifiutasse e mi dicesse di tornare a casa, invece, si era diretta negli spogliatoi senza battere ciglio …
Ero confuso, geloso ed eccitato.
Mentre Bruna si preparava, Fefè mi fece un cenno di avvicinarmi.
“Ragazzo, come siete finiti qui? E’ chiaro che lei non è una battona e tu non sei il suo pappone” mi disse a bassa voce mentre tirava dal lungo bocchino…
“Anche se… Se Bruna ha lavorato da Franco, forse è meno ingenua di quel che sembra”
Mi venne naturale difenderla: “ So che lavorava in discoteca perché aveva bisogno di soldi, so che lui la riempiva di regalini, in cambio di… si insomma, ha ammesso di averglielo succhiato qualche volta, ma…mi ha detto di essere ancora vergine”.
Fefè alzò un sopracciglio, un po’ per la sorpresa, un po’ per pensarci su qualche istante “Bah, può essere… la ragazza di paese ingenua che si fa infinocchiare e finisce le serate col cazzo del capo in bocca… Un pompino al capo non si nega mai, se lavori in questo ambiente, ricordatelo” mi avvertì serio…
Per poi aggiungere “Però davvero pensi che uno come Franco, che da anni mi procura le mignotte, si accontenti di un paio di pompini da una sua ragazza? Forse fra i due il più ingenuo sei tu…” con un sorriso ironico.
Mentalmente presi nota…
Io non sapevo bene che rispondere: non avevo mai messo in dubbio la verginità di Bruna, ma in realtà non ero in grado di capire se mi avesse detto il vero o il falso.
“Non hai notato che l’ha fatta bere più volte, da una bottiglia da cui nessun altro ha bevuto? E che, dopo ogni bicchiere, lei era sempre più confusa ed eccitata?
Forse Franco ci ha messo dentro qualcosa, tipo ecstasy o chissà cos’altro.
Io non approvo queste cose, ma Franco questi trucchi da magnaccia li conosce tutti” mi disse Fefè, con tono quasi paterno.
Mentalmente presi nota mentre sentivo il nervoso mordermi lo stomaco.
Queste cose mi fecero ricordare il giorno della festa quando, a fine serata, lei aveva perso il controllo e sembrava disposta ad andare con Franco e due suoi amici nel privè.
Forse la mia era solo una paranoia, ma ciò che diceva Fefè dava una spiegazione a molte cose di quella sera e glielo raccontai.
Di nuovo si fermò un attimo a pensarci su e continuò con la sua voce biascicata “Chi lo può dire?
La ragazza ha sangue caldo e si eccita con niente, forse quella era davvero la prima volta che si lasciava andare così.
Forse nel privè ci era già andata altre volte…
Se l’hanno drogata, lei ricorda poco di quello che succedeva, o ricorda qualcosa ma non vuole che tu sappia cosa è successo” mi disse con una sincerità che sfiorava la crudeltà.
“Ricordati… Ricordatevi che il mio mestiere è fare soldi con clienti soddisfatti, non difendere le verginelle dai lupi cattivi.
Fermati ancora qualche minuto e vedrai: con lei in pedana, ti puoi fare un’idea di cosa le potrebbe succedere lavorando qui (guardò estasiato il bozzo in mezzo alle mie gambe) e quella bella mazza mi fa intuire che anche tu sei parecchio curioso” disse con un sorriso mellifluo.
Aveva ragione: come sempre, per quanto l’idea che la mia ragazza si mostrasse nuda in pubblico mi infastidisse, c’era sempre un diavoletto nella mia testa che voleva scoprire fin dove si sarebbe spinta.
Annuii “OK, facciamole fare lo strip e poi, col suo permesso, la riporterei a casa prima che venga sbranata dal branco”
In quel momento rientrò Bruna con indosso top e mutandine… Davvero niente male… senza contare che fra la pelle unta e il sudore, il tutto sembrava più adatto a far intuire che non a nascondere le sue forme.
“Brava ragazza, adesso vai sul palco e fammi vedere come fai eccitare questa banda di maiali…” le disse Fefè vedendola arrivare
Bruna si diresse un po’ barcollante verso la pedana, mentre il palestrato metteva su musica da discoteca.
“Non… Non saprei… mi sento strana” disse mentre si muoveva impacciata.
“Perché c’è il tuo ragazzo?” chiese Fefè.
“No, cioè, sì…anche, ma lui è un porcellino… Si eccita tanto quando dò spettacolo in pubblico… Adesso avrà il cazzo durissimo… Vero, Amor?
A casa te lo succhio tutto… Però mi gira tanto la testa e muoio dal caldo” disse mentre si appoggiava al palo…
Bruna stava biascicando frasi a ruota libera, come in stato confusionale. Guardai negli occhi Fefè che rispose con uno sguardo del tipo “Te l’avevo detto”.
“Amor, facciamo in fretta… mi tolgo tutto, ti spiace? Ho tanto, tanto caldo…”
Nemmeno aspettò la mia risposta e già si stava levando il top, madido di sudore e con un movimento rapido sganciò il laccio delle mutandine, per poi aprire le gambe spudoratamente a mostrare la figa verso la platea.
“Amor, ho la figa in fiamme, muoio dalla voglia… A casa scopami tutta la notte” biascicava Bruna mentre con la mano iniziava ad accarezzarsi, cercando il mio sguardo…
Fefè fece un risolino “Certo… con una ragazza del genere, di sicuro la sera non giochi a sudoku… Accompagnala nel camerino e portala a casa prima che Paolo e Franco non decidano di farle la festa”.
Era un ottimo consiglio, ma il diavoletto nella mia testa mi suggerì altro… “Aspettiamo ancora un pochino” gli dissi a bassa voce “Vediamo fin dove è capace di arrivare, ‘sta zoccola” e poi le gridai “Tesoro, sei bellissima… “ per incoraggiarla.
“Grazie Amor…Vedo che anche questi due maiali stanno sbavando… Ti spiace se li stuzzico un po’?” mi rispose con voce impastata
Paolo e Franco guardarono verso di me e Fefè aspettando un cenno per avvicinarsi .
Capivo che Fefè non approvava, ma dopo avermi guardato negli occhi fece sì col capo: lei ora era sul palco, seduta sui talloni a gambe aperte con indosso solo le zeppe, mentre a turno baciava i due uomini che, a loro volta palpavano tette, culo e figa…
“Dice il vero, capo… è zuppa qui sotto, sta addirittura gocciolando” disse Paolo il palestrato a Fefè mentre le introduceva due dita nella figa senza che lei opponesse resistenza, anzi mi mosse su un fianco per favorire quell’improvvisato ditalino.
“Te l’ho detto che, se presa nel modo giusto, questa puttanella non sa dire di no… Vero Bruna?” aggiunse Franco ad alta voce perché tutti sentissero, mentre stava guidando la mano della mia ragazza a stringergli il bozzo del cazzo che esplodeva sotto i pantaloni e inserendole in bocca indice e medio, che lei, diligentemente, iniziò a succhiare.
“Sei un bastardo… mi tratti sempre come una troia” piagnucolò Bruna interrompendo per un istante quel pompino alle dita.
“Perché è quello il modo giusto di trattarti” le rispose Franco.
“Stronzo” disse incazzata fra un gemito e un sospiro…
“Adesso tiramelo fuori e dimostrami che sei ancora brava a fare i pompini” le ordinò il suo ex capo.
“C’è il mio ragazzo, non gli farò mai una cosa del genere” replicò offesa.
“E se lui non ci fosse?”
“Mica sono una troia” rispose… mentre il corpo diceva altro, con le dita del palestrato a sditalinarla veloce e la sua mano adesso dentro i pantaloni di Franco a segargli il cazzo.
“E comunque non qui davanti a lui…” puntualizzò Bruna
Presi mentalmente nota che la mia presenza le impediva di prenderlo in bocca ma non in mano e lodai i suoi sani principi.
“Allora proviamo la darkroom?” le propose il palestrato, come fosse la cosa più ovvia del mondo, e forse lo era, arrivati a quel punto…
Ma mentre Bruna provava ad alzarsi, forse per allontanarsi dalle carezze dei due uomini, forse per dirigersi davvero sui comodi divanetti dello scannatoio, iniziò a vomitare sul palco, ponendo fine al provino.
Mi avvicinai, era pallidissima e con uno sguardo assente che mi ricordò le sue condizioni la sera in cui ci mettemmo assieme.
Mentre accompagnavo Bruna, Fefè ci fermò per qualche istante “Lei va bene, però prima di farla iniziare voglio che ci pensiate bene. Non voglio trovarmi la rottura di coglioni di una ragazza che fa casini o di un fidanzato che fa scenate di gelosia, la prima sera di lavoro”.
Accompagnai Bruna nel camerino, aspettando fuori dalla porta mentre si rivestiva, per evitare ulteriori problemi. Ma dopo pochi istanti sentii dei rumori inconfondibili: stava di nuovo vomitando l’anima nel cesso… Forse era solo colpa della tensione e dell’alcool a stomaco vuoto, ma a quel punto ero convinto che davvero qualcuno avesse messo qualcosa nel vino, come suggerito da Fefè.
Ma soprattutto io ero incazzato nero, non per la notevole dimostrazione di troiaggine, probabilmente provocata da qualche droga, ma perché stavo intuendo di essere stato preso beatamente per il culo da Bruna per mesi, riguardo la sua verginità e il tipo di cose che succedevano fra lei e Franco (e chissà chi altro) nel locale in cui aveva lavorato.
In silenzio l’aiutai a rivestirsi, con il trucco sfatto da sudore e conati di vomito e il passo incerto, sembrava davvero una battona dopo una durissima notte di lavoro.
Arrivammo alla macchina senza che nessuno dei due avesse il coraggio di guardare l’altro negli occhi…
“Amor mi dispiace, non so cosa mi sia successo…” sussurrò mentre accendevo il motore, poi dopo un momento l’esitazione “Non pensavo di arrivare a tanto”.
“Nemmeno io me l’aspettavo, sembravi una cagna in calore” risposi durissimo.
Non replicò e nemmeno cercò di giustificarsi, divorata dal senso di colpa, mentre i suoi occhi iniziavano a inumidirsi. “Sono una stupida, pensavo andasse diversamente”.
Approfittai del suo momento di debolezza per togliermi i dubbi che avevo da inizio serata “Comunque non è quello che hai fatto oggi che mi fa incazzare, ma quello che ho capito. Tu non mi hai mai raccontato la verità.”
“Su cosa non ti ho raccontato la verità?” piagnucolò.
“Per esempio che non sei vergine e mi hai raccontato un sacco di cazzate sul lavoro con Franco” risposi cercando di trattenere la rabbia.
Lei restò per lunghi secondi in silenzio.
“Sono mesi che mi prendi per il culo” la incalzai.
“Si” sussurrò con le lacrime agli occhi “Mi dispiace tanto… tu mi hai rispettata…Sei stato gentile, carino… Gli altri no, mi trattano sempre male…”
“Quindi hai scopato con Franco?”
Dopo un lunghissimo silenzio “Si… e anche con altri…e con Fabrizio… per un periodo li vedevo tutti e due”
“Chi per primo?” ringhiai
Esitando… “Con Franco, in motel… la scorsa primavera… è stata la mia prima volta… poi in casa quando mi accompagnava o veniva a prendermi per andare a lavoro”
“Ah bene, nel motel dove hai detto che non saresti mai andata a dargli il culo” dissi sarcastico.
“Invece pure il culo gli ho dato… Si è preso tutto…” rispose con tono rassegnato.
“Per questo ti faceva tanti regali, eri la sua amante…”
“No, cioè non lo amavo, ma si… mi ha aiutato ad affittare casa, mi dava una mano con affitto e bollette… Mi pagava il parrucchiere e l’estetista, mi faceva sentire carina e speciale. In cambio dovevo vestirmi come diceva lui e fare tutto quello che mi diceva” rispose in modo un po’ confuso.
“In che senso?”
“Decideva lui dove, quando e in che modo scoparmi, cose del genere…” sussurrò
“E a te andava bene?”
“Finché ero single… beh, si… mi pagava le bollette, mi faceva sentire sexy e a me scopare piace tanto, anche se lui non è bello… ci sa fare… poi sei arrivato tu e mi sono innamorata….” disse abbozzando i cuoricini negli occhi mentre cercava il mio sguardo.
Ma non ero in vena di perdono e quindi risposi seccamente “Si, talmente innamorata da mentirmi e non voler fare l’amore con me….Cazzo, l’hai data pure a quello scemo di Federico!!! Ma non eri scappata via, perché ti voleva sputtanare con gli amici?” la incalzai, mentre, guidando di merda, mandavo affanculo ciclisti e automobilisti a caso.
“Si ma te l’ho detto che mi aveva cercata coi fiori e con un anello di fidanzamento… poverino, mi faceva pena.. ero stata la sua prima ragazza e sapevo che era difficile trovarne un’altra…
Non volevo lasciarlo vergine, dopo che io l’avevo fatto, così una volta mi ha accompagnata a casa ed è successo… è stato strano, tenero… poi è tornato qualche altra volta e mi trattava sempre peggio, voleva costringermi a fare foto e video, che facessi cose da troia… finché non ha scoperto che mi vedevo anche con Franco.”
“La storia del pompino in macchina?” le chiesi ricordando ciò che mi aveva raccontato tempo prima.
“Si…Quella sera…ma l’ho fatto apposta, cioè me lo ha fatto fare Franco per vendicarsi che scopavo un altro senza il suo permesso. Una notte che Federico doveva venire da me, dopo il lavoro, mi ha accompagnata e mi ha obbligata a succhiarglielo parcheggiati davanti a casa mia, così ci scopriva… Federico è impazzito a trovarmi lì a fare un pompino a un altro… il resto lo sai…” mi raccontò a bassa voce ,come se avesse paura che qualcuno ci sentisse.
“E tu facevi tutto quello che lui diceva?” le chiesi amareggiato
“No, cioè, a volte si… c’erano sere che non capivo niente e nemmeno ricordo che cosa è successo, altre volte mi faceva regalini, era gentile… Te l’ho detto, a volte era bello scopare, altre volte mi costringeva, ma come facevo a dirgli di no? Senza quel lavoro ero perduta” piagnucolò.
“Ognuna fa quello che vuole della sua figa… Ma mi chiedo… perché cazzo non hai voluto che scopassimo?” dissi con un tono più aggressivo di quanto avrei voluto
“Quella sera, quando ci siamo messi assieme… Non so cosa mi passava per la testa… Avevo già dato spettacolo in discoteca, avevo paura che mi giudicavi una…troia e poi…”
“E poi cos’altro, cazzo?!” le sibilai contro
“Prima della festa avevo passato tutto il pomeriggio con Franco per organizzare la festa nel locale…
Mi aveva comprato il completino intimo e un ciondolo carino come regalo di compleanno, ma poi quando mi ha accompagnato a casa, ho dovuto ringraziarlo e… mi ha devastata… sia davanti sia dietro… quando volevi scoparmi, avevo paura che te ne accorgessi… Avevo figa e culo ancora doloranti… per quello ti ho detto che ero vergine… l’ho detto per tanti anni ai ragazzi in calabria, che mi è venuto istintivo… Poi non sapevo se davvero volevi stare con me o dopo avermi scopata sparivi…come tanti altri” piagnucolò disperata…
“Ma quanti sono questi altri?” le chiesi, sorpreso di potermi ancora sorprendere da qualcosa che aveva detto.
Lei esitante…“Eh… Da questa primavera, quando l’ho fatto con Franco e Federico… un po’ di ragazzi questa estate in calabria…poi un compagno di corso e un po’ di clienti carini che mi hanno rimorchiata al locale…”
In un altro momento avrei indagato meglio su questi personaggi, soprattutto il compagno di corso, di cui mai mi aveva accennato.
Però prevalse l’incazzatura , “Ma porca troia, in pochi mesi l’hai data a qualunque coglione che te la chiedesse, meno al sottoscritto, che diventa il più coglione di tutti… Ma che cazzo!!!” ormai furioso
“Amor, ma è diverso… in vacanza e in discoteca si coglie l’attimo, mica si pensa al giorno dopo… Ma a te ci tenevo, non volevo che pensassi che ero una ragazza facile… E poi la sera che ci siamo messi insieme era strano, fino a un certo punto era tutto bello, poi non ho più capito niente… Franco mi voleva far conoscere dei suoi amici nel privè, nulla di male… Ma tu e Tiziana mi avete fermata… Quando siamo usciti ero confusa e stavo malissimo, come adesso” continuò, piagnucolando
I suoi tentativi di spiegazione, anziché calmarmi, mi fecero incazzare ancora di più: mi ricordavo bene quello che stava per succedere con quegli “amici” e c’era molto “di male” e anche lei lo sapeva e il fatto che non le fregasse un cazzo di darla al primo stronzo che gliela chiedeva, mentre col fidanzato bisogna far finta di essere Santa Maria Goretti, era un’ipocrisia che mi faceva uscire pazzo…
“Per una volta sii sincera, era già successo?”
“Cosa? chiese incerta
“Andare con gli amici di Franco nel privè”
“Si, no… Non lo so, non ricordo bene… ho dei ricordi di alcuni fine serata incasinati, dove bacio sconosciuti, dove mi toccano… Cose così, ma non ricordo altro, forse sono solo sogni da ubriaca.
Giuro che non sto mentendo.” disse singhiozzando
A vederla ebbi quasi l’istinto di confortarla, raccontandole quello che mi aveva detto Fefè sulle cose che Franco metteva nei drink per rendere “docili” le sue ragazze, ma un diavoletto sadico si era impossessato di me e mi diceva di approfittare di quel suo momento di debolezza, se davvero volevo andare in fondo alla cosa: ormai lei stava piangendo a dirotto, ma la cosa, anziché intenerirmi, mi rendeva ancora più furente.
“E’ inutile che menti, Fefè mi ha detto cosa fa fare Franco alle sue ragazze”
“Non lo so, è tutto confuso, ho dei flashback, ma non ricordo bene… Ti prego, non torturarmi con queste domande”
“Però alla festa non sembravi spaventata di trovarti con 3 cazzi contemporaneamente”
“Vuoi DAVVERO sapere se ho scopato con più tipi?” mi chiese piangendo sconvolta.
“Te l’ho detto la prima sera, il passato è passato, ma voglio sapere tutto per fidarmi”.
“Sei uno stronzo… Comunque non mi ricordo di averci scopato, ma ricordo di averlo succhiato una volta che Franco mi ha accompagnato a casa con due suoi amici…Ero lucida quella sera e l’ho fatto perché morivo dalla curiosità di farlo, però ho solo scopato con Franco, mentre ai suoi amici l’ho succhiato. E dopo, anche nelle feste in spiaggia in Calabria, una volta me ne sono fatti tre in una serata, ma non tutti assieme. Contento? Non sono una troia“.
Fossi stato meno arrabbiato avrei preso nota mentalmente e mi sarebbe venuto da ridere, ma non oggi.
“Ma cazzo, sono più di 2 mesi che ci vediamo?! Dici di amarmi e non mi hai mai detto niente?”
“Mi spiace, tu eri dolce e volevo dirtelo…Volevo trovare il momento giusto per proporti di fare l’amore, ma morivo dalla paura che capivi che ti avevo mentito e ti arrabbiavi” rispondeva senza riuscire a trattenere i singhiozzi.
Eravamo ormai arrivati a casa e la invitai a scendere.
“Sali? Ti prego Amor… Sali… Facciamo pace, giuro che sarò brava. Ti dirò tutto…Anzi farò tutto, tutto, tutto quello che vuoi” mi propose ansiosa.
“Non è il caso” risposi secco
Scese dalla macchina, barcollando per poi sporgersi al finestrino “Amor, ti prego saliamo a casa, facciamo pace. Ti prego. Sarò la migliore fidanzata del mondo…insultami, arrabbiati, ma non lasciarmi così”.
Vederla conciata così, affacciata sul finestrino mi fece pensare a una battona che contratta col cliente e mi venne il voltastomaco.
“Non mi fido più. Torna dal tuo Franco e da tutti gli altri cazzi che hai già provato” ringhiai furioso
Si allontanò dal finestrino singhiozzando sul marciapiede e continuando a ripetere
“ti prego, Amor, facciamo pace”
“ti prego…”
Ripartii.
Rabbia.
Tristezza.
Lacrime
Sipario.
EPILOGO: Quell’oscuro oggetto del desiderio
Era passata una settimana da quel pomeriggio con Bruna.
Ero ancora arrabbiato per quel suo mondo fatto di bugie, omissioni e verità di comodo, ma ogni volta che ci pensavo sentivo un crampo allo stomaco.
Il dolore per qualcosa che ci manca tantissimo, anche se sappiamo che ci fa male, come un vizio o una cattiva abitudine.
Leggevo pigramente degli appunti di statistica all’ufficio studenti del quinto piano quando entrò Giorgio con l’aria trionfante di chi non vede l’ora di vantarsi di qualcosa di fronte agli amici.
Nel suo caso, di solito si trattava di banali questioni di donne, ma quel giorno, non era così banale…
“Ragazzi, ci ho messo un po’, ma ho vinto la scommessa: nel weekend ho scopato Bruna!” disse, fregandosene del più elementare concetto di privacy…
Era un po’ di tempo che il bel Giorgio le ronzava attorno a tutte le nostre uscite e più volte si era vantato di essere a un passo dallo scoparsela e vincere la scommessa che aveva fatto con altri compagni di corso… Intervenne Fabiano, “Eh facile dire che quella profumiera te l’ha data, qui ballano 100.000 lire… Hai qualche prova?”
Con fare da uomo di mondo, tirò fuori una mazzetta di polaroid, nella prima si vedeva lei sdraiata nuda sul letto, poi un primo piano di quelle tette che conoscevo bene, una mentre gli succhiava il cazzo e infine un’altra mentre lui la penetrava a pecorina.
Era lei, nessun dubbio.
Game, set, match.
Scommessa vinta e a me girava la testa per lo shock.
“Ma si è fatta fotografare?” chiese Gianluca, il più ingenuo della compagnia.
”Si, era talmente ubriaca che nemmeno se n’è accorta” sorrise Giorgio.
“Ne ho un altro rullino pieno, le ho appena portate a sviluppare… Poi ve le faccio vedere…Robe che nemmeno Selen” dichiarò gongolante
“Ubriaca? Mi pare faccia rima con stupro” intervenni io, sarcasticamente, per mascherare il disagio.
“Ah ah…Ma no…I due giorni seguenti era sobria e abbiamo scopato a sangue… Ho ancora le palle che mi fanno male per quante volte mi ha fatto venire… ma a lei è andata peggio: ha altro che le farà male per un po’” disse sghignazzando della sua stessa battuta
“Raccontaci, come è andata?” chiese una voce del gruppetto.
“Venerdì pomeriggio abbiamo lezione assieme, dopo le ho proposto un aperitivo, pensando che, come al solito, trovasse una scusa per rifiutare…Sono 2 mesi che ci provo… E invece questo giro ha accettato, un drink tira l’altro, l’ho accompagnata in macchina e ci siamo baciati, poi mani dappertutto, figa a laghetto… Ha proposto di salire da lei, ma non avevo con me la polaroid per la scommessa, quindi le ho chiesto, romanticamente, se non le andasse di fare weekend al mare… Siamo passati da casa a recuperare costumi, profilattici, chiavi e macchina fotografica, siamo subito partiti e abbiamo passato due giorni a scopare… Una vera troia, già nel viaggio di andata mi succhiava il cazzo mentre guidavo, coi camionisti che vedevano tutto e suonavano il clacson quando li superavo…Ha ha ha…Non azzecca un congiuntivo, ma vi assicuro che è una grande linguista” raccontava Giorgio ridendo sguaiatamente assieme al gruppetto che lo ascoltava estasiato.
“Poi una volta arrivati… un parco giochi! Tette super, fisico tonico, visino innocente super arrapante… Ha iniziato con un bocchino fantastico…lo prende fino in gola e ingoia tutto, e poi mi ha dato il culo già la prima sera… Ce l’ha talmente sfondato che non c’è nemmeno bisogno del lubrificante…e voi sapete che ho un signor cazzo! Mai vista una vacca da monta del genere… però, dopo aver goduto, si metteva da parte a piangere, poi tornava e me lo succhiava indemoniata per farlo tornare duro e scoparla ancora. Roba che manco nei porno… Io all’inizio non capivo, ma si è lasciata da poco con uno e aveva deciso di scopare di brutto il primo che ci avesse provato, per dimenticare il suo ex… sai com’è, chiodo scaccia chiodo e mi sono trovato lì nel momento giusto.”
“Si cazzo scaccia cazzo” replicai sarcastico, ma Giorgio non colse e, pensando fosse un complimento, mi fece battere il 5.
Tutti a bocca aperta, a commentare quanto fosse puttana, ma Giorgio sentenziò “Secondo me è talmente sconvolta in questo momento che la darebbe anche ai cani… Comunque conto di fare presto il bis, magari sento se le va di provare una cosa a 3, è uscito fuori che ne ha già fatte in passato… Mai dire mai… Mi ha detto che stasera non può uscire perché lavora in un night…Se non facciamo in fretta, tempo qualche settimana e per scoparla non basteranno un paio di drink” disse ridendo, assieme ad altri discorsi da gentiluomo di questo tenore…
Lentamente mi defilai, uscii dalla stanza e mi avviai verso un corridoio della facoltà dove ero sicuro che nessuno mi avrebbe disturbato.
Col cuore in gola feci il suo numero al cellulare.
Lo so, sono un coglione e se non avessi assistito a quella scena, probabilmente avrebbe prevalso l’orgoglio e non avrei chiamato… O magari avrei chiamato lo stesso ma fra una settimana o un mese.
E vai a sapere…
Però il fatto di poterla veramente perdere, mi toglieva letteralmente il respiro ed ero terrorizzato che nemmeno mi rispondesse al telefono.
Invece…
“Amor… Sei tu!?” Con voce rotta dall’emozione
“Si tesoro…. mi spiace tanto averti trattata così… vuoi ancora che facciamo pace?” le dissi arrivando subito al punto.
Attimo di silenzio…
“Sei sicuro?” rispose esitante “Non sei più arrabbiato? Mi hai detto cose bruttissime”.
“No, ho capito quanto mi manchi e che stare assieme è la cosa più importante di tutte. Voglio che tu sia la mia fidanzata e che tutti lo sappiano. Basta segreti e basta misteri.” che non era nemmeno una vera bugia.
“SIIIIIIIIIII… Lo voglio anch’io, anche tu mi sei mancato tantissimo tutto il weekend… ho passato un sacco di tempo a piangere… pensavo… pensavo non mi volessi più “ che poi non era nemmeno una vera bugia, da parte sua.
“Vediamoci domani, ti invito fuori a cena e parliamo di tutto, va bene?”
“SIIII… anche meglio per me domani… Sono distrutta, ho passato il weekend al mare e mi sono stancata tanto, praticamente non ho chiuso occhio e stasera avrei già un impegno, se ci vediamo domani, ho anche il tempo di andare dal parrucchiere e dall’estetista e farmi super carina per te”.
Mentalmente presi nota che neppure queste cose erano vere bugie, mi scappò addirittura un sorriso…
“Dovremmo andarci al mare una volta o l’altra…” le proposi
“Siiii, Amor! Mi piace tanto… Ma facciamolo presto, finchè non fa tanto freddo… Questo weekend sono stata tutto il tempo chiusa in casa e non ho preso il sole…Non ero dell’umore per andare in spiaggia perché… cercavo di distrarmi eppure mi tornavi sempre in mente”.
Mi domandai se le venivo più in mente quando aveva la distrazione del cazzo in culo o quando lo aveva in bocca, ovviamente tenni il dubbio per me, ma lanciai comunque una stoccata.
“Comunque Giorgio dice in giro un po’ di cose sul tuo weekend al mare. Quando ci vediamo mi racconti per bene?”
Per lunghi secondi sentii il silenzio dall’altro capo del telefono interrotti poi dalla voce rotta “Cazzo, che stronzo! E tu… sei arrabbiato? E’ che… pensavo… non mi volessi più… Non me la sentivo di stare da sola…”
La interruppi “Tesoro, non c’è bisogno di giustificarti. Voglio solo che non ci siano mai più segreti fra noi, me lo giuri?
“Si, te lo giuro… te lo giuro… sarò fantastica e super sincera… ma… sarò sincera da subito… stasera dovevo andare a lavorare al night… sono in ritardo con l’affitto e non ho una lira… mi sono messa d’accordo con Fefè perché non pensavo di sentirti. Ma ora che mi hai chiamato… cosa faccio?”
“Domani facciamo la pace, ma oggi sei ancora single. Cogli l’occasione. Per il futuro poi ne parliamo. Solo ricordati di non prendere da bere da Franco, seriamente. Poi ti spiego.” le dissi accondiscendente.
“OK.. Adesso decido come fare… Franco stasera non c’è, è per questo che Fefè mi ha detto di andare proprio oggi… Però non ti dà fastidio che mi vado a spogliare?” mi rispose con tono pensoso.
“Tesoro, hai passato il weekend a scopare uno dei miei amici e non ne faccio una tragedia, se stasera mostri la figa a qualche estraneo, pensi sia peggio?”
“Amor, mi spiace, mi vergogno tanto per il weekend….” rispose affranta, per poi aggiungere ”Ma quando dici così non capisco se sei il peggiore o il migliore fidanzato del mondo…” con un accenno di sorriso.
“Tesoro, è la stessa cosa che penso di te, ma ti amo proprio per questo.” le risposi, sorridendo di felicità
Finimmo giurandoci amore eterno e sincerità totale.
Mi venne da sorridere e mi spuntò anche una lacrimuccia d’emozione, chiudendo la chiamata.
So cosa pensate: come faccio a voler stare con una ragazza che mente continuamente, che non ha problemi a far lavori da zoccola, che si è scopata un mio amico, il suo capo, lo scemo del paese e la metà di un esercito nel giro di pochi mesi?
Beh, intanto è graziosa, simpatica e divertente, che di questi tempi, non è poco… Ma soprattutto, di sicuro sono un coglione, però nel momento in cui ho rischiato veramente di perderla ho capito che lei era esattamente ciò che cercavo e che non avrei mai voluto veramente che cambiasse, purché non ci fossero segreti fra di noi.
In poche parole ero ubriaco d’amore, cornuto e felice.
E poi, siamo sinceri: dove ne trovo un’altra così?
Su il sipario
Si torna in scena e finalmente domani sera si scopa.
(continua?)
contatti: atmosphere.ottanta@gmail.com
Grazie mille, spero che il resto della storia non ti deluda. Dal prossimo capitolo siamo alla resa dei conti (che…
Ho riletto questo racconto , la mia storia si rispecchia al 70% , diventare puttane per necessità (mutuo da pagare)…
Inizio a credere che arpia è gnocca siano due prerequisiti per essere insegnante di francese. Sto finendo anch'io un racconto…
Grazie mille! L'estate si sente e ho voluto cercare di magnificarla e renderla al meglio, senza ricadere nel cliché classico…
Ottimo racconto: si sente l'estate che gli hai infuso; ho apprezzato la dinamica dell'avvicinamento e dell'allontanamento dalla ragazza, con quel…