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Racconti di DominazioneTrio

La timida lettrice (2a parte)

By 17 Ottobre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Ciao Michela!
Quando siamo venuti via da quel casale, dove tu eri riuscita dimostrare quanto fossi troia, mi avevi chiesto di raccontarti tutto quello che ho fatto con tua madre.
Ho cominciato a raccontarti, ma ti sei addormentata quasi subito, stroncata dalla giostra di cazzi che ti eri fatta e così ho guidato in silenzio, riportandoti a casa.
Poi &egrave mancata l’occasione e, dopo pochi giorni, son dovuto partire per fare un importante lavoro.
Ma stasera che sono in albergo e non ho nulla da fare, ho deciso di scriverti questa email per raccontarti tutto quello che vuoi sapere.
Se tanto mi da tanto, se avrai mai una figlia femmina, beato chi la conoscerà ‘dopo che sarà diventata maggiorenne!!!-, visto che con tua madre vi state dimostrando una dinastia di bagasce sempre affamate di cazzi’
Ti sei dimostrata, l’altra notte, la degna figlia di tanta madre, anzi: ancora più troia di lei.
Ti avevo accennato che avevo conosciuto i tuoi quando mi hanno commissionato il servizio fotografico del loro matrimonio e dalla prima volta che l’ho vista, ho capito che la piccola Marisa -tua madre- aveva delle potenzialità da grandissima baldracca’
Avevo aperto lo studio da poco, pochi mesi, e non avevo ancora ingranato poi bene.
Mi arrivò in negozio questa coppia, che si teneva teneramente per mano, timidini ed educatini: i tuoi.
Stefano &egrave più grande di me di quattro anni, ma tua madre &egrave praticamente mia coetanea.
Tuo padre allora era magro, una testa di capelli scuri, impacciato; Marisa invece era uno splendore, tu me la ricordi molto: belle gambe, belle tette, bel culetto ma soprattutto un’aria innocente che però capivo che era fasulla, che serviva per mascherare una maliziosità’ una porcellaggine, almeno potenziale, che leggevo nitidamente in fondo ai suoi occhi.
Stefano cominciò a parlare, praticamente a farfugliare, che altri fotografi gli avevano sparato cifre folli per il servizio fotografico e che quindi si stava guardando in giro per’
Sapevo quali erano i prezzi correnti ed eravamo tutti abbastanza allineati, ma gli occhi di tua madre mi fece decidere per uno sconto consistente.
Spiegai come intendevo realizzare il book, inserendo non solo scatti della cerimonia e del rinfresco, ma anche qualcuna scattata nei giorni precedenti’ ma del resto, son sicuro che hai visto tutte le foto che ho messo nell’album’
Nel senso che ci sono un paio di sequenze che ‘ovviamente!- non ho dato in pasto agli avidi occhi dei vostri parenti ed a quelli sicuramente perplessi di quel tontolone di tuo padre.
Alla fine avevamo raggiunto facilmente l’accordo e mi son subito messo all’opera.
Avrai visto nell’album Marisa mentre si prova diversi abiti da sposa; l’avevo convinta a provare quelli che realizzava una mia cara amica che, quindi, non si formalizzò notando che la tua dolce mammina veniva fotografata anche durante i cambi d’abito’ Per le ultime prove , la sarta convinse tua madre ‘su mio suggerimento- a provare i modelli senza reggiseno e, alla fine, anche senza slippini.
Tua madre diceva ‘Ma no, dai’ mi vergogno”, ma la mia amica ‘che &egrave abbastanza autoritaria, l’aveva convinta a capitolare.
Del resto, mentre diceva così, Marisa aveva già il dito nell’elastico, pronta a sfilarsele!
Toccando casualmente gli slippini che tua madre aveva lasciato su una poltroncina, li sentii inzuppati ed ebbi quindi la prova che la santarellina in realtà era eccitatissima dalla situazione.
Avevo deciso che non m’interessava una-botta-e-via, ma che volevo coltivarla, per sottometterla, per cui durante quella prova non feci nulla di particolarmente audace, a parte toccargliela ‘casualmente’ mentre la facevo mettere in posa (era ovviamente zuppa, come se si fosse pisciata addosso!) o appoggiarglielo contro la mano, perché valutasse ‘la merce’, mentre la mia amica faceva finta di non guardare.
Anche le foto che feci a casa dei suoi genitori, furono occasione per furtivi contatti, per mormorarle progetti osceni, per farla insomma cuocere a fuoco lento, mentre la fotografavo nei vari ambienti.
Però mi ero ripromesso di lasciarla rosolare nella sua eccitazione, senza fare nulla di’ significativo; tra l’altro, mi arrazzava ‘e mi arrazza tuttora!- il fatto di dominare e fottere donne sposate e tua madre, ancora per poco tempo, non lo era ancora.
Poi venne il giorno della cerimonia ed affrontai il mio lavoro con l’abituale concentrazione, preoccupato di fare al meglio il mio lavoro.
Non hai idea, a proposito, quanto sappia essere noioso scattare le foto ‘ricordo’, delle amiche della sposa, dei compagni di calcetto dello sposo, con i genitori, i fratelli, i nonni, i nipoti, la vicina pettegola, il salumiere che-ormai-&egrave-uno-di casa’
Però tua madre era stupenda, con quell’abito da sposa color panna col corpetto che le sosteneva e celava il giusto le sue belle poppe, con la gonna a corolla che arrivava, gonna e sottogonne, appena sopra il ginocchio e le calze velate e le decolté sulla stessa nuance dell’abito e del velo, con un audace (per l’epoca!) tacco a spillo da sette centimetri e la delicata coroncina che le teneva il lungo velo candido’
Verso la fine del rinfresco aveva l’aria stanca, anche se continuava a sorridere meccanicamente a tutti, come il suo ruolo di sposa le imponeva, mentre tuo padre era mezzo ciucco e tutti facevano ormai cagnara, mezzi ubriachi anche loro.
Poi la vidi alzarsi dal tavolo del banchetto e andare verso la toilette, per cui dopo trenta secondi, la seguii.
Quando uscì e percorse di nuovo il corridoio, passò davanti alla porta del ripostiglio dove mi ero nascosto; allungai un braccio, la afferrai per il polso e la tirai dentro.
Mi guardò stupita, allarmata, ma anche con una vena di sfrontatezza nello sguardo, appena si riebbe dalla sorpresa e mi riconobbe.
‘Volevo congratularmi e complimentarmi con la sposa” le mormorai prima di baciarla.
Lei rispose subito ed io abbassai una mano per alzarle le vaporose gonne sovrapposte dell’abito da sposa e le sfiorai le mutandine di sera: la sua fica era bollente e le mie dita percepirono chiaramente quanto si stesse rapidamente bagnando.
L’altra mano le afferrò, una dopo l’altra, le poppe e le fecero uscire dal corpetto; era deliziosamente oscena la sposina e le feci uno scatto a tradimento, senza neanche mirare; la foto &egrave un po’ storta, ma tua madre ha un’espressione estatica, con la bocca aperta, il viso alzato e gli occhi chiusi, in un silenzioso gemito di piacere, mentre i suoi capezzoli turgidi facevano capire quanto fosse eccitata.
L’ho presa per un orecchio e le ho fatto abbassare la testa e, finalmente!, me lo ha succhiato, quasi come con disperazione, come se le fosse indispensabile farlo.
Mi piaceva, anche se la tecnica non era eccellente, ma avevamo poco tempo e non potevamo sprecarlo.
L’ho fatta alzare, faccia al muro, mani appoggiate ad una mensola, culo bene in fuori, piedi allargati con piccoli calcetti (mi sentivo come un poliziotto che stava per perquisire un sospetto) e poi Marisa era pronta: le ho alzato le gonne sulla schiena, le ho abbassato le deliziose mutandine a metà coscia e poi, con un possente colpo unico, le ho affondato dentro il cazzo, fino ai coglioni.
La troia era bagnatissima ed ha spalancato occhi e bocca per l’irruzione, ma &egrave riuscita a non emettere altro di una specie di sospiro.
L’ho artigliata per i fianchi ed ho cominciato a fotterla furiosamente, finché non ho sentito che stavo per sborrare. Allora l’ho tirato fuori e l’ho schizzata sul culo e sulla fica, perché subito dopo l’ho fotografata, così oscenamente offerta, aperta ed imbrattata della mia sborrata, col suo bel culo incorniciato tra le mutandine e le calze in basso e la vaporosa gonna dell’abito nuziale ammucchiata all’altezza delle reni.
Si &egrave girata, mi ha guardato con occhi sognanti ed un sorrisetto sulle labbra; le ho dato un piccolo bacio sulle labbra e le ho porto il mio fazzoletto, col quale si &egrave sommariamente pulita e poi si &egrave ricomposta.
Dopo aver controllato che il corridoio fosse deserto, l’ho spinta fuori e, dopo pochi secondi, sono tornato anch’io nella sala del banchetto, dove erano tutti così brilli da non aver fatto caso alla durata dell’assenza della sposa’
Mi divertiva pensare all’eccitatissimo sposino che si sarebbe scopato la mogliettina’ come suo SECONDO uomo da signora sposata.
Mi intrigava poi l’aver capito che era predisposta ad essere sottomessa e tutta una serie di idee e progetti aveva cominciato a frullarmi in testa.

Dopo quindici giorni, i tuoi son tornati dal viaggio di nozze, dalle spiagge della Corsica e Marisa aveva un’abbronzatura invidiabile.
Quando le fatto i miei complimenti, mi ha sussurrato con un sorriso tra il timido ed il complice che nonostante la contrarietà di Stefano, aveva preso il sole in topless ‘come da mia precisa richiesta- e le ho risposto che ero ansioso di vedere l’effetto’
Siccome avevo un altro progettino stuzzicante in mente, riuscii a convincerla di venire a casa mia, una certa sera della prossima settimana quando Stefano si sarebbe dovuto allontanare un paio di giorni, ma portando con lei l’abito da sposa.
Adesso ho da fare, piccola baldracca. Proseguirò a raccontarti con un’altra email.

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