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Racconti di DominazioneRacconti Erotici

legami

By 8 Febbraio 2004Maggio 15th, 2020No Comments

Salve, mi presento, sono Khain,nella mia via ho avuto diverse esperienze, non sono un playboy o un macho, ma per qualche strano motivo la gente parla con me, mi confida sogni, speranze, fantasie ed esperienze.

Ho deciso di metterli per iscritto, tutto quello che scriverò saranno i racconti, veri o meno, di persone che hanno parlato con me.

Faccio ciò con il permesso delle persone stesse, alterando solo i luoghi e i nomi, ma tenendo inalterato il racconto
Questo e il primo

Legami!

Ciao a tutti, mi chiamo Andrea, sono un ragazzo di 29 anni e risiedo a Lecco, si, proprio la città dei promessi sposi.

Come molte persone io ho le mie, fantasie private, niente di particolarmente spinto o perverso o almeno così credevo, fino al momento che non le ho concretizzate, scoprendo così una parte del mio carattere che non conoscevo, si, perché mi &egrave sempre stato difficile esprimere queste fantasie alla mia ragazza..

Vedete, Francesca ed io, io la chiamo Franci, stiamo assieme da ormai sei anni e mezzo, pensate che il primo bacio me la dato dopo che siamo usciti assieme sette volte, beh! Per il resto ho dovuto aspettare un po’.

Vorrei cercare di descrivervela, cosi potrete farvene un’idea.

Franci &egrave figlia unica, studentessa di lettere all’università, non &egrave una top model, ma a mio giudizio &egrave una ragazza fantastica, alta un metro e sessantotto e molto ben proporzionata, a degli stupendi capelli neri leggermente ricci, e due occhi verdi, una carnagione chiara e un paio di seni pieni e sodi, ma non grandissimi, ma quello che ha attirato la mia attenzione la prima volta che l’ho vista sono le sue gambe, ben modellate dagli anni d’esercizio fatto in piscina.

Fu proprio nella piscina del bione che la conobbi, il mio medico mi aveva prescritto dell’esercizio fisico per un problema di mal di schiena.

Sinceramente se fosse stato un qualsiasi altro medico a prescrivermelo lo avrei ignorato, ma essendo mio zio, mi riusciva difficile evitare i suoi < devi fare esercizio, figliolo > che mi propinava tutte le domeniche a cena a casa dei miei genitori.

In ogni caso acconsentii ad iscrivermi ad un corso per far tacere i miei genitori, con l’idea di fare solo le prime due o tre lezioni, prima di mollare.

Alla seconda lezione però conobbi Franci e iniziai a frequentare il corso con una nuova motivazione, ci mettemmo assieme due settimane dopo, tuttora vado in piscina due volte la settimana.

Ma torniamo al racconto, come vi ho detto mi creava dei problemi confidare le mie fantasie a Franci, sempre cosi moderata, lei che si e scandalizzata e ha spento la tv, quando abbiamo visto basic istinct e che, benché abbiamo normalmente dei rapporti, parla di sesso sempre sottovoce, come se fosse qualcosa di tremendamente sbagliato.

Beh! Avete capito il tipo, immaginate la mia sorpresa quando fu lei a prendere l’iniziativa, ma forse &egrave meglio fare un passo indietro’

Era la prima domenica dello scorso novembre, avevamo passato il pomeriggio in compagnia d’alcuni amici sul lungolago, ad osservare le bancarelle con prodotti artigianali, che si organizzava in occasione della blocco del traffico in città.

Veramente eravamo impegnati a battere i denti, visto che pioveva e che dal lago soffiava un vento gelido.

Passammo la serata in pizzeria poi al cinema, la serata passo piacevolmente, poi lasciati gli amici accompagnai Francesca a casa sua, o meglio a casa dei genitori, che quella sera erano andati a cena con degli amici.

Quando arrivammo era mezzanotte passata, non erano ancora rincasati, ci preparammo qualcosa di caldo e ci mettemmo seduti sul divano a guardare la televisione.

Io sono una persona che detesta profondamente la pubblicità, la trovo monotona e noiosa, dopo che ho visto uno spot due volte non lo posso più soffrire, di conseguenza cambio canale in continuazione.

Cambiavo a caso, non c’era molto da vedere le solite rubriche sportive, televendite, film di serie z ecc.

Ad un certo punto mi ero stufato, e lasciai cadere il telecomando sul divano dove eravamo seduti e mi alzai per andare a prendere le sigarette che avevo lasciato nel giubbetto.

Quando tornai al divano ripresi il telecomando per ricominciare lo zapping, ma prima di cambiare notai che avevo lasciato la tele su una tv privata locale, che trasmetteva gli onnipresenti spot delle linee erotiche.

Quello che attiro la mia attenzione era la scena che si svolgeva dietro il numero, c’era un uomo che stava legando una donna ad un letto, ma non la stava obbligando, lei era vittima e complice del gioco, era la rappresentazione della mia fantasia più ricorrente.

Mi resi conto che stavo indugiando troppo, cambiai canale.

Passo diverso tempo senza che nessuno parlo, guardando spezzoni di film e trasmissioni, a volte ritornavo sul canale dello spot, ma sebbene il numero fosse lo stesso, la scena sullo sfondo era cambiata e del tutto insignificante per me.

Fu verso l’una e mezza che come se niente fosse, lei se né usci con < ti piacerebbe legarmi come quella ragazza?>.

Devo assicurare che rimasi interdetto, feci finta di niente < che ragazza?> chiesi.

.

Ero agitatissimo, < no, si, ma che stai dicendo?>.

Mi sentivo come un bambino che era stato scoperto dalla mamma ha rubare le caramelle.

Ero imbarazzatissimo, mi aspettavo di essere rimproverato da un momento all’altro.

Lei si gira verso di me e in modo deciso chiede < vorresti legarmi come quella ragazza, si o no?>.

Non so se sia stata la domanda o il suo modo deciso di chiederlo, ma risposi semplicemente < si >

< sabato prossimo i miei vanno dagli zii a madonna di campiglio, avremo la casa tutta per noi per due giorni >

Non sapevo cosa dire, ero stato preso in contropiede e non sapevo cosa dire, lei mi guardo fisso negli occhi e chiese < d'accordo?>

Avevo la bocca secca, non riuscii a dire niente, feci un cenno affermativo con la testa.

Poco tempo dopo suoi genitori rincasarono.

Finimmo la serata bevendo un caff&egrave e facendoci il riassunto delle reciproche serate.

Fu una settimana lunghissima, per di più non ci potemmo sentire, io facevo il secondo turno in stabilimento, lei passava le giornate in facoltà.

L’unica comunicazione la ottenni da un sms il venerdì sera all’uscita dello stabilimento, che diceva:

I miei partono all’una, ti aspetto, porta una corda.

Quella notte non potei dormire, ero agitatissimo, passai la nottata a guardare la televisione, guardai tutti gli spot di linee erotiche che mi capitavano, nella speranza di rivedere la sequenza, ma non la proposero, mi addormentai tardi.

Arrivai sotto casa sua all’una e trentacinque, come al solito sotto casa sua non c’&egravera parcheggio e dovetti girare un po’ per trovare posto.

Ero talmente agitato che dovetti tornare in dietro a prendere la corda che avevo lasciato sul sedile del passeggero.

Quando arrivai i suoi genitori erano già usciti, Franci era occupata a rassettare la cucina, con a dosso un vecchio paio di jeans e un’altrettanto vecchia t-shirt e i capelli legati in una coda.

Ci scambiammo i soliti convenevoli, come al solito, un abbraccio e un bacio.

Aspettai che ultimasse le faccende domestiche, seduto su una sedia e bevendo una sprite in lattina che mi aveva offerto.

Avevo messo la corda nella tasca del giubbetto, non so bene perché, ma non avevo intenzione di sollevare l’argomento, aspettavo che fosse lei a parlare.

Dopo alcuni minuti Fraci finì, si sedette sulle mie ginocchia prese la lattina dalle mie mani e bevve un sorso, sciolse la coda e ravvivo i capelli, mi guardo negli occhi.

Restammo cosi per alcuni secondi, in silenzio, con i volti così vicini che le labbra quasi si sfioravano.

Scese dalle mie ginocchia e prendendomi per mano mi fece mettere in piedi, poi mi passo le mani dietro la schiena e appoggio la testa sul mio petto.

Alzo lo sguardo < non avevamo un programma speciale per questo fine settimana?>

Le passai le mani nei capelli poi le presi il volto e la baciai.

< sei sicura di volerlo fare?> chiesi, avevo paura che avesse cambiato idea.

< si, sono sicura, voglio farlo > il tono era deciso, < va bene facciamolo, ma con una regola, dal momento che io ti legherò tu mi apparterrai, potrò disporre di te come mi pare > lei fece un cenno affermativo con la testa.

< io sarò il tuo padrone indiscusso, ma se ti vorrai fermare basta che dici una parola, una sola parola e io mi fermerò e ti slegherò e cancelleremo la cosa come se non fosse mai successo niente >

Lei appoggio il viso sul mio petto resto in silenzio per un paio di minuti e quando credevo che avesse cambiato idea disse solo < libertà! >.

< cosa?> chiesi?

< la parola, ho scelto, libertà >.

< libertà, va bene, se la dirai il gioco finirà e tutto sarà come prima >.

Lei si stacco da me, fece due passi all’indietro e mi porse i polsi < legami! >.

Il gioco era iniziato, presi la corda dal giubbetto stavo per legarle i polsi, quando cambiai idea e le misi la corda al collo a mo di guinzaglio.

Poi la tirai in direzione del corridoio, ma oppose resistenza, mi voltai e la guardai come si guarda un bambino dispettoso < obbedisci! >.

Tirai con più forza e lei mi seguì, la condussi in camera sua, la stessa camera che l’estate precedente su sua richiesta, avevo tinteggiato con un color rosa pallido.

Entrammo in camera, dalle persiane chiuse entrava una tenue luce, la stanza era piccola con una scrivania posta davanti alla finestra con sopra un portapenne, la sua macchina da scrivere la lampada e una radio.

Il resto della camera era occupato ad un armadio, il letto e un comò con una lampada, sulle pareti c’erano diverse foto e un puzzle che le avevo regalato il primo natale che passammo assieme.

La portai a fianco del letto e la spinsi, lei cadde a sedere, le sfilai la corda dal collo e le ordinai di sdraiarsi.

< non devo spogliarmi? >, chiese, < zitta e obbedisci >, risposi.

Nei film, a questo punto l’uomo lega la donna alla spalliera del letto, facendo passare la corda tra le sbarre o fissandolo ai pomelli posti agli angoli, ma la spalliera del letto di Franci era composta da un unico pezzo di legno di castagno, per di più anche le fiancate non avevano fori e partivano dal materasso fino a terra.

Presi un taglierino dal portapenne che era sulla scrivania divisi la corda in quattro, i pezzi erano leggermente corti, ma sarebbero bastati.

Mi avvicinai alla testata del letto e sollevai il materasso, feci passare un capo della corda nel telaio del letto poi legai lo legai al polso destro, strinsi un po’ forte perché la vidi mordersi le labbra, ma non si lamentò.

Allentai un po’ il nodo, stavo per fare il giro del letto, ma cambiai idea, mi misi a cavalcioni su di lei, ripetei l’operazione all’altro angolo e le legai anche il braccio facendo attenzione a non farle male.

Afferrai entrambe le corde e le tirai per accertarmi che tenessero, feci scorrere le mani sulle corde, fino ai polsi poi lungo le braccia fino le spalle per arrivare sui seni, li strinsi e potei sentire che erano caldi e sodi non indossava il reggiseno sotto la t-shirt.

Feci salire le mani lungo il collo, le presi la testa le la sollevai, la baciai con forza, lei ricambiò con lo stesso ardore.

Le accarezzai ancora il collo e tornai sui seni.

Lasciai a malincuore la posizione e scesi dal letto, avevo ancora metà lavoro da fare, dovevo ancora legarle le gambe, mi spostai ai piedi del letto e le sfilai le scarpe da tennis e le calze.

Legai prima la destra e poi tocco alla sinistra, la corda era tirata e le impediva di muoversi.

Mi allontanai per ammirare l’opera, devo ammettere legata al letto con le gambe divaricate aveva veramente un aria indifesa, era eccitante.

Mi sedetti al lato del letto feci scorrere la mano destra sul suo corpo, dal collo fino ai seni, lungo il ventre fino ai jeans.

Ripresi il taglierino che avevo lasciato sul comò ed estrassi la lama, afferrai la maglietta dal collo, e iniziai a tagliarla.

Una luce di panico le era passata negli occhi, non se lo era aspettato, ma passo subito e appoggio il capo al cuscino.

Tagliai la maglietta per tutta la lunghezza, dal collo all’ombellico, quando ebbi finito riposi il taglierino e scoprii i suoi seni.

Aveva i capezzoli turgidi, non so se per l’eccitazione o per la paura che la potessi ferire con il taglierino.

Feci scorrere le unghie tra i seni scendendo fino all’ombellico, mi fermai ai pantaloni, la guardai negli occhi, ma anziché ripensamento vi leggevo eccitazione con un pizzico di paura.

Sbottonai i pantaloni e abbassai la lampo, v’introdussi la mano sopra gli slip, tra le gambe.

Lei rispose cercando di chiuderle, ma le corde gli e lo impedivano.

La accarezzai lentamente, senza fretta, lei rispondeva ad ogni carezza inarcando la schiena quanto gli permetteva la posizione.

Si stava eccitando sempre di più e io con lei.

Avrei voluto prenderla sul momento, ma il gioco sarebbe finito subito e io non volevo, avevo atteso troppo e non pensavo che l’occasione avrebbe potuto ripetersi tanto presto.

Ripresi il taglierino, tagliai le maniche e sfilai da sotto, ci che restava della maglietta.

Per sfilarli i jeans avrei dovuto slegarla, ma decisi di tagliarli, iniziai dalla cerniera, fino alla gamba destra, lentamente il tessuto era resistente e non volevo ferirla.

Lentamente e con perizia eliminai anche i pantaloni rivelando gli slip bianchi che indossava, mi sedetti alla scrivania ad ammirarla, fino a quel momento nessuno dei due aveva detto una parola.

Guardarla legata al letto con a dosso solo gli slip era eccitantissimo.

Mi risedetti al bordo del letto ricominciai a giocare con i suoi seni accarezzandoli e stringendoli, poi la baciai sulla bocca, le nostre lingue s’incontrarono, intanto con la mano sinistra continuavo a stuzzicarli i seni.

Mi staccai dalla sua bocca, le baciai il collo, feci scorrere la lingua fio al solco dei seni per finire a succhiare il capezzolo sinistro.

Continuai così per un po, passando da un seno al altro intanto feci scorrere la mano sul ventre fino agli slip, per poi farla scivolare sotto di essi.

Franci si eccitava sempre più, potevo sentire che si stava bagnando, di colpo presi una decisione, tolsi la mano dagli slip, e mi staccai da lei, ma prima strinsi il capezzolo che avevo in bocca tra i denti.

Lei emise un gridolino più di protesta che di dolore.

< aia, mi hai fatto male > protesto, io sorrisi, < finche sei legata posso fare quello che voglio, a meno che non pretendi la libertà. La vuoi? > chiesi.

< no! > rispose.

< bene, allora stai zitta >.

Uscii dalla stanza per prendere quanto mi occorreva, trovai tutto in bagno.

Tornai nella stanza con un catino d’acqua calda, una bomboletta di schiuma da barba gillette, un asciugamano, una forbice e il rasoio del padre alla quale avevo cambiato la lama.

Avvicinai la sedia della scrivania al letto e vi appoggiai il catino.

< cosa vuoi fare > chiese preoccupata, la ignorai, se voleva che smettessi, avrebbe detto la parola.

Usai la forbice per tagliare gli slip, poi feci scorrere l’asciugamano sotto il suo culo e iniziai a tagliarle i peli del pube.

< che fai? Sei pazzo?cosa pensi di fare?> protesto.

Le tirai con forza la ciocca che tenevo in mano, lei emise un grido di dolore < vuoi che smetta? Allora di libertà, altrimenti stai zitta! > lo dissi con il tono di rimprovero.

I suoi occhi erano lucidi per le lacrime provocate dal dolore, girò la testa dall’altra parte e non disse niente, continuai il lavorare.

Dopo che avevo finito con la forbice, presi la bomboletta, me ne misi un pò sulla mano e la stesi su quello che rimaneva del pelo.

Lo feci con calma facendo scorrere le dita sul clitoride e tra le labbra.

Inizialmente era rigida, ma con il massaggio che le stavo facendo si stava rilassando.

Sciacquai le mani nel catino le asciugai con un angolo dell’asciugamano e presi il rasoio.

Il rasoio era uno di quelli a lame doppia con alette e testina intercambiabile, era una fortuna che il padre lo avesse lasciato, altrimenti sarei dovuto andare nel vicino negozio per acquistare degli usa e getta.

Lavorai con perizia, la rasai con attenzione per non rischiare di tagliarla.

Sciacquavo il rasoio nel catino, ma ad un certo punto c’erano troppi peli incastrati tra le lame perché potesse tagliare, andai in bagno per prendere un altra testina, tornai al letto e continuai.

Quando finii, la ripulii dei residui di schiuma con l’asciugamano.

Notai subito che nonostante la mia attenzione qualche pelo mi era sfuggito, presi un altro po’ di schiuma e ripetei l’operazione, naturalmente approfittai del momento per accarezzarla ancora.

Era decisamente eccitata, lo potevo sentire, si stava scaldando.

Distolsi l’attenzione dal pube e la guardai in faccia, lei ricambiava il mio sguardo, e rispondeva alle mie carezze mordendosi il labbro inferiore ed emettendo dei leggeri mugugni di piacere.

Riportai la mia attenzione al lavoro che stavo eseguendo, questa volta fui felice di constatare che avevo fatto un buon lavoro, la pelle era leggermente arrossata per il contatto del rasoio.

Riportai tutto in bagno, sciacquai il catino e misi l’asciugamano nella cesta della biancheria sporca, cercai una crema idratante, ma non la trovai, l’unica cosa presente in bagno era una boccetta quasi finita d’acqua velva, ma non mi sembrava il caso.

Cercai qualche crema di Franci, ma non ne trovai, evidentemente non le teneva in bagno, e non mi sembrava il caso di in andare in camere per dire < senti cara, dove tieni le creme idratanti, che te ne devo spalmare un pò sulla figa ?>

No, decisamente non potevo, si era creata una sorte di tensione e una cosa del genere l’avrebbe rotta.

Poi mi venne in mente una cosa, spesso la madre di Franci dopo aver lavato i piatti si spalmava una crema sulle mani, perché i detersivi gli seccavano la pelle.

Andai in cucina e guardai nella cassettiera a fianco del lavandino, trovai una scatola di nivea nel secondo cassetto.

Ritornai in camera, presi della crema con le dita e iniziai a spalmarla dove l’avevo rasata, poi iniziai a sfregarle il clitoride, da prima lentamente, poi sempre più veloce.

Lei rispondeva alle mie carezze inarcando la schiena, cercando un contatto più deciso, aveva gli occhi lucidi e le guance rosse per l’eccitazione.

Io continuavo ad alternare il ritmo, rallentandolo quando era vicina all’orgasmo e accelerando quando si calmava.

Ero eccitatissimo, volevo scoparmela subito, ma mi eccitava di più vederla buttare al diavolo ogni suo pudore, volevo che fosse lei a chiedermi di essere scopata.

Volevo che lo volesse, che implorasse, volevo mantenerla in quello stato il più al lungo possibile, ma non l’avrei soddisfatta, finche non lo volevo io, o comunque fino a che non avrei più retto.

Cercai di tenerla sul limite dell’orgasmo il più possibile, ma ad un certo punto non c’&egrave la feci più, volevo vederla godere, accelerai il ritmo e lo tenni finche non venne.

Devo ammettere che fu la prima volta che la vidi godere in quel modo, cerco di trattenersi dal gridare, e fu scossa da una serie di tremiti.

In quel momento avrei voluto scoparla o quantomeno masturbarmi davanti alla sua faccia, obbligarla a prenderlo in bocca, pratica alla quale si era sempre opposta.

Ero talmente eccitato che il cazzo mi faceva male, decisi che per calmarmi avrei fatto una doccia, avevo due giorni per godermela e non volevo sciupare tutto, per di più mi stava balenando un idea.

Era un idea nata in sordina, ma che stava acquistano forza man mano che andavo avanti, a quanto pare per sbloccarsi, Franci aveva bisogno di uscire dalla normalità.

Al diavolo la doccia, dovevo uscire per prendere alcune cose.

Prima di uscire mi avvicinai al letto, < Franci, io adesso esco, torno tra poco >.

< dove vai, non puoi lasciarmi così, liberami >

Le accarezzai il volto, < se vuoi che ti liberi devi solo dire una parola, ma così finisce il gioco, altrimenti stai zitta >.

Lei mi guardò, ma non disse niente, prima di uscire dalla camera aprii la finestra.

Presi dalla borsa di Franci le sue chiavi, chiusi la porta, Presi la macchina e scesi in città, andai diritto al sexy shop che aveva aperto un paio d’anni fa, ma dove non avevo mai messo piede.

Trovai una donna molto avvenente, che mi servi senza battere ciglio, che diamine vorrei proprio vedere se esiste qualcosa che può turbarla.

Tornai a casa di Franci, come al solito faticai a trovare posto per parcheggiare.

Rientrato in casa prima di entrare in camera, mi versai un brandy, ero stato via solo un quarto d’ora, ma era stato sufficiente a finche il caldo uscisse dalla finestra aperta.

Alzai il riscaldamento e andai in camera con i miei acquisti e il bicchiere di brandy.

Franci era sul letto dove l’avevo lasciata, tremante e con i capezzoli turgidi per i freddo.

Chiusi la finestra depositai il sacchetto sul letto tra le sue gambe aperte, mi sedetti sulla sedia che era rimasta di fianco al letto e la guardai tremare mentre sorseggiavo il brandy.

Dopo alcuni minuti dovetti togliermi il giubbetto perché la stanza cominciava a scaldarsi.

Tolsi anche il maglione e la camicia, rimasi con la t-shirt e i jeans, tolsi anche le scarpe e rimasi a piedi scalzi sul pavimento gelido.

Franci non disse una parola, mi avvicinai al letto e le passai le dita sulle labbra.

< hai freddo? > domanda retorica, < si > fu la risposta.

< adesso ti scaldo io >.

Le sollevai la testa e le feci bere un sorso di liquore.

Deposi il bicchiere sul comò a fianco del taglierino, accesi la lampada e presi la busta che avevo messo sul letto.

Tirai fuori per prima cosa una candela rossa grande come quelle che si &egrave soliti accendere nel giorno dei morti, poi un vibratore di dimensioni normali e uno più piccolo, un foulard di seta e un barattolo di vaselina.

Li riposi sul comò a fianco del bicchiere in modo che potesse vederli e gettai il sacchetto sul pavimento.

Lei guardò stupita i vibratori < cosa vuoi fare con quei cosi? >

Io presi una sigaretta dal giubbetto e la accesi, poi con l’accendino, accesi la candela.

Riposi l’accendino e guardai la fiamma prendere forza e la cera vicina che fondeva.

Tirai una boccata e mi sedetti sulla sedia e mi appoggiai allo schienale, feci una pausa come se stessi riflettendo sulla risposta.< quello grosso te lo metto nella figa, l'altro nel culo >.

< adesso cambiamo gioco, se vuoi smettere devi farlo adesso, altrimenti vorrà dire che accetterai tutto quello che io ti voglio fare >.

Feci un altra pausa, < in poche parole, se non rinunci adesso dopo sarà tardi, hai capito? >. >

< cosa vuoi fare? >.

< prima di tutto ho intenzione di imbavagliarti, e comunque se non ti ritiri adesso tutto quello che ti farò, sarà con il tuo incondizionato consenso, anche se piangerai o implorerai, io faro quello che voglio >

La vidi esitare, da un lato volevo che si ritirasse, dall’altro volevo che accettasse.

Mi fisso in silenzio, passarono dei minuti prima che parlasse.

, la voce, le usci con un sussurro, a malapena udibile.

< sei sicura? dopo non potrai tornare in dietro >.

< si! >.

Presi il foulard e la imbavagliai, andai alla scrivania e accesi la radio come al solito era sintonizzata su radio deejay, alzai il volume.

Tornai al letto mi sedetti sul bordo e afferrai la candela, la portai sopra i suoi seni e la inclinai, permettendo alla cera fusa di caderci sopra.

Poi la spostai verso il basso su ventre fino alla zona che avevo depilato, la tenni li per diverso tempo coprendo ogni centimetro, facendola cadere anche sul clitoride e sull’apertura della figa.

Lei cercava di sottrarsi, ma non poteva sciogliersi, e non poteva neanche gridare, i pochi versi che emetteva erano coperti dalla musica che proveniva dalla radio, che in quel momento trasmetteva una canzone dei Bon Jovi.

Continuai sulle gambe, ogni goccia di liquido semitrasparente che si staccava dalla candela si raffreddava sulla sua pelle istantaneamente riprendendo il normale aspetto opaco.

Oramai buona parte del corpo era coperto dalla cera, riposi la candela, ma la lasciai accesa.

Franci, piangeva e singhiozzava, passai la mano sulla cera e questa si stacco dal suo corpo come le scaglie di un serpente, la pelle sottostante era arrossata, ma non ustionata, ero stato attento a non tenere la candela troppo vicina al corpo o a concentrare troppa cera in un solo punto.

< hai ancora freddo? >

La risposta fu un pianto silenzioso.

Le mie carezze fecero staccare la cera dai seni, scesi verso il pube e come in precedenza lei rispose subito, in breve i singhiozzi di pianto erano rimpiazzati da gemiti di piacere.

Questa volta non la feci aspettare, tenei il ritmo finche non godette, consideratelo un premio per la prova appena superata.

Franci teneva gli occhi chiusi, ancora scossa dai tremiti dell’orgasmo, fu uno shock quando la cera ricomincio a cadere sul suo corpo, ancora una volta sui seni per scendere poi le gambe.

Continuai cosi finche la candela non fu consumata a metà, alternando la cera alle carezze.

L’operazione porto via circa due ore, alternavo il dolore al piacere, la temperatura nel frattempo era salita e stavo sudando, mi sbarazzai della t-shirt, Franci era esausta con il corpo reso lucido dal sudore.

Andai in cucina a prendere dell’acqua, non volevo che si disidratasse troppo.

Le tolsi il bavaglio e le accostai il bicchiere alla bocca, bevve l’acqua con avidità, tanto che dovetti toglierlo per evitare che bevesse troppo in fretta.

Dopo due bicchieri appoggio ,esausta ,il capo al cuscino.

< devo andare in bagno > beh c’era da aspettarselo oramai era sul letto da diverse ore.

< adesso ti slego, ma ricordati, che non ti puoi più tirare indietro, anche se sciolgo i nodi sarai sempre legata >. < va bene ?>

< si! >.

Sciolsi i nodi e la liberai, quando vidi le abrasioni che le corde avevano prodotto mi presi mentalmente a calci, come potevo essere stato così stupido, avrei dovuto proteggerle i polsi e le caviglie con qualcosa di morbido.

Oramai era fatta, decisi comunque di non legarla al letto, se al ritorno avesse detto basta, l’avrei accontentata.

Approfittai della sua assenza per rimuovere le scaglie di cera dal copriletto, con l’aspirapolvere che era nel ripostiglio in corridoio.

Notai anche che il copriletto era bagnato degli umori di Franci, altra stupida dimenticanza.

Passarono i minuti e lei non usci dal bagno, quando cominciavo a preoccuparmi uscì.

Notai che si era rinfrescata, eliminando la cera dal suo corpo.

Si sedette sul bordo del letto, io presi posto sulla sedia di fronte a lei.

Aspettai che fosse lei a parlare.

< cosa devo fare? >.

< sdraiati >

Lei si sdraio e riprese la posizione originale con le braccia e le gambe divaricate.

< ti prego non usare più la candela >.

< no, non la userò > la rassicurai, < anzi, non ti legherò più, le corde, ti hanno segnato i polsi >.

Lei mi guardo stupita, < no, devi legarmi, sono io che lo voglio >

Ero allibito, io ero pronto a tornare sui miei passi, convinto di aver passato il limite, invece lei mi spronava ad andare avanti.

In silenzio la legai ancora al letto, rendendola ancora succube del mio volere, ma stranamente avevo l’impressione che fosse lei a guidare il gioco.

Dopo aver legato braccia e gambe, la imbavagliai di nuovo e mi sedetti sul bordo del letto, mi allungai e presi la candela, e la portai sul suo corpo all’altezza dei seni.

Un lampo di panico passo sul suo volto con un gemito di paura, la guardai negli occhi assaporando il momento, poi soffiai e spensi la candela.

Forse non ero più il padrone del gioco, ma sentivo di aver riguadagnato posizioni.

Presi il barattolo di vaselina e ne presi con le dita, poi iniziai ad accarezzarle il sesso spalmando il prodotto.

Dato che le avevo dato modo di riprendersi ci mise un po’ a rispondere alle mie carezze, ma dopo poco gemeva accompagnano come poteva il movimento della mano.

Mi chinai per succhiarle i capezzoli e sentii l’odore residuo che la cera le aveva lasciato sulla pelle.

Incominciai a penetrarla con un dito, poi con due, alternando il ritmo, nel frattempo presi il vibratore grande e lo lubrificai infilandolo nel vasetto che era sul letto.

Lei continuava a muoversi tenendo gli occhi chiusi, passai il vibratore nell’altra mano, lo accesi e lo accostai al clitoride.

Mi aspettavo una qualche reazione, ma invece continuo a muoversi al ritmo che le davo.

Strofinai per un po’ il clitoride, poi accostai la punta del vibratore alla fessura e facendo pressione lo spinsi dentro, poco alla volta, poi tornavo indietro per rientrare un po’ più a fondo.

Ogni volta che spingevo lei opponeva sempre meno resistenza.

Dopo poco lo accoglieva tutto ed era quasi difficile tenere la presa per estrarlo, dato che oramai l’apparecchio era reso scivoloso dal lubrificante che dagli umori di Franci.

Aumentai il ritmo, dando più forza, penetrandola a fondo, lei rispondeva inarcando la schiena ad ogni colpo, tendendo le corde.

Dopo poco raggiunse l’ennesimo orgasmo e se possibile più forte dei precedenti.

Crollo sfinita sul letto, io introdussi per l’ultima volta il vibratore e lo lasciai lì,acceso, piantato a fondo nella carne.

Afferrai il vibratore piccolo e lo immersi nella vaselina, lo accesi, avvicinai la punta all’ano e ve lo appoggiai.

La reazione di Franci fu come se avesse preso la scossa, sbarro gli occhi e s’irrigidì.

< non opporre resistenza > furono le mie uniche parole.

Aumentai la spinta e ruotai il vibratore, lei si opponeva, ma io ero deciso, aumentai la spinta.

Poco a poco, pochi millimetri per volta l’oggetto si apriva la strada, Franci era tesissima, tendeva le corde allo spasimo.

Dopo alcuni minuti era dentro, lei sudava copiosamente e gli occhi erano velati dalle lacrime.

Iniziai a muoverlo, fuori, dentro, fuori, dentro, da prima lentamente, per accelerare man mano.

Dopo poco non opponeva resistenza, iniziai a manovrare entrambi i vibratori alternandone i movimenti, ancora una volta il pianto fu sostituito dal piacere.

Continuai per diverso tempo, ma questa volta non mi fermai quando raggiunse l’orgasmo, volli continuare per diverso tempo.

Franci era ridotta ad uno straccio, oramai non aveva neanche la forza di reagire.

Mi fermai perché oramai cominciavano a dolermi le braccia.

L’ora di cena era arrivata e passata, le lasciai i vibratori accesi dentro, le tolsi il bavaglio e la baciai.

La sciolsi e l’aiutai a mettersi in piedi, poi la guardai mentre si toglieva gli oggetti da dentro e li lasciava cadere a terra.

La accompagnai in bagno e la misi sotto la doccia.

Andai in cucina e misi a scaldare Dell’arrosto nel forno.

Tornai in bagno, l’aiutai ad asciugarsi e le misi a dosso un accappatoio.

La feci sedere alla tavola della sala e tornai in cucina.

Portai l’arrosto in tavola, con i piatti, le posate e mezza bottiglia di vino rosso.

Mangiammo in silenzio e finimmo la bottiglia.

Poi ci sedemmo al divano e accesi la televisione, guardammo striscia e il tg5.

Versai del brandy in un bicchiere e lo dividemmo.

Non chiedetemi come ho fatto a resistere fino a quel momento, perché non lo so, ma ad un certo punto il mio sguardo cadde sul seno che l’accappatoio aveva lasciato scoperto vi appoggiai la mano e lo strinsi, le aprii l’accappatoio e gli e lo feci scivolare dalle spalle, lasciandola nuda.

Le passai il braccio destro dietro la schiena e le afferrai il seno, mentre la sinistra si faceva strada tra le gambe.

Per un po’ la accarezzai e la baciai sulla bocca e sul collo, ma adesso dovevo godere anch’io, la feci sdraiare e le aprii le gambe, mi liberai degli indumenti che mi restavano e fui su di lei.

La penetrai senza tanti riguardi e diedi da subito un ritmo veloce al rapporto, fortunatamente lei era abbondantemente lubrificata.

Benché avessi intenzione di continuare a lungo ero talmente eccitato che venni quasi subito, riuscii a malapena a toglierlo da dentro e le venni sul ventre e sui seni.

Mi tolsi da sopra di lei e mi rimisi seduto, la osservai restare immobile, sdraiata, con il mio seme che la copriva.

Non ne capisco il motivo, ma in quel momento mi sono sentito malissimo, come se avessi fatto qualcosa di sbagliato, ero uscito dalle regole del gioco, spezzando la tensione che si era creata.

< Franci, stai bene?> lei rimase silenziosa, poi si alzo si riassestò l’accappatoio e andò in bagno.

Non chiuse la porta e potei sentire l’acqua scorrere nel lavandino.

Quando torno era nuda, aveva lasciato l’accappatoio in bagno dove si era ripulita.

Aveva raccolto i capelli con un elastico in una coda.

Venne verso di me e si mise in ginocchio, mi prese il membro con le mani e inizio a farle scorrere.

In breve ebbi un altra erezione, ma le sorprese non erano finite, all’improvviso prese un respiro profondo come se dovesse immergersi e lo prese in bocca.

Continuava a muovere la testa facendolo scorrere in bocca, stringendolo con le labbra e la lingua accompagnando il movimento con la mano.

Ero letteralmente paralizzato dalla sorpresa, ogni qualvolta le avevo proposto quella pratica, lei aveva sempre rifiutato dandomi del porco.

Devo ammettere che benché mancasse di tecnica, compensava con l’impegno.

Dovetti staccarla per evitare che mi facesse venire troppo presto la feci sdraiare sul pavimento la baciai sulla bocca, e scesi a salutare i seni che quel giorno avevo tanto coperto d’attenzioni, feci scorrere la lingua sulla pancia, mi soffermai sull’ombellico e infine affondai la lingua tra le sue gambe, cercai di ricambiare l’impegno che lei aveva dimostrato e dai suoi gemiti, ci stavo riuscendo.

Per un istante mi soffermai a pensare perché non l’avevo fatto quando era legata al letto.

Questa volta fu lei a sollevare la mia testa.

< ti voglio sentire dentro >

Mi sollevai e stavo per penetrarla quando cambiai idea, la feci alzare e la portai in camera, qui e dissi di mettersi sul letto alla pecorina, lei obbedì, mi misi alle sue spalle e la penetrai con un unica spinta.

Continuai a scoparla cosi per alcuni minuti, alternando il ritmo, rallentando quando sentivo l’orgasmo venire per poi accelerare.

Per fortuna la casa di Franci e vecchia e i muri spessi, altrimenti i vicini avrebbero avuto diverse cose da dire ai suoi genitori al loro ritorno, comunque la radio era restata accesa, e contribuiva a coprire i rumori.

Quella giornata era stata tutto quello che speravo e anche di più, ma c’era ancora un tarlo che mi rodeva, mi fermai.

< Franci! Voglio mettertelo dietro >

< ma non farà male? >,chiese preoccupata.

< no! beh non credo, ti ho gia penetrata con il vibratore, comunque non troppo >

< va bene, ma fai piano >

Le misi il cuscino sotto la pancia e le dissi di stendersi, presi la vaselina e la spalmai sul mio membro, poi ne spalmai un po’ sull’ano, delicatamente ci misi dentro il dito, cazz.. mi sa che gli ho detto una cazzata, era strettissimo,

Continuai a lavorarci, poi tolsi il dito e appoggiai la punta del membro.

Con la mano destra afferrai la spalla di Franci, mentre con l’altra guidavo la penetrazione.

Quando iniziai a penetrarla s’irrigidì e mi respinse.

< rilassati >

Ritentai, questa volta oppose meno resistenza, ma era strettissima.

Ogni centimetro guadagnato, costava fatica a me e dolore a lei.

Lentamente riuscii ad entrare, lentamente iniziai a muovermi, cosi come avevo fatto con il vibratore, lentamente, ogni volta guadagnando un pò di terreno.

Dopo alcuni minuti il mio ritmo si era fatto regolare, con spinte lente e profonde, poco a poco accelerai, potevo sentire che lei mi accettava completamente, la sollevai in ginocchio e continuai a possederla.

Lei rispondeva ad ogni spinta, concedendosi completamente.

Aumentai il ritmo, oramai eravamo vicini all’orgasmo, venimmo quasi assieme, non riuscii neanche a tirarlo fuori prima di venire, non che facesse differenza.

Cademmo stremati sul letto, con l’unica compagnia del rumore dei nostri respiri e della voce del deejay che parlava alla radio.

Ci infilammo sotto le coperte e ci addormentammo abbracciati.

Il mattino seguente ci svegliammo tardi, facemmo ancora l’amore, con calma senza frenesia, sistemammo casa in previsione dell’arrivo dei genitori previsto per la sera.

Franci ha conservato le corde per un altra occasione, ma mi ha detto di far sparire i giocattoli, se li trovasse sua madre le verrebbe un colpo.

Alla fine d’aprile il papa di Franci andrà in pensione e ha promesso alla moglie che la porterà in crociera per due settimane.

Non vedo l’ora, ma nel fra tempo ho deciso di trovare un appartamento dove andare ad abitare, così da poter godere di un pò di intimità.

L’esperienza ha dato una nuova svolta al nostro rapporto, ora &egrave più completo, più audace.

Una notte sono entrato in camera di Franci dalla finestra e lo scopata con i genitori a pochi metri, dietro il muro, ma questa &egrave un altra storia.

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