Nunzia, alta un metro e settanta, mora con occhi verdi che brillavano come smeraldi nel sole, si sistemò il velo davanti allo specchio. A trentasette anni, il suo fisico era ancora tonico, scolpito da anni di palestra e danza. Il vestito bianco aderente le modellava il sedere perfetto e le tette, non grandi ma sode, che riempivano con eleganza il décolleté. Aveva tanto sognato quel matrimonio, giunto in tarda età, quando ormai non ci sperava più. Fu un amore a prima vista con il futuro sposo, con il quale dopo appena 6 mesi di fidanzamento decisero di convolare a nozze.
Aveva programmato quell’anteprima fotografica per arricchire l’album fotografico, e per regalarsi degli scatti in maniera più rilassata, in quanto la mattina del grande giorno, tra confusione, caos e gente tra i piedi, sicuramente sarebbe stata molto più tesa e mono naturale.
Aveva deciso di fare parte di quell’anteprima nella casa in cui conviveva con il futuro sposo da 6 mesi ormai, un’altra parte l’avrebbe fatta a casa dei suoi e un’altra in una location all’aperto, in compagnia del futuro sposo.
Lorenzo, lo zio dello sposo, era un uomo di sessantacinque anni, grasso e rozzo, fotografo ormai in pensione, reggeva la macchina fotografica con mani sudate. Era stato ingaggiato per risparmiare, ma ora, solo nella casa della sposa, con il nipote tornato dai genitori come da tradizione, sentiva un’occasione irripetibile.
“Fammi vedere quel sorriso, Nunziè,” disse Lorenzo, con voce roca. “Dai, spostati un po’… così, mostrami quel fianco.”
Nunzia obbedì, ignara. Ma con ogni scatto, le richieste diventavano più audaci.
“Ora mettiti di spalle, sì… apri un po’ le gambe, se puoi mostra la giarrettiera che poi lancerai. Per l’inquadratura, sai.”
Lei sospirò, ma si adattò. Lorenzo si avvicinò, l’obiettivo che scendeva lungo la schiena, poi più giù, fino a fissare la curva del suo sedere.
L’aveva sempre bramata il vecchio porco, il quale anche nei racconti con suo nipote e gli amici era sempre stato un gran porco maiale, un viscido di quelli che spoglia ogni donna con gli occhi.
“Bella ‘a posa… ma manca qualcosa.”
“Cioè?” chiese Nunzia, voltandosi.
Lorenzo le fu addosso prima che potesse reagire, una mano sulla sua nuca, l’altra che le sollevava il vestito. “Facciamo ‘na foto speciale, sposa… ‘na cosa che mariteto nun adda sapè.”
Nunzia cercò di divincolarsi, ma Lorenzo era più pesante, più forte. Quella donna vestita di bianco, quelle forme e la visione di quella giarrettiera, lo avevano mandato letteralmente fuori di testa. Il flash illuminò la stanza, catturando ogni dettaglio del suo corpo esposto, ogni smorfia di disgusto.
“Smettila!” gridò.
Ma Lorenzo rise, respirando affannosamente, e toccandosi la patta dei pantaloni. “Troppo tardi, Nunziè. Mo’ so’ tutte nel mirino… e se nun fai a’ brav, le vedono pure ‘gli altri.”
La sposa capì allora di essere caduta in una trappola. E Lorenzo, con un ghigno, premette di nuovo il pulsante.
Click.
Nunzia sentì il gelo della paura scorrere lungo la schiena mentre Lorenzo le passava una mano ruvida sul fianco. Il vestito da sposa, prima simbolo di purezza, ora le sembrava una trappola di pizzo e seta che la costringeva a subire quelle avance.
“Che cazzo vuoi?” sibilò, cercando di liberarsi dalla sua presa.
Lorenzo rise, un suono gutturale che le fece accapponare la pelle. “Nun è difficile…, Nunziè, eppure si na uagliona scetat, o no?
Ah già no, pecchè sul na scem s putev piglià a uno comm e nepotem (rise). Muglierem è nu cess, Famm assapora’ a carne è na femmena comm e te, primm di mio nipote.”
Lei gli piantò un gomito nello stomaco, approfittando del suo rantolo di dolore per scivolare via. Ma Lorenzo era più veloce di quanto sembrasse. La afferrò per un polso e la spinse contro il muro, il corpo massiccio che la schiacciava.
“Nun se fa… sposa,” borbottò, la bocca vicino al suo orecchio. “Mo’ te faccio vede’ come se fanno ‘e foto vere.”
Con un movimento brusco, le abbassò parte del corpetto, esponendo un seno sodo. Non gli fu difficile dal momento che il corpetto lasciava già tutte le spalle scoperte. Il flash della macchina fotografica esplose, accecandola per un attimo.
“Smettila, bastardo!” urlò Nunzia, cercando di coprirsi.
Ma Lorenzo era determinato. “Si t muove, è peggio,” le sussurrò. “Perché mo’ tengo pure ‘e prove… e si nun vuoi che tutta Napoli sappia che ‘a sposa se fa tucca’ prima ‘e se spusà, farai la brava.”
Lei lo guardò con odio, ma nei suoi occhi verdi c’era anche qualcos’altro: la consapevolezza che, almeno per ora, era in trappola.
Lorenzo sorrise, soddisfatto, e abbassò di nuovo la macchina fotografica.
Click.
Nunzia ansimava, il cuore che le martellava nel petto mentre la mano di Lorenzo le serrava la gola, costringendola a inginocchiarsi. Il vestito da sposa, abbassato in parte, le lasciava un seno scoperto, la pelle d’oca per il misto di paura e qualcos’altro che non voleva ammettere.
“Arap ‘a vocc, Nunzìè,” ringhiò Lorenzo, slacciandosi frettolosamente la cintura con l’altra mano. “Mo’ te facc’assaggià nu cazz over.”
Lei provò a voltare la faccia, ma lui le afferrò i capelli, tirandole indietro la testa. “Nun me fà perdè ‘a pazienza,” sibilò. “O succhi, o domani tutte ‘e foto finiscono ‘ncoppa a internet… e mio nipote vedrà com’è ‘la sua sposa prima di metterse ‘a fede.”
Il puzzo di sudore e l’afrore di quel membro duro le riempìrono le narici mentre la punta del suo cazzo ormai le sfiorava le labbra, chissà da quanto quell’uomo non toccava una donna, almeno una così bella, semmai lo abbia mai fatto in passato. Nunzia chiuse gli occhi, il sapore salato e amaro invadendole la bocca mentre Lorenzo le spingeva dentro, affondando fino in fondo.
“Accussì… brava puttana,” gemette lui, muovendosi avanti e indietro. “Mo’ capisco pecché mio nipote te vò spusà… che bocca ‘e velluto.”Quante volte si era segato immaginandosi il momento.
Lei voleva vomitare, ma qualcosa dentro di sé stava cambiando. L’impotenza, il dominio brutale di quell’uomo ripugnante… le facevano accendere il sangue in un modo malato. Sentiva il suo corpo reagire, il calore che si diffondeva tra le gambe nonostante il disgusto. Infatti, inconsciamente, quel pompino forzato divenne pian piano qualcosa di più.
Lorenzo se ne accorse. “Ah, vedo che ‘t piac o gelat eh sposa?…” ridacchiò, estraendosi dalla sua bocca con uno schiocco umido. “Forse nun te basta ‘sul mmocc, eh?”
Con un movimento brusco, la rovesciò sul letto matrimoniale, sollevandole la gonna e strappandole via il perizoma. “Nun te preoccupà… faccio in tempo a finì prima che torni ‘o sposo,” sghignazzò, sputandole sulla fica depilata prima di affondarle dentro senza pietà.
Nunzia gridò, ma il suono si trasformò in un gemito quando lui cominciò a scoparla con colpi profondi, il suo cazzo turgido che le sfondava il cono stretto. Era come un coltello nel burro, incredibilmente si era bagnata contro il suo volere, in una lotta impari tra la ragione e l’istinto animale, venendo sopraffatta da quest’ultimo. “Sì… sì, si…” mormorò senza volerlo, le unghie che affondavano nella schiena sudaticcia di Lorenzo.
Lui rise, afferrandole i fianchi e aumentando il ritmo. “Vide ‘a puttana che sei… tra due giorni devi sta’ all’altare, e invece te stai a fa’ romper a fess’ da ‘o zio ‘e tuo marito!”
Lei sentiva la vergogna bruciarle il viso, quel linguaggio sboccato, quella situazione surreale, ma il piacere era troppo forte. Il matrimonio, lo sposo, i parenti, i preparativi … tutto svaniva, sostituito dal puro, animalesco bisogno di essere riempita e posseduta.
Lorenzo le sussurrò all’orecchio, mentre la scopava con ancora più forza: “Mo’ te faccio vede’ com’è ‘a vera sborra… nun come quella ‘e mio nipote, che nun è mai stato buon.”
E quando finalmente esplose dentro di lei, Nunzia sentì il proprio corpo arrendersi completamente, un orgasmo violento che la travolse mentre il seme caldo le colava lungo le cosce, macchiando le calze bianche.
Era stato un pompino e un amplesso veloce, il vecchio era troppo arrapato e chissà da quanto non scopava, riuscì a possederla a missionario, nessun altra posizione.
Lorenzo si tirò indietro, soddisfatto, mentre lei rimaneva distrutta sul talamo nunziale, ancora tremante. “Mo’ vatt’ a fa na doccia… fra poco torna chillu curnut,” disse, aggiustandosi i pantaloni. “E ricordate… stamme sempe a disposizione, sennò ‘e foto finiscono ‘nman’ a tutti.”
Nunzia lo guardò con occhi pieni di odio… e una strana, perversa gratitudine.
Nunzia si alzò dal letto, le gambe ancora tremanti, il vestito abbassato, le calze macchiate di sborra che le aderivano sulla pelle sudata. Il corpo le bruciava, l’orgasmo violento che l’aveva travolta le aveva lasciato le ossa molli e la mente annebbiata. Si malediceva e si colpevolizzava per aver goduto così tanto, contro il suo stesso volere, timorosa però di farlo comprendere a pieno al suo aguzzino.
Stava per allontanarsi, per correre in bagno a lavarsi via l’onta di quello che era appena successo, quando una mano callosa le afferrò il polso.
“Nun scappà così, sposa,” ringhiò Lorenzo, tirandola bruscamente a sé.
“Che fai nun o salut o zio?”
Prima che potesse reagire, la bocca umida e calda del vecchio porco le si schiacciò contro le labbra, la lingua grassa che le invase la cavità orale con un possesso osceno. Un bacio sporco, animalesco, che sapeva di sudore e sesso.
E lei, con suo orrore, ricambiò.
Le sue labbra si aprirono, la sua lingua si intrecciò a quella di Lorenzo in una danza vergognosa, mentre le mani tremanti si aggrappavano alle sue spalle, non più per respingerlo, ma per trattenerlo.
Quando finalmente si staccarono, Lorenzo rise, soddisfatto. “Visto? Te piace ‘a vera virilità, Nunziè. Mio nipote nun te farà mai sentì così.”
Lei abbassò lo sguardo, il rossore della vergogna che le bruciava le guance. “Bastardo…” mormorò, ma senza convinzione.
Lorenzo le accarezzò un seno nudo, strizzandole il capezzolo tra le dita. “Promettimi‘na cosa, … che sarà l’ultima vota,” disse lei, la voce roca. “Non deve succedere mai più, e mai nessuno lo deve sapere.”
Lui sorrise, un ghigno da predatore. “Certo, Nunziè… ‘sta senza penzier”
Ma mentre la lasciava andare, il luccichio nei suoi occhi diceva chiaramente una cosa:
Mentiva.
E Nunzia lo sapeva.
Continua?
P.S. ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.
Per suggerimenti, critiche e commenti: thegangbanger@hotmail.it
Grazie! Aspetto di avere un pò di tempo per concentrarmi. Lo sforzo maggiore è cercare di entrare in modalità "psicologia…
Un peccato che poche persone commentino i racconti / capitoli, sarebbe utile avere feedback dai lettori riguardo al gradimento della…
Grazie mille! Sono davvero felice che tu abbia apprezzato! La mia speranza è che piaccia anche ad altri. Intanto aspetto…
Grazie, Rebis. Volevo che Gabriele si ritrovasse a dover gestire sia la sua attrazione verso l'insegnante gnocca che il rischio…
Molto eccitante come racconto , hai descritto le sensazioni provate dalla protagonista in maniera divina Racconto di fantasia? leap74n@gmail.com