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Manola alla spa – parte sesta

By 30 Aprile 2024No Comments

Manola ed Alberto si riposarono fino alle 22 quando, puntuali, si presentarono in sala da pranzo. Il primo giro degli avventori era già andato via, restavano pochi tavoli vecchi e qualcuno di nuovo. Il tavolo del direttore era posizionato in testa alla sala in modo che da li si potesse vedere tutto.
Era un tavolo tondo da 8 persone, erano già seduti Armando ed il preside Ernesto oltre alla massaggiatrice, la ragazza della spa, il parcheggiatore con il sostituto ed uno dei ragazzi della reception che Manola aveva notato tornando dalla spa perché era un ragazzo di colore di quasi due metri palestratissimo ed aveva pensato che se sotto era dotato come nel resto del corpo sarebbe stato un delitto andare via senza conoscerlo bene.
Di fianco al tavolo uno piccino dove una coppia stava finendo di cenare.
“Alberto non ti offendi se per stasera Manola siede al mio tavolo con i nostri amici, tu ti potrai mettere a quel tavolino di fianco così potrai sentirci e vederci bene”. Il direttore pronunciò queste parole con fare autoritario, non era una domanda ma un ordine. I commensali erano già tutti seduti ed Alberto aspettava in piedi in disparte, era abituato ad essere umiliato e gli piaceva ma mai era capitato così palesemente in pubblico.
Manola si era vestita come aveva stabilito aggiungendo all’abito rosso con spacco vergognoso e senza mutande, degli strizzacapezzoli a pinza che la stimolavano mentre le davano un po’ di dolore. Parte di questi due oggettini di metallo spuntavano dal vestito data la scollatura che a stento copriva i capezzoli della donna.
Mentre si sedeva fra Ernesto (il preside arrivato per l’occasione) ed Armando, entrambi non persero l’occasione di palparle il culo proprio sotto gli occhi della coppia che stava terminando la cena. I due si misero a parlare fitto fitto e non era difficile capire che l’argomento era Manola con il suo vestito oltre all’accoglienza che lei e suo marito avevano ricevuto.
Dopo circa mezz’ora finalmente anche Alberto poté sedersi, il pranzo sembrava molto buono ma, ad ulteriore umiliazione, a lui, essendo in ritardo di una portata, arrivava il vassoio con gli avanzi, ormai freddi, del tavolo principale. Ciononostante le pietanze erano ottime ed Alberto se le gustò mentre osservava la moglie garrula strofinarsi ai due uomini che aveva di fianco, aveva anche osservato che Manola ogni tanto metteva le mani sotto il tavolo alla ricerca dei bastoni dei due commensali vicini.
Arrivati al dolce, anche un po’ alticci per le abbondanti libagioni, la sala da pranzo era ormai deserta, Ernesto propose a Manola di ballare sul tavolo per festeggiare il suo compleanno. Manola fece un minimo di falsa resistenza poi dicendo che la loro gentilezza non poteva non essere premiata, aiutata da Alberto ed Ernesto e spinta sul culo mentre saliva, chiese che mettessero della musica e calassero le luci. Iniziò a ballare e dopo un po’, con fare sensuale, lasciò scendere il vestito restando con le autoreggenti, gli strizzacapezzoli, le pump rosse tacco 12 ed una catenina dorata in vita.
Intorno al tavolo tutti gli astanti battevano le mani a tempo mentre Manola completava lo strip e si muoveva lentamente con fare sessuale.
Ernesto la aiutò a scendere dal tavolo poi la accompagnò ad un altro tavolo che era in posizione verticale e lungo un metro e ottanta. Agli angoli aveva 4 fermi con dei legacci in cuoio, Manola fu legata alla superficie con le gambe spalancate, divaricate così come le braccia. A quel punto i ragazzi, ognuno dotato di una bomboletta spray, la ricoprirono di panna montata.
“Si dia inizio alla festa per la nostra bella vaccona Manola”. Tutti si fiondarono su di lei cominciando a leccare sia la panna montata che ovviamente la pelle della donna, Alberto fece per avvicinarsi e dare il suo contributo ma il ragazzo di colore bello come una statua di Donatello lo fermò con la mano.
“Cornuto il direttore ha detto che tu devi solo guardare e non puoi nemmeno farti una sega, per quello ci sarà tempo quando tornerai in camera”. Nel parlare prese un paio di manette e gli legò le mani dietro la schiena facendolo sedere su una poltroncina da cui poteva godersi la scena al meglio.
Mentre tutti leccavano e ripulivano Manola, cominciarono a spogliarsi ed una volta che la donna fu nettata completamente ed insalivata, si formarono un paio di gruppetti, il primo era con Roberta la receptionist della spa, Dora la massaggiatrice uno dei parcheggiatori ed il ragazzo di colore. Nell’altro Armando, Ettore, Gianni ed un altro paio di giovani ben dotati che il direttore aveva selezionato appositamente per Manola.
Di cosa successe al gruppo di Dora non posso raccontarvi nulla in quanto se ne andarono in un’altra stanza e le loro acrobazie non mi sono note.
Manola si era tutta bagnata per il trattamento alla panna montata ed anelava ad essere riempita di cazzi. Armando prese una sedia, la posizionò di fianco al tavolo dove Manola era legata e vi salì sopra porgendole il cazzo. Manola allungò la testa per inghiottirlo ma Aromando le fece segno di no, le tappò il naso in modo che Manola aprisse la bocca e prese a schiaffeggiarla con l’uccello ancora non completamente in erezione. Le disse di estrarre la lingua cosa che Manola fece subito e lui le permise di leccarlo dalle palle fino alla cappella posizionandosi in modo che Manola non dovesse tirarsi il collo per farlo, due dei ragazzi nuovi intanto si erano posizionati con gli uccelli sui piedi e li strofinavano sulle estremità curatissime di Manola. La donna era molto feticista ed andava ogni 15 giorni dalla pedicure per avere sempre i piedi perfetti e morbidi. Per l’occasione si era fata dipingere le unghie sia delle mani che dei piedi, dello stesso rosso granata molto carico. Alla caviglia destra indossava una catenella dorata con dei piccoli charms, un paio di quelli potevano sembrare a prima vista dei pesciolini ma in realtà erano dei cazzetti dorati. Ernesto invece si era posizionato all’altezza della passera e la stava leccando aprendosi la strada con un vibratore. Dopo un paio di minuti saltò fuori anche un cuneo anale di grosse dimensioni ma già bene ed abbondantemente lubrificato. Ernesto mentre le leccava la passera iniziò ad inserire fra le chiappe di Manola il grosso cuneo che terminava con una forma piatta ed un vetro colorato azzurro. In men che non si dica l’ano di Manola risucchiò tutto il cuneo dentro strappandole un gridolino di piacere e soddisfazione anche a causa delle leccate sempre più forti di Ernesto. Intanto qualcuno aveva tolto gli strizzacapezzoli a Manola. I poveri bottoncini erano doloranti e dritti e qualcuno decise che era opportuno lenire il problema e cominciarono a leccarle i capezzoli mordicchiandoli. La cosa, unita al resto del trattamento, sconquassò Manola che iniziò a godere squirtando.
Ernesto non perse tempo, si mise davanti a Manola ed appena ebbe finito la penetrò dopo aver strofinato la cappella sulle grandi labbra affondò il colpo da sotto. Nonostante il cuneo piazzato nel culo non trovò grande resistenza. I numerosi e grandi cazzi presi da Manola nelle ultime 24 ore la avevano lasciata un po’ aperta. Ernesto cominciò a pomparla, il cuneo anale messo dietro aggiungeva sfregamento nonostante Manola fosse molto lubrificata e così dopo 5 minuti esplose in una sborrata enorme.
Venne fuori, Manola intanto si era eccitata di nuovo. Non si era goduta al massimo la scopata di Ernesto perché ancora senza fiato ma non le era certo dispiaciuta più mentalmente che fisicamente. Ernesto fece segno ai due ragazzi di liberare Manola dalle cinghie e così lei si ritrovò nuda sulle sue Louboutin che le aveva regalato suo marito per l’occasione.
Armando si distese per terra dicendo ai due ragazzi di togliere il cuneo dal culo di Manola, la fecero calare di spalle sopra di lui. Il suo uccello gigantesco opportunamente lubrificato, grazie al lavoro del cuneo scivolò dentro in un attimo e fino in fondo. Manola iniziò a muoversi su e giù e quando uno dei due ragazzi le piazzò l’uccello davanti alla bocca ci si buttò voracemente ingoiandone una buona metà leccandolo con perizia.
Il secondo si mise davanti e la scopò. L’uccello, pur di buone dimensioni, era piccolo per la figa slabbrata della donna, tuttavia Manola apprezzava la cosa ma il ragazzo si accorse e fece perciò segno a quello che veniva spompinato di aggiungersi a lui. Con un po’ di fatica e di equilibrio, che le loro giovani giunture consentivano, riuscirono ad entrare insieme. A quel punto Armando non si mosse più ma sentiva lo sfregamento dei cazzi che andavano avanti ed indietro attraverso la sottile parete. Gianni, il sostituto parcheggiatore, dopo essersi goduto tutta la scena ed essersi segato aveva il cazzo durissimo, lo mise davanti a Manola che sebbene sballottata ed in preda ad una specie di estasi da sesso iniziò a dedicargli qualche attenzione leccandolo.
Manola era piena di cazzi, ne stava ricevendo 4, due in figa uno in culo ed uno in bocca, suo marito dalla sedia in cui era bloccato con i pantaloni e le mutande abbassate, venne senza nemmeno toccarsi. Ernesto che stava riprendendo vigore se ne accorse e disse: “guarda Manola il cornuto sta apprezzando la tua troiaggine, è venuto guardandoti senza nemmeno potersi toccare, mi sa che stasera dovrai un po’ maltrattarlo per farti ripulire, potrebbe non essere abbastanza eccitato”.
Manola era talmente sballottata che sentì le parole di Ernesto molto lontane carpendone più o meno il significato e la cosa le fece piacere. Voleva un gran bene a suo marito Alberto, lui le consentiva di farsi sbattere ogni volta che lo desiderava ed anzi la aiutava a procacciarsi cazzi ma non o faceva solo per compiacerla, era veramente un cornuto contento, il suo piacere coincideva con quello della donna, più lei godeva più lui si eccitava e la seguiva negli orgasmi. Non fu infatti sorpresa che anche stavolta Alberto fosse venuto senza nemmeno il bisogno di toccarsi.
Nel frattempo, seppure n equilibrio precario e quindi con più fatica, anche i due cazzi nella figa di Manola si stavano avvicinando alla sborrata. Fu una sequenza squassante, nel giro di un minuto venne prima uno delle due minchie che la stavano trapanando la figa, poi Armando nel culo ed infine il terzo uccello nei buchi inferiori esplose. Tutti e tre con sborrate copiose che allagarono e fecero godere anche Manola con un orgasmo che durò più di un minuto. L’uomo a cui Manola stava dando poche attenzioni e slinguate al cazzo invee ne aveva ancora per un po’ nonostante l’eccitazione della scena. Manola ed i tre cazzi crollarono sfiniti, l’uomo a cui stava facendo il pompino invece mantenne turgido l’uccello segandosi. Manola sollevò lo sguardo verso di lui e la sua generosità la spinse oltre la stanchezza. Si mise in ginocchio davanti a lui e prese a leccarlo e succhiarlo. Non era una delle sue performance migliori ma nel giro di un paio di minuti anche l’ultimo uomo le venne addosso inondandole volto e tette con 5 fiotti abbondanti di sborra. Finalmente Manola poté riposare un poco. Gli uomini intanto si stavano riprendendo e se ne andarono, rimasero solo Armando il direttore con il preside Ernesto oltre ovviamente al marito bloccato sulla sedia. Lo spettacolo non lo aveva lasciato indifferente, tutto sporco della sua sborra, Alberto aveva l’uccello che era tornato a svettare. Era orgoglioso e compiaciuto della troiaggine di sua moglie, non aveva bisogno mai di chiederle si spingersi oltre perché Manola lo faceva sempre e comunque da sola. In passato era capitato ce le desse qualche suggerimento richiesta ma ormai lei sapeva cosa gli piaceva e lo faceva direttamente andando a volte oltre le sue più rosee aspettative. Alberto si domandava a volte perché gli piacesse così tanto vedere la sua donna strapazzata come una mignotta da bassifondi poi aveva smesso di farsi la domanda, la cosa piaceva ed eccitava tutti e due ed ogni esperienza era condivisa. Fuori dalla parte sessuale Manola era una moglie devotissima, lo accudiva con amore e condividevano praticamente tutto con diversi interessi in comune.
Armando ed Ettore parlottarono un momento poi liberarono Alberto ed il preside disse: “se tu e Manola lo gradite, puoi ripulirla anche qui, vi possiamo riprendere con i vostri telefonini in modo che abbiate un ricordo preciso di quanto siete stati lei vacca e tu cornuto e ve li possiate riguardare con comodo in privato. Se invece volete andare in stanza va bene lo stesso”.
Manola era stravolta, in questo frangente essere ripulita da Alberto le interessava meno del solito, non aveva le forze per gestire la cosa, lo guardò negli occhi e carpì lo sguardo allupato del marito desideroso di gustare tutto lo sperma che era dentro di lei. Se fossero andati in camera si sarebbe addormentata secca sul letto e non voleva privare Alberto del piacere di ripulirla e di avere il filmato del tutto così fece un piccolo gesto di assenso. Alberto si levò i pantaloni e le mutande che erano alle caviglie, stava per avvicinarsi a Manola per cominciare a suggerla quando i due marpioni gli fecero dondolare davanti al naso il cuneo anale che era rimasto abbandonato per il tempo delle scopate.
“Vedrai ti piacerà di più, prima di iniziare te lo infiliamo noi”.
La cosa non lo contariò nemmeno un po’ anzi lo eccitò ancora di più. Ogni forma di umiliazione lo faceva salire nella scala del piacere. Lo fecero girare col culo verso Manola in modo che la donna potesse vedere. Armando sputò più volte sul cuneo mentre Ernesto sputava sul buco del culo di Alberto quindi Armando infilò la punta del cuneo per un paio di centimetri, poi la roteò spingendo leggermente ed il cuneo fu inghiottito dalle viscere del cornuto. Non era la prima volta che prendeva un cuneo n culo. Ogni tanto quando Manola era in vena di shopping gli imponeva cunei anche di dimensioni maggiori, si vestiva in modo che dire da bagascia è riduttivo, ed andavano in giro.
Manola intanto aveva ripreso un po’ di forza, sapeva che al marito piaceva essere un pò costretto fingendo di non volere farlo ed allora disse: “mettete le manette allacciate dietro alla schiena al cornuto”.
Armando lo fece in un attimo poi lo trascinò verso la moglie, gli tappò il naso costringendo ad aprire la bocca.
Ettore non perdeva un secondo con primi piani sulla faccia del cornuto dopo aver zoomato in precedenza sul suo buco di culo dilatato.
“Da dove cominciamo?” disse Armando rivolto a Manola.
“Dal culo, fallo mettere sotto di me” disse Manola mentre si inginocchiava. La sborra cominciò a calare dal buco sfondato di Manola verso la bocca di suo marito.
“Datti da fare finocchio becco, tira su quella testa ed aspira” disse mettendogli anche una mano sotto la nuca e spingendo in modo che Alberto fosse il più vicino possibile al suo sfintere.
Alberto cominciò a leccare seppure impedito dalle mani bloccate dietro la schiena. Era scomodo e questo fatto ne rallentava un po’ l’eccitazione ma fu un bene perché gli consentì di tirare in lungo abbastanza. Ripulì con cura tutto il buco del culo di Manola quando lei fece dell’aria emettendo al contesto un’atra dose della sborra con cui era stata riempita in precedenza.
Alberto quasi soffocò.
“Adesso ripuliscimi davanti”.
Alberto fu trascinato via da sotto Manola e tirato su di peso. La sua eccitazione era palese, il suo cazzo oltre ad essere dritto era tutto lubrificato da liquido seminale.
Sempre trascinandolo Armando gli spinse la faccia verso le tette di Manola la quale prese un consegna la testa schiacciandola dicendo “ripulisci che lo so che ti piace il regalino, sono certa che tutta questa sborra dentro tua moglie ti ha eccitato vero caro il mio cornutone”.
Quindi con l’altra mano gli strizzò il capezzolo destro fortissimo. Alberto gemette per il dolore ma il piacere ebbe il sopravvento.
“Grazie cara, si mi piace vederti piena di cazzi, la cosa mi eccita da morire, prendine ancora per me”.
Armando nel frattempo si era eccitato a vedere la scena di sottomissione ed il cazzo gli era tornato duro. Manola non perse tempo, iniziò a segarlo e leccarlo mentre Alberto le ripuliva le tette. Ogni tanto staccava il marito dal seno e lo limonava per fargli sentire il sapore della sborra presa e del cazzo di Armando.
“Dimmi che ne vuoi ancora cornutello”.
“Si padrona fammi leccare tutta la sborra che puoi”.
Manola iniziò ad incrementare il ritmo e fece venire di nuovo Armando sul suo mento e sulle tette. Parte degli schizzi di Armando, in realtà non molto copiosi dato che l’uomo aveva già svuotato le sue palle dentro Manola, finirono anche sul volto di Alberto. Manola li raccolse con la lingua quindi li porse al marito perché inghiottisse.
Solo quando fu completamente ripulita mollò la presa sul marito allontanandolo. Riprese il vestito e lo indossò, fece liberare Alberto dalle manette dicendogli di rimettersi mutande e pantaloni quindi raccolse le scarpe ed a piedi nudi e per mano al marito si avviò verso la camera. Erano ormai le 3 del mattino, aveva fatto un’orgia di quasi 4 ore in cui aveva preso tanto cazzo, il weekend era “quasi” concluso.
Una volta in camera prima di lavarsi fece spogliare completamente nudo Alberto, estrasse il cuneo dal culo e lo mise davanti alle loro bocche, invitò il marito a leccarlo mentre lo faceva anche lei e mentre le loro lingue si intrecciavano intorno all’oggetto, con l’altra mano cominciò a segarlo. Quindi si mise alla pecorina dicendo al marito: “scopami” scegli il buco che preferisci tanto non ti sentirò, mi hanno sfondata troppo stasera. Credo che per tornare a sentire un cazzetto come il tuo mi ci vorrà un po’ di tempo.
Alberto per nulla scoraggiato pensò che il culo, seppure sfondato dal cazzone di Armando che era il doppio del suo, avrebbe dovuto essere un po’ più stretto rispetto alla figa riempita di due cazzi in contemporanea fino a poco prima. Si mise dietro di lei e scivolò dentro senza la minima fatica. La prese per i fianchi e Manola per farlo eccitare lo incitava a sfondarla che voleva il suo cazzo .
Alberto non ci mise più di un minuto a venire poi crollò sul letto.
“Io vado a fare la doccia, vuoi venire a lavarmi la schiena” disse la donna al marito.
Alberto sforzandosi si alzò raggiungendo la moglie sotto il getto di acqua calda, si abbracciarono e ringraziarono a vicenda per la complicità ed il piacere ricevuto grazie alla larghezza di vedute di entrambi. Dopo 10 minuti uscirono e si asciugarono a vicenda infilandosi sotto le lenzuola e crollando in pochi secondi in un sonno ristoratore.

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