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OrgiaRacconti di DominazioneSensazioni

M’s story. Capitolo 12. La femme publique

By 26 Ottobre 2022No Comments
[Nota. Questo è il quarto e ultimo episodio relativo alla Luna di Miele. Sono accadute tantissime altre avventure in quei 14 giorni. Ma quattro episodi suggeriscono di fermarsi e proseguire con la quotidianità della nuova vita di M. Se riesco e i lettori lo chiederanno, li inserirò più avanti, qua e là]

Mi sveglio presto, ho dormito benissimo. Mi alzo e piano piano mi avvio verso lo spazio cucina: voglio provare a fare una buona colazione per il mio signore, come ringraziamento e devozione per tutte le attenzioni che ha per me. Se non dovessi riuscirci, ci sarebbe sempre la colazione del resort!

In punta di piedi esco dalla stanza e vedo con la “coda” dell’occhio Claudio, che si sistema il trucco allo specchio, nel loro bagno. Allungo un attimino da quella parte, gli faccio “ciao” con la manina: mi sorride, sembra sereno, siamo ancora nude come ci han fatto stare ieri sera.

C.: “Ciao M., è andato tutto bene. Ma tu quanto ci metti ad asciugare i capelli lunghi come li porti tu? Vorrei farli crescere, ma se poi mi manca il tempo…”. Questo è un discorso completamente nuovo da parte sua. È autentica civetteria femminile: e ora prende a passarsi una pietra pomice sui piedi! Capisco che è successo qualcosa e che è cambiato tanto. Lo tempesto di domande sottovoce e scopro che, dopo la cena, è stato sodomizzato da quattro signori e ha dovuto bere da due. Arrossisce quando mi dice “Ho… ho sborrato ogni volta che mi hanno sodomizzata… l’ho già detto a Ercole che ha voluto sapere tutto nei dettagli”. Sbalordisco: parla di sé al femminile ed è stato sottomesso per solo una sera… è bastato questo per fargli cambiare mentalità!

Scambiamo ancora due parole: Ercole gli ha chiesto scusa, ha promesso che se diventerà totalmente ubbidiente non lo picchierà più e, una volta tornati alla nostra suite… lo ha scopato con dolcezza per quasi tutta la notte… quattro ore!
Lo lascio raccomandandogli le perette portatili utili quando gli ospiti dell’Hedonism non ci preparano; gliene presto due e lo prego di procurarne altre, perché io mi vergogno a chiederle a León.

Che poco dopo mi sorprende in cucina mentre combino disastri. Il caffè espresso ai caraibi non c’è. Le uova col bacon sono venute un pastrocchio. Ho bruciato le fette nel tostapane. Ricevo una manata pazzesca sul sedere; León ha le mani grandi come badili e mi resta un bel segno rosso: altro motivo di imbarazzo davanti a tutto il villaggio! Ma lui ride, mi bacia, non è arrabbiato con me: “Con le lezioni di economia domestica alla villa imparerai…”.

Quando siamo pronti tutti e quattro, ci mettono il guinzaglio e ci guidano a far colazione nella sala del resort. È sabato, e vedo che ci sono un po’ più di persone: oggi, forse, si farà il pieno dei 280 posti letto.
Claudio va a terra e mangia dal piattino al suolo senza più avere problemi. Per me, invece, niente colazione come punizione per la mia incapacità culinaria.
Sei o sette uomini e una signora vengono a valutarmi palpandomi: vorrebberro anche prenotarmi, ma vedo che Leòn rimanda tutti.

Arrivano le istruzioni per la giornata:
L.: “Questa mattina la passerete in spiaggia: non abbronzatevi perché dovete conservare la pelle bianca. Scegliete due lettini distanti, gli ospiti del resort devono vedere che siete come sole, così vi abborderanno più facilmente. Tenete sempre i tacchi alti: siete piccole e con i tacchi attirerete più uomini. Non uscite dalla proprietà del resort e mandate un messaggino in caso di pericolo o disagio. Ubbidite a tutto e a tutti… ora andate!”.

Torniamo alla suite e vedo che c’è un inserviente del villaggio con un mazzo di rose rosse per me: sono da parte dell’uomo che mi ha posseduta ieri notte. León mi dice un “bravissima”, poi si richiude nello studiolo: deve lavorare. Ercole, invece, penso che sorveglierà con discrezione “la sua proprietà” e me. Claudio e io ci avviamo, mano nella mano da buone amiche, fino alla spiaggia: noto che Ercole gli ha imposto una gabbietta più piccola per il pene, sempre di color rosa.

All’inizio della spiaggia, subito oltre le piscine, ci sono dei gazebo: così non dobbiamo togliere i sandalini col tacco sottile. Ci sistemiamo in due spazi diversi, ma abbastanza vicini. Subito oltre ci sono le sdraio e poi il mare, bellissimo.
Mi distendo nuda, indossando solo il mio collare, la cavigliera rosa e gli eleganti sandalini, entrambi bianchi: tengo le gambe unite per cercare – invano – di tenere un po’ nascosta la mia passerina. Ingenua come sono, solo stamani ho finalmente capito che la cavigliera (quella che mi han fatto indossare alla registrazione) significa: disponibile per tutti e tutto.

Sono le 09:30 e c’è poca gente. Inoltre, alcuni scelgono la piscina. Ma dopo soli cinque minuti una coppia sui 40 anni si avvicina, viene sotto al gazebo: lui siede accanto a me, lei più distante e si guarda attorno. Entrambi nudi, mi chiedono qualcosa che ovviamente non capisco: sorrido e tengo gli occhi bassi. Non mi ribello quando delicatamente lui mi apre le gambe. Lei dice qualcosa, lui mi accarezza la patatina. Purtroppo, mi bagno subito… lei ride con simpatia, si alza e va verso le sdraio. Il suo posto viene preso da un altro uomo che avevo già visto in sala ristorante e voleva prenotarmi: si avvicina alle mie labbra e mi bacia alla francese. Il primo sembra felice e stupito per quanto mi sono bagnata, continua ad accarezzarmela e spinge dentro un dito.

Non oppongo nessuna resistenza, mi sottometto e poco dopo arriva un terzo. È un signore sui sessanta, con un pene importante, come quello di Ercole il mio Preside: ho le tettine libere, che diventano subito il suo obiettivo: lecca e io mi arrendo… chiudo gli occhi e gemo, sottovoce, dolcemente, indifesa tra questi tre.
Con il passare dei minuti sento passi attorno a me e altre voci: non voglio vedere quanti sono adesso. Pur emozionata per le coccole di tutte quelle mani e bocche provo vergogna.

Sento un alito caldo sulla patata, mentre chi mi bacia sulla bocca smette, lasciando il posto a un uccello. Mi viene spinto in bocca con gentilezza: dovrò fare un bocchino non so davanti a quanti. Io imbocco, lecco dall’interno… lo accolgo tutto fino a sentire i pelacci contro il naso, quindi succhio, succhio, succhio.
L’alito caldo si trasforma in una lingua: qualcuno mi lecca la passerina… e lecca benissimo. Perdo il controllo e godo, apro le cosce come una svergognata per facilitarlo, mentre prendo a miagolare di continuo, dolcemente. Godo nella vergogna, mentre qualcuno commenta a voce alta: “Oh! So sweet, so beautiful! let’s give her the cocks she deserves”.

Mi mettono due uccelli nelle manine, sono già così gonfi e rigidi! Li accarezzo sentendomi onorata: mi fanno sentire importante, gemo con più dolcezza, l’orgasmo di prima continua.
Sento che mi prendono le caviglie, le accarezzano, le ho sottili: poi me le portano su, in alto, tenendomi le gambe bene aperte. Ecco: qualcuno si è portato tra le mie gambe, scende, mi penetra pianissimamente e si distende su di me, alla missionaria.
L’orgasmo di prima, che non era ancora finito, si intensifica: tremo tutta, sono in confusione totale, godo come troietta.

“Inside she is boiling, everyone has to try her: she is ready for all!”. Chi mi sta possedendo prende a muoversi velocemente, con forza… capisco che mi spruzza dentro, si alza, si toglie… e subito viene sostituito. La scena deve esser stata molto bella perché uno dei due membri che accarezzavo mi spruzza nella manina. Anche quello che ho in bocca dà i colpetti che precedono l’eiaculazione e poi mi fa bere.

Non voglio aprire gli occhi, mi immagino come circondata da tanti grossi gattacci, con le gambe tenute su e aperte, che cerco di fare la brava e accontentare tutti.
Il secondo che mi possiede ora è frenetico, non ha un pene grande, ma si muove velocissimo, come un coniglio che però dura tanto. Faccio in tempo a ricevere un’altra spruzzata di liquido seminale in bocca prima che anche lui goda dentro di me. Io sto venendo ininterrottamente non so da quanto.

“Let’s turn her doggy style and put it all in that fantastic ass!”. Mi voltano, mi fan stare a quattro zampe: capisco che è arrivato il momento della suprema umiliazione.
Il primo che mi sodomizza mi fa male e l’interno mi brucia: non mi hanno preparata e strillo, il mio primo orgasmo si interrompe, ho il viso coperto di lacrime. Cattivo!
Mi tappano la bocca con un uccello e il tizio continua a spingermelo tutto su per il culetto forte forte, fino a quando me lo riempie di seme.

Per fortuna i successivi tre non mi fanno male e riescono facilmente a spingerlo tutto fino in fondo, subito… sicuramente perché mi han trovata bagnata dallo sperma del primo: “Buttfucking she is like putting my dick in hot butter, she’s awesome!”.
Per fortuna non capisco… ma capisco che sono contenti di me: vengo di nuovo con un orgasmone lungo e intenso. Altri uccelli, uccellini e uccelloni si sono alternati usando la mia bocca e non so più a quanti ho dato piacere né quante volte sono venuta. Mi sento così realizzata!

Via via che mi usano si allontanano e, quando mi sembra di essere rimasta sola, apro gli occhi. Sono ricoperta di seme maschile ovunque, ho persino delle specie di ruscelletti che mi colano dall’ano e dalla fessurina. Mi accorgo che è rimasto soltanto il sessantenne, che mi guarda con ammirazione, quasi con amore. Chiedo con la mia vocina da bimba buona:
M.: “Aiuto, la prego… mi hanno distrutta e sono tutta sporca”.
Non capisce… allora indico tutte le chiazze di sperma che ho sul corpo e sul materasso.

Ora ha capito. Si alza, non è né bello, né alto… ma vedo un cosone tutto dritto che supera l’ombelico della sua panzona. Mi porta verso il mare sorreggendomi. Conciata in quel modo osceno, attraversare tutti gli ombrelloni, passare davanti al bar e, infine, il tratto di spiaggia, mi provoca un’umiliazione infinita.

Giunti in acqua mi aiuta ad immergermi, sono confusa e mi gira la testa dal piacere provato, per fortuna lui resta con me e mi aiuta a pulirmi. Mi fa persino vedere come sciacquarmi la bocca con l’acqua salata.
L’acqua fresca mi aiuta a riprendermi, lo guardo meglio: è proprio bruttino e non è nemmeno alto, ma gli sorrido dolcemente per manifestare la mia gratitudine. Lui ricambia il sorriso, mi fa il baciamano e poi lentamente mi porta quasi a riva, dove l’acqua è bassa.

Mi aiuta a inginocchiarmi, fino stare a quattro zampe in acqua. Mi dà un tenero bacino sulla fronte, ma poi… si sposta mettendosi dietro di me. Saranno circa le 12, è sabato e c’è praticamente tutto il resort in spiaggia: me lo spinge tutto su per il sedere, lo ha proprio grosso e duro, ma per fortuna mi si fa delicatamente: ma siamo davanti a tutti e… vorrei sparire!

È durato tanto, mentre spingeva mi ha come munto le tettine: alla fine ha spinto forte, come un animale. Quando spruzza mi accorgo che siamo circondati da almeno 30 persone: mi si bagnano gli occhi di pianto per la vergogna.
Ma lui, come se niente fosse, mi aiuta a lavarmi, mi rialza, mi dice parole dolci che non capisco, mi sostiene fino a quando arriviamo alla nostra suite.

Quando León apre, lo saluta distintamente, parlano in inglese. León mi spiega:
L.: “E’ greco, dice che viene qui una volta all’anno ma è spesso in Italia. Ha chiesto e gli ho confermato che sei maggiorenne. È molto contento di averti conosciuta, mi ringrazia di cuore e desidera premiare la tua docilità. Gli ho detto che oggi mangi qui, non andrai al ristorante: Chiede di dargli mezz’ora di tempo perché vuole farti un piccolo regalo”.

Passa mezz’ora e il sessantenne torna con una elegante scatola della gioielleria del resort. Mi bacia di nuovo la mano, consegna la scatola a León, dice qualcos’altro e gli lascia il suo biglietto da visita.
Quando se ne va León apre la scatola, io sono stupita e emozionatissima. León mi spiega:
L.: “Sono fiero di te. Questo è un braccialetto a maglia groumette, in oro bianco, tempestato di smeraldi… varrà sei-settemila euro”.

Mi gira la testa, davvero io non capisco niente di come funziona il mondo. Suonano ancora, c’è un carrello con pesce arrosto e tanta frutta tropicale: León è proprio contento di me, mi fa sedere sulle sue gambe, mi imbocca il pesce e mi passa la frutta dalla sua bocca alla mia.
Il suo sesso è libero sotto di me, enorme, rigidissimo… ma non vuole usarmi, vede che sono sfinita. È un colosso adorabile, anche se mette soggezione. Dormo, infatti, fino a ora di cena.

La sera di questo primo giorno faccio anche l’esperienza della discoteca Hedonism, ma ormai lo spazio di questo episodio è finito. Devo saltare il racconto e anche tutte le emozioni dei successivi 13 giorni. Magari racconterò qualcosa qua e la’, nei successivi episodi.

Continua

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