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Nicoletta
Capitò tutto per caso ed ancora oggi non mi riesco a spiegare il perché dato che né prima né dopo ho mai avuto esperienze simili. Per il prima è spiegabile visto che non sapevo che mi sarebbe piaciuto, per il poi meno visto come l’esperienza mi aveva fatto godere.
Una volta al mese andavo in trasferta in una città del nord per una fusione fra la mia compagnia ed un’altra di dimensioni simili. Stavo nella sede della “concorrenza” per tre giorni e dormivo in quella città due notti. Mi confrontavo scambiando dati con la mia corrispondente, una donna che aveva un anno meno di me che all’epoca avevo 50 anni.
La donna, Nicoletta, non era bellissima, bionda, lineamenti un po’ spigolosi, voce profonda ma bel fisico, una terza abbondante di seno, le gambe ingiudicabili perché indossava sempre i pantaloni e scarpe basse, non certo un abbigliamento sensuale.
Alla fine della fusione uno dei due sarebbe diventato capo e l’altro vice senza fortunatamente perdere stipendio o lavoro, semplicemente i due gruppi di circa una dozzina di persone complessivamente, sarebbero diventati uno di una decina con offerta di prepensionamento ad un paio di persone che avevano accettato.
Nicoletta era spigolosa anche di carattere, non certo una persona simpatica, molto decisa e dal carattere forte, non usava mezzi termini per cercare di metterti sotto ed avere il posto. Io, abitualmente piuttosto collaborativo ed espansivo mi ero adattato a ribatter colpo su colpo, insomma fra di noi non c’era un gran feeling eppure nonostante tutto, sentivo che c’era qualcosa che mi attirava di lei e mi ero accorto che ogni tanto mi guardava in un certo modo di nascosto, avevo perciò l’impressione che la cosa fosse reciproca.
Visto che ero in trasferta senza vincoli di orario approfittavo per lavorare il più possibile in modo che il terzo giorno potessi tornare ad un orario decente a casa (avevo anche un viaggio di 4 ore in auto da fare).
Come dicevo stavo in ufficio fino a tardi e Nicoletta, che non aveva famiglia, restava anche lei. Una sera eravamo rimasti da soli in ufficio, erano le 20 e non avevamo mangiato Nicoletta mi disse che aveva fame e che, visto che saremmo restati li almeno un’ora ancora, voleva prendere una busta di taralli ed un caffè. Mi trovò d’accordo così ci avviamo verso i distributori automatici che erano posti nel seminterrato del palazzo.
Facemmo così due passi scendendo per le scale rendendoci conto che praticamente, a parte le guardie al piano terreno, non c’era rimasto nessun altro.
Arrivati alla macchinetta Nicoletta inserì la sua chiavetta nel distributore per prendere i taralli ma si accorse che non aveva credito sufficiente, così le dissi che avrei offerto io, levai la sua chiavetta, inserii la mia, digitai il codice ed i taralli scesero verso il basso, digitai di nuovo il codice per un ulteriore pacchetto che sceseo. Mi piegai allora a 90° per aprire la bocchetta e prelevare i due pacchetti quando sentii entrambe le mani di Nicoletta sul culo che tastavano con gran vigoria. Indugiai nell’estrarre i pacchetti e la lasciai fare fino a che non ne ebbe abbastanza, allora prelevai i pacchetti, mi alzai, mi girai e mi trovai sbattuto contro il distributore con una mano di lei sulla patta e la bocca attaccata alla mia. Mi baciò con violenza come a voler forzare io continuai a lasciarla fare dandole così il pieno controllo della situazione. Dopo che ebbe controllato per bene le mie tonsille e la consistenza del mio pacco, si staccò. Non si scusò, disse solo “andiamo a casa mia, non mi va di farmi vedere a salire in stanza di albergo come una troia qualsiasi”.
A questo punto la fermai, “Nicoletta, ho capito che vuoi guidare tu la danza ma non mi puoiva di farmi mettere sotto senza una contropartita, voglio qualcosa anche io. Vai a casa, vestiti in modo sexy, andiamo a cena. Fuori comanderò io, poi una volta a casa tua potrai fare tutto quello che vuoi ed io obbedirò. Però ti voglio con gonna, tacchi alti e senza mutandine”.
“Sei un maiale, ma va bene, pagherai tutto e dovrai essere il mio schiavo una volta a casa, sappi che ti sfonderò il culo, prendere o lasciare”.
Accettai, tornammo in ufficio, prendemmo le nostre cose ed ognuno con la sua macchina. Lei andò a casa a cambiarsi ed io in albergo a farmi una doccia con l’accordo che sarei passato a prenderla a casa sua. Erano le 21 quando le diedi uno squillo al cellulare. Era pronta e scese subito. Indossava un cappottino molto femminile, molto diverso dal giaccone informe che aveva quando eravamo usciti dall’ufficio. Il cappottino era aperto e si vedeva un bel tubino nero a mezza coscia con un filo di perle, calze velate, scarpe nere con tacco a stiletto di una decina di cm ed una borsetta a bustina in tinta con il resto. Le gambe, sempre nascoste prima di allora, erano belle e fra tacco e calze velate si facevano abbastanza notare, se la avessi vista in giro le avrei dato sicuramente una seconda occhiata. Si era anche truccata, matita sugli occhi, un po’ di fard che sfumava gli zigomi un po’ pronunciati ed un bel rossetto vivace.
Salì in auto e mi disse: “Ok per ora sono la tua troia, dopo tu sarai il mio schiavo ma visto che non mi fido, mi lasci in pegno la tua fede, se non rispetterai i patti la tua fede arriverà a tua moglie in un pacchetto con scritto per filo e per segno quello che mi hai chiesto”.
Decisi di correre il rischio, mi sfilai la fede che diedi a lei, in borsa aveva un sacchettino trasparente ve la infilò e lo chiuse bene prima di riporlo in una tasca interna della borsetta.
Visto che eravamo in ballo decisi di iniziare subito, il vestito era risalito e scoprii, con piacere, che indossava calze e non collant, infilai la mano fra le sue cosce e non trovai le mutandine.
“Brava, bella tenuta da porca” le dissi.
“Vedi rispetto i patti, per un paio di ore mi avrai a tua completa disposizione poi sarai mio fino a che ne avrò voglia”.
Andammo in un ristorante appena fuori città, un posto discreto dove mangiammo bene. Io le infilavo la mano fra le cosce e lei mi massaggiava il cazzo di tanto in tanto. Ero arrapatissimo e preoccupato al tempo stesso. Non lo avevo mai preso nulla nel culo se non il dito dell’andrologo per cui decisi di sfruttare fino in fondo la mia parte di tempo cominciando a farle un ditalino, si bagnò quasi subito e, approfittando che il tavolo era un po’ defilato, la portai a godere con lei che si sforzò di farlo in silenzio.
Una volta usciti, salimmo in macchina, il parcheggio era buio e la macchina abbastanza lontana dal locale per non farci vedere. Inoltre l’auto parcheggiata più vicino era ad una dozzina di metri.
“Fammi vedere cosa sai fare con la bocca” le dissi. Non perse un attimo mi abbassò la cerniera dei pantaloni mi aprì la cintura e tirò fuori il mio cazzo dalle mutande tuffandosi sopra di lui a leccarlo. Cominciò ingoiandolo per insalivarlo anche se l’eccitazione della cena lo aveva fatto bagnare abbondantemente. Quindi lo estrasse dalla bocca lo scappellò completamente ed iniziò a leccarlo come fosse un cono gelato. La sua bocca era leggermente rasposa e la mia eccitazione altissima. Mia moglie mi aveva fatto qualche boccino in auto quando eravamo fidanzati e non avevamo casa ma sempre in luoghi molto appartati e senza l’espressione compiaciuta e perversa che aveva Nicoletta. Sebbene fosse parte del patto che io avevo richiesto sembrava che le piacesse molto. Non ci misi un granché a venire, ero infoiatissimo, lei era brava, il trattamento era di primordine e la situazione nel parcheggio eccitava la mia fantasia, venni mentre una coppia si recava all’auto più vicina alla nostra. Li salutai con un cenno della testa. Nicoletta non era visibile avendo la testa ben piantata a fare il pompino ed essendo la mia auto un suv abbastanza alto. La coppia credo abbia capito benissimo quale fosse la situazione visto che ci aveva visto benissimo uscire insieme dal ristorante qualche minuto prima. Mentre venivo le schiacciavo la testa sul cazzo e lei ingoiò tutto il mio sperma.
Quando mi calmai, terminato l’orgasmo, Nicoletta si rimise seduta e mi disse “a casa ora che è il mio turno di divertirmi”.
Durante il breve viaggio verso casa sua le pastrugnai ancora la passera, cominciavo un po’ a temere ma aveva la mia fede e volevo stare ai patti, inoltre la cosa di essere dominato da una donna era una fantasia che mi intrigava. Avevo fatto qualcosa con mia moglie ma lei era sempre stata molto soft, qualche schiaffo sul sedere o spingere la testa sulla passera dicendomi lecca schiavo, fai quello che ti dico io, masturbati mentre mi lecchi e così via.
Parcheggiai l’auto sotto casa sua ma Nicoletta mi disse, mentre scendeva, di andarla a parcheggiare lontano perché non voleva mi associassero a lei se fosse passato qualcuno che ci conosceva entrambi. Così feci e la parcheggia due vie più in là.
Arrivato a piedi sotto casa sua suonai e lei mi disse di salire al 4 piano.
Presi l’ascensore ed arrivato sul pianerottolo vidi una porta socchiusa da cui filtrava una luce ed entrai.
“Vai in quella stanza e spogliati completamente nudo e mettiti quello che trovi sul letto di là” mi disse indicandomi una porta. Entrai nella stanza e sul letto c’era un collare con le borchie ed un anello.
Mi spogliai completamente, indossai il collare e tornai nella stanza dove mi stava aspettando Nicoletta. Il cazzo era molle dopo che avevo sborrato poco prima. Nicoletta aveva in mano un guinzaglio ed un frustino.
“A quattro zampe, veloce” mi disse.
“Ok le risposi”, partì una scudisciata che mi colpì sul culo.
“Ti ho detto che devi rispondere sempre solo con Si padrona o No padrona, non puoi parlare”.
“Si padrona” le dissi mentre mi mettevo a 4 zampe. Si avvicinò e mi mise il guinzaglio attaccandolo all’anello. Poi mi fece cenno di muovermi, cominciai a gattonare per la stanza fino a che non sentii il collo tirare, non si era mossa di un millimetro ed era evidente che voleva mostrarmi quel gesto di sottomissione fino in fondo.
“Bene, vedo che sei obbediente, ora portami in bagno”, mi salì sulla schiena e mi indicò col frustino un’altra porta. Non era leggerissima e feci un po’ di fatica ma erano pochi passi per cui ci arrivai in una decina di secondi. Arrivati in bagno vidi una enorme peretta.
“Riempila di acqua tiepida e un goccio di sapone” mi intimò Nicoletta.
“Si padrona” e feci quanto richiesto.
“Siediti sul bidet e spruzzati tutta l’acqua nel culo”.
Ero perplesso ma ubbidii immaginando cosa sarebbe successo dopo. Espulsi l’acqua ed alcune feci. Mi fece ripetere l’operazione altre tre volte fino a che l’acqua non uscì completamente pulita.
“Mi ringrazierai per questo dopo” mi disse. “Ora alzati e seguimi”. Sempre tenendomi per il guinzaglio andammo di nuovo nella sala da cui eravamo partiti, Nicoletta estrasse da un mobile un sacco e quindi lo rovesciò sul divano dove mi aveva fatto sedere.
C’erano alcuni cazzi di gomma, una coppia di palline di gel ed un filo di 5 palline dello stesso materiale con dimensioni crescenti dalla prima all’ultima che era seguita da un anello atto ad estrarre il tutto una volta inserito nell’ano. C’erano anche una imbragatura con uno spazio per inserire i cazzi di gomma per usarla come strap-on.
“Mettiti alla pecorina” quindi prese un tubo di lubrificante, me ne schiacciò un po’ sul buco del culo e ci infilò prima un dito, poi due ed infine tre e cominciò a lavorarmi l’ano. La sensazione non mi dispiaceva perché intanto Nicoletta mi massaggiava anche il perineo e così il cazzo mi si indurì. Ovviamente la cosa non sfuggì a Nicoletta la quale mi disse: “bene vedo che il trattamento non ti dispiace, vedremo poi se sarai ancora così contento”. Detto questo iniziò ad infilarmi il filo di perle di gel, le infilò tutte e 5 e sbucava solo l’anello per estrarle. Le sentivo profondamente nell’intestino ed il mio retto tendeva ad espellerle.
Un colpo del frustino sulla natica destra mi riportò alla realtà “Devi tenerle dentro così il tuo culo si abituerà e soffrirai meno quando ti prenderò”.
“Si padrona” dissi gemendo e per il dolore del colpo e per il piacere che in parte mi stava pervadendo, più psicologico che fisico.
Quando si fu assicurata che tenevo le palline dentro l’ano, prese un cazzo di lattice i notevoli dimensioni era marrone scuro con la cappella rosa con tutte le venature.
“Fammi vedere come fai i pompini ma non muoverti dalla posizione in cui sei”. Girò dietro lo schienale del divano e mi mise davanti al naso il cazzone tenendolo per l’altra estremità. Mi tappò il naso così che fossi costretto a respirare con la bocca ed appena la spalancai ci infilò un grosso pezzo del dildo fino a farmi quasi soffocare ma mi mollò il naso e potei respirare. Il succhiare e leccare un cazzo di gomma lo avevo già fatto con una mia amica anni prima, la ragazza amava le doppie penetrazioni ma voleva, prima di farsi mettere un cazzo finto in figa od in culo, che fosse ben lubrificato e le piaceva slinguarlo insieme a me intrecciando le nostre lingue sulla cappella. Fu così che iniziai un pompino come avrei voluto mi fosse fatto.
“Sei un bravo bocchinaro” mi disse Nicoletta, “secondo me non è il primo che succhi, è vero?” mi domandò.
“Si padrona ho già succhiato cazzi di gomma”. Nicoletta allungò la mano e col frustino mi diede una nerbata sul sedere.
“Se voglio dettagli te lo chiedo, devi rispondere solo si/no padrona, non è difficile a meno che ti piacciano le frustate in questo caso ti manderò a casa col culo tanto rosso da non poterti sedere per una settimana”.
Mentre leccavo il cazzo di gomma tenuto in mano da Nicoletta, lei con una mano sulla mia testa guidava il movimento.
“Bene è abbastanza lubrificato”, girò intorno al divano e si sedette a gambe larghe. “Mettiti in ginocchio davanti a me”, mentre lo facevo lei si infilava il cazzone nero. “Ora lecca il clitoride” mi disse tirando la mia testa più in alto. Mentre la leccavo ogni tanto estraeva il cazzone nero e le lo puntava verso la bocca perché lo succhiassi ancora ed aggiungessi saliva ai suoi umori che sentivo copiosi.
Passarono 10 minuti di questo andazzo e Nicoletta ebbe un orgasmo liberatorio. Ero convinto che la serata finisse lì e che non fosse così male. Sentivo il culo apertissimo. Le palline di gel erano sempre rimaste nel mio ano.
“Non crederai che sia finita qui”. Nicoletta prese una imbragatura ed infilò, bloccandolo, un cazzo di gomma lungo e con la cappella ad entrambi gli estremi.
“Come ti avevo preannunciato adesso ti inculerò”. Spruzzò del lubrificante su tutto l’arnese, si infilò una estremità e si allacciò l’imbragatura, Erano entrati una decina di centimetri nella sua passera e ne uscivano dall’imbragatura una quindicina. Mi fece rimettere a pecorina e lentamente estrasse il filo di perle di gel. Era una sensazione strana. Ad ogni pallina che usciva l’ano di apriva anche se quella esterna, essendo la più grande, aveva fatto il lavoro di apertura del mio culo per tutte le altre. Io ero eccitatissimo e quando appoggiò l’estremità della cappella della parte sporgente dall’imbragatura, penetrò nel mio culo senza fatica. Nicoletta prese il cazzo nero che le aveva dato piacere e me lo porse.
“Mi volevi troia vero, adesso la mignotta sei tu che ti prendi doppia porzione di cazzo e sono sicuro che ti piacerà anche”. Psicologicamente ero soggiogato dalla situazione, era tutto nuovo ma non era doloroso, ero umiliato da Nicoletta ma la cosa mi piaceva e desideravo che mi scopasse cosa che cominciò a fare subito di buona lena. Ad ogni colpo che mi dava l’estremità dentro di lei la stimolava. Dopo un paio di minuti mi adattai ai colpi e presi ad assecondarli per avere e dare più piacere.
“Sei una mignotta nata, hai un culo accogliente e vedo dalla tua erezione che la cosa ti piace”. Mi aveva preso per i fianchi e mi sbatteva come un uomo scopa a pecorina una donna quando è molto eccitato.
Sentii i suoi gemiti che fecero da propulsore per il mio piacere, venne una seconda volta quindi estrasse il cazzone dal mio culo e me lo mise davanti dicendomi “senti il sapore del tuo culo, poi mi fece spompinare alternativamente i due cazzoni. Feci quello che mi piace di più nei film porno in cui una donna ha due maschi a disposizione strofinando le due cappelle con in mezzo la lingua e succhiandole alternativamente, venni senza toccarmi e la mia sborra finì sul pavimento.
Nicoletta allora prese dalle mie mani i due cazzoni, li buttò sul divano e spinse la mia testa per terra.
“Pulisci tutto vacca” furono le sue parole. Non era una sborrata particolarmente copiosa ma lei, mise la punta dello stivale sulla mia testa e tenne premuto fino a che non ebbi finito di pulire tutto con la lingua.
Pensavo che avessimo finito invece Nicoletta prese di nuovo il guinzaglio e me lo attaccò all’anello del collare. Con una mano teneva il guinzaglio mentre l’altra aveva afferrato il mio cazzo e mi portava con sé.
Si diresse in bagno dove c’era una vasca. “Togliti il collare e sdraiati sul fondo della vasca”. Lei nel frattempo si spogliò completamente poi si mise sopra di me e mi intimò “apri la bocca cesso” quindi cominciò a pisciare. Non avevo mai fatto questa pratica e ad essere sincero non mi piacque proprio, Nicoletta se ne accorse e vidi un ghigno sul suo volto. Finito che ebbe di pisciare mi disse che dovevo asciugarle la passera e si inginocchiò su di me per farsi leccare via le ultime gocce di piscio. Fatto questo mi disse di farmi una doccia e che potevo andare porgendomi la bustina trasparente con dentro la mia fede. Quando uscii da casa sua erano passate quasi due ore da quando eravamo entrati, avevo avuto l’esperienza sessuale più estrema della mia vita e mi era piaciuto quasi tutto. Tornai in albergo e mi addormentai in un attimo. La mattina dopo la avrei rivista ma ero certo che sarebbe tornata quella di prima dell’evento alla macchinetta del caffè e così fu. Tornai ogni mese in quella città a lavorare per altre 6 volte ma non si ripeté nulla né Nicoletta fece mai accenno alla cosa.

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