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Per Natale mio figlio ci porta a casa la sua ragazza (parte IV)

By 14 Gennaio 2021No Comments

Il giorno seguente c’era da fare l’albero. Mia moglie sarebbe stata occupata tutto il giorno in negozio e Andrea doveva recarsi alla motorizzazione per una pratica. Una commissione da sbrigare con urgenza, prima che gli uffici chiudessero per le feste. Ad addobbarlo perciò eravamo io, mia figlia Benedetta e Maria. 

Si stava presentando così un’altra occasione per molestare la ragazza di mio figlio e non avevo intenzione di lasciarmela scappare. Il mio cazzo pulsava, mi sono toccato e l’ho sentito duro come pietra. Mi stava montando una foia animalesca e così ho chiamato in disparte Benedetta e, come regalo natalizio, le ho passato una banconota da cento euro. Entusiasta ha subito trovato una scusa per uscire a spenderli. 

Quando mi ha chiesto se poteva esimersi dall’addobbo dell’albero Maria l’ha guardata sconcertata. Benedetta non l’ha notato ma è stato come se con gli occhi la implorasse di restare lì con noi.  

“Vai pure figliola. Ci pensiamo io e Maria. Lei è nuova, quindi le tocca sorbirsi questa scocciatura.” Ho detto sorridendo sarcastico. 

Siamo rimasti io e lei. Maria, come consapevole e rassegnata ad un mio prossimo agire, è rimasta inginocchiata sul tappeto, a testa china e a tirare fuori dagli scatoloni le grosse palle luccicanti. Io la osservavo e mi divertivo come fa il gatto che ha ormai catturato il topo e si gode l’attesa prima di farne un sol boccone.  

Ho fatto passare alcuni minuti raccontandole di come i miei figli, da piccoli, attendevano frementi ed entusiasti il rito dell’addobbo dell’albero di Natale. Mentre adesso trovano ogni scusa per risparmiarsi questo fastidio. 

“Di mia moglie non ne parliamo. Non ha mai mostrato simpatia per queste tradizioni. Pensa solo al lavoro e ai soldi. Ecco, del Natale lei apprezza solo il fatto che aumentano le vendite nel suo negozio.” 

Forse Maria ha pensato che l’avrei lasciata stare, invece una volta chinatomi a frugare nello scatolone ho allungato le mani e le ho palpato le tette da sopra il maglione di lana. Lei ha provato a ritrarsi ma io, con un solo sguardo accigliato, devo averle fatto ricordare cosa comportava un suo rifiuto. Così, rassegnata, si è lasciata tastare le poppe che le avevo abbrancato e strizzavo con una brama da animale. 

“Vedrai, Maria, sarà un Natale fantastico. E se ti comporti da brava nuorina, rispettosa delle gerarchie familiari, avrai un legame duraturo con il nostro Andrea.” Le ho detto mentre ho imboccato un suo grosso capezzolo, succhiandolo avidamente. Era carnoso, e la sua durezza tradiva l’eccitazione che iniziava a provare. 

Ho preso la sua tetta fra le mani, una tetta grossa e morbida come una ‘zizzona’ (che è la mozzarella tipica del salernitano, chiamata così proprio perché assomiglia a una procace tetta). Era soffice, bianca e pesante, ho appiccicato le labbra sull’areola e l’ho succhiata mordicchiandole il capezzolo. Mentre succhiavo gliela mungevo come fosse la mammella d’una vacca poi mi sono inoltrato dentro la sua gonna e le mutandine e ho infilato le dita nella sua fica, muovendole con sapienza. A quel punto Maria non è più riuscita a trattenere dei mugolii e a inarcare la schiena. 

Ci siamo ritrovati per terra sul tappeto persiano. Maria supina e io con il volto affondato nelle sue tette. Mi ci sono strusciato come fossero due morbidi guanciali e l’ho scopata con le dita, spingendole con sempre maggior foga. Adesso lei muoveva la testa da una parte all’altra e gemeva senza problemi, io ho tolto le dita e le ho leccate. Le ho ordinato di allargare le gambe e mi sono accertato che le tenesse così mentre frugavo nello scatolone. 

Ho trovato una bella pallina dorata e luccicante e gliel’ho spinta nella fica. Per un po’ mi sono divertito a spingerla e ritrarla poi gliela ho infilata più in profondità. Lei ha sospirato, non si aspettava quel gesto deciso. Una pallina di Natale ficcata in fica le ha tolto il respiro. L’ha buttata fuori con uno sforzo, io l’ho raccolta, impregnata di umori, e l’ho leccata con gusto. 

Quel gioco mi piaceva.  

“Mettiti a pecorina.” Le ho ordinato. 

Continua…   

Per commenti o proposte scrivete a: pensieriosceni@yahoo.it 

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