Quella notte mi addormentai molto tardi, il pensiero di dover incontrare ancora Giovanni vestito da troietta per soddisfare i suoi desideri sessuali era angosciante. Mi aveva chiamato culetto, mi considerava una femminuccia, forse cera davvero attratto da me, tutto questo mi dava i brividi. Immaginavo il suo cazzo duro, lui che mi ordinava di toccarlo, forse lll leccarlo… Mi vergognavo di quei pensieri osceni e perversi, ma non riuscivo ad allontanarli dalla mia mente.
La mattina dopo, come di abitudine, porto la colazione a Simona.
S- Stamattina non lavori: ti ho fissato un appuntamento da Sabrina, la mia amica estetista, te la ricordi vero? Ti preparerà per l’incontro con Giovanni, voglio che tu sia il più femminile possibile.
Come potevo dimenticare Sabrina? Avrei preferito morire piuttosto che tornare da lei, ma non osai protestare e mi rassegnai a subire anche quella tremenda umiliazione.
Mi accolse con un sorriso raggiante, invitandomi subito a togliere scarpe, pantaloni e maglietta. Sotto indossavo il bustino stringi vita, calze nere con la riga e un minuscolo perizoma rosa che nascondeva appena la gabbietta, il mio imbarazzo era immenso, quindi mi girai dandole le spalle tolsi la maglietta e abbassai i pantaloni.
Adesso mi vergognavo come un pazzo,
Lei mi fece voltare, mi sorrise maliziosamente, e mi disse:
S- Togliti tutto per favore, tanto siamo tra donne, mi pare. –
Mi sorpresi di come provare vergogna stesse diventando una costante nella mia vita. Mi tolsi tutto e mi sdraiai sul lettino abbandonandomi alle sue cure. La seduta durò due ore durante le quali questa sensazione di perenne umiliazione non cessò neppure per un istante. Ero già depilato, ma Sabrina estirpò tutti i peli residui dal mio corpo, dal collo alle dita dei piedi, concentrandosi soprattutto nelle parti intime e nel solco anale, facendomi peraltro assumere posizioni inutilmente oscene.
Poi passò alle unghie dei piedi dando dello smalto fresco, quindi rese la mia pelle liscia e morbida con prodotti specifici, e controllò anche la gabbietta che imprigionava il mio pene, che rimase inerme per l’intera durata della seduta.
infine la sgradita sorpresa:
S- Adesso mettiti in ginocchio solleva le natiche in alto e inarca la schiena, così ti apri meglio. –
Non capivo perché, ma lo feci. Non potevo essere più esposto di così, ero imbarazzatissimo.
S- La dottoressa arriva tra un attimo.
Rimasi stupito, e le chiesi timidamente.
L-Scusi Sabrina, quale dottoressa?
S- La dottoressa Patrizia, la ginecologa che Simona ha incaricato per visitarti.
Ohh dio no, pensai. Avevo provato già così tanta vergogna da aver quasi perso il senso del pudore, ma questa nuova umiliazione era davvero insopportabile.
Patrizia è una donna di circa 45 anni: indossati i guanti mi lubrifica abbondantemente lo sfintere come credo avrebbe fatto con la vagina di una donna e, subito dopo, affonda due dita nel mio orifizio. Cerco di non pensare a quello che sto subendo ma la sento perlustrare la mia cavità, mi dilata l’ano con un attrezzo e poi ancora con le dita, fino ad arrivare alla prostata, procurandomi inaspettati spasmi di piacere. Indugia a lungo con sapienza e purtroppo riesce a procurarmi una incontenibile eccitazione, Il mio pene si ritrova strizzato nella minuscola gabbietta che lo imprigiona e i miei testicoli tornarono a dolermi. Spero che non lo noti, mi vergogno terribilmente, devo essere di un’indecenza allucinante, ma lei rimane concentrata sul mio culo, la mia virilità non le interessa affatto.
P- Sei bene aperto ma leggermente irritato. Cerca di non esagerare con le misure. Usa qualcosa di piccolo se non vuoi rischiare lacerazioni. Per il momento comunque va tutto bene, niente di cui preoccuparsi. Raggiungi regolarmente il piacere?
Non mi aspettavo quella domanda. Era completamente inopportuna, avevo una gabbia di castità, lo vedeva anche lei, come potevo…..
L- Mi scusi? – dissi imbarazzatissimo – in che senso? –
P- Come in che senso? Durante le penetrazioni, insomma. Arrivi sempre all’orgasmo? –
Era una conversazione surreale, assurda, non volevo neppure lontanamente parlare di questo genere di cose con lei, la stessa domanda era inconcepibile, ma lei insistette.
Mi trattava come fossi una donna.
P- Se non provi piacere nei rapporti anali potrebbe esserci qualche problema. Allora? Guarda che non ho tutta la mattina, rispondi alle domande che ti faccio per favore.
Credo di essere diventato rosso come un pomodoro, ma alla fine le risposi, supponendo che quella donna avrebbe sicuramente riferito di quella visita a Simona.
L- No, veramente… io.. non è che….. insomma …. non provo piacere dietro, dottoressa.
P- Capisco, non è da molto che hai rapporti anali vero? La gabbietta che hai al pene mi dice che hai un rapporto sadomaso, è chiaramente tu sei la parte passiva e sottomessa. Ma devi dire al tuo dominante di andarci piano, di essere più dolce. E magari durante le penetrazioni cambia posizione, cerca di trovare quella che ti stimola di più, e cerca di rilassati. L’orgasmo, specialmente quello anale, è più mentale che fisico.
Tutto mi sembrava veramente surreale. Avrei voluto sprofondare dentro un vulcano attivo, ma invece sprofondai nella più totale vergogna.
Avrei voluto reagire diversamente, dirle la verità, dirle che non ero gay ma solo schiavo di mia moglie, ma temevo la reazione di Simona. Era evidente che aveva organizzato quella
visita per distruggere la mia dignità oltre ogni limite.
L- Ho capito Dottoressa, grazie. Mi posso rivestire adesso?
P- Certo cara, Sabrina ti aiuterà a mettere la biancheria- disse guardando maliziosamente le calze e il perizoma che avevo appoggiato sulla sedia.
Rimase a guardarmi mentre mi infilavo le calze, mi vergognavo profondamente nel mettere i mostra le unghie dei piedi smaltate e lei non smise di osservarmi sorridendo, fino a che non ebbi finito e potei andarmene.
Quanto tornai a casa mi ero rassegnato al mio destino. Giovanni sarebbe arrivato di li a poco e dovevo prepararmi indossando quello che Simona mi aveva lasciato sulla branda della lavanderia.
Trovo un vestitino nuovo, se possibile ancora più corto degli altri. Tenni su il bustino e le calze nere velatissime, cambiandomi però il perizoma con una mutandina ridottissima e trasparente.
Decideva tutto Simona, io dovevo solo indossare quello che mi lasciava sul letto.
Mi guardai allo specchio, lo spettacolo che stavo per offrire a Giovanni era incredibilmente indecente. Non ero pronto per quello che mi aspettava, non lo sarei mai stato in effetti, ma non vedevo alcuna via d’uscita. Tutto aveva assunto un contorno distopico e surreale, mi sentivo come una zoccola mandata sulla strada per la prima volta, ma non importava.
Se Simona aveva deciso così, dovevo accettarlo.
Quando suona il campanello vado nel panico. Mi tremano le gambe e con quei tacchi fatico a raggiungere la porta.
Giovanni mi sorrise in modo perverso, forse compiaciuto da quello che vede ma mettendomi subito a disagio. So bene che devo assecondare qualsiasi sua richiesta e mi sforzo di essere gentile e cordiale, ma dentro brucio. Ho il culo praticamente scoperto e subito inizia a palparmi volgarmente. Mi infila una mano tra le cosce afferrando gabbietta e scroto, strizzandola con forza. Ho un sussulto, mi fa molto male ma non dico niente, anzi mi offro alle sue attenzioni fingendo di gradire.
Cerco di non pensare troppo a quello che sto facendo per non impazzire. Devo sforzarmi immensamente quando lui mi spinge giù in ginocchio e mi ordina di slacciargli i pantaloni.
Non sono neppure passati tre minuti e gli sto già abbassando le mutande.
Ne esce una verga di proporzioni assurde che lui fa oscillare fieramente davanti alla mia bocca, ridendo.
Credo che non dimenticherò mai l’odore del suo cazzo. Invade le mie narici con una prepotenza incredibile, non credevo che un pene potesse odorare così intensamente, ma mi cerco di non pensarci e, rassegnato, apro la bocca.
G- eh no, prima di sbocchinarlo annusalo. Devi abituarti all’odore del mio cazzo.
Sento gli occhi riempirsi di lacrime, la sua arroganza è sconvolgente, ma io ho aperto la bocca senza che nemmeno me lo chiedesse. Mi sento sempre più troia.
Mi sorprendo del mio comportamento, vorrei fuggire via ma ripenso agli ordini di Simona e non posso permettermi di deluderla. Inizio ad annusare l’enorme cappella scoprendola dalla pelle con due dita. Ha un glande che sembra un ariete, enorme e violaceo. Me lo strofino sotto il naso inalandone l’aroma aspro e pungente, mi abbasso e gli annuso anche i coglioni, i peli del pube, poi ancora la cappella, coprendola istintivamente di baci.
Lui mi guarda, sento i gemiti che accompagnano il suo respiro, il crescere della sua eccitazione e trovo naturale leccargli il prepuzio, colpendolo ripetutamente con la punta della lingua.
Mi sento veramente una zoccola, non mi piace ma mi sottometto con troppa facilità e alla fine glielo prendo in bocca, tirando un pò fuori la lingua per accoglierlo meglio.
E’ davvero enorme, mi vengono le lacrime agli occhi non appena la puntona tocca le tonsille ed a stento riesco a non tossire: lui geme sempre più, mi prende la testa e inizia a muoversi con prepotenza. Lo fa lentamente ma con decisione, affondando sempre fino in fondo alla gola e causandomi conati di vomito. E’ allucinante, mi tengo alle sue gambe cercando di resistere, ogni tanto lo estrae completamente permettendomi di respirare ma subito dopo torna dentro e affonda di nuovo, sfacciatamente, godendosi i miei spasmi.
Tossisco e sbavo, gli occhi si riempiono di lacrime ma cerco di offrirmi più che posso, disperatamente, nella speranza che arrivi presto al piacere.
Dura molto, lo sbocchino con abnegazione e dedizione da oltre 20 minuti, ma so che devo farlo godere, conta solo quello.
Infine viene. Mi sborra violentemente in gola il suo seme vischioso e molteplici fiotti caldi e salati dal gusto orribile mi riempiono la bocca.
G- Ingoia troia, ingoia la mia sborra… siiììì…. godoooooo …. siiiiiiii ….. hoooooo
Ho la lingua impastata, non riesco a mandarlo giù, mi fa schifo, ma non ho il coraggio di sputarlo. Lui esce dalla bocca e mi guarda severo, alzandomi il mento.
Ho le labbra serrate, la bocca piena, mi sento perso.
G- Ingoia.
Il suo tono e sfrontato, ma non riesco, è terribilmente umiliante.
G- Ingoia troia, o racconto a tua moglie.
Così lo faccio, lo mando giù, pieno di vergogna.
Soddisfatto mi tira su afferrandomi e strizzandomi le natiche.
G- Che brava troia succhiacazzi che sei, ora fammi riprendere un pò che poi ti sfondo questo culo da cagna che ti ritrovi. Portami una birra.
Obbediente mi alzo e mi dirigo in cucina sculettando sui tacchi alti. Sono sconvolto da quello che ho appena fatto, sento di aver passato il limite, sconfinato nel proibito assoluto, nel moralmente inaccettabile, mi sono aperto a una sessualità sconosciuta e terribilmente perversa da cui non so come tornare indietro.
Ho ancora il sapore del suo sperma in bocca quando gli servo una birra gelata.
Mi vuole in inginocchio davanti a lui, ed obbedisco senza pensarci. Stranamente lo vedo come un padrone a cui devo sottomettermi, come fosse un suo diritto naturale. Mi stà plagiando.
G- Su datti da fare, voglio che mi adori, fammi sentire desiderato, comportati come una troia che desidera il cazzo.
La sua strafottenza è sconfinata ma non riesco a ribellarmi alla sua autorità, è tutto così inaudito che perdo completamente la mia dignità e, abbassando gli occhi, obbedisco.
Slaccio le scarpe e gliele tolgo, poi gli sfilo i calzini. I miei movimenti sono lenti e misurati, la vergogna che provo a sottomettermi così ad un uomo è asfissiante, ma non ho la forza di ribellarmi. Continuo a spogliarlo diligentemente lasciandolo solo con la maglietta e mi fermo in attesa dei suoi ordini.
Lo guardo dal basso, mi sovrasta, ha una pancia enorme e un cazzo il doppio del mio anche da moscio.
G- Allora? – mi dice con strafottenza.
G- Devi adorarmi. Voglio vedere come fai a farmelo tornare duro.
Non mi sono mai sentito così dominato e trovo naturale omaggiarlo nel più umiliante dei modi.
Non mi sorprende trovarlo con i piedi sudati e puzzolenti, ma ormai sono abituato a queste spiacevolezze. Prendo un piede tra le mani e inizio a massaggiarlo mentre lui mi guarda divertito, godendosi la mia vergogna, quindi continua ad umiliarmi.
G- Brava, continua, ma fallo meglio, Devi farmelo tornare duro.
Non finisce la frase che mi piazza l’altro piede davanti alla faccia.
L’odore mi da il voltastomaco, detesto l’idea di doverli leccare, ma ho capito che è ciò che vuole. Senza che me lo chieda gli bacio la pianta del piede continuando a massaggiargli l’altro, lui apprezza e mi lascia fare, ma insinua le dita fra le mie labbra forzandomi ad aprire la bocca.
Ancora una volta mi piego a questa cocente umiliazione, tiro fuori la lingua ed inizio a leccare. Passo la lingua sulle piante partendo dai talloni, gustandone il sapore salato, poi passo a succhiare le dita dove odore e sapore sono più forti e intensi. Le ricopro di saliva e le ciuccio ripulendole dal sudore rappreso e disgustoso, infine succhio ad uno ad uno gli alluci enormi, simulando un pompino. Passo alternativamente da un piede all’altro leccandolo senza ritegno, ormai ho rinunciato alla mia dignità di uomo, gli sto lavando i piedi usando lingua e saliva e mi stupisco di farlo cosi appassionatamente e devotamente.
Durante quel servizio osceno il suo enorme cazzo si è alzato di nuovo, svettando come un totem indiano, fa paura solo a guardarlo e non voglio credere che vorrà davvero sodomizazzarmi, ma la sua intenzione è proprio quella.
Mi afferra per il collo e mi trascina su di lui a cavalcioni, posizionandomi in modo che la cappella lucida appoggi sul mio ano che, inspiegabilmente, si dilata.
Con la testa voglio fuggire via, ma il mio corpo non reagisce e per lui è facile afferrarmi per i fianchi e tirarmi giù, verso il basso, penetrandomi.
Ho dentro solo la cappella ma è davvero enorme, trattengo il fiato e gemo per il dolore, ma soprattutto per la vergogna di ciò che stò facendo.
Il suo cazzo è grosso e duro, me lo spinge dentro in modo arrogante e non riesco ad oppormi, abbandonandomi al degradante stupro che stò subendo.
Cerco di metabolizzare le sensazioni che provo per non impazzire, soprattutto l’enorme vergogna che derivava dal mio comportamento così remissivo, insieme a un senso di proibito e perverso che mi annebbia ma mente. E’ come se quel cazzo entrando dal culo arrivasse al cervello, mi sento posseduto e perso.
Inizio a muovermi lentamente assecondando la spinta delle sue mani, vorrei essere altrove ma sono li, con il suo cazzo nel culo che si fa strada dentro di me fino ad entrare completamente.
Gemo e sospiro a bocca spalancata nel tentativo di attenuare il dolore ma ormai ha il controllo, mi afferra per le natiche e inizia a scoparmi entrando e uscendo velocemente, aumentando progressivamente il ritmo.
Ora mi penetra con foga devastandomi il retto, senza pietà. Mi sento sfondato e lo supplico di far piano, ma sembra non importargli nulla e continua a possedermi selvaggiamente.
Inizio a gridare, a supplicarlo, ma ottengo solo di eccitarlo ulteriormente e aumenta ancora la velocità.
E’ la prima volta che vengo sodomizzato da un uomo ed è terribile, inaudito.
L’iniziale eccitazione è scomparsa lasciando posto solo al dolore e alla vergogna.
L- nooooo, piano, piaaaanoooo, la preeegooo, noooo, così mi sfondaaaaaa aaaiiaaaaaa.
Tremo e supplico disperatamente ma lui, assolutamente incurante della mia disperazione, continua a scoparmi brutalmente cercando solo il suo piacere.
Il buco mi brucia da morire ma lui sembra inarrestabile e ormai piango sopraffatto dal dolore, poi inaspettatamente si ferma.
G- Non ne posso più dei tuoi piagnistei, Tua moglie mi ha detto che se facevi storie potevo sculacciarti, adesso ti faccio vedere io.
Mi fa distendere sulle ginocchia e inizia a sculacciarmi di santa ragione.
Ha delle mani enormi e mi batte il culo con una forza inaudita, tanto che nel giro di un minuto ho le natiche in fiamme.
G- Hai già il culo rosso porpora. O collabori o te lo faccio viola. – mi dice mentre mi batte con forza e veemenza, facendomi piangere come una ragazzina
L- la prego sig. Giovanni, faccio tutto quello che vuole, ma basta per carità, basta. Non me ne dia più, la prego, la prego, non ce la faccio.
Mi lascia cadere sul pavimento e istintivamente porto le mani sulle mie povere natiche.
Emanano un calore intenso, bruciano tantissimo ed il dolore non accenna a diminuire, così per evitare che ricominci mi tuffo sul suo cazzo duro, leccandolo e succhiandolo avidamente come fosse stato l’unico desiderio della mia vita.
Ho perso ogni ritegno, non ho più pudore, nè dignità, adesso sono solo la sua schiava.
Lui si lascia spompinare per un po, poi mi mette alla pecorina sul divano e riprende a sodomizzarmi.
Ormai ho il culo completamente aperto ed entra senza difficoltà. Sento i grossi testicoli sbattere sulle mie natiche e nello stesso momento la cappella toccare il fondo del mio intestino. Cerco si resistere come posso, mi stà devastando ma per fortuna, dopo una serie interminabile di colpi, sento il suo respiro che diventa roco e profondo e capisco che il suo orgasmo è vicino.
In breve infatti eiacula nel mio sfintere, e lo fa con una serie di spinte potenti che mi fanno urlare e sobbalzare, allagandomi il colon con il suo sperma.
Appena posso corro in bagno tappandomi il culo con le mani per non sporcare il pavimento, ma parte del suo seme misto ad aria fuoriesce rumorosamente, colandomi sulle cosce fino ai piedi.
Devo essere terribilmente osceno mentre, con le mani sul culo, trotto goffamente sui tacchi a spillo: lui ride divertito, probabilmente fiero della sua virilità, mentre io mi struggo nella più totale vergogna.
Quando torno si è rivestito e lo trovo a prendere delle misure, come nulla fosse successo.
Io non riesco neanche a guardarlo in faccia, e ripensando a quello che mi ha fatto resto in un angolo della stanza con gli occhi bassi.
Quando ha finto lo accompagno alla porta: sono in piedi, immobile su tacchi da 12 centimetri e vestito da sissy davanti all’uomo che mi ha appena stuprato. Vorrei che sparisse, vorrei non vederlo mai più, sento il culo che pulsa dolorosamente per quello che mi ha fatto.
Lui osserva divertito la mia sottomissione, mi afferra la gabbietta tirandola tanto da farmi piegare le gambe dal dolore, ormai sono la sua puttana e si sente autorizzato a farmi di tutto.
G- Ci vediamo Giovedì.
E se ne va.
Il più bel racconto di tutti i tempi, neppure Henry Miller o Anais Nin. Commentate gente commentate. Ovviamente scherzo
Grazie per il commento. Hai ragione ma ho paura di diventare troppo prolisso. In realtà sono un uomo, e se…
Ciao grazie. 😘
Ciao grazie. 😘
felice di saperti sulla…breccia! Un bacio…