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Prima che arrivi Simona riesco a farmi la doccia e pulire la sala, ma non ho il tempo di preparare la cena.
Lei si infuria, come non sapesse niente di cosa ho dovuto subire.
S- Si può sapere che cazzo hai fatto tutto il pomeriggio? – Mi urla in faccia.
Intimidito dalla sua rabbia non so cosa rispondere, rimango in silenzio in piedi davanti a lei su tacchi da 12 centimetri che calzo ormai da parecchie ore, agghindato come una zoccola da strada e con il buco del culo ancora dolorante per la violenza subita.
S- Rispondimi cazzo! Voglio sapere cosa hai fatto.
Mentre penso alla risposta osservo i miei piedi con le unghie perfettamente smaltate di rosso e penso a quanto è cambiata la mia vita.
Comprendo che vuole umiliarmi e non posso fare altro che assecondarla. Per compiacerla decido di parlare al femminile, sperando ancora che possa solo essere un gioco perverso.
L- Mi sono intrattenuta con Giovanni, Simona. Lui è un uomo molto esigente e mi ha…. insomma …. ho dovuto assecondare le sue richieste per quasi tutto il pomeriggio.
S- Lo sapevo, sei una troia, ecco cosa sei. Cosa hai fatto?
L- tutto quello che mi ha chiesto Simona, come mi hai detto di fare.
S- Divertimi con i particolari.
Continuo a fare il suo gioco, sperando di evitarmi una punizione.
L- Ero … ero ..poco vestita e lui si è eccitato. Io non volevo comportarmi male, ma lui me lo ha messo subito in bocca e ho dovuto ….. succhiarlo. Poi mi è venuto nella gola e….
S- Puttana, ti sei fatta sborrare in bocca. Continua, voglio sapere tutto.
L- Ho ….. ingoiato il suo sperma …. non volevo …. ma lui ha insistito.
S- E poi? Non vorrai raccontarmi che lo hai sbocchinato per tutto il pomeriggio.
L- No Simona. Poi Mi ha chiesto da bere e io…..
S- Parla, non farmi incazzare.
L- L’ho spogliato, gli ho levato scarpe e calzini e… gli ho leccato i piedi.
S- Sei proprio depravata, gli hai leccato i piedi. Ma non ti vergogni?
L- Si Simona, hai ragione, mi vergogno tanto, ma lui mi ha messo i piedi in bocca.
S- E poi? Voglio sapere tutto.
L- Si è eccitato di nuovo, e mi….. e poi… mi ha presa dietro
S- Come ti ha presa, voglio sapere cosa hai fatto.
L- prima … gli sono montata sopra… Ma non era mai contento, è stato…. non era mai soddisfatto. Mi ha presa in tutte le posizioni, mi ha quasi sfondato, non voleva smettere, mi faceva male, io non volevo ma … poi … poi l’ho lasciato fare..
S- Ti è venuto dentro?
L- S.. si.
E’ una conversazione surreale, muoio dalla vergogna mentre lei mi gira intorno con atteggiamento inquisitorio, incalzandomi con le sue domande assurde.
Mi ha ceduto a quel porco, gli ha permesso di violentarmi e usarmi, e adesso si atteggia a educatrice inconsapevole.
Non contenta mi alza la gonnellina, insistendo nella sua parte:
S- E perché hai il culo così rosso? Te le ha suonate?
L- Si Simona, mi ha sculacciata perché mi sono lamentata un po, quando mi penetrava mi ha fatto così male che…. Per favore Simona, è stato terribile, ma ho fatto come volevi tu, l’ho accontentato in tutto.
S- Ti sei fatta sculacciare dal falegname, gli hai succhiato il cazzo bevendo il suo sperma, gli hai leccato i piedi, e poi ti sei fatta sfondare il culo, e dici che sono stata io?
E ti sei pure fatta venire dentro? Sei una grande ZOCCOLA!
Ormai ero devastata dalla vergogna, mi inginocchiai ai suoi piedi e la supplicai come non pensavo avrei mai potuto fare.
L- Perdonami Simona, io voglio solo farti felice, perdonami, ti prego perdonami.
S- Meriti una punizione, giù in ginocchio e apri la bocca.
Simona si sfila le mutandine, appoggia un piede sulla sedia e mi prende per i capelli.
S- Mi scappa di pisciare, sai quello che devi fare. Fai cadere una sola goccia sul pavimento e passerai la notte con una enorme spina nel culo.
Terrorizzato da quella prospettiva incollo la bocca al suo sesso e subito mi riempie la bocca con un getto caldo e salatissimo, che ingoio senza chiudere la bocca.
Ne ha davvero tanta ma riesco a berla comunque, ingoiandola a sorsoni. Il sapore è disgustoso ma non importa, spero solo che non diventi un’abitudine.
S- Brava, anche questa è una cosa che hai imparato a far bene. D’ora in avanti approfitterò della tua boccuccia più spesso. Ora vieni qua, sulle mie ginocchia, voglio ispezionarti.
Naturalmente è al mio buco che si riferisce, i miei attributi non le interessano più è comincio a convincermi che mi terrà in castità molto molto a lungo. Ovviamente non oppongo alcuna resistenza, anzi mi apro come desiderassi essere ancora penetrata. Lei se ne accorge e se ne compiace, ma io mi vergogno a morte del mio comportamento così lascivo.
Le sue dita sono gentili, non posso negare che ormai provo piacere ad essere penetrata dolcemente, il mio ano è diventato sensibilissimo e sfacciatamente ricettivo.
Mi masturba con due dita, per qualche motivo sono bagnata, e scivola dentro senza la minima difficoltà. Tremo all’idea che possa fuoriuscire dello sperma, ma le sue dita nel culo mi danno brividi di piacere e mi abbandono a quella sensazione. L’eccitazione sale e cominciano le fitte di dolore dai testicoli e dal pene che si gonfia, quasi a scoppiare dentro la gabbietta. Mi stà facendo un ditalino anale e ne ricavo piacere, la mia testa dice no, ma il corpo ormai freme e, inaspettatamente, eiaculo. Densi fiotti di sperma denso le sporcano le gambe, ma non è stato un vero orgasmo. Tremo convulsamente in preda a piacere e dolore che si mischiano, sovrapponendosi, lasciandomi sconvolto e frustrato.
Simona continua ad affondarmi le dita nel culo, fino a che non mi calmo.
S- Sei proprio una sporcacciona, guarda cosa hai fatto, adesso mi pulisci con la lingua.
L’idea è nauseante ma lo faccio, e per la prima volta assaporo il mio seme.
La mattina seguente Simona mi annuncia che quella sera avrebbe cenato con Aurelio e dormito fuori: mi parlava sempre dei suoi appuntamenti con malizia, rivolgendosi a me come fossi una serva e non suo marito. Soffrivo moltissimo a saperla tra le braccia di un altro uomo e lei sembrava nutrirsi di questa sofferenza, lasciandomi sperare che in qualche modo saremmo tornati una coppia normale.
Ma al peggio non c’è mai fine:
S- Uscirai anche tu stasera, ho chiesto a Carlo di portarti fuori.
Rimasi di stucco. Come poteva farmi uscire con Carlo? Uno dei suoi amanti. Era assurdo.
L- Co.. come hai detto? Con Carlo?
S- Si, non sei contenta di uscire un po? Magari trovi un fidanzato.
Non capivo dove volesse arrivare e immaginai il peggio.
L- Mi…mica vestito così?
S- Beh no, sarebbe eccessivo. Ti ho preso un vestito carino che con i sandali di vernice neri starà benissimo. E continua a parlare al femminile, chi ti ha detto di smettere? –
No, non potevo crederci, stava succedendo davvero. L’idea di uscire fuori travestito da donna era totalmente inaccettabile, e cercai di farla ragionare.
L- E dove dovrei… andare fuori, vestito… ehmm..scusa, volevo dire, vestita da donna? Dai ti prego Simona, così è troppo, stai scherzando vero?
Non risponde neppure alla domanda e capisco che la risposta è scontata.
S- Mi ha parlato di un localino che conosce lui, non so altro. Ma non ti preoccupare, metterai una parrucca, un po di trucco e vedrai che non ti riconoscerà nessuno.
Stavo scendendo uno ad uno tutti i gradini della scala verso la degradazione totale, sarei morto di vergogna.
Per tutto il giorno restai in silenzio, uscire travestito da donna era assolutamente inaccettabile, oltretutto con un uomo e chissà con quali intenzioni. Mi chiedevo dove mi avrebbe portato la crudeltà di Simona, ma avevo timore di scoprirlo.
Rientrato a casa dallo studio tolgo gli indumenti da uomo, ormai avevo solo due paia di pantaloni e qualche maglia, e filo in lavanderia dove trovo un biglietto con le istruzioni di Simona.
– Carlo viene a prenderti alle 21:00. Indossa quello che vedi sul tuo letto e niente altro. Ma prima , lavati bene e fatti una lavanda intestinale. Alle 20:00 passerà Sabrina a truccarti e sistemarti la parrucca –
Guardo il letto, c’è un vestitino di lycra nero incredibilmente ridotto, un perizoma nero, un nuovo bustino stringi vita e i sandali. Sono nei guai.
Suona il campanello, è Sabrina che vedendomi inizia a ridere.
S- Scusa, ma non vorrai uscire così? Ma sei pazza?
Noto subito che anche lei si rivolge al femminile. Comincio a pensare che Simona stia rendendo pubblica la natura della nostra relazione.
Mi sono rasato quel poco di barba che ho e lei mi passa una crema specifica che eviterà che ricresca, poi inizia a truccarmi e infine mi sistema la parrucca. Quando ha finito mi accompagna davanti a un grande specchio e davvero non mi riconosco. Solo le forme un po mascoline e l’assenza di seno fanno sorgere il dubbio che possa essere un uomo travestito, la femminilizzazione forzata è una costrizione devastante.
Non indosso le calze, le mie gambe lisce sembrano quelle di una donna, ed i sandali super sexy mettono in evidenza la forma femminile dei piedi perfettamente smaltati di rosso.
Mi sembra un incubo, sono vestita come una prostituta.
Carlo arriva puntuale: suona il campanello e purtroppo devo uscire.
Saliamo in auto e partiamo.
S- hai il vestito adatto al posto dove andiamo – mi dice lui, sorridendo.
Io però non riesco eppure a parlare, sono imbarazzatissima. Il vestito che indosso e così corto da lasciarmi le gambe tutte scoperte, stando seduta non copre nemmeno la gabbietta, perfettamente visibile perché le mutandine che indosso sono totalmente trasparenti. I sandali hanno un tacco altissimo e sono stretti, causandomi dolore ai piedi, ma questo è il minore dei problemi. Passarò la serata in un locale pubblico vestita in quel modo, ma non riesco
a farmene una ragione e sono terribilmente in ansia.
Arriviamo in 30 minuti. All’ingresso ci sono diverse persone, tutte in su con gli anni. Ci sono anche delle donne ma noto subito una forte prevalenza di uomini. Mi guardano incuriositi ma nessuno dice niente. C’è il guardaroba, ma io ho solo quel maledetto vestitino, non ho niente da lasciare, sono quasi nuda.
Mentre camminiamo cerco di tenere giù il vestito che tende a salire scoprendomi la parte bassa del culo. Provo tantissima vergogna ma mi solleva il fatto che la luce è tenue e non ho più segni di punizioni sulle natiche. Tuttavia mi sento oscenamente esposta.
Carlo si dirige verso il bar, invitandomi ad andare sulla pista per ballare ed io cerco di declinare l’invito, non ho alcuna intenzione di esibirmi sulla pista.
L- Beviamo qualcosa insieme, prima. Non c’è nessuno che balla adesso – gli dico gentilmente, accennando un forzato sorriso.
C- Appunto. Vai, vai. Vai a ballare, vedrai che non rimarrai sola a lungo.
Rassegnata, lo assecondo.
Raggiunta la pista inizio a muovermi, ma mi rendo conto di essere patetica: ho come l’impressione che tutti mi guardino, mi muovo come avessi un bastone nel culo e non faccio che chiedermi in quanti si sono accorti che non sono una vera donna. Mi sento ridicola e spudoratamente oscena, e senza volerlo attiro l’interesse.
Arrivano i primi avventori, probabilmente in molti hanno capito che sono una trans e qualcuno anche il mio stato di sottomissione.
Nemmeno una prostituta si umilierebbe in quel modo di sua spontanea volontà. Fortunatamente arrivano anche un paio di donne, ma una di loro è una travestita. Intuisco così il genere di locale dove siamo. Gli altri sono uomini e si mettono a ballare, circondandomi.
Per fortuna Carlo mi chiama da un tavolo, facendomi cenno con la mano.
Mi precipito da lui quasi correndo, sento il rumore dei miei tacchi sul pavimento e il vestito che si alza sempre scoprendomi la parte bassa del culo, mi vergogno da morire.
C- Ma come cazzo balli? Sembri un pezzo di legno. Cerca di essere più sensuale, più femminile, che diamine.
Io lo guardo incredula, faccio per sedermi ma lui mi ferma.
C- Cosa cazzo fai? Non devi sederti. Torna a ballare, voglio vederti ballare in modo seducente, devi muovere il culo, ancheggiare, sono sicuro che rimorchierai un sacco di maschi. Siamo qui per questo, devi imparare ad essere seducente. E se qualcuno ti tocca lascialo fare. Anzi, se ci prova tu gli fai capire che ci stai, ti fai portare in bagno e fai tutto quello che ti chiede. Hai capito?
Lo guardo incredula, no, non posso fare una cosa simile. Mi vede tremare e si alza.
C- Ti avverto, se non lo fai ti porto in periferia e ti faccio fare la puttana da strada per tutta la notte. Forse è meglio se fai due pompini qui.
Intuisco che dietro tutto questo c’è Simona, e temo che dica sul serio. Ormai rassegnata torno in pista e inizio a ballare. Cerco di farlo in modo sensuale, ma con scarso successo. Tuttavia un uomo si avvicina mettendosi a ballare proprio di fonte a me. Mi sento enormemente in imbarazzo, mi guarda come mi facesse una radiografia dalla testa ai piedi mentre continuo a muovermi ed ancheggiare sui tacchi, così lui prende coraggio e appoggia le sue mani sui miei fianchi, tirandomi a se.
Avrà più di 55 anni.
Non lo respingo, gli occhi di Carlo sono puntati su di me, poi diventa piu audace e fa scivolare una mano sul culo.
Vado ancora nel panico, vorrei fuggire, poi penso alla minaccia di Carlo, alle battone sul marciapiede, lui è al tavolo e mi stà guardando.
Così lo lascio fare, anche quando si struscia a me: percepisco il suo odore di sudore e alcool , è sgradevole ma cerco di non pensarci e quando strofina la sua patta sul mio culo, senza volerlo, gli vado incontro.
Purtroppo nella mia condizione mentale si fanno cose stupide.
Lui lo prende come un incoraggiamento e la sua mano finisce sotto la gonna, proprio tra le mie natiche, raggiungendo con un dito il buco del culo.
Il filo sottile del perizoma non rappresenta una barriera e mi infila una falange dentro, provocandomi un brivido che mi rifiuto di definire.
So che non posso oppormi e lo lasci fare mentre la mia vergogna continua a salire.
Ha capito subito che sono un travestito, ora sa anche che ho il culo bene aperto, infatti si fa strada anche un secondo dito senza trovare resistenza. Mi sento davvero una puttana.
Mio dio come sono aperto, penso. Mi ha infilato due dita nel culo mentre balliamo davanti a tutti e senza nessuno sforzo. Lo trovo spregevole, ma devo assecondarlo e non mi sottraggo al suo abuso. Ovviamente diventa sfacciato, ora sembra una piovra, sento il suo alito pesante, non c’è niente di piacevole, solo disgusto, e quando mi dice che mi vuole… io eseguo l’ordine di Carlo e gli dico di seguirmi in bagno.
Mi sto comportando peggio di una troia, ma la paura di finire sul marciapiede è immensa.
Sono annichilita dalla vergogna, lui invece è raggiante: crede di aver fatto una conquista, non sa che è solo fortunato, che sono obbligata ad essere disponibile a tutto e per tutti.
Per evitare che mi sodomizzi, prendo l’iniziativa e mi accuccio, abbassandogli la cerniera ed estraendo il suo cazzo già duro. Non è solo l’odore nauseante che emana il suo glande, è tutta la situazione a farmi precipitare nell’oblio della degradazione.
Mi stò comportando come una zoccola solo per evitare che mi sodomizzi, ma lui non lo sa e si eccita moltissimo a vedermi fare la troia. Sto passando per una succhia cazzi e così mi tratta. Senza tanti complimenti spinge sulle labbra fino a che apro la bocca e le lo infila di prepotenza, iniziando a scoparmi la bocca infoiato come un porco. Ha una cappella molto grossa, anche se non come quella di Giovanni, ma comunque riesce a soffocarmi ad ogni affondo, facendomi sbavare saliva dai lati della bocca. Per fortuna dura poco, ma mi sborra in gola e lo fa nel più arrogante dei modi, tenendomi la testa contro il mugo in modo che non possa oppormi, affondando in profondità.
Rantolando come un bufalo, spruzza svariati fiotti di sperma. E’ veramente devastante essere usata così, ma per fortuna è finita, penso.
Per non sporcare il vestito… ingoio, vergognandomi di me stessa.
Potevo evitarlo, non mi ha costretto ad ingoiare il suo sperma, ma l’ho fatto.
Mi rendo conto che mi stò abituando gli abusi sessuali degli uomini con troppa facilità, e questo mi fa sentire ancora più sporca e troia.
Vorrei scappare via ma entra un uomo e ci sorprende. Io sono ancora inginocchiata che mi asciugo lo sperma che mi cola dalla bocca con il dorso della mano, l’uomo che ha abusato di me si tira su la cerniera e lo invita ad usarmi dicendo che lui ha finito.
Quello non ci vede più, io sono viola dalla vergogna, mi tira su facendomi barcollare sui tacchi, mi guarda, ride, mi mette una mano tra le gambe e.… mi strappa le mutandine, con violenza.
Abbasso gli occhi, ho il vestitino alzato e la gabbietta esposta, vedo le mie gambe lisce come quelle di una donna, i miei piedini perfettamente femminilizzati, con lo smalto rosso e i sandali con i tacchi a spillo.
Messa così sembro proprio una zoccola. La vergogna che provo ha raggiunto una nuova vetta.
Non riesco a reagire, l’uomo mi gira, in un attimo lo tira fuori e mi penetra nel culo: larga come sono entra come nel burro e lui apprezza la mia… disponibilità. Mentre mi sbatte mi dice cose sconce, oscene, non voglio ascoltarlo ma quel cazzo dentro non ha bisogni di parole, mi stà sodomizzando e non ho nemmeno idea chi sia il bastardo che mi stupra.
Mi sento un oggetto usato da tutti. Sono eterosessuale, provo riluttanza verso il mio stesso sesso, ciò nonostante mi sto facendo usare da sconosciuti, quasi senza opporre resistenza.
Anche lui non ha alcun rispetto e mi viene dentro dopo avermi inculata per almeno dieci minuti. Finalmente esce e solo in quel momento ho la forza di scappare via tenendomi le mani sul volto per la vergogna.
Torno al tavolo da Carlo, mi guardano tutti, forse per come cammino sui tacchi, ma non ho più le mutandine e il vestito si è alzato ancora.
C- Ma cosa fai? Ti si vede tutto la sotto, ma non ti vergogni?
Porto le mani alla bocca e faccio per tornare in bagno a cercarle ma Carlo mi ferma.
C- Dove vai, torna a ballare. E dove sono le mutandine? Te le sei fatte togliere? Che zoccola. Peggio per te, torna a ballare, voglio vederti eccitare qualche altro maschio. –
Purtroppo le luci sulla pista mi rendono più visibile a tutti. Devo essere uno spettacolo osceno ma invitante perché si avvicinano in molti e cominciano a ballare strusciandosi volgarmente su di me.
E’ solo per la minaccia di finire a battere sul marciapiede che non reagiscono quando mi alzano spudoratamente il vestitino e mi palpano culo e genitali. Una mano mi afferra la gabbia, la tira, la strizza, io cerco di coprirmi come posso ma le mani sul mio corpo sono tante, mi sento perduta. Adesso la pista si è affollata e in quella ressa mi sembra di essere l’oggetto del desiderio di una folla di maschi perversi che vogliono solo toccarmi.
Quando qualcuno mi infila un dito nel culo mi sento bagnata, mi sembra di colare liquidi lungo le cosce e penso allo sperma dell’altro uomo che poco prima mi è venuto dentro, se sono arrivata a questo devo essere davvero una troia, sono sconvolta, ormai penso al femminile, ma cosa mi succede? Io detesto i maschi, mi piacciono le donne e voglio solo mia moglie.
Ma lei non c’è, è altrove. La immagino con un impalpabile vestitino sexy, il suo meraviglioso profumo, il suo incantevole sorriso, e le braccia di un altro uomo che la stringono, la eccitano.
Dove sarà?
Starà facendo l’amore con lui?
Perché mi ha fatto portare da Carlo vestita così in un posto come questo?
E’ davvero questo che vuole?
Farmi diventare una zoccola?
Torniamo casa alle tre di notte, Carlo guida e sorride soddisfatto, mentre io ripercorro con la mente tutte le degradanti umiliazioni che ho subito.
C- E’ stata una bella serata mi pare. Ti sei divertita?
Io sono troppo provata e umiliata per rispondere. Credo che tutti li dentro abbiano capito il mio stato di sottomissione e ne abbiano approfittato per fare quello che volevano.
E in qualche modo ho lasciato che lo facessero, consapevolmente, anche quando mi hanno usata e stuprata. Come potrò tornare ad essere un uomo normale dopo quello che ho fatto stasera, mi chiedo disperata.

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