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“Aldo ascoltami, dovresti imparare a penetrare gli eventi e a emozionarti anche nella cosiddetta normalità” – le aveva manifestato lei con molta tranquillità, esortandolo di cambiare ben presto prospettiva di spirito e d’inclinazione d’animo.

“Sì, certo, va bene, perché mi dici questo Giuliana?” – gli aveva risposto quasi in modo apatico, disinteressato e visibilmente passivo Aldo”.

“Te lo spiegherò brevemente, perché è più semplice di quello che pensi, per il fatto che le origini di tale assuefazione sono da ricercare nell’infanzia. Tieni presente, che il modo di percepire, di modulare e in ultimo di vivere le emozioni, lo abbiamo appreso e memorizzato interamente nel corso dell’infanzia. Non parliamo d’una situazione squisitamente emotiva: ti rammento che il sistema nervoso impara e s’impratichisce ad emozionarsi e ad entusiasmarsi con ciò che vive” – le spiegava Giuliana in modo lineare, diretto e dinamico.

“Molto coinvolgente e interessante Giuliana, sì, continua pure, nessuno finora m’aveva mai comunicato né illustrato né relazionato niente di simile in modo così aperto, semplice e accessibile” – aveva chiosato Aldo, rimanendone effettivamente colpito e inspiegabilmente attratto.

“Sai, in generale, nelle persone che tendono ad annoiarsi rapidamente, il sistema nervoso ha imparato a emozionarsi solamente con l’adrenalina iniziale e non ha appreso la capacità di trarre piacere e giovamento dalla cosiddetta normalità, serenità, tranquillità. In genere, questa correzione, può essere figlia di diverse situazioni. Adesso ti spiego: nella prima, la persona, tu in questo caso, durante l’infanzia sei stato abituato ad avere tutto e subito, ambientato senz’imparare a vivere l’esperienza dell’attesa, non sei stato adattato dal desiderio della conquista, per goderti in ultimo il risultato con gioia. Nella seconda, invece, sempre tu, durante l’infanzia sei stato sottoposto e magari sottomesso a continui stimoli. Tutto questo può essere il riassunto eloquente di un’infanzia esagitata, disordinata o ricca di eventi” – commentava Giuliana squadrandolo dritto negli occhi e osservando la sua istintiva reazione.

“Io credevo e ritenevo d’avere chissà quale tipo d’insolito malessere, d’anomala insoddisfazione e di continuo scontento” – ripeteva Aldo all’inizio incredulo e agnostico, ma al presente ammaliato e palesemente ottimista da tanta cultura e dalla preparazione, che Giuliana gli stava liberamente e sinceramente infondendo.

“Ti dirò di più Aldo. Nella tua situazione familiare, i vostri durevoli traslochi e i cambi di città hanno certamente inciso, segnandoti e condizionandoti profondamente. Tuo padre mi raccontava anche dei costanti conflitti familiari e degli stazionari maltrattamenti emotivi che hai dovuto patire e sopportare a casa dei tuoi zii. Secondo me, tu non riuscivi ad apprendere né ad assimilare, che la tranquillità e la serenità potevano essere per te motivo di gioia e di letizia. Dopo, crescendo, hai iniziato a sentire i normali stimoli della vita di tutti i giorni, senza riuscire però a goderti la stabilità.

“Caspita Giuliana, ci hai preso in pieno, m’hai fatto proprio la radiografia, adesso mi sento in certo modo spoglio, affermerei disarmato e allo sbaraglio, però al tempo stesso assai alleggerito e inaspettatamente affrancato, al presente sono come un libro aperto. Quello che mi riferisci, vale più d’una seduta dallo psicologo di turno, garantito” – gli proclamava Aldo fiducioso e visibilmente soddisfatto, guardandola adesso con occhi diversi e nuovi dal solito.

“Carissimo Aldo, ci tengo tantissimo che tu sia fiducioso, spensierato e naturalmente allegro. Ci sei vicino, il traguardo è alla tua portata. Passo dopo passo, dovrai allenarti alla stabilità emotiva, esercitarti, resistere e andare oltre i primi impulsi che ti dicono di sabotare o d’abbandonare quello che ci eravamo detti giorni fa, ricordi? Devi soltanto iniziare ad assaporarle e a capirle, così vivrai la tua esperienza emotiva nel modo migliore. Afferra, gustati e impara a vivere momento per momento, senza l’infernale impellenza e la malvagia fretta d’andare oltre o senza proiettarti al domani. Dei massaggi rilassanti, dei bagni turchi e degli idromassaggi, possono essere un buon punto d’inizio per imparare ad apprezzarti di più, godendo tutta la meraviglia che può darti la stabilità e la costanza delle attività normali”.

Giuliana a modo suo lo aveva smascherato, lo aveva scoperchiato ribaltandolo come un calzino, capovolgendolo e mettendogli a nudo le sue intrinseche fragilità e le sue ripetute insicurezze, i suoi ricorrenti e inquieti tormentanti stati interiori, le sue fosche, vessanti e caliginose vedute, che lo stavano dilaniando lentamente essendosi questi ultimi accumulati nel corso del tempo, eppure Aldo ponderava dell’altro, stava congetturando raffinatamente delle cose inaspettate, stava tessendo sapientemente e ingegnosamente la sua aggrovigliata tela.

Adesso si trovava là, perché erano anni che lui attendeva fervidamente quel momento con zelo e con premura: sarebbe stata entusiasticamente nelle sue mani, festosamente a sua disposizione, calorosamente per svariate ore, giacché lei avrebbe potuto provocargli qualunque cosa e lei non avrebbe potuto liberarsi né sottrarsi né astenersi, perché altrimenti avrebbe perso la somma patteggiata in gioco. La stanza della pensione aveva un letto con il drappo ed era in ferro battuto e poco lontano c’era una poltrona con i braccioli in legno e un tavolino in cristallo. Giuliana arrivò puntuale, vestita con una camicetta di seta e una gonna corta, con le scarpe nere e con delle calze velate. Come da direttive impartite da Aldo, lei aveva indossato completi intimi, biancheria e costumi da bagno per creare numerose situazioni.

Lei era incuriosita e forse leggermente eccitata da qualcosa che non aveva mai fatto, ma da come le era stato promesso, Aldo l’avrebbe fatta godere come non mai. Giuliana sorseggiò soltanto un sorso di Cognac prima di cominciare, Aldo era estasiato ed esultante, perché adesso ce l’aveva pienamente tra le sue grinfie. Prima d’iniziare le collocò una bautta sugli occhi, le allacciò i polsi e sollevandola con una fune le alzò le braccia legandogliele al pilastro. Dopo le lambì la faccia e le tette sbottonatole interamente la camicetta, dove sbucarono fuori delle tette di tutto rispetto. Aldo esitò un poco sulla scollatura, dopo digradò verso l’ombelico, con le mani le abbassò la gonna per leccare e per addentare quei pochi centimetri di pelle tra il reggicalze e lo slip in pizzo. Il respiro di Giuliana diventò ben presto accelerato e ansante, mentre Aldo si gustava beato e radioso la sua creatura in totale autorità.

Trascorse qualche minuto e Aldo slegò Giuliana dal pilastro, le sfilò il reggipetto facendola distendere sul giaciglio, sufficientemente lungo da farle appoggiare il corpo dalla testa alle chiappe, in seguito le agganciò i polsi alle gambe del letto rivoltandole le braccia all’indietro. Dopo distanziò le gambe per avvolgerle le caviglie, in maniera tale che l’inguine fosse interamente scoperto e ben mostrato, benché coperto soltanto dall’esiguo slip. Il contatto della pelle con il tessuto fresco delle lenzuola del letto le aveva intumidito i capezzoli, Aldo insisteva succhiandoli e osservando la reazione di Giuliana. Dopo alcuni minuti con questo specifico trattamento lui le slegò le caviglie, le sfilò le scarpe e iniziò ad accarezzarle i piedi e le belle gambe slanciate. Successivamente Aldo le strappò burberamente lo slip a questo punto infradiciato, mentre Giuliana auspicò che lui la possedesse, perché il piacere provato era stato incantevole, ma insufficiente e incompleto.

Giuliana avrebbe voluto osare, avrebbe voluto azzardare la richiesta, sennonché Aldo con una movenza inaspettata le accostò gli umettati slip alla bocca strofinandoglieli sulle labbra, introducendoglieli in ultimo nella bocca e scattandole nel contempo una fotografia. Dopo essere stata slegata si alzò dal tavolino, lui le tolse la bautta e le diede da bere, era totalmente svestita, infervorata e delicatamente spaurita. Aldo le stabilizzò i polsi dietro la schiena con un paio di ferri e iniziò a esaminare i vestiti che le aveva precisato di portare. In seguito le tolse i ferri facendole indossare l’abito e la bautta. Adesso la sua corporatura snella e ben sagomata si magnificava nella luminosità di quel vestito che attaccava bene alle natiche e ai seni; con una funicella realizzò un nodo stringendolo attorno alla vita, facendolo in conclusione passare fra il didietro e sull’inguine per poi legarglielo attorno al collo. Dopo Aldo la fece genuflettere di fronte al letto, le legò i polsi ai due sostegni verticali del drappo e le ginocchia alle gambe del letto: Giuliana era in tal modo legata con la funicella che le attraversava le grandi labbra, che lui saltuariamente distendeva per seguitare a estorcerle continui mugolii di piacere che lo stavano aizzando.

In breve tempo stabilì che era sopraggiunto il momento di dare sollievo alla propria fremente eccitazione, estrasse il cazzo dai pantaloni e lo accostò alla faccia di Giuliana che appariva legata alla giusta altezza, le accarezzò le guance e sfiorandole le labbra, lei comprese che le veniva chiesto di dispensare piacere al suo dominatore. Giuliana dimostrò di possedere lingua e labbra inaspettatamente efficienti e valide, Mentre Aldo la ricompensò donandole dei piccoli strattoni alla corda che lei aveva tra le gambe, ma non tanto evitando così di farle raggiungere presto l’orgasmo. Aldo soddisfò unicamente la sua voglia, perché alcune fotografie effigiarono la faccia di Giuliana abbondantemente imbiancata con lo sperma. Lui le slegò soltanto la funicella che le attraversava la fica e iniziò ad accarezzarle ancora la fenditura impregnata e i capezzoli, poiché lei arrivò a delirare carica com’era, intimandogli di scoparla e di farla godere. Dopo averla condotta alla soglia massima dell’orgasmo Aldo si fermò improvvisamente, si collocò davanti sulla poltrona, intanto che Giuliana lo supplicava di proseguire, interamente fuori di se dalla voglia che la sconquassava.

Aldo si avvicinò slegandole le gambe, quindi le liberò le braccia per annodarle i polsi dietro la schiena con i ferri, Giuliana tentò in quella posizione di strofinarsi addosso a lui, gettandola sul letto per poi allacciarle assieme le caviglie, assistendo rallegrato e deliziato alle sue torsioni di godimento avvilito e demotivato. Quando Giuliana si fermò assunse un’espressività ingiuriata, quasi profanata, voltandosi supina. Lui si sdraiò accanto snodandole le caviglie, inizio ad lisciarla amabilmente sulle spalle dandole dei baci sul collo. Con una lama lacerò le spalline dell’abito facendolo cascare lungo il corpo di Giuliana, dopo le sfilò le scarpe e le baciò le caviglie, fino a giungere nella parte interna delle cosce dove indugiò soffermandosi all’altezza dell’inguine.

Giuliana al presente era disadorna, bella ed essenziale, tremolante di desiderio, vacillante d’ambizione e instabile dalla smania, con i polsi ammanettati dietro la schiena in fremente attesa, intanto che gli chiedeva di liberarla, perché aveva le braccia indolenzite. Aldo la ignorò seguitando non prendendola in considerazione, la fotografò ancora una volta in quella posizione, di conseguenza si sdraiò accanto, perché mancava ancora un’ora al termine del pagamento della somma in palio pattuita, giacché lui la trascorse ad accarezzarla e a baciarla, lambendola e addentandola in ogni parte del corpo. Giuliana era al culmine del piacere, non aveva in nessun caso sperimentato niente di simile e non voleva altro che lui la riempisse di se.

Cessato il tempo che aveva stabilito, Aldo le rimosse i ferri: attualmente il credito era stato erogato, il dovere era stato corrisposto, eppure Giuliana si gettò contro con impeto e con notevole smania, perché lo volle spogliare e nelle due ore che seguirono non smisero mai di darsi piacere reciproco in maniera integrale ed esclusiva, strepitando al mondo i loro lussuriosi, depravati e intemperanti famelici repressi istinti.

{Idraulico anno 1999} 

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