Skip to main content
Racconti di Dominazione

Soggiogando Ornella

By 16 Febbraio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Ho conosciuto Ornella venticinque anni fa e avevo avuto subito l’impressione di amarla. L’avevo desiderata senza tregua, avevo cercato di convincerla che tra me e lei ci sarebbe potuta essere una passione inossidabile, un rapporto duraturo e felice, ma lei nulla non aveva mai ceduto neanche per un attimo, neanche mi aveva concesso il lusso di sognarlo questo rapporto’ neanche mi aveva permesso di provare. Lei aveva quattro anni meno di me. Per come la vidi allora, Ornella era stata spietata e spietatamente aveva rifiutato il mio amore. Inutilmente avevo provato per quasi cinque anni a convincerla. Tutto si era dimostrato vano. Stetti malissimo, ricominciai a vivere, me ne feci una ragione e mi sposai. Dopo 20 anni di matrimonio con un matrimonio fallito alle spalle, ho scoperto che la vita va vissuta in maniera diversa, a volte prendendo le gioie che il caso ti da, e soprattutto senza cercare spasmodicamente l’amore che è per sempre e che forse non esiste. Per uno strano gioco del destino l’ho rincontrata, mentre cercavo di mettere ordine alla mia vita puntando ad una serenità e a definire meglio i rapporti con quelle che stanno iniziando a prendere sempre più le parti di trombamiche nella mia vita: Cinzia, Barbara, Laura stessa e ora forse Anche Carla.

Ornella l’ho incontrata e li per li sono rimasto paralizzato, poi ho fatto di tutto per inseguirla. Seppure modificata dagli anni, era una 44 enne, mi ricordava il mio amore mai realizzato e così la raggiunsi, la bloccai e lei mi riconobbe. La accompagnai per un tratto di strada. Lei si dimostrò timida e riservata mentre io sicuro anzi direi spavaldo. Non ero più il giovane imbranato di venticinque anni prima e capii subito che le interessavo, le piacevo e ora era lei che mi desiderava da subito. Ne ero convinto. Volevo lasciar fare al tempo ma ero pressato da un impellente desiderio di lei. Non avevo chiaro cosa si agitasse dentro di me ma sentivo che la volevo ad ogni costo e al più presto possibile. Le chiesi senza indugi i recapiti, me li diede e ci sentimmo da subito. Mi disse che le ero rimasto dentro e che non mi aveva dimenticato neanche per un attimo in tutti questi anni e io sentii dentro me che iniziavo a desiderarla ancora più spasmodicamente. Ornella era come una pratica aperta dentro di me. Anche io avevo pensato moltissimo a lei e soprattutto avevo più volte chiesto a me stesso se con lei sarebbe potuta funzionare la mia vita. Cosa sarebbe potuto succedere se avessi sposato lei? Troppe volte mi chiesi questo ma la dietrologia è inutile. La avevo davanti’ Era diventata molto robusta e il corpo che molti anni fa mi faceva arrapare per la sua esuberanza ora era grasso. Avevo adorato i grossissimi seni senza mai poterli avere. Li avevo sognati. Ornella prima giovane robusta e prosperosissima ora era una donna di taglia forte. Le cosce prima sode e massicce ora erano grosse per non parlare del deretano che era grandissimo. Ornella sembrava una riproduzione al naturale di una di quelle dee madri in cui sono accentuate tutte le caratteristiche sessuali. La donna provava a nascondere queste abbondanze straripanti con pantaloni larghissimi e sembrava vergognarsi della sua grossezza. Il viso era però lo stesso sensuale e carnalissimo con lineamenti decisi e due occhi verdi da paura come li ricordavo, penetranti a non finire. Il tutto molto ben incorniciato da capelli spessi oramai tinti color rosso mogano che mi facevano attizzare tutto. Nel complesso mi eccitava da morire e quel suo fare da subito impacciato, remissivo e vergognoso identico al passato mi caricò ancora di più. Grazie a un ferreo autocontrollo evitai di assalirla e baciarla subito. Sentivo il mio desiderio a mille e anche se il suo corpo era deformato nelle cosce e nel culo divenuti mastodontici pensavo solo a possederla. In testa avevo oramai solo questo desiderio viscerale, carnale, mi faceva sangue e la dovevo avere. Dopo averla accompagnata al mezzo pubblico e aver fissato un incontro per l’indomani stesso la lascia stringendole la mano e dandole un bacio sulla fronte. Fu lei che non resistette mi chiamò in serata e mi disse che era stata felice di incontrarmi scherzammo un po’ ma la confidenza crebbe e io ebbi la certezza che Ornella cercava di trattenere quello che non sarebbe riuscita mai a trattenere. L’indomani ci incontrammo passeggiammo entrammo in un giardino pubblico ci sedemmo scherzammo e io iniziai ad usare le mani, le sfiorai il seno, la toccai, la baciai e lei rispose. Passammo molte ore a parlare e lei sembrava sempre più confusa. A pelle percepivo che fosse pronta a cedermi ma ancora c’era una parte consistente in lei che faceva resistenza. Camminammo per Roma mano nella mano e quando fu il momento la accompagnai all’autobus. La sera telefonata sempre più lunga e serrata e Ornella che si liberava via via di tutti i suoi ormeggi. L’indomani altro appuntamento al centro di Roma con la mia lingua che era già dentro la sua bocca e dominava tutto mentre incurante degli altri mungevo le sue tette dopo essermi impadronito anche di quelle e. Ornella ansimava e cercava di fermarmi sorridendo della mia intraprendenza assoluta. Ad un certo punto mentre stava perdendo il respiro tra i miei assalti mi disse che se avessi avuto questa intraprendenza 25 anni fa anziché cercare di prenderla con le buone e la galanteria magari sarebbe capitolata. Rise di un riso malizioso che non le conoscevo. La frase ebbe su di me un effetto repentino, non dissi più nulla ma misi ancora maggiore irruenza nello spremerla e nel limonarla quasi a sangue e lei non si lamentò ma giuro che le strizzai le poppe con tutta la forza che avevo e immaginavo fossero livide oramai dentro il reggiseno. Andai a mettere le mani anche sulle cosce che lei difendeva strenuamente e su una panchina le infilai la mano sulla fica nonostante le proteste che tacitai infilandole la lingua in bocca e costringendola a dei baci mozzafiato. Pensai nitidamente che era stata una stronza. Stronza stronzissima e in quel momento pensai che me la sarei voluta scopare senza tregua e senza rispetto. Senza alcun rispetto. Quella frase aveva sbloccato in me la dinamica che avrei dovuto fargliela pagare. Io le avevo donato il mio amore nella maniera più pura 25 anni prima e ora lei mi diceva che voleva essere presa come una porca senza ritegno e senza pace. Me lo diceva in continuazione con gli atti. Più osavo più lei subiva. Le feci tutto quello che era possibile farle in pubblico e lo stesso vale a dire per quello che le feci fare. Portava dei pantaloni con l’elastico e io le infilai senza vergogna la mano dentro. Ravanai la vagina e infilai diverse dita in essa titillandola senza scampo. In sostanza la masturbai al centro di Roma. La gente ci guardava e io andavo più a fondo mentre lei con gli occhi chiusi e ansimando mi pregava di smettere, di farla finita perché tutti ci guardavano e lei non sapeva resistere e ansimava e gemeva come una cagna senza ritegno. Era un mio punto di orgoglio volevo gli umori, volevo farla arrivare a tutti i costi davanti a tutti. Era una gara io la titillavo e lei cercava di togliermi le dita dalla fica. Voleva resistere la porca ma io non volevo cedere e le chiedevo di arrivare mentre le succhiavo le labbra il collo e stavo assediando il suo seno. Stavo premeditando di aprirle la camicetta mentre le avevo già alzato il maglione in modo da poterla dominare a mio piacimento. Fu anche questa una lotta bottone a bottone della camicetta ma ad un certo punto la sentii sobbalzare sulla panca gettare un urlo che tento di trattenere e la mia mano si bagnò copiosamente. Ornella era arrivata con me che soddisfatto oramai accarezzavo clitoride e vagina zuppa di liquidi. Lei era a disagio mentre io portavo sulle mie dita al mio naso l’odore di lei e poi lo offrivo a lei stessa. Prima non capì’poi le feci capire che volevo che leccasse le mie dita piene dei suoi umori, dei suoi succhi e anche se fece delle difficoltà io non le permisi nulla e dovette succhiare tutto e leccare di lingua con me che ero sempre più soddisfatto. Non fu assolutamente male. Mentre la accompagnavo all’autobus questa volta fui ancora più deciso e più volte la fermai costringendola per la strada a toccarmi il cazzo dentro i pantaloni. Ornella era a disagio ma lo fece e mentre aspettavamo il mezzo che l’avrebbe accompagnata a casa sua avendole infilato di forza la sua mano nei miei slip si era talmente eccitata che stava andando da sola in una masturbazione del cazzo a dir poco frenetica. L’autobus arrivò, io le tolsi la mano bloccandola energicamente e poi senza proferire parola la lasciai salire con il desiderio dipinto negli occhi sul mezzo e me ne andai. La vidi, sapevo che era ad un passo da una crisi mi desiderava da morire e si vedeva. Mi disse che non potevo lasciarla così ora che avrebbe finito quello che aveva iniziato e che avrebbe preso l’autobus successivo ma io me ne andai. Se anziché andare via avessi voluta trattenerla sapevo che le avrei potuto fare di tutto e di più. Ritornai a casa e aspettai la telefonata che sapevo mi avrebbe fatto. Era troppo eccitata e la telefonata puntualmente arrivò. Non era la solita telefonata da parte della solita Ornella ma molto di più. Ornella aveva una voce roca e sensuale mi diceva che aveva un mal di testa terribile e che avrebbe voluto raggiungermi a casa. Voleva venire a casa mentre oramai era buio erano oltre le 20. Mi disse che si sarebbe fatta prestare una macchina ma io fui irremovibile nel no. Mi disse che non riusciva a stare e che si stava masturbando da quando era arrivata a casa. Mi eccitai le chiesi come si stava masturbando, dove era e se era sola. Mi disse di si era sul letto ed era sola. Le chiesi di masturbarsi per me e farmi sentire le sue fantasie, volevo sentirla godere al telefono’ non rispose e io continuai a chiederle di godere a telefono. Volevo sapere cosa avrebbe voluto fare con me e cosa io le avrei potuto fare. Mi rispose che era imbarazzata e che avrebbe voluto dirmi delle cose, per cui voleva venire a parlare con me ma io le ripetei: masturbati ti voglio sentire godere come una porca a telefono solo a telefono e lei non mi rispose, poi disse no. Io chiusi il telefono di scatto senza rivolgerle la parola. Se avevo capito bene le sue dinamiche mi avrebbe telefonato di nuovo lei scusandosi. Passò quasi mezza ora e lo squillo del telefono si fece sentire. Era lei e io che non aspettavo altro feci finire gli squilli, per ben tre volte, con lei che maniacalmente oramai telefonava in continuazione, ossessivamente. Stava quasi per esaurirsi la quarta telefonata quando presi il cellulare e le risposi in maniera dura senza darle grande confidenza. Ornella ansimava la voce roca era rotta dai gemiti’ diceva che stava arrivando e si sentiva che ci dava dentro con i ditalini..continuava a dire: vengo vengo vengo per te, per te per te vengo e gemeva lasciva. Sorrisi. Si stava masturbando senza tregua e io ora me la potevo godere mentre aveva abbattuto questa inibizione. Ero eccitato e faceva qualsiasi cosa volessi. Bastava le chiedessi una cosa e la risposta erano gemiti e singhiozzi. Intanto aveva urlato ripetutamente segno che era arrivata più volte mentre io la incitavo a ripartire e lei era ripartita. Mi diceva che voleva sentire il mio cazzo e io le dissi che ero nudo anche io e doveva solo immaginarlo il cazzone che aveva avuto in mano per parte del pomeriggio. Mi chiese cosa le avrei voluto fare e io le risposi che l’avrei succhiata alla vagina e le avrei titillato il clitoride.. Lei rispose con dei si convinti e sentivo che si infilava la vagina con le dita chiedendomi a gran voce, quasi urlando di scoparla. Scopami, scopami’ ma io con calma le chiesi di mettersi le dita nel culo e lei disse che no nell culo no. Al no feci per chiudere il telefono ma lei subito disse: le ho messe, le ho messe, le ho messe nel buco non chiudere, non chiudere’ sorrisi compiaciuto. Quante ne hai messe? Lei esitò poi disse uno: L’indice’. ed io di rimando: solo uno! come uno devi metterne almeno 2, lo sai che il mio cazzo è grosso e lei rispose: ma non entrano’. Mentre io sadicamente le dicevo: si che entrano entrano, entrano tu infila che entrano come entrerà il mio cazzo. Lei provò a dire che il buchetto era piccolo ma io feci per chiudere nuovamente’ e lei si infilò indice e medio, me lo disse mentre li stava facendo entrare a forza. La sentii con i suoi urletti si stava massacrando di orgasmi continui e mi chiedeva del mio cazzone e quando le dicevo che ero sempre più grosso lei godeva in continuazione. Le diedi della vacca e le chiesi se era una porca’non rispose la sentii interdetta non le piaceva evidentemente sentirsi apostrofare così. Non parlò più e io chiusi il telefono. Non risposi più ma lei continuò a chiamare sino a tarda notte quando decisi da vero stronzo di chiudere il cellulare sapendo che lei era in paranoia, perché lei era assolutamente in preda alla paranoia. Mi coricai e sebbene non presi subito sonno dormii come poche volte avevo fatto. Mi svegliai intorno alle 10 e decisi di uscire lasciando il telefono chiuso a casa. Feci un lunghissimo giro a piedi e poi stanco ritornai a casa. Avevo mangiato qualche cosa per strada e pensai di andarmi a riposare, avevo fra l’altro acquistato un libro giallo di un autore che a me piaceva molto, per cui mi coricai e presi sonno. Era pomeriggio inoltrato quando decisi di aprire il mio cellulare e trovai una caterva esagerata di telefonate e messaggi disperati da parte di Ornella. Decisi di chiamarla e in maniera risentita la attaccai senza urlare ma facendole presente che tutti hanno diritto a vivere in pace la propria vita e lei che lentamente si era ammosciata sempre più iniziò una cantilena di scuse e a dire che non lo avrebbe fatto più. La salutai bruscamente e non le permisi neanche di dirmi se avessimo potuto vederci in serata o domani. Mi aspettavo un messaggio che arrivò ma io non risposi e non risposi neanche all’ultimo in cui Ornella mi faceva sapere che era una vacca porca e che si stava ossessionando di masturbazioni pensando al mio cazzone duro. Lessi e chiusi il telefono. Fu così fino all’indomani poi riaccesi il cellulare e aspettai sue notizie. Intorno al primo pomeriggio mi scrisse un messaggio chiedendo se mi poteva parlare. Io non le risposi subito feci passare l’intero pomeriggio e poi le risposi intorno alle 20. Non appena le dissi che poteva chiamarmi mi chiamò e io feci squillare il telefono per molto tempo prima di rispondere. Era remissiva all’inverosimile mi chiese se volevo fare l’amore per telefono e io le dissi di no. Mi chiese se ci saremmo potuti vedere il giorno successivo e io le dissi che avevo appuntamento con un’altra donna ingenerando in Ornella un moto di gelosia, mi chiese chi era, perché la incontravo e io le risposi che era una collega. Mi chiese se mi piaceva e io le risposi che non sapevo di preciso ma forse si. Mi chiese allora perché io la trattassi così male e io le dissi che non era vero che la trattavo male e che anzi lei avrebbe dovuto ricordare come aveva trattato me. La sentii che iniziava ad ansimare’ la porca si stava sditalinando e mi diceva di essere senza reggiseno. Si stava mungendo tutta. Stava strizzando le sue tettone e intanto sgrillettava la vagina e il clitoride mentre diceva che tutto era per me. Ero eccitato all’inverosimile e quando lei mi disse che si era messo le due dita nel culo al culmine dell’eccitazione suo chiusi il telefono senza voler condividere il suo godimento. Richiamo subito io le risposi mi urlo che era rimasta male e io le chiusi il telefono in faccia. Solo che a quel punto ero io che avevo bisogno di una donna. Sono teso dal desiderio è vero che sto giocando a spossare Ornella è vero che la mia idea è quella di svaccarla, di possederla all’inverosimile anzi la volevo proprio soggiogare, asservire a me domarla nell’intimo come non avevo mai fatto con una cattiveria che non ha mai fatto parte di me. Ero famelico, esageratamente desideroso come poche volte mi era capitato. La mia nerchia sembrava un palo esagerato e io ragionavo solo come un martello pneumatico. Pensai la cosa più semplice accendere il computer e segarmi ma ero impaziente non riuscivo neanche a stare seduto. Non volevo surrogati volevo una donna vera. Penso alle mie trombamiche romane ma era tardi, molto tardi e allora mi sono sfogato masturbandomi fino a tarda notte. La voglia era tantissima. L’indomani di prima mattina Ornella già mi messaggiava prima di andare a lavoro. Tutta la notte a suo dire aveva desiderato me ma io non le risposi. Alle 15 del pomeriggio era ritornata e mi mandava un messaggio per chiedermi se potevamo incontrarci io le risposi di si e se avesse voluto avremmo potuto andare a mangiare una pizza insieme. Il quartiere in cui abito è pieno di pizzerie che di sera sono frequentatissime. Le diedi l’appuntamento alle 19 citofonò al mio palazzo ed io scesi facemmo una breve passeggiata raggiungemmo un locale dove la pizza era buona, cotta con forno a legna. Ci sedemmo ad un tavolo per due e Ornella sfoggiò un generoso decolté portato come al suo solito con modestia vergognosa la qual cosa mi fece assolutamente arrapare. Il suo viso era maliziosamente rivolto al fagotto presente nei miei pantaloni. Fu una serata elettrizzante con Ornella che cercava ogni modo per toccarmi e io la lasciai fare. Sorrise molto lei era visibilmente eccitato e non faceva altro che dimostrarlo in ogni occasione. Mi voleva e io lasciai fare. In compenso mangiammo bene. Mi chiese di fare una passeggiata e io l’accontentai ma ad un certo punto non so come mi trovai la sua lingua nella gola e lei che mi stringeva e mi implorava di farla mia per una notte. Le sue mani si muovevano verso il pene in maniera inesperta mentre la lingua no era ottima baciatrice e io la immaginai subito succhiatrice. La spinsi quasi brutalmente’voleva essere mia? Ebbene in men che non si dica eravamo nell’ascensore e io le palpavo il culone inverecondo. Ora lei protestava ma io le avevo messo le mani dentro le mutande e l’avevo girata di spalle. Uscì prima lei io subito dopo. Aprii il portone e fu la fine di Ornella le abbassai slip e pantaloni alle ginocchia cadde in avanti per terra e io le fui sopra per la scopata più violenta e possente che abbia mai fatto. Le tolsi il reggiseno e la presi per le tettonazze, una quinta, mentre Ornella ora cercava di sfuggire. Era grossa pesante ma forte. Ebbi la netta sensazione che sarebbe stata una lotta e questo mi eccitò ancora di più. Disse che era vergine e io non le credetti. Le infilai un dito in vagina e intanto faticavo per chiavarle il culo subito. Le misi l’indice con forza ma se il culazzone era un mastodontico deretano il buco era piccolissimo. Lasciai perdere per il momento il culo e mi concentrai sulle tettone strafogandomi in quell’abbondanza. Ornella non ebbe scampo, non riusciva neanche a respirare e io ben presto la costrinsi a spompinarmi nella maniera più violenta e porca possibile. La sovrastavo strizzando le tettonazze e succhiandole l’anima dai capezzoli. Immaginavo di farle uscire il sangue per come la suggevo profondamente. Non l’avevo ancora penetrata e già fiottava liquidi. Le dissi che era una troia da monta e lei subì le parole mie e i miei assalti. Cercò di dirmi che non mi aspettava così irruento ma io fui brutale e la infilai spietatamente con tutte le mie dita in fica mentre lei mi pregava di fare piano ripetendomi che era vergine. La lavorai senza darle tregua senza un attimo di pace. Lei guaiva laida e soffriva le mie dita penetranti che sembravano dardi e che entravano e uscivano in continuazione mentre lei diceva di non farle male. Di non bucarla così nella fica ma io lo feci a prescindere. Era basilare per me goderla umiliandola in un certo senso. La lasciai per un attimo accasciata sul pavimento con l’obbligo di continuare a sditalinarsi la vagina e sgrillettare la clitoride mentre io preparavo un’altra scena. Abbassai il divano letto’ nel soggiorno e ritornai su di lei a raccattarla. Ornella si stava masturbando ferocemente strizzando con l’altra mano le tettone. La feci rialzare e la adagiai sul giaciglio che avevo predisposto. Lei si distese ma anche li le fui subito addosso. Io le succhiavo voracemente la fica piena di umori e con i denti e la lingua titillavo la clitoride e nonostante Ornella cercasse di resistere era un lago di orgasmo e bramava di essere posseduta. Mi chiedeva a gran voce di metterglielo ma io continuai i preliminari in maniera interminabile, senza tregua con Ornella che tuttavia dimostrava una forza fisica esagerata, direi brutale. Non ritenevo ancora il momento di soddisfare il suo desiderio di cazzo anche se la mia nerchia aveva raggiunto una dimensione inaudita’ e lei cercava in tutti i modi di brancicarla. Era succube, era sottomessa era in mio potere, l’avevo dominata nei giorni precedenti lasciandola in astinenza e ora era pronta per tutto potevo prendermi la rivincita che volevo e praticamente potevo finalmente svaccarla come meglio desideravo. Sorrisi del fatto che di li a poco l’avrei totalmente assoggettata, soggiogata. Ornella sarebbe stata asservita nella maniera più sottomessa. Rimontai su di lei e in men che non si dica mentre lei era supina ricominciai a baciarla in bocca e a violarle per l’ennesima volta i seni. La donna era incontenibile chiedeva il cazzo in fica ormai maniacalmente mentre io avevo già deciso di assestarglielo in bocca e poi tra quei senazzi enormi. Lei disse no in sequenza mentre il cazzo sfiorava oramai le sue labbra e più gli e lo strofinavo sul viso più lei diceva no, no, no, no così no e allora fu la volta dei ceffoni ben assestati su entrambe le guance e poi sul muso, sempre più forti mentre la nerchia premeva per entrare e allora le dissi? E lei piagniucolando no così no? E io di rimando così si’le tappai il naso e non appena la bocca si aprì le infilai di forza tutto quello che doveva entrare e non le liberai il naso finché non vidi che iniziava a spompinare. Provò a recalcitrare ma le tirai i capelli così forte che mi rimasero in mano diverse ciocche e lei per un attimo ebbe le lacrime agli occhi mentre la violavo oralmente. Tra un conato di vomito ed un altro si dovette abituare e dopo un po’ prese il ritmo alternando succhiate e leccate, aveva imparato e ora con le mani sollecitava lo scroto era bastato poco per imparare ad essere servizievole. In un primo momento fece tutto in maniera metodica come fosse un compito assegnatole poi iniziò a prendere passione e mi resi conto che ci rimase male quando le strappai il cazzo dalla bocca che era oramai a mantice per andare in camera da letto. Insorse anche violentemente e mi venne dietro con quella sua camminata un po’ particolare dovuta al culone grossissimo e pesante. Fu allora la camera da letto il nuovo scenario. Li Ornella temendo che volessi chiudere la festa mi pregò di dirle cosa non mi era piaciuto cosa avrebbe dovuto fare e io tirai fuori dall’armadio il vibratore che aveva contribuito a far godere senza pace la mia ex cognata mentre la sodomizzavo. Alla vista dell’oggetto Ornella mi chiese cosa fosse e io senza parlare gli e lo infilai tra le cosce con forza mentre lei mi chiedeva perché la trattassi così’ Non ebbe molto tempo per protestare io gestivo molto bene l’oggetto e Ornella era impotente presa dagli orgasmi molteplici che le provocavo. Guaiva, gemeva e ansimava contorcendosi sul letto come fosse presa dalla tarantola. Aveva perso la voce e ora cercava solo di baciare la mia bocca il mio viso’.era in preda agli orgasmi ancora e ancora e ancora. Mi avvertiva in continuazione che stava arrivando e io godevo del vederla così sfatta e arrendevole. Per quanto Ornella impazzisse non ebbe il mio cazzo. Ero io che comandavo e volli dominare dall’inizio alla fine dovevo farle pagare il desiderio che per anni avevo sprecato cercando vanamente di averla lei ma lei inflessibile non mi aveva consentito nulla mai nulla. Mentre Ornella continuava a contorcersi nel letto con il vibratore che ormai era un’appendice della sua vagina sbrodolante io ero di nuovo nella sua bocca e questa volta senza alcuna difficoltà ero entrato. Ero deciso a sborrarle l’anima in gola e’ quando lo feci Ornella cercò di sputare tutto ma io la costrinsi ad ingoiare quello che le era rimasto in bocca. Anche in questo caso mi disse no, non mi piace così ma intanto aveva ingoiato e da li a montarle le tettone per una spagnola sontuosissima il passo fu brevissimo e mi ritrovai la nerchia avvolta da quelle montagne in cui scomparve letteralmente. Ansimava la porca e stringeva le poppone con le mani. La cavalcata fu strabiliante e lunga lunghissima. Ornella non cedeva di un millimetro e neanche io che ormai ero grossissimo in quella valle e duro come un bastone d’avorio incandescente alla punta. Spingevo e lei si limitava a gemere. Ero furioso sempre più irruento e senza freni inibitori mentre lei chiamava il mio orgasmo lo voleva in maniera spasmodica. Tuttavia non era ancora tempo non sentivo quella prorompente voglia di scaricarema il perverso gusto di dominarla ancora mentre era ormai sfatta e ogni colpo in più superava abbondantemente le tette per arrivare ai confini con il suo collo. Tracimavo, la donna non riusciva più a tenermi irreggimentato e io feci scempio di lei ormai era in mia balia completa non poteva fare nulla e io improvvisamente le venni addosso con lei che urlò e si dibatté come fosse stata infilzata ad un amo. Le inzuppai tutte le tette il volto, la bocca e lei istintivamente venne a succhiare e ripulire tutto chiedendomi se fosse stata brava. Non le risposi ma quando finì di ripulirmi e ripulirsi la costrinsi ad alzarsi e a andarsi a fare una doccia. Poco tempo dopo sentii l’acqua e lei che venne in accappatoio servizievole e sottomessa a chiedere se volevo favorire la doccia con lei. Le dissi di no e lei rimase male. Si asciugò e si rivestì era notte inoltrata la accompagnai alla sua macchina e anche se lei aveva immaginato di rimanere la notte con me la lasciai andare. Mi guardò molto turbata accese la macchina e mentre stava partendo aprii la porta dal lato suo, quello di guida, la feci scendere e poggiata a 90 gradi sul cofano della macchina le infilai di forza le dita nel culo e in fica. Le mi supplico di fare piano ma non fece piano, non feci affatto piano e soprattutto andai profondo molto. Mi supplicò mentre si accartocciava su se stessa vittama delle mie dita gemendo e guendo come una cagna di metterle il pene in vagina ma io non lo feci la feci arrivare senza fine e poi quando all’ennesimo orgasmo’ era cotta la spinsi in macchina e la costrinsi a farmi il bocchino finale. Ripulì tutto’stetti attento che ingoiasse e poi me ne andai lasciandole il mio seme in bocca”

L’ho lasciata partire. Lei non vive a Roma. In cuor mio ho immaginato che quei continui atti di umiliazione potessero bastare. Non sono mai stato un bastardo e non nascondo che ho iniziato ad avere sensi di colpa. Non si tratta così una donna mi sono detto ma il ricevere messaggi da Ornella dopo qualche giorno dall’umiliazione che aveva subito aveva creato in me un conflitto: la parte di me che voleva chiudere questa storia e l’altra morbosa che invece voleva andare avanti e mettere Ornella in una situazione perversa di sottomissione massima, per vedere sino a che punto questa donna ci sarebbe stata. Ero totalmente combattuto e paralizzato per lo schifo che provavo per la parte di me stesso che sentiva di voler domare Ornella ma al contempo la donna inviava sms sempre più di disponibilità a qualsiasi cosa e soprattutto mi pregava di sverginarla. Mi diceva che non ne poteva più di sentirsi una bambina in un corpo maturo, anzi stagionato, pesavo io, a 44 anni e che voleva essere mia. La prima volta doveva essere mia in dono agli anni che le avevo donato cercando inutilmente di mettermi con lei. Lei scriveva e io non rispondevo. Per avere maggiore presa aveva iniziato a scrivere per e mail e anche a queste non risposi. Non passò molto tempo che le mail e gli sms cambiarono di tono e divennero sempre più violenti come tono. Per certi versi mortificanti per lei ed ingiuriosi per me. La mia parte tranquilla riuscì a tenere tutto sotto controllo sinché qualche notte fa fui svegliato di soprassalto dal cellulare che squillava in maniera ossessiva. Guardai l’orologio erano le 3 di notte e successivamente mi resi conto oramai ridestatomi completamente che quel frastuono inarrestabile che sentivo e mi disturbava fragorosamente era il citofono che continuava a trillare senza tregua. Il telefono segnava la telefonata di Ornella e al citofono era lei che come impazzita si era attaccata e mi intimava di aprire o avrebbe svegliato tutto il palazzo. Aprii subito in preda all’ira e alla paura che qualsiasi cosa potesse accadere. Ero in mutande e maglietta e senza pantofole ritornai in camera da letto mentre sentii Ornella che aveva sbattuto la porta e piangeva come un’ossessa nell’ingresso. Non appena mi vide si scagliò con violenza contro di me tirandomi una serie di pugni che in buona parte riuscii a schivare due o tre mi presero al volto e furono pesanti assai. Le mani di Ornella erano di piombo e lei era come un panzer. La sua rabbia era senza tregua e urlava pure. Non ebbi il tempo di affrontarla con calma che era partita dalle sue mani un ceffone che bloccai per fortuna. Ero pieno di ira, fuori di me e nonostante sapessi quanto fosse forte e massiccia Ornella la spinsi con tutta la forza verso il soggiorno e la donna cadde rovinosamente a terra con me che le fui sopra in un attimo. Non riuscivo a contenermi e iniziai a prenderla a ceffoni più per costringerla a difendersi che per fale male. Ornella era indomita ma io ero più forte. Riuscii a metterla a terra,’ sotto, e iniziai a strapparle tutto con una violenza esasperata, inaudita. Non le diedi tregua le imposi la mia lingua nella bocca e le infilai la mano tutta all’interno della vagina. Ornella esplose. Lottava ancora senza risparmio, aveva una forza terribile e io più la penetravo di forza più la schiaffeggiavo più spadroneggiavo le sue poppazze, più lei mi diceva di lasciala andare, che non mi voleva più, non voleva più avere a che fare con me le era passata la voglia di essere sverginata ma ora ero io che volevo tutto. Nella posizione in cui era, sotto, nuda, inerme e con la mia mano dentro la fica’ la lascia parlare a vanvera. Non aveva nessuna possibilità di uscire da casa senza avermi dato tutta se stessa. Passò un bel po’ prima che capisse che la prova di forza non serviva assolutamente a nulla. Anzi io l’avevo distesa sul divano e le stavo facendo un servizio di lingua in vagina e al clitoride con l’aiuto delle dita che l’aveva definitivamente sfiancata e ora collassata era carne da macello per qualsiasi cosa volessi farle. Sbrodava succo da ogni parte e ritornava a ricercare la delicatezza con me che ero fuori e godevo del fatto di averla sotto. Più lei cercava spazio, provava a liberarsi più io mettevo forza e le impedivo qualsiasi posizione. La lavorai senza tregua anche sfatta che più sfatta non si poteva continuai a massacrarle il clitoride suggendolo e leccandolo in maniera intensissima. Ornella gemette per tante tantissime volte e bagnò tutto di umori effluvi schizzando da ogni parte e quando non ce la fece più a tenermi testa si arrese e mi fece spadroneggiare. Era lei che era venuta a cercarmi alle 3 di notte per avere questo ne ero più che convinto e allora senza esitazioni io feci tutto quello che il desiderio mi spingeva a fare. La costrinsi a prendere prima un dito e poi due grondanti dei suoi umori in bocca li morse mentre io li infilavo sempre più dentro nella sua bocca. Mi fece male e io per tutta risposta la munsi con violenza una tetta e le spremetti un capezzolo tanto che urlò per il dolore. Dopo averle aperto la bocca ben bene e aver visto che succhiava magnificamente le dita che le avevo infilato dentro decisi di mettere davanti alla sua bocca il cazzo avevo l’esitazione che potesse morderlo ma ero pronto a colpirla se avesse morso. Fu un attimo di esitazione e mentre le mie mani spadroneggiavano sul seno, lei succhiò come mai mi aveva fatto e io mi resi conto che dopo la lotta che era stata cruenta lo stava prendendo senza problemi e succhiò così bene e profondo che stava per farmi arrivare. Ornella era come inebetita dagli orgasmi avuti sembrava in trance ma succhiava divinamente e questo mi interessava. La sua bocca era un mantice pompava a meraviglia e io iniziai ad avere il desiderio di penetrarla e inizia a spingere come dovessi fotterle la bocca. La sentii in affanno, forse non respirava molto bene col naso ma la bocca era tutta piena della mia nerchia. Lasciò che continuasse non era in una posizione molto comoda ma il pistone andava e lei si faceva fottere anche in bocca. Ornella lo sentiva tutto e che fosse presa emotivamente in tutto e per tutto’ lo dimostrava il fatto che teneva gli occhi chiusi. Io sapevo come gestirla e più lei dimostrava la sua reale inesperienza più io la punivo con atti esperti finalizzati a metterla in difficoltà, per asservirla sempre più. Dovevo ammettere che provavo piacere a farle male a domarla furono attimi in cui pensai con complessi di colpa ma il pene andava come una spada nel burro e allora continuai a spingere in quella bocca fino alla gola e se avessi potuto andare oltre, con rabbia ancora di più mentre le strizzavo le poppe che erano divenute livide. Non c’era nulla dei miei atti che fosse minimamente legato alle prime richieste di dolcezza e delicatezza che mi aveva fatto Ornella. Era tutto un esercizio di forza e sopraffazione e più passava il tempo più lei si affievoliva e io diventavo prepotente maschio, possente. Ero talmente svettante che lei iniziava ad avere conati di vomito ed era rossa in volto per lo sforzo. Non riusciva più a sopportare il mio entra ed esci ma lo dovette fare. Le tenevo bene la testa e il collo si muoveva al ritmo giusto. Ebbi una sensazione di potere straordinario su di lei la violava in bocca con tutta la mia violenza possibile e lei non poteva fare altro che succhiare. Fra l’altro era lei che adesso stava iniziando a dare man forte a me perché mentre io strizzavo possentemente le poppazze lei si masturbava il clitoride e la vagina senza ritegno. Si sfiancava da sola. Ci provava molto gusto a vederla e questo aumentò il mio desiderio portandomi a godere intensamente nel suo forno. Una decina di possenti colpi di bacino e la inondai in quella bocca larga e capiente fino alla trachea svuotando tutto quello che le potevo svuotare dentro. Il mio gusto fu farle inghiottire tutto senza perdere nulla e farle succhiare i residui anche sbavando, non mi interessava mise molta saliva sul mio cazzo e sulle mie palle ma leccò in maniera suprema e soprattutto bevve il seme e che la sottomissione in atto fosse assoluta lo dimostrò il fatto che mentre suggeva accarezzava il mio bacino e si accarezzava. Ora che la sua bocca era libera dal mio pene e aveva deglutito tutto mi chiedeva finalmente che io la penetrassi. Era una lamentela continua, ossessiva la richiesta ma io avevo già infilato le mie dita a titillarla a distruggere ancora le sue forze lavorando abilmente e in profondità sino a sentirla rantolare e accartocciarsi attorno alle mie dita come un serpente si contorceva come un verme all’amo. Io ero esaltato dal sentire le mani bagnate da tanto succo caldo, tutto per me. Era il suo sugo che mi esaltava. Stava morendo dal desiderio fremeva ma io’ il cazzo ero intenzionato a non darglielo per il momento. Lei mi pregava, mi scongiurava e io titillavo baciavo succhiavo leccavo tutto quello che volevo Ornella era in mia balia. Era sfinita e alle corde non riusciva più a connettere. Non le feci sconti di alcun genere. La fica era un lago gli umori erano tracimati e ora avevano bagnato tutto’sbrodava senza tregua gemeva languida ad ogni mio attacco e nonostante fosse pesante come struttura fisica riuscii a farle fare tutto quello che volevo. Fui perverso quando le passai il pene in fica senza penetrarla, la accarezzai con la punta e gli e lo strofinai sopra. Morì in quel momento la sentii cedere ancora di più e sembrò impazzire finché non scoprì che stavo solo facendole sentire l’odore di cazzo ma nulla più. Continuava a chiedere e a contorcersi freneticamente ma io ero già risalito avevo deciso che la mia erezione dovesse essere per le poppazze e così feci costringendola ad una selvaggia spagnolona, lunghissima e soprattutto a ritmo frenetico. Ho creduto di spappolarle il seno per quanta energia sprigionassi e soprattutto la zittii in tutti i modi poiché seguiva la spagnola urlando e dimenandosi. Le tettone sopportavano tutto e io le feci di tutto con lei che sperava che dopo aver scaricato anche nel seno avrei onorato la sua vagina. Fu esaltante la spagnola, anzi galvanizzante per me e quando le irrigai le montagne con il bianco-giallastro del mio seme densissimo come gel vedendola inerme e sottomessa fui ancora più infervorato. Sbottai tutto quello che avevo con un urlo e il seme la colpì sul naso e sugli occhi con lei che partecipava attivissima e negli attimi liberatori urlò come avesse raggiunto un orgasmo violentissimo e infatti fu così controllai con le mie dita che il suo sfinimento fosse dovuto ad un nuovo orgasmo r mi resi conto che aveva appena finito di secernere. Fu bellissimo per me e quando le imposi di masturbarsi e concludere tutto scegliendo se avesse voluto masturbarmi o farmi un bocchino delusa fece per alzarsi dal divano per andare a farsi una doccia compiendo un atto che non mi piacque affatto. La bloccai e la costrinsi a ritornare sul divano letto le diedi un ceffone la presi dai capelli e le imposi il cazzo in bocca. Lo prese a forza, le strizzai le tette e finalmente iniziò a ciurrare con me che questa volta le davo solo qualche colpetto, o piccolo ceffone se rallentava il tiraggio e quando fui maturo e grosso a dismisura la bloccai la feci scendere e la portai in bagno dove c’era la doccia la titillai, facemmo la doccia insieme con me che la godevo inginocchiato in tutte le sue parti intime e quando finimmo le diedi il mio accappatoio e sollevandoglielo la posi a 90 gradi di fronte allo specchio. La presi da dietro e le infilai per più volte la fica di seguito e brutalmente dopodiché senza parlarle le aprii il culo le spinsi dentro un po’ di crema antiemorroidaria e senza che lei potesse dire nulla ero già dentro e la possedevo analmente in maniera accanita con entrambe le mani mani che sguazzavano fra la vagina e il clitoride, con lei piegata che si disperava implorandomi di uscire dall’ano. Ormai era fatta le stavo violando proprio il suo santuario più sacro. Il piccolo orificio nell’immenso culone fece di tutto per disarcionarmi con me che nei momenti più difficili la colpivo ai fianchi e sulle natiche per farla cedere. Lacrimava e mi pregò di non incularla ma io lo feci e lo feci a sangue senza fermarmi mai ma facendo sempre più forte e più lei cercava di sfuggire più la mia nerchia la penetrava fino alle viscere ero dentro al buco realmente strettissimo mentre le facevo letteralmente il culo gli e lo promisi mentre piangeva e strepitava cercando di liberarsi che quel buchino gli e lo avrei sfasciato, distrutto, sconquassato e le avrei demolito lo sfintere a furia di sodomizzarla penetrandola fino all’intestino. Lo avevo fatto a molte donne spaccandole tutte senza problemi. Il gusto con Ornella non finiva mai perché era una giumenta che non voleva saperne di farsi domare, non lo accettava proprio. Il mio cazzo scompariva in quel deretano enorme, grassoccio, ma la cosa fantastica era che all’interno tutto era stretto e dovetti agire con destrezza per infilarla di continuo una volta dietro l’altra senza mai uscire dal giusto binario. L’opera di demolizione si attuava a seguito dei miei violentissimi colpi di bacino che andavano tutti a segno con rapidità e violenza e ad un certo punto io che avevo preso gusto iniziai a montarla senza tregua quasi come se fosse il canale naturale e anche Ornella si era stancata e aveva ceduto facendosi martirizzare l’ano. Furono assalti lunghi possenti e ripetuti e mentre sentivo cedere il buco sempre più la donna iniziò ad avere il culo dolorante, anzi direi massacrato mentre aspettava i miei ultimi assalti che avrebbero inevitabilmente portato all’irrorazione del seme. Sborrai, sborrai tanto dentro le sue viscere ma Ornella era piegata sulle ginocchia e oramai si reggeva solo con le braccia alla mensola in marmo. La sentì come una umiliazione e anche in questo caso io l’avevo sbattuta senza complimenti. Il tempo di riprendersi e l’accompagnai alla macchina dopo essersi rivestita. Non parlammo nel tragitto e soprattutto lei non mi rivolse uno sguardo camminava con le gambe larghe’ il trattamento al culo aveva iniziato a fare effetto. Entrò in macchina e prima che partisse mi abbassai le infilai la mia lingua in bocca e la baciai mentre con le mani le munsi le tette. Anche così non disse nulla, si fece fare. Questa era la sua prima inculata. Le prolasserò quel florido ano come le ho promesso’può starne assolutamente certissima

 

Sono passati diversi giorni e come avevo previsto Ornella si è rifatta viva, nonostante l’abbia inculata senza ritegno a sangue senza darle scampo e senza aver sentito per un attimo lamentarsi, ma anzi averla allontanata dopo aver preso quello che volevo mi aspettavo che si facesse risentire. Sono stato cinico e spietato come mi ero prefissato di essere. Volli essere quello stronzo ingordo e avido che non ero mai stato e ora che con il passare del tempo il complesso di colpa mi abbandonava sempre di più iniziavo a prenderci gusto e Ornella rispondeva ai miei desideri umiliandosi e prostrandosi sempre più. La mia nuova ebrezza era il dominio su di lei che iniziava ad essere totale. Dopo pochi giorni dal nostro ultimo incontro, da cui era uscita col culo rotto aveva iniziato alla larga con delle mail penose e strappa lacrime in cui cercava di chiedermi perché la trattassi così, poi visto che io avevo deciso di non rispondere continuò con messaggini sms che sortirono lo stesso effetto, quindi con telefonate e io adottai il medesimo comportamento. Volevo renderle difficile se non impossibile il rapporto con me e più io mi opponevo più lei cercava di trovare il modo per ristabilire il contatto. Era quasi un fatto matematico. Nelle ultime mail e sms sentivo la donna struggersi, più passava il tempo più il suo desiderio si infervorava nei miei confronti e io leggevo cose intime e desideri sconci che mai avrei pensato potessero venire da lei che io ricordavo un tempo assolutamente irreprensibile. Ero certo che ormai l’avanzare dell’età, 44 anni, e soprattutto l’astinenza per tratti e la difficoltà a spingere oltre alcuni rapporti che di fatto l’aveva portata a mantenere una verginità obbligata non le aveva fatto bene. La Ornella che mi ritrovavo ora, invece, non aveva più ritegno ma tutti i suoi tentativi furono vani finché io convinto che ormai era pronta ad accettare un’altra umiliazione le feci sapere con un sms che se avesse voluto mi avrebbe potuto raggiungere a Roma e lei ubbidiente lo fece. Mi ha raggiunto qui, in men che non si dica: è partita e mi ha raggiunto. Non avevo dubbi che lo facesse e lo ha fatto. Me la sono ritrovata sotto casa a metà mattinata e io che non ho inteso assecondare nessuno dei suoi desideri, nessuna delle sue speranze e nessuna delle sue volontà. Avevo passato circa due settimane in bianco perché volevo scaricarmi su lei. Volevo essere sempre più istintivo e rabbioso con lei’ senza darle scampo in nessuna maniera. Mi ero pregustato il suo ritorno con le pive nel sacco dopo averla aperta analmente e mi ero prefisso di allargarle quel buco ancora troppo stretto per i miei gusti e volevo allargarglielo a dismisura. Bussò al portone e io senza rispondere le aprii. Sentii l’ascensore salire e lei chiudere la porta che le avevo lasciato aperta entrò nel soggiorno e io le dissi di spogliarsi in maniera rabbiosa. Credo che lei avesse in mente di farmi un discorso, volesse parlare, era come al suo solito inizialmente altera con le sue convinzioni ben stabilite e nulla traspariva della Ornella che qualche settimana fa piagnucolava per il suo culo rotto e se ne andava a testa bassa dopo essere stata cacciata da me. Quasi altera sembrava sfidarmi ad un confronto ma io non avevo nessuna intenzione di confrontarmi e men che meno di ascoltarla. Il tavolo del soggiorno era pronto di fronte alla finestra. Le dissi nuovamente di spogliarsi ma lei non lo fece allora mi alzai e le misi le mani direttamente all’altezza della vagina dentro l’elastico dei pantaloni. Si difese con vigore ma io ero più forte. Le abbassai i suoi soliti pantaloni con l’elastico e le infilai con tutta la forza violenta che avevo tre dita in fica e come lei cercò di evitare questa mia mossa la colpii con due ceffoni in pieno volto e lei cadde sul divano. Strappai le mutandine di pizzo colore amaranto e quello che seguì fu per lei una lunga interminabile sequela di orgasmi. Piagnucolava, voleva essere lasciata ma io mi ero impossessato della sua vagina del suo clitoride e fu l’inizio della fine per lei. Iniziò a sbavare tutti i liquidi che aveva e in un attimo era piegata accartocciata sul divano nel tentativo vano di resistere al mio assalto che era già ampiamente andato a segno. Godeva la porca anche se continuava a dire di lasciarla. Le titillai il clitoride e lei fiottava densamente facendo uscire dalla sua bocca dei gemiti simili a miagolii e ansimava senza tregua. Intanto avevo il predominio sulle sue poppazze che succhiavo senza sosta e ci volle veramente poco per farla cedere nel suo mare di succhi. La spremetti come poche volte avevo fatto con una donna e lei perse il controllo di se stessa cedendo di schianto tutto e lasciandomi padrone assoluto come la volta precedente. La costrinsi a scendere giù e una volta inginocchiata le infilai tra le tettone il mio cazzo per la solita spagnolona in cui Ornella diede il suo meglio soddisfacendo tutte le mie voglie in maniera sottomessa, da vera succube. Fu un gran lavoro io non volevo arrivare e lei, invece aveva il compito di cercare in tutti i modi di farmi arrivare. Per quanto fossi frenetico nello scoparle i seni non arrivai e feci in modo che lei vivesse tutto ciò come un suo fallimento. Tolsi il mio pene oramai grosso e duro schiaffeggiando le sue tettone con vigore lamentandomi della sua incapacità nel non essere riuscita a farmi arrivare a conclusione e questo mi spinse ad alzare la posta. La feci sollevare e la spinsi verso il tavolo di fronte alla finestra. La finestra era con le serrande alzate e io provvidi ad aprire le tende mentre posizionavo Ornella a 90 gradi. Dopo un primo momento Ornella guardò dalla finestra e vide che dal palazzo accanto era perfettamente visibile tutto ciò che accadeva nel soggiorno e lo stesso poteva dirsi per le impalcature del palazzo vicino in cui si stava lavorando al rifacimento della facciata. La vidi impallidire e tirarsi indietro mentre io avevo già iniziato a massaggiare il mastodontico deretano senza che lei potesse dire nulla. Ancora una volta Ornella diceva convintamente i suoi no, cercava di arginarmi ma io l’avevo già piegata e mentre le montavo a neve tutti i suoi liquidi in fica strapazzandole l’apparato sessuale con entrambe le mie mani a turno le facevo zampillare gli orgasmi lavorandola sapientemente con le dita in profondità, senza lasciarle tregua. Ornella non voleva essere vista si vergognava di tutto quello che stava per compiersi difronte a tutti ma io imperterrito le avevo sputato nelle natiche un bel quantitativo di saliva mi apprestavo a romperle nuovamente il culo in pubblico, questa volta. Oppose una resistenza senza pari, non vi fu confronto con la prima volta che già era stata vigorosissima. Era possente e violenta nella sua rifiuto nonostante la titillassi in ogni modo la spremessi, la succhiassi e la dominassi in tutto e per tutto tentava di resistere. Io la colpii più e più volte alle chiappe ai fianchi e alle reni ma questa volta Ornella non apriva il culo. Non c’era verso mentre il mio bastone diveniva sempre più possente e scintillante . Lei non cedeva ma neanche io cedetti e per quanta forza misi Ornella sbatte il viso sul tavolo di legno massello moltissime volte. Ora la donna urlava e io cercai di mettere le mani di fronte alla sua bocca. Sembrava inferocita e io non ero da meno. Mi morse e questo creò in me una serie di atti molto netti. La presi per i capelli e iniziai a scuoterla con violenza, mentre le morsi la schiena e il collo e mentre le spremevo il seno all’inverosimile e le strizzavo i capezzoloni’ a farle male ‘entrai trionfante nella sua vagina pompandola senza tregua. Ornella a quel punto iniziò a sbrodare e si accasciò buttandosi di peso sul tavolo che fortunatamente era molto resistente e anche in questo caso non ci fu storia con il mio cazzo che rischiava di affogare nel mare degli orgasmi della donna la stavo sovrastando anche in vagina nel modo che Ornella mi chiedeva da tempo ma io lo facevo per avere il secondo canale libero e quando sentii che ormai Ornella era cotta a puntino estrassi la nerchia turgida e a freddo infilzai il buco anale come fosse un tordo. Ornella era ancora presa dall’eccitamento che le avevo provocato con la mia visita in vagina e non riuscì subito a reagire al cambio di canale. I suoi effluvi scorrevano me ne disse di tutti i colori ma la posizione mia era cambiata ora ero riuscito ad entrare e malgrado lei ricominciasse ad essere indomita iole avevo alzato una gamba e entravo lentamente nel buco. Urlava che sentiva dolore che bruciava, gridava e chied3eva di toglierlo subito mentre era oramai iniziato il rodeo con lei che cercava di disarcionarmi e io che più lei si muoveva più mi impossessavo di lei. Miravo a sfiancarla e i miei colpi ai fianchi e alle nastiche servivano per questo. Mi chiamava porco mentre ero ormai arrivato a inserirle tutta la nerchia fino alle palle dentro e le mie mani nella fica erano impastate da una sorta di impasto vischioso che colava non più a rivoli ma in modo condensato, quasi fosse’ gelatina. Era il succo del succo quello che io considero sempre il miele di una donna ‘e quando si arriva a questo’ è fatta. Ero galvanizzato mentre lei continuava la sua sterile resistenza’ con me che la sfondavo senza limiti. Poteva dire tutti i no che voleva ma oramai io ero nel suo intestino e le sue viscere avevano accettato per la seconda volta il mio bastone del comando. Mi dedicai a infilarglielo in ogni posizione ed in ogni modo possibile e immaginabile questa volta ebbi molto più tempo della volta scorsa’ e potetti compiere un’opera di demolizione più sistematica del resto ormai non c’erano più neanche proteste e Ornella con il volto abbassato sul tavolo soggiaceva credo senza neanche più soffrire tanto. Mentre mi godevo l’entra ed esci anale tuttavia riuscii a vedere che eravamo oggetto di interesse da parte di un giovane che dalla finestra del palazzo accanto guardava intensamente e la stessa cosa faceva un signore alla finestra del ‘piano superiore suscitando in me un orgoglio senza pari che mi spinse a inculare Ornella ancora più determinatamente di come non avessi fatto fino ad allora. Questo rigurgito di possanza fu accolto benissimo dalla donna che ora in sintonia seguiva il ritmo dell’inculata tenendo l’ano aperto con le sue mani e ogni tanto voltandosi per guardarmi in volto. Io ero teso a massacrarle il buco del culo ma tirandole con forza i capelli le posizionai la testa in direzione dei nostri spettatori e lei ebbe un sussulto. Si vedeva tutto quello che io le stavo facendo e quello che lei si stava facendo fare, mentre fu lei ad accorgersi degli operai che guardavano dall’impalcatura. Voleva liberarsi, voleva nascondersi voleva non essere messa alla vista di quella gente ma io si volevo che tutti vedessero me incularla e lei inculata. Provò ancora una volta a liberarsi ma non fu nulla più che un finto tentativo. Non appena mi staccavo era il suo culo che voleva essere infilato nuovamente dal mio pistone e io la pistonai’ facendo godere una ottima visione a tutti coloro i quali ‘vollero vedere lo spettacolo in modo inesauribile. Quando dopo molto tempo allagai il culetto’ con Ornella stanchissima e piegata in due a beneficio dei guardoni costrinsi la donna a resuscitarmelo nella sua bocca leccando e suggendo ogni residuo del mio orgasmo e poi infilandole le tette per una spagnola che fu conclusiva e che esaurì tutto’ me stesso. Era stato tutto molto intenso e gli spettatori mi furono molto grati. Nella doccia al di fuori da occhi indiscreti ebbi modo di sfiancarla ulteriormente e difronte allo specchio del bagno maturai l’idea di incularla ancora ma questa volta fu tutto molto più semplice da subito. Ornella si era rassegnata , non cercò di divincolarsi e io ne approfittai ancora senza alcuna dolcezza andando a segno nuovamente nel buco che ora si allargava

Sempre più. Spinsi con tutta la forza che mi era rimasta chiamandola porcona e aprii in quel momento un’altra parte del suo sfintere ‘con le pareti del culo che ormai lasciavano strada libera e Ornella ansimava e rantolava per l’assalto del mio pene all’ano e delle mie dita che come un pianista suonavano la sua vagina mentre bucavo, foravo tutto in una inculata finalmente a briglia sciolta, con me che le dicevo vedi come ti spacco Troia e lei non potette fare altro che dimenarsi per farmi godere sempre più. Mi sfinii nel suo culo e come la volta precedente le diedi il tempo di rivestirsi e la feci andare via. Ornella aveva ripreso il suo atteggiamento oramai consueto per l’ennesima volta si era sentita soggiogata, sottomessa, asservita alle mie voglie ma io questo volevo da lei. Troppi anni mi aveva fatto soffrire

 

 

Passano le settimane e Ornella diviene sempre più insistente. A volte non rispondo a volte rispondo molto irato e a volte mi dimostro assolutamente scazzato, senza nessun interesse. La mia svogliatezza so che mette ancora più in condizione di sottomissione Ornella. E’ una sorta di gioco perverso che si è instaurato fra me e lei e credo sia difficile venirne a capo. E’ un vero processo di dipendenza che Ornella vive da succube e che io vivo da dominatore. Non è una dinamica facile da smontare per lei che è la dominata e lo stesso vale per me che la domino. Possono passare giorni, settimane, anche più di una o due ma alla fine Ornella ha bisogno di me e del mio sesso sfrenato concedendosi sempre di più ai miei voleri e facendo sempre meno quello che lei vorrebbe fare o troverebbe giusto fare, anche dal punto di vista morale. Io punto da diverso tempo a piegarla definitivamente e in maniera irrimediabile e anche se lei prova a sottrarsi, oramai non credo le sia più possibile fare a meno di me. L’ho assoggettata, soggiogata, asservita con la forza e non solo, del resto in questi giorni sono stato nervoso, irritabile, ma anche e soprattutto sessualmente avido e bramoso. Non sono riuscito ad avere tregua da me stesso. Il mio appetito carnale è salito a dismisura, oltre ogni limite. Carla è impegnata con la sua madre anziana che cadendo si è fratturata il femore’ l’ho chiamata più volte in soccorso ma oltre una fugace masturbazione, o un pompino non siamo potuti andare. Barbara sembra impegnata ad intessere una nuova relazione che può essere seria e non ho voglia di romperle le scatole visto che le ho detto che non me la sento di prendere impegni. E allora potrei dire ancora Ornella aspettando che maturi il suo conflitto interiore: accettare di fatto la sottomissione completa o continuare a far finta di resistere per poi capitolare nuovamente e farsi umiliare ulteriormente? Dentro di me so che non sarò mai io a fare il passo e chiederle di venire. So che deve essere lei a chiedermelo, venire e sottostare. A mettere altra benzina sul fuoco sono stato io, nel corso di una telefonata che Ornella di tanto in tanto a scadenza settimanale mi faceva. In quel caso la settimana scorsa le ho raccontato della mia breve relazione con Ronny, ovviamente non trascurando alcun particolare anzi scendendo nelle dovizie dei rapporti sessuali e tutte le intimità più segrete specie del rapporto anale; sottolineando quante volte avevo avuto modo di allagare la sua vagina, con lo specifico intento di sentire il disagio di Ornella sempre più indispettita ma incapace di chiudere il telefono. Ha subito di tutto e quasi a segnare il suo avvilimento sottomesso mi ha più volte chiesto: hai goduto? Ed io le ho risposto brutalmente: si da matti, come non avevo mai goduto! Nello stesso momento in cui risposi ero matematicamente certo che tutto si fosse dissolto e che ciò segnasse la fine dello strano rapporto con Ornella. Forse lo avevo fatto per trarla d’impaccio, forse avevo capito che tutto stava divenendo troppo perverso e difficile da gestire sentii una fucilata quando lei mi disse che doveva dirmi qualche cosa. Aspettai e visto che non si decideva fui io a chiederle di cosa si trattava. Mi disse che aveva conosciuto un uomo e che visto che si poteva ritenere libera aveva iniziato a frequentarlo. Rimasi raggelato e in un brevissimo lasso di tempo immaginai questo nuovo uomo che violava Ornella come avevo fatto e facevo io e questo mi scatenò un odio profondo verso lui, ma soprattutto verso lei e verso me stesso che avevo iniziato questo vortice terribile. Chiusi il telefono di botto e nonostante la miriade di telefonate continue da parte di Ornella, sebbene io vedessi il nome sul display chiusi sempre la comunicazione con una delusione indescrivibile. Se la avessi avuta fra le mani non so cosa le avrei fatto. Dopo circa una ora, addirittura, staccai il telefono ed uscii. Riscoprii il gusto di camminare per Roma lungamente e ciò rasserenò il mio animo. Non volevo nulla stavo bene solo camminando e non sentivo più neanche quel maledetto fottuto desiderio di sesso, carne, orgasmo, saliva e sudore che creava in me quell’afrore carnale come se fossi nell’atto con Ornella e che spessissimo non mi lasciava, anzi mi attanagliava tutto. Preso da me stesso e solo da me stesso non mi resi conto di nulla, rispondevo solo all’esigenza di estraniarmi. Fu un breve momento di pausa perché il pensiero di Ornella posseduta da un altro uomo mi faceva morire. Fui preso dalla tachicardia e la mia rabbia cresceva in modo esponenziale. Ritornai a casa di gran fretta e mi masturbai furiosamente pensando ad Ornella, in maniera compulsiva. Non riuscivo a stare. Riaccesi il cellulare e vidi un messaggio di Ornella. Lo lessi ma non risposi. Mi faceva sapere che martedì sarebbe venuta a Roma e preferiva non incontrarmi visto il suo tentativo di costruire la vita con un altro uomo. Inutile dire che ciò mi fece imbestialire ancora di più. Sapevo che lei aveva una casa a Roma, vi ero andato un paio di volte per cui la rabbia e l’istinto mi spinsero a dare sfogo a tutto quello che avevo in corpo. Passai i due giorni che separavano la domenica delle palme al martedì tesissimo dopodiché scelsi un orario che a me sembrava giusto e mi precipitai letteralmente a casa sua. Suonai al citofono del cancelletto e mi fu aperto, senza che mi fosse chiesto chi fosse, superai il piccolo giardinetto ed entrai nel portoncino, feci le scale con una certa rapidità e suonai al campanello della porta, sentendo dei passi. La porta si socchiuse e mi comparve la figura di Ornella in vestaglia che sorrideva sicura di trovarsi di fronte ad una sua amica. Daria era, infatti, il nome che le era rimasto in gola. Aveva gli occhi del sonno e appena ripresasi dallo stupore di vedermi, mi chiese indispettita cosa facessi li. Si stava facendo la tintura ai capelli, il suo solito colore rosso mogano. Era tutta impiastricciata nonostante una cuffia in plastica simile ad una busta, che aveva in testa. Aveva imbarazzo mentre io ero veramente furente e vederla in quella maniera, con quella busta in testa, mi aveva fatto venir voglia di umiliarla nella maniera più oscena possibile. Aveva una camicetta da notte vecchia e sdrucita. Le strappai subito la vestaglia, ma lei aveva capito le mie intenzioni e aveva cercato di divincolarsi. Voleva scappare la puttana, barricarsi nella cameretta o nel bagno ma io fui molto più lesto e più che spietato. La presi da vero padrone mettendola subito alla pecorina, spingendola verso il tavolo che era nell’ingresso, fregandomene che il tavolo era posizionato davanti alla finestra. La tenda non era chiusa e chi avrebbe voluto avrebbe potuto vedere la lezione che mi accingevo a dare a quella maledetta vaccona. Questa volta sentii che sarebbe stata una lezione definitiva, l’avrei rotta di più e in tutti i sensi. Volevo proprio squartare la scrofa. Gridò in maniera stridula con quella busta in testa, mi disse di lasciarla, diceva no in continuazione. Era recalcitrante ma entrambi sapevamo che era in grado di fare e farsi fare le porcate più inaudite, sebbene facesse finta che tutto fosse contro la sua volontà. Cercava scampo la troia ma io avevo in mano le sue poppazze e le mungevo con tutta la forza che avevo, con lei che era rimasta senza voce, senza fiato. Le strappai le mutandine che aderivano al suo culone e iniziai a sditalinare la fica, senza alcun riguardo. Lei si inumidì subito, poiché io la conoscevo bene e sapevo come trattarla. La porca non portava il suo solito tanga. Provò a resistere ma iniziò subito ad andare sotto pressione. La sapevo suonare come uno strumento, senza darle un attimo di tregua e senza risponderle lasciai che il suo corpo rispondesse alle mie sollecitazioni. Utilizzavo la sua fica come un manicotto. Ansimava. Rivolse il suo volto indietro verso me che imperavo su lei, ma io in maniera autoritaria la spinsi in giù e con il viso la sbattei violentemente sul tavolo più e più volte. La schiaffeggiai con forza e la colpii ai reni e sulle natiche che erano mastodontiche. Capì finalmente che questa volta ero cattivo nel vero senso della parola. Ero intenzionato a farle veramente male, molto male se non si fosse piegata. Dovevo sfogarmi di tutto il desiderio e la libidine che avevo accumulato con lei che credeva di farmi cornuto. Si lamentò ma non più di tanto, doveva gemere e ansimare come al suo solito. Le ficcai in fica tutta la mano con violenza, spudoratamente. Tendeva il culo sporgente il puttanone e io lo carezzavo ma non entravo mentre la fica era diventata una vera fontana di umori. Anche in questa posizione Ornella si era abituata e continuava a dire no. Finalmente la presi di forza, e la rimisi di fronte a me. La schiaffeggiai con violenza tante di quelle volte che fu costretta ad abbassarsi e io le imposi in bocca il nerchione, senza perdere tempo. Fece resistenza, ma a suon di sberle aprì le labbra e iniziò a succhiare. Non mi aveva mai fatto un bocchino regale ma ora io lo esigevo.. La spinsi prendendola dalla nuca. Pompò con affanno. Quando vidi che andava a regime, come un mantice, le ordinai di alternare le intense succhiate con leccate a tutto il pene e ai testicoli. Anche il leccaggio era buono finalmente. Gli e lo infilai non so quante volte e me lo feci leccare tutto senza darle un attimo di respiro. La sentivo a volte come soffocare, mi ritiravo ma la volta successiva entravo più forte. La sentii’ chiedermi perché doveva farmi questo, ma io non le risposi e imperterrito le ordinai di continuare e lei continuò mentre io la dominavo trattenendole la testa imbustata. Sentii emergere prepotentemente dai miei testicoli, ad un tratto, un enorme potenza: l’orgasmo che non trattenni e che buttai nella sua gola, la quale si sentì trafitta ed ebbe un conato di vomito molto profondo. Non potette, tuttavia, espellere nulla. La costrinsi ad ingoiare, nonostante avesse la tosse e attuasse il vano tentativo di sputare. Doveva prendere in bocca il mio sugo ora più che mai e lo berlo. Troppo. Incattivito scesi a lappare la sua topa madida di liquidi e lei come previsto si accartocciò sul tavolo che la resse. Le lavorai la clitoride come ho sempre fatto riempiendo letteralmente di saliva le sue grandi labbra. La sua fica rispondeva alla perfezione a questi miei lavoretti. Godeva e veniva la porca. Avevo Ornella di nuovo nelle mie mani: la sentii, di nuovo, pienamente mia. Mi rialzai, la riposi a culone sporgente, cioè a 90 gradi e le infilai le dita titillandole la fica. La marinai a dovere, sinché i suoi mugolii e i suoi gemiti divennero continui. Ancora non si era arresa definitivamente al mio trattamento rude, visto che ogni tanto mi chiedeva perché la trattavo così. Sentivo, però, che essere sottomessa, soggiogata le piaceva oramai. Quel culo all’aria, così sporgente, così pronto grasso, largo ma non flaccido doveva ospitarmi e per me era un invito a forzarla. La infilai con violenza e entrai tutto al colpo di rinculo, poi iniziai a sgrillettarle la fica e a galopparla in maniera possente con un entra ed esci frenetico. Avevo iniziato a vangarle il culo senza ritegno riprendendo la mia vecchia abitudine . Con l’intento di sfondare sempre di più e lei ansante chiedeva di essere sfondata, mentre le mie mani impastavano i suoi umori sempre più densi nella fica. Era una vera maiala e io dovevo trattarla come tale. Come era sontuoso il suo deretano su cui entravo ed uscivo come in un tunnel del piacere. Ricordo di averle ripetuto più volte che l’avrei farcita come mai avevo fatto, ma l’avevo aperta a dovere, ero soddisfatto del mio operato. Sbattevo la troia e iniziai a forzare, mentre lei era accasciata con quella busta che ondeggiava sconvolta e io le mordevo il collo e le spalle, pastrugnandole la fica. Ritmava la scopata con i suoi si sempre più intensi e frenetIci. Ornella si prendeva nel buco il salame da succube totale. Mi implorava ora lei di essere spaccata e io lo misi tutto fino in fondo. Pompai come un indiavolato, ero un forsennato e il tavolo urtò più volte al muro. Numerosi erano gli schizzi anche di tintura dei capelli che fluttuavano per la stanza. La riempii fino all’intestino fottendomene altamente di quello che lei mi diceva, iniziando a schiaffeggiarle violentemente le chiappe. L’avevo sconquassata. Mi supplicò di rallentare, non riusciva a resistere e come sempre faceva e ad un certo punto si annichilì rimanendo a gemere, quei suoi gemiti che mi facevano incazzare sempre di più e che mi spingevano a infilzarla con rabbia crescente. Le dissi più volte se le piaceva la mia nerchia nel culo e quando inevitabilmente disse di si era sempre più soggiogata dai ditalini che le facevo in fica, infilzandole la vagina con le dita, tanto che lei era costretta a trattenersi con entrambe le mani al tavolo. Le feci capire che del mio cazzo non si sarebbe mai più liberata. Il suo culo apparteneva a me e solo a me come ogni parte di se. Ogni affondo faceva si che il mio cazzo penetrasse nel retto. Avevamo ripreso le buone abitudini, lei subiva il ritmo ma era in grado di ospitare nel modo migliore la mia spada di carne. Il mio bastone violento. Mi sentivo portatore di una asta incandescente. Ero caldo per il desiderio e per la voglia sadica di sfiancarla, di spaccarla. Quanti umori mi lasciava in mano. Credetti di sentirla sforzarsi per trattenere qualche cosa ed in effetti il mio cazzo iniziò a bruciare in maniera indiavolata sicché tolsi il bastone e mi resi conto che ero sporco di escrementi, e quel che era più grave e che Ornella non riusciva a trattenere la defecazione mentre era interdetta e sconvolta per lo schizzo che le stava ancora colando copiosamente dal culo. Corse nel bagno con me appresso, mentre lei si scusava per l’accaduto. Aspettai che finisse e la spinsi nella cabina della doccia, aprii il getto dell’acqua e apostrofandola come troia iniziai a possederla nuovamente. Le feci togliere la busta, le feci sciacquare i capelli e poi le aprii nella sua massima estensione possibile il buco del culo riuscendo ad inserirle il tubo della doccia con tutto il soffione dentro e nonostante le sue urla La ripulii ben bene, inserendo il soffione il più possibile in profondità puntando ad aprirla sempre di più. Lavoravo con le mie mani la ficazza. Lei era sempre più accartocciata su se stessa, ansante, sfatta e succube. Il mio desiderio era tutt’altro che sopito e tolto il soffione della doccia, le infilai la mano fin dove riuscii ad infilarla con lei che urlava la sua eccitazione. Sentii che adesso potevo spingere al massimo il mio possesso su di lei. Ornella fu prostrata e in mio potere, finalmente nella maniera più vera. Ricominciai in modo infinito a pastrugnarle la fica, cirrandole le tettone e i capezzoloni. Scesi a succhiare il buco del culo che ora sapeva di buono, di dolce e iniziai a infilarle la linguetta picchiettandole la rosona perianale mentre facevo sgorgare la sua ficazza. Ero pronto per ripartire in una svangata ossessiva dentro il suo culo e posizionatala di fronte allo specchio della camera da letto, a 90 gradi, la lasciai masturbarsi in santa pace. Ornella mi fece vedere il prodotto nelle mani dei suoi ditalini, trionfante. Le aprii il culo, le sputai dentro una innumerevole serie di volte, e le infilai il mio cazzo a mo’ di tappo. Aderivo perfettamente alle sue larghe pareti. Rimase a culo sporgente urlando, fregnando e chiedendomi scusa, mentre facevo entrare e uscire il mio pene. Tutto in lei era ormai erotico, il lavoro in fica la spossò ulteriormente Ornella era frantumata ma io continuai nell’opera demolitrice. Quel corpo non mi faceva affatto pietà specie se pensavo che qualcun altro potesse abusarne con il suo consenso. Più pensavo, più in profondità mi spingevo, più le reazioni della donna erano contrastanti. Subiva una doppia penetrazione, era il colmo per lei. Uscii dal culo con lei che per l’ennesima volta mi chiedeva di onorarle la fica con il mio cazzo. Stapparla fu un piacere per me e un nuovo trauma per lei e dopo aver allargato nuovamente le natiche, le infilai il cazzone prepotente ancora iniziando a stantuffarla in tutti i modi possibili, alternandole a stantuffo dita e pene in culo e fica con lei che esplose sentendosi’ penetrata in fica per la prima volta con me che la sverginavo in preda ad una violentissima erezione scaricandole tutto quello che i miei testicoli avevano prodotto. Rimasi dentro di lei fino a quando l’allagamento da orgasmo non cessò, mentre il mio lavoro nel culo era incessante con le dita questa volta. Cercò di divincolarsi ma così facendo mi spinse a violarla ancora più potentemente con il pene. Non ero ancora soddisfatto. La rivolsi verso di me e imprimendo forza sulle sue spalle la feci scendere sulle ginocchia di fronte al mio pene svettante e le dissi che ora avrebbe dovuto prenderlo per farmi una spagnola da resuscitare i morti e così fece. Aveva imparato a utilizzare quelle tettone e fu una magnifica cavalcata anche in quelle fantastiche insenature con me che la forzavo a dare tutto e lei dovette darmi tutto. Non potette rifiutare, la costrinsi con la forza quasi a farne una marmellata di mammelle. Capì finalmente, una volta per tutte che non scherzavo, Ora non era solo una rotta in culo e dovette faticare per farmi arrivare. La situazione era troppo arrapante. Come avevo già fatto le lasciai il cazzo infilato sinché si ammosciò come un palloncino sgonfio e lei temendo mie reazioni violente, quando le inondai il seno senza dire nulla leccò l’asta deglutì tutto il mio seme. Ero soddisfatto con la mia nerchia in bocca e lei che non si azzardava a fare nulla. Aspettava le mie decisioni e io tolsi il pene, sorridendole, mentre anche lei abbozzò un sorriso, ancora impastata di orgasmo sulle labbra. Le dissi di deglutire e lei deglutì con sforzo. Le aprii di nuovo bene il culo e le infilai le mie dita, al massimo e le toglievo con energia mentre lei non poteva che sgrillettare la sua clito. A quel punto si sentì lo squillo del cellulare e Ornella entrò in agitazione. Lo afferrai per primo io e lessi sul display il nome di un certo Sergio, forse il suo nuovo uomo, non mi voleva dire se la sua nuova fiamma fosse lui, e io le infilai per ripicca l’intera mano nel culo con lei che urlò tutto il suo dolore. ‘Mi squarti il culo, no così no’. Avevo aperto la comunicazione e Sergio sentiva Ornella ansimare, gemere, mentre la spaccavo in diretta. Senza indugi la svaccai inficandola alla pecorina, mentre la mano aderiva nel suo bucone del culazzo ostruendola. Urla Orny, urla, dici cosa ti sto facendo, diglielo al cornutone di come ti fotto bene, come ti sventro, dai e lei al massimo dell’eccitazione sbrodolante di umori e letteralmente sfranta urlava che godeva come una porca, che stava impazzendo, mentre le infilai ancora meglio, più dentro la mano e quando si conficcò ancora più possentemente, iniziai a fotterla a passo di carica in fica con lei che gridava così forte che non l’avevo mai sentita. Gemeva e guaiva laida la maialona. Il letto era dietro e io la buttai con violenza, mentre le torturavo i seni, strizzandoli e pastrugnandoli con la saliva che mi sbrodolava per il desiderio di fotterla senza tregua. Mugolava Orny e io entrai duro e pesante inficandola mentre la ciurravo senza riposo. Vidi il cellulare era chiuso, evidentemente Sergio aveva ascoltato quello che doveva ascoltare e forse aveva capito ma per meglio far capire la situazione diedi alla donna il telefono e la costrinsi a chiamare Sergio e Sergio rispose chiedendole cosa stava succedendo, le feci mettere il viva voce e iniziai il mio nuovo assalto violentissimo all’arma bianca. Gli dissi di ascoltare in diretta come la stavo fottendo e Ornella godette senza ritegno, non riusciva a fermarsi guaiva, gemeva, e mi incitava. Decisi di fare un dono a Sergio e senza proferire parola rivolsi a pecora Ornella e le infilai il cellulare integralmente nel culo. Entrò e io fui molto felice di poter deridere il neoamante di Orny che almeno per via telefonica la poteva inculare. Quando mi passò la voglia di vedere Ornella che si contorceva con il cellulare nell’ano le infilai dentro tutta la mano e la rimestai ben bene fino a ricacciarle fuori l’oggetto, mentre lei sgrillettava a più non posso la clito e sbrodava sugo bianco vischioso. L’ultimo sugo, quello che ho sempre considerato il miele di una donna. Il cellulare era spento nuovamente. Il letto era diventato un campo di battaglia e continuavo a violare in ogni suo pertugio Ornella la porca. Conclusi il mio dominio con un 69 spettacolare succhiandole dalla fica l’anima. Molto è cambiato sono soddisfatto e Ornella ha deciso di rimanere a Roma per Pasqua e Pasquetta. Sa cosa l’aspetta

La mattina di sabato Ornella mi fece due squilli al cellulare. Il segno che stava partendo da casa dopo poco più di tre quarti d’ora suonò’ al citofono e io aprii. Lei salì con l’ascensore e entrò. Non la degnai di uno sguardo fu lei a venire da me e cercare un bacio di lingua che io le diedi dopo una certa insistenza. Ci sedemmo sul divano del soggiorno e senza dirle nulla la trassi a me abbracciandola e subito costringendola a scendere sul mio pene per iniziare un’attività di succhiaggio forzato. Non ebbe la possibilità di proferire parola che già era costretta al primo bocchino della giornata mentre io la spogliavo a mio piacimento. Fu tutto senza rivolgerci uno sguardo o una parola. Ero carico, carico, carico, e Ornella sapeva che in quei giorni l’avrei schiantata, lo avevo promesso a lei alla faccia di quel balordo di Sergio. Volevo stroncare Ornella, era l’unica cosa che avevo in mente e il fatto che fosse venuta voleva dire che anche lei lo voleva. Ben inteso quando le dissi che avrebbe potuto scegliere se farsi possedere totalmente da me, cioè a mio piacimento o lasciare me e andare da Sergio, non le avrei permesso davvero la scelta, nel senso che se non fosse venuta lei avrei fatto io un’altra spedizione punitiva da lei e l’avrei obbligata a darmi rurra se stessa: sempre di più. Ero felice tuttavia, che il suo grado di sottomissione l’aveva indotta a venire a farsi possedere senza costringermi ad umiliarla ancora di più. Sarebbe stato oltremodo chiaro che se avessi dovuto intervenire io l’umiliazione per lei sarebbe stata profonda e totale. Non le avrei risparmiato nulla. Gustai il bocchino che ravvivavo con ceffoni sulle guance e tirandole i capelli in modo rude.. era perfetta ma volevo incuterle senso di sottomissione, dominio. Ad un certo momento quando vidi che Ornella succhiava a tutta bocca con la lingua penzolante e slinguando insalivava tutto la schiaffeggiai ancora e alla sua replica le infilai tre dita della mano destra in culo con lei che sentì lo stimolo e iniziò a gemere ancora più forte. Con la mano sinistra spadroneggiavo sui suoi senazzi tutti da sbranare. Il loro odore mi faceva impazzire e ben presto trovai il modo per iniziare a ciurrarla senza tregua. La sua pelle bianca e i suoi capezzoloni marroni maturi erano un contrasto terribile. La masturbai in maniera violentissima sollecitandole la clitoride con lei che si teneva al divano e che cercava di tenere le gambe più strette possibili mentre io forzavo per allargarla con una mano in vagina e l’altra che spadroneggiava nell’ano. Non poteva non gemere. Avevo sempre più forte il desiderio di svilirla a furia di ditalini e il ritorno anche al suo possesso mi aveva reso felice, galvanizzato, la potevo gestire come meglio credevo e così feci finché lei tentò fisicamente di appropriarsi della mia nerchia. La succhiai ancora ai seni e poi la lavorai a colpi di lingua in vagina e lei venne senza ritegno con un minimo lamento, in silenzio come le avevo imposto. Non ero ancora arrivato per cui la costrinsi alla spagnolona e sebbene resistetti molto alla fine l’incavo fra le sue due montagne ebbe il suo lago di sperma. Seme dappertutto e Ornella trionfante ebbra di sborra. Sentivo il suo cellulare vibrare’più e più volte era per terra e lo lasciai per terra. Ero curioso tuttavia di vedere il display chi fosse. Immaginavo potesse essere Sergio. Ero furente mentre Ornella sembrava far finta di non accorgersene mente io le mordevo i capezzoloni e il seno con violenza. Non le diedi scampo e più il cellulare vibrava più io mi accanivo. Ornella orgasmava senza sosta con me che ero sempre più duro e possente la pompavo senza tregua. Il mio stimolo era dovuto a quel maledetto aggeggio che vibrava mentre lei ormai a cosce larghe mi prendeva tutto con tutta la forza che le mettevo dentro ma ad un certo punto senza più misura uscii da lei sul più bello, cioè mentre la fica era un pantano di suoi umori e mentre protestava presi il cellulare. Fu un attimo lo aprii e lo misi a fianco a Ornella mentre la inficavo nuovamente. Sergio era Sergio ed era anche testardo non gli era bastato sentire i rapporti a cui costringevo Ornella ma persisteva e allora mi sfogai facendo dire a lei quasi tramortita dal godimento quanto godesse, quanto fosse soddisfatta e quanto mi desiderasse. Smettevo di entrarle in vagina e lei urlava sentiva il desiderio di essere infilata e poi le dita nel culo, una, due tre quattro in quell’ano con Ornella a strepitare e mentre godeva io ebbi un sontuoso orgasmo lo raggiunsi mastodontico e lo ampliai ancora di più per il cornuto. Doveva sentire bene, molto bene dopodiché presi Ornella e dopo averla fatta rivestire la rispedii a casa sua quasi a calci in culo. La donna rimase allibita come volevo facesse e quando stava per andare via le consegnai il cellulare dicendo di non provare a fare la sgualdrina con me. Se era mia era mia e basta. La scaraventai letteralmente fuori di casa: ero furioso e la mia gelosia non era facilmente gestibile. Ametà del pomeriggio ero un fascio di nervi per cui decisi di uscire e quando fui fuori ebbi il chiaro chiarissimo presentimento di voler raggiungere Ornella a casa sua. Non sapevo di preciso cosa avevo in mente ma l’unica cosa che volevo era averla di fronte.’ Raggiunsi la casa, aprii il cancelletto ed entrai. Citofonai e chiesi se per favore mi venisse aperto ai vicini di Ornella quindi fatte le scale a due a due giunsi alla porta e suonai insistentemente. Non vi era nessuno o Ornella non mi voleva aprire? Sentii dei rumori e allora dissi ad Ornella di aprire, lei mi rispose che non avrebbe aperto e io dissi che avrei fatto un casino, che avrei anche sfondato la porta e allora Ornella aprì, era seminuda e io mi denudai subito mentre la donna era incredula e mi chiedeva cosa ci facessi li. Io le risposi sono venuto per montarti vacca. Devo finire quello che avevo iniziato e prima che potesse fare qualsiasi cosa la portai in camera da letto dal letto e li ebbi la fortuna di incontrare Sergio che era appena rientrato dal bagno. Senza considerarlo presi Ornella’ per i capelli e la piegai in ginocchio, la schiaffeggiai ripetutamente e poi la posizionai a pecora, le infilai le dita in vagina e il cazzo in culo. La donna non fiatò ma dopo poco prese il ritmo e iniziò a farsi inculare mentre toglievo succhi dalla sua vagina. Chiesi a Sergio se avrebbe apprezzato di succhiare il miele di Ornella dalle mie mani, ma mi si rivolse schifato. Gli dissi che poteva fermarsi a vedere come fracassavo Ornella o andarsene con le buone e lui sembrò stupito chiedendomi di andare via visto che Ornella subiva in affanno. Mi bastarono due o tre colpi profondi, e Ornella disse dei si convinti e poi altri si, fra gemiti singhiozzi e godimenti vari. Ornella mi implorava a gran voce, diceva il mio nome, acclamava la mia mazza grossa, mi supplicava di infilarle il nerchione in maniera sempre più profonda e non diede mai speranza a Sergio. Si attorcigliava alla mia spada di carne grossa e nodosa e voleva essere sfondata, sfibrata, distrutta. Mi alzai e spintonai Sergio: quello era il mio regno. Parai un paio di pugni che Sergio mi aveva dato e lo colpii con violenza ripetutamente in viso e al corpo cercò di colpirmi con la testa e allora non ci vidi lo colpii ancora e ancora e ancora e quando cadde per terra lo presi a calci con Ornella che alzatasi si era messa tra me e lui. Le diedi il tempo di farlo uscire di casa e appena chiuse la porta mi avventai su di lei e la presi nelle maniere più audaci e feroci, le feci fare tutte le posizioni del kamasutra riempiendola culo,fica, culo, fica, culo, fica, culo fica per tutta la notte pasquale e quando erano le cinque del mattino, non contento le infilai il cazzo ancora grondante dei suoi umori anali in bocca e Ornella dovette farmi un pompino di livello eccezionale, fino alla fine con ingoio compreso. Riposammo tutta la mattinata di Pasqua dopo che preparammo un’abbondante colazione’ mi rituffai nel culo della donna, facendo un’altra serie di inculate senza limite, con lei che si faceva squartare e continuammo tutto il pomeriggio e anche la sera, finché la sua fica smise di orgasmare e i miei testicoli spremuti non riuscirono a produrre altra sborra. La portai, quindi alla doccia e come avevo fatto le infilai il soffione della doccia in culo rimestandoglielo ampiamente, facendola urlare di dolore. Leccai la sua passera senza darle scampo e quando cadde per terra la portai sul letto. Aveva capito finalmente la lezione pasquale. Rimanemmo a letto a goderci l’un l’altro fino all’alba fra un pisolino e l’altro con me nella parte del satiro che non perdevo occasione per riempirle ogni buco del suo corpo e quando vidi che Ornella prese sonno profondamente le infilai il mio idrante nella fica e lei rimase in dorm8iveglia. La sbatacchiai in ogni modo possibile e le feci i capezzoli lividi per quanto forte la ciurrai, la munsi e la tempestai di morsi. Avevo annientato Ornella, ora si limitava solo a gemere, i miei ditalini l’avevano sfiancata, spossata. La lasciai a letto che erano le dieci inoltrate del lunedì di Pasquetta mentre io feci una doccia lunghissima. Ornella dormiva ancora e sebbene avessi ancora voglia la lasciai riposare un’altra ora. Andai in cucina e preparai cose da mangiare e quando fu pronto la svegliai. Le portai da mangiare a letto e lei mangio con gusto dopodiché ricominciai a sditalinata, con lei che ansimava e non riusciva a distogliersi dalle mie brame fameliche. Ero come pazzo su di lei ancora e ancora, non potevo neanche pensare che per un attimo lei si fosse fatta solo toccare da un viscido stronzo: ero geloso, tormentato dalla visione di quel verme di Sergio nudo con lei che ci stava. Andai ancora dentro duro, spietato con tutto quello che trovai a portata di mano e che le potei infilare in vagina e nel culo, per il gusto di sentirla bramarmi, desiderarmi e non avermi, quasi con irrefrenabile brama le infilai in culo una bella boccetta di profumo spray che era sulla toilette e la vidi per un po’ contorcersi mentre con le dita le arpeggiavo le grandi labbra e la clito. Lei inerme fiottava altro liquido. L’avevo presa per troia e lasciata per scrofa, le dissi tutte le frasi più sconce che mi passavano per la testa, mi eccitava tutto e la maneggiavo in tutto e per tutto come un padrone fa con la sua schiava. Avevo notato che la sottomissione coatta le faceva particolarmente bene e quando iniziò a fare qualche capriccio bastarono due ceffoni ben assestati. Mi tolsi un sacco di soddisfazioni quel pomeriggio con Ornella che non sapeva più cosa fare annichilita come era. La lasciai accartocciata su se stessa che si carezzava la micia arrossata dall’intenso super lavoro a cui l’avevo costretta con le mie sollecitazioni. Andai all’ingresso e tolsi dalla tasca della mia giacca il vibratore che usavo con Ornella. Ritornato reinfilai’ la mia lingua nella sua bocca calda e Ornella rispose a meraviglia pronta ad accettare una generosa limonata. Munsi a più non posso le tettone pronte ad esplodere. Ornella ebbe modo di toccare il mio cazzo, riprendere la consistenza dei miei attributi. Io ero, di nuovo, come un animale a caccia della mia preda succube. Sapevo come gestirla e come farla arrivare a fiume senza che lei potesse fare niente per impedirmelo e soprattutto rimanendo completamente calmo, senza per forza fotterla. Ero solito abbuffarla di toccate, di sditalinate, di leccate e di ciurrate, e quando facevo questo Ornella sapeva che potevo fiaccarle ogni sua resistenza che e così feci, in maniera assillante, portando i miei assalti, le mie incursioni. Misi energicamente l’indice nel buco dell’ano e lo lasciai li a prendersi tutto il suo odore e poi annusandolo di continuo. La trovai in molte occasioni, sempre più rossa, sempre più arrapata, sempre più pronta. Le misi più volte le dita in fica e le sgrillettai la sua fantastica clitoride, senza dimenticare di omaggiare il deretano, torturandole ancora il fiorellino perianale. Feci di tutto per farla espodere mentre anche con la mano le titillavo la fica senza alcun problema. Ornella era totalmente in mia balia, desiderava di essere scopata, fottuta come la più calda delle sorcone. Anche io ero ormai pronto. Questo gioco erotico e sensuale mi aveva ricaricato a mille. Le strizzai le tettone con forza, le massaggiai i capezzoli e per spingerla e le misi la mia nerchia in mano. Cacciai fuori il vibratore e partii all’attacco di quelle mitiche poppazze bianche. mentre ciurravo scesi con le mani a sgrillettare la vagina ma era un oceano di succhi che mi accolse, Ornella non si tratteneva. Trasportai gli umori fra le natiche stuzzicando il buco anale. La donna era già oscenamente bagnata e ansimava come una troia in libertà. Eravamo soli e io dopo aver goduto ampiamente dei suoi seni scesi a godere della sua fregna calda e sugosa a tutta lingua, lavorando in maniera altrettanto insaziabile con le dita. tamburellai con la lingua stretta stretta sulla clitoride e Ornella impazzì ululando tutto il suo orgasmo che colava senza sosta. Sbrodava tutto e il mio viso era oramai zuppo di umore vischioso. Quanto sciabordio in quella vulva con i suoi si che erano a ripetizione e a voce sempre più alta. La sentivo venire. Ornella era una pentola a pressione che scaricava orgasmi a perdifiato e più leccavo più ne usciva. Temetti di rimanere annegato con lei che mi spingeva giù con le sue mani’ e le sue cosce che mi trattenevano con forza. La donna era una fontana. Mi liberai e le dissi che era un bagno caldo, inaudito. Si vedeva che mi desiderava e io la masturbai ancora e poi ancora e ancora. L’avevo predisposta era già fiaccata, in buona parte sfatta ma anche e soprattutto soddisfatta. Anzi a dire la verità non avevo mai vista così. Le aprii le gambe e le infilai il cazzo in fica, tutto, quasi liquefatto in quel forno di umori. Si inarcò in modo giusto e io potei iniziare una sontuosa cavalcata, sbattendola con potenza e in profondità. Ben presto l’incitamento di Ornella prima bisbigliato salì fino a divenire ad alta voce e io che non ero da meno la apostrofavo in modi sconci. La inficai senza tregua e la mia nerchia passava in quelle pareti come un coltello che tagliava il burro, era diventata paonazza. La sollevai come un fruscello e messala sopra iniziai la caccia ai seni che dondolavano, quelle poppazze erano campane a cui dovevo succhiare quel batacchio marrone rappresentato dai capezzoloni puntuti. Provavo l’ebbrezza di sfondare nuovamente la sua fica mentre lei continuava a venire. Del resto, più veniva più io resistevo e ben presto il suo ritmo di cavalcata diminuì. Iniziava ad affaticarsi la candida porca. Troppe erano le emozioni, quindi prima che cedesse definitivamente e si accasciasse le infilai il vibratore in culo in maniera violenta e lei urlò a squarciagola tra la mia nerchia e il vibratore che era entrato tutto. Più lei saliva e scendeva più l’effetto era per lei devastante in entrambi i buchi. Non sapeva cosa fare e continuava il sali e scendi, l’entra ed esci all’infinito. Come era arrapante col vibro acceso in culo. Ad un certo punto vanamente aveva cercato di togliersi il corpo estraneo ma io la infilavo con violenza mungendola con veemenza, maltrattandole quei tettoni, seviziandole i batacchi con morsi feroci come una vacca. Sublimai quelle tettone accarezzandole e succhiandole, poi ciurrandole e massaggiandole. Pastrugnai in libertà mentre Ornella era schiava totale, faceva ogni cosa io le facessi fare e abituatasi al mio modo selvaggio di svaccarla. Ancora con il vibro in culo che doveva sformarle i muscoli perianali e lo sfintere, la misi in posizione e le imposi un 69 e iniziammo a leccarci e a succhiarci. La inchiappettai sempre più forte con il vibratore e poi con forza rimestando come dovessi inserire le marce, le infilai anche un dito nell’ano, e lei sembrò dimostrare di non gradire ma ero io che dominavo e quindi dovette starci. Ornella divenne un lago, ma non seppe succhiarmi. Non riuscì in quella posizione a sbocchinarmi. Si affogava. La feci cambiare posizione, risalire sul cazzo. Si portò le mani alle tette e iniziò a stringersele, si mungeva troppo bene, quei campanoni enormi che ondeggiavano furono troppo per me e così arrivai inondandole la sorca. Ornella sorrise, mi disse che mi aveva sentito arrivare e ora si era scatenata. Piena di liquido si era distesa e mi offriva i suoi cocomeri. Come era assurda e sproporzionata. Era grossa e tutta da fottere e io non me lo feci ripetere due volte salii alla sua conquista, lavorai tanto con lei che stringeva il mio nerchione in una morsa composta dai suoi capezzoloni. Misi tutta la forza che avevo nell’assalto e godetti di tutto quel ben di dio. Ornella oramai sapeva cosa fare in questo frangente e lavorava bene coi seni, era uno spagnolone fantastico e quando sborrai lei arrivò all’unisono. La onorai in tutti i modi mi aveva soddisfatto pienamente e sollevatasi mi ballonzolava coi meloni chiedendomi come una bambina se fosse stata brava. Era stata perfetta. Sculettava dalla felicita, ormai il vibratore era tutt’uno con il suo culo. Un tappo fantastico e a quel punto non potei esimermi dal prenderla a pecora e puntare con il cazzo ancora sbrodolante il buco anale che provvidi a liberare dal cazzo finto per inserire la nerchia vera. Si volse verso di me, le sorrisi e la infilai dopo averle impastato nel culo un po’ di saliva mista ai suoi umori. La impalai, fu facile, entrai tutto. Le dissi che le avrei fatto il culo come mai gli e lo avevo fatto e iniziai ad entrare a ritmo sempre più violento, duro, massiccio. Urlò Orny ma i miei colpi non potevano essere meno violenti. Rimasi dentro a sventrarla, allargarla, aprirla e feci tutto quello che si doveva fare. Continuai con sempre maggiore violenza e quando sborrai fu un delirio anche per lei che sgrillettava la clito godendo. Godette e lo rivolle ancora e io la inculai nuovamente questa volta in bagno, di fronte allo specchio dove lei poteva vedermi godere mentre la possedevo da dietro. Le schiaffeggiai le natiche con violenza tante di quelle volte che quando entrai con foga nel suo intestino la donna non si era neanche accorta. La riempii da dietro, dentro, sempre più dentro e così continuai con forza e voglia, mentre Orny ansimava e subiva. Era madida di orgasmi e sudore, piena, cercava di resistere ma i miei ritmi erano terribili per lei. Le abbrancavo quei seni che vedevo scampanare vorticosamente dallo specchio, la mungevo senza ritegno, senza darle spazio fui folle. Quei fiaschi enormi erano tutti per me e non sapevo come saziarmene. Conclusi l’inculata strizzando i capezzoli a sangue, da parte sua non vi era resistenza solo desiderio e orgasmo provocato dalle sue dita che oramai apparivano sempre più sapienti in fica. Continuò a gemere e a invocare a gran voce il mio nome. Io continuai invece a palpare le tette e a torcerle i capezzoli con effetti molto visibili sul suo desiderio, a giudicare dal gioco delle sue dita dentro la sua sorca. Io intanto avevo ricominciato a infilare le mie dita nel suo culo, prima, una, poi due e poi tre mentre Ornella mi sconvolse rintracciando il vibratore e infilandoselo lei tutto nel culo, poi coricatasi supina mi fece segno di infilzarla in fica. Mi vide stranito e mi disse con voce affannata: perché non volevi questo? Le dissi di no, scesi con la lingua e lavorai grandi labbra e clitoride, mentre lei in un vortice di passione si contorceva tra l’eccitazione che le provocavo in fica e il vibratore nell’ano. Ho incanalato tutto il mio leccaggio e succhiaggio per farla sbrodolare e quando i suoi umori hanno iniziato a sgorgare come una fontana, mi sono reso conto che stava giocando con i suoi cocomeri strizzandosi in maniera irresistibile, invitandomi nei suoi quartieri alti. Un’altra spagnola era il suo programma, e fece tutto lei e fu trionfante quando allagai le sue montagne. Nell’ultima fase prima dell’uscita del seme le dissi quanto la desideravo, e ciò aumento il suo desiderio nei miei confronti. Sono ancora salito sopra riconsegnando la mia nerchia flaccida all’altezza delle sue tettone, dicendole: ancora e lei ha cinto le sue enormi poppazze attorno al cazzo rivitalizzandolo, mentre sentivo che lei prendeva un’altra iniziativa, cosa insolita per me. Aveva osato infilarmi le dita nel culo e ci prendeva gusto, mi sentii violato ma non potevo fare nulla, del resto lei in culo aveva il vibratore, e la sua volontà di infilarmi, di ravanare nel mio ano mi portava eccitazione. Anna era ritornata ora a lavorare con maestria e pastrugnava le sue tette in maniera egregia, il mio cazzone stava molto bene in quella insenatura fra le tettazze e eccitato da quel ben di dio fui costretto ad alluvionarla di sborra. La donna sorrideva come mai l’avevo vista e mi disse di assaggiarla ora che l’avevo farcita così bene. Non c’era dubbio, la mia crema l’aveva raggiunta sui capelli, agli occhi, in bocca oltre che sulle montagne russe. Era stata meravigliosa. La ripulii in ogni dove e andammo a fare la doccia. Nel bagno la godetti ancora, mentre lei aveva oramai ceduto, era sfinita, ci rivestimmo giusto in tempo. Daria la sua amica aveva citofonato, abitava da lei momentaneamente ed era tornata dalla sua Pasquetta. Salì su noi ci eravamo rivestiti ma lei capì subito ci salutò, senza particolari riguardi e andò a fare una doccia. Ornella mi accompagnò alla porta e io ero avvinghiato alle sue tette. Questa Pasqua non se la dimenticherà mai

 

 

‘In questo periodo mi sono rilassato ho intessuto nuove relazioni senza perdere quelle precedenti. Ho voluto per certi versi provare a vedere ‘come sarebbe funzionata la situazione staccandomi da Ornella, per vedere come avremmo reagito ad un distacco repentino e così ho fatto. Volevo vedere quanto desiderio di possederla avessi realmente io. Volevo capire se e quanto in realtà lei fosse effettivamente sotto il mio dominio, e così l’ho ricontattata. Mi ha risposto quasi subito e mi ha detto che sarebbe rimasta fuori Roma, al suo paese per diverso tempo. Io le ho fatto capire che diverso tempo non lo avevo e che non avrei mai e poi mai fatto a meno del suo culone e della sua fica che avevo sverginato e addomesticato con grande gusto. La sentivo essere in imbarazzo e questa cosa mi aveva spinto ad essere nella telefonata sempre più audace. Lei doveva essere in un locale: un pub o un bar e non sembrava essere sola, ovviamente, per cui quando mi disse se poteva richiamarmi più tardi, perversamente fui io a dirle di no chiedendole cosa stava facendo e con chi era e dove esattamente. Mi rispose in maniera evasiva per cui io le dissi perentoriamente che non essendo a Roma l’avrei costretta a fare sesso telefonico con me. Ornella non rispose ma la mia voce fu ancora più perentoria. Le sottolineai che o veniva subito da me o faceva sesso all’istante via telefono e che comunque l’indomani l’avrei voluta a casa mia, per cui volevo non facesse cazzate’..se no, quando l’avrei avuta sotto le mani, e prima o poi l’avrei avuta sotto le mie mani, gli e l’avrei fatte vedere di tutti i colori. Capii che non scherzavo ma il suo imbarazzo cresceva e la voce registrava un’ansia sempre crescente’era indecisa poi ad un tratto chiuse il cellulare e io divenni furente La richiamai in continuazione per cinque o se volte e lei non rispose’.in quei momenti l’avrei voluta veramente sfinire se fosse stata con me ebbi l’idea di chiamare Barbara o Carla ma in questi casi sapevo che non funzionava’.ero in fissa per Ornella e solo Ornella avrebbe potuto e dovuto soddisfarmi, passai una giornata di inferno e lo stesso posso dire essere stata la notte’.tutto terribile’.una voglia repressa e assolutamente impossibile esasperante. Intorno alle 4 di notte, tuttavia, tra un mio strepito e l’altro, lo squillo del telefono e io che rispondo con una calma imperturbabile, la stessa che fino a qualche secondo fa non avevo. Sul display era comparso il nome di Orny. La sua voce era affranta, succube da subito per cui io non ebbi motivo di infierire, mi chiese scusa e mi disse che aveva riflettuto tutto il giorno, io non persi tempo e le dissi che l’avrei voluta alla pecorina di fronte a me’.e che volevo vedere i batacchi dei suoi senoni ondeggiare a seguito dei miei colpi paurosamente forti. Che le avrei sfondata inizialmente nel culo e che lei avrebbe preso da me ogni cosa. Quel deretano doveva essere ancora solo e soltanto mio, mentre lei iniziava ad ansimare, e io continuavo a dirle che l’avrei assaltata con ditalini in fica senza darle un attimo di tregua. Le chiesi di spogliarsi e di iniziare a rimestarsi la fica con le sue dita, di tempestarsi di ditalini e che le sue dita erano le mie che la rovistavano e la frugavano dentro. Le dissi che volevo che si curasse della sua fantastica clitoride e che doveva spremerla delicatamente perché ora era nella bocca e con la lingua ero pronto a titillarla’. Ora ero sceso anche con il mio naso a beneficiare delle splendide grandi labbra e Ornella stava partendo spinta da una eccitazione frolle. Sentivo montare il suo affanno, sentivo la sua voce rotta e il desiderio che dal telefono si trasmetteva in me mentre io avevo iniziato a masturbarmi ferocemente. Ora era lei che mi spronava a mungerle le tettone e succhiarle i capezzolotti e più io le dicevo te lo sto facendo, vedi come ti succhio l’anima lei si sconvolgeva e mi chiedeva ripetutamente di scoparla. Io le dicevo di volerla con tutto me stesso e che la stavo montando in fica mentre lei perdeva il controllo di se masturbandosi come mi diceva mentre lo faceva. Ansimava e sentiva la mia pressione a tal punto che esplose senza ritegno con un urlo travolgente mentre io la accompagnavo con la mia voce. Aveva iniziato col dirmi vengo, vengo, vengo e poi alla fine era venuta davvero mentre io beneficiavo nel sentirla con la voce impastata e ancora arrochita dal desiderio. Le diedi un po’ di tempo, la sua voce non si sentiva più’.aspettai poi le dissi che doveva infilarsi un dito nel culo e lei lo fece e che con l’altra mano avrebbe dovuto titillarsi la vagina, la clitoride e che le sue mani erano le mie mani che spadroneggiavano su di lei. Ornella riprese a masturbarsi lavorandosi molto bene e chiedendomi sempre se io la stessi desiderando intensamente’..le risposi che io non l’avevo mai desiderata così tanto e lei affondò le dita nella fica facendomi sentire quanto era eccitata. Mi chiese se la sua micia era la micia dei miei sogni e io le dissi che niente mi eccitava di più’ e lei diede ulteriore segno di approfondire la sua masturbazione. Lavorava con le dita senza tregua ed io godevo di questo suo fermento. Iniziò a non avere pace, dopo molto poco’..alzò la voce, segno che il ritmo della masturbazione si era accentuato e mi disse che aveva’ infilato la custodia di uno spazzolino nel culo’mi disse che era piccolo però’che non la riempiva come il mio cazzone e che avrebbe messo altro mentre titillava la fica sditalinava senza ritegno e mi sollecitava ad entrare in lei, mi voleva in fica e io stetti al gioco’Mi ero eccitato e iniziai a masturbarmi anche io dicendole quello che immaginavo di farle, succhiandole la sua fantastica clitoride. Ornella stava nuovamente per impazzire mentre io le chiedevo se sentiva il mio cazzo che svettava nella sua vagina, mentre le bucavo ogni parte della sua caverna pelosa e piena di succhi. Le dissi che la sentivo sbrodolare, sbrodava tutta e in quel lago il mio cazzo si divertiva a nuotare e mentre dicevo questo Ornella come in trance era sempre più ricettiva e la sentivo pronta’. Iniziava a chiedermi di andare più forte, sempre più forte, mi incitava a fotterla senza risparmio e alla fine fu una nuova esplosione di godimento forte, intenso più intenso della prima volta e anche in questo caso le diedi il tempo per smaltire l’eccitazione dopodiché partii alla carica nuovamente mente lei sembrava provata. Forza Orny ancora non hai fatto nulla dai succhia il cazzo dai succhialo vedi te lo metto in bocca prendi l’astuccio dal culetto e mettitelo in bocca dai succhia, succhia, succhia’. dai lecca lecca tutto, dai forza’Orny sembrava poco convinta ma io iniziai ad essere sempre più incisivo e così la sentii emettere i suoi suoni gutturali, quelli in cui iniziava a partire e iniziava a dire i suoi si prima poco convinti poi sempre più decisi incitato da me che le diceva cosa, non ho sentito cosa? Cosa?. Dai Ornella mettilo in bocca sempre più dentro succhia, succhia, dai vaccona mia’ e mentre dicevo questo lei che si stava tracannando l’astuccio aveva la voce rotta dall’ennesima masturbazione e mi chiedeva ardentemente se le stessi succhiando i capezzoli ed io le rispondevo che le mungevo le tette e le succhiavo i capezzoli con tantissima saliva. Ornella era esagitata oramai’.viveva il sesso telefonico con un vero e proprio atto sessuale ed era ripartita con le sue dita a sviolinare la sua fica che io immaginavo pregna di umori, zeppa di succo pronto per essere succhiato avidamente dalle mie labbra e dalla mia lingua. Ornella era in pieno ditalino con me che la incitavo sempre più intensamente a lavorare la fica e ansimava e gemeva come una cagna in calore e io la stimolavo sempre di più sempre di più mentre ricominciavo a masturbarmi e a dirle che volevo fotterla alla pecorina e mentre dicevo questo mi sentivo disturbato da un rumore che non comprendevo a pieno cosa potesse essere. Ero troppo eccitato ma alla fine capii era il gracidare del citofono e io maledicendo l’universo mi sollevai dal divano con il cazzo semi eretto e andai a rispondere’tenendo desta l’eccitazione di Ornella’. Non feci caso e aprii’.ero preso oramai da Ornella e dalla furiosa erezione che finalmente mi stavo procurando da solo pensando ad una magnifica cavalcata del mio pene dentro i senazzi di Ornella. Quelle montagne mi dovevano accogliere nel mio immaginario. Ritornai al mio posto di comando dove stavo per gestire la terza eruzione di Ornella bagnata e consumata dalle sue dita quando sentii bussare il campanello della mia porta e li ebbi proprio un’ momento di rabbia inconsulta. Ornella era li li per deflagrare il terzo orgasmo e io mi segavo ardentemente e il campanello suonava senza sosta. Mi alzai con Ornella che ancora ansimava e mi diceva: sarà tutto per te tutto per te cazzoncione mio tutto tutto” mi trovai di fronte Barbara arrapata e arrapante che trovatomi col cazzo in tiro non perse tempo e mentre io avevo ancora il telefonino in mano si inginocchiò e con irruenza mi iniziò a fare un bocchino mentre Ornella si dava all’orgasmo solitario inneggiando a me che la stavo fottendo. Furono attimi furenti.. il cellulare mi cadde e io mi diedi alla carne di Barbara senza pensare un attimo di più al sesso telefonico con Ornella. Anche Barbara gemeva mentre io che avevo preso possesso della donna la sditalinavo e lavoravo di lingua. Lei si mosse abilmente e continuò il pompino, fu molto bello finché durò, poiché la mia voglia era tantissima e io cercai tutte le posizioni possibili e immaginabili’.Conoscevo quanto porca fosse Barbara e sapevo di poterle fare tutto. Nella chiavata che iniziai si mescolava il desiderio frustrato precedente e quello sanguigno e carnale che immediatamente si era rinverdito con la presenza disponibile di Barbara. Andavo meravigliosamente bene nell’assaltare con irruenza la sua fica e Barbara lanciava gemiti animaleschi apprezzando le dimensioni del mio attrezzo. Puntavo la fica e la lavoravo alla pecorina. Smontai e ricominciai a leccare avidamente tutta l’area perianale, la vagina la clitoride e il buco del culo’.Barbara sapeva come predisporsi e come trarre il maggiore godimento dando in cambio saggio della sua esperienza. Fu bellissimo e lei arrivò ululando come era sua abitudine. Feci tutto quello che volevo fare con la foga e la potenza che ritenevo di poter mettere’ anche in questo Barbara era insaziabile per cui fu uno scontro fra titani lei godette e mi fece godere senza limiti e quando arrivai e scaricai tutto il mio seme si predispose per prendere quello che gocciolava tra bocca e seno. Ricordavo molto bene i suoi pompini e me ne fece uno magistrale che fece resuscitare il mio cazzo appena scaricato. Lo leccò e succhiò con una maestria indiscussa lavorando lo scroto in maniera perfetta e slinguando l’asta svettante prima di inserirla nuovamente sino alla sua gola. Fu una goduria immensa. Ad un certo punto succhiò così intensamente che le venni in bocca nonostante il mio sogno fosse tracimare il mio seme nel suo enorme seno. Mostrai una punta di disappunto’ lei faceva di me cosa voleva ma anche io non ero da meno l’importante era essere in grado di prendere il comando con Barbara non esistevano mai gerarchie prestabilite ma tutto si doveva acquisire sul campo nell’atto

Sessuale. Con lei nulla era scontato era fondamentale la forza, la fermezza e la resistenza, tutte doti che ho in abbondanza, oltre ad una certa astuzia data dall’esperienza. Senza darmi tempo di pensare, mentre ancora scaricavo il mio brodo Barbara era già ripartita lavorandomi sapientemente e facendo si che io rimanessi in sua balia, mi ritrovavo con il cazzo moscio che la donna succhiava senza apparente tregua, senza mai prendere respiro in una sorta di apnea violenta e senza tregua. Barbara muoveva la bocca in tutti i modi e io crescevo dentro la sua bocca al ritmo che voleva lei mentre la sua lingua mi dava emozioni impossibili da spiegare. Che bocchino favoloso’.. io potevo solo trattenere la sua testa, niente altro’avrei voluto essere io al comando ma questa volta lei era molto più possente e per quanto cercassi di conquistare la mia posizione di maschio lei era irrimediabilmente superiore. Cercai con delle carezze sulle natiche di lavorarla, le pastrugnai un po’ della fica, le inserii la mano in vagina e la sentii zuppa. Il suo fervore non aveva limiti era come impazzita e ora che il cazzo era ritto e durissimo grosso per come era lo infilò senza mezzi termini fra le tettone chiudendole con le mani e sorridendomi’.vedi mio signore, mi disse vedi come si fa a soddisfartii? Ero partito cavalcando le tette ma lei controllava tutto e fra l’altro sentivo l’incitamento della sua voce e di un qualche cosa che mi martoriava l’ano. Mi stava mettendo un dito in culo la troiona per spingermi ad andare sempre più violento. Mi eccitava e mi infastidiva al tempo stesso questo suo atto ma non potevo fare nulla. Di fatto mi inculava e io non potevo non spingrtr in quelle tettone calde e possenti. Era una dea del sesso. Non venni facilmente ma snervato dalla sua pressione in culo e dal desiderio di conquistare ancora una volta quelle montagne e la valle tra le montagne arrivai esplodendo tutto me stesso e innaffiandola come fa un idrante impazzito mentre il telefono a terra suonava senza requie. Troppo esplosiva la penetrazione, ero troppo coinvolto e mi sentivo annientato da quella donna che aveva ripreso la carica. Il telefonino intanto strillava la sua continua suoneria finché Barbara ampiamente innervosita si alzò dal divano e prese il telefono mentre io ero in stato confusionale. Dall’altro capo Ornella con Barbara che le diceva che io non potevo rispondere perché stavamo fottendo e che avrebbe dovuto smettere di rompere i coglioni. Barbara sorrise e la mando a farla in culo iniziando a parlare in romanaccio triviale e ad un certo punto capii che dovevo intervenire io ma Barbara non me lo consentì. Continuò ad apostrofare malamente Ornella e la mandò di nuovo a quel paese con un sorriso sarcastico e irriverente poi chiuse e tornò da me ma a questo punto le cose erano cambiate ”. Fui io che iniziai a masturbala prima con un dito, poi con due e quindi con tre e con tutta la mano e adesso la masturbazione era profonda e senza limiti e lei si perse finalmente ed iniziò a subire il mio ritmo mentre ansimava e iniziava a gemere sempre più di gusto. Ora non restava che assecondare le mie voglie. Iniziai con il’ soppesarle le tettone quindi a suggerle i capezzoloni. Lei mise una mano sulla mia testa e mi invitò a scendere più giù e mi tuffai nella sua parte inferiore a testa bassa leccando e succhiando a più non posso dal monte di venere alla clitoride lavorando la sua formidabile topa depilatissima. A questo punto i mugolii di Barbara si fecero intensissimi. La mordicchiavo e lei ci stava e infilava il mio volto sempre più profondamente nel suo sesso. Ora ero io che potevo gestire e lei era vittima di una serie di emozioni che sapevo provocarle. Le succhiavo tutto senza un attimo di riposo, senza un’istante di tregua e soprattutto mi ero concentrato sulle sue fantastiche grandi labbra e sulla clitoride e lei esplodeva in continuazione chiedendomi di possederla ma io puntavo a sfiancarla e la portavo all’esasperazione. Lei doveva godere e godere’.grondare di orgasmo prima che io mi tuffassi in lei con il mio pene. Veniva a ripetrizione, una, due, tre, quattro volte e alla fine fu violentissima. Lei mi chiedeva cose che io non facevo perché lei doveva capire che il padrone ero io anche se lei era una ribelle di natura che godevo a sottomettere e quando mi accorsi che non riusciva più a resistere alle mie sollecitazioni la misi alla pecorina e senza tanti complimenti la infilai nel culo. Voleva essere presa nella vagina ma io fui irremovibile e iniziai a pomparle l’ano’non era difficile il suo culo era rotto abbondantemente e il buco profondissimo e largo. Cavalcai senza problemi con lei che assecondò tutte le mie spinte’ Barbara sapeva perdere e mi subì in maniera gioiosa incitandomi di continuo a sfondarla. Poco vi era da sfondare in verità era tutto un tunnel magnifico che portava dritto all’intestino e io mi godetti tutto il percorso pompando fino all’inondazione del canale che avvenne con grande gioia anche della donna. Sborrai a più non posso e gli ultimi colpi furono così forti che lei battè molte volte alla spalliera del divano. Adesso suonava il telefonino mentre Barbara era davvero irrequieta e ne diceva di tutti i colori e di tutti i tipi. Non poteva continuare così’ora io ero più sereno e risposi ad Ornella la quale era alteratissima e urlava convinta di dover interloquire con Barbara’ ma si acquietò appena capì che ero io al telefono. La comunicazione fu breve e mi disse che stava arrivando a casa mia’.era già in macchina. Sotto un certo punto di vista ero desideroso di vedere entrambe insieme, sotto un altro punto di vista no. Non sapevo cosa potesse accadere e questo mi creava ansia, molta ansia ma Barbara era succube come piaceva a me e allora ci diedi dentro e non dissi nulla ricominciai dalle sue tettone e la lavorai di lingua succhiandola come fosse la prima volta e Barbara mi chiese quasi subito di scoparla. Ricominciai i miei interminabili preliminari che la rendevano fracica come diceva lei in romanesco’ mi piaceva molto sentirla bramare me e il mio cazzo era una goduria per me. Gemeva e godeva, faceva le fusa come una gattona e sprizzava umori da ogni parte’ un piacere affogare tra il suo orgasmo non c’era nulla da dire era una fantastica porca e quando non resistetti più ed ero pieno di seme in viso che sbrodolava dalla sua vagina in ogni modo iniziai a cavalcarla duramente in vagina. Il cazzo ritto faceva la sua figura e creava il classico rumore dell’entra ed esci quando la fica è madida. Bella porcona le dicevo e la incitavo a dare tutta se stessa e lei non si risparmiava mentre io forzavo sempre di più ma non riuscivo ad arrivare’era una di quelle fasi di blocco che mi capitavano a volte per cui rimanevo ritto nella sua vagina e pompavo a stantuffo ma senza riuscire ad esplodere e questo creò ad un certo punto un problema per lei che si stava rendendo conto che mano mano la stavo sfiancando. Cercava di incitarmi ma per quanto volessimo arrivare al momento dello sfogo’all’orgasmo non ci riuscivo. Si sollevò si spostò continuò a farsi pompare alla pecorina ma nulla, mise in bocca il cazzone, lo agitò, lo lavorò con la lingua, mi fece di tutto e di più, iniziò a masturbarmi, mi mise in posizione fantastica per una spagnolona da sogno ma nulla, continuavo ad essere duro ritto come un pennone mentre lei si accaniva con tutte le arti di cui era a conoscenza e devo dire che tutta questa giostra la portò a sfondarsi. Il mio desiderio era forte, intenso, vigoroso e Barbara stava cedendo non ci riusciva più a tenermi testa. Il divano era oramai un oceano di orgasmo della donna mentre io imperterrito continuavo a desiderarla e a montarla senza tregua fu ad un tratto, mentre ero per l’ennesima volta che le sfondavo il culo che sentimmo il citofono e Barbara accolse il suono come una liberazione, mi chiese di andare a vedere chi era ed in quel momento io mi ricordai di Ornella. Scesi dal divano per come ero e risposi al citofono era Ornella che perentoriamente mi disse Apri’.rimasi esitante ma aprii lo stesso. Forse era l’epilogo più giusto di questo sabato balordo pensai. Ornella raggiunse il piano uscì dall’ascensore e entrò. Non sapevo cosa aspettarmi ero ritto di fronte a lei che chiuse la porta. Si abbassò in ginocchio e infilò il mio cazzone grondante di umori di Barbara nella sua bocca. Non era bravissima a lavorarlo anzi era maldestra ma il mio pene entrava bene nella sua gola. Succhiava come avrebbe succhiato un assetato la canna di una fonte e non smise mai, sembrava succhiasse in apnea e intanto lavorava magnificamente con le dita dentro il mio culo. Si distolse dal suo intento principale per spogliarsi e in un attimo fu nuda nonostante fosse molto robusta di corporatura. Si alzò e mi condusse in camera da letto vide Barbara sul divano ma non la degnò di uno sguardo mentre la donna era ancora sfranta. Mi fece sdraiare e iniziò una sorta di strana danza goffa visto il suo corpo e poi si mise a pecora e mi incitò a ingropparla in culo in fica o dove avessi voluto. Il mio cazzone puntò subito la fica e lei iniziò a muoversi seguendo i miei colpi ossessivamente violenti senza un attimo di tregua. Andammo al galoppo pistonandola senza tregua con lei che urlava i suoi incitamenti e questo aveva richiamato anche Barbara che dalla porta sembrava godersi lo spettacolo. Il ritmo era infernale e Ornella non cedette mai sembrava una roccia che mi assecondava. Il letto sobbalzava, la donna dava continui colpi di testa al muro ma non desisteva, manteneva il ritmo e quando vide che non riuscivo ad arrivare fece segno a barbara di avvicinarsi’ e iniziarono a toccarsi. Barbara era bellissima e Ornella sapeva bene di non poter competere con quella donna ma Barbara iniziò ad adorare la sua compagna titillandole il deretano. Ornella aveva due coscione assurdamente grosse che confluivano in un culone inimmaginabile e Barbara seppe stimolare tutto ciò. Ornella subiva la maestria di Barbara e quando Barbara scese giù sulla vagina di Ornella furono fuochi d’artificio. Ornella arrivò in continuazione eccitandomi senza tregua. Avevo davanti una cavalla purosangue come Barbara e una vacca come Ornella non sapevo cosa volevo mentre la giumenta Barbara dominava la vacca Ornella. Ornella godeva e sbavava, gemeva e orgasmava mentre Barbara ora puntava su di me e voleva a tutti i costi essere posseduta’A quel momento, tuttavia, Ornella si impose rialzandosi e ponendomi il suo culo nei pressi della mia bocca. Fui costretto quasi a infilare la mia lingua in lei mentre Barbara mi masturbava. Furono momenti incredibilmente concitati e io oramai soffrivo senza poter scaricare tutto il mio desiderio. Non ce la facevo più volevo esplodere. Il mio pene era turgidissimo, duro come un marmo.. tutto mi faceva male e io rischiavo un infarto. Decisi di prenderle entrambe e portarle nel bagno . Le misi difronte al mobile a specchio a 90 gradi iniziai una serie di passaggi vigorosi tra il culo di Barbara e la vagina di Ornella poi passai al culo di Ornella e la vagina di Barbara senza limiti rimontai il culo di Barbara e il culo di Ornella e quando Barbara e Ornella sembravano entrambe sfatte sentii irrorarsi di orgasmo la cappella e iniziai a dire che stavo venendo in quel momento stavo massacrando la vagina di Ornella che sentite le mie urla’ si dedicò ancora di più iniziando ad orgasmare e aspettando che il mio seme defluisse tutto in lei. La fase successiva fu di Barbara. Fu tutto suo e così continuammo tutta la serata. Ebbi tempo di distribuire tanto a Barbara quanto a Ornella il mio liquido e poi Barbara dovette andare via purtroppo. Ornella è invece rimasta con me la notte e l’ho inculata a dovere e tutta la domenica mattina’

1
1

Leave a Reply