Il caldo torrido dell’estate 2024 avvolgeva la città in una coltre soffocante, ma per me, quel periodo di ferie si stava rivelando ben più ardente del clima. Da tempo, una curiosità segreta, quasi inconfessabile, mi tormentava la mente: volevo scoprire cosa significasse essere sottomesso, non solo fisicamente, ma anche mentalmente. Così, in un momento di coraggio o forse di pura follia, decisi di mettere un annuncio su un sito Web dedicato al BDSM, con l’idea di trovare un Padrone capace di liberare la mia mente da quel ruolo di dominanza che avevo sempre ricoperto.
**Cerco Padrone per Sottomissione Mentale**
“Sono un ragazzo dominante, ma sento il desiderio di esplorare la sottomissione mentale. Cerco un Padrone esperto, capace di prendere il controllo della mia mente e guidarmi con sicurezza. Ho una buona comprensione del potere della mente e sono pronto ad affidarmi completamente a chi saprà guadagnarsi la mia fiducia. Serietà e discrezione fondamentali. Attendo di conoscere il Padrone capace di liberare la mia mente dal suo ruolo abituale.”
Le parole che avevo scritto risuonavano nella mia testa mentre cliccavo “Pubblica”. Non c’era nulla di falso in quell’annuncio. Avevo 35 anni, ero bsx e avevo sempre dominato nei miei incontri con altri ragazzi. Mi piaceva prendere il controllo, comandare, spingere i miei partner fino ai loro limiti. Erano sempre più giovani di me, e il piacere che provavo nel vederli inginocchiati, con gli occhi pieni di sottomissione, mentre il mio cazzo scivolava nelle loro gole, era insuperabile. La mia mano ferma sulla loro testa, mentre li costringevo a ingoiare tutto, mi dava un senso di potere assoluto. Usavo la cera per torturarli dolcemente, li sculacciavo finché il loro culo non diventava rosso, stringevo le loro palle e godevo nel vederli contorcersi, un misto di paura ed eccitazione che brillava nei loro occhi. Ricordo ancora un ragazzo che mi implorò di fargli il culo rosso. Quando me ne andai, mi ringraziò, lacrime agli occhi, un’esperienza che non avrebbe mai dimenticato. Ma nonostante tutta quella dominanza, sentivo che mi mancava qualcosa, una parte di me che voleva esplorare un territorio sconosciuto.
Alcuni mesi prima, durante una delle mie solite serate passate in chat, accadde qualcosa di inaspettato. Una finestra si aprì sullo schermo e un uomo di 67 anni mi scrisse. Non mi aspettavo molto, essendo sempre stato più attratto dai ragazzi più giovani, ma il suo modo di fare mi colpì subito. All’inizio fu cortese, quasi gentile, e iniziammo a parlare di cose banali. Poi, quasi per gioco, iniziò a rivolgersi a me al femminile. Una battuta, pensai, ma col passare dei minuti, quel tono scherzoso si fece più serio, e gli insulti iniziarono a piovere. Qualcosa in me si bloccò, come se fossi stato intrappolato in una rete invisibile. Non potevo staccarmi da quelle parole. Invece di chiudere la chat e andarmene, rimasi lì, ipnotizzato, a ricevere insulti e umiliazioni. Alla fine della conversazione, mi ritrovai nudo e in ginocchio davanti al monitor, proprio come mi aveva ordinato. Aspettavo i suoi insulti, ansioso, desideroso di essere sminuito ancora e ancora.
Quella conversazione mi lasciò il cazzo duro per ore. Non riuscivo a smettere di pensare a come mi avesse eccitato essere umiliato in quel modo. Fu allora che capii che dovevo esplorare quella parte di me che avevo sempre tenuto nascosta. Da lì nacque l’idea di mettere quell’annuncio.
Solo pochi giorni dopo, iniziarono ad arrivare le risposte. Tre, per essere precisi.
Il primo mi cercava solo per sesso. Lo liquidai con cortesia, non era quello che volevo. Il secondo sembrava promettente, ma sparì nel nulla, come spesso accade in questi casi. Ma il terzo, il terzo aveva qualcosa di diverso. Quel modo di fare mi ricordava l’anziano della chat, quel misto di cortesia e autorità che tanto mi aveva colpito.
“Buonasera, ho trovato interessante ed intrigante il tuo annuncio. Io, Veneto di 44 anni, ho esperienza sia virtuale che reale. Se vuoi, possiamo iniziare a dialogare senza impegno. Contattami. Saluti.”
C’era qualcosa in quelle parole che mi fece scattare qualcosa dentro. Lo contattai subito e mi chiese di spostarci su Telegram. Non persi tempo e gli diedi il mio contatto. Voleva sapere cosa mi spingesse a desiderare una trasformazione così radicale. Gli raccontai tutto, dal mio passato di dominante alla conversazione con l’uomo anziano. Mi ascoltò attentamente, e poi mi disse che, visto che ero sempre stato attivo, il primo passo sarebbe stato farmi diventare un segaiolo sottomesso.
E così iniziò il mio addestramento. Mi ordinava di masturbarmi, ma proprio quando stavo per venire, mi obbligava a fermarmi, solo per ricominciare poco dopo. Era un ciclo infinito di eccitazione e frustrazione, che mi stava lentamente spezzando. Per aumentare la mia eccitazione, mi mandava foto dei culi degli altri suoi altri schiavi. Mi sentivo sempre più intrappolato, eppure, quella sensazione di impotenza mi eccitava come non mai.
Anche quando uscivo la sera, non ero mai libero da lui. Mi ordinava di andare nei bagni dei locali e masturbarmi, impedendomi però di venire. Era come se sapesse sempre esattamente quanto fossi eccitato. Le foto dei culi furono presto rimpiazzate da immagini del suo cazzo. Fino a quel momento gli altri cazzi non mi avevano mai fatto tanto effetto, ma il suo era diverso. Non era solo questione di dimensioni, anche se i suoi 19 centimetri, sempre duri, con quella cappella liscia e viola lucente, erano impressionanti. Era il fatto che fosse il suo cazzo. Era come se fosse diventato il centro del mio universo. Non riuscivo a pensare ad altro. Ubbidivo a ogni suo ordine, desideroso di renderlo orgoglioso di me.
Un giorno, mi mandò un video in cui si masturbava e veniva. Guardandolo, capii fino in fondo quanto fossi cambiato. Lui era il padrone, lui poteva venire. Io, invece, ero diventato il suo segaiolo sottomesso, incapace di ottenere lo stesso piacere senza il suo permesso. Aveva voluto la mia completa sottomissione, e l’aveva ottenuta.
Non pensavo più ai ragazzini che avevo dominato in passato. Il mio unico pensiero era il suo cazzo. Lo sognavo di notte e mi svegliavo con il cazzo duro, incapace di trovare sollievo. Anche quando mi masturbavo, non mi era permesso venire.
Ma un giorno, non resistetti. Finii la sega e venni, godendo come non avevo mai fatto prima, dopo giorni di astinenza forzata. La colpa mi assalì subito dopo. Mi sentivo come se lo avessi tradito. La sua punizione non tardò ad arrivare: venti schiaffi sul cazzo. Dolore e umiliazione, ma mi riportò subito in riga. Dovevo continuare a segarmi, ma sempre senza venire.
Altre due volte nei giorni successivi non riuscii a trattenermi. Non perché lo volessi, ma perché avevo superato il punto di non ritorno senza volerlo. Pensavo di avere ancora margine, ma mi sbagliavo. Nonostante stessi venendo, toglievo la mano per godere il meno possibile. Il cazzo pulsava, la sborra fuoriusciva, ma non lo toccavo. Non volevo godere. Lui notò il cambiamento nella mia mente e non mi punì. Capì che ero sempre più sottomesso, più vicino a diventare suo schiavo.
Un giorno, per umiliarmi ulteriormente, decise di portarmi in una chat a tema BDSM gay. Mi presentò agli altri padroni, parlando di me come se non fossi lì. Mostrò loro foto di me, prima e dopo, nudo a quattro zampe mentre leccavo una scarpa. Gli altri dominatori si congratularono per il suo successo nell’avermi addestrato così rapidamente. Mi rivolgevano parole di disprezzo, chiamandomi cagna, puttana, meravigliati di come potessi essermi considerato un dom fino a poche settimane prima.
Ero un segaiolo sottomesso e ora il padrone aveva deciso che era giunto il momento di diventare per sempre uno schiavo.
Grazie. Si, arriveranno.
Simpaticissimo, questo racconto. È allo stesso tempo molto eccitante. Complimenti.
Ciao, Complimenti, bellissimo racconto!!! Spero che pubblicherai ancora altri capitolo, mi intriga molto! Se volessi anche fare due chiacchiere o…
Bello. Altri scritti tuoi?
Brava... Grazie!