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Inutile spiegare come, quando e perché ci siamo conosciuti.

Vi basti sapere che sto per raccontare una storia vera.

Una storia in cui non cambierò i nomi, ma userò solo le iniziali.

La stavo aspettando fuori dal motel M, dove ci eravamo dati appuntamento,

lei era libera solo al lunedì in quanto giorno di chiusura del negozio di parrucchiera in cui lavorava

e il suo compagno avrebbe lavorato fino a sera.

La vedo arrivare, parcheggia accanto a me e girando attorno alla sua auto mi lancia un sorriso timido

e forse preoccupato.

-Buongiorno V sei in anticipo-

-Lo so, ma non volevo fare tardi e sono davvero curiosa-

L’auto si avvia alla reception e prendo una di quelle camere soppalcate che sono sempre utili per appendere le corde e usarle al piano di sotto.

Parcheggio ed entriamo, V è silenziosa, forse preoccupata e non più così convinta di voler provare

qualcosa di nuovo e diverso dal solito, come dice lei “qualcosa che Lui non riuscirebbe a darle”.

-Spogliati, resta in piedi e metti le mani dietro la testa-. V mi guarda negli occhi, vedo un attimo di timore

ma non esita ed esegue, le sfioro il viso e passo il pollice sulle sue labbra premendo appena, lei li per li non capisce ma quando realizza che il pollice rimane fermo sulle sue labbra le schiude e comincia a succhiarlo.

Con l’altra mano seguo il profilo del suo corpo, palpo il suo piccolo seno, una seconda, con due capezzoli molto sviluppati ed insolenti…li strizzo sempre più forte, voglio sentirla mugolare, ma lei fedele a ciò che mi aveva detto –ho un carattere molto forte e non è così difficile piegarmi- non fa una piega, io strizzo ancora più forte e le pianto le unghie nella carne, per un attimo smette di succhiare e sbarra gli occhi. Tanto mi basta per mollare la presa e proseguire la conoscenza del suo corpo, della sua pelle, di lei…voglio scoprire e sapere tutto. Scendo verso il suo ventre ed incrocio il piercing all’ombelico, ci gioco, lo muovo, lo tiro, lo torco per poi scendere e carezzarle la fica che trovo liscia come piace a me con qualche imperfezione cutanea sulle grandi labbra, muovo un  dito e trovo le piccole labbra prominenti e leggermente schiuse, V

Mi guarda dritto negli occhi mentre continua a succhiare come se tutto dipendesse da quello, è bagnata di un liquido vischioso e scivoloso, caldo. Il mio dito entra senza fatica, le tolgo il pollice dalla bocca per assumere una posizione più comoda ed infilare il dito a fondo, a sfiorare la cervice e lei emette un semplice ooh, nulla di più. Tolgo il dito e con lo stesso massaggio lo sfintere per poi penetrarlo facilmente lubrificato dai suoi stessi umori, è stretto, molto stretto, molto poco allenato ed usato…sorrido.

Le chiedo se è davvero convinta, le dico che se vuole possiamo fermarci e salutarci…V non dice nulla.

Le faccio calzare polsiere e cavigliere, voglio gestire le cose con comodo e senza lasciare segni inutili, i soli segni che dovrà portare e ricordare dovranno essere quelli che io deciderò di lasciare.

V è legata alla ringhiera della scala che porta al soppalco, è fatta con cordini d’acciaio e quindi posso posizionarla come mi pare, braccia dietro la schiena e gambe larghe, -V non ti ho chiesto se hai fatto colazione, prima di cominciare a divertirci, vuoi un caffè?- lei non ci pensa due volte e ingoia l’amo, la lenza e tutta la canna da pesca…-si, grazie, volentieri- alzo il telefono e ordino due caffè, li porterà il room service

ed entrerà dalla porta interna quasi di fronte a lei, con tutto ciò che di più intimo ha in bella vista.

Se ne rende conto nel momento in cui sente bussare – ma…mi lasci qui? No dai…slegami!…coprimi!-

apro la porta e il cameriere come se nulla fosse mi porge la ricevuta da firmare e non perde occasione di

guardarsela per bene, lei è alta circa 170cm, longilinea e col fisico scolpito e tenuto in forma da ore quasi quotidiane di palestra. Sento uno schiocco mentre richiudo la porta, V ha strappato il moschettone di una cavigliera e ha chiuso le gambe, ha decisamente una buona forma fisica la signorina!

-lo sai che hai disubbidito e devi essere punita, vero?- lei china il capo, le labbra hanno un fremito, vorrebbe dire qualcosa ma resta in silenzio. La porto al piano di sopra, le faccio inginocchiare supra una panca imbottita che si trova ai piedi del letto come se fosse a pecorina ma con la pancia sulla panca, la immobilizzo, non voglio che si sposti. Le apro le natiche, si le apro perché ha il culo sodo e duro come solo una 28enne in forma può avere, la sua rosetta scura fa capolino ed è quello il mio obiettivo…

Sputo per agevolare l’ingresso, ma non voglio che sia indolore perciò punto il cazzo contro il suo ano e comincio a spingere, lei inizialmente si contrae, ma quando capisce che in un modo o nell’altro arriverò all’obiettivo si rilassa, io entro e senza fermarmi arrivo fino in fondo, sto fermo per qualche secondo, devo abituarmi al suo buco stretto ma sicuramente non vergine, poi comincio a montarla, con calma senza fretta, abbiamo tempo. Dopo qualche minuto sento che sto arrivando e mi fermo, lo tolgo e lei sospira di sollievo non sa che non ho finito ma mi sto solo raffreddando un attimo. Appena mi sento pronto rientro senza molto riguardo e lei sobbalza ma non emette un gemito, spingo e meno colpi come un indemoniato e di nuovo quando sono al limite mi fermo e vado avanti così per quasi un ora. Sono di nuovo al limite ed esco, la libero, -V inginocchiati- lei esegue e mi guarda stranita – ora succhiami fino a farmi venire, guai a te se ne fai cadere anche solo una goccia!- V comincia a succhiare ed è anche brava, arriva fino in fondo e muove la lingua come solo una donna che ama fare i pompini sa fare, fino a farmi venire. Lo tolgo dalla sua bocca e senza che io dica nulla mi guarda, apre la bocca, la chiude e ingoia tutto. Allungo una mano verso di lei e la faccio alzare, ci sdraiamo sul letto e mentre lei si mette in posizione fetale io da dietro la abbraccio e le sussurro parole dolci, come credo sia giusto fare…ci addormentiamo per un oretta.

Al risveglio sigaretta per entrambi, una passata in bagno per minzioni e risciacqui vari e le dico – sei pronta?- lei mi guarda e annuisce. Mentre lei era in bagno avevo già preparato una corda che dal corrimano del soppalco scendeva al piano terra e così le legai i polsi e tirai la corda fino a quando non ebbe solo le punte dei piedi che poggiavano a terra, a quel punto le legai all’ interno di una coscia un vibratore stile hitachi che poi battezzammo “il microfono” con del nastro americano, feci in modo che fosse posizionato sulla sua fica e molto vicino al clitoride ma non a contatto diretto e lo accesi. Subito V sbarrò gli occhi ed assunse un espressione da madonna che vede il paradiso, da dietro presi il gatto e cominciai a frustarla sul sedere e sulle spalle e a mano a mano che gli orgasmi si susseguivano sempre più intensi, sempre più violente diventavano le frustate, per lei era un circolo vizioso e nonostante più di una volta mi disse – non ce la faccio più sono venuta troppe volte- non usò mai la safeword che le avevo suggerito. L’ultima serie di fustate le ricevette sui seni, mentre si contorceva per il dolore e per gli orgasmi ormai in rapida successione. Spensi il vibratore e lo tolsi, poi la slegai con una mano mente con l’altro braccio la sorreggevo.

La portai nuovamente nel letto e le spalmai una crema lenitiva coprendo ogni segno della frusta, lei si addormentò ed io restai a guardarla mentre si riposava, sembrava un animaletto indifeso. V dormì per poco più di un ora, ma la voglia di sentirla nuovamente mia ebbe il sopravvento e la svegliai, la svegliai masturbandola e masturbandomi a mia volta e appena fu cosciente mi coricai sopra di lei e la presi, fece qualche smorfia perché la sua fichetta era davvero provata ed irritata ed il clito sensibilissimo, ma per tutto il tempo che la scopai mi guardò dritto negli occhi con uno sguardo che parlava, raccontava, diceva mille cose e quando arrivammo quasi insieme all’orgasmo mi abbracciò stretta e mi diede un bacio lungo e violento. Restammo così per un po’ di tempo e poi scesi a riempire l’idromassaggio per un bagno rilassante prima di rivestirci, eravamo quasi completamente vestiti quando lei si chinò per prendere le scarpe ed io, preso da un istinto animale, mi fiondai su di lei, le calai i fuseaux insieme allo slip minimale che indossava, la feci inginocchiare sulla poltroncina dell’ingresso e presi a scoparla in modo animalesco, davanti, dietro e di nuovo davanti fino a venire e mentre lei protestava debolmente le tirai nuovamente a posto mutande e leggins dicendole che mi avrebbe avuto dentro fino a casa. Erano circa le 17…eravamo entrati in camera alle 9.30! La accompagnai alla sua auto convinto che ci saremmo salutati e mai più visti quando lei mi disse

-lunedì prossimo hai da fare?-

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