Skip to main content
Racconti di Dominazione

Una stanza vuota e … Noi!

By 19 Luglio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Una stanza vuota e ‘. Noi!
Di Mrs Robinson & Master E.

Gioco immaginario plasmato sulle parole, tra due sconosciuti che si riconoscono in ciò che scrivono, sfida tra autori, rincorrendosi sulle sensazioni.
Grazie a chi vorrà inviarci commenti e critiche
E-mail: mrsmaster2004@yahoo.it

_____________________

Chiudere una porta come chiudere il mondo fuori. Forse questo è ciò che ho fatto. Le persiane abbassate quasi del tutto non lasciano filtrare che un timido raggio di sole, insufficiente a rischiarare la stanza al suo interno. Il mondo è fuori. Non giungono suoni, odori, vita. Nulla.
Il rumore della porta che ho chiuso alle mie spalle è stato come un avvertimento. Il segnale di aver superato il limite, aver varcato la soglia, il punto del ‘non ritorno’. Nella mia mente prende forma la consapevolezza che fosse davvero ciò che desideravo. L’ho voluto, l’ho desiderato ed ora sono qui. Nel buio e nel silenzio. Eppure tremo’.
”..
Una stanza vuota, un pavimento freddo, penombra che sfuma ogni contorno, tu in quella stanza, tu con la tua anima messa a nudo, tu che rabbrividisci ai tuoi pensieri, ai tuoi desideri, mentre le braccia sollevate dietro la nuca si fanno pesanti, mentre il freddo del pavimento scorre nel tuo corpo, mentre il tuo respiro si fa rapido, non per la pesantezza delle braccia, non per il freddo del pavimento.
Tu chiusa nel buio di una benda che ti mette di fronte a te, senza veli né pudori.
E’ la vera te stessa che prepotente ti urla il suo essere, mentre il lieve cigolare di una porta ti fa trattenere il respiro.
Tu al centro di quella stanza, mentre lentamente schiudo quella porta, so bene che ogni rumore lancia stilettate brucianti nel tuo corpo teso, in attesa, so che immagini si formano nella tua mente, mentre vorresti urlare la tua appartenenza, mentre piano mi avvicino a te, mentre vedo la tua gola sussultare all’ingoiare la tua razionalità, mentre vedo i tuoi muscoli farsi tesi, in attesa di un mio gesto.
Li davanti a te, osservandoti, lasciando che il mio sguardo scivoli su ogni curva del tuo corpo, lasciando che si soffermi sfrontatamente sulle parti più intime del tuo corpo, violandolo, lasciando crescere la tensione, lentamente, mentre schiudi le labbra cercando aria, le narici dilatate ad assorbire ogni odore, i capezzoli turgidi protesi ad offrirsi a qualunque mio gesto.
Silenzio
Silenzio intorno a te, a noi, mentre ti osservo, quasi negando la mia presenza, ad accrescere l’attesa.
E finalmente la mia mano, leggera, sfiora i tuoi capelli, mentre pieghi il capo, premendolo contro il mio palmo, assorbendo il mio calore, lasciando che le mie dita conoscano, una volta di più il tuo viso, ogni contorno, ogni fibra; lasciando che dolcemente disegni le tue labbra lasciandomi accarezzare dal tuo respiro violento, dalle apnee improvvise, dai suoni inarticolati che ti sfuggono e che dicono più di mille parole.
Una carezza dolce, lieve, che pure ti fa sentire mia, tra le mie mani più di mille catene che potrebbero imprigionare il tuo corpo, ti lasci pervadere dalla dolcezza, ben sapendo che, d’improvvisa, la mia mano potrà farsi severa, stringere i tuoi capelli, piegare il tuo capo con forza; dolcezza e severità che fanno di me uomo e Master, indissolubili l’uno dall’altro, mentre lento il mio respiro sfiora i tuoi capezzoli ed il tuo busto si protende, cercandomi’..

Ho avvertito immediatamente la tua presenza. L’aria ha vibrato impercettibilmente, il buio è divenuto luce, il silenzio un suono meraviglioso. Sento lenti e leggeri i tuoi passi nella stanza. Il rumore dei tuoi piedi nudi sul pavimento rimbalza fino a me, mi penetra nella mente: li sento vicini e poi distanti. Vengono verso di me e via di nuovo. Ora sei dietro, ora non ci sei. Non ti sento. Tutto è fermo, freddo e irreale.
D’istinto giro la testa per cercarti, ma la benda stringe ed ogni movimento fa bruciare la pelle del viso. Annuso l’aria e ti trovo di nuovo. Il tuo odore di uomo è inconfondibile. Ne aspiro l’essenza come quando strusciandomi lungo le tue gambe per risalire fino a te ti sfioro come una gatta. Sento l’odore della tua pelle, avverto persino il tuo respiro caldo avvolgere le mie membra fredde e stanche. Il calore del tuo corpo distante dal mio giunge fino a me, coprendomi come un invisibile mantello. Lo sento scendere lungo il corpo nudo, soffermarsi sui seni. So che mi guardi, lo sento. Il tuo sguardo scivola impietoso lungo la pelle, quasi ripagato dell’imbarazzo che riesci comunque a scatenare nel mio buio. Non riesco a nascondere la strana sensazione di impotenza, di timidezza, di inspiegabile vergogna che mi assale. Sento scendere gelidi brividi lungo la schiena. Annuso la tua presenza, temo per la mia paura. Temo perché non so nasconderla, perché a te non posso celare nemmeno i pensieri. Fragile e trasparente, la tua luce mi attraversa, mi percuote, mi scalda, mi rende viva. Come questa mano che dolcemente mi accarezza. Come il suo infinito calore che scivola liquido nel mio corpo in attesa. Come le dita che violano la mia bocca rosa, carnosa, appena schiusa affamata della tua. Giochi con la mia lingua e subito le ritrai. Ma le sento. E’ come se le vedessi tra le tue labbra.
”.
Le mie dita, umide della tua saliva, le mie dita tra le mie labbra ad assaporare il primo sapore di te, mescolarlo al mio per tornare sulla tua bocca, in te, a frugarti, mescolando sapori noti e sempre nuovi, risvegliando sensazioni e desideri, bruciando nella mente emozioni violente.
Le mie dita, umide di noi, che scivolano lente sul tuo corpo, sfiorando il collo, la gola, stringendola appena, ma basta quella lieve stretta a farti volare lontano, a ricordarti, ove servisse, che dolcezza e severità possono, in ogni istante sfumare, l’una nell’altra.
Le mie dita fragranti di te a disegnare arabeschi sul tuo seno, gonfio di desiderio, mentre un lieve tremore ti scuote, dita che bagnano i tuoi capezzoli svettanti, scivolando sui tuoi brividi, li abbandonano, tornano invitate del tuo gemito roco, e di nuovo svaniscono, mentre il tuo corpo danza oscenamente cercandomi, nella speranza che sussulti disperati ti portino a trovare la mia mano, le mie dita, a rubarne calore e desiderio di te.
Vedendola con la mente nell’oscurità di quella benda, sapendola li, vicina eppure lontana,solo la sua ombra ad accarezzarti, e quell’ombra brucia della nostra voglia.
Le mie dita che decise ora si posano tra le tue gambe, schiudendole, le ginocchia che si piegano in un rantolo che sfugge dalla tua gola, il tuo sesso che freme al mio contatto, le labbra gonfie di desiderio, il clitoride urlante la sua voglia di possesso.
Scivolo sul tuo umido piacere, aprendoti piano a me, entrando in te con una sfinente lentezza, accompagnato dal tuo respiro che cresce come marea, che come onda risacca, per arrestarsi, e di nuovo accelera seguendo gli spasimi del tuo ventre, mentre sai che spio ogni sfumatura del tuo corpo, spogliato da pudori e conformismi, nudo davanti a me come solo un anima nuda può essere, donandoti a me con fierezza e piacere.
Le mie dita che frugano in te, violente ora, accompagnate dei tuoi sospiri, indovinando il tuo ritmo, seguendolo, guidandolo; più veloce ora in un inarrestabile estasi violenta, mentre rovesci il capo, le labbra spalancate in un muto urlo, il corpo che grida invocando la mia mano, chiedendo in silenzio il piacere, sapendo di non poter chiedere.
Abbandonandoti sulla mia mano che ti beve, lasciando che ogni pudore si dissolva, il viso paonazzo di residui di vergogna e di attesa di piacere, mentre gorgoglii indistinti nascono dalla tua gola esposta a me, invitante.
Spalanchi gli occhi nel buio della benda mentre dal tuo ventre il piacere scivola sotto la tua pelle, avvolge la mente, racchiudendola in un bozzolo estatico, e, nell’ultimo residuo di razionalità, ti urli in silenzio di attendere, che ancora non puoi, che ancora non ti ho concesso il piacere e preghiere mescolate ad oscene parole sgorgano dalle tue labbra, unite a rantoli sempre più rapidi, danzando sulle mie dita che’.
all’ultimo istante ti abbandonano nel tuo urlato “NO” sapendo che quel no non verrà perdonato, piegandoti sulle ginocchia svuotate d’ogni forza nel tentativo di rallentare i battiti del tuo cuore impazzito, di sedare quell’orgasmo prorompente e negato, mentre parole di fuoco incendiano la tua mente e .. svaniscono nel tuo donarti a me, nel donarmi la tua rinuncia.
Le mie dita, pregne di te che tornano alla tua gola, sussultante nei gemiti soffocati, tornano sulla tua bocca, che ingorda ruba il tuo sapore, mentre il tuo odore di femmina inappagata esplode nella tua mente e le mie labbra si uniscono alle tue racchiudendo tra noi le mie dita, il tuo sapore ”’..
”’
Godo di te che succhi il calore della mia saliva. Godo del piacere di sentire il tuo piacere. Godo per me che ti so offrire dolcezza, sensualità. Che so far scatenare in te passione, voglia, desiderio. Amo sentire che vuoi possedere il mio corpo, la mia mente, fino a giungere all’anima. Vuoi anche quella, lo so, lo sento. E allora prendila. Vieni a prenderla. Fruga dentro di me. Cerca il mio segreto più nascosto. Esplora tutto ciò che ancora non ti ho rivelato. Cerca, scava, scopri. Ne rimarrai sorpreso. Ne rimarrai affascinato, incantato e, forse, innamorato. Forse è qui che arriveremo. Forse questo turbinio che sento dentro di me ha questo significato. Supereremo il limite. Scavalcheremo ogni barriera, ogni ostacolo delle nostre menti. Diventeremo un’unica realtà. Due metà che si completano. Due entità fuse, incorporate l’una nell’altra.
Assaggio di nuovo le tue dita, questa volta intrise del tuo sapore. Sento il profumo della tua saliva, lo sento sulle labbra, mentre giochi con il profilo del mio viso. Cerco di baciare le tue dita, vorrei avvolgerle con le labbra per averti ancora un poco, per gustare il profumo della tua pelle. Ma tu giochi. Ti ritrai, mentre le dita scivolano lungo il viso, fino al collo. Lo stendo per accoglierti. Lo offro alla tua stretta. Ti temo e ti voglio, in un indissolubile intreccio di volontà. Stringimi forte, più forte, mentre riesci ad udire la mia muta invocazione. Avverto la stretta della tua mano forte, calda, assassina intorno alla gola. La sento chiudersi in una morsa incredibilmente eccitante, pericolosamente dolorosa. Sono tua, sono il tuo piacere, la mia follia. Lentamente il corpo si rilassa, le forze sembrano abbandonarmi. Non ti vedo, ma so che sorridi. Sorridi dell’immenso piacere che ti dà questo istante. Sorridi del piacere che sai riesco ad avvertire, mentre apro la bocca in cerca di aria fresca, pura. Ancora un attimo di dolore, piacere, estasi e poi di nuovo aria. Il tuo respiro caldo è la prima boccata che mi ridesta. Ne riempio i polmoni. Respiro di te, con te, per te.
Ora la tua mano, tornata dolce ed amorevole, torna a giocare con la mia pelle nuda. Scivoli lungo i capezzoli, li pizzichi, li sfiori e di nuovo li afferri. E’ un costante piacere, un’eterna sofferenza: dolore fisico, dolore del gioco, dolore del bisogno di essere presa e posseduta. Dolore e piacere. Tu ed io.
Scendi ancora. So cosa troverai. So che ti farà impazzire la mia voglia già esplosa. Il calore che troverai tra le gambe che, lentamente, si aprono in attesa del tuo arrivo. E’ un rivelarsi. Manifestazione di tutto il desiderio che scateni nel mio intimo, nel più nascosto, ma non esiste posto sicuro con te. Un caldo lago di desiderio ti attende. Ti sento navigare dentro, non più dolcemente, ma d’impeto e passione penetri tra la mia voglia. Il mio corpo sussulta, si inarca, si offre nudo, senza pudori, senza riserve. Vorrei gridare tutta il mio folle desiderio di essere tua, vorrei implorarti di prendermi di farmi volare leggera e lontana. Ma non posso. Il mio respiro si fa roco, affannoso, mentre seguo il tuo profondo e silenzioso. Avverto nell’aria l’odore del mio sesso, avverto la delizia della tua voglia, scatenata dal profumo del mio bisogno di appartenerti. Sei come un felino che fiuta la preda, che sa già essere sua, ma attende disegnando cerchi assassini intorno al corpo ormai morente. Così sento in te quella follia di negarmi il piacere e sento nascere in me la stessa pazzia. Di lasciare che cresca, si nutra, si sviluppi crudele. Basterebbe la tua bocca sulla mia, sul collo. Basterebbero le tue labbra sui miei seni, mentre le dita danzano in un meraviglioso rituale di piacere. Impazzirei, più di quanto non lo sia ora. Griderei tutto il mio orgasmo regalato a te, ma lascio, invece, che il mio corpo rallenti i suoi spasmi, che la tua mano mi abbandoni, mentre la mente teme la punizione che ne deriverà. Ma l’ansia di non sapere, il timore di immaginare, la necessità di accettare sono più forti di qualsiasi altro bisogno. Tento di reprimere una lacrima di vergogna, di rabbia, di umiliazione. Questo voglio, questo vuoi, questo devo accettare. Questo sei tu, che baci le tue dita, gustando le gocce del mio piacere, sorridendo della vittoria’.
”.
Vittoria, sconfitta, chi vince e chi perde’che importa in questo fiume di sensazioni che ci travolge?
La negazione del piacere ti ha svuotata, rubandoti ogni forza per reprimere l’estasi, ti sei lasciata scivolare ai miei piedi, muta dichiarazione di sottomissione ed appartenenza, muta richiesta di guida.
So che la tua mente è già mia, la mia già tua, fuse indissolubilmente per portarci lontano.
Nessun segreto può celarmisi nei meandri della tua mente, ogni muro abbattuto con timore e gioia, ogni pudore vinto per essere femmina, per essere te stessa, offerta a me mentre in ginocchio ancora sussulti nel rimpianto del piacere negato.
Piegata su te stessa, quasi feto neonato che aspetta di scoprire il mondo,
bimba e donna, Dama e puttana
senti il mio calore davanti a te, senti la mia presenza incombere su te accoccolata ai miei piedi, e ‘. Attendi..
il mio piede nudo che lento sfiora le tue ginocchia, sale languido lungo la coscia e già, improvvisi, nuovi spasimi stringono il tuo ventre, già liquido piacere ti infiamma.
Sfioro appena il tuo clitoride con la punta delle dita, fuggo, torno, in questo gioco sfinente che ti tortura ma in fondo ami. Gemiti sfuggono violenti ad ogni contatto, mugolii disperati ad ogni mio abbandono, mentre protendi il ventre in una danza oscena, cercandomi, offrendoti, ora più puttana che Dama, sempre indissolubilmente te stessa.
La mia mano tra i tuoi capelli, sfiorandoli piano, accarezzandoli, godendo della dolcezza improvvisa che dipinge il tuo viso rubando il mio calore, ora più bimba che donna.
Le mie dita che improvvise si serrano sui tuoi capelli, con forza, dolore, piacere, ‘.. noi.
Piego la tua testa, il tuo collo esposto, candido, fremente al contatto con le mie dita, sussultante alla mia stretta decisa, mentre onde di desiderio bagnato scorrono tra le tue cosce.
Timore, paura, desiderio, voglia, mille sensazioni fuse insieme, che sole sanno darti ciò che vuoi, trasformarti in ciò che sei.
Improvviso il mio odore di uomo davanti a te, esplode nella tua mente, un lungo gemito di desiderio sgorga incontrollato dalle tue labbra, che si schiudono imploranti, vorresti assaggiarmi, gustare il mio sapore, donarmi il tuo calore, l’avvolgente stretta delle tue labbra, l’umida carezza della tua saliva, lo sfacciato invito della tua lingua.
Il tuo corpo che trema nell’affanno del desiderio, incontrollabile offerta a me
La mia mano decisa che guida il tuo capo, lentamente verso me, trattenendolo quasi mentre vorresti tuffarti tra le mie gambe, le tue labbra schiuse, la lingua svettante che sinuosa frusta l’aria cercandomi, vicina, un pò più vicina, quasi cogli il sordo pulsare impazzito del sangue nel mio glande, quasi lo vedi, con gli occhi della mente, teso e turgido davanti a te, velato da una rugiada di umori, vorresti urlare, chiedere, implorare, maledire, ma’in silenzio, lasci che siano le mie mani a dettare i ritmi, indovinando il mio sguardo sorridente, quasi di sfida, quasi una prova tra tue corpi ormai tesi alla ricerca del piacere.
Una stretta più forte ai tuoi capelli, un colpo sulla tua guancia inatteso o forse desiderato, schiaffeggiata dal mio sesso teso, dall’agognato premio del tuo desiderio.
Colpi che si susseguono, rapidi sul tuo viso, piegando il tuo orgoglio, umiliandoti, eppure trasformando l’umiliazione in piacere consci che pochi sanno vivere appieno tutto ciò, mentre giri il capo cercando di afferrarmi, incurante di mostrare così spudoratamente la tua voglia.
Una scintilla nella tua mente, un sapore acre ed amato sulle tue labbra, un lungo mugolio dalla tua gola e’sono tuo.
Scivolo tra le tue labbra che dolcemente mi stringono, mi gonfio contro il tuo palato, nell’accogliente conchiglia umida che mi offri, i denti che appena rigano la mia pelle, brividi che sai, quasi senti scorrere sulla mia pelle, mentre la tua lingua impazzisce su di me.
Un moto d’orgoglio infinito ti pervade, tutto il tuo essere femmina nella tua bocca, nelle tue labbra, che sfiorano, stringono, nelle tue guance che si contraggono succhiando, nella tua saliva calda che fila creando ragnatele di piacere che ci uniscono.
Accompagni ogni tuo movimento con gemiti, sospiri, guaiti, mentre, accoccolata, cerchi di premere il tuo sesso sui tuoi polpacci per rubare una carezza, un contatto, .. piacere.
Ti senti femmina, donna, puttana che vuole, deve dare piacere, quasi dimostrare la sua abilità, quasi meritare la ricompensa.
E di nuovo le mie mani si fanno decise e severe, di nuovo sono io a guidare il tuo capo, ancora io a dettare ritmi, ora non più tu protagonista, ora quasi oggetto, pur sapendo che mai sarai oggetto per me.
Ora muovo il tuo capo con forza, spingendomi in fondo alla tua gola, ora frugo con violenza la tua bocca, ora tronco il tuo respiro, soffocandoti, per poi uscire da te, lucido della tua saliva, mentre rubi l’aria intorno a noi, satura di odori e sapori
Ed ancora in te, con colpi violenti cha fanno sussultare il tuo capo tra le mie mani, mentre gorgoglii di piacere sfuggono dalle tue labbra contratte intorno a me.
Vorresti bermi, gustarmi, inghiottire la mia anima con il mio seme, mentre ondate di piacere ti frustano il ventre, ti squassano la mente, ed ancora, sadicamente, esco da te, allontanandoti quasi con rabbia, gettandoti a terra, la bocca umida si saliva ed umori, il ventre in fiamme dal desiderio, brividi di desiderio e rabbia che fanno sussultare scompostamente il tuo corpo e lacrime di umiliazione che spuntano dalla benda che acceca i tuoi occhi.’
‘..
Le lacrime scivolano copiose lungo il mio viso, bagnando la pelle arrossata, accaldata dal piacere di nuovo negato. Il freddo del pavimento mi fa rabbrividire, o forse è l’uomo che mi osserva fiero e ritto davanti a me. Non lo vedo ancora eppure lo sento chiaramente: come se la stanza fosse illuminata a giorno, come se i nostri sguardi si incrociassero, finalmente. L’ho sentito mio, l’ho avuto dentro di me. L’ho accolto tra le mie labbra dolcemente, premiata finalmente di tanto amore. Il suo sesso che scivolava nel calore del frutto che so ama con tutto se stesso mi ha ripagato dell’attesa, della lieve e dolce sofferenza che mi pervade. Legata, nuda, bendata, e sua. Sua servitrice consapevole di essere il suo mondo e di non desiderare altro per sé stessa che questo. Amo sentirmi sua, fonte del suo piacere, artefice di sconvolgere la sua mente. Amo di quest’uomo l’incredibile capacità di trarre da me la vera essenza. Con lui sono schiava e regina, donna e puttana, amica e nemica, bambina e consigliera, amante e rivale. Con lui sono tutto e niente. Sono il centro del suo mondo ed un attimo dopo giaccio ai suoi piedi umiliata e violata.
Come ora. Non so fermare le lacrime, mentre con la lingua cerco ciò che resta del suo dolciastro sapore nella mia bocca. Lo schioccare della lingua sulle labbra alla ricerca delle poche gocce di piacere che mi ha regalato lo invoglia a muoversi di nuovo. Ancora il piede nudo che mi sfiora la pelle alla ricerca di un varco tra le membra serrate ed avvinghiate attorno al corpo nudo, quasi volessi proteggermi dall’unico uomo che desidero. Sembra, persino, che voglia negarmi a lui, ben sapendo che l’unica cosa che voglio è essere sua, completamente. Giacere sotto il peso del suo corpo caldo di uomo virile, appassionato, eccitato. Vorrei strapparmi questa benda maledetta dagli occhi per farmeli baciare, per farmi asciugare le lacrime. Vorrei amore, dolcezza, tenerezza, mentre il suo piede cerca un appiglio, un piccolo ingresso nella mia umiliazione.
Ma mi nego. Stesa per terra mi giro dandogli le spalle, attendendo invano che il senso di impotenza mi abbandoni. Il corpo nudo si raffredda a contatto con il pavimento, mentre in me il desiderio non riesce a placarsi. Avverto il suo sguardo che corre lungo la schiena, soffermandosi sulla natiche bianche e tonde. Così, rannicchiata in posizione fetale sembro quasi offrirgli il solco tra di esse, gridando il desiderio di sentirlo carezzarmi proprio lì. Vorrei cogliesse questo mio desiderio, mentre la dolcezza del suo sesso nella mia bocca riesplode improvvisa nella mente. La sua mano che afferrava i capelli costringendomi a reclinare la testa, mentre la punta del glande premeva sulle labbra che si schiudevano per accoglierlo. Amo pazzamente la sensazione della lingua che lo esplora, spingendo la pelle lungo tutto il suo piacere, lasciando scoperta la carne pulsante e violacea. Amo infilargli piano la punta della lingua tra la pelle raggrinzita, mentre il suo respiro si fa roco, affannoso, quasi affaticato. Amo sentire la mano che allenta la presa sui capelli, mentre il piacere lo invade senza controllo, mentre ad ogni discesa della mia bocca sul suo sesso tutto il suo corpo risponde irrigidendosi e protendendo il bacino quasi a toccare la gola. Lo sento fremere, pulsare dentro di me, godere ed impazzire del piacere che gli regalo. Godo delle gocce che lentamente sento sulla lingua. Rallento il ritmo lasciando che il nettare mi nutra, mi riempia la mente. E poi di nuovo a cercare il centro del suo piacere, del mio, del nostro amplesso. E’ mio. Io sono la sua regina. Io so guidare il suo piacere che non sa reprimere.
Ma ora sono ai suoi piedi e non lo sento più.
Mi giro, strisciando nel buio sempre più insopportabile cui mi costringe. Ho bisogno del mio uomo. Ho bisogno delle sue mani, della sua bocca, del suo corpo. Voglio la sua mente, voglio la sua anima. Voglio essere sua. Prendimi. E striscio cercandolo.
La pelle aderisce al pavimento ed ogni mio goffo tentativo di muovermi mi provoca dolore. Ho perso l’orientamento, non so se sto dandogli le spalle o si trova davanti a me. Non riesco nemmeno a formulare parole di supplica, richiesta d’aiuto né alcuna pretesa. Muovo istintivamente la testa, girandola da parte a parte, ma tutto è vano. Non lo sento, non c’è, ma non può avermi lasciata sola. Rotolo, sperando di urtare contro le sue gambe, striscio di nuovo senza comprendere quanto i miei movimenti siano sensati. Il silenzio grida come non mai. Il buio ora mi fa paura.
Sono qui, amore mio.
La sua voce, finalmente, e la sua mano che si posa sulla spalla mi rassicura. Mi sento una bambina ora. Presa per mano e condotta fuori, lontano dalla folla nella quale si aggirava impaurita e piangente. Si è accucciato alle mie spalle, chinandosi a baciarmi il collo. Mi scosta i capelli dal viso baciandomi l’orecchio, leccando le lacrime scivolando fino alla bocca assetata di lui. La sua lingua sulla mia. Le nostre labbra unite. Le bocche incollate. Il suo amore infinito mi scalda più di una coperta, mentre le mani mi accarezzano i seni, i fianchi, la schiena. Distendo il corpo, abbassando di nuovo le barriere. E’ svanita d’incanto la sofferenza, l’umiliazione, la vergogna di pochi minuti fa. Sono qui, di nuovo in attesa, mentre sento le mani divaricare le gambe, il viso sfiorare il mio morbido pelo, la lingua calda carezzarmi nel più intimo, succhiando dolcemente il piccolo frutto del piacere’..
”..
Dolcemente, dolcemente stretto a te, abbracciandoti, la mia pelle sulla tua, la tua schiena stretta al mio petto, mentre le mie mani danzano leggere sul tuo corpo, sfiorandoti appena, trasmettendoti calore e dolcezza, ringraziandoti per ciò che sei, la mia bocca che bacia avida il tuo collo, per poi sfumare in lento sfiorare di labbra sulla pelle scossa da brividi, sulle guance colpite, poco prima, sulle tue labbra gustandoti, sentendo il mio sapore unito al tuo, tranquillamente ora, lentamente, senza fretta, imparando la tua lingua, intrecciandola alla mia, in un languore dolce.
Dolcezza e severità, sfumate l’una nell’altra, senza preavviso, questo tu ami, come io lo amo.
Master e uomo, senza timore di mostrarmi dolce, senza paura che ciò leda la mia immagine, la mia virilità.
Scivolare con le labbra sul tuo corpo, mentre ti abbandoni, la schiena sul pavimento freddo, il tuo seno bagnato dalla mia saliva, i capezzoli stretti tra le mie labbra, con una lieve pressione, vellicandoli con la punta della lingua;
scivolare con le labbra sul tuo corpo, sul ventre, mentre in un lungo languido gemito schiudi le gambe, invitandomi;
scivolare con le labbra sul tuo corpo, ignorando volutamente il tuo sesso schiuso, disegnando arabeschi umidi con la lingua all’interno delle tue cosce, salendo lento, mentre sollevi il bacino, offrendoti, allontanandomi un poco e subito tornare, a lasciare che la mente si riempia del tuo afrore di femmina eccitata, schiuderti piano con le dita, mentre vibri di mille sensazioni, soffiare piano il mio soffio caldo sul clitoride turgido, toccarlo appena con la punta della lingua, soffiare ancora e, finalmente, stringerlo tra le labbra, aumentando via via la mia stretta, muovendolo rapido con la lingua seguendo il ritmo del tuo respiro, abbandonandolo per scivolare tra le grandi labbra raccogliendo il tuo piacere, dolce e acre, bevendolo avido e correre al tuo viso, baciandoti, dandoti il tuo sapore.
Scivolare con le labbra sul tuo corpo e fermarmi sul tuo sesso fremente, schiuso, invitante, baciarlo a lungo, tra le labbra, lasciando che la mia lingua entri appena in te, esca ‘ e di nuovo in te, prenderti con la mia mano accompagnato da un lungo sospiro, mentre le mie dita, in te, lente, si muovono, mentre la mia lingua impazzisce sul tuo clitoride, mentre nulla ormai è più razionalità, e tutto e solo istinto, desiderio, piacere.
Farti voltare piano, il seno premuto sul pavimento, ma ora nulla è più freddo, riscaldato dai nostri sensi, baciare lentamente le tue natiche candide, schiuderle rivelando il tuo baluardo segreto, contratto in istintiva difesa, eppure pronto a cedere a me, al primo tocco della mia lingua, a schiudersi all’invito umido della mia saliva, a donarsi al tocco delle mie dita già pregne di te, sollevandoti un poco, premendo sulla mia mano, roteando lentamente il bacino.
Io dietro di te, non servono occhi per vedermi, ‘. sai;
il mio sesso che sfiora il tuo mentre le mie dita non smettono di violarti, il tuo corpo che preme ansioso contro me, sai, vedi quasi il mio sorriso mentre contrasto la tua e la mia urgenza di piacere e lentamente spingo entrando in te
lentamente, molto lentamente, sentendoti aprire al mio passaggio, sentendo le mie dita frugare le tue viscere, dimentica di tutto se non del piacere che ovatta la tua mente.
In te, finalmente, prendendoti, facendoti mia e donandomi a te, restando immobile in te, prigioniero dei tuoi muscoli contratti
Uscendo appena
E di nuovo in te
Accordando il mio respiro al tuo, i movimenti al nostro respiro
Crescendo ansimo su ansimo
Il tuo viso premuto a terra, il bacino sollevato contro me
Più veloce ora
Ora solo i nostri corpi urlano, ora le nostre menti svaniscono nel piacere
Più veloce ora
E .. la dolcezza ancora cede alla severità
I tuoi polsi tra le mie mani, piegati dietro la tua schiena, colpi furiosi ora esplodono nel tuo ventre, spasimi violenti mi stringono in te, quasi ad imprigionarmi
Più veloce ora
Mentre, serrando i tuoi polsi in una mano lascio che l’altra segni le tue natiche candide di strie rosse, brucianti
Dolore e piacere
Colpi temuti ed attesi, desiderati pur nel dolore, voluti per aumentare il piacere
Dolore e piacere sfumando violenti l’uno nell’altro, ma, assurdamente, senza violenza
La tua bocca spalancata nel vuoto
La lingua che intreccia una bocca immaginarie sul pavimento
Esco di colpo da te per riprenderti subito
Aprendoti ancora una volta tra le natiche con le dita, forzando appena
Aprendo ancora
E, scivolando sui tuoi umori
Violarti anche li con il mio sesso
mia
Un gemito
Un sussulto
Un lieve dolore
Che subito sfuma in piacere,
piacere, piacere, piacere,
solo quello ormai urlano e chiedono i nostri corpi
Ti abbandono per un attimo, afferrando il tuo viso, strappando quella benda dai tuoi occhi, abbagliati per un attimo pur nella penombra
La tua schiena premuta a terra
Io tra le tue cosce
Io in te
Ora
Ora prendendoti
Ora donandomi
Stringendo con forza il tuo viso tra le mani
Lasciando che la mia saliva coli sul tuo volto, sugli occhi finalmente spalancati nei miei, mostrandomi la tua anima
Femmina e donna, bimba e puttana
Urlando l’uno nell’urlo dell’altra’..

L’unica immagine che desidero. Il tuo volto davanti al mio, così vicini da sfiorarci la pelle, da respirarci l’uno nell’altro. Uniti, fusi, legati da invisibili catene d’amore, di passione di desiderio, mai represso. Atteso, crescente, gridato e finalmente esploso. Noi anime simili, dolcemente violenti, appartenenti l’uno all’altra. Noi che soli non siamo nulla. Io persa nel mondo, tu costantemente in cerca di me, solo di me.
Ed ora sei qui, steso, abbandonato sopra di me. Il corpo schiaccia il mio, premendomi i seni contro il tuo petto. Il mio viso intrappolato tra mani forti, calde, di uomo innamorato. I tuoi occhi penetrano nei miei, quasi volessi leggere cosa si cela dietro di essi. Ma sai bene che non c’è nulla che tu non sappia. Non esiste ombra, segreto, sfumatura che non ti appartenga. Il tuo peso mi imprigiona contro il pavimento ostile, ma è dolce sottostare al tuo desiderio. I nostri respiri viaggiano insieme, come le nostre menti. Osservo il tuo petto scuro contro i miei seni bianchi e candidi. I capezzoli inturgiditi dal piacere premono contro i tuoi. La mia pelle arrossata dallo sfregamento del tuo desiderio. Ed, infine, le tue mani che premono ai lati della testa. Premono sulle tempie, nelle orecchie, mentre i tuoi occhi non abbandonano i miei, nemmeno per un istante. Ti avvicini un poco, quel tanto che basta a posare le labbra sulle mie. Come sei bella, mentre l’immagine del tuo viso si sfuoca confondendosi. I colori assumono un’unica tonalità. Il calore della tua bocca raggiunge la mia. Chiudo gli occhi per gustare ogni istante di dolcezza in attesa di ciò che seguirà: ogni volta una sorpresa, ogni volta un nuovo decollo verso un mondo tutto nostro, solo nostro. Mi baci le labbra. La lingua corre lungo il contorno della mia bocca, quasi fosse la prima volta che assaggi il mio sapore. Lentamente segui ogni centimetro delle labbra, soffermandoti ogni tanto a succhiarle. Baci, lecchi, succhi, gusti ed assapori e ancora la lingua si tuffa nella mia bocca alla ricerca della mia. E poi ancora a giocare. Quando ti desidero ti ritrai. Quando ti voglio ti allontani. Ed ogni ritorno é migliore del precedente. Ti sento muovere dentro di me, sopra di me. Ormai non resisto oltre. Avvicino le mani al tuo viso, premendo la tua testa contro la mia. Voglio annegare nel tuo respiro. Voglio morire di piacere con te. Voglio abbandonarmi nei tuoi occhi. Divarico le gambe avvinghiandole sopra la tua schiena, come per stringerti ancora di più a me. Ed ancora una volta la dolcezza si trasforma in dolore, mentre mordi le mie labbra, succhi la mia lingua fino a farla dolere e di nuovo i denti mi mordono senza pietà. Posi le braccia a terra, sollevandoti e tornando a guardarmi negli occhi, per vedere ciò che sai di trovare. Il dolore improvviso che colpisce con una lama incandescente, il dolore inaspettato che tramortisce desta il mio desiderio di essere sottomessa al tuo volere. Gli occhi dilatati ed inumiditi dal dolore che va via via scemando, lo sguardo di supplica mentre le labbra accarezzano morbidamente la lingua dolente. Senti il mio bacino che si muove, accogliendoti ancora di più dentro di me. Solo pochi gemiti di sofferenza e di nuovo di piacere riempiono la tua mente annebbiata dall’estasi del momento. Scuoti appena la testa chiedendoti come sia possibile che riesca a seguirti così nei meandri della tua follia. Come posso comprendere quanto di più folle e lucidamente irreale esiste dentro di te? Eppure non c’è tempo per pensare, per ragionare, per capire. Le mie gambe premono sulla tua schiena invitandoti a correre insieme verso la fine. Sollevo la testa dal pavimento offrendoti la mia bocca ancora dolente. Ora so che la bacerai. Ora sono io a guidare e tu a seguire. Vieni con me, muoviti con me. Sento il tuo membro pulsarmi dentro, mentre i colpi del tuo bacino mi schiacciano la schiena sul pavimento e spasmi violenti mi colpiscono al ventre. Sordi gemiti di piacere rimbalzano ovattati nelle nostre bocche ancora incollate. Mi aggrappo alla tua schiena, sudata. Le mani corrono lungo i muscoli tesi fino alle natiche contratte. Apro i palmi delle mani e li richiudo sulla tua carne, stringendo con tutta la forza, fino a farti bruciare la pelle. Sento il tuo corpo irrigidirsi sopra di me ed aumentare l’intensità della corsa. Afferro i fianchi, stringendo con tutta la forza che mi è rimasta, guidando ogni affondo nella mia anima. Ed è un piacere costante, l’intensità crescente di due corpi che si fondono quasi fosse un bisogno. La volontà di esserci, il piacere di trovarsi, di comprendersi, di legarsi oltre ogni limite comprensibile.
Il tuo corpo che entra nel mio con forza, violenza e dolore è in realtà il più dolce dei piaceri, la più grande manifestazione di appartenenza, di bisogno, del legame che esiste tra di noi. Le mie mani che ti afferrano tirandoti a me. Il tuo seme che sgorga finalmente libero nel mio lago di piacere. Il calore dei nostri corpi stanchi e sudati. Il battito accelerato dei nostri cuori che rallenta, mentre ti adagi ancora una volta su di me. Le mie braccia che cingono delicatamente la tua schiena, carezzandoti i capelli e baciando la pelle della fronte, assaggiando il sapore salato delle gocce che la ricoprono. Stringo il tuo membro tra le gambe. Ti vedo sorridere e mi sento stringere tra le tue braccia. In un abbraccio che parla, che narra del tuo bisogno di avermi. Che parla del mio desiderio di essere la tua donna. Le carezze delle tue mani sulla mia bocca arrossata, mentre ancora sei dentro di me, sanno di tutto ciò che non mi hai mai detto. Hanno il sapore del miele, hanno il colore del sole che acceca fuori, oltre le persiane abbassate di questa stanza. Lontano da noi. Dove il mondo pulsa, vive, freme. Il tuo respiro ha il calore ed il profumo dell’ossigeno che so essere per te.
Non esiste altro.
Sei mio. Sei completamente mio. Sei il mio uomo, il mio signore, il mio padrone. Sono l’oggetto del tuo desiderio, sono tua, unicamente tua. Sono la tua luce, la tua gioia, il tuo desiderio. Sono la tua passione più vera, il tuo più inconfessabile peccato. Sono la tua puttana. Sei la mia guida. Sono tutto ciò che non hai mai osato ammettere. Sono la tua regina. Sei la dolce violenza che fa esplodere i miei pensieri.
E nulla è mai stato così vero’

Leave a Reply