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UNA VERA STORIA SADOMASO

By 21 Maggio 2016Febbraio 9th, 2020No Comments

Finalmente &egrave venerdì. Fra qualche ora sarò completamente suo. A sua completa disposizione.
Ciao buon week-end ci vediamo lunedì, mi salutano i colleghi ed io rispondo incominciando a sentire avvampare il calore che avvolge il mio corpo.
Salgo in macchina e mi avvio; fra qualche minuto sarò a casa dove mi sta aspettando Lei ‘..
Sarà un week-end di totale sottomissione.
Arrivo a casa, parcheggio la macchina e suono il campanello, il cancello &egrave già aperto ‘.
Entro e chiudo il cancello e comincio a spogliarmi ‘. Completamente come mi aveva ordinato Lei. Sono nudo. Piego i miei vestiti guardandomi in giro, potrebbe vedermi qualcuno ‘. Una macchina infatti sta arrivando, faccio in tempo a nascondermi dietro una colonna. Pochi secondi che mi sembrano un’eternità ‘ finalmente entro in casa.
Appoggio la borsa con i vestiti su una sedia e mi metto in ginocchio in attesa che arrivi Lei ‘.
Perdo la cognizione del tempo saranno passati 10 minuti forse 20’ non sento nessun rumore ‘
Finalmente mi chiama
‘Sei arrivato finalmente!!!!’ vieni subito qui da me!!!!
Mi alzo e la raggiungo. &egrave seduta sul divano ‘.
Indossa solo il suo body nero con ai piedi delle ciabatte con il tacco alto
‘Buonasera Padrona’ le dico con gli occhi abbassati e devotamente mi inginocchio per baciarle i piedi, ma uno schiaffone mi colpisce sulla faccia e poi un altro e un altro ancora.
‘Chi ti ha detto di alzarti? Ritorna immediatamente da dove si venuto e ritorna qui come un cane muoviti!!!’
Immediatamente mi alzo e faccio per andare, ma Lei mi blocca per un braccio
‘Allora non ci siamo capiti’ mi prende i capezzoli tra le dita e li strizza violentemente costringendomi ad inginocchiare. ‘Forse adesso hai capito ‘ fila in ginocchio ‘. muoviti!!!’ e mi molla un calcione nel sedere facendomi cadere a faccia in giù. ‘Anzi ‘ striscia come un verme’ ‘. e mi molla una cinghiata sul sedere.
Strisciando ritorno sulla porta d’ingresso e mi rimetto in ginocchio aspettando il suo ordine.
Dopo qualche minuto mi richiama ‘Vieni qui miserabile inetto di uno cane’ . Questa volta come un cane a quattro zampe mi accingo a raggiungere la mia padrona.
Quando arrivo vicino incomincio a leccarle i piedi. Lei mi accarezza la testa e mi fa una carezza invitandomi ad alzare la testa. Comincio a leccarle la mano.
‘Vedi che quando vuoi sai essere docile come un cane, e non come hai fatto questa settimana che sei stato veramente cattivo. E quando sei cattivo poi la tua Padrona ti punisce ‘ Giusto?’ ‘Si Padrona ‘ sono stato cattivo e non ho ubbidito ai suoi ordini. Merito tutte le punizioni che mi vorrà dare’
Lei si alza e prende un guinzaglio che mi mette al collo. Così mi trascina fino al garage. Apre la porta e mi spinge fuori in giardino. Il nostro giardino dà su una strada ed &egrave recintato da una staccionata. Chiunque passi di li può tranquillamente vedere quello che avviene nel giardino.
Io sono titubante a uscire e, questa titubanza fa arrabbiare la mia Padrona, che comincia a darmi cinghiate sul sedere e sulla schiena.
Esco fuori e lei lega il guinzaglio alla gamba del tavolo. Mi lascia li e se ne rientra dentro. Mi guardo intorno ‘ arriva una macchina, mi nascondo sotto il tavolo ‘. Arriva un’altra macchina ‘ ho l’impressione che mi abbiano visto. Vedo la luce degli stop che si accendono ‘ per fortuna se ne va.
‘Che fai sotto il tavolo? vieni fuori’ non mi ero accorto che si era affacciata alla porta.
Viene verso di me slega il guinzaglio e mi strattona per cercare di mostrarmi. Mi porta al centro del giardino, mi toglie il guinzaglio e mostrandomi un pezzo di legno lo lancia vicino il recinto ‘ in ginocchio devo andarlo a raccogliere il viso si avvampa vedo una signora con un cane vero che si sta avvicinando.
Corro sperando non mi abbia visto. Arrivo e alzando le braccia porgo il bastone stretto tra i denti alla mia padrona e, con gli occhi la supplico perché mi faccia entrare. Lei capisce la mia vergogna e mi spinge verso il tavolo. Scappo sotto e cerco di accucciarmi per evitare che mi veda. Lei si siede e quando arriva la signora, la saluta cordialmente scambiando qualche parola sul suo cane. Le sento parlare sottovoce e poi una gran bella risata di entrambe. Dalla voce mi sembra di riconoscerla, &egrave Anna la nostra vicina, non ho il coraggio di alzare la faccia ‘ ma quando va via fa i complimenti alla mia padrona per il suo originalissimo cane. Ma noi non abbiamo nessun cane!!!!!
Mi ha visto!!!! Avvampo di calore il mio volto sarà sicuramente paonazzo!!!! La mia padrona ringrazia e dice che magari qualche giorno potremmo portarli a spasso insieme. E ridono ancora più divertite.
Credo che Anna sia ancora vicino al recinto quando la mia padrona mi sferra un calcio e mi ordina di uscire ‘ e ridendo ‘quante mosse ‘ tanto ti ha visto e, a quanto mi ha detto , non &egrave la prima volta che ti vede in versione cane, credo sia molto interessata a te. Sarà sicuramente un’amante di cani’
Mi mette il guinzaglio e mi fa girare intorno al tavolo, e ora vedo la faccia di Anna con il suo risolino. Vorrei sprofondare ‘ ‘Scodinzola’ mi ordina la mia padrona e io cercando di farla contenta muovo il culo proprio mentre sto davanti ad Anna. Il suo cane abbaia e la mia padrona mi ordina ‘Abbaia anche tu , rispondi al saluto del tuo simile’ . Io abbaio goffamente e, mentre mi riporta in casa con la mano fa un segno e poi saluta Anna che ricambia, molto divertita, con un occhiolino.
Una volta dentro si toglie la vestaglia che aveva indossato per uscire e rimane ancora col suo body nero e ciabatte dal tacco alto. Mi strattona il guinzaglio e mi fa alzare le mani lasciandomi ancora in ginocchio. Quindi mi pinza i capezzoli con due pinzette a denti di coccodrillo e mi molla due ceffoni che mi fanno barcollare. Si tira fuori una tetta e mi ordina di leccargliela, io con molta devozione la incomincio a baciare e a leccare arrivando fin sul capezzolo che comincio a ciucciare. Mi ama la mia padrona e ogni tanto mi da qualche bella ricompensa, come leccarle le tette. Mi stavo deliziando a sentire il suo sapore ma ancora due ceffoni mi riportano alla realtà.
Prende un grosso pene di plastica e me lo mette in bocca ‘guai a te se lo fai cadere, mettiti giù a quattro zampe, non lamentarti, non parlare, silenzio assoluto. Ora ti colpirò 50 volte con la cinghia e guai a te se ti muovi ‘. Intesi? ‘ Faccio segno di si con la testa.
Arriva il primo colpo non molto forte e poi il secondo e il terzo ‘ incomincia a tirare più forte ‘ non mi muovo, so che poi la punizione diventa terribile. Siamo a dieci, undici ‘.’Sai, Anna, la nostra vicina, ha detto che le piacerebbe tenerti al guinzaglio ” dodici colpi, tredici, quattordici ‘ non rispondo ma avverto un forte calore alla faccia.
‘Dice che lei sa come trattare i cani’ ‘ quindici, sedici, diciassette, ‘. venti ‘ma le ho detto che anche io non scherzo’ ‘ ventuno ‘. venticinque ‘ ‘ Ormai &egrave oltre un anno che il fine settimana addestro cani! ‘ ‘ trenta, trentuno ‘ incomincio a muovermi leggermente e questo lei lo nota e allora comincia a picchiare più forte ‘ ‘ Mi ha detto Anna che spesso sente i tuoi lamenti ‘ una volta stava venendo per vedere se ti sentissi male, ma quando &egrave arrivata alla finestra ha visto te tutto nudo e me che ti stavo frustando ‘ non ha voluto disturbarci , anche se avrebbe avuto tanta voglia di entrare, ed &egrave rimasta li a guardare molto divertita’ ‘ Quaranta, quarantuno ‘. Non ce la faccio più ‘ lei ancora più forte ‘. Quarantacinque, quarantasei ‘ mi cade il pene che avevo in bocca e comincio a lamentami ‘ giù un colpo fortissimo che mi fa cadere a terra ‘. E un altro e un altro ancora e ancora altri sette otto colpi ‘. dieci ormai ‘. non li conto più ‘. Lei la mia padrona &egrave arrabbiata ‘ e ha ragione! Non sono stato bravo a sopportare solo 50 colpi di cinghia!.
Mi fa alzare, mi molla cinque, sei ceffoni e mi sgrida per non essere stato ubbidiente; mi toglie le due pinzette a denti di coccodrillo, e piego le ginocchia ‘ ancora sei ceffoni ‘ la mia faccia &egrave un fuoco.
‘Lo sai che ora devo punirti ancora?’ ‘ Si mia padrona non sono stato ubbidiente e merito tutti i castighi che mi vorrai dare’ ‘ e faccio per mettermi in ginocchio per baciarle i piedi, ma lei mi da un calcio ‘chi ti ha detto di inginocchiarti? La punizione sarà ancora più tremenda.’ Mi prende per il guinzaglio e mi porta alla croce a X, mi toglie il guinzaglio, mi lega le braccia e i piedi, mi fa passare una cinta che mi blocca la pancia alla croce. ‘Avevo pensato di darti 20 colpi ai capezzoli, ma considerato che sei disubbidiente te ne darò 50. Dovrai contarli e ringraziarmi ad ogni colpo con voce alta e sei anche autorizzato a lamentarti, ma non chiedermi di smettere, altrimenti ti darò 100 colpi. Hai capito?’ ‘Si padrona’ mi colpisce con due ceffoni.
‘Hai capito’ mi ripete ed io gridando a squarciagola ‘ Si padrona’. ‘Adesso hai capito ‘ voglio sentire i tuoi lamenti, voglio vederti piangere! Voglio che anche Anna senta le tue urla’
Si tira fuori entrambe le tette e le avvicina alla mia bocca ‘. Delizia ‘. Incomincio a ciucciarle una, si sposta e mi offre l’altra ‘.. come amo la mia padrona ‘. In fondo lei mi vuole bene e le punizioni che mi dà sono solo perché me le merito perché sono un incapace e non riesco ad ubbidirle come si deve.
‘Ora basta’ e si sposta lasciandomi il dolce sapore sulle mie labbra e nella mia bocca ‘ prende la benda e mi copre gli occhi ‘Non devi vedere quando arrivano i colpi ‘. Ma li devi sentire!’
Il primo colpo &egrave sul pene ‘ non molto forte ‘. Ma mi fa uscire il primo lamento e ‘Uno, grazie padrona’;
poi una serie di colpi sui capezzoli, martoriati dalle pinzette a denti di coccodrillo, abbastanza forti che mi fanno lamentare, e non poco, ‘Due, grazie padrona, tre, grazie padrona ‘ otto , grazie padrona’.
I colpi incominciano ad essere sempre più forti sui capezzoli, intervallati da colpi meno potenti sul pene, io ogni volta grido il numero del colpo e il grazie padrona. Ogni tanto la mia padrona mi dice di gridare più forte e di lamentarmi di più. Io cerco di fare del mio meglio, come potrei non farlo col dolore sempre più forte. Ma c’&egrave un motivo per cui mi dice questo, ne sono sicuro, anche se non vedo, mentre con una mano mi colpisce, con l’altra si sta masturbando e più mi lamento e più gode. La mia padrona &egrave una vera sadica, gode a vedermi soffrire! Al quarantacinquesimo colpo penso di non farcela più ‘ vorrei dire basta ‘ il dolore ai capezzoli &egrave incredibile, altrettanto al pene ‘ lei colpisce sempre più forte ‘. Vorrebbe sentirmi dire ‘basta” ma io resisto ‘ ‘Quarantotto, grazie padrona ‘ che male ” il quarantanovesimo e tremendo sul pene ‘ secondo me sta godendo ‘ la sento come sta ansimando ‘. L’ultimo colpo arriva fortissimo insieme ad un suo grido di godimento e mi fa quasi svenire ‘ ‘cinquanta, grazie padrona, grazie padrona, grazie padrona’ . La sento che mi si avvicina e mi abbraccia ‘ mi fa ancora più male perché mi sfiora i capezzoli con le mani e si struscia col mio cazzo sulla sua passera ‘. Si era denudata sento tutto il suo calore e il suo sudore che si mischia al mio ‘. Mi ha frustato nuda ‘ come mi sarebbe piaciuto poterla vedere!
Mi offre le sue tette da baciare ed io tra un lamento e un singhiozzo lo faccio con passione ‘ la mia faccia &egrave tutta rigata da lacrime e per questo il suo seno ha un sapore salato. ‘ Sei stato bravo ‘ ti sei comportato bene ‘ avrei voluto colpirti ancora ‘. Ma non mancherà occasione, ora per premio ti farò leccare i mie umori ‘ e così dicendo mi stacca la bocca dai suoi capezzoli e mi fa leccare la sua mano con tutto il suo sapore ‘ ‘Come ti amo mia padrona’ ‘
Queste ultime cose mi hanno un poco addolcito i dolori ‘ ‘Adesso rimarrai legato qui, mentre io andrò a fare una doccia, dopo verrò a slegarti e mi preparerai la cena, e visto che sei stato bravo non ti pinzerò i capezzoli ‘ ” grazie padrona’ ma non avevo capito nulla ” non ti pinzerò i capezzoli con le pinzette a denti di coccodrillo ‘. Ma ti metterò delle mollette da bucato’ .
Comunque mi era andata bene lo stesso perché non sarei riuscito a sopportare il dolore del coccodrillo ‘ almeno le mollette da bucato mi strizzeranno soltanto i capezzoli.
Quando me li pinza, mi rendo conto che sarebbe stato lo stesso molto doloroso e comunque le dico ‘grazie amore padrona’ ‘ lei mi passa la mano sulla testa, una carezza della mia padrona mi farà sopportare meglio quel dolore. Sento spegnere la luce e i suoi passi che si allontana.
I capezzoli mi fanno male, il pene altrettanto ‘. Ripenso a come &egrave iniziata questa storia ‘
Noi siamo stati fino a circa un anno fa, una coppia come tante altre; io 53 anni lei 50, facevamo l’amore normalmente con la posizione del missionario e con qualche sessantanove, più o meno due/tre volte a settimana. Ma circa un anno fa &egrave incominciato un periodo, diciamo, un poco diverso. Nel senso che il mio pene non teneva più come prima ma si afflosciava prima che lei riuscisse a godere. Abbiamo pensato allo stress del lavoro, molto intenso in quel tempo, a motivi di salute legati all’influenza. Ma tanté. Dopo circa un mese le cose non andavano più come prima. Un giorno, mentre sembrava che lui reggesse la situazione, all’improvviso ha iniziato a perdere. Mia moglie tutta arrabbiata ha cominciato a prenderlo a sberle, e quando io cercavo di difendermi ha cominciato a schiaffeggiarmi poi ha sfilato la mia cinghia dai pantaloni e ha cominciato a colpirmi in maniera isterica e violenta. Io cercavo di coprirmi con le mani per non ricevere i colpi ma lei, con voce molto autorevole, mi gridava di non muovermi e di mettermi in ginocchio. Io sentendomi in colpa per quello che era successo e cercando di farla calmare, mi misi a quattro zampe. Allora lei comincia a frustarmi il sedere e man mano che mi colpisce mi ordina di non muovermi. I colpi sono tremendi e sento il sedere in fiamme, ma succede una cosa strana: al dolore iniziale, incomincio ad avvertire un piacere sempre più intenso e comincio a chiedere perdono a mia moglie, ma anziché chiederle di smettere la incito a continuare e che merito quella punizione. In un momento di lucidità, alzando la testa la vede che mentre con una mano mi frusta, con l’altra si masturba e spontaneamente mi viene di farlo anch’io. La cosa con turba affatto mia moglie che continua ancora più forte a colpirmi anche sulla schiena. Un grido incredibile di godimento viene lanciato da mia moglie che gode con una serie di orgasmi a ripetizione e quasi contemporaneamente anche io godo lanciando schizzi di sperma che cadono per terra. Entrambi ci abbracciamo e rimaniamo per circa venti minuti avvinghiati, baciandoci appassionatamente. All’improvviso mi tira un ceffone e mi dà uno spintone. Si alza riprende la cinghia e mi ordina di inginocchiarmi e mostrare le mani col palmo rivolto sopra. Io eseguo e lei comincia a darmi delle forti cinghiate sul palmo della mano dicendomi che mi doveva punire per essermi masturbato senza il suo consenso. Comincio a chiederle scusa e che non sarebbe successo più, ma lei continuava a somministrarmi la giusta punizione. Inutile dirlo, il mio pene cominciava ad indurirsi ancora. Tutto quello che stava succedendo era strano, ma mi rendevo conto che mi piaceva tantissimo. La stessa cosa succedeva a lei e mentre mi picchiava ricominciava a masturbarsi e a godere per l’ennesima volta. Finalmente, calmatasi nuovamente, comincia a baciarmi e ad accarezzarmi sui numerosi lividi che mi aveva procurato e spostandomi la faccia sui numerosi schizzi di sperma mi ordina di leccare. Mai prima di allora avevo assaporato lo sperma. Molto devotamente e con molta sottomissione leccai tutto lo sperma.
Qualche giorno dopo, al mio rientro dal lavoro, la trovo seduta sul divano vestita semplicemente con un body nero e con della ciabatte con tacco alto. Subito le vado vicino e cerco di baciarla, ma un violento ceffone mi fa capire che non era cosa:
‘Ho pensato tanto a quello che &egrave successo l’altro giorno ‘ mi sono informata su internet e ho scoperto di avere una forte propensione al sadismo, mi piace tanto infliggere dolore e la cosa mi eccita molto, ma ho scoperto anche che tu, invece, sei un masochista e ti piace tanto soffrire. E’ vero?’
Ho ripensato a quello che era successo l’altro giorno, al ceffone che mi aveva appena dato e ho iniziato a sentire un forte calore che iniziava dal basso ventre e raggiungeva la mia testa ‘ fu semplice inginocchiarmi e cominciare a baciarle i piedi ‘ ‘Si mia padrona hai fatto centro! Voglio essere il tuo schiavo e darti tanto piacere’ ‘..
Sento dei passi, &egrave lei sta tornando, sento il click dell’interruttore, si avvicina, tocca le mollette, le stringe un poco, mi scappa un lamento, mi accarezza sulla testa, mi leva le mollette e mi tocca i capezzoli ‘. mi fanno male ma il tocco delle sue dita mi piace ‘. Mi toglie la benda dagli occhi ‘. Faccio fatica a vedere ‘. Apro gli occhi piano e la vedo in tutta la sua bellezza ‘. Profumata ‘. Indossa una sottoveste nera trasparente ‘. Si intravedono i suoi meravigliosi seni e la sua dolce fragola ‘.
Mi slega le mani e i piedi ‘. Mi rimette il guinzaglio e mi metto a quattro zampe ‘ mi porta in cucina.
Mi fa alzare, mi toglie il guinzaglio quattro cinque ceffoni mi raggiungono, mi pizzica i capezzoli facendomi inginocchiare di nuovo mette i suoi piedi vicino alla mia bocca ‘. Incomincio a leccare di gusto ‘ un calcio sul muso e un ordine ‘preparami la cena che ho fame!’ mi lascia dolorante per terra e se ne va sul divano a guardare la tv.
Mi alzo e comincio la preparazione della cena. Sono felicissimo di preparare la cena alla mia padrona.
Ogni tanto uno scampanellio mi fa capire che la mia padrone ha bisogno di me. Molto velocemente la raggiungo e prostrandomi in ginocchio le chiede di cosa avesse bisogno. Per dire la verità non ha bisogno di nulla, però le piace vedere la mia devozione e la mia umiliazione. E così una volta ha sete, una volta vuole sgranocchiare qualcosa, una volta devo cambiare canale alla tv ‘.. E’ passato circa un’ora la cena finalmente &egrave pronta. Ritorno dalla padrona e inginocchiandomi le dico che &egrave tutto pronto. Mi sale in groppa e, usandomi come un cavallo, si fa portare a tavola. Servo la cena sulla tavola imbandita e mi inginocchio sotto il tavolo per massaggiarle e leccarle i piedi. Ogni tanto mi butta qualche avanzo sotto il tavolo che io prontamente e senza usare le mani mangio. Una volta terminata la cena, raccoglie gli avanzi e li mette in una ciotola, quindi l’appoggia per terra e mi ordina di mangiare. Così come fatto prima mi &egrave assolutamente vietato usare le mani ‘ devo mangiare come un cane! Lei mi osserva e ogni tanto ci sputa anche dentro ‘. Le piace vedermi così. Quando ho finito tutto e leccato la ciotola mi fa inginocchiare mi prende per i capezzoli e mi solleva fino a farmi mettere in piedi mi molla una decina di ceffoni e mi ordina di sparecchiare e ripulire. Mentre lei va a guardarsi la tv io provvedo ad ubbidire ai suoi ordini.
Quando tutto &egrave sistemato, mi rimetto in ginocchio e vado da lei. Lei mi accarezza la testa e me la spinge sui suoi piedi. Io comincio a leccare. Ma gli errori sono sempre in agguato. Mentre lecco i piedi lei si accorge che guardo la tv. Quattro, cinque colpi di cinghia mi colpisce sulla schiena e sul sedere ‘bravo! Chi ti ha detto di guardare la tv?’ E giù altri sei sette colpi. Prende le pinzette a coccodrillo e mi pinza i capezzoli poi scalciandomi mi prende per i capelli e mi porta nell’angolo vicino alla tv ‘per punizione starai qui in ginocchio con le mani dietro la nuca e faccia al muro e senza muoverti fino al mio ordine’ giù altri cinque colpi di cinghia che io prendo senza muovermi e senza battere ciglio.
Lei si risiede sul divano e continua a guardare la tv. Saranno passati circa venti/trenta minuti quando il suono del citofono mi fa sobbalzare. Incomincio ad essere inquieto, chi sarà a quest’ora. Vorrei scappare, nascondermi, ma l’ordine &egrave stato di non muovermi e, così rimango fermo sperando sia qualcuno che ha suonato per sbaglio.
Nel frattempo la mia padrone &egrave andata al citofono, sento aprire la porta ‘.’mio Dio, chi sarà? E che figura farò guardandomi in questo stato?’ spero sia qualcuno che abbia bisogno di qualcosa e magari la mia padrona non la farà entrare qui dove sono io in castigo.
‘Ciao Anna sei stata puntuale’ saluta mia moglie l’ospite che stava entrando. Si ho capito bene l’ha salutata chiamandola Anna. No, non può essere lei, la nostra vicina ‘ e invece ‘Ciao Wanda, come potevo non accettare il tuo invito’ la voce &egrave proprio la sua : &egrave Anna. Vorrei scappare, ma non riesco a muovermi.
‘Vieni, accomodati ‘ sento i passi, stanno per entrare nel salotto ‘ eccole credo siano entrate ‘ una risata di Anna &egrave la conferma che sono dietro di me!. ‘Brava Wanda l’hai messo in castigo e dai numerosi segni sul suo corpo vedo che gli hai già dato una bella razione di frustate’ ‘sai &egrave ancora da poco che cerco di addestrarlo a fare lo schiavo ma non &egrave ancora molto bravo e con le punizioni cerco di farglielo capire’ poi viene verso di me e mi ordina di alzarmi e di girare su me stesso per far vedere tutti i segni del mio corpo.
Mi sento sprofondare la mia faccia avvampa, mai ero stato mostrato nudo ad estranei. Molto titubante mi alzo e, cercando di coprirmi abbasso le mani sul pene, ma due cinghiate mi fanno riportare le mani dietro la schiena e molto lentamente mi giro mostrandomi ad entrambe, continuando a girare su me stesso.
La mia padrona mi ordina di salutare Anna, e io ubbidisco inginocchiandomi e togliendo le ciabatte e comincio a baciarle i piedi, prima uno e poi l’altro. Anna mi prende per i capelli e alzandomi la testa mi guarda negli occhi e mi dice ‘&egrave da tanto tempo che desideravo stare qui ed averti a mia disposizione, sai quante volte ti ho visto in giardino, o in casa che le prendevi da tua moglie; stai tranquillo che so come si trattano gli esseri inferiori come te. Mio marito &egrave mio schiavo da oltre due anni e nonostante le dure punizioni che subisce quotidianamente, mi adora e non può fare a meno di me. Mi dispiace che adesso non c’&egrave perché fuori per lavoro, ma presto sarete entrambi ai nostri ordini’ un ceffone mi fa capire che anche lei non scherza. ‘Alzati in piedi’ mi ordina Anna e quando sono in pieni mi strizza le pinzette procurandomi un dolore lancinante ai capezzoli che mi fa cadere in ginocchio. Mia moglie, intanto mi assesta alcuni colpi di cinghia ordinando di rialzarmi. E ancora una volta Anna mi strizza le pinzette e questa volta cerco di rimanere in piedi. Si siedono entrambe sul divano e la mia padrona mi ordina di preparare qualcosa da bere. Corro di corsa in cucina e, credendo di non essere visto, tolgo le pinzette dai capezzoli massaggiandoli un poco. Li appoggio sul tavolo e preparo un cocktail alle due padrone. Rimetto le pinzette procurandomi un dolore acuto e ritorno in salotto. ‘hai tolto le pinze dai capezzoli?’ chiede la mia padrona ‘no’ rispondo d’istinto, ma mi rendo conto che dallo specchio del salotto si vede benissimo la cucina ‘ mi inginocchio immediatamente e chiedo perdono giustificandomi che Anna mi aveva dato tantissimo dolore.
Entrambe guardandosi in faccia scoppiano in una fragorosa risata promettendomi una dura punizione.
Mi strizza con forza le pinzette sui capezzoli e ‘fila in castigo’ mi ordina la mia padrona, ed io eseguo prontamente.
Con la faccia rivolta al muro, le mani dietro la testa e in ginocchio e, soprattutto con le pinze sui capezzoli che mi danno un forte dolore, sento i loro discorsi.
Chiaramente mia moglie &egrave molto curiosa di sapere del rapporto padrona/schiavo che Anna ha col marito, e lei comincia a raccontare come &egrave iniziata la storia.
Circa due anni fa io e mio marito, sposati da circa sei mesi, eravamo in vacanza in Romagna, e in un giorno di pioggia decidemmo di fare un poco di shopping. Tra le tante vetrine notammo un negozio di sexy shop e guardandoci negli occhi decidemmo di entrare. C’era davvero tanta roba e entrambi ci sentivamo eccitati. Notai che mio marito si soffermava soprattutto su video ed oggetti sadomaso. Senza farmi accorgere gli sfiorai la patta dei pantaloni e notai un grosso rigonfiamento. Quegli oggetti lo attiravano più degli altri. Alla fine comprammo solo degli scherzi per i nostri amici e dopo aver pagato uscimmo. Decidemmo di ritornare in albergo dato che stava per arrivare un forte temporale. Una volta in camera, svuotai la busta del sexy shop e mi accorsi che insieme allo scontrino c’era un volantino di un club privato. Incuriosita lo lessi tutto e mi accorsi che il locale era molto vicino al nostro albergo e che ogni sera della settimana c’era una serata a tema. Proprio quella sera era dedicata al sadomaso. Nella mia mente rividi mio marito e il modo in cui guardava gli oggetti sadomaso di quel sex-shop. Lo chiamai e mostrandogli il volantino gli dissi che ero molto curiosa di vedere cosa combinavano in un prive’, così lo convinsi ad andarci quella sera. Andammo a mangiare presto, perché l’entrata era fissata dalle ore 20,00 e sinceramente non volevo perdermi nulla. Alle 20,00 in punto entrammo insieme ad una trentina di persone. Molti di questi mostravano la tessera e andavano direttamente negli spogliatoi. Noi, invece, siamo dovuti andare in una stanza laterale dove una signora, abbastanza in carne e vestita solo con un body nero, che a stento riusciva a tenere dentro un seno prosperoso, si presentò dicendoci di chiamarsi Mina e mentre ci faceva le tessere ci spiegava le regole del club. Ci disse che per quella sera era obbligo avere un dresscode attinente alla serata, e cosi dicendo si alzò mostrando il suo abbigliamento. Mi resi subito conto, che oltre al seno, anche il sedere e la sua passera erano praticamente scoperti, dato che il body era molto sgambato e passava nell’inguine solo con un filo. Vidi la faccia di mio marito ‘ sembrava mangiarla con gli occhi ‘. Per un attimo ho pensato che non ci avrebbe fatto entrare perché io avevo una gonna di pelle con una lunga zip ed una camicia bianca, mentre quell’imbranato di mio marito indossava un jeans, una maglietta e un paio di scarpe da ginnastica che erano assolutamente proibite.
La signora Mina ci guardò da sotto a sopra, poi rivolgendosi a me mi disse che con qualche tocco sarei stata a posto; mi invitò quindi a togliere sia le mutandine che il reggiseno. A dire la verità un poco mi vergognavo, però vedendo tutto quel ben di Dio che mostrava lei, mi alzai la gonna e calai gli slip togliendoli, quindi dopo aver sfilato la camicetta, mi sganciai il reggiseno mostrando il mio bel seno sodo. Con molta naturalezza lei mi palpeggiò il seno, toccandomi i capezzoli diventati duri per quella inaspettata situazione che mi stava eccitando e non poco, quindi mi fece rimettere la camicetta e abbottonò lei i bottoni lasciandone quattro sbottonati in maniera che si potessero intravedere i capezzoli. Poi mi apri praticamente tutta la zip della gonna lasciando fuori la mia gamba e, mentre camminavo si intravedeva anche la mia fragola. Poi passò a mio marito ‘ lo squadrò come aveva fatto con me e l’unica cosa che gli venne in mente fu quella di farlo entrare completamente nudo e a quattro zampe, considerato che quello che indossava era assolutamente proibito portarlo dentro. Mio marito mi guardò come se si aspettasse un qualche aiuto da parte mia, ma io acconsentii dicendo che effettivamente era l’unica cosa possibile. La signora Mina con un ordine perentorio rivolgendosi a mio marito gli disse di spogliarsi. L’imbranato incominciò a togliersi le scarpe, i calzini il pantalone la magliette e la canottiera (il coglione anche la canottiera aveva indossato) rimanendo in mutande ‘. La cosa fece arrabbiare la signora Mina che lo sgridò e avvicinatasi gli strizzò entrambi i capezzoli ripetendo la parola NUDO e poi facendo lo spelling N U D O e strizzando con forza i capezzoli ad ogni lettera pronunciata. Notai un bel rigonfiamento tra le sue mutande. Mio marito, rosso in viso, si tolse le mutande ed ebbi conferma della sua eccitazione. Cercò di coprirselo con le mani ma Mina, che si era accorta della sua erezione, gli ordinò di mettersi in ginocchio con le mani dietro la nuca, quindi sfilò la sua cinghia dei pantaloni e prima gli assestò due colpi a mo’ di frusta e poi la strinse al suo collo come un guinzaglio e con voce autoritaria gli intimò di mettersi a quattro zampe. Lui, molto eccitato, eseguì immediatamente. Mi mise l’estremità della cinghia in mano e mi disse che ero una donna fortunata ad avere un marito così, e che con un poco di allenamento mi avrebbe dato grosse soddisfazioni. Non riuscivo a capire cosa volesse dire, lei si accorse del mio momento di smarrimento e con una grossa risata mi disse ‘Fidati di una che capisce di schiavi ‘ tuo marito &egrave molto predisposto ad essere sottomesso e servire la sua padrona’ ancora non riuscivo a capire e allora lei mi disse che più tardi sarebbe venuta al mio tavolo a rendersi conto se finalmente fossi riuscita a capire ciò che ora non volevo capire. Aggiunse che mi avrebbe mandato due suoi amici, assidui frequentatori di questo genere di serate, che mi avrebbero dato una mano. Mi salutò con un bacio che sfiorò dapprima le mie labbra raggiungendo la guancia,contemporaneamente raggiunse con un calcio nel sedere mio marito e ci fece entrare. Era un grosso salone con sulla destra varie piste, molto illuminate come in un circo, dove alcune persone frustavano o umiliavano alcuni sottomessi, mentre sulla sinistra c’erano vari tavoli con dei divani e delle poltrone che seppur in penombra, permetteva di vedere bene alcune persone sedute e altre accovacciate per terra. Col mio cagnolino a quattro zampe feci una sfilata tra le varie persone sedute e quelle che stavano usando le piste e mi andai a sedere in una postazione vuota. Mio marito si alzò e fece per sedersi anche lui, ma io, entrando nella parte, con uno strattone della cinghia lo costrinsi ad inginocchiarsi di nuovo dicendogli che i cani dovevano stare per terra. Lui non rispose nulla e in maniera molto sottomessa abbassò la testa guardando i miei piedi e rimanendo in ginocchio . Dopo qualche minuto arrivò una cameriera con un abbigliamento molto particolare, aveva esclusivamente una crestina sui capelli e un grembiule che le copriva a malapena la passera e un paio di scarpe tacco 15 che la faceva camminare a fatica. Mi chiese cosa desiderassi ed io le chiesi un aperitivo alcolico, mentre per il mio cane una bottiglietta di acqua servita in una ciotola. Lui non disse nulla ma non alzò neppure la testa per guardare la cameriera. Questa cosa cominciava a crearmi una certa eccitazione, tanto che misi una mano sulla passera e notai, con mio enorme stupore, di come fosse un lago ‘. Forse incominciavo a capire le parole di Mina ‘ avevo uno schiavo ai miei piedi ed io ero la sua padrona, ma soprattutto lui stava completamente sottomesso!!!
Provai a vedere la sua reazione dicendogli di baciarmi i piedi ‘ non mi sarei mai aspettata una cosa del genere ‘ con una devozione incredibile abbassò la sua bocca sui miei piedi, infilati in un paio di ciabatte, e cominciò a baciarli ‘ e dopo qualche attimo mi accorsi che me li stava letteralmente lavando con la sua lingua. La mia passera batteva in una maniera incredibile e senza volerlo portai una mano proprio li cominciando a masturbarmi. Ebbi un orgasmo incredibile proprio mentre la cameriera arrivava con il mio aperitivo ‘ mi vergognai ‘ ma lei si fermò e solo quando mi ebbi ripresa appoggiò il vassoio sul tavolo servendomi il mio aperitivo, quindi svuotò la bottiglietta di acqua nella ciotola e la mise accanto a mio marito che stava leccando ancora i miei piedi. Strattonai il guinzaglio e rivolgendomi a lui gli ordinai di ringraziare la cameriera che gli aveva portato l’acqua ‘ la faccia di mio marito divenne rossa di vergogna ‘. Ma spinto da qualcosa che io ancora non riuscivo a capire si abbassò sui piedi della cameriera cominciando a baciarglieli. Un altro strattone gli fece capire che doveva leccarglieli ‘ la cameriera mi fece un sorriso e mi ringraziò ‘ ‘qui a cuccia’ ordinai a mio marito e così la cameriera poté ritornare al suo lavoro ‘ solo in quel momento mio marito, alzando la testa, si rese conto del suo striminzito abbigliamento e di quanta gente ci fosse nel salone. Seguì con gli occhi la cameriera fino a quando scomparse tra i tavoli. Mi resi conto che lo stavo trattando male, ma lui non reagiva, anzi aspettava i miei ordini per umiliarsi ancora di più. ‘Bevi’ gli ordinai e lui tirando fuori la lingua, come fanno i cani, incominciò a lappare cercando di dissetarsi. Stava succedendo qualcosa che non avrei mai immaginato ‘ mi piaceva sentirmi padrona ‘. ma la cosa ancora più eccezionale e che a mio marito piaceva questa situazione da sottomesso. Cominciai ad accarezzarlo sulla testa. Ma il meglio doveva ancora venire.
Mentre aro assorta in questi miei pensieri si avvicinò una signora che si presentò col nome di Silvana e come amica di Mina. Era vestita come Mina solo che aveva un frustino in mano e, quindi mi presentò il marito che si chiamava Mario. Mario era a torso nudo, con un cappello tipo polizia in testa e con un pantalone di pelle con sul pacco una toppa con due bottoni sopra. Anche lui aveva un frustino in mano. Si sedettero e senza degnare di alcuno sguardo mio marito cominciarono a parlare con me. Mi dissero che loro erano Senior, cio&egrave erano soci di quel club da molti anni e mettevano a disposizione la loro esperienza ai neofiti della pratica sadomaso. Mi dissero di quanti schiavi avevano addestrato e tenuto ai loro ordini. In verità mi confidarono che Mario all’inizio era uno schiavo rimasto agli ordini di Silvana per due anni. Poi si resero conto di essersi innamorati e si sposarono. Mario continuò per qualche mese a servire la moglie ma poi quando cominciarono a frequentare questo priv&egrave scattò qualcosa in lei che le fece capire che essere in due a sottomettere degli schiavi era ancora più eccitante. La prima sottomessa da entrambi fu proprio Mina. ‘Quante ne prese Mina, e quante umiliazioni, prima di diventare anche lei una Mistress’ mi disse Mario. Dopo circa dieci minuti di conversazione Silvana si alzò e si andò a sedere dalla parte dove era a quattro zampe mio marito. Con una mano cercò un capezzolo che strizzò in maniera molto violenta, tanto da far lamentare mio marito. Ma un colpo di scudiscio sul sedere fece smettere immediatamente il lamento. Continuò a tormentarlo il capezzolo ancora per un poco e poi rivolgendosi a me chiese di poterlo portare in pista per fargli assaggiare qualche frustata. Mario, che intanto aveva appoggiato una mano sulla mia gamba e lentamente cominciava a salire sempre più in cerca della mia passera mi disse che dopo il trattamento di Silvana sarebbe tornato molto più docile. Acconsentii proprio mentre Mario aveva raggiunto la mia passera e aveva infilato un dito cominciando a masturbarmi. Mi sentivo avvampare, non riuscivo a capire quello che mi stava succedendo, però provavo piacere ad essere toccata da quell’uomo mentre mio marito era alla mercé di una donna che lo avrebbe frustato ‘ vedevo Silvana che legava mio marito, al centro della pista, a delle corde che scendevano dal soffitto ‘. Ecco Silvana con una frusta che comincia a dare il primo colpo e poi un altro e un altro ancora ‘. Mario ha infilato due dita forse tre e masturba ‘. masturba ‘. godo , godo e comincio a gridare tutta la mia eccitazione ‘. Silvana colpisce mio marito sempre più forte ‘ ma cosa fa anziché chiedere di smettere la implora di colpirlo ancora ‘. Mario si &egrave alzato e ha sbottonato i due bottoni che tenevano la toppa e tira fuori un cazzo molto più grande di mio marito ‘. si mette di lato e me lo avvicina alla bocca ‘ lo prendo in bocca e comincio a fargli un pompino mentre mio marito continua ad essere frustato. Mi rendo conto che ci sono tre persone che stanno guardando me e Mario mentre un gruppetto osserva mio marito e Silvana. Non mi era mai successo di godere nel fare un pompino eppure avrò avuto due o tre orgasmi contemporaneamente ‘ sto godendo ancora quando sento Mario che mi dice di non ingoiarla e non sputarla un fiume di sborra mi inonda la bocca mi schizza sulla faccia sui seni messi fuori da Mario ‘ vedo mio marito, che intanto era ritornato con Silvana e che veniva obbligato a guardarmi tenuto con una mano per i capelli e spinto verso la mia faccia, mentre con l’altra gli teneva chiuso il naso obbligandolo a tenere la bocca aperta per respirare ‘. Mario mi prende anche lui per i capelli e porta la mia bocca su quella di mio marito ordinando di passare la sborra nella bocca di mio marito. Lo faccio e lui, dopo averla mostrata nella sua bocca, la ingoia e poi le nostre bocche si cercano, le lingue si aggrovigliano in un lungo bacio d’amore. &egrave Silvana che interrompe il lungo bacio cominciando a raccogliere con un dito tutto lo sperma sulla mia faccia e a metterlo nella bocca di mio marito che devotamente glielo succhia, quindi tirando il guinzaglio lo porta vicino al cazzo di Mario e, lo vedo per la prima volta, succhiare il cazzo di un uomo. Mi rendo conto che molte persone si sono raggruppate ad osservare la scena e, dopo aver ripulito il cazzo di Mario, Silvana strattona ancora il guinzaglio portando mio marito a soddisfare le persone che lo stavano guardando. In circa quindici minuti ha regalato sei pompini ad altrettante persone ingoiando tutta la loro sborra. Per ultimo un signore avanti con l’età, anch’egli tenuto al guinzaglio, da una signora di circa settant’anni portati molto bene, con un cazzettino minuscolo ‘. Mio marito lo prende in bocca e comincia a sbocchinarlo mentre la signora anziana comincia a strizzare i capezzoli dell’anziano in modo violento, ma più glieli strizzava e più il cazzettino aumentava di volume e in pochissimo tempo anche la sborra dell’anziano andò a finire nello stomaco di mio marito. A quel punto la signora anziana fece inginocchiare il vecchio e fece ricambiare la cortesia a mio marito. Il vecchio prese in bocca il cazzo di mio marito e dopo solo tre quattro colpi, grande era la sua eccitazione, gli rovesciò un’incredibile quantità di sborra che non fece in tempo ad ingoiarla tutta, lasciandone cadere un poco. La vecchia, non aspettava altro per punirlo, e cominciò a dargli tante di quelle frustate sul culo e sulla schiena da fargli venire fuori il sangue. Anche il vecchio anziché implorare di smettere, la pregava di colpirlo ancora. Silvana tirò il guinzaglio di mio marito riportandolo al tavolo dove eravamo seduti io e Mario. Mio marito come arrivò mi si attaccò ai piedi leccandoli e ringraziandomi di averlo portato in quel posto. Tutto ciò sotto lo sguardo divertito di Mario e Silvana. ‘Che ti avevo detto? Tuo marito sarebbe ritornato docile, ora potresti chiedergli qualsiasi cosa e stai tranquilla che ti ubbidirebbe. Vedi lui &egrave uno schiavo autentico, gode nell’essere umiliato, punito. &egrave un autentico masochista. Anche vedere te presa da un altro uomo &egrave una umiliazione per lui accettata’ mentre Mario mi diceva queste cose ecco arrivare Mina. ‘Allora? Hai compreso le mie parole?’ ‘Certo’ risposi io e con una voce autorevole rivolta a mio marito gli ordinai di andare a baciare i piedi di Mina e pregarla di farsi dare venti frustate e ringraziarla dopo ogni colpo. Così fece! La serata continuò con i miei nuovi amici che mi raccontavano le loro avventure mentre mio marito, entrato completamente nella sua nuova parte, sempre in ginocchio con la testa bassa a leccare i piedi di noi tutti. Ogni tanto riceveva qualche colpo di frustino o qualche sculacciata sul sedere o qualche strizzatina ai capezzoli ‘ senza nessun lamento. Forse per quello che raccontavano i miei amici, o vedere mio marito così umiliato o proprio la location in cui mi ritrovavo, sentivo la mia passera bisognosa di carezze, così senza nessuna vergogna spostai la gonna mostrandola e tirando il guinzaglio di mio marito fino a mettere la sua bocca sulla passera e farmi regalare ancora orgasmi a ripetizione. Anche Mario si era inginocchiato e leccava tra le gambe di Mina, mentre Silvana si era spostata nel salottino a fianco dove chiacchierava con la signora anziana, mentre il vecchio le leccava i piedi.
Erano circa le tre del mattino quando la gente cominciava ad andare via. Anche io mi sentivo stanca e così salutai i nostri amici i quali ci invitarono a casa loro già dalla mattina successiva, per darmi qualche lezione di sadomaso, li ringraziai per l’invito, e li feci ringraziare anche da mio marito facendogli leccare nuovamente i piedi e salutai anche la signora anziana che abitava a fianco alla casa di Mario e Silvana che si presentò dicendomi di chiamarsi Nicoletta. Anche lei mi invitò a casa sua mostrando molto interesse per mio marito e dicendomi molto chiaramente che gli sarebbe piaciuto tanto sottometterlo e punirlo. Tirai il guinzaglio di mio marito e lo feci avvicinare a Nicoletta e la invitai a dargli qualche colpo in modo che lui se la ricordasse. Non se lo fece dire due volte una serie di ceffoni lo colpirono sul viso, facendolo dondolare, alternando dei forti pizzicotti sui capezzoli, nei quali infilava le unghia, facendoli sanguinare. Ormai eravamo rimasti in pochi e i colpi degli schiaffi si sentivano in tutto il salone facendo voltare le poche persone rimaste. Nicoletta lo colpi ancora con un frustino che aveva in mano fatto con fili della corrente, con colpi molto dolorosi, e quando fu soddisfatta ci salutammo ancora e raggiungemmo lo spogliatoio, dove finalmente mio marito ritornò in posizione eretta, ma prima di vestirsi mi abbracciò e mi diede un lunghissimo bacio. Arrivammo in albergo che erano quasi le quattro del mattino, dopo una doccia ci mettemmo a letto e solo allora mi resi conto di quanti segni aveva sul corpo mio marito. Morfeo ci accolse immediatamente tra le sue braccia.
‘Vieni immediatamente qui’ la voce di mia moglie mi scosse, mi metto a quattro zampe e mi avvicino al divano baciando prima i piedi della signora Anna e poi quelli di mia moglie. Quindi mi metto in posizione di attesa di un suo ordine. ‘Portaci qualcosa da bere ‘ sbrigati!’ subito sempre a quattro zampe vado in cucina e preparo due bicchieri di cola ci metto del ghiaccio, li metto in un vassoio e li porto alle signore. Appoggio il vassoio sul tavolo prendo un bicchiere e lo passo ad Anna, prendo l’altro e lo passo a mia moglie; mi metto in ginocchio e con gli occhi la supplico che mi tolga le pinzette dai capezzoli. Lei lo sa che sto soffrendo terribilmente, ma con molta calma sorseggia la sua cola scambiando ancora qualche parola con Anna. Quindi mi fa segno di avvicinarmi mi accarezza la testa mentre io cerco di mostrarle il petto. Sono giusto in mezzo ad entrambe le vedo sorridere e contemporaneamente mi schiacciano entrambe le pinzette dei capezzoli. Non riesco a controllarmi e urlo tutto il mio dolore, mentre il loro sorriso si trasforma in una risata. ‘Sono tutti uguali, anche mio marito fa così’ disse Anna. ‘a volte per punirlo le lascio ancora qualche ora ‘. Non ti dico la faccia che fa’ Per fortuna mia moglie non &egrave della stessa idea e mi toglie quella dalla sua parte invitando Anna a fare lo stesso. Mentre mia moglie mi accarezza il capezzolo, Anna lo strizza procurandomi un dolore incredibile e purtroppo anche un urlo.
Due ceffoni contemporanei da entrambe e, guardandosi negli occhi, una fragorosa risata con un ordine perentorio da parte di mia moglie ‘giù per terra come un verme’ , mi allungo e mi sistemo sotto i loro piedi. Si mettono comode con i loro piedi sulla mia schiena e sul mio sedere. Continuano a sorseggiare la loro cola mentre pensano a qualche tormento da infliggermi. Anna chiede a mia moglie come &egrave iniziata questa storia e lei le racconta del mio problema di erezione e di quanto abbia scoperto di godere e il piacere che prova ad infliggere sofferenza. Anna nel frattempo con i piedi mi costringe a girarmi su me stesso, mostrando il mio pisello che comincia a stuzzicare creando una discreta erezione, dovuta anche alla situazione in cui mi ero venuto a trovare e ai sapienti tocchi di Anna. Mai prima di allora ero stato alla mercé di una donna che non fosse mia moglie così nudo e a sua disposizione. Allora Anna mi ordinò di alzarmi e di mettermi davanti a lei e cominciò ad accarezzarmi con una mano i capezzoli e con l’altra il pisello, facendogli raggiungere il massimo dell’erezione. Quindi cominciò ad umiliarmi chiedendo a mia moglie come avesse fatto ad accontentarsi di un cazzettino . Non che fossi un super dotato ma i 15 centimetri li raggiungevo in erezione. Mi sentii veramente umiliato, ma ancora di più quando le chiese se fosse stata con altri uomini. Mia moglie le rispose di no e Anna scoppiò in una fragorosa risata e colpendomi con una grossa sculacciata il mio sedere. ‘Non sai cosa ti sei perso, mia cara, ti farò conoscere un po’ di miei amici e così potrai capire cosa significa godere’ le disse Anna e giù un’altra sculacciata sul mio sedere. Io avvampai pensando a mia moglie con altri uomini ‘ e poi’ aggiunse Anna ‘non avrai mica paura di questo frocetto?’ rivolgendosi a me. ‘Ma lui &egrave stato usato da qualche uomo?’ Mia moglie rispose di no che mi aveva inculato lei qualche volta, ma prima di oggi il rapporto era stato soltanto tra noi due. Oggi per la prima volta c’era un’estranea. ‘Ma come non gli hai fatto prendere mai un vero cazzo in bocca o nel culo?’ Vidi mia moglie arrossire e fare cenno di si con la testa. ‘Senti’, riprese Anna ‘appena torna mio marito, li mettiamo insieme così incomincia a familiarizzare con il cazzo vero di un uomo e vedrai che in poco tempo ti ritroverai un vero schiavo, anzi una vera puttana in casa. Dai ora divertiamoci un poco, hai mai giocato con le carte?’ ‘In che senso’ rispose mia moglie ‘Nel senso che fai scegliere una carta e in base al numero che viene fuori lo colpisci con la frusta, con la cinghia, con il cane o con quello che vuoi tu’ ‘Mi piace questo gioco, proviamo’ rispose mia moglie. ‘tu fila a prendere le carte’ ‘e prendi anche il mio borsone vicino la porta d’ingresso’ aggiunse Anna. Ritornai con le cose richieste. Temevo quella borsa, sicuramente c’erano oggetti che mi avrebbero fato male, ma allo stesso tempo essere a disposizione di due padrone mi eccitava incredibilmente. ‘Allora cominciamo il gioco’ disse Anna tirando fuori dal borsone tutta una serie di fruste, canne, pinze e alcuni strapon. Eliminò alcune carte dal mazzo e le appoggiò sul tavolo (poi capii che aveva tolto le carte piccole, lasciando dal numero 8 in su) ‘vieni qui ‘ ora sceglierai una carta e il numero che viene fuori sarà il numero di colpi che riceverai o dei minuti che rimarrai fermo, non potrai girarti per nessun motivo se non autorizzato. Noi a turno, sceglieremo l’oggetto con cui punirti e l’altra toccandosi, il posto dove colpirti. Hai capito bene?’ feci segno di si con la testa , ma un violento ceffone mi fece subito dire ‘ si signora ho capito’. ‘Girati e pesca una carta’ mi ordino Anna. Io presi il 10 di cuore che porsi ad Anna senza girarmi. Intanto Anna aveva preso un frustino corto mentre mia moglie si era toccato la schiena. ‘non muoverti e non parlare’ mi ordinò Anna e giù il primo colpo di frustino sulla schiena, e poi il secondo e così via fino al decimo. Io naturalmente soffrivo in silenzio senza parlare e lamentare. Fu la volta di mia moglie ‘pesca una bella carta’ scelsi il 9 di fiori. ‘Mettiti a 90 gradi’ mi ordinò Anna. Eseguii e venni colpito dal primo colpo di una canna e poi il secondo ‘ il sedere bruciava ‘ e ancora tutti gli altri colpi lasciandomi il sedere viola. Questa volta non ero riuscito a non lamentarmi e questo diede modo ad Anna di mollarmi una serie di ceffoni che mi fecero barcollare. ‘Scegli una carta’ mi disse mia moglie. Intanto Anna aveva preso una bacchetta di circa un metro e larga cinque centimetri, mentre mia moglie si toccò il palmo della mano. Uscì il jolly per la gioia di Anna, perché quella carta permetteva di dare colpi illimitati su diverse parti del corpo. Inizio con venti colpi sul palmo della mano , poi ancora venti colpi sul sedere e quindi dopo avermi fatto sdraiare per terra, trenta colpi sulle piante dei piedi. Colpi dolorosissimi ‘. Mai ero stato picchiato sotto i piedi. Anna sapeva bene quello che faceva e sapeva molto bene il dolore che riusciva a procurami. Usarono il flogger, il cucchiaio di legno da cucina lungo, una racchetta da spiaggia, un frustino di salice ‘ poi, per fortuna decisero di smettere. Mi fecero inginocchiare e si fecero leccare i piedi, mentre mia moglie chiese di parlargli di Michele e Silvana.
Il giorno dopo quando ci svegliammo, mio marito aveva ancora tanti segni su tutto il corpo. Io gli chiesi cosa ne pensava della serata appena trascorsa e lui mi rispose che era stata molto forte. Gli chiesi se gli fosse piaciuta e se volesse ripeterla ‘ rimase in silenzio guardando nel vuoto ‘ gli chiesi se voleva andare a casa di Mario e Silvana, ma lui non rispose ‘ allora cominciai ad accarezzargli i capezzoli pieni di crosticine. Lui cercò di togliermi le mani, ma io pensando a quello che era successo la sera prima gli ordinai di mettere le mani sotto la schiena e lui eseguì immediatamente. Non aveva un pizzico di orgoglio ‘. Mi vennero in mente le parole di Mina e Mario ‘&egrave un masochista gli piace essere sottomesso, essere usato come schiavo, desidera subire dolore e umiliazioni’ ‘ Era fatto per obbedire! Cominciai a pizzicare i capezzoli, lui si lamentava ma mi lasciava fare. ‘Adesso ci laviamo ed andiamo a casa dei nostri amici’ lui farfugliò qualcosa ‘ ‘&egrave un ordine!’ gli dissi e gli mollai uno schiaffone sul viso. ‘Va bene facciamo come dici tu’ fu la sua risposta. Erano circa le undici, gli misi sul letto un pantaloncino molto largo nel cavallo, una canotta retata e un paio di infradito. Venne nel bagno a chiedermi dove avevo messo le mutande e la maglietta. ‘ &egrave quella la roba che dovrai indossare, solo quella’ ‘ ma così tutti vedranno i segni che ho sul corpo!’ ‘ e allora?, qual &egrave il problema? Tu sei uno schiavo e farai quello che ti dico. Muoviti e quando sei pronto inginocchiati vicino alla porta, mani dietro alla nuca e aspettami’. Dopo circa venti minuti anch’io ero pronta e lo vidi così come gli avevo ordinato. ‘In piedi e mostrati’ gli dissi. Lui si alzò e cominciò a girare su se stesso. In effetti il pantaloncino, molto largo sulle gambe, sembrava una gonna, poteva far intravedere il pisello, e nonostante la canotta i segni delle frustate si vedevano benissimo. Mi eccitai guardandolo in quello stato, ma soprattutto pensando alla gente che lo avrebbe visto in quelle condizioni. Era circa mezzogiorno e nella hall dell’albergo c’era pochissima gente e qualche impiegato. Lui cercava di stare dietro di me per farsi notare meno. Quando uscimmo fuori si diresse verso la macchina, ma io lo bloccai dicendogli che avremmo preso il bus. Non ti dico la faccia che fece. Tuttavia abbassò il viso e ci avviammo alla fermata. C’era una signora che aspettava il bus e, quando vide mio marito, si avvicinò per guardarlo meglio e con soddisfazione ammiccava facendo segno di si con la testa sorridendomi. Volevo farvi vedere la faccia di mio marito! Appena saliti sul bus mio marito cercò di sedersi dalla parte del finestrino, ma io lo fermai e lo feci sedere dalla parte del corridoio. Anche nel bus, per sua fortuna, non c’era tanta gente, ma un signore di circa settant’anni, lo guardava fisso e poi ogni tanto guardava me e faceva un sorrisetto. Si avvicinò e mi chiese cosa fosse successo. Gli risposi che l’avevo conciato così perche era andato con altre donne. ‘Ha fatto bene’ fu la sua risposta e rivolgendosi a mio marito ‘ben ti sta ‘ coglione, con una così bella donna. Vergognati!’ Il viaggio durò circa venti minuti.
La villetta dei nostri nuovi amici era proprio vicino alla fermata. Ci avvicinammo al cancello e suonai il videocitofono. Si aprì il cancello ed entrammo in un bel giardino abbastanza grande e subito notai sotto un grosso albero due persone tutte nude ed a quattro zampe con al collo un collare legato ad una corda. Erano un uomo ed una donna. Dovevamo passare per forza vicino al grosso albero per raggiungere la casa, dove nel frattempo era uscita Silvana. Quando fummo vicino ai due mi resi conto che anche loro erano pieni di segni di frustate. Silvana venne verso di me e mi abbraccio molto calorosamente baciandomi su entrambe le guance ed invitandomi ad entrare. Poi rivolgendo lo sguardo verso mio marito ‘brava, l’hai costretto a venire conciato cosi?’ ‘Certo’ rispose Anna ‘e abbiamo preso anche il bus’ scoppiarono a ridere entrambe. ‘Su spogliati, lascia qui i tuoi vestiti e vai vicino ai cani, sotto il grande albero mettiti in ginocchio e non ti muovere’ disse Silvana rivolgendosi a mio marito. Lui si spogliò e messosi a quattro zampe si avviò verso i due, mi faceva un poco pena vederlo così sottomesso! Noi entrammo in casa in un bel salone ben arredato con un salotto di pelle con due ampie isole, dove era seduto Mario che leggeva un giornale. Subito si alzò e venne verso di me. Mi diede un bacio sulle labbra, intrufolando anche la sua lingua. Mi prese di sorpresa, ma poi pensando a quello che era successo la sera prima, ricambiai infilando anche la mia lingua nella sua bocca. Anche Silvana si unì al nostro bacio ‘ mai avevo baciato una donna in bocca. Mario nel frattempo aveva infilato una mano sotto la mia gonna accarezzandomi la passera. Silvana si staccò e disse che il pranzo era quasi pronto e se volevamo potevamo accomodarci.
Entrammo in un’altra stanza dove c’era una bella tavola apparecchiata, e ferma in un angolo una donna, di circa quarant’anni, molto in carne, completamente nuda con dei seni molto pieni e un poco cadenti per il notevole peso, con le mani dietro la nuca e le gambe divaricate che metteva in mostra una passera completamente depilata ed un sedere molto formoso; si notavano alcuni lividi e striature rosse su tutto il corpo. ‘Questa e Romina, la nostra schiava tuttofare. &egrave molto docile e sopporta molto bene tutte le punizioni. Vieni che ti mostro Sissi il nostro cuoco.’ Un omino molto fine con un grembiulino che gli copriva a malapena l’inguine, da dove si notava il suo pene legato e tirato sotto le gambe, tanto da far sembrare che fosse una donna. Aveva il seno ben sviluppato, tipo una seconda misura, con dei bei capezzoli gonfi. In testa aveva una crestina da cameriera. ‘Lo stiamo femminilizzando, tra qualche mese il suo seno raggiungerà una terza misura abbondante, merito di alcune pastiglie eccezionali. Sissi, saluta la signora’ immediatamente si avvicina, si inginocchia e mi bacia i piedi. Quindi si rialza e ritorna ai fornelli e, mi rendo conto che aveva un dildo infilato nel culo. ‘Lo stiamo aprendo piano piano, questo &egrave già la terza misura che stiamo usando. ‘Sissi noi andiamo a tavola, quando &egrave pronto fatti aiutare da Romina e comincia a servire’. Nel frattempo era arrivata Mina che si era seduta vicino a Mario. Quando mi vide venne subito verso di me baciandomi prima sulle guance e poi sulle labbra, infilando la sua lingua nella mia bocca, la cosa non mi stupì affatto, perché già la notte prima, al momento dei saluti, mi aveva sfiorato le labbra. Anche io infilai la mia lingua nella sua bocca baciandoci appassionatamente. Finalmente ci staccammo e prendemmo posto per il pranzo.
Una volta seduti incominciammo a parlare dell’esperienza vissuta la sera prima, ma soprattutto di quello che succedeva in quella casa. ‘Vedi’ disse Silvana mostrandomi i due, anzi tre con mio marito, che stavano sotto l’albero ‘quei due li stiamo addestrando. Stanno seguendo un dog training, cio&egrave l’addestramento a comportarsi come un cane. Per un umano non &egrave semplice entrare realmente e profondamente nella identità di un cane. Non si tratta solo di procedere a 4 zampe, esprimersi solo abbaiando, avere nello sfintere un dildo con la coda, indossare un collare con guinzaglio, fare la pipì come la fanno i cani, mangiare in una ciotola, dormire in una cuccia, ma soprattutto identificarsi in un cane. Dopo questo addestramento saranno abituati a restare sempre a 4 zampe, stare sul pavimento o nella cuccia e solo se il padrone lo consente, può salire ed accucciarsi sul divano, il suo modo di esprimersi sarà solo abbaiando, mugolando, piangendo, evitando qualsiasi suono che possa ricordare una persona. Il ruolo del padrone &egrave fondamentale. I suoi continui ordini (vieni qui, siediti, stai su, vai a prendere il guinzaglio, portami le ciabatte, portami il giornale, fai la pipì, non fare la pipì, mettiti a cuccia ecc) e le punizioni se eseguono male gli ordini, portano gli schiavi a prendere sempre più consapevolezza del loro stato di cane. Entrambi ci sono stati portati qui da un nostro amico Giulio, ex collega di Mario e marito della cagna femmina, uno che ha talmente tanti soldi che gli escono dalle orecchie. Questo si &egrave invaghito della moglie del cane maschio, una bellissima donna di circa vent’anni più giovane di lui, di famiglia nobile, ma ultimamente poco facoltosa. Così, quando la storia si &egrave venuta a sapere, ai due cornuti fu data la possibilità di rimanere in casa accettando la nuova situazione e svolgendo mansioni di servi. Entrambi accettarono pur di rimanere in quella che era la loro casa, lei pensando di continuare comunque una vita da signora, mentre lui, innamoratissimo di Cristina, sperava di starle ancora vicino, regolarizzarono il tutto con un vero e proprio contratto ‘ ma in meno di un mese le continue scenate di gelosia, da parte dei due cornuti fece prendere una drastica decisione a Giulio: trasformare i due in sottomessi, usando spesso punizioni esemplari. Purtroppo, nonostante accettassero il loro ruolo di schiavi, ogni tanto la gelosia ritornava prepotentemente. L’unica soluzione era di trasformarli in cani in modo che non potessero più parlare. E così si rivolse a noi, ben sapendo della nostra passione per la sottomissione. Sono passati già cinque giorni da quando li hanno condotti qui. Penso che staranno ancora due settimane, forse tre, prima che diventino dei veri cani. Domani Giulio e Cristina saranno qui per vedere come procede l’addestramento e te li farò conoscere. Sai anche Giulio e la cagna frequentavano il nostro mondo sadomaso, pensa che la cagna &egrave sempre stata una padrona molto crudele e, sinceramente vederla ora in questo ruolo mi eccita moltissimo.’
Nel frattempo che Silvana parlava, i due schiavi ci avevano servito un ottimo pranzo. Mentre Mario infastidiva Sissi sculacciandolo e strizzandogli i capezzoli, Mina allungava le mani su Romina facendomi convincere, considerato anche il bacio appassionato che mi aveva dato poco prima, che forse era una grande lesbica.
Quando fu il momento del caff&egrave ci alzammo da tavola e andammo ad accomodarci in salotto. Romina, con le mani legate dietro la schiena, ci servì il caff&egrave su un vassoio che era fissato sulla pancia con una cinghia e con due catene fissate da due morsetti ai capezzoli. Dalle smorfie della sua faccia non credo fosse un piacere per lei. Mina, naturalmente, allungo una mano sulla sua passera facendo scomparire due dita nella sua fessura e costringendo la schiava a rimanere anche dopo che avevamo riposto le tazzine sul vassoio.
Erano circa le 17,00 quando mi resi conto che mio marito non aveva mangiato nulla e che stava ancora in ginocchio sotto il grande albero. ‘Non ti preoccupare’ mi disse Mario ‘non morirà di fame, stasera gli daremo da mangiare. Anzi, sai che facciamo andiamo da loro che &egrave quasi ora della punizione’. E così tutti e quattro ci avviammo sotto il grosso albero. Qui mi resi conto di come erano fisicamente i due cani. Rita, la cagna, aveva circa sessant’anni, molto grossa fisicamente e robusta, con un grosso culo e due tette che toccavano quasi terra, aveva dei capelli ricci mentre il resto del corpo era completamente depilato. Aveva due bacchette di quelle dei cinesi, con due mollette laterali, che le stringeva la lingua, costringendola a tenerla fuori dalla bocca e tutta la bava che le colava. Infilato nell’ano un dildo con una coda che toccava i polpacci. Il suo corpo era tutto segnato da striature rosso/viola, mentre il culo anch’esso dello stesso colore, presentava numerose croste a testimonianza di come veniva picchiata a sangue. Un collare di circa 3 centimetri le cingeva il collo a cui era legata una corda di circa due metri, che era lo spazio nel quale poteva muoversi, sulle mani aveva tipo dei guanti che negavano l’uso delle dita, tipo zampe. Poco distante Daniele, il cornuto di Cristina, circa quarant’anni, anche lui completamente depilato, esilino, con un pene, anche se moscio, di piccole dimensioni. Stessa cosa anche per lui sia sulla lingua che nell’ano, solo che la coda era più corta e un collare leggermente più largo con circa quattro metri di corda, anche per lui le mani-zampa. Il suo corpo presentava meno segni della cagna mentre il culo era molto più segnato. E poi c’era lui, mio marito, come ci vide arrivare venne subito a leccare i miei piedi sotto lo sguardo divertito di Mina e Mario contenti di aver indovinato la sua indole sottomessa. I due cani tenevano gli occhi abbassati e muovevano il culo facendo scodinzolare la coda. A Rita oscillavano in maniera oscena anche le mammelle.
Mentre Mario ci fece spostare, Silvana tolse le bacchette dalle lingue dei due e Mina poté iniziare a colpire i due cani con una frusta lunga circa due metri, la cosa fu molto divertente perché entrambi cercavano di proteggersi con il corpo dell’altro. I colpi abbastanza violenti aumentavano i segni sui loro corpi. I due, non potendo assolutamente parlare, abbaiavano, mugolavano, piangevano ma non potevano emettere nessun suono che potesse ricordare una persona. La cosa andò avanti per circa venti minuti, i colpi ormai non si contavano più. In effetti Rita era la più colpita, perché Daniele era più atletico e quindi riusciva a muoversi più in fretta. Finalmente, per i due, Mina si fermò e i due, con la lingua, cercavano di darsi sollievo l’uno con l’altra. Una bellissima scena di solidarietà. Li lasciarono per circa dieci minuti con queste effusioni. Quindi Mario si avvicinò a Daniele lo prese per il collare e gli portò la bocca sulla fica di Rita, facendogliela annusare. Come un vero cane, Daniele cominciò a gironzolare intorno (ecco perché aveva la corda più lunga), mentre Rita faceva la sostenuta girandosi su se stessa. Entrambi con la lingua fuori, come dei veri cani, anche se non più costretti dalle bacchette. Daniele, cui si notava il pene in erezione, puntava la fica di Rita, mentre lei si girava su se stessa. Con un salto, Daniele mise le mani-zampe sulla schiena di Rita e aiutandosi con la spinta del sedere cercava di montarla. Sembravano veramente due cani! Dopo vari tentativi, finalmente riuscì ad infilare il cazzo e cominciò a montarla in maniera oscena. Dopo qualche minuto con dei guaiti molto forti Daniele raggiunse l’orgasmo cercando di rimanere attaccato, come un vero cane a Rita, ma durò poco anche perché il pene divenne floscio. Ed ecco Mina con la frusta picchiare sul sedere di Daniele con forza, dieci, venti colpi facendolo finire a terra. ‘Leccala’ gli gridò Mina e Daniele rimettendosi a quattro zampe e abbassando la testa cercava di raggiungere la fica di Rita succhiando il suo sperma e gli umori della stessa.
Mario, nel frattempo si era avvicinata a me e, forse eccitato dalla scena, aveva iniziato a toccarmi il seno baciandomi sulle labbra, mentre mio marito continuava a leccarmi i piedi. Silvana, per nulla turbata dalle attenzioni riservatemi dal marito, mi diceva che l’addestramento dei due procedeva bene e che questa scena si ripeteva almeno quattro volte al giorno, con numerose frustate per renderli docili. Poi, indicandomi un recinto poco più in fondo,mi disse che l’indomani li avrebbe portati a stare insieme con dei veri cani e, ci sarebbe stato da divertire quando il loro Bleck si sarebbe montato entrambi, quindi uno spettacolo da non perdere.
Dopo che Mina ebbe rimesso le bacchette cinesi alle lingue dei due cani e colpiti ancora ripetutamente con la sua Bull Whip, ci avviammo verso la casa, con Mario che continuava nelle sue attenzioni verso di me. Il mio povero marito in ginocchio e con aria molto sottomessa ci seguiva a qualche metro, facendo anche fatica a muoversi a quattro zampe sul pietrisco del vialetto. Quando fummo dentro Mario mi spinse sul salotto e cominciò a spogliarmi. Io feci un poco di resistenza e allora lui disse ‘Ma che ti preoccupi per questo schifoso?’ rivolto a mio marito che era sopraggiunto vicino al divano e , assestandogli un calcione sul sedere lo fece cadere a faccia in giù. ‘non ti devi assolutamente preoccupare, lui &egrave un sottomesso che prova piacere nel vedere la sua donna con un altro, specialmente con un padrone, e ne &egrave prova quello che ha fatto ieri sera quando ha bevuto tutta la mia sborra e mi ha pulito il pene che tu hai leccato; a lui piace dover servire l’amante della sua donna, soprattutto se tu, col tuo carattere dominante, lo obblighi ad accettare questo tipo di rapporto. Più tu mostri di godere con un altro uomo più lui si sente sottomesso, riuscendo persino a godere, annullandosi per la propria moglie e facendola sentire una regina desiderata da un uomo forte, dominante, più bello, più dotato. Ora te ne darò una dimostrazione. Schiavo ‘ in piedi e spoglia tua moglie’ Pensavo dicesse qualcosa, ma come un automa si alzò e venendomi vicino comincia a togliermi la camicia, quindi mi sbottona il reggiseno che mi sfila e poi mi abbassa la gonna facendomi sfilare anche le mutande e lasciandomi completamente nuda davanti ad un altro uomo, quindi guardando Mario, resta in attesa di suoi ordini. Nel frattempo Mario si era denudato mostrando il suo notevole sesso, e in quel momento fu semplice fare un confronto con quello molto più misero di mio marito. Mario guardava fisso negli occhi mio marito, e lui non ce la fece a resistergli e quindi abbassò lo sguardo sconfitto. Intanto sia Mina che Silvana avevano preso posto sul divano e si godevano la scena.
‘Vieni immediatamente qui e leccami il cazzo’ gli disse volgarmente Mario. Sembrava una pecora si inginocchiò e prese a leccarglielo, facendomi rendere conto che Mario aveva proprio ragione. Presa da un attacco d’ira raccolsi un frustino che stava sul tavolo e cominciai a colpirlo sulla schiena e sul sedere offendendolo, chiamandolo con termini volgari e cercando di provocare una reazione ‘ ma mi sbagliavo ‘ più lo colpivo e più si attaccava a quel membro succhiandolo voluttuosamente. Un calcio di Mario lo fece cadere a terra, tra lo sguardo divertito delle altre due donne e, poi con un ordine secco, lo costrinse a leccarmi la passera, lubrificandola bene per poter ricevere il suo bel cazzone. Quando Mario vide che incominciavo ad avere dei fremiti, lo fece smettere e facendolo stare in ginocchio vicino all’isola del divano, mi prese e con un colpo secco me lo infilò tutto cominciando a pompare. Era veramente incredibile quando mi piaceva e quando era eccitante vedere mio marito, anche lui molto eccitato, che accennava a farsi una sega. Un orgasmo incredibile mi fece gridare fortissimo chiedendone ancora e ancora e ancora ‘. Intanto Silvana accortasi che mio marito si toccava il suo pene, lo prese per un orecchio, come si fa con i bambini monelli, e gli tirò due ceffoni, costringendolo a mettere le mani dietro la schiena e continuare a guardare il nostro fellatio. Dopo un’infinità di miei orgasmi, anche Mario raggiunse l’apice del godimento, scaricando un grande quantità di sperma nella mia fica, lasciando il suo pene ancora per alcuni minuti. Poi quando entrambi riuscimmo a riprenderci, Silvana spinse mio marito a leccare la mia fica con il cazzo di Mario ancora dentro. Lentamente Mario lo sfilò ed un fiume di sperma e di miei umori cominciò a colare fuori, mentre il mio schiavetto leccava ingoiando tutto e senza farne cadere nemmeno una goccia. Quando ebbe succhiato fino all’ultima goccia, senza che nessuno gli abbia dato ordine, cominciò a leccare il pene di Mario, che nel frattempo si era afflosciato, facendogli ritrovare nuova energia e vigore. Gli fece un pompino che nemmeno una battona sarebbe stata più brava, succhiandolo fino a quando con un forte grido, Mario gli schizzo ancora tanta sborra in gola. Solo quando lo ebbe ripulito del tutto con un calcio nelle palle lo fece cadere sulla schiena. Mina gli si avvicinò e lo aiutò a rialzarsi, quindi gli prese il pene in completa erezione e con un alcuni sapienti tocchi, tanto era la sua eccitazione, fece godere anche mio marito indirizzando la sua sborra sopra i suoi stivali e costringendolo dopo, a ripulirli con la lingua. Mario, accarezzandomi il seno, mi chiese se ci credevo a quello che mi aveva detto prima. Aveva ragione, mio marito era un sottomesso nato, ed io non mi ero mai accorta da quando ci frequentavamo. La cosa che mi importava in quel momento era il bel cazzo di Mario e quindi ancora vogliosa gli salii sopra e cominciai a muovermi raggiungendo ancora degli orgasmi.

‘Ma veramente era così grande il cazzo di Mario’ chiese Wanda ad Anna ‘certo circa 20 centimetri, in confronto a quello di mio marito almeno 5 o 6 centimetri in più, ma devi ascoltare ancora di quelli che ho preso in seguito, tutti dei super cazzi’. Io, sempre sotto i loro piedi ascoltavo, ma la cosa non mi piaceva affatto. Questa Anna &egrave una gran viziosa. Probabilmente mi aveva letto nel pensiero, perché schiacciandomi il pene sotto i suoi piedi disse ‘con questo cazzettino che ti ritrovi, mi sa che presto diventerai un gran cornuto’ e risero entrambe. ‘Dai continua’ disse mia moglie ad Anna.
‘Ma tu non hai caldo?’ chiese Anna a mia moglie togliendosi la maglietta che aveva rimanendo a seno nudo. Io da sotto i loro piedi non potei non guardare il suo meraviglioso seno, tipo una quarta abbondante, e come se nulla fosse alzandosi in piedi fece scivolare la gonna rimanendo completamente nuda. ‘Sai, &egrave da molto tempo che non uso più l’intimo, a meno che non partecipo a qualche festino con gli amici’. Mostrava una fica completamente depilata ‘ Mia moglie vedendo il suo spogliarello, non ci mise molto e tolse la sua sottoveste nera indossata sul suo corpo completamente nudo. A differenza di Anna, mia moglie non &egrave completamente rasata ma ha un suo cespuglietto ben curato che fa da contorno alla sua passera. Per me era una situazione strana, mai avevo avuto due donne completamente nude così vicino ‘ non sapevo chi delle due guardare ‘ intanto Anna inizia ad accarezzare il seno di mia moglie che a sua volta ricambia le carezze. In un attimo la bocca di Anna comincia a succhiare i capezzoli di Wanda e lei allunga la sua mano sulla sua fica rasata accarezzandola prima e, dopo, infilandoci un dito, era il fiammifero che accendeva un fuoco.
Anna lasciò il capezzolo e le sue labbra raggiunsero la bocca di mia moglie infilandoci la sua lingua che si aggrovigliava alla sua ‘ un calcio di mia moglie mi scacciò dai loro piedi e abbracciandosi ed allungandosi sul salotto incominciarono a strisciarsi, a toccarsi a godere di un amore lesbico, molto intenso. Mi misi in ginocchio e, facendo attenzione che non si accorgessero, mi posizionai per potermi gustare quella meravigliosa scena d’amore che non avevo mai immaginato in nessuno dei miei sogni erotici. Andarono avanti per circa mezz’ora lanciando grida di godimento con orgasmi pressoché consecutivi da parte di entrambe. Nel frattempo, preso da una forte eccitazione, cominciai a toccarmi il mio pisello accennando ad una sega, ma un ceffone mi fece capire che avevano finito e che mi ero fatto sorprendere come un bambino con le mani nella marmellata. ‘E bravo il guardone, che si sta anche segando’ disse Anna continuando a colpirmi con una serie di schiaffi sul viso ‘. ‘Dai lascialo segare’ gli rispose Wanda ‘credo che questo sarà, da adesso in poi, il suo unico godimento. Si Anna voglio conoscere i tuoi amici e mi voglio godere la vita, in tutti i sensi, voglio godere dieci, cento volte al giorno, oggi mi hai fatto capire tante cose e , soprattutto che l’amore &egrave bello sempre anche l’amore lesbico che non avevo mai provato. Avanti continua a segare ‘ piccolo segantino!’ e scoppiarono entrambe in una fragorosa risata abbracciandosi nuovamente e scambiandosi delle carezze e costringendomi a guardarle. In un niente ebbi un orgasmo molto intenso schizzando il mio sperma fino a colpire le gambe di entrambe. Non credo che quella fosse la scusa per punirmi. Comunque mi fecero leccare prima le loro gambe e poi per terra per ripulire tutta la mia sborra. Mi portarono in garage e mi legano alla croce a x e cominciano entrambe a frustarmi alternando i colpi, cercando di colpire i capezzoli e il pene, ormai floscio per il forte dolore provocatomi dai colpi. Nel frattempo entrambe mi insultavano cercando di umiliarmi. Ad un certo punto, mentre stavo gridando pietà, smisero di colpirmi e Anna, avvicinandosi e prendendomi per i capelli mi fece alzare la faccia colpendomi con degli sputi e quindi con una serie di ceffoni. Poi cominciò a strizzarmi i capezzoli e, vedendoli che erano piuttosto grossi mi umiliò ulteriormente dicendomi che erano grossi come quelli di una donna, e che potevo diventare una gran puttana. In effetti i miei capezzoli sono sempre stati più grossi del normale, ma da quando mia moglie aveva cominciato a torturarmeli si erano ulteriormente ingrossati. Mentre mi diceva queste cose le venne una meravigliosa idea. Parlò nelle orecchie a mia moglie che scoppiò in una risata, dicendole che le sarebbe piaciuto. Vidi andare via Anna e , ritornare dopo qualche secondo con il suo borsone. Tirò fuori uno attrezzo che aveva una base di una decina di cm quadrati che mi appoggiò sul petto centralmente rispetto ai capezzoli. Su questa base era inserita una asta metallica di circa una ventina di cm composta da una parte femmina e un maschio filettati in modo che girando l’asta si allunga o si accorcia. L’asta termina a T e il braccio della T aveva, in corrispondenza dei capezzoli, due mollette piatte e larghe. Mi fissò le mollette ai capezzoli e poi, agendo sull’asta filettata, la allungò ponendo così in trazione i capezzoli. Legò alcune cinghie intorno al mio corpo, in modo che non si spostasse. Il dolore era tremendo, soprattutto per i numerosi colpi che avevo subito. ‘Vedi’ disse Anna a mia moglie ‘un capezzolo lungo consente maggiori possibilità di usarlo per varie punizioni, siano esse aghi, mollette, cera ecc rispetto ad un capezzolo piccolo o piatto e questo allungacapezzoli fa proprio al caso nostro. Lo terrà almeno un’ora e poi lo toglieremo. Vieni sediamoci su questa poltrona che continuo a raccontarti la mia storia’ Si sedettero proprio di fronte a me e, io guardando negli occhi mia moglie, ma solo con gli occhi, cercavo di farle capire la mia sofferenza, con la speranza che ne ponesse fine. Ma lei non ci fece caso e cominciando ad accarezzarsi con Anna continuò ad ascoltarla.
Quando mi ripresi, vidi che nel frattempo Mina e Silvana si erano date piacere a vicenda leccandosi le fiche, mentre mio marito si era accucciato come un cane. Mario chiamò Romina e fece portare qualcosa da bere per tutti escluso per il mio schiavetto. Guardai l’orologio e mi accorsi che erano circa le 20,00 e che dovevamo ritornare in albergo, ma Silvana si oppose ‘Perché non resti qui con noi, visto la bellissima intesa che hai con mio marito?’ ‘ma dobbiamo tornare, magari li in albergo non ci vedono tornare e si preoccupano’ ‘allora facciamo così’ disse Silvana ‘tu rimani qui e in albergo ci mandiamo tuo marito insieme a Sissi, dandogli anche dei compiti da svolgere’ La cosa mi incuriosì, ma soprattutto avevo ancora voglia del cazzo di Mario e chiesi di spiegarsi meglio. ‘Li mandiamo come se fossero marito e moglie e una volta in albergo devono documentarci con un filmato, come fanno l’amore’. Scoppiammo tutti a ridere, tranne il mio schiavetto che aveva una faccia impaurita. Acconsentii immediatamente a questa folle idea di Silvana. Chiamò subito Sissi che si presentò immediatamente e gli spiegò quello che dovevano fare. In pratica Sissi si doveva vestire da donna in modo che sembrassi io e quindi una volta arrivati nella stanza avrebbero fatto l’amore scambiandosi i ruoli alternativamente. Dovevano filmare il tutto e godere almeno tre volte ciascuno. Ancora una volta mi sarei aspettato una presa di posizione da parte di mio marito, ma a parte la faccia impaurita, non proferì parola. Si vestirono entrambi e quando furono pronti Silvana diede loro quattro biglietti del bus e con un paio di schiaffoni per entrambi li mise fuori dalla porta. Mentre stava uscendo incrociai gli occhi di mio marito, speravo dicesse qualcosa e sarei tornata in albergo con lui, ma abbassò gli occhi in segno di resa e mi salutò con la mano. Provai un senso di colpa, ma durò un solo istante e prima che uscisse dalla porta poté vedere che ero già abbracciata a Mario e che ci stavamo baciando. Quello che fecero lo vedemmo il giorno successivo quando ritornarono mostrandoci il filmato. Si vedeva, quando arrivati nella stanza, Sissi che andò vicino a mio marito e cominciò a spogliarlo baciandolo sulla bocca. All’inizio lui sembrò un po’ restio, ma il sapiente saper fare di Sissi, che nel frattempo si era spogliata mostrando il suo seno e offrendolo alla sua bocca, lo fece capitolare. Anche lui comincio a baciarla, prima sui capezzoli e poi sulla bocca. Si distesero sul letto e cominciarono a pomiciare e in un niente iniziarono un meraviglioso sessantanove raggiungendo quasi contemporaneamente un orgasmo che li fece dissetare entrambi della propria sborra. Quindi, dopo qualche minuto di carezze, e dopo aver ritrovato vigore, fu prima mio marito a prenderlo nel culo e a far godere Sissi e poi, scambiandosi i ruoli vidi mio marito inculare Sissi. Fu davvero eccitante vedere quel filmato e mi convinsi sempre di più che mio marito sarebbe stato per sempre uno schiavo da sottomettere e soggiogare a tutte le mie voglie e fantasie più erotiche e volgari.
Appena andarono via i due ricchioncelli, ci dirigemmo verso i due cani sotto l’albero per dare loro ancora una razione di frustate. Questa volta Mina mi consegnò la frusta e provai io a frustarli. I primi colpi non andarono molto bene, ma dopo circa venti colpi cominciai ad andare meglio fino a quando mi appassionai a colpirli e dovettero fermarmi per la foga e la precisione con cui colpivo i due cani. Nel frattempo Romina portò una grossa ciotola con il mangiare che veniva dato loro solo una volta al giorno. Romina posò la ciotola e tolse le bacchette alle lingue dei cani e attaccò ai capezzoli di entrambi due pinzette a denti di coccodrillo. Dalla faccia che fecero, dovevano fare male veramente. Subito dopo si fiondarono sulla ciotola per mangiare e in pochissimo tempo leccarono completamente la ciotola rendendola pulita. Mina con un tubo di gomma aveva riempito un’altra ciotola con dell’acqua per farli dissetare. Anche l’acqua veniva fornita una sola volta al giorno. Sembravano dei veri cani per come lappavano l’acqua. Quando ebbero terminato di bere, si avvicinò Mario con un dog whip (“frusta per cani”) con un breve manico rigido a cui era inserita la coda, di cuoio intrecciato, che terminava con due brevi strisce anch’esse di cuoio. Dopo aver obbligato anche Romina ad inginocchiarsi vicino ai cani cominciò a frustarli obbligandoli a stare fermi e senza muoversi. Non potevano emettere nessun suono simile ad un umano ma potevano solo abbaiare. La punizione andò avanti per circa venti minuti senza sosta. Mario cercava di colpire i capezzoli con le pinzette e, quando ci riusciva, li faceva saltare per il dolore. Alla fine, stremati caddero esausti a terra. Quindi Mario ordinò a Romina di rimettere le bacchette alle lingue dei cani e ritornammo in casa, lasciandoli li fuori, sotto il grande albero. Prima di entrare in casa mi girai a guardarli e li vidi che si erano accucciati uno vicino all’altra, anche per scaldarsi, considerato che la serata non era molto calda. Rimasi un poco dispiaciuta, ma fu solo un attimo, in fondo l’avevano voluta loro!
Una volta in casa ci dirigemmo in camera da letto e qui trascorremmo una notte di amore passionale e lesbico senza dare un attimo di tregua al povero Mario, che secondo me aveva preso almeno tre o quattro pasticche di viagra, per tener testa a tre donne. Chiaramente ci aiutammo anche con degli strapon tipo quelli che avevo visto il giorno prima nel sexy shop. Infatti Silvana ne aveva molti e di diverse misure, ne aveva anche uno con un pene fissato nella mutandina e rivolto, ovviamente, verso l’interno per una gratificazione fisica di chi lo indossava. Non ti dico che orgasmi ho raggiunto tramite quel pene interno quando ho preso prima Mina e poi Silvana. Avrei voluto farlo anche con Mario, ma a parte Silvana, noi non abbiamo potuto farlo perché lui era troppo impegnato a darci piacere. Dopo circa due ore ci addormentammo tutti e quattro nello stesso letto abbracciati.

Il mattino seguente fummo svegliati dallo squillo del telefono: era Nicoletta che reclamava la mia presenza a casa sua, così ci alzammo tutti per prepararci alla nuova giornata. Mi affacciai alla finestra e vidi Romina che stava frustando i cani: la scena mi eccitò moltissimo e cominciai ad accarezzarmi la passera, proprio mentre passava Mario che non ci pensò molto e dopo aver spostato la mia mano cominciò lui ad accarezzarmi e a baciarmi. Il primo orgasmo del giorno arrivò in un niente. Mario mi prese per la testa e portò la mia bocca sul suo uccello in tiro e anche lui trovò il suo primo orgasmo riempiendomi la bocca del suo seme. Intanto Silvana che aveva assistito alla scena, appena lasciai il pene di Mario mi baciò sulle labbra intrufolando la sua lingua nella mia bocca cercando di succhiare anch’ella il seme del marito.
Dopo circa mezz’ora arrivarono mio marito e Sissi. Mio marito indossava gli stessi vestiti del giorno prima, segno che si stava immedesimando in quel nuovo ruolo che lo avrebbe accompagnato per il resto della sua vita. Eravamo tutti in cucina che stavamo facendo colazione serviti da una splendida Romina tutta nuda che mostrava con orgoglio i segni delle frustate della sera prima. Mio marito salutò con un buongiorno e si avvicinò dandomi un bacio sulle labbra. Io ricambiai e gli offrii la mia lingua che lui prese subito nella sua bocca. Sembrava la scena di due innamorati ‘ ma ripresami, gli mollai una ginocchiata nelle palle facendolo cadere per terra ‘Come osi lurido schiavo, frocio, essere inutile, godere della bocca della tua padrona? Inginocchiati e baciami i piedi’. Col dolore per il forte colpo subito e quasi in lacrime si avvicinò ai miei piedi e cominciò a baciarli e leccarli devotamente. Partì un applauso da parte dei miei amici e le congratulazioni per come lo avevo trattato. ‘Saluta anche i miei amici SCHIAVO!’ gli ordinai e lui fece la stessa cosa anche con loro. Dopo che ebbe baciato e lavato con la lingua i piedi di Mina, questa gli ordinò di spogliarsi e rimanere nudo come un verme. Intanto Mario aveva acceso il computer e stava mostrando il filmato dei due frocetti. Fu veramente uno spasso vedere come fornificavano i due, ma la cosa che più mi colpì era vedere mio marito completamente a suo agio. Non mancarono numerosi colpi di frustino sulla sua schiena e sul pisello. Erano praticamente le undici e Silvana ricordò a tutti che nel pomeriggio sarebbero venuti Giulio e Cristina e quindi di andare da Nicoletta per non perderci lo spettacolo che aveva in mente di offrirci, raccomandandomi di ritornare subito quando mi avrebbe chiamato. Così misi il collare al mio schiavo e ci avviammo verso il cancello. Lo sguardo andò verso i due cani, suscitandomi ancora eccitazione facendomi allungare involontariamente la mano sulla passera ‘Ti voglio vedere così’ dissi al mio schiavetto. Lui girò la testa guardando i due e quindi la riabbassò impotente di poter ribattere. Venne con noi anche Mina, mentre Mario e Silvana avevano altre cose da fare. La villa di Nicoletta era adiacente a quella di Silvana, ma comunque tra i due cancelli c’erano circa cinquanta metri che il mio schiavo, anche se in piedi, era comunque tutto nudo e legato al guinzaglio. Alcune auto che passarono suonarono il clacson e si vedeva la faccia sorridente degli automobilisti. Credevo fosse la peggiore umiliazione per mio marito, ma fu solo una umiliazione.
Suonammo al citofono e il cancello si aprì. Anche Nicoletta aveva una bellissima villa, con un bellissimo giardino e prato, poco più piccolo di quello di Silvana. Ci venne incontro Silvana, vestita di una sola vestaglia bianca trasparente, che mostrava tutta la sua abbondanza, anche se un poco cadente dovuta all’età, ma ancora bella da vedere. Ci baciammo come se ci conoscessimo da una vita e, mentre salutava anche Mina notai lo sguardo di mio marito che si stava mangiando con gli occhi quel corpo di donna. Feci finta di niente, ma consapevole che lo avrei punito severamente. Ci prese sottobraccio e ci avviammo verso la porta d’ingresso e solo allora vidi suo marito, tutto nudo, con solo una paglietta in testa, legato ad una catena che gli permetteva di muoversi solo nell’orticello che stava zappando. Prima di entrare mi tolse il guinzaglio dalle mani, tolse il collare al mio schiavo e mollandogli un calcione gli disse di andare ad aiutare suo marito. Con la testa abbassata lo vidi andare verso l’orto e contemporaneamente provai quel senso di eccitazione. Ci accomodammo in salotto e cominciammo a parlare tra di noi confermando la sensazione di conoscerci da sempre. Quando Nicoletta andò a preparare il caff&egrave, mi avvicinai alla finestra a vedere i due uomini lavorare. Mi piaceva assistere a quella scena, tutte le scene di sottomissione e umiliazione mi facevano eccitare e bagnare la passera. Mina se ne accorse e mettendomi una mano sul collo e l’altra sulla testa mi girò per darmi un bacio sensuale e lesbico. Le due bocche si cercavano le lingue sembravano due serpenti in amore, mentre la sua mano incominciò a darmi piacere sulla passera, libera, senza ostacoli di mutande, ormai avevo deciso di non portarne più. La voce di Nicoletta ci fece distrarre, ma fu solo un attimo, perché anche lei si unì a noi e cominciammo ad accarezzare in tre. Le mani di ognuna, cercavano di toccare tutto delle altre. Ci ritrovammo nude sul divano che ci leccavamo ci intrufolavamo le dita, le mani nelle passere umide, bagnate degli umori e della saliva. I meravigliosi capezzoli di Nicoletta irti, duri che si intrufolavano nella mia bocca ed io cercavo di assaporare tutto il suo sapore. Uno, due orgasmi, con Nicoletta che sembrava cantare nel mentre era raggiunta dall’orgasmo. Passarono circa trenta minuti prima che riuscimmo a bere il caff&egrave ormai freddo.
Mentre sorseggiavamo il caff&egrave chiesi a Nicoletta come aveva fatto a ridurre il marito in schiavitù.
Nicoletta non aspettava altro, così cominciò a raccontare.
Io e mio marito Marcello, siamo stati sempre una coppia normale, ci siamo conosciuti ai tempi del liceo e dopo qualche anno ci siamo sposati. Non abbiamo avuto figli anche perché lui non &egrave mai stato granché a letto, la natura non &egrave stata affatto generosa regalandogli un cazzettino che mi ha sempre fatto solo il solletico, ma nonostante ciò non l’ho mai tradito fino a quando mi sono resa conto che qualcosa stava cambiando. Lui era un dirigente di una grossa azienda multinazionale, che aveva interessi in varie parti del mondo. La zona che curava lui era la Polonia, la Repubblica Ceca e l’Ungheria. Almeno due volte al mese andava in quei posti e ci rimaneva una settimana.
Circa otto anni fa, di ritorno da uno di questi viaggi, mi accorsi di un suo comportamento strano. Quando andava in bagno chiudeva la porta, quando si spogliava o lo faceva in bagno o in camera a luce spenta, non mi cercava mai una volta, a letto, lamentando fantomatici mal di testa, si girava e si metteva a dormire. Non che facessimo chissà che cosa sessualmente, però tra una leccatina e una sveltina, a volte facendo finta di godere, a volte godendo veramente, diciamo che il tempo passava. Questo suo strano comportamento avveniva sempre quando tornava dalla Repubblica Ceca e non quando tornava dalle altre nazioni. Un giorno, che era appunto tornato da Cerna, cercai di controllare il suo comportamento, e così quando andò in bagno a farsi la doccia, lo guardai dal buco della serratura. Con mia grande sorpresa vidi che aveva numerosi segni sul corpo e soprattutto sul sedere. Non riuscivo a capire cosa fossero. Si sa che la curiosità &egrave femmina, decisi di frugare tra le sue cose. In una tasca della giacca tra i suoi documenti trovai un biglietto su cui c’erano scritti due nomi Madame Loreen e Madame Katarina, poi una data che era quella del fine settimana appena trascorso e tre lettere OWK. Sentii aprire la porta del bagno e rimisi tutto a posto. Quando arrivò in camera, incominciai a girargli intorno, con fare civettuolo mi sbottonai la vestaglia e gli mostrai il mio seno, ma lui mi disse che era stanco e che preferiva andare a dormire. Facendo finta di essermi arrabbiata gli dissi che avrebbe dormito da solo e che sarei andata a dormire sul divano. Non proferì nessuna parola. Allora andai nello studio, accesi il mio portatile e cercai con google OWK, in 0,42 secondi venne fuori THE OTHER WORLD KINGDOM ‘ OWK; ci cliccai su e con mia meraviglia vidi cose mai viste, di cui fino a qualche minuto prima non sapevo neppure dell’esistenza. Uomini legati che venivano frustati, torturati, che trainavano un calesse come un cavallo e delle meravigliose donne vestite con abiti particolari che provvedevano a punire i malcapitati. Cercai di capire di più e cercando di visitare le pagine free capii che si trattava di un mondo a sé, dove i maschi si recavano per farsi dominare. Trovai anche le due Madame Loreen e Katarina, due bellissime donne con una faccia bella ma cattiva. Vidi i segni sui corpi degli uomini che erano gli stessi che avevo visto dal buco della serratura sul corpo di mio marito. Mi misi le mani nei capelli, mio marito mi tradiva! Continuai a leggere e mi resi conto che gli uomini non potevano in nessun modo avere rapporti con le Mistress, bensì venivano da queste sottomessi e torturati. Chiusi con sdegno il portatile e mi sedetti sul divano. Nella mia testa immaginavo di vedere mio marito, il mio adorato marito, che si faceva frustare da quelle donne. Perché, mi chiedevo, non l’ha chiesto a me. Volevo andare in camera e fargli una scenata, ma poi incominciai a ragionare e cercare di trovare il modo di fargliela pagare. Mi allungai sul divano e cercai di dormire, dicendomi che la notte porta consiglio. Il giorno dopo, come se nulla fosse, preparai il caff&egrave a mio marito e dopo qualche bacetto andai su in soffitta a cercare un libro, di cui non ricordavo il nome, che parlava di dominazione e sottomissione. Quando fui sopra, aprii una finestra per far arieggiare e far entrare la luce. Ma quando stavo per aprire le imposte con mia grande sorpresa vidi nel giardino dei mie nuovi vicini lei vestita con un abito nero e ai suoi piedi, tutto nudo, un uomo che sembrava il marito. Non potevo crederci, i nostri nuovi vicini, freschi sposi, che erano venuti ad abitare da qualche settimana, erano dei depravati come quelli che avevo visto sul computer. Forse pensavano di non essere visti da nessuno, in effetti la loro villa non era accessibile a nessuno tranne che da quella mia finestra. Senza aprire completamente le imposte, mi fermai a guardare quello che facevano e, con mia grande sorpresa vidi lei che frustava l’uomo a terra. All’inizio rimasi schifata e stavo per tornarmene giù, ma qualcosa mi trattenne a guardare ancora. Lei l’aveva fatto alzare e legato ad un albero e con una lunga frusta aveva cominciato a colpirlo. Lui ogni volta che veniva colpito la ringraziava e le chiedeva di continuare a colpirlo. Involontariamente una mano andò ad accarezzare un seno e mi accorsi di avere i capezzoli duri che volevano forare la camicia. L’altra mano finì sulla mia micia e la trovò bagnata. Ma cosa mi stava succedendo, mi stavo eccitando? Chiusi la finestra e ritornai giù, vergognandomi di quello che mi stava succedendo. Mio marito intanto era uscito in giardino e stava accudendo ai fiori. Ero inquieta, non riuscivo a trovare pace. Guardai mio marito e immaginai di vederlo ai piedi della mia vicina che lo frustava. Anche io svestita come lei che frustavo lui e il vicino ‘. e poi frustavo anche altri uomini ‘. Ritornai immediatamente su e aprii un poco le imposte e rividi quella scena ‘ lei che lo frustava ancora ‘ la mia mano mi diede uno degli orgasmi più violenti della mia vita. Rimasi allungata per terra oltre trenta minuti. Quando sentii la voce di mio marito mi ripresi e scesi giù. Quel giorno preparò lui il pranzo e me lo servì a tavola. Non mi ero mai accorta, ma mi piaceva essere servita. Quel giorno con varie scuse lo feci alzare più volte. E lui non batteva ciglio, esaudiva tutte le mie richieste.
Dovevo parlare assolutamente con Silvana, la nostra vicina. Ci eravamo presentati qualche giorno prima. Infatti come il buon vicinato richiede, quando vennero ad abitare ci chiesero di venirci a trovare per presentarsi. Mi fecero un’ottima impressione e ci lasciammo dicendo che qualche giorno dopo avremmo ricambiato la visita. Così la chiamai e fissammo di vederci quel pomeriggio per prendere un te insieme.
Quando arrivammo ci vennero ad accogliere entrambi e, mentre io mi accompagnai con lei, gli uomini si misero a parlare tra di loro. Silvana mi portò a visitare il proprio giardino e quando arrivammo sotto l’albero, vedendo gli uomini molto distanti, le dissi che l’avevo vista frustare suo marito. Lei mi guardò e senza scomporsi mi disse che si era accorta che la guardavo. Infatti l’unica finestra da cui si può vedere la sua villa &egrave la mia ed io non ero stata molto attenta a non farmi vedere. Lei nonostante sapesse che la vedevo, aveva portato il marito sotto l’albero perché riuscissi a vedere meglio quello che facevano. Quando una padrona mostra il proprio schiavo ad altri &egrave un orgoglio immenso, e mi chiese se volevo partecipare a qualche sessione. Allora gli spiegai quello che avevo scoperto su mio marito, e lei mi disse che era un comportamento normale in quelle coppie limitate, in quelle coppie senza fantasia, dove amore significa posizione del missionario. Succedono allora, tradimenti, amanti, separazioni oppure trasgressioni a pagamento, con puttane, con gay oppure mistress. Mio marito in pratica cercava quello che io non mi sarei mai sognato di dargli. Questa cosa mi fece arrabbiare tantissimo, perché pensavo che ci dicessimo tutto ed invece non era così. Cominciai ad odiare mio marito. Le chiesi se mi poteva aiutare a farlo ammettere quello che mi aveva tenuto nascosto. Mi disse che ci avrebbe pensato ed avrebbe trovato il modo di farlo uscire allo scoperto. Quando ritornammo a casa andai a controllare l’estratto conto della banca e, con grande stupore, mi accorsi che mancavano parecchi soldi. Cercai di capire dove fossero andati a finire. Notai insoliti pagamenti con la carta di credito, già da qualche mese. Cercai di capire dove li spendesse. Non ci crederete, ma spendeva in un negozio di Cerna chiamato xxxxxxwk almeno una volta al mese somme di circa mille euro. La data coincideva con la stessa data delle riunioni, per cui ritornava due giorni dopo, e coincideva anche con i giorni in cui era strano, spendeva circa mille euro per farsi picchiare!. D’accordo con Silvana, feci in modo che Marcello vedesse le scene sadomaso che faceva lei al marito. Con la scusa di cercare qualcosa in soffitta, gli chiesi di aiutarmi e lo portai sopra. Dopo aver aperto la finestra, lo lasciai solo per qualche minuto, facendo finta di ritornare giù, ma nascondendomi dietro la porta per vedere il suo comportamento. Veramente ci mise un poco prima di accorgersi di quello che stava succedendo nel giardino dei vicini, però quando finalmente si accorse, non riusciva a staccare gli occhi. Lo vidi che portò una mano ai capezzoli che cominciò a strizzarli, mentre con l’altra cominciava a masturbarsi. Non ci mise molto a godere, in effetti Silvana stava frustando violentemente Mario, cercò un fazzoletto che avvolse il suo stupido cazzettino mettendo tutto a posto, proprio mentre rientravo io e, facendo finta di nulla iniziò a cercare la cosa che gli avevo chiesto. Da quel giorno, con scuse sempre diverse, saliva in soffitta per guardare lo spettacolo offerto dai vicini e masturbarsi. Ormai la pera era cotta. Così un giorno che c’era anche lui, invitai Silvana a casa. Ci sedemmo nel salotto e cominciammo a chiacchierare. Silvana era vestita in modo da mostrare le sue curve, con un ampio decolté che metteva in mostra il suo generoso seno. Marcello se la mangiava con gli occhi. Nel frattempo suonò il telefono, avevo fissato la sveglia sul cellulare, e con una scusa dissi che dovevo andare a ritirare delle cose che avevo ordinato, e quindi li lasciai da soli. Feci finta di uscire, ma mi nascosi sotto la finestra, in modo da poter sentire quello che si dicevano. Intanto i due continuarono a chiacchierare. Ad un certo punto Silvana disse a Marcello che l’aveva visto dietro la finestra che guardava quello che faceva con suo marito. Marcello avvampò il viso e non sapeva cosa rispondere. Silvana con molta calma, gli chiese se la cosa gli piacesse e lui, che non aspettava altro, le rispose di si e aggiunse che gli avrebbe fatto piacere partecipare. Silvana gli disse che lei picchiava forte i suoi schiavi ‘ Vidi Marcello inginocchiarsi e baciarle i piedi, chiedendole di usarlo come meglio credeva. Silvana gli ordinò di spogliarsi e lui immediatamente rimase completamente nudo, col suo cazzettino che si era rizzato. La cosa fece sorridere divertita Silvana che cominciò ad umiliarlo, e lui più lo umiliava e più si sottometteva a quella donna. Silvana sfilò la cinghia dai pantaloni e cominciò a colpirlo mentre sempre in ginocchio stava letteralmente lavando le scarpe di Silvana con la sua lingua. Più lei colpiva e più lui chiedeva di colpirlo. Io mi alzai da sotto la finestra e mi appoggiai al davanzale senza parlare, mentre Silvana continuava a colpirlo, aveva tutto il corpo segnato da striature, io feci un colpo di tosse e l’incantesimo finì ‘ non sapeva cosa fare, se scappare, se nascondersi ‘. Silvana gli ordinò di mettersi in ginocchio e lui così fece tranquillizzandosi ‘ io entrai in casa e presa la cinghia dalle mani di Silvana comincia a colpirlo sempre più forte presa da un attacco d’ira. Quando cominciai a colpirlo anche sulla faccia, intervenne Silvana che mi tolse la cinghia e mi disse di schiaffeggiarlo e così feci. Quando finalmente mi calmai, vidi mio marito alzarsi e abbracciandomi mi baciò sulla bocca ringraziandomi per tutte le botte che gli avevo dato. Io ancora arrabbiata lo allontanai chiedendogli di dirmi cosa aveva combinato a Cerna. Silvana mi prese di forza e mi fece sedere sul divano e ordinò a mio marito di mettersi in ginocchio davanti a loro e raccontare tutto. Così fece dicendo che aveva scoperto di godere soffrendo, ma non aveva il coraggio di chiedermelo, e così aveva cominciato a frequentare l’OWK, dove aveva conosciuto quelle due meravigliose mistress che lo sottomettevano e lo riempivano di botte. Mi chiese di perdonarlo e di scusarlo dieci, cento volte baciandomi i piedi. Mi disse che sarebbe stato il mio zerbino e che avrebbe fatto tutto quello che gli avrei chiesto. Allora facendomi forza e soprattutto con l’intento di fargliela pagare, gli dissi che se voleva restare con me da quel momento sarebbe diventato uno schiavo, senza nessuna pretesa e rimanere completamente sottomesso. Mi si aggrappò alle gambe e cominciò a ringraziarmi promettendo che avrebbe ubbidito a tutto.
Ringraziai Silvana, promettendogli che saremmo andati spesso a casa sua per iniziare un percorso di sottomissione dello schiavo. Prima di andare via mi disse delle cose sottovoce e ci lasciò.
Ordinai al mio schiavo di accompagnare a quattro zampe Silvana fino al cancello e poi di ritornare. Così fece. Nel frattempo, su suggerimento di Silvana, avevo preso un cero e l’avevo acceso al centro della stanza. Quando arrivò Marcello, lo feci inginocchiare sul cero in modo che il suo cazzettino e i suoi coglioni subissero una sorta di rosolatura, una tortura termica che consiste nel tenerlo vicino a una fonte di calore dandogli la sensazione di bruciare. Gli mollai quattro ceffoni sulla faccia ordinando di rimanere in quella posizione per trenta minuti. Recuperai il mio portatile e mi sedetti sul divano godendomi la scena.
Marcello cominciava ad essere inquieto, la fiamma del cero seppur piccola, cominciava a rosolarlo. Voleva muoversi, ma io lo guardavo con occhi cattivi e lui timoroso cercava di resistere.
Intanto avevo aperto la pagina dell’OWK e cominciai a guardare le foto free per cercare delle idee di come punirlo e sottometterlo. Le foto erano tante e tutte molto eccitanti, mi immedesimavo in quelle belle signore con tutti quegli uomini sottomessi. Mi tolsi le mutandine e cominciai a toccarmi la micia; quando furono trascorsi circa trenta minuti, e la faccia di mio marito era stralunata, rossa e cominciava a saltellare sulle ginocchia, mi decisi di toglierlo dalla rosolatura, venne sui miei piedi e me li lavò con la sua lingua, mentre io intanto lo colpivo con la cinghia. Più lo colpivo e più leccava di gusto. Con un calcio lo feci spostare e gli ordinai di mettersi con la schiena giù. Mi misi seduta con la mia fica sulla sua bocca che cominciò a leccare mentre io gli strizzavo i capezzoli procurandogli tanto dolore, li schiacciavo prima piano e poi sempre più forte, prima tutto il capezzolo compreso l’aureola e poi solo la punta infilandogli le unghia. In pochissimo tempo incominciarono a sanguinare. Lui senza smettere di leccare di lamentava ma non poteva nulla: doveva soffrire. Questa cosa mi eccitava moltissimo e raggiunsi un orgasmo incredibile squirtando come mai avevo fatto in vita mia. Lui raccolse tutti i miei umori continuando a leccare. Dopo che mi fui ripresa mi alzai e preso il cero cominciai a fargli colare la cera su tutto il corpo cercando di colpire soprattutto i capezzoli e il cazzettino. Li ricoprii praticamente di cera, mentre i suoi lamenti si facevano sempre più forti. Ma io non mi feci prendere da commozione e continuai imperterrita ricordandogli di quando era stato un mascalzone ad andare in quei posti con delle puttane e soprattutto a pagare per farsi picchiare, mentre io ero a casa tranquilla. Questo lo ammansì molto facendogli sopportare meglio le punizioni. Quindi presi la cinghia e incominciai a colpirlo sempre con più violenza per fargli staccare la cera. Smisi soltanto quando quasi tutta la cera era stata spazzolata via. Per la prima volta vidi mio marito piangere per il dolore e per l’umiliazione provata. Lo presi per i capelli alzandogli la faccia e lo colpii con una serie di schiaffi, lo sputai in faccia per lo schifo che aveva commesso e gli ripetei che da quel giorno in poi non avrebbe più avuto nessun diritto di parlare e lo avrebbe fatto solo se autorizzato. Aveva cercato delle padrone a pagamento?, bene ora ne aveva trovata una che gli avrebbe succhiato anche il sangue. Lo presi per un orecchio e facendolo camminare a quattro zampe lo portai fuori nel recinto del cane. Tolsi il collare al nostro cane e lo misi al suo collo. Quindi presi la catena e l’agganciai al collare. Lo spinsi nella cuccia del cane e lo lasciai così.
‘Brava Nicoletta, hai fatto bene, era quello che si meritava’ disse Anna ‘sai io sono stata fortunata ad aver trovato questi nuovi amici che mi hanno fatto capire mio marito, altrimenti credo avrebbe fatto anche lui come il tuo’.
Nicoletta continuò il racconto dicendo che lo lasciò nella cuccia del cane per una settimana, sia di giorno che di notte e che ogni giorno aveva sempre almeno quattro o cinque razioni di frustate, e grazie a Silvana, che spesso mi aiutava sia con consigli ma anche con dimostrazioni e portava spesso attrezzi nuovi a cui sottoporre il mio schiavo.
Lavorò ancora per circa un anno prima di andare in pensione e così la prima volta che andò a Cerna, lo accompagnai e mi feci portare in questo OWK, dove rimasi per una settimana, mentre lui mi raggiunse il venerdì sera e rimase fino al lunedì dopo, quando ripartimmo per l’Italia. E’ stata un’esperienza bellissima, mi trattavano come una regina, tutti, dagli schiavi alle Mistress. Cenai due volte con la Regina, monarca di quel regno. Partecipai a tutte le punizioni, imparando veramente tanto. Per essere una brava padrona bisogna avere una forte personalità per imporre rispetto al sottomesso. Madame Loreen e Madame Katarina, sono state felicissime di condividere con me le punizioni riservate a mio marito. Mi sono promessa di ritornare in quel posto, ma da allora non &egrave più successo.
Da quando &egrave in pensione mio marito, &egrave sempre stato uno schiavo 24/7, grazie a Silvana ho conosciuto tanti amici e ho recuperato tutto quello che mi ero persa con quel cazzettino di mio marito. Ho cominciato veramente a conoscere cos’&egrave far l’amore con dei veri cazzi, obbligando il mio schiavo a partecipare come pulitore ufficiale. Da quel giorno non ha più fatto l’amore ne con me ne con nessuna altra donna; in compenso &egrave diventato un bravo frocio e ne ha presi veramente tanti nei suoi due buchi, ovvero bocca e culo. Lui vive solo per essere punito, non passa un giorno senza nessuna punizione. Ormai &egrave il mio maggiordomo, il mio cuoco, cameriere, giardiniere, autista, operaio, cane e chi più ne ha più ne metta. Ora &egrave quasi ora di pranzo, andiamo a prenderli che così ci accomodiamo a tavola.
Usciti fuori, Nicoletta slegò il marito e portatolo su una piccola piazzola aprì il rubinetto e con una canna cominciò a lavarlo. Il getto era molto forte, creando alcuni problemi a Marcello, quindi quando fu soddisfatta, obbligò anche mio marito alla stessa cosa e, anche per lui non fu affatto piacevole. Chiuse il rubinetto e ordinò ai due di andare a preparare il pranzo e prepararsi come si conveniva.
Rientrammo in casa e ci accomodammo in sala da pranza dove era già apparecchiato. Dopo qualche minuto entrarono i due vestiti da cameriera con un piccolo grembiulino che copriva appena i due cazzetti flosci. Ci servirono un ottimo pranzo con dell’ottimo vino e gustammo il tutto con una piacevole conversazione tra donne, mentre i due rimasero inginocchiati ai nostri piedi per tutto il tempo.
Era passata oltre un’ora e i miei capezzoli mi facevano veramente male. Cercavo di attirare l’attenzione di mia moglie, ma era troppo presa ad accarezzarsi con Anna e ad ascoltare tutto quello che le diceva. Cominciai a singhiozzare e a lamentarmi più forte con la speranza che potessero avere un poco di pietà! E finalmente Anna si alzò e venne a togliermi quell’infernale attrezzo chiamato allunga capezzoli. Il dolore fu fortissimo ‘ i capezzoli erano diventati veramente più lunghi, schiacciati ‘ fu più forte di me e cominciai a piangere con lacrime vere. Wanda presa da compassione mi si avvicinò e cominciò ad accarezzarli dolcemente, alleviandomi un poco di dolore. Intanto Anna conservò l’attrezzo nel suo borsone e cercando tra le altre cose tirò fuori due cucchiai di legno di quelli usati in cucina. Si avvicinò e spostò Wanda che stava ancora massaggiandomi i capezzoli. Notò che avevo cominciato ad avere anche una certa erezione del pisello e la cosa la fece arrabbiare. ‘Avevo pensato di darti solo qualche colpo sui capezzoli, ma visto che la cosa ti piace ti colpirò molte volte e in maniera violenta fino a farti ammosciare quell’inutile coso che hai tra le gambe’. Diede uno a Wanda e cominciò a colpire, con molta precisione, i capezzoli. Cominciai ad urlare per il fortissimo dolore che provavo, ma il peggio doveva ancora arrivare. Infatti a lei si unì anche Wanda e il dolore raddoppiò. I colpi erano molto violenti, il dolore insopportabile. Dopo circa dieci minuti di questa tortura, in effetti il mio pisello si era afflosciato completamente, ma il forte dolore mi fece pisciare facendomi bagnare le gambe e lasciare una pozzanghera sotto i piedi. Quando se ne accorsero, finalmente si fermarono e incominciarono a ridere. Mi slegarono e mia moglie mi prese a ceffoni, poi mi prese per i capelli e mi fece mettere la bocca sulla chiazza di urina ordinando di pulire. Ne leccai la maggior parte, e contemporaneamente, visto che avevo le mani slegate, cercavo di massaggiarmi i capezzoli e tutta la parte del petto dolorante per le forti percosse. La cosa non passò inosservata, infatti appena Anna lo notò mi diede un forte calcio facendomi cadere a faccia in giù. Mi prese per i capelli e mi portò a fianco al divano dove si sedette a fianco a Wanda ed entrambe appoggiarono le proprie gambe sulle mie spalle.
Rimasi fermo senza muovermi, nonostante la sofferenza per i miei capezzoli che erano a contatto con il pavimento. Intanto Anna aveva preso il suo cellulare e mostrava delle foto a Wanda. Dai commenti mi resi conto che mostrava foto di uomini nudi con attributi molto sviluppati. Infatti Wanda era molto sorpresa e meravigliata dalle notevoli dimensioni e non mancava di insultarmi per le mie scarse dotazioni. ‘Wanda’ le disse Anna ‘ tra un paio di settimane potrai vederli e toccarli, perché ti invito sin da ora a venire con me da Mario e Silvana. Hanno organizzato una festa a casa loro e ci saranno un bel po’ di amici’. Ma Wanda era timorosa ‘ma sono troppo grossi mi faranno male quei cosi’ le rispose Anna ‘certamente che no, se li prendi per gradi ‘ devi iniziare ad abituare la tua passera con oggetti sempre più grandi, ma con moderazione. Tieni ti lascio alcuni strap-on di diverse misure, incomincia ad allenarla e vedrai che godimento! Ti consiglio di usarli anche su tuo marito ‘ sai che goduria anche per lui!’
Io sbiancai, ma rimasi immobile, pensando a quelle parole. Come avrebbe potuto fare una cosa del genere la mia Wanda! Oltre a tradirmi con altri uomini mi avrebbe fatto anche sodomizzare da veri cazzi! Non ci credevo. ‘Per la festa saremo pronti’ disse mia moglie, facendomi raggelare il sangue. Intanto si era fatto tardi e Anna disse che era ora di tornare a casa sua, ma mia moglie le chiese di restare, considerato che il marito era fuori per lavoro e a casa non aveva nessuno che l’attendeva e, comunque, a lei avrebbe fatto tanto piacere dormire insieme. Anna decise di restare. Una frustata sulla schiena con l’ordine di andare a preparare il letto mi fece mettere immediatamente in piedi ed andare di corsa in camera. Prima di mettersi a letto vollero essere aiutate a lavarsi ed essere portate a letto a cavallo della mia schiena. Una volta a letto mi ordinarono di accucciarmi sul tappeto ai piedi del letto e di dormire lì, come un cane. Intanto Anna aveva preso uno strap-on medio e, dopo averlo leccato entrambe, lo infilò nella fica di Wanda perché cominciasse ad abituarsi. Le sentii sbaciucchiarsi e gemere, ma la stanchezza e le forti emozioni della giornata, nonostante il forte dolore ai capezzoli, mi fece addormentare quasi subito.

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