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Racconti 69Racconti Erotici Lesbo

ESPERIENZE EROTICHE E SEDUZIONE

By 1 Aprile 2014Febbraio 9th, 2020No Comments

INTRODUZIONE BY STEFY

Questo romanzo che, ad una prima lettura, può sembrare scabroso o addirittura indecente, racconta in realtà delle prime esperienze, nel mondo reale, di una donna che potrebbe essere una chiunque di noi.
Sono convinta che in ogni persona esista nell’inconscio una realtà che viene rifiutata per molteplici ragioni, proprio come nel caso della protagonista, che, dapprima, si scandalizza ad ogni avance o a qualche discorso un po’ spinto, ponendosi domande quali: ‘Cosa ne penserà la gente di me?’, ‘Cosa dirà mio marito?’, ‘Come verrò giudicata: una puttana da strada, una troia, oppure una donna che dà solo scandalo?’, ma poi cambia il proprio modo di pensare scoprendo in sé una nuova femminilità che le dona forza e la rende felice e più completa.
Noi tutti dobbiamo imparare a tirare fuori la parte nascosta di noi stessi, senza timore di essere giudicati per quello che siamo oppure non siamo.
Ho ascoltato tanti discorsi e preso parte a convegni e riunioni che trattavano di questi argomenti; ho parlato con persone che si rifiutavano di mostrare la parte nascosta di loro stessi, chiudendola nell’inconscio. Ho compreso che stavano male per questo, un male interiore che potremmo definire stress, un male che affligge l’umanità intera, almeno quella che si definisce moderna, la quale, purtroppo, non si rende conto di vivere in un epoca di libertà ideologiche, in cui non si deve temere il giudizio degli altri.
Tante coppie vivono con disagio la loro unione, perché pensano che il partner, possa nutrire opinioni sbagliate nei confronti di chi gli sta accanto. Anche qui il male sta nel fatto che si nasconde una parte di se stessi nel subconscio profondo, non ci si sa aprire, né spiegare; si rimane fermi a opinioni dettate dalle apparenze e si rifiuta il dialogo aperto che potrebbe chiarire ogni malinteso.
In quest’opera, inoltre, ho voluto sottolineare il grande male che affligge la società più di ogni altro, ma che purtroppo &egrave divenuto di uso comune: il male della corruzione.
La corruzione &egrave dilagante ad ogni livello della vita pubblica e privata e la si usa sotto tutte le forme e con ogni mezzo, anche per mezzo della donna, intesa come tale, che usa l’arma della femminilità e della seduzione per corrompere chi, avendone mezzi ed opportunità, può concedere favori che non sarebbe possibile ottenere altrimenti.
Così agisce pure la protagonista del romanzo che si ritrova soddisfatta ed appagata per aver corrotto un dirigente della Camera di Commercio al fine di realizzare un sogno, che, altrimenti, mai avrebbe potuto concretizzarsi.
Ormai la corruzione dilaga a macchia d’olio, si tratta di un male antico quanto il mondo. Viene usato, e lo sarà ancora in futuro, e sempre di più, per raggiungere scopi il più delle volte illeciti, usando tecniche sempre più sofisticate, ma non va scordato che la forma più diffusa &egrave ancora quella della natura femminile, usata da donne che, sfoderando fascino e arti seduttive, sono in grado di vincere ogni battaglia ed ogni guerra.
Per concludere, sono convinta che ciascuno di noi abbiamo nascosta in sé una realtà repressa, che cela nel proprio inconscio, e non vuole rivelare, per il timore di essere giudicato scandaloso, ed &egrave proprio questo il nocciolo della questione. Noi ci ritroviamo repressi e stressati, solo per il fatto che non ci sentiamo liberi di esternare agli altri la carica erotica ed il bisogno di sesso che c’&egrave in noi; si tratta ancora di tabù nella nostra società benpensante, di concetti che fanno paura a tutti, ma che molto spesso saprebbero correggere perversioni, annullare stati repressivi, liberare e riunire coppie senza dialogo e senza amore, quell’amore che crediamo genuino, ma che, in realtà, &egrave un amore di convenienza, o amore rassegnato.
Il romanzo che segue, come vedrete, &egrave tutt’altro che moralista, ma, a cercare bene, credo che comunque una morale ci sia.
E’ giusto e positivo liberarsi dai vincoli e dai tabù imposti dalle convenzioni sociali e vivere la propria vita in libertà ed armonia con il proprio Io, ma ciascuno di noi &egrave dotato di una coscienza che non &egrave cosa facile tacitare. Dunque bisogna riuscire a vivere in pace pure con essa. Quale &egrave allora la giusta via da seguire? Non bisogna esagerare in azioni intraprese solo per il gusto di dimostrare al prossimo che si &egrave liberi da vincoli, che non si soggiace ad imposizioni dettate dalle consuetudini, che non si hanno più freni inibitori. Se si superano i limiti imposti dalla propria coscienza non si riuscirà più ad essere in pace con se stessi e la presunta libertà acquisita diverrà ben presto una nuova prigione.

Stefy

CAPITOLO 1 – LE PRIME ESPERIENZE EROTICHE DI STEFANIA

Stefania, questo &egrave il mio nome, ed ora provo a descrivermi: alta circa 1 metro e 75, capelli castani, tagliati corti con onde che scendono alle spalle, scoprendo un viso piuttosto tondeggiante, naso piccolo, occhi verdi, uno sguardo felino che mi conferisce una femminilità misteriosa, seno piccolo, un bel culetto e gambe lunghe e tornite, carnagione chiara, fisico asciutto.
Ventotto anni di età, con sette di matrimonio alle spalle, ed un marito di bella presenza; ma andiamo con ordine.
Andrea, mio marito: alto circa 1 metro e 80, fisico da palestrato e capelli e occhi chiari con un viso ovale che gli conferiscono un’aria da intellettuale. Da sempre, da quando lo conosco, ha il suo giorno libero il giovedì.
Cos’&egrave un giorno libero? Prima di conoscerlo non l’avevo mai saputo, poi compresi che per lui significa ritrovarsi con gli amici, cinque in tutto; a rotazione si riunivano a casa di uno di loro e ogni cinque settimane toccava al nostro nido di ospitare cinque ‘giovanotti’, di età variabile dai 35 ai 50 anni. Se uno del gruppo non poteva, non avveniva l’incontro, ma era successo solo quattro volte in sette anni.
Prima del matrimonio, quando eravamo fidanzati, non posso sapere se ci fossero stati impedimenti del genere, ma, dopo il matrimonio, io, per rispetto verso questo rituale, ero sempre uscita lasciando la casa libera a mio marito.
Gli incontri iniziavano sempre verso le 19 e terminavano non più tardi di mezzanotte. Era successo talvolta che io rientrassi prima della fine, in tal caso li trovavo invariabilmente allegri, magari alticci per i vini e i liquori ingeriti; simpaticamente mi riservavano qualche battuta, anche spinta, qualcuna addirittura incomprensibile per me, che immaginavo fosse dettata da un precedente dialogo o scherzo svoltosi fra loro.
Poi, un giorno, la svolta: siamo di giovedì, ed il ritrovo &egrave a casa nostra, per i cinque dell’avemaria.
Al mattino sono uscita per acquistare un regalo per Edoardo, il bambino appena nato di mia sorella: due radioline della Chicco, quelle per sentire se il bambino piange quando &egrave nella culla, mentre noi siamo in salotto.
Sono tornata a casa, sto montando le pile, quattro stilo per il trasmettitore di dimensioni ridotte che sembra una radiolina portatile di gomma; il ricevitore funziona sia a pila che con la rete elettrica. Provo, accendendo lo stereo in sala, poso la radiolina sul tavolo, vado in camera da letto, accendo il ricevitore, sento la musica dello stereo, la spia rossa si illumina’.. il cervello si illumina. ‘Ma che cazzo pensi? ‘ mi dico – Sei proprio stronza!’
Corro in salotto, nascondo la radiolina nella fodera della poltrona, torno in camera, sono eccitata, alzo il volume del ricevitore’. si sente, si distinguono le voci.
Chiamo mia madre: avevo promesso di andare da lei quella sera per lasciare la casa libera; trovo delle scuse:
”’.’No’ ma dai!… non vengo stasera, non mi sento tanto bene’
”’.’No! Non &egrave niente di grave,’. sento che mi sta venendo qualcosa, e non vorrei degenerasse!’
”’.’Poi con Andrea, abbiamo prenotato al mare per il week end, e non vorrei rinunciarci!’ taglio corto e la saluto.

Chiamo Andrea:’ ‘Ciao!’
Lo sento dolce come sempre, &egrave rilassato e contento. Gli dico: ‘Senti amore, non sono in gran forma!… Ma non vorrei rovinarti la serata con gli amici’.’
‘Stai tranquilla! – mi blocca subito – puoi startene a letto oppure passare un po di tempo con noi, non abbiamo segreti, devi solo stare attenta’ lo sai che siamo dei porci!’
‘Lo so, non posso’. ho le mie cose!’
Ahhhh! Però’. la porcellina!…. così ci staresti?’
‘Ma va, scemo! Comunque’. vado a dormire da mia sorella’ se vuoi.’
‘Non dire cazzate. puoi stare a casa’, e’ cerca di riguardarti , riposati, ok? a stasera!’

Alle 17 in punto, arriva a casa con uno scatolone pieno di roba, lo appoggia sul tavolo, mi viene incontro, mi bacia: ‘Come va? Sei pallidissima, non farmi preoccupare’.’
‘No’ stai tranquillo, non &egrave niente. Dai, ti do una mano!’
‘No! Non se ne parla nemmeno. Sparisci’. ti chiamo solo per la verifica finale’ Preparo un piatto anche per te?’
‘No grazie, stai tranquillo!’ torno in camera da letto, mi infilo sotto le lenzuola e penso ‘Sono una stronza, una voieur’ cosa spero di ascoltare? Cosa c’. vorrei sentire?
Guardo un po’ di televisione, suona il telefono, risponde Andrea, mi chiama: ‘E’ tua madre!’
Mi tiro su dal letto e rispondo: ‘Ciao!…. No, stai tranquilla, tutto bene”
‘Mi ha detto Andrea che sei pallida, hai preso qualcosa?’
‘Che rompicoglioni!’ penso fra me, e, alla mamma ‘Un’aspirina’ sto già meglio, ciao”
Sono le sette.
‘Stefy! – Lo adoro quando mi chiama così – c’&egrave la fai ad alzarti?’
‘Si certo!’
Vado in sala’.ops!… Quando vedo queste cose capisco le ragioni e il motivo per cui mi sono innamorata di lui: il senso dell’eleganza, il gusto raffinato, la cura per i particolari’. tovaglia bianca, un piatto per ogni commensale, con tre coltelli, tre forchette, un cucchiaio, tre bicchieri da degustazione, un calice piccolo e un piatto colorato con pezzettini di formaggio misto, tre ciotoline con miele, mostarda dolce di frutta, peperoni glassati nello zucchero, crackers, grissini, due bottiglie d’acqua, vino rosso, dischi con disegni colorati e strani, che fungono da segnaposto.
‘Questa volta ho scelto qualcosa di sublime, benché abbia limitato la spesa – dice – pensa, questo ben di dio non costa neanche 100 euro’
Calcolo veloce, pensiero veloce’.che palle ‘sti euro, come fa lui ad essere già abituato?
Lo abbraccio da dietro e gli dico: ‘Sei in gamba, te l’ho sempre detto che hai sbagliato mestiere, l’automazione industriale &egrave roba da mediocri; si guadagna poco, si lavora tanto, e niente figa – dicendo questo gli tocco la patta dei pantaloni. – pensa se avessimo aperto un localino. sempre pieno di gente, belle donne’.’
Sento che qualcosa si muove sotto i pantaloni; suona il citofono, si allontana per aprire mentre mi dice: ‘Sbaglio o stai meglio?’
Apre, torna verso di me e mi scocca uno sguardo inquisitorio
‘Beh! io vado a letto’ biascico per tutta risposta
‘Ma dai’. aspetta!’
‘No, stai tranquillo’. Anzi’. non dire che sono in casa’.
Esco dalla sala, chiudendomi la porta alle spalle, vado in bagno, quello della camera da letto, mi lavo i denti, mi strucco: solito tran tran; mi faccio un bidet, mi soffermo sul fiore; tremo per l’ansia mentre penso ‘Cosa speri di origliare porcellina?’
Il sapone la rende liscia e scivolosa, tocco anche il buchetto dietro’ mi piace’ ma’ il dovere si impone ‘Basta’. dai’ asciugati e vai a letto’.
Li sento ridere, riconosco il vocione di Mario, il più vecchio; prendo la radiolina nuova accanto al cuscino, l’avvicino all’orecchio, l’accendo, alzo leggermente il volume’ distinguo le voci. Sento la voce di Andrea che dice agli amici: ‘Come di rito, l’aperitivo spetta all’ultimo!’
&egrave Davide che parla: ‘E’ freddo al punto giusto?’
‘Chi indovina mi può fare una pompa con l’ingoio!’
Ridono tutti. Ora &egrave Pietro che parla: ‘Dai, dai’, cin cin, ai cinque coglioni dell’avemaria!’
Pietro, sei una testa di cazzo dall’anima pia!’
‘Ma vai a cagare’.’
Di nuovo risate.
‘Buono! Non &egrave italiano! Chi ti ha aiutato a preparare? C’&egrave un tocco femminile!’
‘Non starai cambiando bandiera, Andrea?’ interviene Davide, e giù risate.
‘Mi piace sempre di più la figa, chiedilo a tua moglie’. Comunque, mi ha dato il benestare Stefania; dice che ho sbagliato mestiere, avrei dovuto, insieme a lei, aprire un ristorante: pochi posti, pochi cazzi e tanta figa.’
‘Vino, degustare, si, degustare, ma non il vino’
‘Ubriaconi!’
E continua ancora Andrea: ‘La figa, pensate! essere bendati, tre, quattro, cinque fighe’.. infili il dito, tocchi bene, sei un fighellier’. poi sniffi quel liquido favoloso, metti il dito in bocca. Assaggi’ uhm!… Un 1970!’
A questo punto ridono tutti. Io sono in trance. Quanti pensieri’ sono invidiosa! Purtroppo non ho amiche per ridere e scherzare su queste cose.
‘Però pensavo che Stefania fosse capace di fare solo pompini’ e invece sa anche disegnare’ &egrave Mario che dice queste cose.
‘Stronzo, lo ha disegnato usando la bocca!’ E ridono ancora.
Mi assopisco, parlano in continuazione, ridono, si sente il tintinnio dei bicchieri, battute su fidanzate, mogli, amiche, colleghe: il sesso &egrave l’argomento preferito’. sesso, cibo, e vino’.
‘Allora racconta di Nadia anche agli altri – &egrave sempre Mario che parla – dì un po a questi tre stronzi, che non do cattivi consigli’
Allora risponde Andrea: ‘Una favola’. una bocca da favola!’
Mi irrigidisco, di colpo sveglia mi chiedo ‘Chi cazzo &egrave ‘sta Nadia?’
‘Non &egrave sicuramente una fotomodella, o una ragazzina ‘ dice Andrea – ma fa delle pompe da infarto’
Ho gli occhi spalancati, sono incazzata.
‘Avrà circa 45, 50 anni, &egrave difficile dirlo ‘ prosegue Andrea – meridionale, un bell’ambiente, 50 euro una pompa senza guanto’ &egrave un’artista’
Mario si intromette: ‘Lo sapete che ho un cazzo di notevoli dimensioni! e se non lo sapete chiedetelo alle vostre donne’.’
Ridono ancora, e Mario continua: ‘Veramente me lo prende tutto in bocca, arriva col naso fino ai peli’.’
Di nuovo Andrea: ‘Cazzo’. &egrave incredibile’. lo fa entrare tutto in gola; io la prima volta ho sborrato subito’
‘E quante volte ci sei andato?’ chiede Mario.
‘Due volte, cristo’. le ho sborrato in bocca, lei mi guardava, era in ginocchio davanti a me, ha aperto la bocca, facendomi vedere che era piena di sborra, poi s’&egrave l’&egrave fatta colare sulle tette’. se lo spalmava’ si leccava le labbra’
‘Che troia!… dicci come contattarla!’
‘Fa solo pompe?’ domanda Davide.
‘No, fa tutto; a differenza delle normali puttane, fa bene il suo lavoro. Lo fa e le piace farlo. Con 50 o 100 euro, ti fa morire; non sarà Valeria Marini, ma ti fa morire. E’ il sesso in persona, quella santa puttana’. Dai!, segnatevi il numero.’
Come un automa, prendo il notes e scrivo anch’io, e intanto penso ‘Bastardo! Questa me la paghi!!’
‘Vedete ‘ spiega Mario – la differenza &egrave che lei non ha paura che le sborri in bocca; che le metta un dito in culo, o che lei lo metta a me. Invece Franca’. che palle! Ma dico io, abbiamo 50 anni, ma che cazzo!… Fai ancora la santarellina? e fai la puttana! Lasciati andare’. con me’. almeno con me. Sapete quante volte l’ho ripetuto? Ma niente da fare!’
‘Mario sei uno stronzo!’
Mi rispecchiavo anch’io in quello che diceva di sua moglie, ero così, mi riconoscevo’ Non volevo che mi si giudicasse troppo troia’..
‘E poi non me la sento ‘ penso – non mi va di ricevere lo sperma in bocca. Ogni tanto lo sogno! Con Andrea poco, ma con un bel fusto nero; che mi violenta, e mi obbliga!…. Ma perché con una puttana? Perché non hai mai provato a chiederlo?’
Quanti pensieri mi si affollano nella mente, quanti ricordi’. mi interrogo, ma do risposte non vere.
‘Quante volte mi diceva, mi chiedeva, mi supplicava ‘ ricordo – dai amore, bevimi!’
Non c’&egrave la facevo, non volevo.
‘Prendilo tutto, dai’. fino in fondo’ supplicava lui, ma io niente!
‘Perché? ‘ ribattevo – non ti piace così?’ e mi aiutavo con la mano, fino a farlo venire sulla pancia.
‘Perché con una più brutta di me? ‘ mi tormento – Lo ha detto anche lui, una che potresti scambiare per una massaia, grassottella, bassa’.perch&egrave con una più brutta di me? Una che impersona il sesso, già! Lo fa e le piace farlo!’
‘Già! dovremmo mandare le nostre donne ad imparare’ questo &egrave il consiglio di Mario.
‘Che bastardo!’ penso’ ecco, &egrave finita, si stanno salutando. Spengo la luce, faccio finta di dormire, intanto mi chiedo con il cuore lacerato ‘Perch&egrave ho fatto la voyer? Perché ho fatto sta cazzata? Stavo meglio prima’. &egrave meglio non sapere. Lo dice anche il proverbio’.
Dormo, avverto la sua presenza accanto a me’. Incubi’ Mi sveglio, lui dorme, sorride’ lo amo’ e lo odio.
E’ mattina. Mi sveglia. E’ preoccupato: ‘Non andare al lavoro ‘ sussurra – .riposati!’
Gli faccio di si con la testa, mi bacia. ‘Riguardati ‘ dice ancora – ti amo’
Sorrido. Va via. Io sono in coma, mi sembra di aver dormito solo qualche minuto, ho male dappertutto, soprattutto dentro: nel cuore, nella pancia, nel cervello.
Mi faccio una doccia, vado in salotto per controllare’. Cazzo! ha pulito tutto, piatti, bicchieri, posate: tutto in lavastoviglie; lo scatolone pieno di bottiglie vuote, e gli avanzi in un sacco della nettezza’ solo per terra un po di bricciole.
Devo dire che &egrave in gamba’. Bastardo!
Torno in camera, prendo il biglietto, compongo il numero di telefono, &egrave occupato; riprovo, libero.
‘Ciao, sono Nadia – &egrave una registrazione – mi trovi dalle 10 alle 19 in via Torricelli 8, suonare al numero 1, oppure al cellulare”.’
Scrivo’. che cazzo sto facendo? Cosa le dico? Scrivo lo stesso. Mille pensieri mi passano per la testa’. la devo vedere, la voglio vedere. Prendo il mio cellulare, e compongo il numero.
‘Pronto?’ &egrave lei’ ha l’accento meridionale.
‘Pronto, si! lei &egrave’. Nadia?’ sono imbarazzata
‘Tu chi sei?’ decisa invece lei
‘Ehmm! Senta’. Io’.’ Resisto alla voglia di riattaccare
‘Dimmi!’
‘Ho avuto il suo numero’.. da un amico!’
‘Vuoi venire ad imparare?
Strabuzzo gli occhi, quasi mi cade il telefono ‘Macch&egrave!’ riesco a dire, poco convincente
‘Guarda, non essere timida, non c’&egrave niente di male, &egrave tuo marito che ti ha consigliato?’
‘No’. Guardi’. si sbaglia’
‘Senti, perché non vieni stamattina? sono abbastanza libera, magari poi mangiamo qualcosa insieme’
‘Ma’. Io”
‘Dai, mica sei obbligata a fare niente. Vieni, ne parliamo un po, anche a me farebbe bene un po di conversazione femminile’. Quanto impieghi a venire fino a qui?’
‘Mmma’.non so’. mezz’ora’
‘Dai’ su, ti aspetto, sai dove sono?’
‘Si, ho sentito il messaggio’
‘Sono vicino alla piazza, quella di corso Venezia; vicino all’Upim. Ci vediamo dopo, ciao!’
Che cazzo sto facendo! Ma cosa vado a fare, cosa le dico? ‘Guardi, ho saputo che fa dei pompini favolosi” Sono una deficiente’. sì, cogliona e deficiente.
Non &egrave passata neanche mezz’ora, sono le 11, sono sotto il portone, suono.
‘Si?’
‘Ho chiamato prima’.’
‘Vieni su, primo piano’
Apre, sembro un robot, salgo a piedi, arrivo sul pianerottolo; mi apre.’Vieni, dai!’ chiude, sono dentro
‘Sei molto bella! ‘ osserva, mi fa girare, e mi guarda – Caspita!….Complimenti!’
Mi tira verso una stanza, penso sia dove riceve i clienti. La guardo, non &egrave bella, potrebbe essere mia madre, ha una vestaglia nera e lunga; sarà alta poco più di un metro e mezzo, calza scarpe con i tacchi alti 7 centimetri. E’ grassoccia, si vedono le autoreggenti nere sotto la vestaglia, uno slip con pizzo, reggiseno a balconcino: sarà una quinta; &egrave molto truccata, capelli ben tenuti e curati, ha le mani piccole con unghie rosse ben curate; le dita, proporzionate alle mani, sembrano quelle di una bambina.
‘Vieni accomodati, non essere timida’
Mi accorgo di non avere detto niente, le chiedo scusa,
Mi mette un dito sulle labbra facendomi segno di stare in silenzio; non mi fa proseguire.
‘Mi chiamo Nadia! ‘ dice – diamoci del tu, ti prego, non aver paura, siediti. Come ti chiami?’
‘Stefania!’
‘Sei bella’. molto bella, sai di fresco’
Siamo sedute su un divano, fianco a fianco. Lei ha un buon profumo, io sono tesa.
‘Guarda che non ho mai mangiato nessuno ‘ riprende – allora dimmi di te, come mai mi hai cercata? Se non te l’ha detto tuo marito di chiamarmi, allora, come lo hai saputo?’
‘Ho ascoltato mio marito mentre parlava di te con un suo amico’
‘Ahi, ahi! Sarai arrabbiata allora’ spero parlassero bene!’
‘Diciamo che elogiavano certe prestazioni’ L’ho detto tutto d’un fiato, con sarcasmo.
Lei sorride. ‘Mi dispiace! – lo dice sottovoce – non devi prendertela con me, e neanche con tuo marito, vedi’ io non sono una donna a cui gli uomini si possano legare. Meglio me; che un’amante fissa, magari una che te lo porta via definitivamente! Quelli che vengono con me, lo fanno perch&egrave con la loro donna non hanno un rapporto come loro vorrebbero. Sicuramente &egrave anche colpa dell’uomo, ma non tutta’
Parlava con sicurezza, ma anche con dolcezza. Diceva delle cose per me incomprensibili, mai immaginate, ma per lei naturali. Ci credeva in quello che mi raccontava. In cinque minuti mi ha raccontato la sua storia.
Era separata, del marito ne parlò solo male, lo malediceva, lo ringraziava solo del fatto che per merito suo aveva incominciato quel mestiere che le aveva permesso di crescere sua figlia nel modo migliore, e di farla studiare. La figlia ora era sposata, da circa 3 anni, aveva 26 anni; e lei ne aveva 49.
‘.Quel mestiere che a lei comunque piaceva.
Mentre mi diceva queste cose, il suo cellulare squillò.
‘Pronto’.. Ciao amore’ Sì sono al lavoro, certo vieni pure adesso, non preoccuparti’. No, non aspetto nessuno’. Sì non ti preoccupare. Se hai premura, facciamo in fretta, lo sai che, se mi impegno, in dieci minuti sei di nuovo libero! Allora ti aspetto, ciao!’
Riattaccò.
‘Beh! Sarà meglio che vada’ feci io desiderosa di squagliarmela
‘Cosa? No’ stai tranquilla’ vieni.- mi prese per mano e mi condusse in una stanzetta attigua a quella dove ci eravamo sedute ed in cui c’era una poltroncina, un tavolo e due sedie. Disse: – stai qui, mettiti comoda’
Si avviò alla porta, assicurandomi che avrebbe fatto in fretta. ‘Se vuoi, puoi guardare da qui ‘ aggiunse; facendo ruotare un quadro, scoprì uno specchio che mi permetteva di vedere la camera di prima, poi, sorridendo – così puoi imparare qualcosa di nuovo!’
Non sapevo cosa dire, ero pietrificata, tornando indietro verso la porta mi passò vicino; ero almeno un palmo più alta di lei, mi prese per i fianchi e mi sussurrò, vicinissima alla bocca: ‘Rilassati! stai tranquilla, mettiti comoda!’
Sentivo il suo alito profumato, sentivo la dolcezza delle sue mani sui fianchi scoperti dalla mia maglietta corta, i suoi seni contro di me.
Mi disse ancora, con quella sua strana dolcezza ‘Ci vediamo dopo!’ Poi uscì chiudendosi la porta alle spalle, non avevo di nuovo aperto bocca.
Il campanello suona. Mi siedo sulla poltrona, guardo la camera oltre lo specchio, &egrave vuota; ho la testa che mi scoppia, cerco mille risposte che non trovo, e che comunque sono false, sono tutte bugie.
La sola verità , &egrave che voglio guardare, voglio vedere quella donna cosa farà, cosa sa fare; mi sento accaldata, non sudo, ma ho caldo’ sono calda’ Non so cos’ho!
Sento che saluta, c’&egrave un uomo, entrano in camera. Lui ha un vestito grigio, mi volta le spalle, &egrave alto, sarà almeno un metro e novanta; &egrave magro, longilineo.
Parlano’ parla soprattutto lei. Si sente poco da dove sono io, lei lo fa girare di 90 gradi, adesso vedo sia lei, che lui, sono di fronte; vedo lui che si gira verso di me, avrà circa 55 anni, dall’aspetto si direbbe un signore perbene.
Lei si toglie la vestaglia, si sfila gli slip, &egrave depilata, ha solo un cespuglietto di peli neri sopra la figa, un triangolino ben curato; se la tocca, sono immobili.
Lui si sbottona i pantaloni, lei scosta le sue mani per finire di sbottonarlo; lui le tocca le tettone, tocca i suoi capezzoli, li tira, si irrigidiscono, crescono, sono enormi.
Lei gli sta abbassando i pantaloni, si piega in avanti, lui le passa una mano tra le gambe, lei si gira un po’ scoprendo il culo rivolto verso lo specchio; allarga le cosce, vedo le dita del signore che le toccano la figa, partendo dall’alto, facendo scorrere le dita dal culo verso il clitoride.
Lei si &egrave disposta a quel modo apposta per farmi eccitare e farmi vedere meglio; quando mi riappare lui, lei ha il suo cazzo in mano, &egrave duro, lungo, non grosso. Lo ha impugnato con la mano, e la parte che sporge sarà lungo come quello di Andrea; lo costringe ad avvicinarsi ancora di più a me, sono vicini allo specchio, al massimo a 50 centimetri da dove sono io.
Lei si piega sulle ginocchia, e si accovaccia con le gambe larghe; vedo benissimo la sua figa: si scorgono le labbra esterne, &egrave depilata con cura, sembra bagnata; si tocca, mi guarda dallo specchio, e mi fa l’occhiolino.
Si lecca le labbra, si avvicina al cazzo, lo bacia e dice: ‘Adesso te lo mangio tutto!’
Lo imbocca, prende la punta in bocca, tira le palle indietro, &egrave lunghissimo: non ne avevo mai visti di così lunghi. Comincia ad andare su e giù; ne prende più di metà in bocca, lo insaliva accuratamente, distribuisce la saliva con la lingua.
Lui le dice: ‘Dai! Prendilo tutto in bocca, fino in gola, come solo tu sai fare!’
Lei’. vlaf! Giù’.. Dio!!! Come fa?
Apre la bocca, vedo la sua lingua sotto il cazzo, riprova’.. ne entra più di prima, esce di nuovo, sembra che le si gonfi la gola.
‘Deve arrivarle in gola’ Penso: sono sbalordita ed affascinata..
Lei riprende a ingoiare, va giù piano, questa volta va fino in fondo; spalanco gli occhi, ha il viso contro il pube dell’uomo’. non credo a quello che vedo. Resta ferma con quella cosa
dura in gola; sembra che la stia chiavando in bocca; nella sua gola vedo che va indietro, ne esce un po’, poi di nuovo tutto dentro” allucinante’ incredibile.
Lo sfila’ lei mi guarda, prende fiato, si lecca le labbra; dice al tizio: ‘Che bel cazzo che hai! – lo dice guardando lo specchio, guardando lui, guardando me – mi piacerebbe che ci fosse qui una mia amica; a succhiarlo assieme a me!’
Mi vergogno!
Lo riprende tutto in bocca, si fa scopare la bocca.
Sono eccitata, non voglio, mi vergogno, sono una guardona, sono una stronza; una puttana che guarda una puttana. Sono peggio di lei. Mi sfioro il cavallo dei jeans, ho le mutandine infilate tra le labbra della figa, sono bagnata.
Lui urla: ‘Fammi sborrare’. voglio sborrarti in bocca! Dai Nadia’ fammi sborrare!’
Lei apre la bocca, si allontana un po; lui lo prende in mano, si masturba’ &egrave un attimo’ spruzza un getto denso direttamente sulla lingua di lei, poi un altro schizzo, meno intenso. Ancora lo riprende in bocca, lo strizza, si allontana aprendo la bocca, c’&egrave l’ha piena.
Lui dice: ‘Dai troia’ Ingoialo!’
Lei fa segno di no con la testa.
‘Ti do 50 euro in più, dai’. Ingoialo!’.
Lei sorride. Io mi avvicino allo specchio’. sono ipnotizzata.
Chiude la bocca, deglutisce, schiocca la lingua, riapre la bocca’. &egrave vuota.
Riprende il cazzo che si sta ammosciando, ancora tutto giù fino in fondo, si stacca e deglutisce di nuovo. Si alza’.. &egrave finita’
Lui si riveste, prende il portafoglio e le dà due biglietti da 50 euro; la saluta, lo accompagna.
Sento la porta aprirsi, lei &egrave ancora nuda, con solo il reggiseno, le calze e le scarpe. Si avvicina, io sono seduta sulla poltrona.
Sorride; io sono imbambolata, ho la faccia davanti alla sua figa; mi prende la mano, se la porta sulla figa. Mi dice sussurrando: ‘Senti come mi ha eccitato quel porco!’
Guida la mia mano su e giù lungo la sua figa: &egrave morbida, aperta, ha le labbra enormi, &egrave fradicia. Non ho mai toccato un’altra figa, sono un lago’. resto impalata.
Mentre lei si accarezza con la mia mano, spinge le dita contro il suo clitoride in alto, a33; rigido e grande, &egrave duro, sembra un pollice; si china in avanti, la sua faccia &egrave vicina alla mia. Mi dice: ‘Sei bellissima!’
Mi dice parole dolci, mentre continua ad accarezzarsi con la mia mano, io non mi oppongo a quel gioco intrigante’.. sono immobile, eccitata. Mi tira su, mi guida fino in camera sua, mi fa sedere, questa volta sul letto, mi prende la mano’.. anzi’ non l’aveva mai lasciata.
E’ bagnata, la bacia; l’avvicina alla mia bocca, sento il suo profumo; la strofina sulla mia bocca, mi sussurra: ‘Assaggiami!’
Schiudo la bocca, lecco le dita che sanno di lei, sanno di sesso, sono sporche dei suoi umori’ della sua sborrina’. Sono una puttana’.. sono eccitata”
Mi chiede se mi &egrave piaciuto lo spettacolo ‘Allora sono stata brava?’ parla sottovoce, si &egrave seduta anche lei, siamo sul letto vicine, coscia contro coscia.
Mi sento risponderle: ‘Come hai fatto a prenderlo tutto in bocca? Non ti fa male?’
Mi tocca un seno; ‘Ti sei eccitata? ‘ chiede sottovoce – Ti ha eccitato guardarmi?’
Non dico niente, mi sento una troia” peggio di lei.
Mi dice ‘Rilassati, non stai facendo niente di male!’ Mi legge nel pensiero, sa quello che sto provando. Si infila un mio dito fra le labbra, mima un pompino, lo spinge in fondo, lo ha tutto in bocca, lo lecca. Dice ancora: ‘E’ questione di pratica, devi rilassare la gola; come se deglutissi’ se ingoiassi qualcosa. Lo fai passare, poi ti abitui, &egrave naturale’
Ha i capezzoli duri, eretti, stringe i miei capezzoli, gemo.
‘Hai delle belle tette, non grosse, ma sode.’ dice sorridendo
Si porta la mia mano sulle sue, ha le tette grandi’. enormi, i capezzoli sono ruvidi; la sua mano abbandona la mia, ma la mia resta sui suoi seni, le sto toccando un capezzolo, lo stringo leggermente, &egrave grande, si sta indurendo ancora di più. Nessuno mi obbliga, non mi guida più nessuno, so che cosa devo fare. Passo la mano tra i suoi seni, &egrave sudata, sono due montagne enormi, la mia mano scompare tra loro.
Mi mette un dito in bocca, lo succhio, lo spinge in fondo, mi viene un conato’.. lo toglie, si avvicina, mi bacia uno zigomo. Mi dice: ‘Rilassati’
Spinge di nuovo, lo sento in fondo alla lingua.
Mi dice: ‘Deglutisci, crea un po’ di saliva in bocca, e deglutisci’
Lo faccio, mentre il suo dito tocca la mia saliva io deglutisco; sento il suo dito che si mescola con la mia saliva, lo spinge dentro un po di più”
Cosa sto facendo? Sto accarezzando una puttana, e mi piace!… So toccando un’altra donna’ e mi piace! Mi sta scopando la bocca con un dito’ e mi piace!
Non so più che dire’ Non c’&egrave nulla da dire’. Dentro di me c’&egrave la Stefania che conosco e che mi ordina: ‘Vattene! Torna a casa’ troia! sei una lurida baldracca!!!!’ ma rimango’.
Sento il suo dito che mi scopa nel fondo della mia bocca, dove mai niente era arrivato. E’ una sensazione strana’.. toglie il dito, mi bacia, stavolta sulla bocca, &egrave dolce, mi piace.
Mi sento dire: ‘Mi piace!…. Mi piaci!’ E’ un lamento ed una invocazione
‘Anche tu!’ risponde in un sussurro
Mi bacia più intensamente, mi sbottona i jeans; me li lascio sfilare, mi toglie la maglietta, mi spoglia, sono nuda’.. mi bacia un seno, mi morde un capezzolo, mi accarezza la figa e mi dice: ‘Sei bella!… Sei eccitata! – spinge un dito – Sei stretta!….’
La sua lingua nella mia bocca, la mia lingua nella sua; la allunga, la spinge dentro di me, la sua saliva cola nella mia bocca, il suo dito &egrave dentro di me; lo sfila, cerca e trova il mio cazzetto, lei lo chiama così, lo artiglia.
Io vibro’.. di nuovo il suo dito dentro, veloce, poi fuori, sul mio clitoride, di nuovo dentro, ancora carezze, ancora un graffietto; le dita ora sono due, ansimo, le toglie e le rimette dentro’ sta facendo dentro e fuori, sto scoppiando.
Si ferma, si stacca, mi soffia in bocca; si mette le sue dita in bocca, le lecca; mi sussurra dolcemente: ‘Sei buona!’
Mi succhia i capezzoli, mi rimette le dita nella figa’. io sto per godere’ lei lo sa, lo sente pure lei. Mi sussurra: ‘Voglio vederti godere!… Voglio bere il tuo succo, come ho bevuto il succo di quell’uomo!… Ti sarebbe piaciuto berlo?’
La puttana risponde: ‘Sìì!’
‘Farti scopare la gola da quel cazzo lungo’.. ti piacerebbe ?’
‘Sììì!’
‘Ne hai mai preso di così lunghi?’
‘Noo!’
‘Lo vuoi’. vero?’
‘Sììì!’
‘Sei una puttana come me?’
‘Siìììì!!!’
Le sue dita sono di nuovo dentro di me; mi tocca in tutte le parti’ come neanche io mi sono mai toccata.
‘Dimmi che sei una puttana!’
Mi sento risponderle: ‘Sìì! Sono una puttana!… Sono una puttanaa!… Sono una puttanaaaa!!!!’
GODO
La sento che si abbassa, la sua bocca succhia la mia figa, la lecca’ GODO, fa un rumore strano’. faccio rumore, tremo, vibro, mi contorco, stringo le cosce, le schiaccio il viso’. lei spinge la sua bocca dentro di me’. non finisce più questo orgasmo”
Muove la faccia contro di me, come se mi scopasse con la testa, e con la bocca; mi abbandono all’indietro, sdraiata con le gambe larghe: Lei si alza, ha la faccia bagnata, mi bacia, mi dice in un orecchio: ‘Sei bella!’
‘Anche tu!’ le rispondo.
Si sente suonare il campanello; mi sollevo di scatto. Lei mi rassicura.’Stai tranquilla’
Va a rispondere. Sento che dice di salire.
Sto raccogliendo la mia roba; lei arriva, mi prende per mano, mi dice: ‘Vai di là ancora per dieci minuti, ti prego’ non andare via’
Mi guida nella stanza dello specchio, la seguo come un automa; appoggio la mia roba sul tavolo, mi metto vicino allo specchio, la stanza &egrave vuota. Sento una porta che si apre, la vedo arrivare: ha la vestaglia marrone, le mutandine no, sono sul letto.
Con lei c’&egrave un ragazzo, avrà al massimo 20 anni; lui dice di aver ricevuto il suo numero di telefono da un amico. Penso a quello stronzo di Mario che ha fatto lo stesso con mio marito.
Il ragazzo &egrave timido, lei gli dice che la tariffa varia in base alla prestazione, lo dice con semplicità, non sta facendo niente di male. Si accordano per 50 euro: lui vuole che gli venga fatto un pompino, il suo amico lo ha assicurato che fa dei pompini da favola, e che &egrave bravissima.
Lo penso anch’io.
Lui si sbottona e si tira giù i pantaloni, lei lo ferma e gli dice che prima lo vuole lavare; lui si rialza i pantaloni, e insieme vanno in bagno. Li vedo arrivare poco dopo; lui non ha più i pantaloni né le mutande; ha un membro bello, non lungo, neanche grosso, leggermente incurvato verso il basso.
Lei si rimette davanti allo specchio e dice al ragazzo, che così può vedere meglio quello che gli farà. So che lo sta facendo anche per me; la vedo bene, guarda in continuazione verso di me e sa che sono lì che la guardo. La ammiro: lei &egrave esibizionista, io sono guardona.
Comincia a leccarlo, bacia la punta, lecca il prepuzio, poi tira indietro la pelle, lasciando il glande completamente fuori; ora il cazzo &egrave visibilmente duro, ed eccitato.
Anch’io; mi sfioro, mi dico: ‘Stai ferma’. Sono ancora in piedi, vicinissima allo specchio.
Lei lo ingoia, lui geme; lei non si muove, lo ha tutto in bocca, ha il naso contro la sua pancia. Gli mette le mani dietro le natiche, fa uscire il cazzo, e se lo infila tutto dentro, sembra che lo scopi con la bocca.
Vedo la mano che va a cercare il centro del sedere del ragazzo, lui trema, lei lo pompa; lui geme, dice che sta venendo.
Lei non smette, continua a pompare, lui trema ancora; deve averlo penetrato con un dito, lui si rilassa; lei piano, piano, scivola con le labbra verso la punta, senza aprire la bocca.
Gli ha tolto la mano da dietro, sempre con la punta del suo cazzo in bocca, vedo che lo sta strizzando, lui sospira, lei sta aspirando tutto.
Mi siedo sulla poltrona, sono di nuovo eccitata, sarà durato circa 2 minuti. Era eccitato, eiaculazione precoce, pompinara micidiale.
Ricordo le parole di mio marito; sorrido, mi accorgo che ho di nuovo la mano in mezzo alle cosce, sono turgida’ bagnata’. Eccitata!
Si stacca, lui non &egrave più duro come prima, ma lei tiene la bocca chiusa: sta trattenendo il liquido dell’orgasmo del giovane. Sorride al ragazzo e con le mani fa dei gesti; scrollando il membro ormai a riposo gli fa capire che non c’&egrave più niente, che &egrave finito.
Ha il viso luminoso, sorridendo, fa segno al ragazzo di aspettare; ha la bocca piena. Penso che vada a sputare, e a sciacquarsi la bocca. Scompare dalla visuale dello specchio.
Vedo la porta della stanzetta che si apre, la vedo entrare e richiudere la porta alle sue spalle; avvicina il suo viso al mio, mi mette una mano tra i capelli invitandomi a tirare indietro la testa. Si china su di me, mi bacia con la bocca chiusa; spinge, io apro la mia, mi versa in bocca tutto il suo contenuto.
Aveva la bocca piena, ora &egrave piena la mia’. &egrave tanto’ ne sento il sapore strano.
Mi dice: ‘Non ingoiare subito, assaporalo!’
Mi spinge la lingua dentro, ci baciamo, mi sta di nuovo toccando la figa, si stacca con la bocca e mi dice: ‘Sei di nuovo fradicia!…. Dai’ ora ingoialo!’
Deglutisco’. &egrave la mia prima volta: &egrave aspro, salato, dolce, intenso, liquido, pastoso.
Sono una troia!!!!
Le sue dita ancora dentro di me!!!
Intravedo il ragazzo che si riveste, lei mi lascia, mi manda un bacio. Va di là, si fa pagare, congeda il tipo molto velocemente. Torna da me e mi prende per mano, mi porta di nuovo sul letto, si sdraia e mi fa capire che devo mettermi sopra di lei. Lo faccio,
Siamo sdraiate, con la testa dell’una verso i piedi dell’altra, &egrave un sessantanove.
Lo so, l’ho sempre saputo’. non l’ho mai detto, non l’ho mai fatto con una donna.
Lei mi tocca, mi dice sconcezze: ‘Sei bagnata’ sei aperta!’
Mi scopa con due dita, mi lecca; la tocco anch’io, la penetro con un dito, poi con due, la lecco ancora. E’ salata, profumata, eccitata, mi stringe le dita nella figa, ha dei muscoli che mi stritolano le dita,
E’ lei che spinge il proprio bacino verso di me; mi dice di scoparla, di farla godere, di succhiarla.
Sento le sue mani che mi afferrano i fianchi, mi tirano contro di lei; mi sta divorando, mi accarezza il culo, sento la sua lingua dentro, mi scopa con il suo dito: mi forza il culetto.
Le mie dita sono diventate quattro; la sto scopando con quattro dita, solo il pollice &egrave fuori; &egrave larga, ma, quando sono dentro in profondità, lei stringe, contrae i muscoli, poi si rilassa, esco e rientro.
Se volessi, potrei senza fatica infilarci tutta la mano fino al polso nella sua figa, ma sono concentrata su quello che mi sta facendo: sto per godere di nuovo.
Anche lei me lo dice: ‘Non smettere!!!…. Più veloce!!!!’
Lo fa anche lei, veniamo insieme; mi bagna la bagno’ Urla’. Urlo anch’io!
Lentamente sfilo la mano, vedo del liquido che esce, cola giù verso il solco in basso; lo lecco; spalmo i suoi umori tra le cosce; nel suo solco largo, sul suo culone; lei sfila le sue dita dal mio culetto; mi lecca.
Mi dice: ‘Grazie, ne avevo bisogno’ ero eccitata come non mai !’
Si &egrave rigirata’. mi bacia’ la bacio!!!!!!.

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CAPITOLO 2 – CONFLITTI FRA LA STEFANIA ‘PURITANA’ E LA NUOVA STEFANIA

Quando andai via, erano le quattro del pomeriggio. Nadia si era raccomandata, mi aveva pregata, di farmi risentire, ma io non le avevo detto niente, promesso niente, non sapevo come avrei reagito a freddo. quando avrei ripensato a tutto quello che era successo, e a quello che avevo fatto.
Perché sapevo già che ci avrei ripensato, mi sarei pentita, e ci avrebbe ripensato anche Stefania: quella brava, la santarellina, la moglie tradita’ quella stronza insomma’ ed anche Stefania, quella puttana, quella che non vede l’ora di abbracciare suo marito, quella che si &egrave dimenticata, anzi, sorride al pensiero che il marito non l’ha tradita, che &egrave andato da una missionaria, da una santa puttana.
”””””..
Andrea &egrave rientrato premuroso come sempre. Mi dice preoccupato: ‘Come va? Stai meglio?’
Sono le sei del pomeriggio, sono in minigonna, lui in giacca e cravatta: sarà andato da qualche cliente.
In casa non sto mai in minigonna e maglietta; indosso sempre una tuta, o i jeans. Oggi, dopo il bagno, mi sono vestita così per lui.
Meravigliato mi dice: ‘Ti trovo bene!’
Io gli rispondo con dolcezza: ‘Sto molto bene!’ Lo dico sorridendo, girando su me stessa, come per farmi notare.
‘Ho visto, ho visto! Stai bene vestita così, dovresti stare sempre così.
Mi bacia dolcemente, mi accarezza il sedere, i seni. ‘Dove sei stata? ‘ chiede – Ti ho chiamata!’
‘Sono andata dalla gin – &egrave il modo con cui chiamo la mia ginecologa, una bugia detta spontaneamente – Mi ha detto che va tutto bene, tranne un po di stanchezza’
Mangiamo, parliamo della sera precedente.
‘Il vino era eccellente ‘ mi informa – e anche i formaggi, tutti mi hanno fatto i complimenti!’
Io con orgoglio gli rispondo: ‘Non ne dubitavo’
Intanto penso alla sera precedente: di come erano eccitati nel raccontare i pompini di Nadia.
Non ci penso più al fatto che mi ha tradita. Non mi ha tradita, non l’ho tradito.
Andiamo a letto, sono di nuovo eccitata; ci facciamo due coccole, dopo un po’ siamo nudi; la luce del comodino &egrave accesa, non l’ho spenta come capitava prima. Mi viene sopra, mi penetra, sono eccitata, bagnata’.. entra bene.
‘E’ bello’ gli dico, lo invito a resistere, a restare tranquillo. Normalmente viene in fretta’ troppo in fretta. Tocco la sua schiena, lo bacio, lo bacio forte, lui risponde succhiandomi la lingua, &egrave eccitato.
‘Ti prego, fammi venire!’ imploro. Non glielo avevo mai detto prima.
Lui risponde ‘Sì! stai tranquilla!’
Mi invita ad aprire di più le gambe. Lo faccio, entra tutto, lo sento bene fino in fondo. Lo fa piano, lo estrae quasi tutto, e poi riaffonda fino alle palle.
Non resisto più; glielo dico: ‘Sto godendo!… Ma tu aspetta, non venirmi dentro!!!’
Lui sa che prendo la pillola, lo ha sempre fatto. Ma questa volta non voglio, non deve finire così.
Non dice niente, accelera.
‘Godo!… Ohhhh! Sìììì!… Sììì!…. Godoooooo!’ grido in preda all’orgasmo
Lui rallenta… io respiro forte, mi calmo, mi sto rilassando. Mi dice che mi ama. ‘Brava, sei bellissima!’
Sono contenta.
Mi bacia piano, teneramente, con cura, come si fa con una cosa preziosa.
Lo faccio alzare, si sdraia a fianco a me, lo bacio.
‘Ti amo!’ ci diciamo a vicenda confondendo i nostri respiri.
Tocco il suo cazzo, &egrave durissimo, bacio il suo petto e la sua pancia; il suo cazzo &egrave bagnato, &egrave bagnato di me. Non lo avevo mai fatto prima di prenderlo in bocca sporco, ma adesso non &egrave più sporco. Lo bacio.
Lui dice: ‘Sììì!’
Si solleva su un gomito, mi guarda’, mi vede: c’&egrave la luce accesa; c’&egrave qualcosa di strano, lo percepisce. Lo prendo in bocca; lo succhio; il suo cazzo mi penetra in bocca.
‘No! non smettere ‘ invoca – mi fai morireee!!’
Lo prendo di nuovo; cerco di arrivare in fondo, arrivo solo a metà.
‘Dai amore ‘ implora – non smettere, prendilo tutto!’
Lo prendo di più, quasi tutto, mi sforzo’.. voglio farlo per lui.
Voglio farlo felice. Voglio essere felice.
Lo sento in gola, aggiungo saliva, deglutisco’ entra, spingo, lo sfilo fuori e dentro, fuori e dentro; faccio sentire i denti, a fondo di nuovo.
‘Amore stai attenta, sto godendo!’ &egrave premuroso, non vuole venirmi in bocca. Cio&egrave vorrebbe farlo, ma non osa chiedermelo.
Io continuo a pomparlo. Lui ripete che sta venendo. Continuo ad andare su e giù; geme forte, mi stringe una spalla.
Il primo schizzo mi arriva fino in fondo alla gola, poi altri due, tre, quattro, ho la bocca piena, deglutisco, ingoio, lo succhio. Vado di nuovo fino in fondo, poi torno su, esce ancora qualcosa, lo pulisco, lo succhio, si rilassa.
Mi tiro un po’ su, continuo a tenerlo in mano; appoggio la mia guancia al suo addome, guardo il suo cazzo, guardo il mio cazzo. Lo ribacio, lo risucchio; non mi tiro su, mi vergogno un po’, ho paura di quello che mi dirà.
Mi tira su, mi fa volgere il capo’. mi guarda, lo guardo’. mi sorride, gli sorrido. Si avvicina, mi bacia. ‘Ti amo! ‘ dice – Sei favolosa’
‘Anche tu!’ Lo dico, lo penso, ne sono sicura; mi ama, lo amo.
Ci baciamo ancora, parliamo; prima non lo facevamo mai; dopo il sesso non c’era dialogo. Stiamo abbracciati, sono io che comincio:’Avevo voglia di te, &egrave stato bello!’
‘Bello? ‘ fa lui – Stai scherzando? Sei stata fantastica! E’ stato bellissimo, sublime, mi sento in gran forma!’
Mi sta accarezzando la schiena, mi bacia mentre mi parla. Ci diamo i bacini dolci.
Bugia numero due.
‘Oggi dalla gin, mi ha detto che molte coppie entrano in crisi, perché si vergognano di chiedere e di fare al partner, quello che invece vorrebbero ‘ lui mi guarda in silenzio, sorridendo. Proseguo – Mi ha detto che una sua paziente le ha confessato che il marito avrebbe voluto che lei si dedicasse di più a lui e che continuava a chiederle di fargli un pompino con l’ingoio; era un’ossessione, voleva che lei lo succhiasse, ma lei era restia, non se la sentiva, aveva paura che potesse giudicarla male’.’
Andrea sbotta: ‘Male? ‘ poi, più calmo – Io penso che tra amanti si possa fare di tutto; tu sei la mia amante?
‘Si, lo sono! Sono tua moglie, la tua amante, tutto quello che vuoi. Non vorrei che anche noi finissimo così’. se vuoi qualcosa; non hai che da chiedere’
Mi bacia di nuovo. ‘Sei bellissima’. ti amo!’
”””””..
Nel week end andammo al mare; passammo la maggior parte del tempo a farci coccole come non facevamo più da tempo.
Il mio pensiero tornava spesso a Nadia: aveva impresso una svolta alla mia vita.
Il martedì Andrea andò via per lavoro, non sarebbe tornato prima di giovedì.

Io, come ogni martedì, dovevo recarmi, per conto dell’ufficio, alla Camera di Commercio: solita corsa, solita coda, per una contestazione relativa ad un nostro cliente; avrei dovuto andare a colloquio con un dirigente.
Dopo una mezz’ora di attesa, il fattorino mi avvisò che potevo entrare.
Fu una sorpresa sbalorditiva: dietro la scrivania era seduto il signore distinto che avevo visto da Nadia, quello con il sesso lunghissimo e che aveva pagato 50 euro in più perché lei ingoiasse il suo seme.
Mi salutò, era gentile, io, invece, ero tesa benché lui non potesse sapere che conoscevo il suo segreto.
Ci pensavo mentre lui mi illustrava il motivo della contestazione; si accorse che ero distratta e me lo disse gentilmente, chiedendo ‘Signorina, c’&egrave qualcosa che non va?’
Ed io che stavo ancora con la testa tra le nuvole, risposi: ‘No, no! Mi scusi, stamattina faccio un po’ di fatica a concentrarmi’
Lui mi sorrise ‘Senta ‘ disse – facciamo una cosa, andiamo a berci un caffè ne abbiamo bisogno entrambi’ E, alzatosi, mi invitò a seguirlo.
Andammo al distributore automatico; mi chiese se ero sposata, da quando lavoravo e quali funzioni svolgevo nello studio’
Era molto cordiale, espansivo, ma io mi ritrovai più volte a guardare i suoi pantaloni all’altezza dell’inguine. Ricordavo il suo membro, lungo, molto lungo. Rivedevo la scena di Nadia che lo ingoiava completamente.
Tornammo nel suo ufficio e cercai di concentrarmi sul lavoro; quando finimmo mi fece i complimenti, mi disse che ero molto bella e che mi trovava molto sensuale. Lo disse scusandosi in anticipo, ma spiegando che gli veniva spontaneo e che non era sua abitudine dire certe cose.
Io, sorridendo, lo ringraziai dei complimenti e gli dissi di non preoccuparsi. Ero proprio cambiata: solo una settimana prima lo avrei mandato a cagare; invece adesso, oltre ad apprezzare, facevo anche la scema con un signore che poteva essere mio padre, che era un porco, che mi spogliava con gli occhi, che mi avrebbe scopata lì sulla scrivania.
Pensavo di nuovo, volavo di nuovo; non mi riconoscevo, ero cambiata, ma in meglio.
Ci salutammo, lui mi strinse la mano; trovai la sua calda, liscia; mi fissò intensamente; e mi salutò dicendomi: ‘La prossima volta che viene qui, non perda tempo in coda giù, telefoni, sarà un piacere per me aiutarla in tutte le pratiche, e provvederò io ad inoltrarle’
‘Ci conto’ risposi. Mi diede un suo biglietto da visita, lo ringraziai ed uscii.
Erano solo le undici, non avevo voglia di tornare in ufficio; ero in centro, ero eccitata.
Le avances di quel signore, mi avevano fatta tremare, scaldare, dentro di me ero tutto un fuoco; non ci pensai due volte, presi il cellulare e chiamai Nadia.
Rispose subito: ‘Ciao, sono contenta di sentirti, vieni a trovarmi’ ti prego, ho voglia di stare un po’ in compagnia’
Risposi che avevo un paio di ore libere, che sarei stata da lei in un quarto d’ora al massimo.
Arrivai da lei, mi accolse in modo caloroso, mi abbracciò; mi fece i complimenti per l’abbigliamento: gonna appena sopra il ginocchio, maglietta con l’ombelico in vista, golfino aperto davanti, stivaletti con un po’ di tacco e calze autoreggenti nere.
‘Chi volevi conquistare stamattina?’ Ridemmo insieme, con complicità.
Lei era vestita, diciamo svestita, più o meno come la volta prima, ma il completo era viola, scarpe aperte dietro e con tacco alto e una punta lunghissima.
Parlammo per un bel po’; le raccontai del pompino fatto a mio marito. e mi rimproverò scherzando ‘Hi! ‘ ehi!… Se fai così, il tuo maritino non tornerà più da me. Io perderò un po’ di soldi al mese. Chi mi rimborsa?’
Scherzando anch’io, le dissi spontaneamente: ‘Potrei aiutarti io a guadagnare qualche soldo in più; aiutarti in qualche prestazione!….’
‘Non immagini quanto riusciremmo a tirare su, noi due insieme; ho dei clienti che pagherebbero una fortuna per vederci insieme, e per scoparci’.’
Ridemmo di nuovo. Fece il caff&egrave, e mangiammo qualcosa di dolce.
Mi chiese se ero pentita di quello che avevamo fatto insieme la volta precedente.
Le risposi che ero combattuta internamente; ma quella che vinceva, era sempre Stefania, la contenta, mentre Stefania, la puritana, era quella che perdeva.
Si avvicinò e mi disse che anche lei mi aveva pensato, e che le era piaciuto molto; mi accarezzò le calze all’altezza del ginocchio, mi disse che aspettava un cliente.
‘E’ un signore distinto, uno ricco e molto conosciuto; &egrave primario in ospedale, e mi fa sempre regali. Ti prego, stai qui con me, vai di là, come l’altra volta. Mi eccita sapere che sei lì che ci guardi’
Io sarei dovuta tornare in ufficio, ma mi sentii rispondere: ‘Va bene, chiamerò più tardi in ufficio, troverò qualche scusa’
Mi condusse di là, nella saletta che conoscevo bene, lo specchio era già scoperto, aveva già predisposto tutto.
Mi abbracciò, e disse: ‘Dai, spogliati, starai più comoda – mi aiutò a svestirmi, rimasi con le sole calze autoreggenti e le mutandine bianche; mi accarezzò il tratto di coscia scoperta, mi toccò un capezzolo – Sei già eccitata’
Io la guardavo, guardavo le sue tettone, non le ricordavo così grandi; il reggiseno che portava le lasciava completamente esposte sotto la sottoveste trasparente.
Suonarono alla porta; mi baciò dolcemente e andò a rispondere. Si riaffacciò alla mia porta informandomi che non era ancora lui. Richiuse, la sentii aprire la porta d’ingresso e discutere con un uomo; subito dopo fecero la loro apparizione in camera.
Lui era un ragazzo di colore, sui 25 anni; stavano pattuendo prestazione e prezzo e alla fine si accordarono. Lui le diede una banconota da 50 euro, lei la prese e la depositò in un cassetto del comodino accanto al letto; dallo stesso cassetto prelevò un preservativo.
Lui si stava spogliando: era alto almeno un metro e novanta, ben piazzato; non era un marocchino ed era distinto. Mi venne da pensare che fosse uno studente del Centro Internazionale, non distante dalla casa di Nadia.
Nudo era notevole, ventre piatto, torace muscoloso, braccia e gambe lunghe.
Nadia si complimentò, accarezzandogli il torace, lo prese per mano e lo accompagnò in bagno, con lui ancora in mutande. Quando tornarono in camera, era completamente nudo; notai il suo pene in semierezione, era ben dotato, più di mio marito; ma mai come il signore della Camera di Commercio.
Nadia lo fece sdraiare sul letto, con i piedi rivolti verso lo specchio; si chinò sul suo ventre e cominciò a succhiarlo. Lui si sollevò sui gomiti per guardare cosa stava facendo; lei sorrise, lo imboccò di nuovo, e, lentamente, se lo fece sprofondare fino in gola.
Ora lo aveva tutto in bocca, il naso era adesso tra le palle del ragazzo, che le stava accarezzando i seni. Nadia cominciò a fare su e giù velocemente, da metà cazzo, fino in fondo; lui gemeva, le disse che se avesse continuato così, sarebbe venuto. Lei si staccò.
Quel cazzo era tutto lucido di saliva’ era bello. Lo avrei voluto succhiare anch’io.
Nadia gli infilò il preservativo e si posizionò sopra al cazzo in erezione; lo impugnò e lo diresse fra le cosce. all’entrata della sua figa.
Vedevo benissimo quello che stava succedendo: vedevo il culo di Nadia aperto e la figa che accoglieva piano, piano il membro del ragazzo. Entrò tutto, lei si tirò su con la schiena, si toccò le tettone e disse al ragazzo: ‘Adesso ti scopo’ ti faccio sborrare!’
Cominciò, chinata in avanti, ad andare su e giù con un ritmo sempre più veloce. Vedevo le sue tette sbattere sul corpo del ragazzo e la sua figa ingoiare tutto quel cazzo scuro.
Mi ero scostata le mutandine e mi stavo accarezzando, ero eccitata, ero bagnata; la scena era incredibile.
Un ragazzo bellissimo, che avrebbe potuto trovare un sacco di ragazze, che si faceva sbattere da una puttana né bella, né giovane, ma che sicuramente ci sapeva fare.
Lui era in trance; come lo ero stata io, quando l’avevo conosciuta. Era affascinato dalla maestrìa che quella signora sapeva esprimere ed anch’io ero affascinata da come i due stavano scopando.
Lui le chiese di poter cambiare posizione, lei si sollevò sfilandosi da lui; la vidi inginocchiarsi sul letto, con il culo verso di me, e vidi lui posizionarsi dietro di lei in piedi.
Lo vidi guidare il suo cazzone dentro di lei, spingendole la schiena verso il basso: adesso le sue tettone erano contro il letto; lui aveva sollevato il piede destro sul letto mentre quello sinistro stava saldamente appoggiato a terra, le sue mani erano sui fianchi di Nadia. Stava incominciando a scoparla.
Vedevo benissimo, da dietro, il cazzo che entrava e usciva; lui accelerò il ritmo, andava sempre più veloce, sempre più in fondo. Lo tirava fuori quasi tutto, per affondarlo poi tutto dentro; la stava chiavando forte, vedevo il cazzo lucido. Sentii un urlo, vidi lui stringere i glutei, vidi i muscoli contrarsi: stava godendo. Continuò ancora per un po’ e poi si sfilò.
Nadia scese dal letto, accarezzò il membro del ragazzo protetto dal preservativo: aveva la sacca gonfia fino in cima di liquido bianco; il cazzo non si era afflosciato. Lei, con il sorriso sulle labbra, cominciò a sfilare via il preservativo, premendo il cazzo per facilitare la manovra.
Io ero eccitatissima; non riuscivo a staccare la mano dal mio ventre.
Nadia abbassò il membro del ragazzo e, aiutandosi con le mani, sfilò completamente il preservativo.
‘Ne avevi di roba, ragazzo mio! complimenti!’ Mentre diceva questo; scrollava il palloncino bello pieno.
Il membro del ragazzo continuava ad essere eccitato. Nadia guardò dalla mia parte e disse al giovane: ‘Non ne vorrai fare un’altra?’
Il ragazzo stava un po’ intimidito; mentre si accarezzava il membro ancora in erezione.
‘Come avrei voluto averlo!’ mi sorpresi a pensare, vergognosa e compiaciuta insieme.
Nadia col preservativo in mano, sparì dalla mia vista; un attimo dopo era nella stanzetta con me, mi trovò seduta sulla poltrona con la mano tra le cosce.
Mi chiese ‘Ti sei eccitata, porcellina? – mi baciò, mi fece vedere il preservativo pieno – Guarda quanto ne ha fatta! – disse – Toccalo!’
Era gonfio, pieno.
Mi baciò dolcemente; mi invitò a guardare il ragazzo che era ancora eccitato; chiese ‘Ti piacerebbe farti scopare da quel bel cazzo?’
Senza esitare le risposi di sì.
Lei sorrise e riprese: ‘Vedi Stefania, mi ha detto di non avere più soldi e, gratis, non gli faccio scopare una figa come te! Una fighetta che vale una fortuna. Lo so, ti fa pena, ti eccita, sei eccitata. Pagheresti tu per farti scopare da lui, ma non si può, le puttane come noi non lo fanno’. non possono farlo’
Mi porse il preservativo pieno e, senza parlare, se ne andò chiudendo la porta dietro di sé. La vidi discutere con il giovane che, poco dopo, si rivestì, e se ne andò.
Solo quando vidi Nadia scomparire, ed accompagnare il ragazzo fuori dalla porta, mi resi conto che avevo ancora il preservativo in mano e lo guardavo con aria sognante; ero di nuovo con la testa tra le nuvole, ma me ne resi conto solo molto tempo dopo; il preservativo era gonfio, pieno, tanto pieno di liquido bianco.
Quando lo facevo con mio marito il liquido si raccoglieva nella parte finale del preservativo e non riempiva neanche l’ultimo quarto. In questo caso, invece, la sborra occupava sì l’ultimo quarto, ma il preservativo si era dilatato ed era di diametro almeno il doppio del normale.
Quanto lo avrei voluto addosso a me quello sperma, sul ventre, sulle cosce, sul petto, ovunque’. Ripensavo alle parole di quella troia di Nadia. ‘Te lo verserei sulla figa, ti scoperei con la mia mano sporca della sborra di quel cazzone nero; ci entrerebbe tutta la mia mano nella tua fighetta, e sentiresti lo sciacquio della tua figa dilatata piena di sborra’. No, tu non puoi saperle queste cose’.. sei troppo perbene!’
Quando Nadia ritornò da me, sicuramente si accorse che stavo valutando la cosa; si avvicinò e disse: ‘Sta arrivando, ascolta, tu stai qui tranquilla. Se non ti va di incontrarlo, non lo devi fare. Potresti conoscerlo, o potrebbe essere troppo grosso per te, o troppo porco. io non gli dirò che tu sei qui, verrò io da te a chiederti il permesso. Ma ricorda che se accetterai, sarò io a decidere ciò che quel porco potrà farti!
Io continuavo ad essere imbambolata con quel sacchettino in mano, lei lo prese e mi disse: ‘Stai ancora pensando alle mie parole?…. &egrave vero! se non avessi avuto un appuntamento così importante, avrei versato questo liquido sulla tua fighetta e ti avrei chiavata con la mano sporca di quel cazzo nero. Ma aspetto un signore che ci farà godere, e che farà godere anche il nostro portafoglio.
Io non riuscii a rispondere, forse non riuscii neanche a riflettere. In quell’istante provai un doloroso e silenzioso orgasmo’.. cosa mi stava succedendo?… un orgasmo spontaneo!!
Suonò il campanello; rimasi da sola ancora una volta, con la mano che non riusciva ad abbandonare la mia figa.
Nadia era uscita, e con lei anche il preservativo pieno che desideravo tanto. Sentii delle voci gioiose e, subito dopo, Nadia e il nuovo cliente fecero il loro ingresso in camera.
Ero curiosa di vedere chi fosse il signore in questione: 55-60 anni, robusto, alto poco più di Nadia, un metro e settanta al massimo, completamente calvo. Indossava una giacca tendente al rosa, una camicia dello stesso colore, un pantalone chiaro; decisamente un signore eccentrico che parlava con Nadia in modo volgare.
Lo sentii chiedere: ‘Come sta la mia vaccona? Ti sono mancato?… O ti sono mancati i miei soldi?’
Nadia, da vera professionista, mentre lui le infilava un dito da dietro; rispose: ‘Tutti e due, anzi, tutti e tre!’ e, velocemente, impugnò, da sopra i pantaloni, la patta del porco già gonfia.
Risero insieme, entrambi in modo volgare. Nadia era cambiata: l’avevo sempre vista dolce, tenera, discreta; adesso, invece, era proprio una battona, almeno come mi ero sempre immaginata fosse una vera battona. Di questo ero certa.
Sì, lui era un porco, un maiale. Quello che provavo era lo stesso pensiero, quello che vedevo era lo stesso porco che mi veniva in mente quando vedevo Tinto Brass: colui che mio marito ed il suo amico Mario, chiamavano il maestro.
Ma io lo riconoscevo come maiale, un porco, senza ritegno’. senza tabù.
Ma io, Stefania, ne avevo ancora di tabù!

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CAPITOLO 3 – LE PRIME ESPERIENZE DELLA NUOVA STEFANIA

Quando vidi il cliente nudo, mi sembrò ancora più volgare: gambe grasse, pancia cascante e molliccia; non aveva la bava alla bocca, ma quello che lo rendeva spaventoso era il pene: era non solo grosso di diametro, ma anche lungo, flaccido, molliccio:
A riposo era lungo quanto quello di mio marito in erezione e addirittura più grosso.
Nadia lo impugnò lusingandolo: ‘Sai quanti ragazzi venderebbero l’anima per avere un cazzo così?’ Il suo cazzo si ingrossò a quelle parole; doveva esserne orgoglioso e il sentirne parlare in termini elogiativi lo eccitava.
Erano in piedi: lui si appoggiava al letto, lei, in primo piano verso lo specchio, in modo che potessi scrutare ogni minimo particolare.
Nadia stava sdraiata supina, con le gambe penzoloni, aveva il reggiseno con le coppe abbassate che sorreggevano le sue tettone, indossava i sandali aperti dietro, con i tacchi alti e la punta lunga e stretta.
Il porco si dispose davanti a lei, appoggiandosi alla pancia di Nadia, e con la schiena rivolta verso lo specchio; impugnò le sue caviglie, sollevandole gambe ed allargandole.
Nadia mi appariva oscenamente aperta e sottomessa, con soltanto il ciuffetto di peli neri sul pube e, sotto, completamente depilata; scorgevo benissimo le labbra rosse della sua figa che sporgevano dall’inguine, e anche il suo orifizio anale ora esposto totalmente: scuro e grinzoso, come un’aureola nera, caduta fra il candore delle chiappe, che lo rendeva ancora più osceno.
Il porco abbassò la testa verso i due tesori, e sputò volgarmente e rumorosamente sulla figa della donna, sfregando la sua bocca avida ed impaziente su quei buchetti e ripetendo l’operazione un paio di volte. Poi fece una cosa che non mi sarei mai aspettata: tolse una scarpa dai piedi di Nadia, e cominciò a sfregarne la punta contro la sua figa.
L’uomo, non contento, si mosse, cambiò posizione: adesso erano in posizione di sessantanove. Immagino che lei avesse iniziato a leccarlo e succhiarlo; intanto lui la penetrava con la punta della scarpa, spingendola sempre più a fondo e lei gli facilitava il compito, sollevando e tirando ancora più indietro le cosce onde aprire meglio la figa ed esporre sempre più il suo culone.
La scarpa penetrava nel suo sesso fino a metà, dove si allargava ed inizava la parte larga, quella che ospita la pianta del piede.
Il porco la tirò fuori; vidi che la punta era lunga almeno 10 cm, la vagina adesso appariva ancora più aperta e più volgare di prima: non si richiudeva, era dischiusa, probabilmente Nadia non contraeva i muscoli per richiuderla.
Lui ci sputò nuovamente sopra, e spalmò la saliva con la mano sinistra, quindi vi infilò dentro due dita in modo violento, brutale, girandole a cavatappi finch&egrave queste diventarono tre. Si accanì per un poco poi, tolte le dita, infilò di nuovo la scarpa, girandola, finch&egrave non fu entrata fino a metà. Spingendola e ruotandola con un ghigno diabolico di piacere in volto, il piacere di possedere, di dominare’ di fare del male.
Era incredibile quello che Nadia si faceva fare, ma quello era il suo mestiere e forse ci era abituata e magari le piaceva pure..
Mi resi conto che ero sudata, stavo respirando forte, ero affannata; continuavo a toccarmi. La mia figa era bagnata, colava; stavo seduta sul bordo della poltrona, esponendo completamente la figa tumefatta e il culo. Ero vicinissima allo specchio, ammiravo la scena che mi si svolgeva davanti; pareva un film, ma non era un film; ero lì anch’io, solo uno specchio ci divideva.
Il cliente continuò ancora per un pò a scopare Nadia con la scarpa, poi si tirò su. Quando vidi il suo cazzone, spalancai gli occhi e rabbrividii: era enorme, duro, viola, faceva paura.
Come dimensioni mi ricordava la bomboletta della lacca oppure una bottiglia da mezzo litro di minerale’. era mostruoso.
Passò davanti allo specchio, vidi il suo culone, si mise eretto e vidi che puntò quel mostro verso la figa di Nadia.
Lo fece entrare con un colpo secco, poi lo vidi tirarsi indietro e infilare di nuovo quel mostro, facendolo entrare quasi del tutto e ripetendo così per due o tre volte la penetrazione.
Lo faceva con delicatezza e, allo stesso tempo, con brutalità; la scopava dolcemente con quel bestione, fuori e dentro, fuori e dentro” la scopava dolcemente e io mi eccitavo. Feci caso che aveva il culo bagnato: pensai che Nadia lo avesse leccato e penetrato con le sue dita.
Lo vidi risollevarsi, ora il suo cazzo era completamente fuori; la vagina di Nadia era aperta, spalancata’ slabbrata’. riuscivo a vedere in profondità la carne viva, e rossa e bagnata dai suoi umori’.. Lui riaffondò dentro come un ferro rovente affonda nel burro.
Il viso di Nadia non era contratto, non soffriva, anzi mi sembrava avesse il pieno controllo della situazione. La sentii dire al cliente: ‘Non sborrare’. aspetta!…. Voglio farti una sorpresa!’
Lui la scopò ancora per un po’, poi si ritrasse e si rialzò. Lei scese dal letto e si avviò verso la mia cameretta. La vidi entrare, chiudendosi frettolosamente la porta dietro.
Io ero sempre più eccitata, lei mi disse:’Guarda come mi ha spaccata quel cazzone!’ Mentre lo diceva, appoggiò la gamba sinistra sul bracciolo della poltrona e mi ritrovai la sua figa davanti al mio viso. ‘Toccala – mi invitò – senti come &egrave larga!’
Mi prese la mano, l’avvicinò al suo tesoro. Le mie dita scomparvero, vennero risucchiate in quella caverna calda, bagnata, profumata di donna’. era slabbrata’. spinsi le dita fino in fondo. Mi ci sentivo comoda’ sicura’
Mi disse di nuovo: ‘Vedi? ci sta tutta la tua mano! E’ larga!’
Io ero sempre più eccitata.
Lei mi disse ancora: ‘Dai! vieni di là con noi, non devi farti scopare se non ti va. Vieni solo di là, ti faccio godere mentre lui mi scopa!’
Mi prese per mano, io mi tirai su, e, come un automa, la seguii. Quando facemmo la nostra apparizione in camera, lui si volse, e il suo volto si illuminò, felice ‘Nadia, chi &egrave questa bellezza?’
‘Questa &egrave Stefania, una mia amica. E’ la sorpresa che ti ho detto, ma non puoi farle niente, a meno che lei stessa non lo chieda, intesi?…. Naturalmente ti costerà un supplemento’
Lo disse in modo categorico, duro, inequivocabile. Lui non disse niente.
Lei mi fece disporre supina sul letto, con le gambe rivolte verso la testata, poi si mise sopra di me in posizione di sessantanove cominciando ad accarezzarmi; sentii la sua lingua sulla mia fighetta e rabbrividii di piacere.
Vidi il cazzone dell’uomo che si avvicinava minaccioso alla mia faccia e alla figa di Nadia.
Lui mi disse: ‘Dai! Mettilo tu dentro, guidalo tu dentro a questa figona!’
Io come un robot, cercai di afferrarlo’ era strano’ non riuscivo a prenderlo bene, neanche aiutandomi con le due mani. Comunque, in qualche modo, lo avvicinai alla figa di Nadia che mi stava divinamente leccando.
Vidi, a pochi centimetri da me, quel cazzo enorme scomparire dentro la figa di lei con uno strano rumore; mentre lui la penetrava, i suoi testicoli grossi e pieni, sbattevano sulla mia fronte.
Ebbi un orgasmo violentissimo, gemetti forte, tesa, sconvolta dagli spasmi che mi squassavano il corpo. Lui accelerò il ritmo, ed io ebbi il tempo per rilassarmi.
Il cliente si sfilò da Nadia, e avvicinò il suo cazzone alla mia bocca: era bagnato fradicio dagli umori della donna che aveva ancora la figa spalancata. Io leccai il membro dell’uomo, spalancai la bocca, lui spinse dentro la punta, era enorme.
Lo ripresi in mano sfilandomelo di bocca e il cazzone chiavò di nuovo quella figa.
Poi ci fu un cambio. Nadia si sdraiò sotto di me; eravamo ancora in posizione di 69, solo che io ero sopra di lei. Ripensandoci compresi che lei lo aveva fatto apposta.
Sapeva che mi ero eccitata, lo aveva fatto per me, avevo la mia faccia vicino alla sua figa, non smetteva di scoparmi con le dita, continuando a leccarmi.
Il cliente usò ancora la sua bestia per penetrare quella figa che gli stava davanti; prese le gambe di Nadia, le sollevò e le spinse con decisione indietro ed ora lei era esposta davvero oscenamente. La scopava forte, vedevo quel cazzone entrare ed uscire senza sosta; dalla vagina provenivano liquidi suoni di risucchi e gorgoglii. Fui io stessa, per facilitare il gioco, a prendere le gambe di Nadia e tenerle in basso.
Il porco tolse il cazzo dalla figa e lo avvicinò alla mia bocca, mi mise una mano dietro lla nuca e spinse; avevo la bocca spalancata, la punta del suo cazzo entrò un pò, scontrandosi con i miei denti. Spinse ancora, mi faceva male, entrò un pò di più, poi si sfilò e mi disse di sputare dentro quella figa.
Lo feci, riversai il liquido che avevo in bocca, saliva ed altro, dentro il buco; lui riaffondò il cazzo in un solo colpo, lo tolse ed io sputai di nuovo dentro la vagina facendovi poi penetrare la mia mano. Solo il pollice stava fuori, le dita entravano con una facilità incredibile, era slabbrata’. aperta.
Lui entrò di nuovo dentro quella figa.
Nadia penetrò con le dita nel mio culetto mentre con la lingua mi leccava la mia fighetta; mi scopava con tre dita, sempre più forte, sempre più forte. Godevo di nuovo, era un godimento pazzesco: dal sesso, dal ventre mi arrivava fino al cervello; godevo per quello che stavo facendo, per quello che vedevo’. per quello che mi facevano.
Il tipo afferrò la mia testa per la nuca e mi spinse con la bocca a contatto della figa di Nadia; in quella posizione, vidi il porco reggere alla radice il suo cazzone avvicinandolo alla mia bocca, vidi uscirne uno schizzo che colpì la mia bocca e la figa di Nadia, poi un altro schizzo, più abbondante del primo, direttamente nel buco spalancato della figa di lei, poi un altro ancora’… io aprii la bocca, lui spinse dentro di me la cappella, sentii il suo sperma invadermi la gola.
Nadia mi penetrò l’ano con due dita, io venni e urlai il mio piacere.
Il porco, che aveva sempre la sua mano dietro la mia testa, mi spinse, costringendomi a leccare la figa di Nadia già spalancata e piena di sborra; io leccai, penetrai con la lingua il buco di lei. In quella voragine sentii i muscoli della sua figa devastata che si stringevano come una morsa, si contraevano: stava godendo anche lei.
Un altro getto di liquido schizzò fuori dalla sua figa e io lo leccai avidamente. Non so cosa fosse, penso pipì, o forse l’orgasmo di Nadia misto alla sborra dell’uomo.
Continuavo a leccare, succhiare e strofinare la mia bocca contro quel tesoro. Venni di nuovo con tre dita di Nadia nel culetto, e quattro nella figa. Era fantastico’ la fine del mondo.
Mi trovai di nuovo il cazzone in bocca; era morbido, non flaccido, comunque non era duro come prima; per accoglierlo dovevo spalancare la bocca; le mascelle mi facevano male per lo sforzo di aprirle di più’. e lui intanto lo strusciava contro la mia faccia.
Nadia mi fece girare ed io mi ritrovai nella posizione in cui era lei poco prima; si rivolse all’uomo e gli disse: ‘Guarda che bella figa! Guarda che culo! &egrave una ragazzina viziosa, e sembra una verginella!’
Mentre illustrava le mie parti intime, come fosse stata merce rara, mi toccava, mi penetrava; la sentii abbassarsi, e leccarmi la figa. Mi sputava sopra, spalmando la sua saliva con la mano aperta come si fa con una crema abbronzante.
Lo faceva sulla mia figa e sul mio culetto; lo fece più volte e insieme alla sua saliva avvertivo la presenza di altri liquidi: immagino fossero i miei umori che colavano dai miei buchi.
Mi penetrò prima con tre dita, poi con quattro; le tirava fuori, poi le sospingeva dentro, le ruotava, sentivo due mani che spingevano le mie caviglie verso l’alto, avevo le ginocchia contro i seni. Sentii delle dita penetrare nel mio culetto, la mia figa era riempita da dita sconosciute che mi frugavano’ ero eccitata. Non dicevo niente ero disposta a tutto, non riuscivo a concentrarmi su niente, non sapevo cosa stessi facendo; ero schiava di quel piacere immenso e sporco che non avevo mai conosciuto e, tanto meno, apprezzato.
Sentii Nadia chiedermi: ‘Dì a questo porco di scoparti, dai!’
Io rabbrividii ‘No!… ‘ risposi – Nadia, ho paura che mi spacchi!’
‘Non aver paura, in questa figa ci entra ben altro! Non senti come sei larga?…. Dai, chiedigli di metterlo dentro!’ Lo diceva mentre la sua mano sfondava ancora di più la mia figa già martoriata.
Lo dissi’.. ‘Scopami!…. Dai!!!… scopami’ chiavami’ spaccami!!!’
La mano si staccò dal mio sesso e contro la figa si appoggiò qualcosa di liscio, di caldo; lo sentii entrare piano, non mi fece male, ma mi invadeva. Era grosso, più della presenza precedente. Trattenevo il respiro, non riuscivo a capire quanto fosse dentro; mi premeva divinamente, delicatamente: sentivo la cappella avvolta dalla mia fighetta, capii che era entrata solo la punta.
‘Dai, spingi; entra piano!’ Nadia stava dirigendo quel gioco intrigante.
Il porco entrava lentamente; mi sentivo squartare. Era grande, non finiva più, aveva varcato la soglia , prima lo sentivo appena, adesso sentivo l’interno dilatarsi, la mia carne tendersi.
Urlai: ‘Mi sta squartando!… Basta!!’ mi spacca la figa!!!’
Si fermò, usci leggermente, per poi rientrare; ancora un pò fuori e di nuovo dentro’ un pò di più, ancora un po’ di più. Mi stava spaccando; mi tornò in mente con quanta facilità Nadia lo accogliesse, e pensai alla fatica che, invece, faceva la mia micetta.
Uscì completamente e fece spazio alla lingua della donna che mi leccava e sputava dentro per lubrificare; con le sue dita allargava la mia figa, poi ancora il bastone duro che mi scopava. Mi allargavano, mi massaggiavano, mi lubrificavano e poi di nuovo il bastone dentro fino in fondo; usciva, e di nuovo le dita della donna che mi allargava, ancora il suo cazzone dentro, e’.. all’improvviso un colpo secco’ uno schianto. Trattenni il fiato, avevo la gola contratta: cos’era successo?
Sentii la pancia di quel porco contro la mia, le sue grosse palle contro il mio culo: era tutto dentro, mi sentivo piena come mai. Mi sentivo come una vacca sotto il toro che la monta.
Lui era dentro di me e non si muoveva più.
Nadia avvicinò il suo viso al mio e mi baciò dolcemente. ‘Sei bellissima, adesso godrai come mai hai goduto! Ti ricorderai questa esperienza per sempre e ti masturberai pensando a questo momento. Godrai, sborrerai come una troia, ripensando a quello che stai facendo!’
Mi mise una mano sulla pancia, e mi rilassai. Il cazzo cominciò a chiavarmi piano. La corsa che faceva, dentro e fuori, all’inizio era corta, e piano, piano andò aumentando, come avevo visto dallo specchio quello che era toccato a Nadia.
Lo sentivo tutto dentro, il dolore era passato ed ero invasa da quel corpo enorme che mi riempiva ovunque. Lo sentivo bene, avvertivo il suo cazzone che mi scorreva nella figa; lei era bagnata, i miei umori colavano e bagnavano quel bastone di carne e ne facilitavano il moto.
Il porco accelerò il ritmo mentre mi diceva che ero una puttana, che ero peggio di Nadia, una vera troia, e che mi avrebbe spaccato la figa.
Arrivai ad un orgasmo strano, veloce, e, subito dopo, ancora un altro più lento, più lungo e più intenso. Dopo due o tre colpi del suo cazzone, che mi sbatteva forte fino in fondo, venni urlando nel pieno dell’orgasmo.
Lui lo tirò fuori di colpo, ed io mi sentii vuota; istintivamente i muscoli della mia vagina si contrassero e sentii del liquido schizzare fuori: stavo urinando’ stavo sborrando’
Tremavo, urlavo, ero scossa da un terremoto; non so quanto tempo passò’.. alla fine ero sconvolta, ma rilassata, e mi ritrovai con il porco a cavallo sulla mia pancia.
Nadia mi baciò sulle guancie.
Avevo il cazzone del porco tra le tette, vicino alla bocca’. si stava masturbando; mi disse di aprire la bocca, e un getto schizzò colpendo le mie labbra; poi Nadia lo prese in bocca e si diede a spremere quella bestia, mungendo quell’oggetto che mi aveva spaccato.
Nadia si staccò da lui e mi baciò, aveva ingoiato tutto, aveva ancora sulle labbra il sapore dello sperma mio e di quel cazzone. Ci baciammo lentamente , dolcemente.
Mentre l’uomo spremeva ancora quella proboscide ormai flaccida e con una perla bianca in punta, lo avvicinava alla mia bocca, e lo leccai.
Si tirò su, io e Nadia eravamo ancora sdraiate .
Lui disse che ero una dea e che erano anni che non faceva una scopata così’ che non godeva tanto intensamente; ringraziò Nadia per la sorpresa, e mi disse: ‘Guardati la figa allo specchio! Guarda che spettacolo!’
Mi tirai su, vidi una cosa incredibile: si vedevano le labbra della mia vagina esposte, tutte aperte in fuori: non l’avevo mai vista così gonfia’. ero oscena.
‘Sono oscena’ cosa mi succede?’ lo dissi spaventata, tanto che Nadia rispose:’Non preoccuparti, in un paio d’ore tornerà tutto come prima’
Me la toccai: era liscia, aperta, le mie dita entravano con facilità, tranquillamente feci entrare quattro dita’. non ero mai stata così porca.
Nadia mi sorrise; capì a volo quello che stavo pensando. Mi sentivo cambiata da quando la conoscevo.
Andammo tutti e tre in bagno; ci lavammo prima io, poi Nadia e per ultimo il cliente.
Lui disse a Nadia che doveva pisciare, lo disse in modo naturale, anche se era una parola volgare.
Nadia si avvicinò, prese il suo cazzo in mano, lo puntò verso la vasca da bagno; vidi uno zampillo uscire prepotente, uno getto giallo, lui gemeva: ‘Ti piscerei addosso, troia!’
Nadia gli rispose: ‘Non sei mai sazio, mai contento, non ti basta mai! Un’altra volta ci dedicheremo a giochi perversi!’
Glielo scrollò un po’, sembrava che avesse finito, allora lei lo prese in bocca, spingendolo fino in fondo.
Con stupore mi domandai: ‘Come farà a contenerlo tutto?’
Era un cazzone così grosso; le giungeva in fondo alla gola, vedevo gli occhi lucidi di Nadia, che poi si alzò e disse: ‘Credo che per questa volta possa bastare!’
Il porco diede a Nadia 500 euro, e la ringraziò nuovamente; uscendo le disse che si sarebbe fatto sentire presto, e che gli sarebbe piaciuto rivedermi.
Nadia tornò in camera, e mi diede 200 euro, che io rifiutai.
Lei allora mi disse: Guarda che per questo gesto, per questi soldi godrai ancora e, quando ripenserai a tutto quello che hai fatto, sarà più eccitante, sarà ancora più sporco, ti farà sentire troia, quello che veramemte sei! Mi ringrazierai, non per i soldi, ma per il gesto, per averti fatto fare quello che desideravi’
Li accettai, e mi rivestii salutandola.
Pensavo a tutto quello che era successo, a tutto quello che avevo fatto; mi pareva di vivere un sogno’ una vita parallela in cui avevo messo piede per la prima volta.
Intanto il tempo era trascorso inesorabile; non potevo tornare in ufficio a quell’ora. Telefonai, inventandomi una scusa per giustificare l’assenza.
Erano passate le quindici ed ero a casa intenta a prepararmi un bagno caldo, che mi ristorasse e calmasse la meravigliosa esaltazione che ancora mi pervadeva.
Ero strana, mi sentivo strana, ma non mi ponevo domande come era successo tante altre volte quando mi domandavo: “Cos’ hai combinato?” “Cos’ hai fatto?
Questa volta i miei pensieri erano rivolti alle sensazioni che avevo provato, a come avevo goduto, a come mi ero sentita donna libera e vera.
Ero nuda, e mi sembrò naturale specchiarmi; osservai la mia fighetta pensando di trovarla ancora rossa, gonfia, disfatta; come l’ avevo vista a casa di Nadia.
La toccai, era liscia, scostai le labbra che si erano ritirate e ricongiunte, l’ interno era solo un pò arrossato. Versai del latte e dei sali da bagno neutri nella vasca, poi mi immersi, con un sospiro di sollievo, in quel bagno purificante.

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