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OrgiaRacconti Erotici LesboTrio

Il piacere di un addio

By 19 Giugno 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

A volte capita di sentirsi completamente senza freni. A volte ci sono quei minuti in cui potresti buttare al vento tutto, quando il piacere ti governa, quando il cervello è in balia di pulsioni primitive, senza freno. In quegli istanti nulla ha più senso, e qualsiasi cosa succeda, non puoi fare a meno di pensare solo e soltanto alla tua eccitazione, al tuo corpo, che chiede violentemente di essere ascoltato, e ai tuoi sensi, accesi da un’insensata voglia. Di possedere. Per Marco era così in quell’esatto momento. Aveva il suo bel cocktail in mano, e gli amici vicino ridevano come dei matti. Stavano giusto parlando di sesso, loro, come facevano sempre. Ognuno aveva le sue da raccontare, storie vere, a volte un po’ esagerate, ma comunque vissute. Una compagnia di gente un po’ matta, ma che sapeva divertirsi. E poi all’improvviso, senza preavviso, era successo . Tutti erano rimasti stupiti, e ora ridevano come matti, forse un po’ imbarazzati. La Fra e la Sofy si erano baciate. BACIATE, loro. La Sofy era stata, fino a qualche mese prima, la ragazza di Marco. Si conoscevano da sempre, loro due, e avevano sempre flirtato, almeno, tutti dicevano così. Poi, un annetto prima, era scattata la scintilla. Una sera, in macchina, avevano combinato il finimondo, facendo preoccupare tutti. Erano spariti, un po’ brilli entrambi, senza dir nulla a nessuno, e fino al giorno dopo non se ne era saputo niente. Nemmeno erano tornati a casa, i due, creando scompiglio anche nelle famiglie. Ma loro non se ne curavano. Avevano fatto sesso tutta notte, ore e ore, nella Cinquecento bianca di lei, regalandosi quello che per anni si erano concessi solo di sfiorare. La loro storia era quello, alla fine: sesso senza limiti, Senza confini. Hai voglia gli amici, a dire che stavano bene insieme. Balle. Loro SCOPAVANO bene, ecco tutto. E scopavano tantissimo. Poi fine, all’improvviso, in una serata di Maggio. Lei aveva detto basta, senza motivo, dopo qualche mese, e nessuno si era spiegato perché. Soprattutto Marco non capiva, e questo lo faceva imbestialire. E ora eccola lì, con la sua morbida lingua fra le labbra della bellissima Fra. Lei, così minuta, così bellina, la più dolce della compagnia, lei, che aveva avuto solo qualche ragazzo serio qua e là, ma era sempre perfetta, nel suo essere acqua e sapone. Lei, si stava limonando la sua vecchia morosa. Ecco perché, ecco perché l’aveva lasciato, adesso capiva.All’inizio si era stupito. Poi era passato ad una rabbia cieca, per un istante, e poi sì, era arrivato lì. Mentre gli altri ridevano imbarazzati, e chiedevano spiegazioni alle due ragazze sorridenti (madaquantotempoè, macomemaivisietedichiaratecosì, madaichestoria, machecarinechesiete), lui si era estraniato. Ed era maledettamente eccitato. Maledettamente, perché quella lingua era sua, sapeva che baci regalava, sapeva com’erano gli occhi della Sofy quando, in preda al piacere, sudata e ansimante, lo supplicava di scoparla. E ora la immaginava, mentre con gli stessi occhi guardava la Fra, stupenda. Chissà che spettacolo. Era tutto ovattato intorno a lui, sentiva la pressione del suo cazzo sui pantaloni, sentiva che non riusciva a pensare ad altro. E fissava lei, sperando di incrociare il suo sguardo. E la Sofy lo sapeva, che prima o poi avrebbe dovuto guardarlo. Per lei Marco era sempre stato un sogno erotico. Il suo fascino la attirava in maniera incredibile, e i racconti delle sue vecchie morose la spingevano sempre di più nel vortice. Dicevano che Marco non durava moltissimo, soprattutto la prima volta. Ma sapeva usare mani, lingua e parole come nessuno mai. Fare sesso con lui era come lasciarsi trasportare in mondi ignoti. E così era stato, dalla prima volta all’ultima. Ricordava a fatica tutte le notti di sesso, dopo un po’ era come ubriacarsi. Le sue mani ovunque, le sue frasi nel momento giusto, la sua lingua che la tormentava, e mille orgasmi. Il suo cazzo che esplodeva nella sua bocca, fra le sue gambe, il suo seme, denso, copioso, come il suo enorme desiderio. Poi si era innamorata, la Sofy. Si era innamorata della bocca rosa e sottile della piccola Fra, si era accorta in lunghe sere passate a studiare e a parlare di tutto e di nulla che più andava avanti, più i suoi occhi non erano che per lei. All’inizio si erano scambiate qualche abbraccio, qualche tenero sms. Avevano chiacchierato per ore e ore, invece di dormire, si erano avvicinate sempre di più, inconsapevolmente. Avevano cominciato a pranzare insieme, a uscire sempre insieme, a preparare ogni esame insieme. E nessuno vedeva, nessuno. Ma nei loro cuori la questione si era fatta sempre più pressante, e finalmente l’avevano ammesso. Prima a loro stesse, e per questo Sofy aveva dovuto lasciare Marco. Non poteva più stare con lui, se il suo cuore apparteneva alla piccoletta. Poi, quella sera, con gli altri. Era ora, ormai non riuscivano più a trattenersi. Da un mese ormai dormivano insieme, e la cosa era diventata ovvia per chi condivideva con loro le giornate. Ora lo dovevano sapere tutti, Marco compreso. La Sofy non lo voleva guardare, no. Perché sapeva che per una cosa ancora poteva cedere. E quella cosa era lo sguardo di Marco, quando era eccitato. Ormai lo capiva, lo conosceva, lo sentiva. Quello sguardo tenero all’apparenza, da predatore in realtà, che l’aveva affascinata per lungo tempo, e che non poteva dimenticare. Iniziavano sempre così, loro due, quando stavano insieme..lunghi sguardi, lunghissimi e profondi, che la facevano salire di giri così rapidamente, che nemmeno se ne accorgeva. A volte riusciva persino a provare piacere fisico, a volte Marco le sorrideva, quando le toccava le mutandine per la prima volta, e le sentiva bagnate. No, ora lei era innamorata, e lo era davvero. Non avrebbe più ceduto, se la Fra fosse stata con lei. Marco non mollava, continuava a fissarla. E finalmente, gli occhi della Sofy. Suoi. Li aveva catturati. Vedeva solo emozione, era davvero presa dalla cosa, era sincera. Allora era davvero così, si era innamorata. Questo lo deludeva un po’, perché in fondo un po’ a lei teneva, alla fine. Non era solo sesso, per lui, era qualcosa di più. Continuava a fissarli, quegli occhi. E sotto sotto, vedeva spuntare un sorriso malizioso. Era lo sguardo che preferiva per questo, per quella punta di sensualità che Sofy non riusciva a trattenere. Eccola, arrivava. ‘Scusate, vado un secondo in bagno..’, aveva detto lei, imbarazzata. E lui l’aveva seguita, appena un minuto dopo. Sapeva che quel messaggio era per lui, lo voleva credere, e non si sbagliava. Lei era in bagno, appoggiata sul lavandino, ferma ad aspettarlo. Se fossero stati ancora insieme, lui l’avrebbe presa lì, in quel momento, sollevandole la gonna, tanto (avrebbe scommesso una mano) lei non aveva indosso nulla, sotto. La sensazione di ovatta continuava, aveva il cazzo duro, una molla pronta a scattare. E invece si fermò. ‘Marco, lo so, avrei dovuto dirtelo prima, forse. Ma non ho avuto il coraggio…’ Era davvero dispiaciuta. ‘Però credimi, è una cosa importante, per me. Io voglio bene alla Fra, non sto scherzando. Sai cosa vuol dire per me tutto questo? Vuol dire difficoltà, in ogni ambito. Ma sono felice di affrontarle, con lei. E questo non mi era mai capitato”Marco era senza parole. Sì, la capiva, è vero. Ma era troppo, troppo, si sentiva preso in giro, messo da parte, e soprattutto compatito. No, col cazzo. L’eccitazione folle lasciò lo spazio ad una rabbia senza pari. ‘Sofy, a me non devi nulla. Nemmeno una spiegazione. Solo, avrei apprezzato un po’ più di correttezza. Volevo saperlo prima degli altri, cazzo. Non sono dispiaciuto, né stupito. Sono solo molto incazzato. Fanculo, cazzo, fanculo!’. E, con un pugno sul muro, si girò verso la porta per andarsene. L’avrebbe pagata cara, questa volta. Con chi pensava di avere a che fare la ragazzina, con un cretino? Ridicola. ‘Aspetta” La sua voce, con una nota strana. Diamine, aveva sentito male. Marco si girò. No, non aveva sentito male. La Sofy aveva proprio quel sorrisetto. Il tono nella sua voce era quel tono, proprio quello. Da gatta, come quando gli aveva chiesto la prima volta di baciarla. Alzò le sopracciglia, stupito e un po’ prevenuto. Cos’era, un’altra presa per il culo?? ‘Aspetta. Io sono consapevole di essere nel torto. Ne ho parlato molto con la Fra, e ho una proposta da farti’. Cercava di essere calma e decisa, la Sofy, mentre nella sua testa già si facevano strada mille pensieri. Era stata un’idea della Fra, e questo in parte l’aveva giustificata ad accettarla senza sensi di colpa. D’altra parte doveva affrontare questa cosa. Non c’era nessuna cosa al mondo che la distraesse da ciò che sentiva per la sua piccola e dolce metà, nulla, tranne quello sguardo. Lei non era innamorata di Marco, era semplicemente attratta da lui in modo irrefrenabile. Era una questione di sesso. E la Fra aveva proposto, con grande sorpresa da parte di Sofy, che si risolvesse con il sesso. Sembrava acqua e sapone la fanciulla, ma in realtà aveva del fegato. E voleva che la Sofy fosse finalmente tutta completamente sua. Senza distrazioni. ‘Sappiamo entrambi che noi due siamo come calamite. L’attrazione fra di noi è palpabile, sempre, anche ora (il cazzo di Marco, duro nei pantaloni e perfettamente visibile, le dava ragione, e lei l’aveva notato, eccome). Ma non è giusto, perché ora io mi devo dedicare a lei. Così abbiamo pensato che potremmo fare sesso, un’ultima volta, in maniera particolare. Una specie di esorcismo, diciamo.’ Marco era senza parole. Folle, completamente folle, la Sofy. Che cazzo diceva, e soprattutto, pretendeva che lui stesse lì, tipo zerbino, ad ascoltarla?? ‘Se ti va, stasera puoi venire da noi. Siamo da sole. Ci sarà solo una regola: tu non puoi toccare me, e io non posso toccare te, almeno finché decide la Fra. Lei gestirà la cosa, e prenderà le decisioni per noi. Devi accettare questo. Poi, dopo questa sera, basta. E’ un regalo d’addio, e una richiesta di perdono. Fatta alla nostra maniera.’ Sofy era diventata rossa, mentre parlava, e Marco notava il suo imbarazzo. Finito il discorso, lo guardò fisso negli occhi, e si avvicinò. Marco sentiva il suo respiro caldo sul petto. Non capiva più se lo dominava la rabbia, l’incredulità più assoluta o l’eccitazione fuori misura. Sofy continuava a guardarlo dritto negli occhi. Cazzo, non voleva cedere. Ma non ce la faceva, davvero, era più forte di lui. Avrebbe voluto schiacciarla sul pavimento, sborrarle nel culo, violentarla fino a farla sanguinare. Ma non poteva. E non poteva che accettare. ‘Sssì.’ Disse tremando. E un secondo dopo si pentì, quando lei girando i tacchi uscì dal bagno. Si sentiva un cretino. Ore 21.30, era davanti a casa delle ragazze. Tremava, dall’eccitazione, o dalla rabbia, non capiva. Sembrava tutto così irreale. Scese dalla macchina, lentamente. Aveva messo i suoi jeans preferiti, e una maglietta. Poi riaprì la portiera di colpo, e buttò la scatola di preservativi che aveva preso con sé sul sedile. Che imbecille, che si sentiva, cosa pensava, di usarla?? Ovviamente lo stavano prendendo per il culo. Cretino. Non indossava l’intimo, Marco. Perché lui non lo indossava mai, quando usciva con la Sofy. Era un loro giochetto. Non sapeva nemmeno perché l’aveva fatto ora. Su dalle scale, suonò il campanello. Rumori fruscianti, la porta si apri. La Sofy, in vestaglia rossa. ‘Sei venuto.’ Era arrossita, ma felice. Lo sguardo. Lo sguardo. Marco si sentì avvampare. Sofy lo fece entrare, ed accomodare sul divano. In silenzio. Disse che arrivava subito. La casa era ben arredata, e una luce soffusa faceva sembrare tutto più intimo. Divano rosso, tende rosse. Tavolino di cristallo. Marco moriva dall’ansia. Non c’era un rumore, intorno a lui, sentiva profumo di incenso. Poi d’improvviso spuntò la Fra. A Marco si seccò la bocca. Era completamente nuda, con i capelli sciolti. Un corpo minuscolo, ma da favola, il suo. ‘Sei arrivato.’ Lo stesso tono di Sofy, più morbido. Gli si avvicinò, sensuale, guardandolo negli occhi, come se volesse sfidarlo. Era pietrificato, immobile, senza respiro quasi. Fra si sedette sul bordo del divano, accavallando le gambe, e un intenso profumo lo avvolse. Era rapito, e non si capacitava di quello che stava succedendo. ‘Marco, io ho deciso di farti venire qui perché penso che tu ne abbia diritto. La Sofy non ti ha mai preso per il culo, nemmeno per un secondo. Tu hai sempre esercitato su di lei una forza irresistibile, e così lei su di te, te ne rendi conto..?’ Le parole risuonavano vuote nella testa di Marco. Non sapeva più cosa fare, se ascoltarla, guardarla, stare lì o andarsene. Il suo corpo non rispondeva. ‘Ora Sofy è mia, abbiamo fatto una grande fatica, ma ora siamo davvero legate. Tu capisci quanto è importante questo per noi. Ecco, ti chiedo di non rovinarlo. Ho ideato io quello che vedi e vedrai, perché per te e Sofy sia un addio vero, e completo. Se vuoi restare, ho una sola condizione. Tu stasera obbedisci a me’. Marco era completamente fuori di sé. Non capiva dove si trovava, e in che situazione si era cacciato, non sapeva se fosse reale ciò che vedeva, e quello che sentiva. Si mise una mano sulla fronte. La Fra, dal suo angolo, aprì di nuovo la bocca, sorridendo. ‘Prova a metterla laggiù, la tua mano..’ Era una delle cose più sensuali che Marco avesse mai visto. Gli guardava i jeans, perché sì, Marco si rese conto di avere un’enorme erezione. Il suo cazzo era duro, quasi dolorante, e si vedeva, chiaramente. ‘Rimango, e accetto’. Ecco, l’aveva detto. Si era fregato. Sudava, ora. La Fra sorrise, e si mise in piedi. I suoi seni piccoli e sodi svettavano davanti a lui. Cambiò sguardo, all’improvviso. ‘Spogliati, tutto, e siediti si quella sedia’. Era un ordine, e che ordine. Lo sguardo era inequivocabile, era di una che sapeva il fatto suo. Ancora un po’ frastornato, Marco lentamente tolse la maglietta, e poi cominciò a slacciarsi i pantaloni. Lei non si spostava da lì. La guardava, ma nulla. Poi li abbassò. La sua erezione spuntò fuori, in tutta la sua forma, e Marco sentì un brivido di piacere. Si tolse i jeans. La Fra, sempre in piedi, non degnò di uno sguardo il suo cazzo, e mantenne fissa l’attenzione sui suoi occhi. Poi gli indicò la sedia. Marco si sedette. La Fra passò vicino a lui, lasciando la sua scia di odore, che non fece altro che aumentare la sua eccitazione. ‘Vediamo quanto sei bravo’, disse la piccoletta, lasciva e molle. Si mise davanti a lui, e si infilò, lentamente, un dito fra le gambe. Lo tirò fuori lucido di umori. Marco stava impazzendo. Si stava per muovere, ma lei lo fermò con un gesto dell’altra mano. Gli ordinò di chiudere gli occhi, e Marco sentì che si avvicinava. Gli mise il dito sotto il naso, e lui inspirò in profondità il suo profumo. Non ce la stava facendo più, il suo cazzo pulsava, ma sapeva che non doveva muoversi, per non rovinare tutto. Era il profumo più buono che avesse mai sentito. Ogni sua cellula gridava, voleva, voleva, voleva quella vagina. Lentamente, la Fra passò il dito su tutta la sua faccia. Poi lo tolse. Marco sentì la mano della piccoletta che gli apriva lentamente le labbra, e un altro dito che entrava, gocciolante. Spalancò gli occhi. Quel sapore era inconfondibile, la Sofy era lì davanti a lui, sul divano, con le gambe spalancate. Il dito era della Fra, e Marco si rese conto che non aveva sentito assolutamente nulla. Trattenne a stento l’istinto di buttarsi a capofitto su quella vagina, a lui così cara, e cercò di calmarsi, sapendo che era assolutamente impossibile. La Fra, sorridendo in maniera sensuale, richiamò l’attenzione di Marco: ‘Bravo, bravo. Vedo che ti sai trattenere. Ora voglio che tu faccia ancora un piccolo sforzo per noi. Poi potrò concederti qualcosa.’ Prese due corde dal tavolino davanti al divano e si spostò dietro le sue spalle. Lentamente fece cadere una corda e poi l’altra sul petto di Marco, e le fece scendere, fino al contatto con il suo uccello. Lui fu scosso da un brivido. Lo provocava. Da morire. Poi, con un movimento brusco, legò la prima appena sopra il pube. Ecco, ora era bloccato, merda. La seconda corda gli passò sul torace, sotto le braccia, e fu stretta. La Fra continuava a strusciarsi contro di lui, che doveva concentrarsi per non venire subito lì, senza nemmeno aver iniziato nulla. Poi si spostò. La situazione era per lui impossibile da controllare, era bloccato completamente, e eccitato come un toro. Lentamente la Fra si spostò verso le gambe aperte della Sofy, che nel frattempo non si era spostata di un millimetro. E cominciò a leccarle la vagina. Marco dalla sua posizione vedeva tutto. Dopo nemmeno un minuto i gemiti della sua vecchia fiamma cominciarono a farsi sentire, forti. Marco sapeva che la situazione eccitava anche lei da morire. La sua vagina spalancata era piena di umori, Marco li vedeva, e avrebbe dato qualsiasi cosa per leccarli. Si portò una mano, libera, sul pene. Ma la Fra lo vide, e si alzò, fra i mugugni disperati dell’altra. ‘Non ci provare, non ti ho detto di farlo’. Cazzo. Marco non ce la faceva più, ma doveva obbedire. E lo fece. La piccoletta si rimise in ginocchio fra le gambe dell’amica, e cominciò di nuovo a leccarla. La Sofy si irrigidì subito, e cominciò a gemere forte, spingendosi sempre di più contro la faccia della Fra. Stava per venire. Il cazzo di Marco pulsava senza tregua, vicino all’orgasmo, e si dovette sforzare per trattenersi ancora. Non ce la faceva davvero più. Dopo poco i gemiti si trasformarono in urla, e la Sofy, tutta sudata, cominciò a tremare. Poi prese la testa della piccoletta fra le mani, e, scossa dal piacere, cominciò ad urlare come un’ossessa. Un orgasmo forte la piegò, e la buttò ansimante sullo schienale. La Fra si girò, con il volto pieno di umori. La vagina oscenamente aperta della Sofy colava sul divano. Senza dire una parola, la Fra si inginocchiò davanti all’uccello pulsante di Marco, e lo prese in bocca, certa che sarebbe bastato a farlo esplodere. E così avvenne. In un gemito il cazzo ormai durissimo del ragazzo fu scosso da una vibrazione fortissima, e Marco provò il più forte orgasmo della sua vita. Scaricò tutto ciò che aveva in bocca alla piccola inginocchiata davanti a lui, con tutta la forza che poteva mettere. E quando si tolse, la Fra aveva la bocca piena del suo seme. Era uno spettacolo vederla così, sporca di umori e piena dell’orgasmo senza freni di lui. Si girò dalla Sofy, ancora sdraiata, molle, sul divano, e lentamente fece colare goccia per goccia sul suo seno, in bella vista con i capezzoli turgidi e umidi per il sudore. ‘Ecco fatto’, disse soddisfatta. ‘Ora tocca a me’. Senza lasciare a nessuno il tempo di reagire, si girò di spalle a Marco e gli montò a cavalcioni. Il suo cazzo non aveva potuto che rimanere duro, di fronte a quella scena, era come se una pastiglia di Viagra avesse fatto effetto. La Fra lo prese fra le mani, e se lo infilò dentro. Marco sentì il suo gemito, e un secondo dopo la sua vagina umida e pulsante intorno al suo cazzo. Le vedeva solo le natiche, ma poteva muovere le mani sui suoi capezzoli. La Fra era sudatissima, ed eccitata come non mai. Fra le sue gambe Marco sentiva colare gli umori copiosi. Ma lei non la considerava. Stava guardando la Sofy, che nel frattempo si era seduta sul divano, con in mano un dildo preso chissà dove. Il liquido di Marco le colava addosso, mentre i suoi occhi erano catturati da quelli di lei. La cosa era tra loro due, lui non c’entrava. Anche la Sofy si infilò a cavalcioni sul dildo, con un gemito Si guardavano, e insieme ansimavano, mentre montavano i loro giochi. C’era rabbia negli occhi di Sofy, e tantissima eccitazione. La Fra impediva a Marco di usare le mani, che all’inizio avevano girato il suo corpo, e lo usava come un oggetto, tenendosi a lui mentre cavalcava. Rapidamente i gemiti furono forti, rapidamente le due ragazze velocizzarono le spinte, perché la Fra non aveva più limiti. Si scopava il cazzo di Marco forte, senza freni, urlando e dimenandosi come una pazza, mentre lui sentiva piacere e dolore allo stesso tempo. Fra le sue gambe Marco sentiva umori colare copiosi, finchè la sentì stringere forte il suo cazzo, sentì le pareti di lei che si contraevano e un brivido fortissimo che la scuoteva, prima che si irrigidisse in un gemito strozzato. Il suo respiro forte riprese, irregolare, e si sfilò da lui. Poi guardò Sofy, che aveva rallentato il suo ritmo senza venire. La raggiunse, e le diede un lungo bacio appassionato. Lei, per tutta risposta, accelerò ancora, e con un’ultima forte spinta si irrigidì sul dildo per un istante che sembrò interminabile. In quell’istante guardò Marco negli occhi fisso. E venne, con un orgasmo improvviso, che la fece attaccare alla Fra con le unghie, mentre un grido strozzato le moriva in gola. Non smise di guardarlo nemmeno un secondo. Marco si prese l’uccello fra le mani, e cominciò a masturbarsi, forte. Non ci voleva credere, voleva venire subito. La fra si avvicinò, e allargando le gambe su di lui lo guardava fisso negli occhi. ‘Non fermarti, non fermarti..’ gli diceva. Marco venne di nuovo, schizzando ovunque, anche su di lei, che era lì davanti. Lei sorrise. ‘Ora avete avuto ciò che volevate.’ Sorrideva, maliziosa. Lo slegò, e si avviò con Sofy fuori dal salotto. Erano stupende entrambe, colanti di umori e di liquidi. Sensuali, da morire. ‘Adesso vestiti ed esci’, disse la Sofy, parlando per la prima volta. Lei, con il suo sguardo da gatta, e il sorriso stampato sul viso. ‘Le chiavi sono sul comò all’ingresso. Per chiudere, si intende’.

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