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Durante una partita di burraco online il mio avversario iniziò a scrivermi, a chiedere di me, della mia vita, delle mie relazioni e non ha aspettato molto prima che iniziasse a spostare l’argomento sul sesso, prima che iniziasse ad usare parole più dirette ed esplicite. Protetta dal totale anonimato di un nickname, ho deciso di assecondare la sua conversazione. Gli ho concesso due rivincite pur di continuare a leggere le sue parole, ero molto incuriosita e anche un po’ eccitata, il che mi &egrave sembrato strano: perché avrei dovuto? mi sono sentita in colpa, ma allo stesso tempo ho sentito la voglia di continuare ad aprirmi con chi non poteva conoscermi e riconoscermi, e mi sono messa alla ricerca di una chat che potesse proteggere la mia identità. E’ passato poco più di un mese da allora. Qualche giorno in chat e tante conoscenze, tanti uomini e ragazzi,con due dei quali sono rimasta in contatto: uno l’ho aggiunto su facebook e ogni tanto mette qualche mi piace ai miei post, con l’altro c’&egrave uno sporadico scambio di mail che nulla ha a che vedere con il sesso. Il 99% degli utenti proponeva conversazioni da loro definite piccanti ed io a volte li assecondavo, a volte chiudevo annoiata, eppure avevo iniziato a chattare proprio per quel motivo, per assecondare quell’appetito che credevo di aver perso. Mi ricordo sempre attratta dal piacere, l’ho sempre inseguito ma con timore e introversione, ricordo che a 15 anni non vedevo l’ora di trovare un fidanzato più o meno stabile, con cui avrei potuto fare l’amore per la prima volta. E così feci, così ho sempre ragionato: per convenzione, per come si usa fare, per come dovrebbe essere, secondo le comuni regole. Ho sempre cercato una giustificazione per ogni mio atteggiamento: quando mi concedevo scopate su scopate era perché attraversavo un periodo difficile, quando dopo una sveltina occasionale decidevo di tagliare subito i ponti era perché non volevo legarmi a nessuno, quando mi concedevo troppo presto ad un ragazzo era perché non ero lucida; la verità &egrave che ho sempre desiderato dare sfogo alle mie pulsioni ma non ho mai avuto il coraggio di farlo, o comunque non era tempo di metabolizzarlo. Ma torniamo a noi.
Un pomeriggio mi contattò un uomo, sulla quarantina. Dopo le prime battute di rito inizia a chiedere di me, sembrava realmente interessato, le sue domande erano secche, dirette, stimolanti. Poi ha preteso di vedermi, ha voluto vedere una mia foto, richiesta con una fermezza che non mi sarei aspettata in uno sconosciuto. Senza pensarci due volte gliel’ho inviata, prima una, poi un’altra ancora. Lui chiedeva cosa voleva vedere e io inviavo. Ovviamente gli linkavo tutte le foto che avevo condiviso su facebook, niente di privato. Ha poi iniziato a descrivere un ipotetico incontro sessuale tra di noi. Questa conversazione mi ha fatto scattare qualcosa: non ero attratta dalle immagini che mi proponeva, ma dal mio senso di remissione davanti alle sue richieste. Non ho voluto continuare a sentire quell’uomo che non mi ispirava molta fiducia, né mi era rimasto particolarmente impresso, ma continuavo a pensare a me e a come mi ero sentita coinvolta nel fare quello che mi aveva chiesto. Non ci ho più pensato fino a quando 20 giorni fa ho letto un nickname che ha avuto un effetto calamita su di me. Di colpo ho abbandonato tutte le conversazioni, e ho sperato che chi stesse dall’altra parte del monitor mi rispondesse, così &egrave stato. Non ricordo cosa ho pensato in quei momenti, evidentemente non ho pensato. Ricordo solo istinto, solo dita che si muovevano sulla tastiera, e dita che su ordine di quell’uomo autodefinito sadico sono entrate nella mia figa, e poi nella mia bocca. Non ho premuto quel dito dentro, l’ho appena appoggiato, d’altra parte non era mia abitudine farlo, ma ricordo che come un automa quel dito me lo sono infilata in bocca e per la prima volta ho assaporato la mia voglia, e mi &egrave piaciuta.
Ricordo poche parole, ma tante sensazioni: curiosità, istinto, voglia, timidezza, paura, sensi di colpa. Senza rendermene conto avevo accettato di giocare, avevo accettato di cedere il mio corpo e la mia mente a quello che da quel momento in poi ho iniziato a chiamare Padrone, a quello che ho iniziato a sentire come il mio Padrone; avevo accettato di sottostare alle sue regole, avevo accettato di diventare la sua schiava. Mai prima di allora avevo provato un’eccitazione così mentale, incontrollata e non ancora compresa. Ricordo l’imbarazzo iniziale nel chiamarlo ‘Padrone’ e ricordo che alla prima conversazione mi aveva chiesto di tornare presto a casa, non mi &egrave stato possibile. E anche se non avevo un pensiero fisso in mente quella sera, più di una volta avevo pensato a quell’uomo che con poche battute era riuscito a tenermi a bada, più di una volta ho pensato al tono deciso della voce del mio Padrone, che sembrava aver capito al volo cosa volessi, l’aveva capito prima ancora che lo capissi io.
Il giorno dopo controllai con curiosità ed apprensione la mail. Mi aveva chiesto una foto, da inviargli entro una certa ora, non riuscivo a capire il perché né capivo il senso della sua richiesta: pretendeva uno sguardo da troia che sapevo di non avere. Era un’attitudine che non mi apparteneva, e ho iniziato a trovare difficile eseguire i suoi ordini. Ho pensato di non essere adatta a questo gioco, ho creduto di non essere in grado di mostrare uno sguardo che esprimesse la mia voglia, forse perché ancora non avevo accettato quella voglia; ancora non avevo accettato di essere diversa da come credevo. Così ho pensato di lasciare. Dopo poche ore, però ero a scrivergli ancora: quello che avevo assaggiato mi era piaciuto, e volevo provarne ancora. Da allora ho naturalmente assunto un temperamento più arrendevole, iniziavo ad accettare il piacere di ricevere i suoi ordini sempre adatti a me, la potenza delle sue parole mi eccitava sempre di più, la sua sicurezza ed esperienza iniziavano a farmi capire che potevo abbandonarmi davanti a lui. Non l’ho fatto sin da subito, non me l’ha neppure chiesto. Ben presto mi fece capire chiaramente che voleva che mi sentissi più troia, ma non avevo ancora idea di cosa potesse significare. Stranamente, però, non mi sono mai sentita offesa da questa richiesta, anzi sentire che si rivolgeva a me in quel modo mi piaceva, più me lo ricordava e più mi sentivo umida. Ben presto sono passata dal sentirmi umida al sentirmi fradicia.
Da subito ho iniziato ad aspettare con apprensione ogni suo ordine, mi svegliavo con la voglia di essere comandata da lui e con la smania di eseguire ogni sua disposizione. Ho iniziato da subito a controllare quasi ossessivamente la mail, perché sapevo che ogni sua parola mi avrebbe fatta eccitare soprattutto quando mi scriveva ‘voglio che’ , ‘farai’, ‘dirai’, ‘guarderai’. La sicurezza delle sue parole aveva avuto la meglio su ogni mio dubbio, su ogni freno; avevo sempre meno remore e sempre meno imbarazzo. Ancora oggi non so bene cosa mi abbia spinto a mettermi a nudo davanti al mio Padrone, gli ho mostrato con voglia il mio corpo ma soprattutto la mia mente. E ho iniziato a sentirmi libera, ho iniziato a trovare naturale e piacevole ogni sua richiesta. Non mi imbarazzava più leccarmi i capezzoli, succhiarli fino a farli diventare quasi insensibili al mio tocco, non mi disturbava più accarezzarmi la figa, non ho mai avuto problemi a provare un orgasmo davanti a lui. Mai nessuno mi aveva condotto al piacere in maniera così consapevole, mai avevo provato sensazioni così forti. Tutto questo però &egrave coinciso con un lavoro su me stessa, sempre guidato dal mio Padrone. Ha iniziato a farmi capire che non &egrave sbagliato comunicare la mia femminilità, mi ha insegnato che avrei dovuto sentirmi donna per sentirmi bene, mi ha dimostrato che con i giusti cenni e con le giuste espressioni chiunque avrebbe potuto cogliere quella sensualità che desideravo avere e comunicare. Ho imparato a conoscere me stessa, le mie intimità, ho trovato una persona che guidasse la mia crescita intima. Ho imparato che nella passione e nella passionalità non ci sono limiti se non mentali.

Io mi sento profondamente cambiata da allora, dal giorno in cui inconsapevolmente ho scelto di essere sua schiava. Da subito ho iniziato a sentirmi eccitata, e gradualmente ho iniziato a sentirmi sua, di sua proprietà. Ora qualsiasi cosa faccio, la faccio tenendo sempre ben in mente che &egrave lui che decide, che &egrave lui che mi concede o mi nega il permesso per ogni cosa. Sono in mano sua, e la mia figa cola per questo. Perché &egrave proprio questo che &egrave cambiato in me: non ho vergogna ad ammettere che godo nel sentirmi la sua puttanella, la sua cagna, la sua piccola cagna.
In un primissimo momento agivo quasi per curiosità, e ogni cosa mi sembrava insormontabile, mandargli una foto a seno scoperto e in ginocchio mi sembrava difficile però l’ho fatto, e la mia scelta di impotenza davanti alle sue richieste mi faceva sentire libera. Anche mandargli un breve video di me mentre mi leccavo i capezzoli mi sembrava qualcosa di insuperabile, ma ho fatto anche quello e soprattutto ho iniziato a sentirmi solleticata, accaldata, desiderosa mentre lo facevo. Ha poi chiesto di vedermi senza slip, e l’ho fatto, perché in fondo desideravo che il mio Padrone vedesse la mia figa fradicia e accogliente per ogni suo desiderio, qualche problema l’ho avuto quando ha voluto vedermi il culo, una parte del mio corpo con cui non avevo la minima confidenza,che a stento consideravo ma che oggi vorrei farmi sfondare, possibilmente da lui. Da quel momento, da quando gli ho mostrato tutto ciò che avrei voluto farmi violare e aprire, ho iniziato ad associare le mie fantasie ai suoi ordini, ed ogni volta che ne eseguivo uno mi vedevo sempre inginocchiata davanti a lui che mi teneva per un guinzaglio robusto, massiccio. Non appena i miei occhi si chiudevano avevo questa immagine bene impressa in mente, e iniziavo immediatamente a grondare di umori sempre più consistenti, e la voglia di darmi sollievo diventava sempre più prepotente.
Poi, un pomeriggio, il mio Padrone ha goduto davanti ai miei occhi.
Avrei voluto essere lì e toccare la sua sborra con mano, avrei voluto inginocchiarmi davanti a lui e iniziare a leccarla tutta, senza sprecarne neanche una goccia. Questo &egrave un desiderio del tutto nuovo per me, che non ho mai cercato nessun contatto con questi fluidi, ma oggi ho voglia di bere la sborra del Padrone, per la prima volta. Vorrei che Lui godesse direttamente nella mia bocca e che ne lasciasse cadere qualche goccia sul suo corpo, lasciando a me il compito di ripulirlo per bene.
Quell’immagine resta uno dei momenti più eccitanti.
Ho eseguito molti comandi del mio Padrone, e adoro assecondare ogni sua voglia, qualsiasi essa sia. Alcuni ordini mi rendono una puttana incontenibile: in particolare mi infiammo molto per gli sguardi intensi ed accattivanti che devo lanciare a sconosciuti che devono cogliere la mia natura di troia, restando sempre col dubbio di aver avuto un’impressione sbagliata. Mi attizza moltissimo stuzzicare e/o civettare con persone che conosco poco o pochissimo e con un paio di amici, mi piace molto l’idea che loro possano notare un cambiamento che cerco di nascondere con la più innocente naturalezza.
Ho provato estremo piacere quando mi ha fatto mettere a 4 zampe davanti a lui, e mi ha ordinato di sculacciarmi, mai avrei pensato che la cosa potesse avere questo effetto su di me, sentivo la figa gonfia, palpitante il mio corpo fremeva. Ad ogni colpo avrei voluto sentire il cazzo del Padrone dentro di me, ovunque avesse voluto.
Una sensazione fisica e mentale ancora più forte l’ho provata quando mi &egrave stato chiesto di andare a compare un collare per cani: nero e spesso. Non avevo mai grondato così tanto, quel collare ha un significato così intenso per me. E’ un marchio: mi ricorda che sono il suo giocattolo, uno strumento che può usare a suo piacimento, che può sfruttare per il suo divertimento e ogni volta che lo indosso mi sento la sua piccola cagnetta che non aspetta altro che vedere lo sguardo del suo Padrone. In uno dei nostri primi scambi, il mio Padrone mi aveva chiesto del mio rapporto con le donne, voleva sapere se l’idea di intimità con un’altra ragazza mi potesse eccitare o meno. Da subito, e non con poco pudore, mi sono abbandonata alle confessioni più intime e da subito sono emerse anche quelle più nascoste, nascoste ma vive. Vive e scalpitanti, sconosciute a chiunque, a volte anche a me stessa..ma il mio Padrone, che conosce bene lo sguardo della mia eccitazione, ha subito colto quell’antica e rinnovata voglia: ha intuito che avrebbe dovuto chiedermi di più su quel punto, che c’era dell’altro. E,come se non aspettassi altro, mi sono aperta a lui raccontandogli di Roberta. Amica e vicina di casa per tutta la mia infanzia, ad oggi ancora presente nella mia vita; &egrave, tra le altre cose, la mia estetista.
Avevo 13 anni, lei poco più di 16. Leggevamo spesso quei giornaletti per ragazze, in cui altre ragazzine più ignoranti e curiose di noi si approcciavano al sesso e rivolgevano domande agli esperti ginecologi, psicologi, sessuologi o chi per loro. Lei era morbosamente incuriosita dagli argomenti, ed io altrettanto. Ci chiudevamo in camera a leggere e rileggere quelle pagine e ricordo chiaramente quel primordiale senso di eccitazione. Ovviamente, non riuscivo a razionalizzare quella sensazione, ma sentivo un istinto che mi faceva cambiare atteggiamento in quei precisi momenti, non ero completamente lucida, né riuscivo a trattenere alcuni pensieri o alcune parole ma ero più disinibita e avevo voglia di appagare in qualche modo quella ‘richiesta’ che non avevo ancora ben capito in che cosa consistesse. A poco a poco abbiamo iniziato ad avvertire empatia in quei momenti, sentivo l’eccitazione nella sua voce così come lei la sentiva nella mia, abbiamo iniziato condividerla e a parlarne.
In poco tempo dai giornaletti siamo passate alle chat, abbiamo iniziato a parlare con ragazzi coetanei, con ragazzi di poco più grandi, ventenni, uomini più adulti. Da tutti cercavamo di carpire informazioni, cercavamo di soddisfare le nostre curiosità sessuali, rimanendo sempre distaccate dagli interlocutori ma concentrandosi su noi stesse e abbiamo iniziato a spiegarci quella sensazione sempre più cosciente, abbiamo capito cosa comportasse quell’eccitazione e come riuscire a dare sollievo alle nostre fighe bagnate. Quasi spontaneamente la sua mano iniziò a spostarsi e a muoversi tra le mie gambe, e altrettanto faceva la mia.
E così &egrave stato per più giorni. Arrivavo a casa sua, pochi e inutili convenevoli e poi ci chiudevamo nella sua stanza, cercando di darci piacere. Le mani non ci bastavano più, e con naturalezza ci ritrovavamo con i corpi incrociati, iniziammo a strusciarci l’una contro l’altra, sentivo il contatto con la sua figa sempre bagnata, sempre vogliosa e ricordo che i suoi umori si mischiavano con i miei. Adoravo quella sensazione, non avevo ben capito come arrivare all’apice del piacere, ma quanto mi piaceva sedermi a terra tutta nuda, senza alcun imbarazzo, e aspettare che la sua figa alleviasse l’attesa della mia..
Con meno naturalezza, invece, decidemmo di provare il tocco delle nostre lingue e, quasi goffamente, mi ritrovai la testa di Roberta tra le gambe, e poco dopo lei si ritrovò la mia lingua che lentamente e curiosamente cercava di darle piacere. Non abbiamo ripetuto spesso queste pratica.
Il mio Padrone mi ha fatto più di una domanda per farmi svelare tutto questo, ed io che speravo di provare un po’ di vergogna nel farlo, in realtà colavo.. forse perché finalmente avevo trovato qualcuno con cui condividere questo momento, forse perché il Padrone mi aveva fatto capire che ne volevo ancora, forse perché adoro sentirmi così liberamente troia con lui. Capita la situazione, mi ha fatto prendere un primo appuntamento da lei. Mi ha fatto comprare un perizoma da indossare per la ceretta che avevo prenotato e mi aveva dato l’ordine di far ricordare anche a lei i nostri momenti così intimi:da allora non ne avevamo mai più parlato.
Ricordo lo sconcerto iniziale nel sentire quelle parole, mi ero aperta facilmente con lui…ma come sarei riuscita a mostrarmi così anche a lei? Nonostante ciò, andai a comprare un nuovo perizoma chiaro, così come mi era stato richiesto.. e nel toccare quegli slip esposti, quasi pregustavo il momento in cui avrei sentito nuovamente la mano di Roberta sul mio corpo, e pregustavo il momento in cui avrei raccontato tutto al mio Padrone. E la mia figa era sempre più bagnata, sempre più bisognosa di attenzioni..
Arrivò il giorno dell’appuntamento, e mi svegliai in un lago al pensiero di essere solo una puttanella vogliosa, rilessi le istruzioni del mio Padrone e andai da lei, non dopo aver impregnato le mie dita e le mie guance dei miei umori incontenibili e sempre più abbondanti.
ed ecco quello che, a caldo, ho riferito al mio adoratissimo Padrone
24/11/2014
‘Eccomi a casa padrone. Appena arrivata mi sono avvicinata per salutarla e baciarla sulla guancia, ma non si &egrave accorta del fatto che solitamente non lo faccio, non le ho chiesto di andare in bagno perché stava finendo le pulizie di casa ed era tutto bagnato a terra. La mia faccia profumava della mia voglia, io la sento ancora adesso. Inizialmente abbiamo parlato tranquillamente di lei, del vestito da sposa che ha scelto e mi ha fatto pure vedere la foto, il che ha reso il tutto ancora più intrigante. Poi mi sono spogliata e ho giustificato il mio abbigliamento dicendo che volevo azzardare una depilazione più profonda per sentirmi più comoda in palestra. Non mi &egrave sembrata sorpresa nemmeno allora, anzi mi ha detto che finalmente iniziavo a darle ascolto. Ha iniziato il suo lavoro, che fa benissimo. E i primi strappi sono stati dolorosi, ma dopo un po’ ho iniziato ad aspettare il momento in cui poggiava le sue mani sulle mie gambe. Arrivata all’inguine non ho avuto subito il coraggio di parlarne, e ti ho scritto. Ho aspettato che passasse dall’altro lato e le ho detto che avevo difficoltà a tenere la gamba aperta e piegata perché mi ero strappata in palestra. Poi l’ho detto, e mentre lo facevo sentivo i tuoi occhi su di me, sulla tua cagna eccitata. L’ho buttata sui ricordi, le ho ricordato di quanto tempo abbiamo passato insieme da piccole e quante ne abbiamo combinate, e che proprio qualche giorno prima avevo ripensato a quando ci chiudevamo in camera sua per ore, da sole a giocare. Ha esitato un attimo e ha sorriso, poi si &egrave messa proprio a ridere, ha detto “mamma mia che mi hai fatto ricordare, meno male che non l’ha mai saputo nessuno”. Mentre lo diceva mi &egrave sembrata imbarazzata, infatti ho accordato la sua risposta e la cosa &egrave finita là, ma io ormai ero partita, c’&egrave stato qualche secondo di silenzio, poi abbiamo cambiato discorso.. Ma io continuavo a pensare a quella scena, e a te che mi avevi scritto poco prima e continuo a bagnarmi. Adesso vado a fare una passeggiata, ciao Padrone.’

Ricordo ancora oggi la sorpresa per essere stata così sfacciata, così spudorata, anche se non immaginavo minimamente cosa avrei fatto di lì a poco, a distanza di poche settimane ho rimodulato il significato di sfacciataggine: &egrave un limite in continua evoluzione.
Quando ero da lei non vedevo l’ora che mi mettesse una mano vicino alla figa, ero impaziente di sentire le sue mani sull’interno coscia.. ricordo perfettamente quanto fossi bagnata ed eccitata per qualcosa che credevo di aver dimenticato e che invece continuavo a desiderare, perché avevo riacquisito un po’ di di coscienza dei miei desideri, li ho affidati a chi riesce a guidarli nel migliore dei modi.
Ad oggi, a distanza di un paio di mesi, mi sembra di non aver fatto niente di sorprendente, nulla di eclatante, di essermi contenuta ed esposta poco..ma se penso a come mi comportavo fino ad allora e a come reprimevo le mie inclinazioni fino ad allora, mi rendo conto che avevo segnato un importante e nuovo punto di partenza.
Dopo esattamente un mese, il secondo appuntamento. Nuovi slip sgambatissimi per lei e nuovi ordini: continuare ad insistere e a raccontarle dei nostri momenti insieme..
Più consapevole e sicuramente più troia rispetto al mese precedente mi recai da lei, avevo degli slip chiari che lasciavano intravedere la mia voglia, erano umidi. Ed io mi sentivo in un lago: il Padrone mi aveva fatta toccare e ritoccare di continuo, senza sosta e senza mai godere..avevo la figa super reattiva al minimo tocco, e colava indecentemente. Da troia intraprendente e al tempo stesso da schiava ubbidiente mi presentai da lei.
Dopo l’appuntamento:
24/12/2014
‘Eccomi Padrone, sono a casa. Appena arrivata da lei l’ho baciata sulle guance soffermandomi al secondo bacio e chiedendole del suo profumo e dopo i saluti di rito mi sono spogliata. Le ho concesso i suoi 5 minuti in cui mi rimprovera per la pelle secca e poi le ho subito chiesto cosa ne pensasse della mia confidenza dell’altra volta. Ha detto che preferiva non parlarne, ma io le ho detto che invece avrei preferito approfondire, che avrei preferito che mi lasciasse parlare almeno per chiarire fino in fondo. Non ha risposto allora ho continuato io. Le ho detto che da qualche mese a questa parte ho iniziato a ripensare spesso a lei e ai nostri momenti, e che questo pensiero mi faceva eccitare e le ho anche detto che più di una volta mi sono toccata ripensandoci. Intanto ho portato la mia mano in mezzo alle gambe aperte e le ho fatto vedere la macchia di umidità che già da stamattina si era formata, prima di andare da lei mi ero’ infilata gli slip dentro in modo tale da farli sembrare ancora più bagnati. Non ho tolto la mano da là, ho continuato a tenerla ferma e a muoverla piano, ma lei dopo aver ascoltato ha detto che questi discorsi la mettevano profondamente a disagio, che da me che sono un’amica da anni si aspettava un atteggiamento diverso in questa fase importante della sua vita, che &egrave passato tanto tempo e che lei per lei quella era solo curiosità. Io le ho detto che io avevo 13 anni, lei 16 ed &egrave più probabile che la mia fosse curiosità e non la sua.. Nel frattempo ha iniziato a strappare e pure con forza. Le ho detto che io continuavo a pensarci, e che preferivo parlarne con lei piuttosto che con altri perché la voglia di parlarne mi viene,che ricordo ancora il suo sapore e che &egrave l’unico che proverei ancora.. Ma ha iniziato a piagnucolare.. Per favore basta, non ne parliamo più etc etc. Mi ha chiesto comprensione e rispetto per questo suo momento, e altrettanto le ho chiesto io, e mi sono detta scettica sul fatto che non desiderasse sentire il tocco delle mie mani o della mia lingua.. Ovviamente non ho potuto più insistere ma nell’essere così sfacciata ho continuato a bagnarmi per tutto il tempo nonostante il silenzio iniziale. Mi sono fatta sgambare molto e le ho chiesto di togliere gli slip così da non sporcarmi, mi ha detto che non ce n’era bisogno ma ho insistito. Non ha battuto ciglio, ma vederla così vicina alla mia figa mi ha fatto colare ancora di più. Lei intanto blaterava di altro, e dopo un po’ ho ripreso a parlare normalmente con lei in modo da non perdere una brava estetista e una buona confidente, anche se di darmi piacere non ne vuole sapere.. In fondo anche così mi sono eccitata, questa mia sfacciataggine mi ha fatto sentire molto troia.’
Il mio Padrone si era detto soddisfatto del mio operato, e le sue parole si saldano contemporaneamente nella mia testa e nella mia figa, sempre. Ero ancora più concitata, pensavo di non riuscire a resistere. Non credevo fosse possibile avvertire una voglia così intensa e persistente al tempo stesso, io non l’avevo mai provata fino ad allora.
Mi ha chiesto a cosa avrei fatto a freddo, voleva sapere se avrei rifatto tutto esattamente come descritto in queste righe. Dopo un paio d’ore ho affermato di non aver dovuto insistere una seconda volta. Oggi la penso più o meno alla stessa maniera, ma se mi trovassi nella stessa situazione farai lo stesso: non mi tratterrei nel voler comunicare cosa penso, cosa provo, cosa vorrei e cosa voglio. Non mi tratterrei con chi giù mi ha conosciuto ‘libera’, con chi non &egrave nella condizione di giudicare né di tradire la mia riservatezza. E’ chiaro che lei &egrave infastidita, spaventata, contrariata perché si &egrave costruita un’immagine diversa di se stessa, sta attraversando un periodo ‘particolare’, ha fatto una scelta di vita che apparentemente contrasta con la mia velata richiesta, ma che invece può convivere benissimo, almeno secondo me.
Io mi sono avvicinata a questa realtà per una chiara e manifesta insoddisfazione sessuale e sentimentale. La prima persiste, la seconda si accentua e si eclissa a momenti. Tuttavia, la voglia e l’ eccitazione legata a questo scambio col mio Padrone &egrave stabile, a prescindere dalla mia situazione affettiva. E’ per questo che sono convinta, oggi, che possono convivere tanti e tanti aspetti della nostra natura, aspetti che per ovvi motivi non possono essere palesati o confessati ma che ci rendono completi, soddisfatti, appagati. Non so se ho maturato queste considerazioni nel tempo, se ne sono convinta o se me ne sono convinta, ma al momento &egrave così, e così va bene.
Non &egrave la prima volta che il mio Padrone mi manda in giro per negozi di intimo a cercare l’attenzione delle commesse a cui, ovviamente, non mi fa mai presentare come la solita cliente in cerca dell’intimo miracoloso o della speranza. Io vado da loro per eseguire una precisa disposizione, e il mio sguardo fiero ed eccitato &egrave il mio biglietto da visita.
Sono passati un paio di mesi dalla prima volta, da quando mi chiese di comprare qualcosa che potevo scegliere io e che mi avrebbe fatta apparire troia ai suoi occhi, ma solo ai suoi perché nessun altro avrebbe potuto vedermi così. A distanza di settimane avverto ancora i tremolii che si sono scatenati nella mia mente quanto ho ascoltato queste parole e avverto ancora l’ansia dovuta all’autonomia di scelta che mi aveva concesso, l’ansia di non essere all’altezza delle sue aspettative, ansia che ancora oggi pervade l’esecuzione di ogni suo ordine.
Inutile dire che la richiesta del mio Padrone non si esauriva in un semplice acquisto: avrei dovuto mostrarmi a seno nudo alla commessa, e lasciare che lei capisse che non cercavo qualcosa per assecondare la mia vanità femminile, ma che la cercavo per assecondare le voglie di qualcun altro. Ho iniziato comprando un babydoll e rendendomi conto che la visione del mio seno nudo non lasciava indifferente la ragazza, che non perdeva occasione di mettermi le mani addosso per adattare ogni piega e ogni cucitura al mio busto,o almeno così diceva lei,in realtà la visione dei miei capezzoli turgidi al pensiero di quello che stavo facendo e a quello che stavo provocando in me e nella commessa,non la lasciavano di certo indifferente.
Ho continuato comprando un altro babydoll e mostrando ad una seconda commessa non solo il mio seno nudo ma anche la mia figa grondante. Questa seconda ragazza ha mostrato da subito una curiosità morbosa rispetto alle mie richieste, alla mia storia e alla disinvoltura con cui portavo la mia nudità. Voleva sapere perché ci mettevo tanto impegno e tanta passione nella scelta dell’intimo e perché ci tenessi tanto a compiacere chi mi aveva chiesto di fare quegli acquisti. Non le dissi molto, ma era chiaro dal mio sguardo che avrei voluto essere quanto più desiderabile per il mio Padrone, per l’uomo che ha il potere di decidere di me e del mio corpo. Colui che ha il potere di farmi sentire la più lurida delle puttane, ma al tempo stesso la più elevata per lo stesso motivo. Colui che accende e spegne l’interruttore della mia figa a suo piacimento, che mi fa godere e che mi fa patire per questo. Non le ho parlato di tutto ciò, ma il mio sguardo lascia trasparire la mia devozione, sempre.
Stamattina sono tornata a cercare le mie commesse, come mi ha ordinato il mio Padone. Sto iniziando a considerare quelle ragazze come qualsiasi altro strumento di piacere, come un mezzo per riuscire a compiacere Lui, che con voce ferma e risoluta mi aveva ordinato di dargli soddisfazione poche ore prima. La sua aspettativa genera sempre una forte frenesia nella mia mente e la mia figa &egrave sempre reattiva a qualsiasi richiesta e cola al pensiero che ogni richiesta diventa sempre più spinta, perché io divento sempre più ‘spinta’ grazie a Lui.
Sono entrata nel primo negozio e ho salutato la commessa, non ero sicura che si ricordasse di me e ho cercato di ricreare i presupposti affinché mi facesse sentire di nuovo le sue mani addosso. Ho provato un babydoll e ho aspettato che venisse a controllare come ti stesse e, infatti, qualche secondo dopo si &egrave affacciata dalla tendina del camerino ed &egrave rimasta immobile e in silenzio a guardare il mio culo nudo a malapena coperto dal pizzo della lingerie. Il mio Padrone, che ormai da tempo mi manda in giro senza slip, mi aveva ordinato di mostrarmi nuda nella maniera più naturale possibile, così mi guardavo allo specchio, mi giravo e mi rigiravo con estrema disinvoltura e scioltezza. Ad essere sincera, per quanto sia diventata indegnamente spudorata rispetto all’inizio del nostro gioco, &egrave stato imbarazzante anche per me attendere la reazione di lei, ma una volta arrivata ho iniziato a nutrirmi del suo sguardo curioso, morboso, bramoso, quasi desideroso. Le ho chiesto quanto le sembrassi provocante ai suoi occhi, ha risposto che le sembravo molto seducente e che quel capo mi valorizzava molto, e mentre lo diceva mi toccava i fianchi, il punto vita, mi toccava ai lati del seno, io l’ho guardata più intensamente e lei ha di colpo ritratto la mano, forse spaventata dal fatto che avessi colto la vera natura del suo tocco.
Ho provato un secondo babydoll e questa volta sono stata io a chiamarla per farmi guardare, le ho chiesto che ne pensasse e quale preferisse, ovviamente le piacevano tutte e due, e ovviamente continuava a toccarmi mentre lo faceva, in maniera più indifferente di prima, almeno quello era il suo intento, miseramente fallito. Lei era dietro di me ed io la penetravo con lo sguardo attraverso lo specchio, le ho bloccato la mano sotto al seno, dicendole chiaramente che apprezzavo molto le sue mani e il suo tocco piacevole. Ha finto di non capire bene, l’avevo messa di nuovo in imbarazzo e mi ero sentita di nuovo molto troia nel farlo. Ho deciso di insistere e mi sono giocata la carta delle autoreggenti, mi sono fatta spiegare le basilari regole sulla vestibilità, ma quelle che lei riteneva opportune per me al momento mancavano in deposito. Mi sono detta dispiaciuta perché se le avesse avute le avrei indossate subito per farmi dare un parere da lei, ormai ci avevo preso gusto nel farmi guardare dai suoi occhi, nel farmi aggiustare i capi addosso dalle sue mani esperte e sempre calde, ma non ha mostrato nessuna reazione se non qualche sorriso di circostanza.
Allora sono uscita, immaginando che quelle mani mi stessero ancora toccando, perché non mentivo quando le dicevo che mi piaceva sentirle addosso, sentirle desiderose di me.
Nel tragitto verso il secondo negozio non ho smesso mai di dispensare sguardi languidi a tutti i passanti, la mia voglia di cazzo era diventata incontenibile, ed ero solo a metà mattinata.

Arrivata a destinazione, sono rimasta molto delusa nello scoprire che non c’era la commessa che cercavo io, ma ho provato lo stesso qualche completino..volevo farmi vedere seminuda da un’altra donna, ma quella commessa matura e così acida non faceva al caso mio e così sono andata in un terzo negozio. Ho cercato volontariamente una commessa molto giovane, più piccola di me. Le ho chiesto qualcosa di molto seducente, mi ha proposto qualche body, ma le ho detto che preferisco qualcosa di aperto nella parte inferiore, ha sorriso e mi ha mostrato un paio di babydoll. Sono sicura che l’istintività con cui ho rifiutato di provare il body le abbia da subito fatto intendere a cosa mi servisse quell’intimo. Quella stessa impulsività ha fatto effetto anche a me, che di ‘costrizioni’ non ne voglio più sapere da quando ho scoperto il sapore della libertà.
Sono andata a provare quei capi, e ho preso il collare dalla borsa: avevo finalmente il permesso di rimetterlo al collo, dopo la lunga punizione che mi vietava di indossarlo.
Il tocco del cuoio sul collo mi accelera i battiti cardiaci,mi porta immediatamente e per qualche secondo a una sensazione di pre-orgasmo. Mi fa sentire forte il senso di appartenenza al mio Padrone, mi fa sentire degna di lui e dei suoi ordini e l’idea che qualcuno potesse vederlo mi ha resa una troietta incontrollabile. Quando la ragazza &egrave entrata nel camerino le ho chiesto una mano a mantenermi i capelli alzati per abbottonare il collare. Mi sono scusata per questo, e le ho detto che avevo bisogno di vedere che effetto faceva la mise nel complesso: era con quel collare che dovevo mostrarmi a chi mi doveva guardare. &egrave rimasta sbigottita, evidentemente non capiva a cosa potesse servirmi e cosa significasse..ma farmi vedere da lei con quel collare mi ha fatto un effetto stranissimo. &egrave stato come bere 10 cocktail insieme, mi sono sentita così disinibita, così puttana e soprattutto così vogliosa.. Ho vissuto un momento molto intenso in cui mi si &egrave annebbiata la mente, in cui ho perso ogni residuo di razionalità, in cui ho ragionato solo di figa, era lei a parlare per me, era lei a muoversi per me. Avevo solo voglia di liberarmi e avrei voluto essere altrove a mostrarmi veramente zoccola, senza timore alcuno.
Mi sono tolta il primo babydoll davanti a lei, rimanendo nuda col collare..mi sarei fatta scopare da chiunque in quel momento, e anche adesso che lo racconto &egrave così..
Mi sono fatta portare un reggicalze, l’ho provato mettendo la mia figa in bella mostra, anche se lei non l’ha vista perché &egrave stata chiamata altrove. Mi sentivo scorrere, lo sento ancora adesso, lo sento in ogni momento della giornata in cui penso al mio Padrone, e alla cagna che mi ha fatto diventare.
Sono uscita dal negozio, i miei compiti non erano finiti: il mio Padrone aveva un ulteriore desiderio, voleva che gli inviassi un video in cui succhiavo il cazzo di uno sconosciuto qualora ce ne fossero le circostanze e le condizioni di sicurezza e riservatezza che mi fa sempre ricercare e rispettare.
Avevo già eseguito questo ordine qualche giorno prima, avevo succhiato un giovane cazzo di uno studente che però non aveva voluto saperne di riprendermi mentre lo facevo. La voglia di ‘svuotare cazzi’ &egrave qualcosa che mi ha fatto scoprire Lui, &egrave un piacere che mi ricorda ogni volta che mi scopa la mente, che me la sviscera dal profondo. E’ in grado di scoprire e portare alla luce le mie perversioni più nascoste, le mie voglie più oscure. Gli ho confessato che in alcuni momenti avrei leccato la figa anche a mia sorella se me l’avesse chiesto ed &egrave così: tante cose che non immaginavo possibili e tante che non immaginavo proprio mi stanno accadendo, e non mi resta altro che ringraziare con le parole e con i fatti chi rende tutto ciò possibile.
Per strada continuavo a guardare uomini, continuavo a lanciargli i segnali della mia voglia, continuavo a cercare desiderio nei loro occhi fino a quando sono entrata in un bar. Come sempre faccio, da fuori avevo già deciso dove sedermi e quando sono entrata ho finto che la scelta fosse casuale. Dietro di me c’era una coppia, di fronte un uomo sui 45/50 anni. Brizzolato, occhi scuri, corporatura snella e sembrava essere piuttosto alto. L’ho guardato da subito, e da subito lui ha ricambiato le mie attenzioni. Era al telefono, probabilmente impegnato in una conversazione di lavoro ed io ero lì, di fronte a lui a fissare le sue labbra che hanno preso a parlare sempre più lentamente, distratte dal mio sguardo che molto lasciava intendere. Questo gioco &egrave durato a lungo; a lungo sono rimasta col gomito poggiato sul tavolino, il mento poggiato sulla mano e i miei occhi poggiati sui suoi, sul suo corpo e lui ha fatto altrettanto, mi ha scrutata da capo a piedi, mi ha spogliata e rivestita mille volte. Nessuno dei due ha ceduto o abbassato lo sguardo, ma io ho rincarato la dose e mi sono servita di ogni parte del mio corpo per comunicargli le mie intenzioni, ormai chiarissime. Avrei voluto che mi prendesse per un braccio e che mi trascinasse nel bagno, che mi facesse inginocchiare e che mi permettesse di dare pace al suo cazzo sicuramente durissimo, era evidente dal suo sguardo che lo voleva tanto quanto me. Ma lui non si &egrave mosso, non si &egrave spostato allora mi sono alzata io e sono andata in bagno passandogli a pochi millimetri dalla faccia; ho sorriso e lui ha ricambiato..ma nulla: non mi ha seguita. Sono uscita dal bagno e, non avendo avuto il coraggio di propormi esplicitamente, sono andata via, sentendo ad ogni passo il gorgoglio della mia figa fradicia, in subbuglio.
Anche se non sono riuscita nel mio intento, non ho smesso nemmeno per un attimo di sentirmi la schiava puttana del mio Padrone: l’ho cercato per Lui, mi sono eccitata per Lui e grazie a Lui, volevo apparire puttana ai suoi occhi e solo da Lui essere giudicata. Più mi sento libera e più voglio essere incatenata, più mi sento incatenata e più sono libera. Sono asservita dalle più possenti catene che si possano immaginare: quelle mentali, quelle che non si spezzano così facilmente. Ne ho bisogno, lo voglio e più riesco a dare soddisfazione al mio Padrone e più queste catene diventano spesse, e più mi sento la sua cagnetta fedele e devota, vogliosa e desiderosa delle sue attenzioni, dei suoi premi, delle sue punizioni e di qualsiasi cosa voglia farmi fare.
Un paio di giorni fa, dopo lunghe ricerche, ho finalmente trovato la ragazza che mi aveva chiesto, non ho ben capito lo scopo finale, ma poco mi interessa..sicuramente lui sa cosa fare.
Lei si chiama Noemi,24 anni. Carina, mora, attraente e sebbene si sia presentata come una dominatrice, sembrava essere molto più imbarazzata di me. Avrei dovuto controllare che fosse davvero donna guardandola in Cam, ma lei non ha potuto o non ha voluto farlo e mi ha dato il suo numero. L’ho chiamata: accento ciociaro e aria simpatica, voce calda ma poco suadente. Mi aveva scritto che cercava una ragazza per provare nuove sensazioni, ci siamo guardate e ci siamo piaciute, ma al telefono non riusciva a parlarne, era frenata e sono stata io ad introdurre l’argomento, mi sono bagnata per questo . Le ho chiesto se davvero fosse disposta ad un incontro con me, e se aveva avuto esperienze precedenti, non he aveva mai avute. Ha azzardato una richiesta a cui aveva accennato anche in chat: avrebbe voluto farsi guardare dal suo fidanzato mentre era con me, ovviamente non mi ha stuzzicata per niente l’idea.
Dopo poco ho chiuso la telefonata e mi sono preparata per il mio Padrone.
Come sempre, ero in trepidante attesa di ascoltare la sua voce. Attendo con desiderio il suo saluto, e ogni sera non vedo l’ora di scoprire le sorprese che mi riserva, adoro sentirlo rimarcare il potere che esercita sulla sua puttanella, che altro non &egrave che il suo giocattolo con cui può divertirsi a suo piacimento.
Mi aveva fatto mettere a 4 zampe, e mi ha fatto infilare un dito nel culo e ‘adesso chiama quella ragazza e dille cosa stai facendo e chi te l’ha ordinato’, un secondo di sbandamento iniziale: ho iniziato a colare terribilmente, e anche se cercavo di ragionare e di capire, la mia mano aveva già afferrato il telefono e, non senza impaccio,l’ho chiamata. Le ho detto di avere un dito ben piantato nel culo perché così mi aveva ordinato il mio Padrone. Lei non sapeva cosa rispondere e ci sono stati lunghi momenti di silenzio, ma a me non interessava: mi bastava che lei sapesse cosa fossi e che avvertisse il mio piacere nell’essere una schiava, nell’essere la Sua schiava. La mia figa era fradicia, colava, sgorgavano umori e odori che sentivo nell’aria e che mi facevano sentire ancora più troia.
Dopo la telefonata il mio Padrone mi ha riservato un’altra sorpresa. Mi ha fatto togliere il collare, ha voluto guardarlo con attenzione e ricordo perfettamente la sensazione di quel momento: un misto tra apprensione e smania, un’attesa carica di desideri e appetiti, so che sta per chiedermi qualcosa ma non so cosa e ancor prima che proferisca parola, sono già in tumulto ed eccitata, eccitatissima.
Me l’ha fatto infilare nella figa, mi ha dato la possibilità di gustare le sensazioni: un composto di dolore e piacere, ad ogni colpo sempre più piacere e meno dolore. Sentivo pungermi dentro, il cuoio sembrava tagliarmi la cavità, che però era sempre più accogliente e desiderosa di sentirsi piena. Dopo poco mi ha permesso di godere, mi ha concesso di provare l’orgasmo più intenso e devastante della mia vita. Ieri pomeriggio il mio Padrone mi ha prospettato un’idea che mi ha da subito stuzzicato la mente e la figa. Capendo sensazioni e umori (in tutti i sensi), mi &egrave stato dato l’ordine di svuotare uno o più cazzi di poveri sprovveduti, ragazzetti o anziani bidelli presenti nella scuola in cui mi trovavo.
L’ordine ha avuto effetto immediato: da subito, immediatamente ho sentito quella luce negli occhi, quell’umidità nella figa, quell’eccitazione nella mia mente a cui non riesco più a rinunciare. Mi sono più e più volte immaginata quel momento, mi sono vista troia, serva, puttana a comando che avrebbe regalato un momento di gioia ad un passante a caso, con il solo merito di essere uno studente di quella scuola. Avrei comunicato quella mia voglia al mio Padrone, gli avrei mostrato i miei occhi da puttana, la mia bocca da lurida cagna, le mie labbra da schiava in trepidante attesa di un qualsiasi suo cenno. Mi sono addormentata con questo pensiero, e mi sono svegliata con lo stesso. Sono uscita da casa e ho comprato i preservativi che avrei dovuto usare più tardi. Arrivata in sede mi sono da subito guardata intorno, ho aspettato cercando di capire quando e come muovermi. Intanto erano arrivate altre raccomandazioni: avrei dovuto agire solo ed esclusivamente in base alla voglia del momento, e così ho fatto.
Ho aspettato che suonasse la campanella dell’ultima ora. Mi sono precipitata fuori: finalmente avrei potuto toccare con mano un giovane cazzo tutto per me, solo per soddisfare le mie voglie. Solo per sentirmi più troia. Ho guardato vari ragazzini, ed ho per ovvie ragioni escluso i più piccoli ma ho puntato un ragazzo più grandicello. Aveva appena salutato un paio di amici e l’ho sentito dire che avrebbe aspettato l’autobus delle 14. Aveva quella giusta aria, non troppo giovane ma abbastanza inesperto per poter rimanere accattivato da me, dal mio essere così sfacciatamente puttana. L’ho avvicinato, gli ho chiesto l’accendino e gli ho chiesto di portarmi dove potevamo stare più tranquilli. Lui era un po’ sorpreso, mentre io non ho lasciato trasparire le mie sensazioni. Non ha capito che in quel momento avevo mille cose per la testa, stavo realizzando quello che desideravo fare e ciò mi provocava voglia, desiderio, un po’ di paura di essere vista, un po’ di timore di non essere all’altezza, ma in tutto questo la mia figa ragionava per fatti suoi e quasi sembrava esplodere di piacere, tutto mentale. Tutte queste sensazioni mi hanno provocato qualche attimo di esitazione, giusto il tempo di mezza sigaretta per prendere tempo. Ma quando eravamo solo io e lui, lontani da occhi indiscreti e ho iniziato a sentire i suoi occhi su di me, che cercavano di scrutare di più, che volevano di più da me e dal mio corpo, io non ho capito più niente. Mi sono avvicinata e ho iniziato a sfiorare la patta dei suoi jeans. Ho sentito il suo cazzo crescere sotto le mie mani, ho sentito il potere del mio corpo su quel ragazzo così ingenuo e terribilmente voglioso delle mie attenzioni. Gli ho preso il cazzo in mano,’ sembrava implorarmi e non mi sono fatta attendere molto. Gli ho ordinato di mettere il preservativo, e non ho voluto saperne di metterglielo io perché mi sembrava troppo servile, e stava avendo già troppo da me. Mi sono inginocchiata, ho continuato a segarlo con velocità crescente per poi prenderlo finalmente in bocca. Il sapore del preservativo mi disgusta, da sempre, ma ero così affamata in quel momento che non mi sarei fermata per nulla al mondo. Guardavo il suo sguardo incredulo, ascoltavo i suoi pensieri così inutili, e mi sono sentita così soddisfatta quando mi ha chiesto se volessi essere pagata: stavo riuscendo bene nel mio intento, sembravo una vera puttana. Gli ho chiesto di riprendermi col mio cellulare, ma questa richiesta l’ha spiazzato, non ha voluto e si &egrave spaventato, forse arrabbiato. Ha pensato che volessi ricattarlo, o che volessi vendere la sua immagine.. E non ne ha voluto sapere in nessun modo. Questo rifiuto ha spiazzato anche me e mi ha fatto cambiare atteggiamento: non sentivo di avere più potere su di lui, ma stava per diventare il contrario. Infatti non me la sono sentita di andare via perché temevo che avrebbe potuto raccontare di me, dei miei tentativi di adescamento in cambio di qualcosa e ho pensato in quel momento che la cosa migliore sarebbe stata soddisfare le sue voglie e lasciarlo andare via. Le mie voglie erano diventate le sue, e ho continuato a segarlo con convinzione fino a fargli raggiungere il piacere. Approfittando dei momenti immediatamente successivi all’orgasmo mi sono defilata, dicendo di dover controllare che nessuno mi avesse vista o seguita, ma che sarei tornata per permettergli di dedicarmi le stesse attenzioni. Invece sono tornata da dove ero venuta, al riparo.
Nonostante questo intoppo, nonostante mi fossi sentita inadeguata a fronteggiare un imprevisto, rimaneva la mia eccitazione anche se accompagnata dall’insoddisfazione appena descritta.
Ho passato il pomeriggio con i miei coetanei, ripensando spesso a cosa avevo fatto e aspettavo risposte dal mio Padrone.
In quei momenti, infatti, mi interessava sapere se e quanto fossi stata deludente ai suoi occhi.
Sapere che immaginarmi così avida di cazzo l’aveva fatto eccitare mi ha risollevata, mi ha fatto sentire maggiore soddisfazione legata alla mattinata, ma intanto avevo realizzato che, forse, avevo superato quelli che sono i miei limiti, o che credo tali almeno per adesso. Situazioni come questa mi creano meno eccitazione di situazioni più velate e meno dirette. Il mio sentirmi troia si lega al riuscire a dare questa stessa impressione, voglio che gli altri lo capiscano ma voglio anche che non tutti possano avermi. Voglio che ad avermi siano solo quelli che io ritengo degni ma soprattutto quelli per cui farei qualsiasi cosa per essere degna di loro. Su questo aspetto devo riflettere ancora un po’ , non ho avuto il giusto tempo di metabolizzare. A distanza di pochi giorni dall’inizio del nostro gioco ho sempre pensato di dovermi dare solo al mio Padrone, o che con lui presente avrei potuto stimolare le sue voglie e le sue fantasie che mi avrebbero resa all’altezza delle sue attenzioni. Ma da quando ho iniziato a seguire le sue regole tante e tante cose sono cambiate in me, per cui non mi sento di dare giudizi eternamente validi in merito, infatti sono nuovamente bagnata ‘E’ cornuto dalla prima volta in cui hai ubbidito ad un mio ordine’.
E’ quello che mi ha detto il mio Padrone quando io con aria soddisfatta, timorosa e un po’ incerta gli avevo annunciato di averlo reso cornuto con un pompino che mi aveva ordinato di fare ad uno sconosciuto.
Il cornuto, così ho l’ordine di chiamarlo, mi accompagna da più di 6 anni. 6 anni di intima evoluzione, 6 anni in cui non &egrave riuscito a cogliere i chiari segnali del mio cambiamento, e ancora oggi non ha capito cosa voglio e cosa mi serve per godere. Quello che lui non &egrave riuscito a capire in questi anni l’ha capito il mio Padrone in pochi giorni, forse in pochi minuti.
E’ un cornuto perché dalla prima conversazione avuta col Padrone io stavo già provando piacere per lui e grazie a lui; &egrave cornuto perché da subito ho goduto per il mio Padrone e l’ho fatto come non avevo mai fatto prima; &egrave cornuto perché chiunque mi ha incrociato per strada ha capito quanto mi piace essere troia, &egrave cornuto perché anche quando ho l’ordine di scopare con lui, io, nella mia adorata posizione da cagna, mi immagino strattonata e tenuta a guinzaglio dal mio Padrone.
In più occasioni il mio Padrone mi ha fatta divertire, mi ha concesso di fare la puttanella in giro stando lontana pochi millimetri dal cornuto. Il ricordo di un sabato sera,in una frequentata discoteca, mi fa sbrodolare come la più eccitata delle cagne..
Dovevo fare la troia con consapevolezza e lucidità, quindi appena arrivata al locale, nonostante il freddo mi sono tolta il cappotto, il vestito che avevo indossato mi faceva sentire ancora più troia. Mi sono subito seduta su un divanetto e ho iniziato a guardarmi intorno, ho puntato un ragazzo e mentre lo facevo mi toccavo le gambe, le accavallavo e mi accarezzavo di continuo in maniera lenta, senza staccare mai lo sguardo da lui. Ancora con il bicchiere in mano mi sono alzata verso di lui per poi cambiare direzione, ma in pochi secondi era dietro di me, e tutti e due eravamo a pochi passi dal cornuto. Approfittando della calca, ho iniziato ad ondeggiare col bacino, sempre più veloce e premendo sempre di più sul suo cazzo. Lui ha allungato le mani sui fianchi poi mi ha stretto in vita, ma dopo poco gli ho detto che dovevo andare via e mi sono allontanata per passare al prossimo. Un saluto veloce al cornuto e sono tornata di nuovo in pista con la scusa di dover andare in bagno. Mi sono fatta palpare da due ragazzi, uno mi stava davanti e l’altro dietro, quello dietro mi toccava con fervore il culo, e dopo poco la sua mano era sotto al vestito, scivolava sui collant e sull’interno coscia, ed io ero sempre più bagnata, sempre più indegna. Ho continuato a ballare con tutti quegli sconosciuti, fino a che non si &egrave avvicinato uno che mi ha detto che mi aveva visto in cerca di attenzioni, e che aveva capito che volevo divertirmi e che mi vedeva porca. Mi ha stretta a lui, ha tentato di darmi un bacio e mi ha toccato il seno. Voleva scopare, io gli ho messo la mano sul cazzo, l’ho guardato e gli ho detto che molto probabilmente non mi sarebbe piaciuto scopare con lui, e che preferivo tornare dal mio fidanzato dall’altra parte del locale, umiliandolo nel peggiore dei modi.

Eccitata e troia, avevo una voglia matta di toccarmi, di sfondarmi e di farmi sfondare, soprattutto perché a pochi passi da me c’era un cornuto ignaro, inconsapevole di quanta voglia di scopare avessi..troia con tutti, ma mai con lui.

Un atteggiamento simile, ma ancora più spudorato l’ho avuto il sabato successivo, quando ho accorciato la gonna e ho lasciato gli slip a casa.
Lui non &egrave cornuto solo perché me ne vado in giro a fare la troietta eccitata, lo &egrave perché il mio Padrone mi sta guidando verso la sua inconsapevole sottomissione. Una sottomissione che &egrave cominciata prima ancora che me ne accorgessi. All’inizio si trattava di sottomissione indiretta in senso stretto, e subiva di riflesso le decisioni e gli ordini che mi dava il mio Padrone: astinenza , posizioni, pratiche’ tutto quello che mi veniva chiesto di fare lui lo subiva inconsapevolmente. Ancora oggi la regola generale &egrave invariata e quindi continua a subire quello che il Padrone mi ordina di fare ma con una differenza: la sottomissione deve passare per mano mia, devo essere consapevole di quello che faccio e di come lo faccio. Ho assunto un nuovo e piacevole atteggiamento autoritario, e ieri seguendo precise indicazioni del mio Padrone mi sono messa alla prova.
E’ venuto a casa mia, l’ho accolto con un atteggiamento rigido, austero. Con voce severa e sguardo risoluto l’ho rimproverato per alcuni suoi atteggiamenti, enfatizzandone gli aspetti negativi e, solo dopo averlo costretto ad ascoltarmi senza possibilità di replica, l’ho condotto nella mia stanza. Non gli ho permesso alcuna moina, ma l’ho fatto spogliare. Era completamente nudo e aveva uno sguardo incuriosito, ma ha avuto un’erezione dalle prime parole che ho proferito. L’ho fatto inginocchiare davanti a me, con le mani dietro alla schiena e l’ho fatto guardare mentre mi spogliavo anche io. Ha provato a prendermi ma gli ho intimato di stare fermo, di non muoversi e ho iniziato a grondare voglia, voglia di sentirmi finalmente piena, voglia di vedere la sottomissione sul suo volto e sul suo corpo. Mi sono avvicinata a lui e gli ho fatto sentire l’odore della mia figa, il mio Padrone mi aveva regalato un orgasmo pochi minuti prima, e volevo che sentisse quanto avevo goduto anche se non poteva rendersi conto di cosa fosse successo poco prima nella stessa stanza. Questo pensiero mi faceva colare ancora di più..Ha provato di nuovo ad afferrarmi e ad avvicinarsi alla mia figa; gli ho preso di nuovo le mani, colpendole con forza e non si &egrave più mosso. E dopo averlo guardato ancora un po’ mentre era in ginocchio davanti a me e mentre il suo cazzo si faceva sempre più duro per questo, ho appoggiato una gamba sul letto, gli ho inclinato la testa e mi sono fatta leccare la figa. L’ho rimproverato quando non riusciva a gestire la saliva, e lo richiamavo quando la sua lingua schiacciava troppo forte, troppo piano o troppo veloce sul mio clitoride.
L’ho fatto giocare un po’, mentre io continuavo a sbrodolare e dopo qualche minuto gli ho detto di fermarsi. L’ho fatto mettere a 4 zampe e a testa bassa; gli sono andata dietro e facendo leva sulle braccia che avevo poggiato sulla sua schiena, ho sollevato le gambe e mi sono accomodata sulle ginocchia. Gli ero sopra, a peso morto, e speravo che soffrisse per questo; comprimevo e facevo forza sulle mani e sulle gambe e, quando ho capito che riusciva a sorreggermi senza particolari sforzi, ho iniziato a fare leva poggiandomi sul collo, e finalmente ho sentito il dolore sotto le mie mani. Dopo qualche minuto mi sono messa nella posizione da cagna e mi sono fatta penetrare, ma ad ogni colpo lo incitavo: volevo di più, doveva darmi di più, doveva imparare a scoparmi da uomo, con forza e bestialità..non lo facevo rallentare e, infatti, dopo poco ha goduto. Ammetto che questa forma di umiliazione mentale mi ha dato la massima soddisfazione, dopo questo incontro mi sono sentita totalmente appagata come non succedeva da tempo..e ringrazio il mio Padrone che mi ha fatto dono di un giocattolino tutto mio. Il mio Padrone conosce ogni dettaglio della mia vita e della mia giornata, in questo modo può averne il pieno controllo e può liberamente decidere cosa farmi fare e con chi.’ Quando ha saputo del mio nuovo lavoro, ha preteso di conoscerne i dettagli e ha preteso che mi comportassi per quella che sono, mi vuole puttana, sempre e comunque.
Molte delle ore lavorative le passo in giro con il mio collega. &egrave molto giovane, ha 23 anni. Bassino, moro e con uno sguardo molto sveglio. Lo conoscevo già, ma la nostra conoscenza era limitata ad un semplice scambio di saluti e qualche battuta ogni tanto. Lui come tutti, mi ha sempre vista come la classica brava ragazza , fidanzatissima e casta.. &egrave forse per questo motivo che ci ha impiegato tempo a metabolizzare la natura dei miei sguardi provocatori. Già dal primo istante, infatti, ho iniziato a lanciargli delle occhiate che nulla lasciassero al dubbio, e ho iniziato da subito a cercare qualsiasi contatto con lui. Ho inventato scuse su scuse per sentire le sue mani addosso, ogni occasione era buona per fargli prendere confidenza con la mia pelle: volevo il suo cazzo dritto ogni volta che mi avvicinavo a lui, volevo che si arrapasse al mio solo pensiero.
Col passare dei giorni, il mio collega aveva iniziato a conoscere i miei seni, li aveva sentiti tra le sue mani, aveva tastato la generosità del mio culo, gliene ho servito la visione in più occasioni e, trovando le più improbabili scuse, gli permettevo di palparlo.
Aveva finalmente accantonato quella sbagliatissima prima impressione.’

Siamo spesso in giro in macchina e ogni giorno cerco un modo per rendere interessante il viaggio. Un po’ per comodità, un po’ perché cerco in continuazione di entrare in contatto con la mia figa sempre bagnata, poggio il cellulare tra le gambe quando guido. Quella mattina indossavo un paio di leggins attillatissimi e molto sottili, e la prolungata astinenza a cui mi aveva costretto il mio Padrone faceva sì che la mia figa fosse reattiva al minimo tocco, così quando mi sono arrivati una serie di messaggi e il telefono ha iniziato a vibrare in continuazione, l’ho fatto subito presente al mio collega. Ogni vibrazione mi faceva sussultare, e lui, avendo capito il gioco, ha fatto partire una chiamata. Ho sorriso complice, e ho posizionato il cellulare in modo tale da stimolare al massimo il clitoride gonfio e pulsante. Ad ogni movimento mi sentivo inondata di piacere soprattutto perché leggevo la mia stessa eccitazione negli occhi del mio collega. Purtroppo eravamo giunti a destinazione, ma io non vedevo l’ora di rientrare in macchina e di far guidare lui: volevo finire quello che avevamo iniziato. In quell’ufficio non riuscivo a tenere mani e gambe ferme, il richiamo della mia figa era troppo forte ma ho aspettato impazientemente il momento in cui siamo risaliti in auto e ho subito dato inizio ad una serie di messaggi in un gruppo i pieni di gente,e grazie alla raffica di risposte ricevute, il cellulare ha preso a vibrare immediatamente, ed io avevo ripreso a provare piacere, anche se le vibrazioni erano corte e distaccate. L’ho fatto presente al mio collega, che intanto mi guardava fingendosi distratto. Da bravo ragazzo quale &egrave mi ha sorriso, e mi ha regalato un po’ di sollievo; ha ripreso a telefonare e a far ripartire la telefonata come se fosse un automa: era troppo preso a guardarmi sospirare, gemere. Mi guardava sfiorarmi su tutto il corpo, mentre il cellulare continuava a vibrare sulla mia figa che grondava piacere ad ogni scossone. Mi sono lasciata andare completamente, e la sua presenza non mi inibiva affatto, ma mi eccitava ulteriormente, tanto da portarmi anche abbastanza velocemente all’apice del piacere. Mentre ero seduta, infatti, ho reclinato la testa di lato e mi sono letteralmente abbandonata alla situazione ed ho accolto quel tanto atteso orgasmo. Sono stata investita da incontrollati spasmi di piacere che mi ricordavano ad ogni sussulto quanto mi piacesse sentirmi così troia, quando godessi nel sapere che mi stavo comportando come una schifosa puttanella senza ritegno..
Rientrati in sede, ho approfittato della pioggia battente per ricordare al mio collega quanto fossi bagnata..e lui, senza troppi giri di parole ha chiesto di poter controllare. Gli ho risposto ‘Prego’ e in un attimo mi era davanti, a infilare una mano nei jeans. Ho sentito il suo dito sfiorarmi il clitoride, per poi scivolare dritto in figa, effettivamente bagnata e in poco tempo letteralmente fradicia. Mi sono appoggiata alla sua spalla e l’ho lasciato armeggiare con la mia figa vogliosa, avida del suo tocco, vogliosa di godere ancora e ancora. Purtroppo siamo stati bruscamente e prematuramente interrotti, ma di tempo davanti a noi ne abbiamo ancora tanto..
Eccitata e un po’ amareggiata sono tornata a casa, ma la mia giornata non era ancora finita..Ero in bagno ad asciugare i capelli, quando ho sentito qualcuno bussare. Due tecnici erano venuti a prendere la lettura di qualche contatore. Gli ho chiesto di aspettare un secondo: indossavo lo stesso leggins nero attillato, e una canottiera scollata, non indossavo né slip né reggiseno, e non so per quale assurdo motivo avevo pensato di rivestirmi prima di aprire, ma sono rinsavita subito e ho aperto ai due operai così ‘vestita’: seminuda, col seno in evidenza e con i capezzoli durissimi che sembravano forare la canottiera, alzata accuratamente sui fianchi e sul culo. Volevo che tutto di me fosse in evidenza e soprattutto volevo i loro occhi addosso, e i loro cazzi dritti. Una volta aperta la porta, i due tecnici sono rimasti in silenzio per qualche secondo, poi si sono presentati e hanno chiesto di essere accompagnati ai contatori. Continuavano a guardare e a sorridere, e a manifestare con lo sguardo la loro sorpresa di trovarmi così a mio agio nonostante fossi seminuda. Gli ho fatto strada, ancheggiando e camminando lentamente e quando mi giravo verso di loro erano intenti a lanciarsi occhiatine complici, sentivo i loro occhi spogliarmi di quel po’ che mi era rimasto, sentivo il loro desiderio e sentivo il mio, sentivo la mia voglia di succhiare i loro cazzi, di sentirli tutti e due nella mia lurida bocca da cagna. Questo atteggiamento mi ha fatta sentire così compiaciuta, così puttanella, così bramata..e tanto bagnata, ancora una volta. Avevo in mano una bottiglia d’acqua, di quelle piccole e, appena giunti ai contatori, ho iniziato a passarmela tra le tette, mettendole ancora di più in evidenza. Senza dire neanche una parola, tutti e tre stavamo sperando la stessa cosa, tutti e tre avremmo voluto che al posto di quella bottiglia ci fossero i loro cazzi, che sembravano esplodere in quei pantaloni. Uno dei due operai mi ha fatto qualche domanda tecnica, ma gli ho dovuto ripetere per tre volte la risposta: era troppo distratto dalle mie mani che continuavo a passare sui fianchi e dalla lingua che quasi ingenuamente passavo sul labbro inferiore.
Purtroppo il loro tempo di permanenza era terminato, e sono andati via col cazzo duro, con la voglia di sbattermi in quella cantina ed io, da brava troietta addestrata, mi sarei prestata volentieri ad accontentare le loro voglie. Il desiderio di incontrare il mio Padrone era così forte che mi ha spinto a raggiungerlo nella città in cui vive, lontana più di mille km dalla mia.
Nei primi giorni vari imprevisti ci hanno impedito di vederci, ma poi ho ricevuto una mail all’indirizzo di posta che uso solamente con il mio Padrone: era la conferma di avvenuta prenotazione di una stanza di Hotel nella zona in cui avremmo dovuto incontrarci. La lettura di quella mail mi ha lasciata in trance per qualche minuto, stavo già pregustando tutto quello che avrei potuto finalmente sentire sulla mia pelle. Questi attimi di esaltazione mentale si sono trasformati subito in gocce di piacere ed eccitazione che mi scorrevano tra le gambe.
Erano giorni che il mio Padrone mi ordinava di troieggiare in giro per la città e più riuscivo a comunicare ai passanti quanto mi sentissi puttana, più la mia figa colava ma,nonostante ciò, avevo il divieto assoluto di toccarmi e di darmi sollievo, questo fino alla sera in cui avevo ricevuto la conferma di prenotazione: dopo qualche ora il mio Padrone mi aveva detto di sfondarmi la figa fino allo sfinimento, ma senza mai godere ed &egrave inutile dire che mi sono addormentata in una pozza di umori che hanno ripreso a scorrere il mattino seguente.
Mi sono preparata per il mio Padrone con la massima dedizione ed attenzione, avevo ricevuto istruzioni precise che ho cercato di seguire accuratamente: ho legato i capelli in una coda di cavallo, trucco leggero e ho indossato il corpetto che avevo precedentemente acquistato per lui. Ho aspettato che mi inviasse tutte le informazioni necessarie per recarmi in hotel e con un po’ di apprensione sono andata dove mi aveva chiesto. Difficile razionalizzare cosa ho provato in quelle ore, se da un lato ero felicissima di realizzare tutto quello che per mesi avevo solo immaginato, dall’altro avevo il terrore di deludere le sue aspettative, temevo di non essere all’altezza della situazione ma per ogni messaggio che ricevevo vivevo il più forte desiderio che avessi mai provato fino ad allora.
Poco prima di arrivare in hotel il mio Padrone mi aveva ordinato di spogliarmi, di rimanere solo col corpetto, di indossare il collare e di lasciare il guinzaglio ai miei piedi: l’avrei aspettato sul letto a 4 zampe col culo rivolto verso la porta. Ho fatto come mi ha chiesto, e mentre aspettavo nella posizione da cagna temevo di bagnare il letto con tutto ciò che stava sgorgando dalla mia figa. Dopo qualche minuto ricevo un altro messaggio, un altro ordine. Il suo tono così categorico non ammette obiezioni, ma mai vorrei farne..e così inizio a sfondarmi il culo con un grosso tubetto di gel lubrificante, più lubrificante mettevo in culo e più ne cacciavo dalla figa, mentre mi sfondavo sono stata interrotta da una telefonata: era il mio Padrone che stava per salire in camera e mi aveva ordinato di tenere gli occhi chiusi e di non aprirli per nessun motivo al mondo. Ancora qualche attimo di attesa e ho sentito la porta aprirsi, ho sentito i suoi passi dietro di me e ho sentito la sua voce: ‘ che bella visione, cagna’. Non ha fatto nemmeno in tempo a finire la frase che ho sentito una sonora sculacciata che mi ha fatto sobbalzare. Ho salutato il mio Padrone, restando ad occhi chiusi e non immaginando minimamente cosa avrebbe voluto fare con me, ho scelto di essere sua e con me e di me può fare quello che vuole, sempre. L’ho sentito muoversi alle mie spalle, si stava spogliando ma in poco tempo era di nuovo dietro di me e mi stava colpendo forte sul culo e sulla figa, mai avevo provato un dolore così appagante e mai avevo desiderato ricevere colpi e cinghiate fino allo sfinimento, mi ha chiesto se sopportassi il dolore e se ne volessi ancora, ovviamente gli ho risposto di si. Non so bene con cosa mi ha colpito, se con una cintura o se ha usato il mio guinzaglio, dopo la raffica di colpi, l’ho sentito fare il giro del letto: era davanti a me, il suo cazzo era davanti a me e ho faticato tanto a non muovermi, ma non ho avuto molto tempo per pensare perché mi ha subito bloccato la testa e mi ha incappucciata, subito dopo uno schiaffo non molto forte,ma che mi ha ricordato quanto fossi sua e soprattutto quanto mi piace esserlo. Se anche avessi voluto non avrei potuto vedere nulla se non quando l’avesse deciso lui, ancora oggi lo ringrazio per questa scelta: non vedere cosa succedeva intorno a me ha amplificato tutte le sensazioni, già potenti.
Ormai ero pronta, ma prima di tornare dietro di me mi ha ordinato di aprire la bocca e ci ha sputato dentro: ‘ingoia, troia’, senza fare storie, ma grata di quello che mi stava donando, ho obbedito. L’umiliazione di quello sputo mi &egrave rimasta particolarmente impressa, e anche se era una sensazione fisica del tutto nuova e inusuale per me, mi &egrave risultata particolarmente gradita. Intanto era tornato dietro di me,con un colpo secco mi ha piantato un dito in culo, in profondità e con l’altra mano ha preso a toccarmi il clitoride senza pressione, con un movimento leggero ma deciso che mi faceva impazzire di piacere e dopo poco ha iniziato sfondarmi la figa con il tubetto che ho inondato di tutti i miei liquidi, il suo tocco si &egrave fatto sempre più risoluto e veloce, mi stava scopando con quel tubetto e godevo come una schifosa cagna, non osavo immaginare cosa avrei provato se mi avesse fatto dono del suo cazzo. Ero una troia riempita in tutti i suoi buchi, mi scopava con forza il culo con le dita e mi riempiva la figa che colava senza ritegno, e gemevo ad ogni tocco della sua mano che sapeva bene cosa fare e come muoversi, mi ha ordinato di godere e dopo qualche minuto &egrave arrivata la prima scarica di fremiti e di piacere, il primo orgasmo per mano del mio Padrone.
Non mi ha dato nemmeno il tempo di riprendermi che già stava di nuovo armeggiando col mio culo, e con la mia figa che implorava di essere riempita di lui, ma non era ancora il momento. Ascoltavo la sua voce ferma, assaporavo il suo tocco deciso e adoravo ogni suo movimento che non vedevo ma sentivo benissimo, mi sentivo in estasi, sicura di quello che stavo facendo. Ogni tanto mi infilava le dita in bocca per farmi leccare il mio piacere, &egrave un sapore che avevo già imparato a conoscere ma che il quella occasione era particolarmente intenso.
Non avevo mai visto il mio Padrone, conosco poco di lui eppure avevo scelto liberamente di incontrarlo e di farmi usare da lui a suo piacimento, che &egrave anche il mio. Avrei fatto di tutto per trovarmi a contatto con lui, che ha da subito avuto la massima presa su di me, ogni suo desiderio &egrave un ordine, e ogni ordine &egrave un mio desiderio. Lo &egrave stato da sempre, dal primo momento ed &egrave per questo che ho vissuto ogni istante con la massima intensità, con la massima voglia, con la voglia di essere liberamente troia con chi mi sta insegnando ad esserlo fino in fondo.
Mi ha fatto girare verso di lui, accompagnando la mia faccia verso il suo cazzo: ‘ odora il cazzo del tuo Padrone, puttana. Sentilo, apri la bocca e succhia’ non me lo sono fatta dire due volte e già lo stavo avidamente accogliendo tra le mie labbra da lurida puttana, da succhiacazzi come mi chiama lui. Mentre mi godevo ogni centimetro di quel cazzo che avevo tanto desiderato, ho alzato la mano per toccarlo ma me l’ha bloccata con fermezza e mi ha detto: ‘solo con la bocca, cagna e adesso inginocchiati’ e così ho fatto.
Mi ha fatto rimettere a 4 zampe sul letto e poi di nuovo sul pavimento. Ha agganciato il guinzaglio al mio collare mi ha portato a spasso per la camera, il Padrone portava a passeggio la sua cagna in calore, non vedevo dove andavo e non ne avevo bisogno, ero guidata da Lui che non perdeva occasione per tirare con forza il guinzaglio, stringendomi forte al collo e più mi sentivo stretta e più ero appagata. Quella sensazione di essere completamente in mano sua mi fa sentire sollevata, completa, in pace con me stessa e con la mia riscoperta natura di schiava libera.
Mentre gattonavo sul pavimento mi ha strattonato con forza e con forza mi ha spinta a terra, ero seduta a gambe aperte con la testa sollevata, mi ha fatto aprire la bocca e di nuovo ci ha sputato dentro, e a me iniziava proprio a piacere quella nuova sensazione. Dopo avermi fatto ingoiare la sua saliva mi ha fatto aprire di nuovo la bocca e ha iniziato a scoparmela, tenendomi la testa ferma. Non avevo mai provato la sensazione di un cazzo che arrivasse dritto in gola, mi sentivo soffocare, non riuscivo a respirare e sentivo quasi un senso di rigurgito ma cercavo di resistere per quanto mi fosse possibile: più &egrave soddisfatto il mio Padrone e più lo sono io. ‘Non hai mai preso un cazzo tutto in bocca, troia? Imparerai a farlo’ ‘Si, Padrone’.
mi ha rimessa sul letto, mi ha aperto il culo con le mani e senza dire nemmeno una parola mi ha sbattuto il cazzo nella figa, quel colpo inaspettato mi ha fatto trasalire di piacere, e per molto tempo mi ha scopata nella posizione che più mi rappresenta. La cagnetta aveva finalmente ricevuto il cazzo del suo Padrone, non c’era niente che avrebbe potuto renderla più devota al momento. Non sono abituata a godere così tanto e per così tanto tempo, e difatti quando mi ha ordinato di godere una seconda volta non ha dovuto attendere molto. E’ arrivata una seconda scarica di piacere, più potente della prima, la mia figa si stringeva attorno al cazzo del Padrone come a volerlo trattenere, ne volevo ancora. Lui intanto continuava a sbattermi a 4 zampe, e senza rendermene conto ho iniziato ad accompagnarlo nei movimenti il mio culo ondeggiava, andava avanti e indietro e me ne sono accorta solo quando mi ha detto:’che puttana che sei’.
Mi sono stesa sul letto e lui continuava a prendermi da dietro, avevo le cosce fradice soprattutto quando ha iniziato a parlarmi dritto all’orecchio ‘quanti km ti sei fatta per fare la puttana?Lo avresti detto qualche mese fa, troia?’ ‘No, Padrone..e tu lo avresti immaginato che sarei diventata così in pochi mesi?’ ‘Non si diventa così in pochi mesi, eri già così puttana’.
Mentre mi parlava ho chiesto il permesso di poterlo toccare, sentivo il suo corpo caldo, le sue mani, i suoi capelli e la sua saliva che continuava a riempirmi la bocca. Ha continuato a lungo a sbattermi da dietro, e io continuavo a non vedere niente, ma a sentire il suo cazzo instancabile e non mi sembrava vero: finalmente dopo anni e anni avevo incontrato qualcuno che mi scopasse a dovere e ricordo di essere stata colta da un altro orgasmo, ormai godevo a comando per il mio Padrone. Quando ne ha avuto abbastanza mi ha fatto scendere dal letto e mi ha detto ‘&egrave l’ora della sborra, cagna’. Mi sono inginocchiata ai suoi piedi e ho sentito un getto caldo sul mio corpo, poi in bocca e dopo poco in gola ‘bevi, cagna. Non devi sprecarne nemmeno una goccia’. Nessuna goccia &egrave andata sprecata, ho cercato di raccoglierla tutta, mi piace proprio tanto la sborra del Padrone.
In quegli stessi momenti mi ha liberato la testa dal cappuccio, ho aspettato qualche secondo per aprire gli occhi, volevo essere sicura di avere il permesso di aprirli e così ho fatto, e per la prima volta ho visto il mio Padrone. ho visto in volto quella stessa sicurezza che mi aveva comunicato la sua voce per mesi e ne &egrave valsa davvero la pena aspettare tanto per poter osservare il suo sguardo. Per tutto questo tempo mi sono sempre sentita i suoi occhi addosso, ma vederli che mi scrutavano così impenetrabili mi ha resa ancora più appagata. Tutta la situazione, sebbene inusuale, mi sembrava estremamente naturale ed indispensabile per me.
Dopo pochissimi minuti era di nuovo pronto e mi ha di nuovo ordinato di fargli un pompino, anche io mi sentivo di nuovo pronta, ero insaziabile.
Il mio Padrone era sdraiato sul letto, io a 4 zampe ai suoi piedi mentre facevo scivolare il simbolo del suo potere nella mia bocca, che lo accoglieva con estremo piacere. Ero avida di quel cazzo, l’avrei succhiato per ore ma sapevo che solo lui poteva decidere cosa fare e ha deciso che era arrivato il momento di filmare la sua cagna mentre leccava il cazzo e le palle del suo Padrone. Sono giorni che guardo e riguardo quel video, e ascolto il mio Padrone che ordina di guardarlo mentre succhio.
Ha poi deciso di farmi cavalcare il suo cazzo: non poteva farmi regalo migliore, era dal primo momento in cui l’avevo visto che non desideravo altro. E senza farmelo ripetere due volte, gli sono salita sopra e ho dato sfogo a tutta la mia voglia. Sembravo impazzita, avevo sotto di me un cazzo degno di essere chiamato tale, che mi stava regalando il piacere più intenso che avessi mai provato, e che aveva quella resistenza che non avevo ami conosciuto prima. Il mio Padrone mi ha concesso un quarto orgasmo, e dopo poco anche un quinto. Iniziavo a sentirmi esausta, ma non volevo perdermi nulla di quell’occasione e mi sono adagiata su di lui continuando a scopare come un’ossessa. Purtoppo il tempo passava, e lui non ne aveva molto a disposizione, quindi mi ha fatto inginocchiare ancora ai suoi piedi e mi ha scaricato tutta la sua sborra dritto in gola, ho ingoiato tutto per non soffocare e per non perdermene nemmeno un po’.
Avevo vissuto la più eccitante esperienza della mia vita, soprattutto perché mi ero sentita appagata e sicura nelle sue mani. Mi sono lasciata andare completamente, e non smetterò mai di ringraziare il mio Padrone per questo. Ho vissuto sensazioni fisiche molto forti, ma quello che non dimenticherò mai &egrave il completo senso di abbandono che mi ha regalato un forte senso di leggerezza. Legata e umiliata nel corpo, ma libera nello spirito. Il mio Padrone mi domina da mesi, controlla il mio corpo, ma soprattutto la mia mente ed &egrave quotidianamente presente nella mia vita. Gli ho affidato la mia ragione, i miei istinti e i miei desideri, e lui non solo li custodisce con cura e rispetto, ma sa metterli a frutto e riesce a sfruttarne ogni potenzialità. Difatti, quando gli ho confessato che desideravo approcciarmi ad una situazione a tre, mi ha subito chiesto cosa ho provato nell’immaginare il mio cornuto scopare con un’altra donna davanti ai miei occhi. Sorpresa di me stessa, gli ho confidato che quell’immagine mi faceva sbrodolare la figa e non poco, dopo qualche minuto avevo ricevuto l’ordine di trovare una prostituta da far pagare al mio cornutone e da fargli scopare. Avrei deciso tutto io, e soprattutto avrei coinvolto l’altra zoccola nel MIO gioco, quindi in quello del mio Padrone. Entrambe avevamo il compito di umiliarlo per bene, e solo dopo avrebbe potuto scopare la puttana, l’altra.
Ho cercato e trovato una puttana, avevo concordato tutto al telefono e avevo preso un appuntamento.
Sono uscita di casa col cornuto ignaro di tutto..gli ho detto che saremmo andati a casa di una mia vecchia amica di università, che non vedevo da tempo e che avevo ricontattato quasi per caso. Davanti al portone gli ho detto la verità: lo stavo portando da una puttana, ma lui era e restava mio. Per questo gli avevo portato un collare e un guinzaglio che testimoniassero il mio continuo possesso su di lui, sulla sua mente e sul suo corpo. Quel guinzaglio me lo fece comprare tempo fa il mio Padrone, e mi aveva detto che avrei potuto darglielo solo in occasioni speciali: me ne aveva creata una perfetta. Ho spiegato al cornuto che avrei condotto io il gioco, che avrei deciso io ogni cosa e, soprattutto che ogni iniziativa doveva partire da me e da nessun altro.
Si &egrave mostrato inizialmente titubante, timoroso, ma eccitato, esaltato, incredulo ma piacevolmente stupito. Ho osservato che non mi sembrava affatto dispiaciuto, e che poteva smettere di fare l’ipocrita con me, se avesse voluto si sarebbe incamminato verso la macchina, ma non &egrave mai successo.

Una volta certa di aver impartito tutte le informazioni, mi sono lasciata andare e ho vissuto una forma di eccitazione veramente indescrivibile, la mia figa era inarrestabile. La sentivo pulsare, gonfiarsi, implorava sollievo, implorava una mano che la accarezzasse, qualcosa che la riempisse.
Mi si &egrave annebbiata la ragione e ho iniziato a ragionare solo di figa. Ho salutato la puttana e sono entrata per prima. Lui era dietro di me e soprattutto era tenuto da me, portato al guinzaglio in evidenza, e condotto con sufficienza da dietro. Avevo il’ braccio sollevato e appoggiato sulla spalla e lo tiravo , senza neanche guardarlo.
La puttana indossava un completino rosso, coperto da un velo trasparente. Si vedeva perfettamente la sua terza misura, abbondante e ben fatta. Aveva una pelle bellissima, liscia, setosa.
Bionda e riccia, capigliatura trasandata e trucco pesante, labbra sottili e malamente truccate, ma quell’immagine rendeva meglio l’idea della situazione. Scarpe vertiginosamente alte, piedi ben curati e aggraziati.

Il cornuto era fermo, immobile e imbambolato, l’ho strattonato forte e gli ho ordinato: “Paga, muoviti’. Ha pagato la troia e gli ho ordinato di spogliarsi, contrariamente a quanto mi aspettassi aveva il cazzo ancora non completamente duro, era particolarmente preso dalla situazione.
Io mi sono seduta sul letto e mi sono tolta le scarpe e i jeans, ho fatto respirare un po’ la figa. Ho chiesto alla puttana di sedersi vicino a me e ho ordinato al cornuto di mettersi a terra. L’ho tirato per il guinzaglio e l’ho fatto strisciare ai nostri piedi. Con un colpo secco gli ho fatto abbassare la testa’ e gli ho detto “Già sai che devi fare, vero troia?” e il cornuto ha iniziato a leccarmi i piedi. Mi sono divertita più volte a strattonarlo e a lasciare che mi guardasse con quell’aria da cane bastonato che non capiva cosa stava sbagliando.
Difatti non ero soddisfatta, quindi gli ho detto di fermarsi e gli ho sputato su una mano, doveva schiaffeggiarsi da solo e così ha fatto, ogni tanto gli ricordavo di fare più forte e quando la guancia era abbastanza rossa e piena della mia saliva gli ho detto di fermarsi, eccarezzandolo sulla testa e dicendogli che era stato bravo.
La vicinanza a me, e la familiarità del mio tocco gli aveva fatto venire il cazzo duro, ho sfilato la cintura dai suoi jeans e ho iniziato a solleticargli le palle, dicendomi meravigliata di averle trovate. Le puttana era sempre seduta, e ho ordinato al cornuto di strisciare verso di lei, e per facilitare e velocizzare i tempi l’ho condotto da lei al guinzaglio. Arrivato ai suoi piedi gli ho ordinato di baciarli e leccarli, ma di essere delicato. I rumori che provenivano dalla sua lurida bocca non mi piacevano per niente, allora ho preso la cinta e gli sono andata dietro. Si &egrave fermato, ma non doveva perché nessuno glielo aveva ordinato quindi gli ho assestato un colpo su quelle chiappe in posizione da cagnetta bastarda che aveva assunto. Mi stavo divertendo abbastanza, ma era giunta l’ora di godermi un po’ lo spettacolo.
Mi sono spogliata e accomodata ai piedi del letto. La puttana ha chiesto se dovesse prendere il cazzo del cornuto in bocca, gli ho detto di si ma solo perché volevo vederla spompinare un po’. In effetti, mi sembrava molto esperta, e la meccanicità con cui ha eseguito il tutto, mi ha fatto arrapare ancora di più. Quasi avrei voluto essere al suo posto.
Il cornuto stava per godere. Dovevo stemperare la situazione, quindi l’ho fatto mettere a 4 zampe sul letto, e l’ho colpito ancora.
L’avevo sfreddato un po’: mi sono accomodata sulla poltrona e ho detto a lei di salirgli sul cazzo. Quell’immagine mi ha fatto raggiungere il picco di massima eccitazione. Ho iniziato a sfondarmi con tutte le dita davanti a loro, lei era ancora ferma ed io stavo già per godere. Lei affondava sul cazzo del cornuto in maniera decisa, secca. L’ha fatto una prima volta, una seconda..e lui ha goduto. Ho urlato al cornuto che mi sembrava una puttanella alle prime armi, non ancora in grado di controllare il suo cazzo. L’ho fatto rivestire e siamo tornati a casa, e anche se delusa perché avevo altre ordini da eseguire prima di poter godere, ancora ringrazio il mio Padrone per avermi concesso una serata così speciale. Falliti i tentativi di riaccendere la passione con la mia vecchia compagna di giochi, il mio Padrone mi ha subito messa alla ricerca di nuove amiche. Una ricerca che &egrave durata mesi, e non &egrave stata per niente facile. Tutte sappiamo, infatti, di quanti uomini si fingono donne e quanto sia raro trovare una ragazza sul web che sia veramente tale.
Nonostante abbia perso qualche mese, i frutti di questo lungo lavoro sono finalmente arrivati, ed &egrave stato estremamente piacevole raccoglierli.
Elena ha risposto ad un mio annuncio, e dopo i controlli di rito (voce, webcam), abbiamo iniziato a conoscerci. Mi ha parlato tanto, mi ha raccontato molto di lei, delle sue voglie, dei suoi desideri e della sua insoddisfazione sessuale. Abbiamo molto in comune io ed Elena, giovani entrambe ma sentimentalmente impegnate da anni, e con la voglia di riscattare la nostra femminilità e, soprattutto, la nostra sovranità sessuale.
Oltre ad essere molto remissiva, Elena &egrave anche molto carina. Bionda, alta, magrolina, seno piccolo ma sodo e ben fatto e, soprattutto, ha un culetto incantevole (anche a detta del mio Padrone). Avevo potuto ammirare la sua bellezza quasi da subito perché, nonostante si sia presentata come una ragazza timida e timorosa, Elena ha il fuoco dentro, e ha una necessità quasi fisiologica di lasciarsi andare. Quindi, già nei nostri primi scambi in webcam, mi aveva tranquillamente mostrato se stessa e le sue voglie, e mi mostrava come si dava da fare per soddisfarle. Più volte l’ho vista spogliarsi nella sua stanza e più volte ho visto i suoi occhi accendersi di passione, ho visto le sue mani scivolare tra le gambe e ho visto le stesse spalancarsi ed accogliere le sue dita agili e velocissime. L’ho vista godere, e lei ha visto me. Mi ha vista sfondarmi la figa con tutto ciò che avevo a disposizione, mi ha visto grondare, mi ha sentita gemere di piacere, mi ha vista abbandonata alle sensazioni del momento e ci siamo più e più volte abbandonate insieme.
I presupposti erano buoni. Dovevo incontrarla a tutti i costi, e il mio Padrone mi ha più volte ordinato di farlo. Dopo qualche settimana &egrave successo. Ci siamo date appuntamento una prima volta per rompere il ghiaccio, e una seconda volta per ‘approfondire’.

Impaziente di vivere quei nuovi momenti e quelle ormai dimenticate sensazioni, e impaziente di soddisfare il mio Padrone, sono arrivata al luogo dell’appuntamento e lei era già li ad aspettarmi. Portava i suoi lunghi capelli biondi raccolti in una morbida e quasi trasandata coda di cavallo. Aveva un vestitino a fiori, e la visione delle sue gambe nude mi faceva indecorosamente bramare ogni centimetro della sua pelle.
Mi sono scusata per l’attesa, e l’ho invitata a prendere un caff&egrave. Nonostante stessi già colando dannatamente, ho cercato di tenere una parvenza un po’ più degna. Adoro quando la mia anima da troia insaziabile diventa evidente, ma non volevo spaventare né intimidire Elena, almeno non inizialmente. Così mi sono sforzata di rispettare i convenevoli e gli argomenti di conversazione di rito.
Ma io stavo fingendo, e lo stava facendo anche lei e ogni volta che la guardavo negli occhi, avevo la sensazione che mi stesse implorando di smetterla.
Così, senza perdere ulteriore tempo prezioso, le ho confessato di essere eccitata, e che le mie intenzioni erano le stesse di sempre e da sempre: volevo scopare con lei.
A sorpresa, si &egrave detta altrettanto eccitata. Non ero sorpresa del fatto che lo fosse, ma che lo avesse ammesso così tranquillamente.
Mi sono fatta coraggio e le ho chiesto se potevamo andare da lei, sapevo che a quell’ora nessuno ci avrebbe dato fastidio.
Mentre guidavo, la sentivo irrequieta al mio fianco, e ho tentato di tranquillizzarla. Le ho ricordato che non deve temere, né vergognarsi per le sue voglie. Avevamo voglia di assaporarci, ed ero terribilmente eccitata, ma lei avrebbe potuto dire di no o fermarmi in qualsiasi momento. Ha ammesso di essere agitata, ma allo stesso tempo troppo eccitata per fermarmi e che non aveva nessuna intenzione di farlo, d’altra parte ne ero certa.

Arrivate da lei, siamo andate direttamente in camera sua, ricordo che in quei momenti non desideravo altro . Abbiamo iniziato a fissarci, sempre più intensamente e, tutto ad un tratto, senza dire nemmeno una parola eravamo nude sul suo letto. Senza parlare ci siamo messe in ginocchio, mi sono avvicinata a lei e abbiamo iniziato a strusciarci. Il suo seno contro il mio, le sue gambe contro le mie, la sia figa che cercava la mia. Le mie mani non davano tregua ai suoi capezzoli, immediatamente turgidi e invitanti. Ho iniziato a stringerli, poi a leccarli e infine a morderli.
Sentivo il suo respiro farsi sempre più pesante, e non &egrave riuscita a trattenere i gemiti, sempre più insistenti e quasi lamentosi. Quando ho iniziato a sfiorarle la figa, le mie dita erano già zuppe dei suoi umori. Non ho resistito e le ho infilato un dito dentro.
-‘Ancora’ mi ha detto, e gliene ho infilato un altro.
L’ho fatta stendere, e ho preso a scoparla incessantemente con due dita. Non bastava a lei, e non bastava nemmeno a me. Sentivo il suo corpo fremere, e la sua testa scuotersi sul cuscino. Mi sussurrava di continuare, e così ho fatto per un po’. Dopo aver assaporato il suo succo di figa, le ho allargato le gambe e ho iniziato a leccarle la figa, prima piano, il tempo di prendere confidenza col sesso femminile, abituata a succhiare cazzi mi &egrave parso strano per qualche attimo, ma dopo pochissimo mi &egrave sembrata la sensazione più naturale del mondo e ho iniziato ad agitare la lingua sempre più veloce. Ho giocato un po’ con le labbra, per poi stuzzicarle il clitoride sempre più gonfio e pulsante. La mia lingua continuava a darle piacere, mentre con le dita le penetravo quella figa schifosamente zuppa. Sentivo il suo orgasmo che stava per esplodermi in bocca, sentivo la sua cavità stringersi intorno alle dita implacabili, fino a quando non mi ha urlato che stava venendo.
Ho continuato a penetrarla con la lingua, mentre succhiavo avidamente tutto ciò che mi stava offrendo. Sentivo ancora gli spasmi dell’orgasmo, e volevo averne anche io, ma non riuscivo a staccarmi dal suo corpo, così ho ripreso a toccarle e a leccarle il seno, e l’ho fatta mettere a 4 zampe per leccarle ancora la figa, da dietro, e la mia saliva continuava a mischiarsi con i suoi umori.
Elena mi ha interrotta, e dopo essersi ripresa, mi ha detto di voler subito ricambiare il trattamento ricevuto. Ero in ginocchio sul suo letto, a gambe aperte e lei ancora stesa, ma leggermente sollevata e impegnata a sgrillettarmi, Ho goduto dai primi tocchi, l’eccitazione di quei momenti era troppa. Sebbene stessi godendo come una maiala, non riuscivo a stare ferma. Così l’ho fatta stendere di nuovo e, incrociandomi con le sue gambe ho iniziato a strusciare la mia figa sulla sua. Una sensazione così naturale, il mio clitoride che strofinava contro il suo, i miei umori che si mischiavano coi suoi, l’interno coscia bagnato di saliva, piacere mio, suo..odori, sapori e sensazioni così forti e deliziose..non volevamo smettere.
Elena non riusciva più a trattenersi, mi urlava di continuare, mi implorava di andare più veloce, di non fermarmi. Ed &egrave esplosa di nuovo, sotto di me, sentire che stava godendo mi faceva godere ancora di più.
Ancora ansimante e rossa in viso, mi ha fatta stendere e ha preso a leccarmi la figa. Era dannatamente brava con quella lingua, che sebbene fosse novellina sembrava già così esperta..la visione del suo corpo nudo, del mio e della sua testa tra le mie gambe mi stava facendo impazzire. Non ho avuto molto tempo per fissare quell’immagine, perché in pochi secondi mi &egrave salita sopra, ha iniziato a muoversi veloce, era aggrappata alla mia gamba sollevata e lì non ho resistito. Ho goduto, sono esplosa anche io in un orgasmo liberatorio e molto, molto forte. Il mio respiro era ancora affannato, e mentre mi godevo gli ultimi spasmi ha goduto anche lei, ancora una volta. Eravamo esauste, ma soddisfatte e soprattutto ansiose di rivederci, il prima possibile.

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