Skip to main content
Racconti Erotici LesboTrio

La domenica dello scrittore

By 28 Agosto 2021No Comments

Me ne sono conto quando ho, acceso lo schermo bianco, la pagina di scrittura rimase intonsa per lunghi minuti.
I pensieri erano molti, contorti, fantastici, ma faticavano a diventare lineari nella mia mente per trasformarsi in parole e poi frasi di senso compiuto.
Ogni puntuale interruzione delle nostre figlie infilava il bandolo sempre più al centro della matassa al punto che per individuarlo dovevo ricominciare tutto da capo.
L’idea di tornare a scrivere per te, per noi, come già feci anni addietro, era estremamente eccitante, ma al contempo dura da realizzare.
Molto era cambiato tra di noi.
Ai tempi dei miei primi racconti non ci conoscevamo nemmeno. Ognuno aveva la propria vita ed io scrivevo per il gusto di esprimere il lato negato della mia essenza. Un lato nascosto a tutti, che diventava libero solo quando impresso su un foglio.
Ti ho conosciuto proprio con un racconto che scrissi per una tua collega e che tu, in maniera casuale, avevi ricevuto e letto.
Quel che era accaduto negli anni a venire aveva plasmato nel profondo la nostra coppia, rendendo superfluo scrivere i nostri pensieri e le nostre fantasie in quanto avevamo imparato a parlare tra di noi con grande sincerità. Questo avviene ancora oggi in ogni occasione, di gioia e di dolore, creando una complicità che molti ci invidiano.
Il desiderio di scrivere però non mi ha aveva mai abbandonato e ricordo come tu, in varie occasioni, mi avevi invitato a ricominciare.
Ma allora, qual era la mia paura? Il tuo giudizio dei miei pensieri, dei miei desideri più nascosti, che tendono ad emergere fortemente quando sono solo davanti al pc e sono libero di scrivere tutto quel che mi pare.
Non potevo però immaginare che la tecnologia mi avrebbe fatto uno scherzo così sorprendente proprio il giorno in cui avevo deciso di riprendere a scrivere.
Per non avere documenti “imbarazzanti” sul pc di casa avevo deciso di lavorare direttamente su un drive di Google. In questo modo i miei racconti sarebbe rimasti ben lontani da occhi indiscreti.
Ti ho accompagnato al lavoro in ospedale come uso fare quando prendi servizio la domenica pomeriggio.
“Buon lavoro amore mio… se oggi ricevi un messaggio particolarmente lungo… sarà meglio che lo leggi in un posto riservato…”
Hai capito subito quali erano le mie intenzioni: un pomeriggio dedicato alla scrittura.

_____________________________________________
TITOLO: “LA COLLEGA”

La crisi sanitaria italiana del 2020 aveva portato numerosi ospedali della nostra zona ad assumere con una certa rapidità varie figure professionali: infermieri neo laureati e medici neo specializzati avevano approfittato dei bandi pubblicati ed espletati in emergenza per essere assunti senza troppe graduatorie. Essendo stata la Lombardia, in particolare Milano e Bergamo, epicentro della pandemia, molti professionisti della sanità di altre regioni trovarono impiego proprio nella nostra ASST: per queste persone vitto e alloggio era garantito presso alberghi adiacenti le strutture ospedaliere. Mia moglie Cinzia si ritrovò a condividere stressanti turni di lavoro con giovani ed inesperti colleghi. In quel periodo mi sforzai in ogni modo di alleviarle le fatiche creando, al suo ritorno a casa, un ambiente familiare il più possibile sereno. Spesso mi chiedeva di fare l’amore subito, per esorcizzare la giornata passata nei reparti pieni di sofferenza e di dolore.
Quando mi raccontava dei suoi nuovi colleghi, mi riferiva spesso di persone poco esperte, molto giovani, che passavano parecchie ore in servizio in ospedale e il resto della loro giornata in “simil-quarantena” nelle stanze di albergo. Più volte pensai a quanto fosse difficile per loro “staccare” mentalmente.
A maggio il COVID maledetto iniziò a perdere virulenza e con il mese di giugno tutto iniziava a tornare alla normalità. Il caldo era ancora sopportabile e chi lo desiderava poteva tranquillamente iniziare a scoprirsi nel tragitto verso casa.
Recandoci in ospedale e rientrando a fine turno pomeridiano, spesso potevamo notare come le ragazze arrivassero a mezzogiorno vestite in modo ordinario ma, all’uscita, indossassero tutt’altro abbigliamento. Il nostro commento a volte si limitava ad essere: “Qualcuna fa serata!”. Altre volte eravamo parecchio più spinti, notando come certi abitini fossero un esplicito suggerimento di come avrebbe concluso la nottata la ragazza.
Tra tutte le nuove colleghe da poco assunte presso il suo reparto Cinzia mi aveva parlato della giovane Rebecca. Era stata assegnata al suo tutoraggio diretto e di conseguenza spesso condivideva con lei buona parte del turno.
La ragazza originaria della Romagna aveva risposto con entusiasmo al bando di concorso, lasciando lontani affetti e comodità per buttarsi a capofitto nella sua avventura lavorativa nonché il suo primo periodo sola fuori di casa. Nel primo mese l’eccitazione data dall’adrenalina l’aveva portata a pensare solo al lavoro, ma ora la tensione generale si era allentata, i reparti erano tornati alla lenta realtà di sempre ed il ritmo di turni lasciava parecchio tempo libero a Rebecca, trascorso in hotel, sola ed annoiata. Mia moglie, senza pensarci due volte, le aveva fatto notare che personalmente non avrebbe resistito a stare senza il proprio partner tutti quei mesi…
Vista l’età della ragazza, credendola falsamente pudica come sono spesso molte ventenni, si aspettava una risposta meno decisa. Invece Rebecca la stupì!
“Vedi Cinzia, il mio ragazzo è rimasto a Riccione, ma io ho portato con me tutti i miei giochini… l’unica cosa che posso fare è usarli per masturbarmi!”
Mia moglie non perse l’occasione e quella sera mi raccontò con dovizia di particolari la lunga chiacchierata che seguì, nella quale una donna di 45 anni ed una ragazza di 25 si scambiavano pareri sui migliori sexy toys sul mercato: primo classificato un moderno succhia clitoride con vibrazione ad ultrasuoni che, caso volesse, era stato regalato ad entrambe dai propri compagni nel periodo di Natale.
“Devi farmi conoscere questa Rebecca prima o poi”
“Sei il solito porco, ti parlo di ragazzine e parti subito per la tangente”
“Cinzia, amore mio, lo so che ti eccita vedermi con le altre donne… capisco che però con una collega potrebbe essere imbarazzante”
Per farmi perdonare dell’audace proposta quella sera usai proprio il Satisfyer per farla eccitare e, mentre con la mano maneggiavo l’arma impropria, nell’orecchio suggerivo a Cinzia le solite oscenità che ama ascoltare mentre gode.
“Amore mio… pensa a quel che succede tra le tue gambe… dimmi … cosa ti ha raccontato Rebecca?”
Solo nominarla la fece dapprima irrigidire. Mi lanciò uno sguardo di odio, quasi a voler interrompere i preliminari e buttare via la nostra serata di sesso. Ma la visione del mio membro durissimo per l’eccitazione, le mie mani tornate subito ad immergersi nei suoi abbondanti umori la fecero tornare nello stato di estasi precedente.
“Cosa fa Rebecca con il suo toys?”
“La puttanella, mi ha raccontato tutto… nei particolari”
“Davvero? E cosa ti ha detto?”
“Che quando è sola preferisce usarlo come vibratore puro… se lo passa tra le gambe chiuse a stimolare il clitoride e le grandi labbra…”
Mi misi sopra di lei, tolsi di mezzo il Satisfyer che prese a vibrare sul materasso di fianco a noi.
Infilai il mio cazzo duro tra le sue cosce chiuse, simulando la stessa scena raccontata da Rebecca. Con movimenti lenti presi a far scivolare la mia carne lungo la finestra delle sue labbra, fradice e scivolose, puntando il glande all’imboccatura delle sue viscere ma senza mai penetrarla.
“E poi si strizza i capezzoli… fino a che le fanno male”
Mi abbassai sui suoi voluminosi seni e le morsi prima un capezzolo, poi l’altro, fino a sentirla quasi gridare.
“Se lo infila dentro la troietta oppure no?”
“Non penserai mica di potermi scopare subito, vero?”
Si girò mettendo in mostra il suo culo magnifico, inarcando la schiena e mostrandomi il suo fiore in tutto il suo splendore.
“Liscia, bagnata come piace a me”
Infilai la lingua direttamente nella sua natura, assaporando gli umori che fluirono copiosi.
Con delicatezza allungai la punta della lingua fino a tintillarle il clitoride, osservando come ad ogni colpo si gonfiasse sempre di più.
Le piccole pause fatte mi permettevano di capire quanto stesse avvicinandosi all’orgasmo, lasciandole il tempo di respirare e parlarmi:
“Continua a dirmi porcate”
Raccolsi il succhia-clitoride e lo appoggiai da dietro sul suo bottoncino completamente esposto e scappucciato, rosso come una piccola ciliegia del nostro albero.
“Ti piacerebbe che fosse Rebecca a giocare li sotto, vero, mentre io sono qui con voi a guardarvi?”
“No amore… vorrei potermi masturbare vicino a voi mentre tu te la stai scopando…”
“Come, così?”
In un attimo mi infilai nella sua carne.
Spinsi il mio cazzo con una tale violenza che Cinzia colpì la testata del letto.
Ridemmo per alcuni istanti fino a che, per riportarla nel presente, le diedi uno schiaffo sul gluteo esposto alla mia mano.
Sollevando al gamba destra mi chiese di essere nuovamente schiaffeggiata.
“Sei una puttana”
Rallentai il ritmo della penetrazione e tornai ad appoggiare la mano sul suo clitoride, pronto a generare gli ultimi impulsi che le mancavano per raggiungere l’apice del piacere.
Le contrazioni sul mio cazzo mi fecero capire che l’orgasmo l’aveva raggiunta e in quel momento ripresi a sbatterla con tutta la passione che mi è possibile.
“Ti piace l’idea che mi scopi così la tua collega, vero? Vorresti vedermi mentre la riempio di caldo seme, vero?”
“Si amore… riempila… riempila tutta”
L’immagine di Cinzia che si masturba davanti ai miei occhi, la sua mano che accompagna il ritmo del mio sedere mentre io scopo con vigore la giovane Rebecca generò in me un’eccitazione tale da farmi esplodere come un vulcano nelle sue viscere.
La riempii gridando mentre sentivo il suo corpo che raggiungeva un secondo e più violento orgasmo.
_______________________________

Fine del primo nuovo racconto

Gli scherzi della tecnologia
Mentre oggi pomeriggio scrivevo il racconto direttamente sul drive di Google, tu hai aperto il file e lo hai letto in diretta. Se tanto mi da tanto lo avrai anche fatto sbirciare agli altri colleghi di reparto.
Razza di curiosona che non sa aspettare.

Sono venuto prenderti a fine turno come al solito.
Uomini di ogni età che arrivano a recuperare le loro donne.
Ragazzine che escono praticamente seminude, pronte per la serata…

E tu, che arrivi e mi saluti.
“Amore… vorrei presentarti Rebecca…”

Contatto autore: @Meg1973

Leave a Reply