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La mia vita di Ester P

By 22 Agosto 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

La mia vita di Ester P.
Cap. 1
Ricordi

Dopo la morte dei nostri genitori, gli assistenti sociali in accordo con i nostri zii e i nostri nonni ci hanno diviso. Da allora la mia vita, come quella dei miei fratelli è totalmente cambiata.

Penso spesso a come era la vita prima dell’incidente e la rimpiango. Penso alle litigate che facevo con i miei fratelli; alle lotte e le botte che ci davamo’.

Non mancano certo anche i bei momenti. Le lunghe serate a vedere la tv stravaccati a terra o sui divani, le pizzate fatte in casa o le feste preparate con risparmio, ma felici e spensierate.

Ora? Solo tristezza e malinconia. Nella mia camera piango. Mi sono isolata da tutti e da tutto. Gli unici spiragli di luce sono solo le lunghe telefonate con i miei fratelli o quando con il mio fratellino dormiamo abbracciati.
Solo insieme a lui mi sento meglio, mi sento meno sola. Soprattutto di notte quando la mente mi porta a ricordare i bei momenti passati quando eravamo una famiglia felice, normale. La pasta con il ragù, la gita al mare, i picnic fatti al parco, i giri in bici, le partite al pallone nel campetto’

Mi stringo al mio fratellino e così, abbracciati ci addormentiamo.

* * *

Il giorno del funerale. Fra le lacrime vedo gente e facce. Qualcuna la riconosco, altre no. Contorni confusi, ombre che un tempo erano i miei compagni di scuola, figure senza contorno e visi tristi mi abbracciano, patetiche frasi di circostanza, altri adulti, amici che porgono le loro cortesi condoglianze. False figure che dopo aver messo i nostri genitori sotto terra non si sono fatti più vedere.

Siamo rimasti soli. Noi quattro. Siamo abbracciati che contempliamo la grossa buca che accoglie le bare dei nostri genitori. Le casse non si intravedono a causa della quantità di fiori che sono stati lanciati dentro.

Piangiamo a dirotto. Non ci tratteniamo. Io per lo meno. Passo da una spalla all’altra, da un abbraccio all’altro. Siamo uniti. Siamo soli. Siamo una famiglia ci diciamo. Cerchiamo di consolarci in qualche modo, di farci coraggio. Sappiamo già cosa ci accadrà e questo ci rende ancora più tristi. Non stiamo solo seppellendo i nostri genitori, ma anche la nostra famiglia, la nostra vita.

Ci separiamo piangendo ancora. Saliamo in macchina dopo esserci salutati fra le lacrime. Ci guardiamo attraverso i finestrini per un ultimo saluto e ciò che vediamo sono solo visi tristi rigati dalle lacrime.

Unica magra consolazione, io sono con il mio fratellino. Ci stringiamo la mano mentre le macchine si avviano lungo la strada, verso l’autostrada. Ogni auto prende la sua direzione ed è tutto finito. Non esistiamo più come famiglia.

Ci restano solo ricordi.

* * *

Durante il periodo scolastico vigeva l’anarchia. Il primo che entrava in bagno aveva ogni diritto. Vivere in sei in un piccolo appartamento non era facile. Gli scontri su chi avesse precedenza per entrare in bagno erano all’ordine del giorno. Un unico water, un unico lavandino, un’unica doccia. Grazie al cielo e alla lungimiranza dei nostri genitori, il boiler era sparito presto e aveva lasciato il posto alla caldaia a gas.

Forse era troppo costosa, ma ben presto ne apprezzammo l’utilità. Aver a disposizione sempre l’acqua calda anche dopo aver lavato i piatti comportava la reale possibilità di poter far la doccia praticamente ad ogni ora del giorno.

Come dicevo’ Nella nostra casa non c’era mai stata una vera intimità. Quando si è piccoli forse non si hanno determinate esigenze, ma crescendo’
Dopo una furibonda lite con i miei fratelli, la sera stessa papà ci ha riunito per una assemblea di famiglia. Era prassi riunirci per concordare le vacanze, per le spese straordinarie o le punizioni. Quella sera ha stabilito nuove e determinate regole. Purtroppo non sono state rispettate a lungo, ma per lo meno mi hanno lasciata tranquilla quando in bagno dovevo cambiarmi l’assorbente. Non ho mai capito come facessero a sapere che ero indisposta, ma durante quei giorni, quando mi recavo in bagno aspettavano diligentemente fuori dalla porta anche se continuavano a bussare e a lamentarsi con litanie che ti davano alla testa.

Presto mi accorsi che si comportavano allo stesso modo anche con i miei genitori e più di una volta io stessa mi è capitato di scontrami con mio padre che entrava in bagno mentre ero intenta a cambiarmi l’assorbente o mi capitava quando era la mamma seduta sul bidè.

Presumo che per entrambi ci fosse imbarazzo in quella situazione e in quel momento, per quei giorni, ma in altre situazioni non ci facevamo molto caso. Almeno io per lo meno e tutto scorreva quasi in modo spensierato.

Vedere i nostri genitori nudi era un fatto normale. Vedere i miei fratelli nudi era un altro fatto normale. Fin da piccoli siamo stati abituati a vederci con poco o nessun indumento addosso e non provavamo vergogna. Mi dava fastidio quando mi fissavano a lungo e capii in seguito che le loro attenzioni erano dovute ai loro ormoni e alle mie tette.

Durante la fase di sviluppo con la mamma parlai a lungo e non si sottrasse mai alle mie domande. Rispose sempre anche se a volte la vidi arrossire come quella volta che le chiesi il motivo del perché a volte al mio fratello maggiore lo vedessi con il bozzo grosso nelle mutande. Mi insegnò molte cose sul sesso e sull’igiene intima e sui pericoli dell’amore o del ‘fare all’amore.’

Ero curiosa e la mia fonte erano le persone che giravano in casa e che poi parlavo e discutevo con lei e solo ora ripensandoci, mi sento arrossire e posso solo intuire il suo imbarazzo a parlare di queste cose. Alle sue risposte franche e schiette mi sentivo in imbarazzo e avevo le guance perennemente arrossate.

Sorrido a pensare come una sera prima di Pasqua, dopo aver mangiato il nostro piatto speciale delle feste, le lasagne, mi misero sul piatto un brillante pacchetto con tanto di fiocchi e nastri. Non era il mio compleanno, ne una ricorrenza particolare e fu per me una vera sorpresa e gioia del tutto inaspettata. Dentro c’era il mio primo reggiseno e fu lo stesso giorno in cui al mattino mi alzai dal letto accorgendomi di avere delle perdite ematiche. Per me, da quel giorno, era finita la fanciullezza e la spensieratezza.

Dopo poco mi disinteressai completamente del mio corpo. Avevo preso l’abitudine, al meno nei primissimi tempi, a controllare la crescita dei primi peletti in mezzo alle gambe e della misura del seno, ma poi tornai alle mie consuetudini. Se non era per i miei fratelli o per gli amici, quasi non mi accorgevo di essere cambiata. Solo durante l’ora di ginnastica percepivo il fastidio del seno oppure quando ero sdraiata sul letto a pancia sotto e sentivo il petto darmi fastidio.

I giorni mestruali poi erano per me una vera atrocità! Maledivo ‘Eva’ ogni giorno che mi recavo in bagno e poi quando intrapresero i crampi, diventavo intrattabile. Alcune volte avevo un tale mal di pancia che non potevo alzarmi dal letto ed è in questi frangenti che la famiglia ti si stringe attorno. Sanno che stai male e sono tutti premurosi, affettuosi. Certamente anche quando io o loro hanno avuto la febbre ci si è comportati tutti allo stesso modo. Adoravo essere coccolata.

I nostri giorni passavano come le stagioni. Compresi molte cose sui ragazzi e non solo le differenze anatomiche. Iniziai anche a baciare un paio di amici di scuola e mi piacque molto al punto che inizia presto a fare quasi coppia fissa con Matteo. Con lui sperimentai il petting pesante che consisteva nel baciare spingendo la lingua nella sua bocca e questo mi piaceva moltissimo e gli permettevo di palparmi il seno. Provavo piacere nel sentire le sue mani che scorrevano sulla pelle nuda e che poi si intrufolavano sotto al reggiseno.

Le prime volte era irruento, ma poi capì come doveva fare e fu tutto sempre molto piacevole. Mi chiese di fare dell’altro, che voleva che anche io facessi qualcosa per lui. Sapevo solo in via teorica della masturbazione. Sentivo il suo coso duro attraverso i pantaloni e spesso lo accarezzavo, ma non infilai mai la mano al punto da toccarlo.

Parlando con lui, mi confessò molte cose sulla natura dei ragazzi. La masturbazione e altre pratiche sessuali. Più di una volta mi confessò che l’avevo fatto venire nelle mutande con i miei strusciamenti e mi è rimasto impresso distintamente l’odore che già inconsapevole avevo sentito e che riconobbi ogni volta in futuro. Ricordo quel periodo con affetto. Non sapevo e non potevo ne io ne i miei fratelli pensare minimamente che tutto sarebbe cambiato da li a poco.

Quanto mi mancano ora le litigavate che facevamo in casa, le discussioni fiume per accaparrarsi il telecomando, il computer, il gioco alla play station’
CAP. 2.1

Tempo addietro, il mio fratello maggiore ci aveva chiamato. Non era la solita telefonata. Stavamo architettando e progettando un piano e abbiamo cercato di tenerlo nascosto ai nostri parenti. Erano stati gentili ad ospitarci con loro nei momenti difficili dopo il funerale, ma questa era una cosa solo nostra. Una nostra idea.

I giorni sono trascorsi lentissimi. Eravamo in ansia, nervosi. Non stavamo più nella pelle, ma dovevamo fare tutto nel migliori dei modi. Tutto doveva essere fatto seguendo le carte bollate, i consigli dell’avvocato e la magistratura anche se in questi casi è veloce, è pur sempre troppo lenta e farraginosa.

Eravamo pronti da tempo e aspettavamo solo la telefonata.

Anche i nonni hanno capito che qualcosa era cambiato. Sia io che mio fratello eravamo più socievoli, meno musoni come dicevano loro.
Infatti avevo ripreso a mangiare con gusto, a non lamentarmi su tutto e tutti. Uscivo più spesso di casa anche se restavo sola ed emarginata. Non avevo legato molto con le compagne di scuola. Non avevo una compagnia e il mio unico svago in paese era l’andare verso il fiume e vedere scorrere l’acqua o rifugiarmi in biblioteca nella lettura di qualche libro.

Spesso restavo sulle gradinate dello stadio a vedere mio fratello giocare a pallone. Io facevo i compiti tanto per rendere contenti i nonni e nel frattempo aspettavo lui che finisse per poi tornare a casa assieme. Il tempo sembrava non passare mai e alternavamo sia io che i miei fratelli momenti di euforia con altri di estremo nervosismo.

Quando è arrivata la lettera, eravamo a fine estate e ha preceduto solo di pochi minuti la telefonata di mio fratello. Eravamo nel bel mezzo della bufera. I nonni erano su tutte le furie e sbraitavano come cani idrofobi. Non potevano immaginare che il maggiore dei nipoti avesse ottenuto la tutela e l’affidamento dei fratelli. Di tutti noi.

Dall’arrivo della lettera alla telefonata per dire ai miei fratelli che l’avevamo ricevuta e il fare i bagagli ci volle pochissimo tempo e per uscire di casa solo la frazione di tempo necessaria per chiudere la porta alle nostre spalle. I nostri nonni non ci hanno voluto neppure salutare o portare alla stazione e noi non abbiamo chiesto e fatto nulla per far loro cambiare idea.

Avevamo organizzato tutto. Sapevamo gli orari dei treni, dei bus. Quanto sarebbe costato e la durata. Eravamo disposti anche a dormire in mezzo alla strada pur di riabbracciarci e rivederci uniti.

Per tutta l’estate volevamo incontraci, ma c’è lo hanno impedito. Il nostro ultimo incontro risaliva a Pasqua e fu più un evento fortuito e forzato. Fatto sta che questo ci permise di poter andare avanti e poter terminare la scuola.
Se non fui bocciata anche in quell’anno, era perché alcuni professori mi volevano bene e perché a volte rispondevo in maniera educata e corretta alle loro domande. In ogni caso non era mia intenzione tornarci una volta uscita da quel paese.

Nello zaino avevamo tutto quello che ci occorreva per sopravvivere al viaggio. Sapevamo ogni fermata del treno e gli orari quasi a memoria. Avevamo previsto la soluzione per ogni possibile intoppo pur di tornare a vivere assieme.

Sulla banchina della stazione centrale, in prossimità della testa del treno incontrammo il mio fratello gemello. Urlammo per la felicità talmente forte che accorsero anche i carabinieri. Solo che loro non erano poi tanto contenti.

La stessa scena si è ripetuta quando siamo scesi dove ci aspettava il nostro fratellone. Era l’inizio della nostra nuova vita.

Sulla banchina della piccola stazione di periferia, ci siamo uniti in un abbraccio collettivo piangendo di felicità. La gente ci è passata a fianco scavalcando le nostre valigie e quando ci siamo ripresi e asciugati gli occhi eravamo rimasti soli.

‘Ma che bello vedervi e come siete cambiati!’

‘E tu fratellone, sembra che hai messo su molti più muscoli.’ Ho detto premendo con un dito sui duri pettorali.

Lui alza il braccio per gonfiare e far vedere il bicipite a tutti noi.
‘Sorellina, ti sei fatta molto più bella! Tu con quei capelli lunghi… E tu guardati! Non dovresti essere il fratellino piccolo? Sei alto come loro.’

Ci arruffa i capelli come faceva nostro padre. Dall’ultima volta che l’avevo visto, mi sembrava che si fosse trasformato in un uomo dal petto e dalle braccia forti come un toro. Affondiamo tutti gli uni nell’altro fra le nostre braccia.

Lo seguo all’uscita della stazione stretta al suo braccio e mettiamo i bagagli nel pik-up. Ricordo quando abbiamo parlato al telefono che mi aveva descritto la macchina ed esclamo sorpresa.
‘Questa dovrebbe essere la vecchia auto che usi per lavorare?’

Ride soddisfatto e inorgoglito.
‘L’ho lavata per l’occasione. State tranquilli che in meno di una settimana è tutta infangata e irriconoscibile.’

Il viaggio è breve e anche se il caldo è insopportabile, la visione del mare e il fatto che siamo riuniti ci conforta. Arriviamo nella nostra nuova casa e non vedevo l’ora. Mi sentivo fremere dalla gioia e anche i miei fratelli erano contenti. Continuavamo ad abbracciarci e a baciarci in modo incontenibile. Desideravo che quella gioia non terminasse mai.
Come un vero padrone di casa, il nostro fratellone ci fa fare il giro turistico. Il corridoio è lungo e stretto e lo diventa ancora di più una volta posate le valigie.

‘Ecco, venite. Questa è la cucina. Il divano si può allungare e diventa un letto a due piazze. Nel frigorifero manca un tocco femminile.- Mi strizza l’occhio e mi sorride alludendo al fatto che non è mai stato un bravo cuoco.- Seguitemi.’

‘Cavolacci!- Esclama il nostro fratellino.- Quello è un televisore al plasma!’

Dopo aver superato la porta d’ingresso ci fermiamo ad osservare una stanzetta con due letti.

‘Ecco, questa sarà la tua camera.- Indicandomi con un gesto del mento.- Mentre questo è il bagno.’

Lui prosegue e io passo davanti alla porta successiva a quella che dovrebbe diventare la mia cameretta. Constato che il bagno è lungo e stretto esattamente come la camera e faccio una smorfia come vedo il boiler.

‘Questa sarà la nostra camera. Sposteremo la cassettiera e al suo posto metteremo il letto per te.- Indicando il nostro fratellino.- Poi appena possiamo, compriamo un armadio da mettere nella camera di Lisa.

‘No! Non ci sto!- Esclamo guardandoli arrabbiata.- Ci siamo riuniti e non ho voglia di vivere da sola. Se spostiamo l’armadio nella stanzetta e accostiamo il letto un poco contro al muro, qui possiamo stare comodamente tutti e quattro. Ho visto che i due letti di là si possono incastrare uno sull’altro. Mettendo la cassettiera in quell’angolo e in questo il letto a castello, resta libera la stanzetta che diverrà la stanza guardaroba e se non sbaglio vi esce pure uno spazio per una scrivania.’

Le rimostranze del mio fratellone sembrano insormontabili e dopo un lungo monologo lo interrompo urlando.
‘Riunione di famiglia!- Grido alzando le braccia per zittire tutti ricordando i bei tempi passati.- La mettiamo ai voti. Io voto per unirci tutti come si viveva una volta, nella stessa camera. Chi è con me?’

‘Io sono rimasto da solo per troppo tempo, mi associo a lei.’ Dichiara il mio gemello e poi guardiamo il fratellino.

‘Per me non c’è problema, ho sempre dormito insieme a lei e mi piace l’idea di ritornare a vivere come una volta.’

‘Tre a uno, vinciamo noi.’ Lo guardiamo sorridenti e sul suo volto traspare una certa soddisfazione.

‘Ok, ok! Mi cambio e prendo gli arnesi. Devo ammettere che l’idea mi piace anche se resto contrario.’

Smontare e rimontare l’armadio è stato più facile di quanto pensassi anche se abbiamo sudato parecchio. Terminato il lavoro, soddisfatti, guardiamo il risultato. Le porte a specchio sono state messe ai lati della finestra e della porta, questo ha reso la stanza ben più luminosa. Sistemato il letto a castello e poi i bagagli nella nuova stanza guardaroba tutta dedicata a loro, usciamo infine per recarci a mangiare una pizza.

La lunga passeggiata e l’attesa per sederci a tavola non ci stanca. Parliamo, scherziamo, ridiamo… Siamo felici e spesso ci abbracciamo come se volevamo essere sicuri che non stessimo vivendo in un sogno.

Nel tornare indietro ci fermiamo in un bar a prendere un gelato e poi nei pressi della casa il nostro fratellone insiste che lo seguiamo in spiaggia.

‘Avete mai fatto il bagno di notte?’

All’unisono gli rispondiamo negativamente e gli diciamo che è una cosa pazza da fare. Lui imperterrito si spoglia e restando in mutande ci guarda.
‘è una cosa magnifica! Fatelo fifoni!’

Nella penombra della sera, io e i miei fratelli ci guardiamo in faccia e poco per volta ci spogliamo. Continuo a guardarmi attorno, mi vergogno a restare in mutande e reggiseno e messi i piedi in acqua, mi accorgo che è calda. Trovato il coraggio di immergermi, constato che aveva ragione. è una sensazione magnifica e di pace assoluta, frustrata poco dopo dai nostri schiamazzi e dai nostri giochi.
Ci schizziamo e ci gettiamo uno sull’altro finché sfiniti, ci sediamo sul bagnasciuga.

Contemplo il cielo stellato con un poco di rammarico. Mi mancano i miei genitori, ma cerco di pensare in modo positivo.
‘Avevi ragione sai? è stupendo fare il bagno di sera.’

‘E voi che mi avete preso per pazzo…’

‘Avevo paura dei piranha.’ Ribatto.

Questo crea una risata contagiosa e come la brezza serale mi fa venire i brividi, mi alzo e gli chiedo perplessa.
‘Ora come ci asciughiamo?’

Ignara di quanto stava accadendo, gli sguardi dei fratelli sono attirati da quello che vedono anche se celato dal buio. I capezzoli risaltano turgidi attraverso il tessuto leggero del reggiseno e pur vergognandosi un poco si stavano eccitando a guardarla. Gli occhi spaziano alle mutandine, queste lasciavano intravedere parte del pelo pubico e il taglio della carnosa figa che favoriva un certo grado di eccitamento.

‘Facile.- Mi risponde.- Con le camicie e le magliette ci asciughiamo, poi all’uscita abbiamo la fontana per pulirci i piedi dalla sabbia, in questo modo possiamo andare in casa tranquilli senza sporcare i pavimenti.’

La sensazione delle mutante bagnate addosso non mi piace e camminare con il solo reggiseno sulla passeggiata mi fa vergognare terribilmente. Quando scorgo una coppia che ci incrocia e mi fissa mi sento avvampare di vergogna e noto anche gli sguardi attenti dei miei fratelli. Mi sembra di essere tornata indietro, quando loro mi gironzolavano attorno per dare un’occhiata alle mie parti private. Mi chiedo cosa possano vedere in quel momento e penso che è tutto come era una volta e sorrido, anche se mi sento sprofondare dall’imbarazzo come incrociamo altra gente.

Lisa è chiaramente inconsapevole di mostrare non solo la forma del seno, ma anche le areole e i capezzoli. Il tessuto bagnato, si è incollato alla pelle ed è diventato trasparente. Gli sguardi dei ragazzi e dei passanti erano involontariamente attirati dall’inaspettato ed eccitante spettacolo illuminato dai lampioni e dai fari di qualche auto di passaggio.
‘Se non ci stai troppo, abbiamo abbastanza acqua calda per tutti.- Mi dice il mio fratellone come rientriamo in casa.- Poi con questo caldo, anche se me la faccio fredda non mi dispiace.’

Accetto e mi chiudo in bagno. Sono sotto al getto della doccia che mi godo il massaggio inebriante che mi colpisce le spalle e che scende lungo il mio corpo, quando scorgo la porta che si apre. Penso fra me e me che è tutto come una volta e sono abbastanza tranquilla perché ho la tenda tirata quando questa viene spostata di colpo. Mi volto e non ho il tempo di parlare che una secchiata d’acqua gelata mi colpisce in pieno.

Resto incerta sul da farsi. Sono imbarazzata perché nuda in loro presenza, ma anche terribilmente arrabbiata. Li sento, prima di vederli ridere e vengo contagiata anche io.
‘Siete degli stronzi…- Gli dico sorridendo.- Mi potevate risparmiare almeno i cubetti di ghiaccio.’ Li vedo uscire e pur tenendo le braccia sul petto in difesa dai loro sguardi, noto come loro mi guardano lungamente. Avvampo di vergogna rendendomi conto di avere la farfallina in bella vista e cerco di rimediare coprendomi anche lì, anche se troppo tardi. Sono certa che abbiano potuto vedere tutto perfettamente anche se non hanno fatto commenti.

Con le luci spente, sdraiati sul letto, passiamo molto tempo a parlare e Morfeo ci cattura quando la nostra felicità è ancora alle stelle. Faccio bellissimi sogni e quando la sveglia suona, apro gli occhi e resto imbambolata, semi assonnata a guardare.

Davanti a me, il mio fratellone è ancora seduto sul letto e come si alza, sgrano gli occhi. La sua dura erezione nelle mutande è tanto forte e grossa che la cappella gli esce dal bordo superiore dell’elastico e aspetto qualche attimo prima di raggiungerlo in cucina. Ho le guance che mi bruciano per come sono imbarazzata.

Quando entro, lo vedo intento ai fornelli e come si accorge di me mi sorride.
‘Buon giorno, che ci fai in piedi a quest’ora…’

‘Sono io la donna di casa. Questo è un compito che aspetta a me. Fai il caffè?’ Chiedo incredula.

‘Sì, mi preparo un thermos da portare sul lavoro.’

‘Mmmhhh… Questa non la sapevo.’

‘Sono tante le cose che non conosci.’

Forse vede il mio avvilimento ed è dispiaciuto per l’infelice battuta. Si volta e a causa del mio sguardo basso, scorgo la dura forma del cazzo all’interno delle mutande e quando mi abbraccia, sento la sua consistenza premermi contro la pancia.

Mi fondo contro il suo petto muscoloso e un calore incredibile mi si spande dalla pancia. In quel preciso istante ci raggiunge anche il mio gemello e anche lui mi abbraccia da dietro. Sono stretta fra i loro corpi, ma la mia attenzione è calamitata dalle dure consistenze delle loro virilità. Ho l’impressione che stiano muovendo i cazzi contro di me in una sorta di strusciamento. Percepisco distintamente il duro cazzo premermi contro un fianco sopra al sedere e le farfalle allo stomaco mi intorpidiscono il cervello e mi fanno sentire le gambe molli.

I seni premuti contro al petto, lo stanno eccitando sempre più. Annusa l’odore dei suoi capelli e cerca di pensare ad altro e come distoglie lo sguardo nota la televisione.
‘Se ero solo a quest’ora avrei già il cazzo in mano a spararmi una sega. Ieri sera poi non ho neppure scopato.’ Si dice fra se un poco sconfortato pensando alla vicina di casa che tanto piacere gli ha dato.
Il cazzo ha un guizzo perfettamente percepito da entrambi e con estremo imbarazzo allenta la presa e si concentra sugli abituali mestieri da fare.

‘Mangi qualcosa o anche per questo hai preso una nuova abitudine?’ Chiede con le guance paonazze Lisa mentre scorge e segue la mano del fratello andare a posarsi sul pacco duro e aggiustarsi il cazzo come per rimetterlo al suo posto.

La guarda e le sorride. Attraverso la maglietta, vede i capezzoli spuntare come impudici bottoncini e cercando di deglutire un poco di saliva:
‘Nooo… Certe abitudini non si perdono…’

Ridiamo entrambi e poco prima di terminare la colazione, anche il piccolo fratello compare in cucina stropicciandosi gli occhi.

Come è ora di salutarci, ci abbracciamo e ci baciamo all’unisono per poi restare collettivamente tutti uniti stretti, stretti.

Rimasti soli, aiutata dal fratello minore, puliscono la cucina, la camera e svuotano parte delle valigie riposizionando tutto ordinatamente nell’armadio. Lo sguardo di lui è spesso calamitato dal taglio delle mutandine che si è formato in mezzo al pube o dalla scollatura della maglietta che lasciano intravvedere parte dei globi del seno. Lei invece, viene attirata dal movimento della mano del fratellino che si aggiusta spesso il bozzo davanti delle mutande segno evidente di una certa dura consistenza. A metà mattinata, dopo essersi dati una rapida rinfrescata, si vestono e si recano al supermercato a comprare quello che manca per il pranzo e la cena.
La mia vita di Ester P.

Dopo l’incidente e la conseguente separazione forzata, i quattro fratelli ritornano a vivere assieme.

CAP 3
Una famiglia riunita.

_*_*_*_*_

Caldo, caldo infernale sotto al sole cocente. L’odore e la puzza dell’asfalto è forse più fastidioso del sudore che ti cola sugli occhi e peggio, le braccia fanno male per il peso dei sacchetti della spesa. Neppure se fossimo stati ad una gara o che dal cibo che portavamo dipendesse la vita di qualcuno. Non ci siamo mai fermati e il desiderio era solo uno. Arrivare a casa e mettersi sotto alla doccia.

Arrivati davanti a casa, avevo l’impressione che le braccia toccassero terra. Fortuna che un anziano signore si è gentilmente aiutato a dividerne con noi il peso delle borse e nel presentarsi, mi ha stupito che sapeva tutto di noi. Per gentilezza l’abbiamo fatto entrare in casa, visto che aveva ancora una delle borse in mano e poi in cucina gli ho offerto un bicchiere di tè freddo.

Anche noi ne beviamo a grande quantità e pochi istanti dopo, mi sento sudare come una fontana e, il desiderio di infilarmi nel frigorifero mentre lo carico mi sfiora e mi tenta.

‘è un piacere avervi conosciuto.- Ci dice mentre l’accompagniamo davanti alla porta.- Dovete sapere che io e la Giusy, la vostra altra vicina di casa, abbiamo aiutato molto vostro fratello. Grazie per il tè. Devo anche io andare a farmi da mangiare. Buon proseguimento di giornata.’

Chiusa la porta, sognavo di spogliarmi e mettermi sotto la doccia.

‘Finalmente!- Esclama il mio fratellino.- Non vedevo l’ora di spogliarmi e farmi una doccia gelata.’

‘E no bello! Prima le donne!’ Ribatto saltando in mezzo al corridoio mettendomi fra lui e la porta del bagno mentre mi tolgo le scarpe.

‘E no cara! L’ho detto prima io!’ Mi mette le mani sul sedere e mi spinge in avanti e a causa dei calzini scivolo dritta in camera.

‘Non vale PERVERTITO!’ Urlo arrabbiata non tanto per le manate sul culo, ma per il fatto che ha usato la forza e mi ha spinto via.

‘MMMHHH… Molto bello, ma ora sono io il primo ad entrare in bagno…’

Ero tanto arrabbiata che gliela volevo far pagare e non potevo lasciargliela vinta. Lo vedo che si toglie la maglietta tirandola in alto allungando le braccia sopra la testa e mi è venuta un’idea pazza. Salto dentro al bagno e inizio a fargli il solletico cui conosco per certo che è il suo punto debole.

Cerca di divincolarsi ridendo come un matto e non mi fermo finché non è in ginocchio a terra e cerco di tirarlo fuori dal bagno, ma il suo corpo è tutto sudato e non riesco a prenderlo bene. Si aggrappa allo stipite della porta e ritorna dentro.
‘Fermo!- Urlo.- Eri fuori. Tocca a me ora!’

‘Prendimi se ci riesci! è mio ora!’ Scanzona ridendo.

Prende il bocchettone della doccia e mi lava da capo ai piedi.

Dopo la sorpresa iniziale, ho cercato di ripararmi con le braccia, ma è stato tutto inutile. Sono completamente fradicia e ho una sete di vendetta che vedo sangue.

‘Bene! Visto che sono mezza bagnata, ora finisco di farmi la doccia. Esci!’
Faccio per fare un passo in avanti e prenderlo per un braccio e tirarlo fuori quando a causa dell’acqua a terra scivolo. Lui mi salva dalla caduta prendendomi con un braccio, ma la mano è giusta su una mia tetta che stringe fortemente. Per alzarmi mi metto in ginocchio e lui non accenna ad allentare la presa, anzi, ho l’impressione che ora me la stia palpando.

‘Se hai finito di fare il pervertito vorrei alzarmi.’

‘Non dire scemenze. Ti ho salvato la faccia. Potevi sbattere la testa contro il bordo della vasca.’

‘Davvero? Il tuo piccolo fratellino in mezzo alle gambe dice il contrario.’ Glielo indico e vedo lui arrossire in evidente imbarazzo mentre cerca di coprirsi portandosi le mani davanti al grosso bozzo che gli è cresciuto.
‘Ora esci che voglio lavarmi.’

‘Non ci penso neppure! Io sono arrivato per primo!’ Si volta e calati i pantaloncini e le mutande in un sol colpo si mette nella vasca da bagno.

Sono arrabbiatissima e allibita per tanta sfrontatezza. Mi da le spalle e noto il sedere bianchissimo e nudo e sono sempre più decisa a non dargliela vinta.
‘Sono fradicia. Non ho intenzione di bagnare tutta la casa per colpa tua. Mettiti in ginocchio li davanti e non ti voltare.’

Proprio come eravamo piccoli, stava accadendo tutto esattamente come se fossero stati vivi ancora i nostri genitori e noi vivessimo ancora nella nostra vecchia casa; mentre mi spoglio, vedo che ogni tanto muove la testa e mi guarda di sbieco, ma non gli dico nulla. Voglio solo rinfrescarmi e togliermi il sudore da dosso.

Prendo il bocchettone e dopo che mi sono sciacquata lo guardo. Scorgo solo le sue spalle e la testa oltre il mio seno e mi sento un poco a disagio anche se mi ricorda quando eravamo piccoli nella nostra vecchia casa.
‘Che ne dici se ti lavo i capelli? Come una volta?’

Non dice nulla, annuisce e io inizio con il bagnarglieli con lui che butta la testa indietro in modo che l’acqua non gli finisca sugli occhi. Esattamente gli stessi movimenti di quando era piccolo; poi mi allungo in avanti per prendere lo shampoo e scorgo la cappella violacea del cazzo che, completamente eretto e con il suo piccolo occhiolino hp come l’impressione che mi stia osservando.

In quel momento riapre gli occhi. Per tutto il tempo mentre la sorella gli bagnava la testa li aveva tenuti chiusi e ora si poteva beare della visione inaspettata del seno a soli pochi centimetri dalla sua faccia. Resta allibito ed estasiato dalla visione e stringe i denti con forza per trattenere il desiderio di volerle baciare i piccoli duri capezzoli.

Ingoio con fatica la saliva e mi sento avvampare di vergogna; facendo finta di nulla, inizio con il lavargli la testa, ma curiosa come sono sempre stata, cerco di sbirciare spostandomi in avanti. Non avevo mai pensato a lui come ad un ragazzo con delle pulsioni da uomo. Per me era ed è sempre stato il mio piccolo fratellino. Forse lo sfregamento è durato più del solito, ma lui non si è lamentato e come ho finito con la sua testa, inizio a lavarmi io trascurando volutamente i capelli anche se sono mezzi bagnati. Vedo che ogni tanto volta la testa per sbirciare e lo lascio fare come se volessi ripagarlo delle occhiate che ho dato fino a pochi istanti prima al suo cazzo.

Lei non poteva sapere che lui non era attirato tanto dalle tette che vedeva muoversi sopra la testa, quanto dalla figa che poteva osservare giusto davanti alla faccia. Oltre al cespuglietto di peli radi e chiari tendenti al rosso come i suoi capelli, poteva scorgere perfettamente anche le labbra vaginali e ciò che credeva essere il clitoride. Il piccolo cappuccio di carne era come gli era stato descritto dagli amici e dai racconti che aveva letto in internet. Gli pareva come se fosse un piccolo capezzolo eretto come quelli che ora erano sulle tette di sua sorella.

Mi sciacquo e come ho finito di asciugarmi mi avvolgo l’asciugamano umido attorno al corpo. Grazie allo specchio, ho visto che lui mi ha guardato a lungo e anche io ho potuto notare il cazzo perfettamente eretto e lungo puntare in alto. Mi stupisco di notare una folta peluria pubica sovrastare il cazzo. Mi chiedo fra me e me quando gli sono cresciuti i peli. Ho visto le sue guance rosse e anche le mie non erano da meno; mentre mi reco in cucina, constato che è tardissimo e fra poco sarebbero arrivati in casa i miei fratelli dal lavoro e faccio anche una considerazione. è da tanto che non mi soddisfo e ora avevo una decisa voglia di farlo. Mi do della pervertita da sola. Non potevo pensare che mi ero eccitata guardando il cazzo del mio fratellino.

Nel frattempo, in bagno, il non più tanto piccolo fratello aveva stretto il suo pugno attorno al cazzo e stava iniziando a muovere la mano lungo la dura asta di carne. Chiude gli occhi e rivede distintamente le forme del seno della sorella e la figa. Spingendo in avanti il bacino, la mano corre velocissima avanti e indietro e, poco dopo, lunghi poderosi schizzi si infrangono contro le piastrelle della doccia. Svuotate le palle, si sente in affanno e appagato, finisce di sciacquarsi quando una voce proveniente dalla cucina lo riporta alla realtà.

Preparo da mangiare con il solo asciugamano addosso legato sopra al seno e come ho detto a mio fratello di asciugare il bagno, arrivano in casa i lavoratori. Li accolgo abbracciandoli e mentre passo da uno all’altro l’asciugamano si scioglie e resto nuda. Mi vergogno nel vedere i loro sguardi e come se non fosse accaduto nulla, li mando in bagno a lavarsi.
‘Siete tutti sporchi! Non camminate con quelle scarpe in casa!’

Indosso una maglietta e un paio di mutandine per sedermi a pranzo con loro e parliamo di quello che è avvenuto in cantiere.
‘Mi raccomando. Tu sei il più grande e lui non è abituato’ poverino.’

‘Si deve fare le ossa e imparare a conoscere il lavoro.’ Risponde compiaciuto il fratellone mentre io guardo il mio gemello. Provo una certa pena per lui e mi da l’impressione che sia piuttosto stanco.

Terminato il pranzo, li saluto con il solito abbraccio e mi reco in cucina a pulire tutto. Penso che non sia passato un minuto quando il campanello suona e si presenta l’anziana vicina portando un piatto con una torta. Parliamo restando sulla porta e lei è sorpresa che mio fratello sia già andato al lavoro e questo mi stupisce. Il mio senso di donna si interroga e mi faccio mille domande, non ho tempo di porgliele che si intromette anche l’anziano vicino che prima di pranzo mi aveva aiutato con la spesa.

‘Ho una proposta da farti, ma prima devi venire da me.’

Sono perplessa, dubbiosa o intimorita. Mi lascio comunque convincere ad entrare in casa sua e come una processione, tutti quanti vi entriamo e noto che è identico al nostro appartamento, ma con arredi differenti e con un enorme terrazzo cui scorgo una sdraio aperta e un tavolo con un ombrellone.
‘Ti piace? Bello? Anche l’appartamento di Giuseppina è uguale al mio, ma la mia proposta come ti avevo accennato resta valida. Pensaci. Un paio di volte a settimana, decidi l’orario e i giorni. Lavi e soprattutto stiri. Questo è un compito che odio da sempre.’

‘Te l’ho sempre detto o no? Vecchio babbione!’ Ribatte la vecchia Giuseppina.

Mi sento tanto raggiante e felice che di impeto salto di gioia e mi aggrappo all’anziano signore abbracciandolo e baciandolo.
‘Calma! Calma!- Esclama sorpreso e felice l’anziano.- L’artefice di tutto è lei.’

Mi avvento anche su di lei come un tornado ringraziandola infinite volte.

Abbraccio anche mio fratello e lo bacio e poi proseguiamo parte del pomeriggio riuniti tutti in casa dell’anziana signora che pretende di essere chiamata confidenzialmente solo Giuseppina. Restiamo a parlare di come entrambi hanno conosciuto il nostro fratellone e come lo hanno aiutato o come lui li ha ripagati aiutandoli a sua volta.

Mi piacciono. Sono una coppia che ridendo e scherzando si pizzicano ad ogni occasione. Lei lo chiama amichevolmente ‘vecchio pervertito’ ed altri mille nomignoli e lui in tutta risposta la apostrofa ‘vecchia ninfomane.’ All’inizio ne ero rimasta allibita, ma vedo che più passa il tempo e più mi trattano come una di famiglia, una alla pari con loro e non fanno pesare la differenza di età che ci separa. Anche se mi vergogno, non fanno caso al mio abbigliamento informale e poco consono. Beviamo del tè freddo e il tempo scorre veloce in loro compagnia.

Tornati in casa, lavo la cucina per poi dedicarmi a disfare i bagagli che erano rimasti; prima di iniziare a preparare cena, ricevo la telefonata del mio gemello.
‘Andiamo a fare un bagno. Mettetevi il costume.’

Ero contenta per la proposta, ma guardandomi allo specchio, noto troppi cuscinetti di grasso e per la vergogna non indosso il nuovo bikini che mi aveva regalato la nonna e opto per il vecchio costume intero.
Come arrivano i miei fratelli, si cambiano in un secondo ed usciamo nel giro di un minuto e una volta arrivati al mare, ci stiamo fino al tramonto.

In spiaggia lei e loro tutti non passano inosservati. I ragazzi per il chiasso e il modo di fare. Tuffi con rincorsa dalla battigia, schizzi d’acqua e salti, lei anche per via del costume. Stretto ed elasticizzato, si era insinuato nel taglio della figa esaltando la forma e alcuni impudici peli che fuoriuscivano dai lati dell’elastico attirano gli sguardi degli uomini. Il costume bagnato esalta la forma del pube e del seno con i capezzoli perfettamente evidenti e la forma delle areole che li contornavano.

Durante il tragitto verso casa, mi accorgo che con il costume addosso e l’asciugamano in mano non mi sento a disagio come la sera prima. Mi dico che è tutta una questione mentale e che è ora che incomincio a crescere. Sono oramai una donna e mi devo comportare come tale, ma poi gli scherzi e gli sberleffi dei miei fratelli mi riportano ad essere quella di sempre, una maschiaccia in costume.

Tornati a casa, sono la prima ad entrare in bagno e a farmi la doccia; in questo modo ho la possibilità di lavarmi i capelli e passare il balsamo mentre i miei fratelli preparano la tavola e mettono la carne sulla piastra. Mi aspetto da un momento all’altro qualche scherzo e mi osservo preoccupata in mezzo alle gambe. Constato che era proprio troppo stretto il costume e mi ha irritato moltissimo. Metto la crema e indosso solo una grossa maglietta senza mutande. Penso che per quella sera non capiterà nulla di strano se per una volta non le porto. Mi osservo allo specchio ‘l’anta dell’armadio posato contro la parete- e noto che il bordo inferiore della maglietta mi copre a sufficienza.
CAP 4
Una famiglia riunita. La serata

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Tornati a casa, i fratelli si dividono i compiti. Chi prepara la tavola, chi si occupa di cuocere la carne, chi lava e prepara l’insalata. A turno i fratelli si alternano in bagno per lavarsi. Il primo dei ragazzi è il gemello. Scorge la sorella passarsi la crema fra le gambe e dopo averla osservata a lungo, si reca nella stanza spogliatoio per cambiarsi e il cazzo scatta come una molla come viene liberato e resta duro e rigido. Si copre vergognandosi e come entra in bagno, osserva la sorella uscire e resta ad osservarla mentre percorre il corridoio. Il sedere sculetta attirando lo sguardo e il desiderio che lo attanaglia, si tramuta in una presa al cazzo cui inizia a masturbarsi in maniera automatica. Scavalca la vasca e al riparo da occhi indiscreti, prosegue con bramosia il lavorio al cazzo e ben presto libera il contenuto delle palle. Mugola per il piacere provato e soddisfatto, si lava e si rinfresca pur avendo tutti i muscoli doloranti.

Il più anziano di tutti, terminato di rosolare le bistecche, si reca in camera per spogliarsi e nota la sorella ancora nuda. L’osserva mentre si piega a prendere una maglietta dalla cassettiera e vestirsi per poi osservarsi allo specchio. Il cazzo nei pantaloni preme contro la cerniera tirandola. Pensa che è a digiuno e che ha una voglia matta di scopare e aver visto il culo e il perfetto spacco della figa gli fa ribollire il sangue di voglia e desiderio.

Mi aggiusto la maglietta e come mi volto sobbalzo sorpresa. Non avevo sentito il mio bel fratellone entrare in camera. Resto affascinata ad osservargli i muscoli del petto scolpito, i bicipiti in tensione, la pancia in cui intravedo le fasce muscolari e poi il pacco all’altezza dell’inguine. Mi sento avvampare tutta e distolgo lo sguardo e vedo che mi sorride.

Con una certa carica erotica, cerca di irrigidirsi tutto mostrando la sua fiera massa muscolare mentre spinge in avanti il bacino per porgere in evidenza l’inguine. Si scambiano un sorriso e il viso radioso della sorella lo ammalia mentre le passa accanto e l’osserva mentre cammina lungo il corridoio soprattutto il sedere che vede sculettare. Terminato con un rapido gesto di spogliarsi, nota che non c’è più l’armadio e rimane allibito. Solo a quel punto si ricorda che la seconda camera è diventata una sorta di enorme cabina armadio e anche se nudo, si incammina seguendo il cazzo che punta dritto e rigido davanti a se.

Recuperato un pettine, mi sistemo davanti allo specchio del corridoio e i movimenti lenti sono causati dal fatto che sono intenta ad osservare mio fratello con gli occhi piegati di lato mentre il viso e fermo in avanti per cercare di non farmi accorgere e osservo ogni movimento mentre si spoglia. L’avevo visto decine e decine di volte in passato, ma mai avevo provato una sensazione al basso ventre per lui e non me ne capacito del perchè. Prima di lasciare la camera non ho potuto non notare la lunga e dura consistenza del cazzo anche se questo era celato dal tessuto dei pantaloncini da bagno. Lo vedo che mi si avvicina nudo per poi voltare nello spogliatoio. Non riesco più a pettinarmi e mi dirigo tremante in cucina e davanti ai fornelli, con il cuore che batte impazzito e l’animo in tumulto, realizzo dopo qualche secondo che mi ha detto di finire di cucinare le bistecche. Faccio alcuni respiri profondi mentre con gli occhi chiusi rivedo distintamente il suo grosso cazzo che ondeggia in bella vista. Fra me e me, mi dico:
‘Lisa, devi importi di ritrovare la calma!’

Seduti a tavola, mangiamo e parliamo di quello che era accaduto durante il giorno. Sentendo come il mio gemello si lamenti per i muscoli doloranti e per la stanchezza, riprendo il mio fratellone seriamente e cerco di fare una faccia corrucciata.
‘Non esagerare con lui. Sei il più grande e vedi di comportarti con un poco di sale in zucca.’

‘Stai tranquilla. Deve solo farsi le ossa ed imparare come dosare la forza.’

Informo del mio nuovo lavoro e sono tutti molto contenti per l’introito extra e per festeggiare l’evento e, la nostra vita ritrovata, brindiamo aprendo una seconda bottiglia di vino; forse perché non siamo abituati o perché ne è circolato troppo nei bicchieri, ci sentiamo molto allegri e su di giri oltre il dovuto.

‘Ma dimmi.- Mi chiede il mio fratellone.- Perché oggi hai indossato quel costume intero?’
La mente vaga riportando i ricordi di quel pomeriggio al mare. Il costume era attillatissimo e fasciava perfettamente le curve della sorella. Il leggero tessuto si era incuneato in mezzo alla figa al punto da rendere evidente la forma e il taglio oltre a far notare alcuni ciuffi di peli che fuoriuscivano dai bordi. Il seno era quasi a vista. I contorni delle areole e i duri capezzoli eretti erano evidenti e al ricordo di quei particolari, si sentiva crescere il cazzo nei boxer. Il discorso attrae l’attenzione anche degli altri fratelli cui pensano esattamente la stessa cosa mentre nelle loro menti ricompaiono le immagini che più hanno attirato la loro bramosia, chi il sedere, chi la figa o le tette.

‘Ma non hai visto come sono ingrassata?’ Ribatto indignata e con una certa vergogna per ammettere il mio stato.

‘Ho la testa con i fumi del vino, ma so ancora ragionare. Vuoi dimagrire? Prima di ogni pasto bevi un bicchiere d’acqua. Con questo caldo più bevi e meglio è! Non scendere mai sotto al litro, litro e mezzo d’acqua al giorno. Niente roba gasata, niente salumi e merendine. Mangia in modo equilibrato e naturale. Fai cinque pasti al giorno.’ Non visto si aggiusta il cazzo turgido che continua a crescere indipendentemente dal fatto che la causa era la sorella.

‘Cos’è quella faccia stralunata… Non ti ho detto di farti cinque bistecche. Colazione, merenda, pranzo, merenda, cena. Hai capito? La dieta deve essere varia e completa. Ricca di fibre e sali minerali. Verdura e frutta sono indispensabili come la carne e la pasta… Come il sale e lo zucchero. Siamo in estate. Abitiamo vicino al mare. Vai in spiaggia a nuotare più che puoi. Devi tonificare i muscoli e non solo perdere peso.’

‘Inizia con la ginnastica. Dolce e casalinga. Fai molto stretching in modo da sciogliere i muscoli. Poi addominali per rassodare la pancia. Flessioni per le braccia e le gambe. Prendi carta e penna fratellino.’
Sposta la sedia per reagire prontamente, ma prima di alzarsi si aggiusta il cazzo barzotto e turgido negli slip e quando torna a sedersi cerca di dissimulare la dura protuberanza piegandosi in avanti, ma è evidente a tutti il rossore delle guance e il suo maldestro tentativo. Il fratellone inizia a dettare i vari esercizi e nel mentre spegne con rammarico la televisione. Se fosse stato da solo, avrebbe osservato i canali porno sul satellite e poi sarebbe andato dalla signora Giuseppina a sfogarsi.

Dopo un sospiro profondo e con rammarico, osserva la lista che aveva dettato.
‘Bene. Questi esercizi li farete entrambi. Anche tu cucciolo hai bisogno di mettere su un poco di muscoli.- Si stira i nervi e i muscoli del collo e della schiena sentendoli scrocchiare.- Dai ora, fatemi vedere come li fate che vi correggo che poi vado a letto. La giornata oggi è stata dura.’

Al centro della stanza, spostate le sedie iniziano entrambi con piccoli esercizi per sciogliere i muscoli e rendere i movimenti più fluidi e poi incominciano con gli addominali.

Più di una volta entrambi i fratelli hanno avuto visioni che li hanno lasciati esterrefatti. Quando poi sono iniziati gli addominali e gli esercizi per i glutei e le gambe, hanno potuto chiaramente vedere la figa nuda mentre lei inconsapevole continuava con impegno gli esercizi da svolgere. Vuoi per il vino, vuoi per il fatto che l’ambiente famigliare era cordiale e la temperatura molto calda, tutti erano in disabié indossando il meno possibile mentre lei, con la sola maglietta addosso, si era completamente dimenticata che era senza mutandine. Era concentrata sugli esercizi che stava facendo e anche a causa del tappeto e dell’asciugamano che era stato steso a terra, non percepiva il freddo pavimento sulle chiappe nude e si comportava come se le avesse incurante e all’oscuro di dare spettacolo.

Lei e il fratellino si alternano nel fare i vari esercizi e come si è sdraiata a terra per fare le flessioni sulle braccia, ha provato ad emulare il fratello, ma su consiglio dell’esperto fratellone ha fatto i piegamenti tenendo le ginocchia a terra.

Posti uno davanti all’altro, testa contro testa, alzo lo sguardo e mi accorgo che il pisello del mio fratellino si era ingrossato e non ne capivo il motivo. Facevo le flessioni cercando di respirare e non potevo distogliere lo sguardo dalla forma che gli slip avevano assunto.

Davanti a lei, il piccolo fratellino stava vedendo nella scollatura della maglietta le tette che penzolavano in bella vista. Poteva osservare non solo i globi, ma anche i perfetti capezzoli duri cui gli stuzzicava la voglia di toccare e palpare le meravigliose tette.

Terminati gli esercizi ero sudata marcia. Mi metto seduta e resto un attimo interdetta nel constatare che il mio gemello era completamente nudo e gli potevo chiaramente vedere il sedere. Alzo le spalle come se nulla fosse. Spesso in passato camminavamo per casa con il solo asciugamano stretto in vita e a volte neanche quello. Sveglio il mio gemello che nel frattempo si era addormentato sul divano mentre il nostro fratellone gli massaggiava i muscoli della schiena e le gambe. Avrei voluto farlo io se non fossi stata impegnata con gli esercizi. Lui si alza dal divano incurante del suo stato, completamente nudo e con il cazzo semi eretto si avvia in camera come uno zombi. A quella visione, con il cazzo turgido e semi eretto in cui il pube ricciolino esaltava il suo stato, rimango senza fiato e con le guance che mi bruciano.

‘Io vado a farmi una doccia.’ Dico trattenendo a stendo una risata. Lascio i miei due fratelli a discutere sugli esercizi e in bagno, cerco di fare dei respiri profondi per calmarmi. Sento di essere eccitata e sorrido fra me e me osservandomi allo specchio.
‘Si Lisa. Sta tornando tutto come una volta.’

Mi faccio una rapida doccia giusto per rinfrescarmi e non indugio sulle parti dove ben so che mi ecciterebbero maggiormente. Già nel sentire l’acqua scorrere sulle tette, percepisco chiaramente i capezzoli venir solleticati e questo mi fa sentire ancor più euforica. Quando torno in cucina, li trovo seduti e spaparanzati sul divano. Quasi immediatamente il fratellino si alza per andare in bagno e lo lascio passare scostandomi per poi prendere il suo posto. Noto un certo rossore sulle sue guance e un modo di fare un poco imbarazzato e comprendo immediatamente il motivo. è stato impossibile non vedere la grossa erezione che aveva negli slip che conteneva a fatica il suo organo maschile. La forma era distintamente visibile e questo mi ha fatto nuovamente avvampare tutta. Mi siedo anche io sul divano e nel abbassarmi tenendo i lembi dell’asciugamano in modo che non caschino o che non si apra, noto il cazzo del fratellone anch’esso duro. Un calore enorme mi si spande dalla vulva come sento il tessuto sfregare sulle calde labbra vaginali. A causa del mio stato di eccitamento, mi sento decisamente a disagio ad essere coperta solo con l’asciugamano.
‘Cosa… Cosa guardavate?’

‘Nulla. Stavamo facendo zapping e gli facevo vedere come funziona il telecomando e il decoder del satellite.’

Non so perchè, ma non gli credo. Penso che il mio piccolo fratellino si sia chiuso in bagno a farsi una sega. Mi tornano in mente lontane frasi, dette dalle mie amiche nella vita precedente quando ci confidavamo segreti irripetibili. ‘è andato a spararsi una sega.’ Non mi ricordo chi l’avesse detto, ma in quel momento, come all’ora, mi sentivo emozionata ed eccitata.

‘Posso vedere anche io?’ Gli chiedo interessata osservando i telecomandi e cercando di ritrovare un poco di ragione. Noto la dura forma del suo inguine e stringo le gambe come sento una scossa dipanarsi dal basso ventre. Fremo incredula e respiro come se fossi in affanno.

‘Ma certamente.’ Mi dice lui allungando il braccio mentre schiaccia un tasto del telecomando e scorgo il grosso bicipite.

La nuova attività, attrae la sue attenzione e presto si dimentica di tutto. Per quando il fratellino è tornato in cucina, lei era semi sdraiata contro il petto del fratellone mentre lui teneva le gambe ben distese. Tutto sembrava come se la vita fosse tornata come una volta, ma mentre lei faceva zapping sugli oltre 200 canali, il tessuto dei boxer era deformato a causa della grossa ed evidente erezione. Lei era completamente assorta nei vari canali che si alternavano e non si era accorta dello stato di eccitazione del fratello maggiore in quanto era causato dall’asciugamano che si era leggermente aperto e stava mostrando parte di un seno e perfettamente la peluria pubica.

Sdraiata contro il petto caldo di mio fratello, potevo sentire il suo cuore battere fortemente e con il suo abbraccio e la mano che mi si era posata sul fianco, potevo sentire tutto il calore e la gioia che mi donava. In quel momento poteva cadere il mondo che sarei stata felice per l’eternità. Sapevo che era lui, ma ricordavo quando mi accoccolavo al fianco del mio papà e ci restavo finchè non mi addormentavo e come allora, mi sentivo in pace e al settimo cielo per la felicità ritrovata

‘Dai Lisa. Sarà meglio che vada a letto. Domani mattina mi devo alzare presto e mi aspetta una lunga giornata.’

Nello spostarmi per lasciarlo alzarsi, l’asciugamano si apre completamente e resto nuda per pochi secondi mentre le mani si muovono freneticamente nel cercare di coprirmi.

‘Non dovresti vergognarti. Sei un bel guardare.’

Resto immobile come se le sue parole mi avessero congelato. I nostri sguardi si incrociano e il suo sorriso mi scalda mentre avvampo di vergogna tanto più che come abbasso gli occhi, osservo i suoi boxer che sono completamente deformati dalla vistosa erezione del cazzo. Ingoio con fatica un poco di saliva e torno a guardare il suo meraviglioso sorriso mentre le guance me le sento di fuoco.

‘Sono contento che siamo tornati ad essere uniti.’

Incapace di rispondere gli sorrido e lo seguo con lo sguardo mentre si reca verso la camera.

Decido di andare anche io a letto e lascio il compito di spegnere tutto al mio fratellino. In bagno trovo la maglietta bagnata e decido di optare per un’altra presa dalla cassettiera in camera.

Inconsapevole, la maglietta non era stata usata solo come zerbino per asciugare i piedi quando si usciva dalla vasca da bagno, ma anche come deposito del seme. Prima uno, poi anche il fratello gemello si erano alternati in bagno e avevano svuotato le palle dopo aver avvolto i rispettivi cazzi. Pensavano alla figura eccitante della sorella e alle sue parti anatomiche perfettamente in vista e si erano masturbati scaricando la tensione sessuale che si era creata mentre l’avevano osservata a fare ginnastica.

Una volta messami a letto, mi spalmo una abbondante presa di crema all’inguine e mi accorgo che la maglietta è troppo corta. Non avevo acceso la luce per non disturbare il mio gemello che dormiva già profondamente e mi dico fra me e me, che mi sarei messa un paio di slip una volta sveglia mentre continuo delicatamente a spalmare la crema. Le dita indugiano delicatamente ad arruffare il pelo ispido del pube e sento un’enorme calore che mi monta dentro.
‘Da quanto? Quanto tempo è passato dall’ultima volta che mi sono soddisfatta?’ Mi chiedo.

Timidamente le punte delle dita sfiorano il clitoride e un fremito mi percorrere tutta. Mi mordo le labbra per non ansimare mentre respiro pesantemente con il naso. Ritraggo le dita ed entrambe le mani si insinuano sul pelo del pube che accarezzano sensualmente. Le mani non si fermano, corrono e vanno a raggiungere entrambe, una per parte, le grosse labbra vaginali. Tremo, respiro profondamente e mi mordo il labbro inferiore. Le dita si serrano e tornando indietro accarezzano il cappuccio del clitoride.

Come il piccolo duro clitoride viene messo a nudo, un’onda di piacere intenso mi pervade e un sospiro profondo, quasi un gemito mi scappa e mi mordo le labbra sperando che nessuno mi abbia sentito. Le dita vengono spinte in avanti e in mezzo alle ninfe calde e umide.

Con gli occhi chiusi, sogno e rivedo la visione del cazzo del mio piccolo fratellino in erezione e mentre le dita si sono inumidite dei miei umori vaginali e crema ed indugiano sul clitoride, stringo i denti e apro le labbra in una smorfia innaturale per poter respirare più agevolmente. Entrambe le mani scendono nuovamente in mezzo alle gambe e per cui apro a squadra. Le dita della mano sinistra si ritraggono e con due dita, scappuccio il piccolo bottone del piacere.

Le dita della mano destra, dopo aver vagato all’interno della calda vulva si soffermano sul clitoride. Con piccoli movimenti circolari, il piacere aumenta a dismisura e più il movimento delle dita accelera, più è forte il piacere.

Il cuore batte impazzito nelle tempie e respiro affannosamente. Mi irrigidisco tutta e mugolo come l’orgasmo si dipana in ogni terminazione nervosa.

Poco distante, il fratellone è sdraiato nel letto e non riesce a prendere sonno. Pensa alle visioni che aveva visto alla televisione pochi minuti prima e il cazzo per quanto è duro gli fa quasi male. Pensa alla vicina di casa e deciso, si alza dal letto e si reca in bagno senza accendere la luce. Si abbassa i boxer e inizia a masturbarsi. La mano stringe il cazzo palpitante e questa si muove sempre più velocemente lungo la calda consistenza del cazzo.

Nella sua mente si alternano le visioni delle porno attrici, della vicina di casa e della sorella. La mano corre lungo il cazzo e pur arrabbiato perché era da moltissimo tempo che non si soddisfaceva da solo, prosegue stringendo spasmodicamente il pugno accelerando il movimento del polso. Con un grugnito quasi animalesco, gli schizzi si riversano nel lavandino e quando oramai la carica erotica si è esaurita, respira profondamente quasi soddisfatto. Si lava le mani e pulisce il lavandino per togliere i segni evidenti e nella penombra si guarda allo specchio. La mente torna alla sorella e al suo corpo eccitante. Pensa alle sue mutandine che aveva trovato nel cesto del bucato e si domanda chi dei due fratelli abbia sborrato dentro.

Dalla sua posizione sopraelevata in cima al letto a castello e grazie alle tapparelle semi abbassate, il fratellino ha modo di osservare la sorella posta sotto di lui. Con piccoli movimenti del bacino, si sta strusciando il cazzo contro le lenzuola schiacciato com’è fra lui e il materasso. Grazie alla tenue luce, può osservare le dita muoversi sopra il triangolo scuro che intuisce essere il pelo pubico della figa e sgrana gli occhi come scorge le dita umide luccicare. Intuisce che si sta bagnando per il piacere autoprodotto e suoi gemiti ne sono la conferma. Sempre più eccitato nel sentire i mugolii che provengono dalla sorella, aumenta il ritmo fino a svuotare le palle fra le lenzuola incurante di impiastricciarle. Sorridente e felice per la seconda sborrata della serata, si addormenta beato.
La sveglia suona e con un lamento viene spenta. Stava facendo un bellissimo sogno e il cazzo duro sfrega sul lenzuolo facendogli riaffiorare le sensazioni di piacere e riportandolo al tema del sogno.

Come sento la sveglia balzo in piedi. Scorgo ancora nel letto mio fratello e mi avvicino a lui. Con una mano mi sistemo i capelli in una sorta di coda di cavallo mentre con quella rimasta libera gliela poso sulla spalla e gli dico.
‘Resta a letto altri 5 minuti. Preparo io la colazione.’

L’ha sentita avvicinarsi e interrompe lo sfregamento del cazzo contro le lenzuola, volta la testa e ne resta estasiato. Vede chiaramente il pelo ricciolino del pube che per il colore rosso biondo la fa apparire come se fosse rado e potrebbe far pensare come se si fosse rasata.

Sgrano gli occhi sorpresa quando seduta in bagno mi accorgo di non avere le mutande e la maglietta è una normalissima che mi arriva appena sotto all’ombelico. Non ho voglia di andare in camera a rovistare nel cassetto mettendo tutto in disordine tanto più che mi spargo un poco di crema attorno all’inguine arrossato. Mi copro con un asciugamano che mi lego in vita e mi dedico alle faccende mattutine che nelle mie migliori intenzioni diverranno il mio dovere.

Il dolce profumo del caffé lo scuote dal torpore e dai pensieri peccaminosi che lo stavano portando all’orgasmo. Si avvia come uno zombi pensando sempre alla vicina di casa e come entra in cucina, vede tutto pronto e la tavola apparecchiata. Gli si scalda il cuore nel vederla lavare la caffettiera e preparare il termos. Prima di quel momento non aveva mai capito quanto si era sentito solo; quanto effettivamente gli mancavano i suoi fratelli. Si avvicina e di spalle l’abbraccia fortemente.
‘Ti amo sorellina. Sono orgoglioso di te.’ Termina la frase baciandola appena sopra all’orecchio.

Non sentendolo arrivare mi ha spaventata e ho fatto un salto che mi ha slacciato l’asciugamano che immancabilmente è caduto a terra. Una sua mano si è impossessata della mia tetta sinistra, le sue parole mi hanno solleticato l’orecchio e i suoi baci mi hanno fatto venire i brividi e le farfalle allo stomaco.

Volevo staccarmi dalla sua presa per coprirmi, ma la sua forza era tremenda e quasi mi toglieva il respiro. Il cuore continuava a battermi impazzito. Prima per via dello spavento e ora per il piacere sensuale che stavo provando. Sentivo le sue labbra stuzzicarmi il collo e la sua grossa protuberanza strofinarsi fra le chiappe del sedere. Avevo un calore dentro che si dipanava dalla figa fino a raggiungere le guance che sentivo bruciare e le gambe non so perché, ma le percepivo molli e iniziavano a tremarmi.

La presa al seno si fa più audace. All’inizio pensavo che era casuale mentre più il tempo passava e più ero conscia che mi stava letteralmente palpando. Lo stavo lasciando fare e mi piaceva il suo tocco gentile e al contempo rude e forte; mi stava schiacciando contro al mobile mentre il suo cazzo da dietro mi si stava strusciando contro al sedere in maniera sempre più esplicita. Entrambe le mani mi hanno afferrato saldamente il seno e i capezzoli duri sono stati solleticati e stretti fra le dita.

Questi mi stavano dando delle scosse che si dipanavano lungo la colonna vertebrale e terminavano alla figa che sentivo pulsare sempre più forte, sempre più rapidamente. Ero totalmente in balia delle forti emozioni che stavo percependo e desideravo che non terminassero mai; che proseguissero all’infinito fino all’estasi dell’orgasmo.
Ho gemuto e mi sono vergognata di provare quelle emozioni provenienti dall’abbraccio di mio fratello.

Un rumore ci riporta alla realtà. Mio fratello si distoglie e come mi libera dal suo abbraccio mugolo per la voglia e per il desiderio che ho dentro di me. In cucina era entrato non visto il mio gemello e come se non si fosse accorto di nulla, mi si avvicina anche lui da dietro e mi abbraccia baciandomi su una spalla.
‘Buon giorno. oooohhhhH… Sono tutto rotto.’

Come vengo liberata anche dalla sua stretta, cerco di ricompormi e faccio fatica a connettere il lavoro delle mani con quello delle gambe che mi tremano. Termino di preparare la colazione con tutti i sensi sconvolti e con un chiodo fisso che mi martella il cervello. Mi chiedo se il mio fratellone fosse andato in bagno a farsi una sega e quella parola tanto lubrica quanto sessuale si ripete nel mio animo come un eco. Quando torna in cucina, noto il grosso bozzo nei boxer e avvampando per la vergogna del pensiero lussurioso che ho fatto, mi do la risposta da sola.
‘No. Non lo ha fatto.’

Dopo il nostro abituale abbraccio collettivo per salutare gli uomini che andavano al lavoro, insieme al mio fratellino puliamo e sistemiamo la casa. Iniziamo dalla cucina, per poi passare al bagno e alla camera. Lui si lava e io sistemo un poco di roba nell’armadio. In testa e nell’animo, avevo sempre fisso le sensazioni che avevo provato quella mattina nell’abbraccio con il mio fratellone. Mi era piaciuto e mi sentivo eccitata e turbata. Le avevo scoperte e provate tempo addietro con il mio fidanzato e ora, ritrovarle grazie al modo sapiente di fare di mio fratello mi ha lasciata un poco sconvolta. Mi metto a fare ginnastica e cerco di impegnarmi per scacciare i pensieri. Una volta che abbiamo terminato, sudati marci, ci mettiamo il costume da bagno. Resto interdetta qualche attimo sulla scelta e ripiego su quello intero come il giorno prima.

Per tutto il tempo in cui lei ha fatto ginnastica, lui si è potuto beare della perfetta visione della figa. Più di una volta l’asciugamano le si era aperto lasciando vedere chiaramente il pelo pubico e non solo, le aveva visto anche le labbra vaginali carnose ed eccitantissime. Come hanno finito di fare ginnastica, lui si è chiuso in bagno e seduto sul water, ha iniziato a masturbarsi e dopo pochi istanti ha schizzato liberando il suo carico.

La spiaggia è piena di gente e noi spicchiamo con la nostra inesistente abbronzatura. Siamo bianchi come il latte, io soprattutto e ci mettiamo subito dopo a nuotare a lungo. Solo quando mi sento le braccia stanche decido di tornare a riva e se non fosse stato per mio fratello, non avrei mai nuotato cosi tanto, a lungo e, cosi lontano dalla riva. Penso che a tornare alla spiaggia sia stata la mia innaturale paura dell’ignoto dell’abisso, dei film dell’orrore e l’istinto di conservazione e sopravvivenza.

Sdraiati al sole, il caldo mi accarezza il corpo e mi fa ricordare le sensazioni sperimentate quella mattina con mio fratello. Come sento un’onda di piacere stordirmi e facendomi ansimare, stringo le ginocchia e i muscoli del pube. Mi volto di lato e vedo che il mio fratellino non si è accorto di nulla e resto a pensare al piacere sperimentato quella mattina. Mi chiedo se sia giusto provare un’emozione del genere con un fratello e per un fratello.

Con un sobbalzo mi accorgo che i capezzoli spiccano duri attraverso il tessuto ancora bagnato del costume e mi giro con la schiena al sole. Osservo la gente attorno. Penso che nessuno mi abbia osservato o che si sia accorto di una mozzarella eccitata e con i capezzoli duri.

Quasi all’ora di pranzo, usciamo dall’acqua e ancora bagnati fradici ci avviamo verso casa. Come arrivo, mi soffermo in bagno e sono amaramente pentita. Il costume è decisamente troppo stretto. Mi ha nuovamente ferito in mezzo alle gambe in oltre, sento le braccia stanche. Per essere la prima giornata di ginnastica ho già esagerato.

Diligentemente vengo aiutata da mio fratello che prepara tavola mentre io metto al fuoco l’acqua della pasta e poi in camera mi spoglio. Indosso un sarong che allaccio in vita e la maglietta che avevo durante la notte. In bagno mi passo la crema nell’inguine e mi preoccupo non poco per via di come sono diventata rossa fuoco. Non solo fra le gambe, ma anche dove il mio corpo è stato colpito dal sole.

Non mi sono fatta la doccia e il sale che ho sulla pelle arrossata, mi infastidisce. A differenza di mio fratello, porto la maglietta di cotone e questa mi da veramente fastidio. L’osservo e noto che anche lui ha preso un certo colore.
‘Voi maschi siete sempre fortunati. Potete starvene a petto nudo tutto il tempo.’

‘Perché? Tu lo eri sempre una volta!’

Resto un attimo sconcertata. Non gli rispondo e mi volto per continuare a cucinare, ma i pensieri mi si accavallano nel cervello.
‘Ha ragione. Una volta. Nella vita precedente era tutto diverso. In quella vita non ero io a preparare da mangiare, ma era la mamma a farlo.’
Vengo presa dallo sconforto e con rabbia e foga mi dedico concentrandomi ai fornelli.

I ragazzi arrivano cambiati e lavati alla meglio come gli avevo chiesto. Sconcertata gli chiedo dove si fossero lavati e il nostro fratellone ci dice che abbiamo un box sotto casa. Presa dalla curiosità della scoperta, dopo che loro sono usciti di casa per andare a lavorare e io ho finito di lavare i piatti, scendo con il mio fratellino alla scoperta. La mia innata curiosità un giorno mi procurerà dei guai, ma sono sempre stata una ficcanaso impertinente come dicevano sempre i nostri genitori una volta’ sì, purtroppo’ una volta.

In un angolo ci sono le scarpe e la roba pulita che avevano addosso quando erano venuti in casa. Tutto il resto dello spazio, a parte una bici, sotto lenzuola e cerate per proteggere dalla polvere e dall’umidità, ci sono scatoloni perfettamente impilati.

Con grande curiosità ne apriamo uno e scopriamo che è roba che avevamo nella nostra vecchia casa. Come presi da un impulso incontrollabile, iniziamo ad aprire ogni scatola fermandoci di volta in volta a ricordare cosa ci faceva venire in mente l’oggetto che trovavamo. Dentro un’enorme scatola, scopriamo le nostre vecchie foto e oramai si era fatto decisamente tardi. Non avevo fatto ginnastica come mi ero prefissata e stavamo grondando di sudore. Il caldo era decisamente eccessivo e in oltre, il sole era girato e picchiava giusto contro l’ingresso del box arroventando le porte di metallo. Chiuso tutto, siamo infine andati verso casa.

Il piccolo fratello di famiglia, in tutto quel caos, non perse di vista mai lo spettacolo che le offriva la sorella. Il sarong, un telo di stoffa annodato su un fianco, le si era girato. Prima di scendere nel box formava un evidente spacco mostrando la gamba e la coscia mentre camminava. Una volta giunti, questa sorta di gonna le si era girata e al principio poteva solo scorgere parte del vello pubico, ma ora, era perfettamente in vista. Ogni qual volta che lei si inginocchiava o si accucciava, si beava dello spettacolo che gli offriva la sorella. L’interesse nelle scatole non era scemato, ma la vista sulla figa con le pendule labbra vaginali lo preferiva di gran lunga.

Quando l’ha vista uscire dal box stava per dirglielo, ma poi per paura che si sarebbe arrabbiata è rimasto zitto. Ha chiuso con una certa fatica le porte scorrevoli di metallo arroventato, il cuore gli batteva forte nel petto in apprensione anche se era eccitatissimo e poi le è corso dietro per raggiungerla e aiutarla mentre si metteva a posto il cazzo completamente in erezione nei pantaloncini.

La scatola era più pesante di quanto pensassi, ma facendo ricorso a tutte le mie forze, sono riuscita ad arrivare in strada e poi davanti al portone di casa. Non mi restava che affrontare gli scalini e passando davanti al negozio di antiquariato, ho posato momentaneamente la scatola sul bordo del passamano.

‘Posso darle una mano signorina?’

Vedo il nostro anziano vicino di casa che si avvicina e sentendo le braccia pesanti, non avevo il coraggio di rifiutare.
‘No, grazie. è troppo pesante.’

‘Su, su, su… Non si può nemmeno immaginare che si possa lasciare in difficoltà una bella ragazza come te.’

Senza che potessi ribattere, mi prende lo scatolone ed effettuati due scalini si volta e resto interdetta per lo sguardo che mi rivolge.

‘Signorina. Se non mi apre la porta mi sarà difficile poterle portare il pacco in casa.’

Mi accorgo solo in quel momento che non ho le chiavi, mi volto e vedo mio fratello correre e raggiungerci.
‘Bravo eccoti. Apri la porta al signore.’

Lui li guarda entrambi perplesso e preoccupato. Come apre il portone di casa nota che il pareo è perfettamente aperto e i riccioli peli della figa sono in bella vista. è certo che anche il signore sorridente l’abbia guardata a lungo e si sente geloso e arrabbiato, ma non osa dire alla sorella che sta dando spettacolo neppure quando l’anziano lo oltrepassa e gli strizza un occhio con fare complice.

Eccitato allo sfinimento, per troppo tempo e a lungo era rimasto con il cazzo duro e poco dopo essere rientrato in casa si chiude in bagno. Accostarsi al lavandino e calarsi i pantaloncini è un gesto rapido e rapido è il movimento con la mano che fa per stringersi il cazzo nel pugno.
Pochi rapidi movimenti del polso lungo la dura asta e calda del cazzo lo portano a godere selvaggiamente. Schizzi dopo schizzi si involano mentre spinge in avanti il bacino fortemente. Stringe al contempo il pugno e i denti mentre la mano non si ferma finchè esausto non cessa di godere. Si guarda la mano impiastrata di sperma e sorride compiaciuto. Si osserva attorno e nota che alcuni schizzi di sperma erano addirittura finiti contro il muro.

Inizia a prendere della carta igienica per pulire quando si ferma. Con un sorriso malizioso afferra lo spazzolino della sorella e con quello si pulisce la mano e parte del lavandino. Osserva il risultato ottenuto e un grosso globo di sperma è sulle setole. Pulisce quello che è rimasto in giro e si volta nuovamente per controllare che non vi siano tracce rimaste in giro quando si ricorda improvvisamente del vecchio e di sua sorella che ancora inconsapevole ha il pareo aperto con la figa esposta e si precipita in cucina.

Da buona donna di casa gli offro del tè freddo e non capisco perché mio fratello è cosi scontroso con il nostro ospite mentre mi da l’impressione di essere molto simpatico e affabile. Forse un poco troppo loquace e impiccione per via di tutte le domande che ci rivolge, ma lo considero un caro vecchietto.

Metto in tavola anche una fetta di melone tagliata a cubetti mentre continuo a servire il tè e nel frattempo preparo l’insalata per la cena. Poco prima che arrivino i miei fratelli dal lavoro accompagno alla porta il nostro vicino che mi saluta ringraziandomi dell’ospitalità e mi abbraccia calorosamente. Chiusa la porta sorridente e felice per quante cose ci stanno capitando, mi reco in bagno dove scopro di avere il sarong girato e mi chiedo preoccupata se si fosse visto qualcosa. Mi sento avvampare di vergogna e quando mi guardo allo specchio, mi sento letteralmente morire. Era come se avessi avuto un sipario con al centro un bersaglio triangolare scuro. Fronte e faccia rosso pomodoro, maglietta bianca con evidenti i capezzoli eretti e il pube perfettamente incorniciato ed esposto alla vista di chiunque. Penso alla strada e alle macchine che erano passate e mi sento letteralmente avvampare di vergogna.
‘Reggiseno e mutande sempre!’ Mi dico fra me e me con l’animo che geme per l’estrema vergogna.
CAP 6
Un pomeriggio intenso.

Ci sono rituali che se cambiano, ti fanno apprezzare quando si stava peggio. Alcune cose, c’è le portiamo nel profondo del cuore per tutta la vita e questo rituale sarà solo uno che ricorderò come alcuni riquadri della vita precedente. Come arrivano i miei fratelli dal lavoro sporchi e marci di sudore, si muovono freneticamente in casa. Restare sola in bagno a mettermi il costume è virtualmente impossibile.
‘è come se abitassimo al Colosseo.’

Per un secondo mi si gela il sangue. è una frase che diceva spesso mia madre e con un sorriso alzo le spalle e proseguo incurante dei loro sguardi. Indosso il costume ancora umido e come infilo le spalline nelle braccia e le sistemo, sento il bruciore fra le gambe. Decido che sono obbligata ad optare per la soluzione di riserva e mi dirigo in camera dove aperto il cassetto ed estratto il bikini, mi sento avvampare tutta. Mi vergogno, ma non posso fare diversamente. Naturalmente i miei fratelli accorrono con una scusa o l’altra per venire a vedermi e li osservo riflessi dallo specchio. Sono voltata di spalle rispetto all’ingresso della camera, ma di fronte a me c’è lo specchio e quindi è come se mi vestissi di fronte a loro anzi, peggio. In questo modo possono bearsi sia del mio sedere sia di tutto quello che ho davanti anche se non è eccezionale.

Sono consapevole di dare spettacolo e di suscitare in loro una certa attrazione. Non so perché, ma indugio a vestirmi lentamente e passo molto tempo ad aggiustare le spalline del bikini permettendo a loro di guardarmi il seno a lungo. Sorrido e mi diverto nell’osservare i loro sguardi, i loro modi goffi nel nascondere il loro interesse. Una volta terminato, mi sento come’ Inorgoglita di poter attrarre con le mie grazie femminili. Civettuosamente indugio nel pettinarmi e a rimirarmi davanti allo specchio. Dovrei perdere decisamente qualche chilo, ma sono consapevole di avere tutte le carte in regola come donna e come femmina ammaliatrice e prima di voltarmi definitivamente, sistemo le coppe del costume in modo da esporre un poco maggiormente il seno. Non è un’azione da me e un poco mi vergogno e vedo come le guance mi si infiammano, ma penso che in questo modo i miei fratelli siano premiati per il loro amore nei miei riguardi.

Con il mio fratellone parlo dei nostri vicini e mi conferma quanto già detto da loro stessi. Lo hanno aiutato molto in passato prima del nostro arrivo. L’anziano poi, lo ha aiutato molto sia per trovare che prendere la casa anticipando addirittura i soldi della caparra e poi anche ad arredarla e a fare il trasloco.

A casa la sera, la cena è servita a tavola molto tardi e devo dire che avevo una certa fame. Avevo nuotato molto insieme ai miei fratelli e praticamente siamo rimasti a mollo fino a che il sole non è sparito oltre l’orizzonte. Esattamente come siamo partiti, siamo poi tornati a casa con solo i costumi addosso con la vergogna che non mi aveva mai abbandonato neppure mentre nuotavo; al ritorno, semi bagnata, mi sentivo le guance bruciare per non indossare altro che il solo bikini. Non mi sentivo a mio agio a camminare esposta in quel modo e con tutti i rotolini sul fianco. Una volta arrivati a casa, i maschi di casa hanno continuato a stuzzicare divorando ogni piatto che veniva messo in tavola mentre erano intenti a guardare le foto che avevo trovato nel box.

Dopo cena, guardiamo a lungo gli album fino a che non rimango sola con il mio fratellino. Spengo tutto e poi a letto, non riesco ad addormentarmi per via dei ricordi che mi affollano la testa. Stanca di girarmi nel letto e visto che non mi ero fatta la doccia quando eravamo tornati dalla spiaggia, mi reco in bagno.

Mi dedico a lavarmi la testa e a farmi la pedicure. Mi passo la crema all’inguine arrossato e dalla mente affiorano i ricordi di quello che era accaduto quella mattina. Le sensazioni sono ancora vive come se fossero accadute solo pochi minuti prima e involontariamente, mi accarezzo il pube e le dita come sfiorano il clitoride mi procurano una scossa e gemo involontariamente di piacere.

Non mi fermo’ Continuo lentamente e via, via, sempre più velocemente. Con le dita sporche e unte di crema, mi dedico al metodico movimento sul clitoride e più il tempo passava e più riaffioravano in me le sensazioni sperimentate quella mattina. Godo tremando tutta e cerco di trattenere i gemiti mentre respiro con affanno.

Apro gli occhi e sono consapevole che l’immagine riflessa è di una me che non conoscevo. Sono con il fiatone e in tachicardia. Ho le guance rosse e mi sento nuovamente tutta sudata. Pensando ancora al cazzo di mio fratello che mi si struscia duro e caldo contro al mio sedere sorrido maliziosa alla mia immagine riflessa fremendo tutta. Mi guardo e mi dico:
‘Sono una porcellina viziosa” Avvampo tutta di vergogna per le parole che mi sono detta.

Felicemente appagata e stanca per la lunga giornata trascorsa, mi allungo sul letto. Sono tanto sudata che avrei bisogno nuovamente di una doccia e prima di decidermi ad alzarmi per mettermi una maglietta addosso, mi addormento senza accorgermene.

_*_*_*_

La sveglia suona e mi sento a pezzi. Ho tutti i muscoli che mi fanno male. Mi chiedo come possa sentirsi il mio gemello dopo due giorni di lavoro mentre io dopo solo un giorno di ginnastica sono tutta rotta. Mi reco in bagno e come sento le tette ballare libere mi accorgo di essere nuda. Non so che fare. Per un secondo resto interdetta e ferma nel corridoio, ma poi lo stimolo impellente decide per me e mi fa muovere verso il bagno. Torno in camera e dal cassetto prendo la prima maglietta e mutandina che trovo.

Non lo sento arrivare, attenta come sono a preparare la colazione. Mi abbranca alle spalle come il giorno prima e salto spaventata esattamente come la volta precedente. Sono contenta che non mi abbia preso per le tette. Sono fermamente convinta che certi toccamenti devono cessare.

‘Sei un vero amore. Questa sera facciamo una selezione di foto e poi le incorniciamo e le appendiamo. Che ne dici?’

Sono tutta un brivido e le ginocchia sono come fatte di gelatina. Mi tremano anche le gambe. Sono consapevole della sua erezione e non riesco a dire neppure la parola tanto è peccaminosa. Il suo coso duro mi preme contro e lo sento distintamente, involontariamente spingo indietro il sedere. Non voglio offrirmi, ma mi piace come mi fa sentire. Le mani mi accarezzano la pancia e i fianchi e mi sto sciogliendo. Mi devo aggrappare al bordo del lavandino per poter restare in piedi mentre le mani continuano ad accarezzarmi e le sue labbra mi baciano il collo e l’orecchio.

Ho i brividi per tutto il corpo, le farfalle allo stomaco e al basso ventre. Ho come l’impressione che le gambe siano sparite mentre il cuore mi batte impazzito tanto forte da sentirmelo nelle tempie. Fremo vistosamente mentre percepisco chiaramente le sue mani salire accarezzandomi la pelle fino a fermarsi quando si sono impossessate dei miei seni. Stringo i pugni mentre resto per qualche secondo senza fiato. Percepisco il movimento delle dita e delle mani mentre mi massaggia le tette e al contempo si struscia il pacco duro contro il sedere.

‘Ti…’ Le parole mi si bloccano in gola. I capezzoli eretti e titillati mi danno scosse di piacere inimmaginabili. Sono spinta in avanti per via di come mi sta strusciando il grosso cazzo contro il sedere. Ho l’impressione di essere tutta un fuoco; di non avere più forze per reagire.

Una mano abbandona un seno e gemo scontenta. Mi piaceva quello che mi faceva provare mentre mi stuzzicava il capezzolo. La sento scendere lungo la pancia e si infila sotto all’elastico delle mutandine. Stringo le gambe, ma è inutile. La percepisco accarezzarmi il pelo pubico e scendere ancora.

”prego.’ Riesco a dire poco prima di restare senza fiato a causa della scossa di piacere che si spande dal clitoride come questo viene sfiorato.

Percepisco chiaramente le sue dita muoversi con continui movimenti circolari sul mio bottoncino del piacere. Gemo, nell’avvertire le labbra vaginali ad essere accarezzate e, mugolo come i miei punti erogeni sono sempre più sollecitati. Non so come possa farlo, ho l’impressione che abbia dieci mani. Mi stimola il clitoride e contemporaneamente anche dentro e fra la vulva. I seni sono palpati e i capezzoli titillati senza sosta. Le dita si insinuano dentro di me. Mi sento aprire la vulva. Tremo tutta e irrigidisco le braccia dato che le gambe non sono più in grado di sorreggermi. Godo gemendo e sussultando. Le dita non cessano di fermarsi e mi fanno toccare vette mai sperimentate prima. Ho come l’impressione di navigare in un limbo di piacere e godimento continuo. L’orgasmo o gli orgasmi che si sono succeduti in rapida sequenza mi hanno lasciato spossata e senza forze. Ho la mente annebbiata e come torno sufficientemente in me, mi sento bagnata e inondata in mezzo alle gambe in modo inverosimile.

Ansante, sudata, accaldata come se avessi fatto una maratona, mi appoggio con tutte le mie forze residue al lavello.

Scorgo lui che spegne la caffettiera sul fuoco e poi lo vedo guardarmi e farsi sempre più vicino. I nostri sguardi si incrociano. Si avvicina e mi prende per le braccia rigirandomi. Mi sovrasta e desidero che mi abbracci e invece, inaspettatamente, mi bacia.

Le nostre labbra si scambiano un bacio passionale, voglioso; carico di desiderio. Il suo cazzo mi preme contro la pancia e pur con tutte le emozioni che mi sconvolgono le viscere, sono certa che il suo duro membro stia pulsando come la mia figa. Il nostro abbraccio si allenta, scorgo il mio gemello che ci osserva. Gli sorrido e apriamo le braccia. Anche lui si unisce nel nostro abituale abbraccio collettivo solo che non è più solo affettivo. Contro le gambe, percepisco su entrambi i fianchi i loro cazzi duri che sfregano contro la mia pelle. Ho quasi l’impressione che non ci fosse nulla fra i nostri corpi e che fossimo completamente nudi. Le emozioni in me restano a livelli paurosamente elevati. Sono costantemente accaldata ed eccitata.

Con il residuo delle forze e quella minima ragione ed intelletto che mi è rimasta, finisco di preparare la colazione pur restando eccitatissima e con le mutande bagnate all’inverosimile.

Il pensiero di quello che è accaduto mi si pianta fisso nel cervello. Seduta a consumare la tazza di latte, sento distintamente l’umido nelle mutandine e le labbra della figa che continuano a pulsare facendomi restare costantemente eccitata e su di giri. Ho come l’impressione di avere l’impronta della mano di mio fratello tatuata addosso. Non ho idea del perché me lo dico, ma sono certa che se ora mi masturberei, sarei capace di godere nuovamente.

Un pensiero del genere a tavola e in presenza dei miei fratelli non l’ho mai fatto. Mi stupisco e mi vergogno. Percepisco chiaramente le guance bruciarmi e non riesco a guardare in faccia il mio amato fratellone che subito avvampo di vergogna.

‘Sai… è tanto che te lo volevo dire. Penso di poter parlare a nome di tutti. Grazie di esistere. Ci piaci per quello che sei e come sei.’

Abbasso gli occhi sentendomi enormemente in imbarazzo.

‘Ti abbiamo sempre considerata una di noi. Alla pari di noi. Non voglio che ti sconvolga quello che sto per dire, ma mentre i nostri amici andavano in giro a masturbarsi o a fare gli scemi in giro, noi avevamo una fonte dove poter attingere alle nostre fantasie.’

Il silenzio che è sceso ci ha lasciato in imbarazzo e mi sento fortemente a disagio. Scorgo i capezzoli duri bucare attraverso il tessuto della maglietta e so per certo che loro me li stanno guardando. Questo pensiero, mi mette maggiormente a disagio e cerco di incurvarmi in avanti per tentare di nascondere quello che la natura femminile mi ha dato, ma è tutto inutile e i capezzoli restano ritti e duri perfettamente visibili.

‘Ti chiedo scusa a nome di tutti se a volte ci siamo comportati in maniera sbagliata o ti abbiamo offeso per qualche cosa. Sappi che ci piaci per come sei e per quello che sei. Non cambiare mai. Siamo una famiglia. Siamo soli e dobbiamo aver cura gli uni degli altri.’

Mi prende una mano e me la stringe fra le sue. Vedo che unisce l’altra mano a quella del mio gemello e il mio fratellino mi prende la mano che era rimasta libera e così facendo, formiamo una catena indissolubile.

‘Siamo una famiglia. Davanti avremo giorni di gioia e dolori, ma uniti sapremo di poter farci forza gli uni con gli altri.’

Non ho idea del perché, ma mi viene da piangere dalla contentezza.

Prima che si avviano al lavoro in mezzo al corridoio ci abbracciamo tutti come di consueto e sussurro al mio fratellone sperando che gli altri non sentano.
‘Dobbiamo parlare.’

Lui mi guarda con un sorriso smagliante che mi scioglie il cuore e mi fa sentire più bagnata di quanto già non sono…

‘Certamente, questa sera parliamo. Se puoi, non cambiarti le mutande.’

Sgrano gli occhi sorpresa e vedo che mi strizza un occhio mentre sorride. Da parte mia invece, mi sento avvampare le guance dalla vergogna. Mi chiedo cosa stessero pensando i miei fratelli vicino a me e non riesco a guardarli in faccia.

Si abbassa per baciarmi fra collo e orecchio cui sento le gambe tremare e mi sussurra.
‘Mi eccita pensare che hai il mio sperma nelle mutandine per tutto il giorno.’

Resto allibita e incredula. Ora so cosa era quel pulsare che percepivo e tutto l’umido che sento non è dovuto solo ai miei abbondanti succhi vaginali, ma anche dal suo seme. Quando chiudo la porta mi sento tremare le gambe e ho il cuore che batte a mille. Guardo in basso oltre le vette dei miei seni cui spiccano i capezzoli duri e poco oltre, la pancia. Volevo vedermi il pube e le mutandine e volevo andare in bagno a controllare l’ho stato in cui mi ha lasciata. Avevo paura di toccarmi ancora perché sapevo che avrei goduto.

Sento suonare il campanello e faccio un salto per lo spavento. Ero ancora appoggiata alla porta. Apro e mi ritrovo l’anziano vicino di casa.

Parliamo sulla porta e anche se l’ho invito ad entrare, è lui che mi convince prendendomi la mano ad andare a casa sua. Mi sento a disagio a camminare mezza nuda e scorgo il mio fratellino che mi segue sorpreso e preoccupato. Facciamo pochi passi sullo stesso pianerottolo ed entriamo nella casa disposta allo stesso modo della nostra. Dopo avercela fatta visitare, compreso l’ampio terrazzo soleggiato con tanto di gazebo, ci guarda e mi dice.
‘Io sono solo, sono anziano e, avrei bisogno di qualcuna per due, tre ore la settimana per le pulizie e per quello che odio di più, stirare le camicie. La paga sarebbe di 10 euri l’ora se accetti.’

La stessa proposta me l’aveva accennata il giorno prima e a causa di tutti gli avvenimenti che si erano accavallati mi ero dimenticata. In testa mi risuonavano come un eco, 20 – 30 euri… La ricarica del cellulare… Un paio di volte la spesa al supermarket… Quattro soldi per comprarmi gli assorbenti e non chiederli a mio fratello’

‘Accetto!’ Urlo senza accorgermene.

‘Bene sono contento!’

Saldiamo l’accordo fatto con un abbraccio e sono tanto raggiante che come mi stacco da lui, gli schiocco un bacio sulle labbra. Ci lasciamo con l’intesa che sarei andata da lui l’indomani e ogni qual volta sarei stata libera.

Tornati in casa ero contentissima. Salto abbracciandomi a mio fratello e urlo! Non vedevo l’ora di dirlo ai miei fratelli. Sparecchiamo la tavola e dopo aver sistemato i letti e pulito la casa, ci mettiamo a fare ginnastica. Una volta finito, eravamo sudati marci e visto che non mi ero ancora lavata, ho optato per fare una rapida doccia.

Mi osservo i peli del pube e scorgo dei grumi biancastri che intuisco essere il rimasuglio del seme del mio fratellone. Mi sento avvampare pensando alle emozioni sperimentate quella mattina e ho ancora l’impressione di percepire il calore della sua mano contro il clitoride.

Avevo appena chiuso l’acqua che scorgo la testa del mio fratellino spuntare dalla porta.
‘Perché non andiamo a farci un bagno in mare?’

Resto in bilico con un piede dentro e uno fuori dalla vasca da bagno pensando alla sua proposta. Noto il suo sguardo che indugia verso il basso e penso che mi stia guardando il pelo pubico. Arrossisco di vergogna e me ne accorgo dallo specchio per come sono rossa in viso e questo è dovuto al fatto che ho pensato che non solo stavo mostrando le mie grazie, ma che la posizione forse gli favoriva uno sguardo completo all’interno della vulva.

‘Ok.’ Rispondo ed asciugatami alla meglio, mezza bagnata ancora, mi avvio in camera a mettermi il costume.

Ero contenta di aver nuotato a lungo, ma ero ancor più contenta come ho superato la soglia di casa. Mi metto seduta sul divano qualche minuto a bere tè freddo mentre mi rilasso e respiro. Non mi sento a mio agio a camminare in bikini per la strada.

Durante il pranzo, i miei fratelli si congratulano con me e sono contenti della proposta fatta dall’anziano vicino. Quando ci salutiamo abbracciandoci al solito modo, le mani si aggrappano al mio sedere che strizzano a palpano mentre mi tirano contro di loro. Mi sento avvampare tutta come percepisco i loro cazzi duri attraverso il tessuto e premermi contro la pancia. Avrei voluto dire e fare qualcosa per oppormi a quel modo tanto inopportuno fra fratelli, ma mi sono sentita mancare il respiro e con il cuore che mi batte impazzito nel petto, resto a guardare la porta chiudersi.

Con tutti i sensi e i nervi scoperti, mi dedico per il resto del pomeriggio fra il fare la spesa e sudare copiosamente nel camminare lungo la strada, nel fare ginnastica e ancora grondanti di sudore ci avviamo in fine verso la spiaggia. Non mi ero risparmiata per niente e non mi ero mai fermata. Rimaniamo sorpresi quando incontriamo la nostra vicina e insieme, ci sistemiamo vicini in attesa che ci raggiungano i miei fratelli dal lavoro.

Formiamo una eterogenea combriccola mentre torniamo a casa tutti assieme compreso l’anziano vicino che abbiamo trovato anch’egli in spiaggia. Fatti i saluti di rigore, i miei fratelli si alternano nel farsi la doccia mentre io preparo tavola e cucino.

Terminato di sparecchiare la tavola e di lavare i piatti, ci mettiamo nuovamente a guardare le foto.
‘Ragazzi. Ho intenzione di comprare delle cornici e mettere dei quadri con le foto che ritraggono tutti noi assieme.’ Non l’ho indicato e mi auguro che abbiano capito che intendevo assieme ai nostri genitori e poco dopo i miei dubbi sono stati cancellati.

Erano felici dell’idea che ho avuto e ci siamo messi a discutere su quali foto scegliere e dove appenderle. Li ho guardati e seppur con una certa malinconia nel cuore, ero veramente felice. Infine ho sparato la realtà davanti ai loro occhi.
‘Ragazzi. Innanzitutto vi devo ringraziare per come mi fate sentire. Amata… Protetta… Fino ad ora non abbiamo ancora litigato.’ Ridiamo tutti e a lungo.

‘Va bene sorellina.- Ha sentenziato il nostro fratellone.- Ti devo confessare che sei la ragazza più sexi della terra. Ti dobbiamo ringraziare per come sei e per tutte le volte che non ti sei sottratta ai nostri sguardi. Ti confesso a nome di tutti che ci hai eccitato moltissimo e continui a farlo tutt’ora.’

Mi sento diventare rossa e non solo. Il calore che percepisco si sta diffondendo anche nella aeree genitali.

‘Il tuo modo di fare spigliato e di essere… Cioè… Spero che non ti offenda sapere che ci hai permesso di soddisfare le nostre voglie e che sei stata la fonte principale dei nostri sogni e del piacere che ne hai scaturito… Insomma… Ti sto dicendo che ci siamo masturbati pensandoti e guardandoti.’

Dopo qualche attimo a pensare, li ho guardati uno a uno e devo dire che sono stata sollevata nel constatare che anche loro erano un poco a disagio.
‘Vi devo dire che se me lo aveste detto qualche tempo fa mi sarei offesa mentre ora… mmmhhhh… A pensarci bene… No! Devo essere sincera. Mi inorgoglisce e mi fa sentire più donna. Certo che il vostro giudizio è viziato in quanto siete i miei fratelli, ma mi fa stare meglio con me stessa e non mi fa sembrare tanto grassa. Anche se voglio dimagrire lo stesso.’

Mi alzo e li bacio sulla guancia uno a uno.
‘Grazie ragazzi. Siete i fratelli più buoni del mondo. Visto che siamo in vena di confessioni… Vi devo mostrare una cosa che vi ho tenuto nascosto.’
Dalla credenza tiro fuori un pacchettino e una volta aperto, faccio girare le foto che vi avevo messo.

Loro restano ammutoliti mentre le contemplano. Vedono i nostri genitori ritratti nudi nel mentre prendono il sole o in pose plastiche come fossero modelli professionisti fatti nella nostra vecchia casa e non solo in quella. Dagli sfondi si capisce che sono state scattate anche in altri luoghi.

‘Va bene!- Esclama il nostro fratellone.- Visto che siamo in vena di confidenze… Aspettate qua!’

Quando torna vedo che porta il sacchetto di plastica del supermarket e percepisco le mie guance avvampare per via che conoscevo già il contenuto. L’avevo scoperto mentre riordinavo l’armadio. Mi ero prefissata di vedere il tutto con più calma, ma non ho mai trovato tempo a sufficienza.
‘Quello che sto per farvi vedere, vi può scioccare, ma siete oramai grandi per capire. Non giudicate prima che non abbia finito di parlare.’

Il contenuto viene svuotato sul tavolo e i dvd e le riviste porno si riversano nelle nostre mani. Continuo ad osservare mio fratello e resto allibita nel vederlo salire su una sedia e allungarsi oltre la credenza. Nascosta alla vista, prende una scatola che pone al centro del tavolo. Le risatine stupide dei miei fratelli cessano come scoprono il contenuto.

Centinaia di foto ritraggono i nostri genitori e non solo loro, in pose pornografiche. Nulla di comparabile a quelle caste che avevo scoperto io. Queste sembravano tratte direttamente dai film e come folgorata, spalanco gli occhi; prendo la custodia di uno dei dvd e la guardo attentamente. Resto a bocca aperta e continuo a restare allibita e incredula anche quando osservo il mio fratellone che a sua volta mi guarda e annuisce.

‘Come sapete, in questo anno sono accadute molte cose. Abbiamo preso delle abitudini… Però, prima di giudicare, voglio che sappiate che io mi eccito molto a guardare costantemente i canali satellitari porno. Mi piacciono e continuerei a farlo anche ora, ma non posso perché da quando siete venuti, ci sono stati dei notevoli cambiamenti e non voglio che pensiate che questo per me sia un peso. Mi taglierei tutte e due le braccia pur di avervi qui con me.’

Mi stavano salendo le lacrime agli occhi per la contentezza.

‘Guardate questo dvd. Parleremo quando sarà finito.’

Siamo seduti a tavola e ci voltiamo a guardare la televisione. Le immagini ci riportano indietro di qualche anno, a quando eravamo andati in vacanza presso degli amici dei nostri genitori. Ricordo bene quella vacanza, come le poche altre che avevamo fatto. Nel vedere noi, i nostri genitori e come eravamo felici mi porta una malinconia e una tristezza addosso incredibile. Non riesco a trattenere le lacrime e anche il mio gemello lo vedo che piange.

Il film non è terminato e il nostro fratellone toglie il dvd per inserirne un altro.
‘Ora guardate questo.’

La casa e gli interni erano gli stessi. Le coppie erano le stesse, ma con una differenza. Noi non comparivamo. Se nel primo film si scorgeva qualche scena in cui si vedeva marginalmente noi in abbigliamenti al quanto succinti, ma mai nudi anche se ricordo che spesso ci siamo incrociati per casa senza nulla addosso, in quello appena messo i protagonisti erano perennemente nudi.

Resto scioccata nel vedere nostro padre camminare con il cazzo duro e peggio, quando questo sparisce nella bocca di nostra madre che lo succhia avidamente. Le scene che si susseguono sono lunghe e varie. Resto allibita e sconcertata nel vedere mia madre scopata selvaggiamente da nostro padre mentre succhia il cazzo di un altro uomo. Le coppie si alternano in un intreccio e in uno scambio di ruoli che ne perdo il conto. I gemiti e i mugolii non sono scene di attori porno che possono aver simulato o falsificato il loro piacere. Era tutto reale.

Sono sconvolta. Osservo i miei fratelli e non so cosa dire. Il film viene fermato dopo che alcuni schizzi di sperma si riversano sul viso di nostra madre da un cazzo che non è di nostro padre. Sono eccitata e contrariata. Era la prima volta che vedevo chiaramente certe scene di sesso e non so cosa fare. Mi ero eccitata ad osservare i nostri genitori divertirsi in quel modo e ne sono sconvolta.

Restiamo a lungo in silenzio a guardarci uno con l’altro, poi iniziamo una lunga serie di discussioni sul sesso fino a quando gli sbadigli si susseguono ritmici e anche se non avevamo concluso la questione, siamo giunti alla conclusione che non c’era nulla di male quando si è consenzienti nel divertirsi. Uno dopo l’altro ci alziamo da tavola ed eccitatissimi ci mettiamo a letto.

Non avevo sonno. Sono sconvolta da quello che avevo visto e chiudendo gli occhi, affioravano distintamente le visioni di cazzi duri che penetravano fighe e culi. Scomparivano nelle bocche per poi eruttare schizzi di bianco sperma. Le mie dita si intrufolano nelle mutandine e iniziano a giocherellare con il durissimo e bagnatissimo clitoride portandomi all’orgasmo in breve tempo.

Il piccolo fratello, cerca di osservare la sorella nel letto sotto di lui. Non vede bene, ma intuisce che si stia masturbando e strusciando il cazzo fra le lenzuola, gode sborrando copiosamente.
Il fratello gemello, posto su un fianco sul letto, si masturba scapellandosi come piace a lui. Stringe il pugno attorno alla cappella e ogni volta che abbassa la mano contro al pube e alla base del cazzo, tira indietro il prepuzio e questo lo eccita all’inverosimile. Lento e forte, stringe il pugno allentandolo come sente tirare la pelle. Gli bastano pochi rapidi movimenti fatti in quel modo che le palle si svuotano lasciandolo appagato e ansante.

Con la porta solamente accostata, il grosso e anziano fratello si sta masturbando in bagno sul lavandino. è eccitato allo spasimo e non voleva masturbarsi, ma la voglia è enorme e interrompendo il lavaggio ai denti, inizia a segarsi. Pensa a quello che aveva visto in televisione, alle sensazioni provate con la sorella quella mattina e stringendo il pugno attorno al cazzo erutta il suo piacere. Appagato e ansante, si guarda allo specchio e illibinidito, prende lo spazzolino della sorella e raccoglie dal lavandino un grosso bolo di sperma. Finisce di lavarsi e poi sorridente si reca in camera. Osserva la sorella distesa sul letto e pensa a quando si laverà i denti. Pensa anche che ha voglia della sua amata vicina di casa e sognando le sue tette, si addormenta felice anche se nuovamente eccitato
_*_*_*_

Come ogni mattina, rimasti soli, i due fratelli si dedicano alle pulizie e a riassettare tutta la casa. Si dedicano con pari entusiasmo a fare ginnastica e si fermano solo quando sono sudati fradici e dopo che si sono dati una lavata sommaria, vanno a fare la spesa al supermarket. Ad un estraneo che potesse capitare di osservarli, è certo che sono due atleti professionisti che si dedicano alle prossime olimpiadi.

Tutto il corpo è imperlato di sudore mentre le mani sono doloranti per via del peso dei sacchetti della spesa. Tornati a casa, è lei a riporre la merce nel frigorifero e mentre il fratellino prosegue a impilare nei ripiani il resto della spesa, lei si infila in bagno per una agognata doccia rinfrescante. Il caldo in quella mattinata era davvero insopportabile e quando la porta si apre, benedice l’intruso per via della circolazione d’aria che viene favorita da quella via aperta. Non è stupita per l’ingresso del piccolo fratello in bagno e non dice nessuna parola. Resta allibita quando si accorge che la tenda è tirata da un lato e lui scavalca il bordo della vasca e vi entra completamente nudo e con lo sguardo fisso al cazzo semi rigido gli dice.
‘Cosa pensi di fare?’

‘Ti restituisco il favore. Ti lavo la schiena”

‘Uffa!’ Mi dico fra me e me, ma sbuffo e alzo le spalle come se non mi importasse nulla. Non ho voglia di litigare anche perché è molto tardi e devo preparare da mangiare. Lo lascio fare e mi torna in mente quando nella nostra vecchia casa, lui mi lavava in quel modo. Ogni volta che penso alla nostra vita precedente mi lascio prendere dal magone.

L’acqua che ci colpisce non è propriamente fredda e le sue mani scivolano sulla pelle con vellutata dolcezza. Mi massaggia anche parte delle braccia e i fianchi. Mi insapona la schiena con fare sempre più lento e sensuale. Lo lascio fare e non gli dico nulla anche dopo che le mani si sono abbassate al sedere che non si limita solo a lavare, ma inizia ad impastare e a palpare con fare sempre più deciso e sfacciato. Torna a lavarmi la schiena e il collo e mi godo il massaggio. Lo trovo molto sensuale ed appagante. In passato più o meno l’avevamo sempre fatto mentre ora le emozioni che provo sono di donna sotto le mani di un uomo e non di un fratello. Non capisco perché questo cambiamento e mi sento confusa, ma anche tanto eccitata.

Chiudo gli occhi e mi torna in mente il suo cazzo in completa erezione e il suo pube ricciolino. Mi sento un caldo spandersi da dentro di me e so che proviene dalla figa. Avrei voglia di stringergli il cazzo e sentirlo pulsare. Senza volerlo mi inarco leggermente e spingo indietro il sedere. Ho l’impressione di sentire la cappella del suo cazzo arroventarmi la pelle. Le sue mani discendono lungo la schiena e mi passano sulla pancia. Come le sento sfiorami il pube, mi volto ringraziandolo. Il gioco oramai si è spinto troppo oltre e mentre esco dalla vasca, noto il cazzo duro con la cappella violacea. Deglutisco a fatica. Non posso fare a meno di pensare che il suo piccolo occhio mi stia guardando desideroso di qualcosa e mi mordo il labbro inferiore.

Mi torna in mente quando mi sono masturbata pensandolo e sognandolo e mi appoggio al lavandino per come sento le gambe tremare. Mi mordo il labbro fino a farmi male per via della voglia che avevo di stringerlo nel mio pugno. Con fatica distolgo lo sguardo e gli sorrido con fare malizioso per poi tirare la tenda della doccia. Mi sento tutta un fuoco che mi si spande dal viso al seno e giù in mezzo alle gambe. Mi asciugo sommariamente e mezza ancora bagnata, mi avvolgo nell’asciugamano e mi avvio a preparare il pranzo. Penso che lui nella doccia, ora che è rimasto solo si stia masturbando e anche io ho una voglia matta di soddisfarmi, ma ho fretta. Sento arrivare in casa gli altri miei fratelli e buttata la pasta mi accingo a condirla.

‘MMMMHHHH!!!!! Che buon odorino!- Esclama il nostro fratellone mentre entra in cucina seguito a ruota dai miei fratelli.- Mamma e papà sarebbero fieri di te!’
Mi abbraccia prendendomi alle spalle e come sento l’asciugamano sciogliersi, cerco di fermarlo in qualche modo prima che mi cada a terra e lo riallaccio sopra al seno.

‘Mmmhhh… Peccato che non sia caduto.’

‘Dai non scherzare. Finisci tu di mettere in tavola. Vado a vestirmi.’

Lui non allenta l’abbraccio con il chiaro intento di fermarla.
‘No, resta così. Anzi, se ci permettessi di vederti le tette… Sei bellissima. Saresti il giusto premio per una giornata afosa e durissima.’

Le parole mi sono sussurrate all’orecchio e mi viene la pelle d’oca.

Seduti a tavola a mangiare, parlano del lavoro al cantiere e discutono a lungo sulla possibilità di incrementare i guadagni per far fronte alle spese fino ad all’ora sostenute.
‘Senti, perché non vieni con noi per darci una mano? In questo modo impari a fare qualcosa e poi il ‘Boss’ ha detto che ti da qualcosa per il disturbo.’

Il piccolo fratello si lascia convincere a seguire i fratelli più grandi e io da brava donna di casa, preparo il termos del caffè da portare con loro. Continuo a pensare a quello che mi aveva sussurrato il mio fratellone ed ero combattuta fra il mostrarmi o il rivestirmi. Il solo pensare di mostrare il seno e non solo quello, in modo volontario e sfacciato, mi fa scatenare nelle viscere qualcosa di indefinito mentre il cuore batte impazzito e le guance continuano a restare rosse e bollenti di vergogna.

Li accompagno alla porta e come sempre ci abbracciamo e baciamo in segno di saluto solo che diversamente dalle altre volte, ora sarei restata sola in casa. Non mi accorgo che mentre passo da un abbraccio all’altro l’asciugamano mi si slaccia e mi cade a terra prima che riesco a prenderlo.

Quasi all’unisono mi dicono di restare ferma, di lasciarmi guardare.

Io mi vergogno terribilmente e sono tentata a coprirmi con le mani, ma una è tenuta dal mio gemello che torna ad abbracciarmi nuovamente e prima di discostarsi mi da una lunga carezza al sedere. Ripete l’atto anche il nostro fratellino dopo avermi guardato per qualche attimo di troppo le tette e la figa e ho l’impressione che stia spingendo il pube in avanti per farmi sentire chiaramente il suo pacco duro. Infine tocca al nostro forte e robusto fratellone.

Il suo abbraccio mi toglie ogni volta il respiro e mi sussurra all’orecchio:
‘Sei bellissima ed eccitantissima. Peccato non poter giocare come ieri mattina.’

Quando si discosta sono tutta un fremito. Resto a salutarli sulla porta di casa incapace di muovermi anche perché ho le gambe che mi tremano. Non faccio caso che sono appoggiata alla porta che è aperta e sono visibile da quanti potrebbero camminare nella tromba delle scale. Una volta chiusa, cerco di respirare e calmarmi e mi accorgo che fra le gambe sono calda e bagnata. Mi sistemo l’asciugamano sui fianchi per poi avviarmi a pulire la cucina e cerco in quel modo di scacciare i pensieri peccaminosi che affollano la mia mente anche se il dondolio libero del seno non mi facilita il compito.

Quando suona il campanello della porta, corro in camera a vestirmi e mi limito a mettermi addosso solo una maglietta e un paio di mutande, quindi apro la porta e non so perché, avevo l’impressione che potesse essere proprio il nostro anziano vicino di casa.

‘Salve, hai tempo e voglia di sistemare un poco casa mia?’

Penso ai soldi che mi darebbe e accetto immediatamente e prima di recarci a casa sua, cerco di convincerlo ad entrare mentre finisco di vestirmi, ma la sua riflessione mi fa desistere e prese le chiavi di casa, lo seguo. Rifletto che ha ragione. Il caldo è eccessivo per vestirmi e, restare così poi non è tanto scandaloso.

Pulisco, lavo e infine stiro. La montagna è tale che mi prende quasi tutto il pomeriggio. Lui per tutto il tempo che sono nella sua camera conversa amabilmente e si preoccupa che beva tanta acqua o tè freddo al limone come piace a me.

Quando ho finito sono in un bagno di sudore e tornata in casa, sono tanto felice che salto per la gioia. Termino di lavare i piatti e faccio le pulizie in casa letteralmente volando e quando arrivano in casa i miei fratelli per andare al mare, urlo per la gioia. Subito non capiscono e non comprendono, ma come gli faccio vedere il biglietto da 50 euri sgranano gli occhi e ci abbracciamo felici.
In camera ci cambiamo tutti assieme e non penso ai loro sguardi indirizzati alle tette o alla figa anzi, in modo civettuolo mi espongo deliberatamente. I miei stessi occhi indugiano a lungo verso i loro genitali e impieghiamo più del solito a vestirci e a preparaci per andare al mare.

Come usciamo di casa, il fratellone suona alla porta del nostro vicino con il chiaro intento di invitarlo a cena da noi e non trovandolo ci rechiamo in spiaggia sorridenti e saltellando dalla gioia.
In acqua ci azzuffiamo saltandoci uno sull’altro al punto che pochi minuti dopo, abbiamo fatto il vuoto attorno a noi.

Quando ormai, con le mani raggrinzite usciamo dall’acqua, con sorpresa troviamo l’anziano vicino di casa e fra strette di mano e abbracci, lo salutiamo cordialmente. Passiamo il resto del tempo a parlare in sua compagnia e anche con l’altra nostra vicina e quando si è fatta ora, torniamo a casa tutti assieme e per la prima volta per noi, con i costumi asciutti.

Mentre preparo la cena, i miei fratelli si alternano in bagno a lavarsi e come è tutto pronto, arrivano anche i nostri vicini portando una bottiglia di vino e una crostata di marmellata. La serata passa veloce, chiacchierando e raccontando storie e quando i nostri vicini si ritirano per andare nei loro appartamenti, restiamo soli io e il mio fratellone. I nostri fratelli hanno seguito il corridoio per recarsi verso i rispettivi letti e a mettersi a dormire. Erano letteralmente distrutti dalla fatica per la giornata di duro lavoro presso il cantiere, li vedevo che cascavano dal sonno e hanno resistito stoicamente per fare compagnia ai nostri ospiti.

Restati soli, mentre finisco di lavare le poche cose rimaste nel lavello, lui sparecchia e pulisce la tavola e insieme finiamo di sistemare la cucina in modo da preparare già per la colazione dell’indomani. Faccio per andare verso il bagno quando mi scontro con lui. Ci guardiamo negli occhi e lentamente mi sento sciogliere e senza accorgermene, iniziamo a baciarci con passione.

Dopo l’abbraccio, sempre con le nostre lingue e le bocche attaccate, percepisco le sue mani vagare lungo la mia schiena e sotto alla maglietta. Gemo nella sua bocca nel sentire il suo tocco leggero e delicato. Le nostre lingue si cercano mentre respiriamo dell’aria che ci stiamo donando reciprocamente. Percepisco il suo cazzo ingrossarsi sempre più al punto che sento premere la sua dura consistenza fra i nostri corpi. Sono totalmente in balia delle forti emozioni che sto percependo e non mi rendo conto se è solo una mano che si è infilata sotto all’elastico del costume o sono entrambe le mani che ora mi palpano e mi accarezzano il sedere stringendomi contro di lui e facendo aderire il suo cazzo contro di me.

Ci sdraiamo sul divano e fremo mentre una mano mi accarezza la pelle salendo da sotto la maglietta e fermandosi quando mi artiglia ad un seno. Resto senza respiro a lungo e gemo. Mi rendo conto solo in quel momento, che ogni qual volta gli ero vicina bruciavo di desiderio. Era da tanto che provavo quella passione e non me ne ero mai accorta e ora, un altro tarlo si affacciava sconvolgendomi i sensi. Da quando avevo visto il film porno fatto dai miei genitori, non mi toglievo dalla testa la voglia di sentire cosa si provava ad avere un cazzo dentro di me.

‘Mi piaci. Sei bellissima. Le forme del tuo corpo mi attraggono. Dovresti camminare sempre nuda in modo che tutti possano compiacersi e vedere come sei seducente e ben formata.’

La sua mano titilla il capezzolo facendomi venire i brividi mentre dentro la pancia sentivo come se avessi le farfalle. Dal mio pube, ricoperto da un lieve, tenue, vello rosso dorato di peli, si dipanava un calore immenso e un’umidità che sapevo cosa fosse. Ero eccitata all’inverosimile!

Il mio desiderio ancestrale non si fermava solo dal volergli stringere il cazzo per constatarne la grossezza e il calore come avevo fatto in passato. Volevo fargli una sega e vedere sgorgare lo sperma. Se mi avesse chiesto di più, sarei stata pronta a sperimentare con lui tutte le posizioni dell’amore viste nel film e anche di diventare la protagonista delle scene che tanto mi avevano eccitata.

Il momento era giunto. Eravamo stretti, avvinghiati strettamente. Io sopra di lui con la sua mano contro il mio seno, la mia gamba sopra la sua incapace di tenerla ferma. La dura consistenza del cazzo contro la mia pancia mentre la vagina con le mutande sempre più bagnate si strofinava contro il suo ginocchio.

‘Mi piacciono le tue tette… Sode e piene.- Si abbassa e mi bacia la punta del capezzolo facendomi mancare per qualche istante l’aria; ritorno sulla terra quando smette di succhiarmeli.- Eccitanti e belli…’ Mi dice sussurrando appena le parole, ma che mi fanno danzare nel limbo della sensualità più sfrenata.

Le sua mano corre prima su uno poi anche sull’altro seno e lentamente mi alza la maglietta scoprendomele. Avvampo di vergogna, ma sono sempre più eccitata. Mi piace come guarda il mio petto, come accarezza dolcemente i seni, come teneramente li stringe. Mi inebriavo del piacere che mi provocava quando i capezzoli venivano stretti fra le dita. Ondate di intenso piacere mi stordivano quando le sue labbra si posavano sui piccoli bottoncini di carne per succhiarli o per essere stuzzicati dalla lingua.

‘Meravigliose, dure e morbide. Sono eccitanti. Sento le mie mani scottare.’

Timidamente, allungo la mano, afferro il suo cazzo attraverso il leggero tessuto dei boxer. La scossa che percepisco scuotermi tutta proviene direttamente dal mio clitoride supereccitato.
‘Voglio… Voglio vederlo.’
Avvampo di vergogna per aver detto quelle parole, ma le mani non si fermano. Tremano di desiderio. Scorrono all’interno dell’elastico e si fermano attorno alla dura consistenza del cazzo. Liscio, morbido. Era la prima volta in vita mia che avevo in mano il ‘coso’ maschile e che potevo sentirlo senza impedimenti, dal vero… Dal nudo.

Una violenta scossa mi ha fatto tremare tutta facendomi restare senza fiato.
‘Voglio… voglio farti una sega.’
Stringo la mano attorno al cazzo e non ho idea se le parole mi siano uscite dalla bocca in un flebile sussurro e si siano fermate nel pensiero peccaminoso e osceno che ho fatto.

‘mmmhhh sorellina… Chi ti ha insegnato questo modo di parlare?’

Mi sento avvampare di vergogna. Prende le tette e me le palpa. Mi stuzzica i capezzoli procurandomi sempre più piacere.

‘Vuoi vederlo? Vuoi ammirare il mio cazzo? Vuoi vederlo quando schizza?’

Il piacere che stavo provando era così intenso, che non capivo più nulla. Contemplavo estasiata, la pelle liscia e setosa del membro maschile duro e pieno di desiderio. La sua virilità era stretta nella mia piccola mano con le dure e scure nervature che lo percorrevano mentre io ansiosa lo accarezzavo. Percepivo ogni vibrazione, il suo pulsare, mentre lo fissavo incuriosita e rapita dal desiderio. Muoveva il bacino avanti e indietro assecondando i miei movimenti del polso e della mano che percorrevano su e giù la dura asta di carne. Accentuai la velocità e, di botto, come dalla cima di un vulcano, la bocca infuocata del suo membro eruttò il contenuto delle sue palle.

Non mi aspettavo un tale avvenimento e il suo copioso e violento getto mi colpì al viso. Ero sorpresa, estasiata e preoccupata per essermi sporcata. Non sentivo quasi i suoi gemiti di piacere mentre i suoi getti continuavano a schizzarmi addosso atterrando sul seno e sull’addome. Ero calamitata dal piccolo meato che eruttava sperma bianco. Il violento zampillare si era attenuato, ma è rimasto costante e copioso. Il bianco seme maschile usciva dalla punta per discendere dal meato fino ad impiastricciarmi la mano.

Ero tutta un fuoco. Tremavo per la tensione. Respiravo con difficoltà. Il cuore mi batteva direttamente nelle tempie.

Con le sue forti braccia mi solleva e mi mette a sedere sul tavolo dopo che ha messo un cuscino di una delle sedie sotto al mio sedere. Non volevo liberare la presa della mano attorno al cazzo, ma non ho potuto fare diversamente.

‘Rilassati.’

Mi allarga le gambe e si inginocchia davanti a me. Mi stavo vergognando nel vedere come lui mi guardava la figa così da vicino. Potevo sentire il suo respiro e fremevo tutta. Al primo colpo di lingua sobbalzo. Al secondo colpo di lingua tremo e urlo.

‘Zitta! Sveglierai tutti.’

Mi metto una mano sulla bocca e al successivo colpo di lingua mentre l’aria mi esce dai polmoni svuotandomeli, me la mordo mentre tutti i nervi sono squassati da un forte tremolio incontrollato. Il suo modo di leccarmi la figa e di succhiarmi il clitoride mi porta in breve a far esplodere il mio orgasmo. Era incredibile il piacere che stavo provando e ho perso la cognizione del tempo a causa delle continue ondate di piacere che si sono susseguite. Ho provato a fermargli la testa, ma la sua lingua vorace ha continuato a lavorarmi amabilmente. Ero senza forze e senza fiato a causa dei continui orgasmi che si succedevano.

Lo sentii alzarsi senza poterlo vedere e mi bacia a lungo sulla bocca per poi dedicarsi a succhiarmi e a mordermi i capezzoli. Non ho idea di quando e come mi ero sdraiata sulla tavola. Le sensazioni di piacere si susseguivano a ondate che mi lasciavano ogni volta sempre più svuotata da ogni forza. Come se fossi lontana dal mio corpo, percepivo appena i lamenti della mia bocca oppure era solo un sogno lontano, frutto della mia fantasia.

Gli occhi si sono rovesciati all’indietro come le dita l’hanno penetrata divaricando la calda e palpitante figa. Lui ha sorriso nel sentirla tremare per l’onda di piacere e l’orgasmo che la stava avvolgendo nuovamente. La bacia coinvolgendola e trascinandola in un lungo vorticoso e profondo bacio mentre gode gemendo nella sua bocca.

Con le mani sul seno inizia a titillare, a sfregare con i polpastrelli i capezzoli, a tempestarli di baci, a succhiarli, facendola gemere di piacere infinite volte. Sceso nuovamente al suo pube e ammirate quelle labbra umide e socchiuse, si avventa a succhiare il clitoride mentre le dita affondano in lei.

Non capivo più nulla. Sapevo solo che ero sconvolta dal piacere e dal desiderio. Sentivo le sue caldi labbra sfiorarmi la pelle della figa e la sua lingua ancora ben più calda lambirmi il clitoride. Le dita andavano e venivano dentro di me facendomi sentire piena e desiderosa di essere donna veramente. Non avevo idea di quante potessero essere. Mi sentivo allargata e desideravo non avere impedimenti. Volevo che mi penetrassero fino in fondo. Volevo e desideravo essere completamente e totalmente donna.

Urlo. Mi accorgo di aver urlato per come sto ansimando in cerca di aria e per come il cuore batte impazzito. Non posso più continuare a godere ancora in quel modo. Cerco di chiudere le gambe, ma il suo corpo me lo impedisce. Le mani non riesco a coordinarle, sono priva di forze. Percepisco solo il va e vieni delle sue dita dentro di me e questo mi fa desiderare di essere donna. Di sperimentare veramente cosa significhi essere donna.

Volevo chiederglielo, ma mi vergognavo profondamente e come se lui lo avesse letto nella mia mente, estrae le dita e inizia a giocare massaggiandomi la vulva con la cappella del cazzo. Questo suo modo di masturbarmi mi stava portando nuovamente a godere e non potevo più andare avanti ancora per molto. Avevo l’impressione che potessi morire da un momento all’altro mentre continuavo ad impazzire dal piacere e in una frazione di sanità mentale, ripresami a sufficienza, gli chiedo:
‘Dammelo… dammelo… scopami, mettilo dentro…’

Le parole mi uscirono dalla bocca senza quasi accorgermene. Ero il suo giocattolo… Ero alla sua mercé e desideravo il suo cazzo con tutta me stessa.

La mia vulva aperta e abituata dalle dita, ha accolto la cappella del cazzo con voracità. Lo sentivo entrare piano e la figa si apriva e richiudeva attorno al cazzo. Percepisco distintamente la sua cappella farsi largo in me e premere contro la mia sacra verginità. Tremo trattenendo il fiato. Mi sento tutta un fuoco e ho le gambe che tremano incontrollatamente. Lo voglio, lo desidero, ma ho anche una inconscia paura del dolore. Sento il cazzo ritrarsi e stringo le gambe. Non voglio che esca.
‘Nooo…- Mugolo e gemo mentre anelo l’ultimo sospiro.- ooOH!!!!’

Resto senza fiato per non so quanto tempo. Il cazzo aveva preso la rincorsa e ora era tutto in fondo dentro a me. Tremavo. Ero donna. Ero inconsapevole che stavo piangendo. Quando ho iniziato a respirare, mio fratello ha incominciato ad andare avanti e indietro dentro di me lentamente. Ogni affondo mi faceva provare un immenso piacere inebriandomi di gioia e di sesso.

‘Scusa amore. Non… re.. sis… to…’

Il cazzo urta la mia vergine cervice togliendomi il respiro e quando si estrae, resto come senz’aria nei polmoni.

‘…piuuu!’ Il cazzo erutta riversando il suo caldo seme sulla pancia e sul pube mentre il suo modo di strusciarsi lungo il taglio della figa e contro al clitoride la fa impazzire e godere ancora.

Dopo poco, sento il suo sperma che incomincia a colarmi lungo i fianchi della pancia facendomi venire i brividi. Mi sentivo al settimo cielo. Ero donna e avevo goduto in modo magnifico. Sentivo le mani di mio fratello che mi coccolavano e mi accarezzano il viso e i capelli.

‘Vieni. Ti prendo in braccio e ti porto a letto.’

Mi sentivo così leggera e piccina. Mi faceva ricordare come da piccola il nostro padre mi portava a letto quando arrivavamo tardi a casa la sera.

Mi rannicchio nel mio letto e l’ho sento che mi accarezza i capelli e mi da un tenero bacio sulla guancia. Volevo rispondere baciandolo, ma riesco a gemere un tenue:
‘Grazie.’

Su un fianco, sento la figa palpitare ancora. Annuso le mani e mi accorgo che hanno il suo odore. Passo lentamente le dita sulla pancia ancora umida di sperma e dopo averle annusate le assaggio. Solo a questo punto mi accorgo che per tutto il tempo in cui abbiamo fatto all’amore, ho avuto la sua lingua in bocca e ora ero una completa maschera con il suo seme addosso a me, ovunque. Ripenso a come mi faceva godere con la lingua, con i baci e con le dita e anche dopo con il caz…

La notte l’avvolge mentre ripensa agli ultimi istanti in cui ha goduto come una donna e per tutta la notte resta in un limbo di sogni erotici.

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CAP 9.1
Una famiglia riunita. La svolta.

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Non è la forte luce del sole che mi sveglia, ma è il mio fratellino che mi scuote la spalla. Mi volto e lo guardo assonnata con i capelli sulla faccia tutti scompigliati.

‘Stai male? Vuoi che ti porto qualcosa?’

Gli sorrido e mi accorgo che è giorno fatto. Gli dico qualcosa, ma non coordino bene la bocca e le parole.
Mi allungo nel letto stirando tutti i muscoli e sentendo una certa pressione alla vescica, cerco di mettermi seduta e mi accorgo di essere completamente nuda. Avvampo di vergogna mentre osservo lo sguardo del mio fratellino che mi guarda con gli occhi sgranati che corrono fra le tette e la figa e mi chiedo quanto tempo abbia passato a guardarmi mentre stavo ancora dormendo.

Ho la netta sensazione che la figa stia pulsando nel sentire le lenzuola sfregare sulle labbra ed ansimo eccitata pur avendo una certa vergogna ad essere nuda di fronte a lui; poi lo stimolo mi riporta alla realtà. è davanti a me inginocchiato giusto all’altezza della testa del letto e osservo se ha una erezione nei pantaloni, ma non vedo cambiamenti di sorta. Resto un attimo perplessa nel domandarmi se vestirmi e dove ho lasciato gli indumenti la sera prima, ma mi alzo e incurante del suo sguardo al mio sedere e alle sensazioni nel sentire le tette ballare libere, mi dirigo in bagno dove con soddisfazione mi libero la vescica.

Mi osservo allo specchio e noto una nuova me stessa. Sulla pancia ci sono ancora alcuni resti della notte passata in cucina e per far prima, mi sciacquo con il bocchettone della doccia. Osservo incuriosita la mia piccola farfallina se ci sono cambiamenti e non vedo nulla di strano. Sono forse più sensibile e il mio tocco mi fa fremere di piacere. Se continuo potrei anche godere, ma mi fermo e decido di asciugarmi e di finire con il lavarmi i denti. Rientro in camera per vestirmi e noto che tutti i letti sono già fatti e una volta in cucina trovo la colazione pronta. Sono meravigliata, incredula delle attenzioni del mio piccolo fratellino e mi sento come se avessi una stretta al cuore.

‘Visto che è tardi, non sapevo se volevi ancora mangiare oppure no.’

Prima di sedermi, gli do un bacio sulla guancia e gli sorrido. Sono veramente grata per le sue premure.
‘Grazie. Bevo e basta. è troppo tardi.’
Osservo l’orologio e sgrano gli occhi incredula. Erano passate le 10 e quando ho finito di pulire e a sistemare un poco la cucina è giunta l’ora di preparare il pranzo.

In bagno, il piccolo fratellino tiene in mano alcune foto che ritraggono coppie nude mentre sono carnalmente avvinghiati e come chiude gli occhi, gli torna in mente la visione di sua sorella nuda. La mano corre senza sosta lungo il cazzo in un movimento ritmico veloce. Gode e ne resta completamente sfinito. Era già la terza sega che si faceva in quella mattinata incredibile. Il cazzo era paonazzo e il suo viso era divenuto rosso porpora, sfigurato dal piacere e dalla lussuria. Sorride mentre si osserva allo specchio ancora ansante e guarda la porta e il pensiero torna a sua sorella nuda ed eccitante che per tutta la mattina aveva potuto goderne liberamente.

Per tutto il tempo che il mio fratellone è rimasto seduto a tavola, non sono riuscita a guardarlo in faccia. Avevo come l’impressione che mi vergognassi, ma al contempo volevo dirgli tante cose. Dirgli come ero contenta e felice. Dirgli quanto l’amavo, ma non ci riuscivo. Fattami coraggio, prima che se ne andassero, gli ho scritto un messaggio con il cellulare .
-Vorrei che si ripetesse ad ogni ora del giorno quello che mi hai fatto provare ieri sera. Ti amo.-

Arriva dal bagno quasi di corsa e mi abbraccia con trasporto al punto che gli altri fratelli non capiscono, ma che però si uniscono e ci fondiamo in un unico abbraccio collettivo.

Rimasta sola, osservo la porta chiusa come loro sono usciti mentre le mie emozioni tradiscono il desiderio che è esploso in me. Mi concentro sul risistemare la cucina, ma il dondolio del seno e lo sfregamento dei capezzoli contro la maglietta mi fa fremere costantemente di desiderio. Una volta che ho finalmente finito, decido di rilassarmi sul divano e di restare immobile e con curiosità mi metto a fare zapping con il telecomando del satellite. Mi soffermo solo quando trovo un canale porno e lo guardo con vivo interesse al punto da immedesimarmi nelle varie attrici che si susseguono.

Come chiudo gli occhi, sentendo gli amplessi degli attori che si diffonde per la casa, il pensiero corre ai miei genitori e, a come e quanto, erano felici mentre si amavano. Mi accarezzo languidamente a lungo toccando punti altamente erogeni mentre osservo le varie coppie sullo schermo che si amano e si donano piacere. Più di una volta arrivo al limite e sento la figa palpitare, ma mi fermo per assaporare a lungo il piacere e la tensione che ne deriva.

Osservo bramosa le varie posizioni e mi rammarico di non avere anche io un seno generoso come quello delle attrici o fisici perfetti e scultorei. Resto allibita quando un attore con un cazzo enorme riesce a scopare l’attrice di turno o quando alcuni uomini pisciano addosso ad una donna mentre questa è intenta a masturbarsi con foga. Il suo sguardo mi fa intuire che le stia piacendo, gode e quasi anche io giungo all’orgasmo insieme a lei seguendo ipnotizzata le sue dita. Mi fermo solo perché inizia ad ingoiare cazzi ancora grondanti di urina e questo mi schifa un poco. Il tempo vola e quando il cellulare squilla mi desto e mi preparo per andare in spiaggia.

Nel mettermi il costume mi accorgo che sono completamente bagnata e le mutandine sono tanto zuppe che potrebbero essere strizzate. Dalla stoffa del bikini si intravedono i capezzoli duri e avvampo di vergogna nel constatarlo mentre mi rimiro davanti allo specchio. Provo con il costume intero ed è peggio, nel tirarlo per indossarlo si incunea fra le labbra vaginali e una scossa mi fa tremare tutta togliendomi al contempo il respiro. Sono tutta un calore. Mi cambio immediatamente e mi auguro che i capezzoli ritornino presto alla loro normale dimensione e per vergogna, mi metto un’ampia camicia.

In spiaggia troviamo i nostri vicini e ci posizioniamo vicino a loro. Nello spogliarmi mi accorgo che i capezzoli sono nel medesimo stato e avvampo di vergogna come percepisco chiaramente un certo umido in mezzo alle gambe. Arrossisco paurosamente e mi sento in panico pensando a come il costume bagnato potesse essere visibile da tutti e ancora non avevo fatto il bagno.
CAP 9.2

Tornati a casa, insieme con i nostri vicini, siamo tutti invitati a mangiare dall’anziana signora. Mi piace la loro compagnia, parliamo e ridiamo pur tenendo un certo rispetto per l’età che ci separa e tengo in debita considerazione i consigli che elargiscono. è decisamente tardi e dopo aver posato gli asciugamani ed esserci lavati le mani, ci rechiamo tutti a mangiare a casa da lei. La cena è trascorsa in maniera amabile e gioiosa. Forse ha girato troppa birra, ma l’insalata di riso fredda, i tramezzini e i pomodori tagliati con la mozzarella alla caprese, hanno un poco mitigato il tasso alcolico.

Lo sguardo dell’anziano signore perennemente fisso sulla scollatura e sulle mie tette mi ha fatto sentire in imbarazzo per tutto il tempo, ma dentro di me bruciava il sentimento di gelosia. Vedevo come i miei fratelli, nessuno escluso, si mangiavano con gli occhi la signora. Portava un vestito scollato semi trasparente ed ancheggiava ogni volta che camminava per la cucina. Mi dava fastidio come metteva in mostra le grosse tette e ogni volta che si chinava queste restavano a fatica nella scollatura. Io stessa non ho potuto fare a meno di osservarle come ballavano libere, perfettamente in vista e solo velatamente celate.

Più di una volta ho tenuto il busto rigido e spingendo un poco in avanti il seno come per dire, guardate ragazzi che le ho pure io! Il solo risultato che ho ottenuto, è stato di dare un miglior sguardo al nostro vicino. Mi vergognavo nel vedere i capezzoli spingere il tessuto del bikini, ma non avevo portato nulla con me per potermi coprire e poi, oltre al calore della serata estiva, eravamo ancora tutti in costume da bagno e i miei fratelli erano tutti a petto nudo.

In tutta quell’allegria, c’era solo una nota stonata. Erano le battutine sarcastiche che ogni tanto il mio fratellone sparava all’indirizzo del mio gemello. Non capivo e che prima che la serata si fosse conclusa a suon di bicchierini di limoncello gelato, la situazione si era fatta decisamente tesa.
Durante i saluti e gli abbracci di rito, mi sono resa conto che la signora si era un poco troppo attardata con il mio fratellone e ho visto come lei lo guardava anche se non vedevo dove lei aveva le mani. Tornati a casa, ognuno ha preso una direzione diversa e questo mi ha fatto rizzare i capelli.

Interdetta sul da farsi, ho pensato a quando eravamo tutti insieme ancora con i nostri genitori vivi. Per risolvere le diatribe fra noi c’era solo una regola.
‘Riunione di famiglia! Tutti in cucina! Subito!’ Ho urlato.

Dopo che ci siamo seduti attorno al tavolo li ho guardati. Loro non avevano il coraggio di incrociare gli sguardi con il mio.
‘Allora… sentiamo… cos’è accaduto di così grave.’

Nessuno parlava.
‘Fratellino?’

‘Parla con loro…’

‘è tutta colpa sua.’ Ha detto sommessamente il mio fratellone.

‘Non è vero! Sei tu il problema.’ Ribatte il mio gemello.

‘Sei tu con i tuoi atteggiamenti da checca e con le tue battute che ti sei tirato addosso i problemi!’

‘Io? Io avrei dei problemi? Sei tu che ti sei scopato nostra sorella!’

Mi sono sentita gelare il sangue mentre il silenzio che è calato su di noi si faceva via, via, sempre più insopportabile. Lui ci aveva scoperto o in qualche modo ne era venuto a conoscenza da qualcuno. Osservo il mio fratellino con lo sguardo basso.

Avevo la gola secca e le guance rosse e bruciavano di vergogna e non so ancora di cos’altro. In qualche modo ci aveva visto o in qualche modo l’aveva scoperto. Mi raschio la gola prima di parlare.
‘Un proble… Una confessione alla volta. Gemello. Cosa hai da dire in tua difesa?’

‘io… io…’

Era visibilmente agitato e ho cercato di alleviare la tensione.
‘Ci sono stati tanti e tali cambiamenti ultimamente che dobbiamo confessarci tutti. Dobbiamo ricominciare a conoscerci con rispetto reciproco. Ora, dicci esattamente come stanno le cose.’

‘Ecco, tutto è incominciato poco prima che… Sapete… Quando i nostri genitori…’

‘Dicci, vai avanti tranquillo.’

‘Prima ero, diciamo normale. Ero attratto fisicamente dalle ragazze, nessuna esclusa.’

Mi guarda e mi fa arrossire ancora di più.

‘Poi un giorno a scuola, sono andato con un amico nel locale deposito e mi ha fatto vedere come spiare le ragazze che dopo la palestra si cambiavano e si facevano la doccia. Nel vedere tutte quelle tette e tutto quel pelo ci siamo masturbati assieme. Con un certo imbarazzo da parte mia, visto che era la prima volta che lo facevo insieme a qualcuno.’

‘Dopo che abbiamo sborrato, abbiamo continuato a guardare le ragazze e a masturbarci ancora. Lui mi chiede se ho mai assaggiato il mio sperma e sono diventato paonazzo di vergogna e non ho potuto rispondere. Si china, mi prende la mano e mi lecca le dita bagnate e appiccicose di sperma. Non ci crederete, ma ero tanto sconvolto che non ho saputo muovermi. Avevo la mano ancora stretta attorno al cazzo e la sua lingua non si è limitata a leccarmi le dita, ma anche la cappella del cazzo.’

‘Lascia la mano. Lasciami succhiartelo. Mi ha detto.’

‘Credetemi. Fu lui a togliermela e quando la sua bocca ingoiò il cazzo, provai un piacere tanto intenso che sborrai dopo poco. Non avevo provato mai un piacere tanto intenso in vita mia. Poi fu la mia volta a ricambiare il favore e seguendo le sue indicazioni, feci il primo pompino della mia vita e ingoiai il suo sperma.’

Beve un poco d’acqua e non ho idea cosa stessero facendo i miei fratelli. Ero sconvolta e con la bocca aperta per la confessione che ci stava facendo e continuavo a fissarlo.

‘Fu il primo di una serie di incontri. Sempre noi due, sempre nel deposito osservando le ragazze mentre si facevano la doccia.’

‘Poi un giorno, mi chiese se poteva sperimentare qualcosa di nuovo. Avevo appena goduto e gli stavo tirando un pompino quando mi fermai incuriosito. Gli chiesi cosa? E lui mi disse di girarmi e piegarmi in avanti. Sentivo il suo alito contro il sedere e mentre iniziò a masturbarmi e a palparmi le palle, mi leccò il buchetto del culo. Poi si alzò e iniziò a spingere il cazzo dentro di me. All’inizio provai un poco di fastidio, ma poi nel sentire che lui andava avanti e indietro mi piaceva tanto, tantissimo.’

‘Sentii il suo cazzo pulsare e godere nelle mie viscere e anche io godetti nuovamente senza che mi fossi toccato. Fu per me un’esperienza incredibile. Fu per me la prima, perché da quella volta i nostri incontri seguivano sempre lo stesso clichè. Ci segavamo a vicenda e quando io stavo per godere lui mi succhiava e beveva o viceversa e dopo un lungo pompino, gli sborravo ancora in bocca e poi, dopo averlo succhiato io, lui mi penetrava e mi scopava godendomi nel culo.’

‘Lo confesso. Mi piaceva quello che facevamo e i nostri incontri si sono interrotti quando’ Beh! Sapete quando.’

‘Nella nuova scuola stavo male. Non riuscivo a farmi accettare. Mi sentivo diverso e avevo voglia di piacere e godere, ma mi mancavano le visioni dello spogliatoio femminile e gli incontri con lui. Un pomeriggio al parco, riflettevo esattamente su cosa mi mancava della mia vecchia scuola e seduto al mio fianco ho conosciuto un signore. Abbiamo parlato a lungo per più giorni di fila confessandogli anche quello che avevo fatto a scuola e mi ha proposto di andare nei bagni pubblici e lì… è accaduto nuovamente.’

‘Voleva darmi dei soldi, ma li rifiutai. Non sapevo che ci fossero delle persone disposte a pagare per dare e ricevere piacere. Da quel giorno, lui e i suoi amici mi hanno pagato pochi euri per soddisfarli e a me piaceva farlo ugualmente. A scuola ero sempre taciturno e distaccato. L’unico piacere lo provavo parlando con voi al telefono e con quei soldi che guadagnavo facevo le ricariche per voi e per me.’

Il silenzio è durato a lungo. Non potevo credere alle mie orecchie. Mio fratello era un prostituto e gay.

Con la lingua secca, ho osservato il mio fratellino.
‘Hai… Hai qualche confessione da fare?’

‘Io… Io. Io mi sono segato spesso ultimamente mentre ti spio o ti guardo.’

Aveva le guance rosse come pomodori come anche le orecchie. Gli sorrido e mi volto a guardare il mio fratellone.
‘Tocca a te.- Vedo che ha lo sguardo smarrito e non sa cosa dire.- Ciò che riguarda me lo dico io. Dicci se hai qualche confessione.’

‘Io sono un pornomane. Ho il cazzo perennemente duro e in tiro. Se non sborro due volte al giorno sto male. La signora, la nostra vecchia vicina… è la mia donna. Prima che arrivaste voi scopavamo tutte le sere e devo dire che mi manca la sua figa. Scusa sorellina. Anche tu mi piaci, ma è un’altra cosa. Quando ero solo, la mia vita girava attorno ai canali porno via satellite. Mi segavo in continuazione. Poi ho conosciuto la vecchia vicina e abbiamo passato ore a scopare. è stato grazie a lei e al nostro vicino che ho potuto prendere questa casa e arredarla. Non ho molta vita sociale se non gli amici e i conoscenti che gravitano attorno al mio lavoro. Tutto il tempo libero l’ho sempre passato chiuso in casa a scopare la vecchia. Lei non è mai sazia e io non dico mai di no.’

Ora che ha finito di parlare alza lo sguardo, l’aveva sempre tenuto fisso sul tavolo e mi guarda.

‘Non ho altro da aggiungere. Ora tocca a te.’

I loro sguardi mi hanno fatto avvampare di vergogna. Ho la gola secca e prima di parlare bevo un poco d’acqua che la sento scendere come fosse cartavetrata.

‘Prima della nostra separazione, ho avuto qualche ragazzo dalle mani lunghe e poi basta. Lo sapete. Nella nuova scuola non ho legato molto, anzi per niente. Quando sono tornata qua, forse la felicità, forse la gioia mi ha cambiato e portata indietro. Sento la mancanza di quelle carezze e di quell’affetto.’

Li guardo uno a uno lentamente e mi soffermo con lo sguardo a lui.
‘Con il nostro fratellone, li ho ritrovati.’

Li guardo ancora e sorrido ripensando alla sera prima e ho una piacevole scossa che mi si dipana dalla figa. Penso che è anche molto calda e forse mi sto pure bagnando.

‘Ieri sera abbiamo scopato. Sì! Non sono pentita e desidero rifarlo. Non mi ha costretta e mi è piaciuto. Era la prima volta che facevo una cosa del genere anche se… La sera prima e la mattina precedente lui mi ha masturbata e ha goduto nelle mie mutandine. Non mi ha forzata e mi è piaciuto molto farlo. Avevo qualche timore, ma poi oggi ho soppesato gli eventi e sono arrivata ad una conclusione…’

‘Certo, non immaginavo che accadessero tutte queste confessioni e le devo ancora assimilare, ma se tutto resterà dentro queste mura, tutto potrà restare invariato. Voi due dovete lavorare e noi tutti contiamo molto su di voi. Se mi sarà possibile, frequenterò le serali l’anno prossimo. Piccolo inizierà ad andare nuovamente a scuola fra qualche giorno e deve terminare con ottimi voti.- Dico rimarcando e sottolineando la parola.- Se il lavoro ti piace, potrai sempre aiutare i tuoi fratelli a quanto ho capito. Io mi dedicherò alla casa e a fare qualche piccolo lavoretto e…’

Respiro a fondo. Mi sembra che ho il cuore che batte impazzito.
‘Avevo un’altra idea in testa, ma le confessioni fatte le devo ancora digerire. Vedremo. Pensavo una cosa, ma forse… Forse potrò dedicarmi con lo stesso impegno con voi tutti nello stesso modo. Non so. Devo pensare.’

I miei fratelli mi guardano allibiti.
‘Dai, ora andate a letto che domani vi aspetta un’altra giornata lunga di lavoro.’

‘Sì. Anche io.- Aggiunge il mio fratellino.- Domani mattina devo andare con loro per terminare alcuni lavori. Mi puoi fare un piacere? Puoi passarmi la crema sulle spalle? Mi sento bruciare.’

‘Bene!- Esclamo meravigliata.- Spero che ti paghino per tutte le ore che stai facendo. Ora vai che fra poco arrivo e tu…- Indico il mio fratellone.- Vai dalla vecchia che ti aspetta e ti vuole.’

‘Dici davvero?’

‘Certamente. Se non ci vai, la vado a prendere e la porto quà.’

‘Ok, ok. Sono certo che sarebbe contenta di venire e dare spettacolo.’

Dopo avermi dato un bacio a stampo, labbra contro labbra, si allontana di corsa.
Cap. 9.3

Resto seduta a pensare qualche secondo poi mi alzo e vado a sistemare la roba della spiaggia. I ragazzi sono in bagno nudi e come attraverso il corridoio dopo una rapida occhiata ai loro cazzi per poi proseguire con le mie faccende. Torno in cucina e vedo fratellino che beve a canna dalla bottiglia del frigo.

‘Non vai a letto?’ Mi chiede.

‘No, non subito. Guardo cosa c’è alla tele e preparo già la colazione per domani mattina.’

Lo vedo che si posiziona spaparanzato sul divano e accende la televisione e poco dopo entra anche il mio gemello per bere qualcosa dal frigo.

Poco dopo siamo rapiti ad osservare le immagini di un perfetto primo piano di un grosso cazzo che entra ed esce da una figa mentre i gemiti rimbombano per la stanza.

‘Hei! Abbassa!’ Gli dico dopo che ho visto anche troppo.

‘Sei tu che guardavi questo canale oggi?’

Il mio fratellino mi guarda mentre io arrossisco a dismisura. Mi volto e mi concentro su quello che devo fare, ma il volume anche se abbassato attira la mia attenzione. Mi asciugo le mani e osservo lo schermo dove ora vi sono gli attori che scopano perfettamente in vista e noto le grosse tette che ballano al ritmo della penetrazione.

Guardo i ragazzi seduti sul divano con le gambe aperte e con la mano attorno al cazzo duro che si muove ritmicamente lungo la dura asta e posso vedere perfettamente anche le loro palle.

‘Ma. Ma vi state masturbando?’

‘Certo. Non si vede?’

Ero sempre più in imbarazzo. Non ho mai visto il mio fratellino tanto sfacciato. Se distoglievo lo sguardo lo portavo alla televisione per vedere la coppia che scopa selvaggiamente, ma la mia attenzione era attirata su quello che stava accadendo sul divano.

‘A te non ti viene voglia di masturbarti a vedere queste scene?’

Ho sentito avvamparmi le guance a quella domanda. Lo guardo negli occhi e come vedo il suo sorriso una scossa mi parte dall’inguine per percorrermi la colonna vertebrale e infine esplodere nel cervello. Ansimo e tremo.

‘Certo che ti piace. Hai i capezzoli durissimi. Vieni a sederti in mezzo a noi dai! Spogliati.’

Ingoio con fatica la saliva e noto come mi tremano le mani mentre mi tolgo gli unici due pezzi del costume. Non so perché, ma come sento scorrere il costume lungo le gambe trattengo il respiro. Faccio i pochi passi che ci separano con la paura di cadere a terra a causa delle gambe che le sento tremare.

Mi metto in mezzo a loro e il mio sguardo passa da un cazzo all’altro. Da una cappella all’altra e ogni tanto alla coppia dello schermo che continuano a scopare indefessamente.

‘Sorellina. Sei brava a fare le seghe?’

Era il mio fratello gemello che me lo chiedeva e io sono arrossita. Mi sentivo bruciare tutta. Ho mosso la testa in modo negativo. Era vero. Non ho mai fatto una sega in vita mia a parte quella della sera prima.

‘Lascia che ti guidi la mano. Dammi la destra, in questo modo puoi imparare come si fanno bene.’

Impugno il suo cazzo, caldo e pulsante e lui stringe la sua mano sopra la mia e me la guida in un movimento su e giù lungo il cazzo.

‘Percepisci come lo sto stringendo? Osserva come la muovo. Vedi quella goccia sul meato? è il segno che mi piace quello che stai facendo. Dai ora. Prosegui da sola.’

La mano si muove autonomamente. Percepisco la mano del mio fratellino che mi accarezza e mi desidera. Indugia sul mio seno che palpa e mi fa ansimare dalle mille emozioni che si dipanano dal capezzolo che mi viene stuzzicato.

‘Brava dai. Ora accelera il movimento della mano. Dai si così. Brava.’

Sento distintamente il suo corpo irrigidirsi e il cazzo ingrossarsi e pulsare e qualche istante dopo, erutta tutta la sua virilità sulla pancia e sul petto. Non immaginavo mai che gli schizzi fossero tanto erotici da vedere e nel stringere le gambe, potevo percepire la vulva pulsare di desiderio. Dopo un tempo infinito in cui ho continuato ad accarezzare il cazzo stretto nel mio pugno in cui si era fatto oramai piccolino, ho visto lui che si raccoglieva lo sperma con le dita e se le porta alla bocca per assaporarlo.

‘Ti piace?’ Gli chiedo un poco schifata.

‘Certo, altrimenti non lo farei.’

Ne resto allibita. Mio fratello è irrimediabilmente gay? Mi chiedo.

‘Posso… Puoi farlo anche a me?’

Mi volto e osservo il mio fratellino rosso in volto al punto da essere paonazzo. Mi ero dimenticata completamente di lui. Noto che aveva il cazzo duro e con la cappella che si ergeva violacea.

Accenno ad un sorriso e indico di si con la testa.

‘Posso mettermi davanti a te? Vorrei vederti la figa. Posso?’

‘Certo.’ Gli rispondo timidamente.
Come si alza gli apro le gambe e lo seguo con lo sguardo. Lui si china e osserva da vicino le mie forme e le mie labbra vaginali completamente luccicanti di umori.

‘Senti. Non ti offendere. Mi faresti vedere come vi masturbate voi donne? Io mi tocco mentre tu lo fai. Ti va bene?’

Accenno con la testa in modo affermativo. Le sue richieste mi stanno mettendo una voglia incredibile e presa dall’eccitazione, inizio a toccarmi facendo scorrere le dita lungo le labbra vaginali e all’interno di esse bagnandomele per bene dei miei succhi.

Le dita scorrono sul duro clitoride in movimenti circolari sempre più rapidi e sempre più veloci. Ogni tanto interrompo il movimento per bagnarmele inserendole all’interno della figa mentre dentro di me sta montando il piacere. Ondate sempre più intense di caldo e piacere mi stordiscono. Con gli occhi semi aperti osservo il gemello che mi guarda estasiato mentre il fratellino si è posizionato in piedi di fronte a me che si sta segando.

‘Oooohhhh” Gemiamo all’unisono.

Gli schizzi di sperma mi colpiscono. Sono caldi e i primi arrivano ad imbrattarmi le tette. Non smetto di masturbarmi e godo gemendo restando infine senza fiato. Tremo a lungo squassata dal piacere e proseguo imperterrita a masturbarmi ancora finché un nuovo e preponderante orgasmo mi prende.

Ripreso un poco di ragione, noto che lui è sempre davanti a me che mi osserva. Le dita sempre strette attorno al cazzo umide di sperma.

Non potevo credere che mi fossi masturbata davanti ai miei fratelli. Mi sentivo avvampare di vergogna e in più percepivo la sborra colarmi lungo i fianchi.

‘Sorellina. Sei tutta sporca. Lascia che ti pulisca.’
Il mio gemello si sposta e con la lingua inizia a leccarmi partendo dal petto.

Come raggiunge un seno ansimo di piacere. Gemo come succhia e lecca il capezzolo. Cerco di chiudere le gambe, ma ne sono impedita per la presenza del mio fratellino che si è inginocchiato e ha la faccia davanti alla vulva.

‘AHHH!!!’ Urlo sorpresa mentre un fulmine mi squassa ogni nervo. La sua lingua mi tocca il clitoride e resto senza fiato quando questa si insinua fra le calde labbra vaginali. Ansimo e gemo fino a godere nuovamente e a lungo. Le due lingue e le loro mani mi portano a raggiungere vette di piacere e di godimento mai sperimentate prima.

Sono tutta un fuoco e godo in continuazione e a lungo.

Mi accorgo che hanno finito di farmi morire e aperti gli occhi, vedo la scena più incredibile che mai potevo immaginare. Il mio gemello, è in ginocchio davanti a nostro fratello che gli stava facendo un pompino ad arte. Vedevo chiaramente sparire il cazzo completamente in bocca al punto che il naso colpiva il pube. Con il residuo delle mie forze, con la mano gli accarezzo la schiena nuda teneramente.

Non potendo fare altro e con le gambe che non mi reggono, mi inginocchio a terra. Preso il cazzo del mio gemello, inizio ad accarezzarlo per poi stringerlo nel mio pugno e lo masturbo. I gemiti si susseguono sempre più forti e vedo il mio fratellino stringere la testa al nostro fratello e spingere il cazzo in profondità nella sua gola. Quasi immediatamente vedo la gola gonfiarsi come se stesse bevendo e intuisco che stava sborrandogli direttamente in gola. Io accelero il movimento della mano e a stringerla fortemente e pochi secondi dopo, anche lui erutta tutto il suo seme che si spande a terra.

Ansanti e sfiniti, ci adagiamo a terra. Noto i loro cazzi ancora umidi di sperma e osservo la mia mano sporca anch’essa. La lecco e ne assaporo il gusto e l’odore. Non ne rimango schifata anche se una certa repulsione mi resta.

‘Come ti sembra?’

‘Non mi fa schifo e se a voi piace, la prossima volta lo faccio anche io.’

Mi sorride e mi sorprende baciandomi in bocca.

Assaporo il gusto forte dello sperma del mio fratellino e ne rimango erotizzata e colpita piacevolmente. Resto anche nel dubbio se il mio gemello sia veramente un gay.

Non avevo più la forza di fare nulla. La crema dopo sole la passerò un’altra volta; mi dico fra me e me mentre loro si avviano a letto, io pulisco i resti che sono rimasti a terra e dopo aver annusato la carta prima di gettarla, mi avvio verso il letto anche io. Mi sento le gambe molli, sfinita e sorridente mi addormento immediatamente.

CAP 10
Una famiglia riunita. Crescita; il ruolo completo di una donna.

_*_*_*_*_

La sveglia suona e la sento lontana, lontana. Prima di alzarmi, riesco a mettere i piedi a terra per cercare di mettere a fuoco la situazione.
‘Certo che se fare sesso mi fa questo effetto. Rischio di non alzarmi più al mattino.’ Mi dico con la testa ancora avvolta nella nebbia.

Sono in cucina che sto preparando il termos del caffé quando sento la porta di casa chiudersi. Salto per la paura e mi ustiono una mano. Prendo il canepaccio e me lo porto davanti per coprirmi, sono completamente nuda e lo tengo stretto, stretto contro il corpo. Guardo chi possa essere con il cuore in gola e compare il mio fratellone.

‘Arrivi adesso?’ Gli chiedo impaurita o noto che ha indosso ancora il costume della sera prima e il suo sguardo è raggiante anche se le occhiaie tradiscono una certa stanchezza.

Mi sorride, mi bacia e si avvia in bagno dove sento l’acqua della doccia scorrere. Quando ricompare, è completamente nudo e raggiante. Lo guardo interrogandomi e mi abbraccia sollevandomi di peso. Come mi posa a terra mi bacia e gli rispondo aprendo le labbra.

Il bacio è breve e mi sento tutta frizzante. Ho come l’impressione che tutti i miei nervi si siano posati sulla pelle e percepisco chiaramente ogni muscolo, ogni perfezione scultorea di mio fratello. Il cazzo dalla pelle serica e calda lo sento aderire contro la pancia e involontariamente premo in avanti il pube. Il suo sguardo, il suo umore mi ha contagiato e mi sento distintamente la figa pulsare.

‘Grazie, grazie, grazie!’

‘Ne deduco che questa notte ti sei divertito.’

‘Per uno come me, farlo una volta non mi basta.’

Rimango esterrefatta. Penso alle coppie che ho visto nei film porno scopare e il mio sguardo cade sul cazzo semi rigido. Mi sento avvampare e non so bene se di voglia o è rabbia mista a gelosia.

‘Ora siediti che la colazione è pronta.’
Mi sento nervosa e noto che mi tremano le mani in modo evidente mentre gli servo in tavola la moka e il latte caldo e poi mi reco dai miei fratelli per svegliarli. Vedo il mio gemello in bagno davanti alla tazza del cesso e nel letto c’è rimasto solo il nostro piccolo fratellino. Per tirarlo giù dal letto è una vera impresa. Da sempre è un vero dormiglione e lo devo scuotere con forza.

‘Mmmhhh… Vorrei tanto un pompino” Dice mentre si allunga e stira tutti i muscoli e nella penombra scorgo il cazzo perfettamente eretto.

Non gli dico nulla anche se una certa voglia interiore l’avrei e mi dirigo in cucina sconvolta dalle emozioni che mi si dipanano e mi siedo a fare colazione assieme a loro stordita.

‘Ragazzi.- Dice fratellone.- Vi rendete conto che siamo tutti nudi?’

Stavo bevendo nella tazza di latte e un sorso mi è andato di traverso obbligandomi a sputare e a tossire. Tutti mi hanno guardata e mi sono sentita in totale imbarazzo mentre loro ridono sguaiatamente.

‘Muovetevi che viene tardi.’ Aggiunge il nostro fratellone con fare paternalistico.

Come sempre. Prima che vadano a lavorare ci abbracciamo e ci baciamo. Le nostre bocche si dischiudono e le lingue saettano mentre le mani mi accarezzano e palpano ovunque. Come chiudo la porta, ero decisamente su di giri e un certo umido calore mi saliva dalla figa e mi colava in mezzo alle gambe. Per molto tempo sento l’ombra delle loro mani sul mio corpo e dentro alla mia umida vulva.

Dopo aver messo a posto tutta la casa e aver fatto ginnastica. Stavo pensando cosa fare quando ho sentito il citofono della porta suonare. Sono subito corsa in camera a vestirmi e quando l’ho aperta, ho trovato la nostra vicina che passava per farmi un poco di compagnia. Parliamo e chiacchieriamo come se fossimo amiche di sempre e non mi imbarazza il fatto che è vestita con il suo solito vestito semi trasparente in cui potevo vedere perfettamente le sue nudità.

Le confessioni che ci facciamo mi fanno arrossire e non gli dico fino a che punto mi sono spinta con i miei fratelli. Lei è orgogliosa di me per quello che faccio e per quanto sto facendo per loro. Ho l’impressione che voglia alludere che sappia cosa abbia fatto con loro, ma visto che non lo dice apertamente, io non dico nulla.

Mentre siamo li che parliamo, mi arriva un messaggio da parte del mio fratellone che mi avvisa che avrebbero fatto tardi e parlando con la signora, decidiamo che avrei portato a loro il pasto e gli invio un messaggio per avvisarlo.

Insieme prepariamo i piatti freddi e ci muoviamo in cucina in modo perfetto e in poco tempo è tutto pronto. Mi lavo e mi vesto sotto gli occhi attenti della signora che mi fa sentire in imbarazzo. Non sono abituata ad avere spettatrici e poi le sue allusioni e suoi complimenti sul mio corpo mi fanno restare perennemente in imbarazzo. Come sono pronta, faccio per andare alla fermata del bus quando lei mi ferma.

‘Stai ferma lì e non ti muovere.’ Suona alla porta del nostro vicino e con fare mieloso lo invita ad accompagnarmi dai miei fratelli con la sua macchina.
Lui è gentilissimo e si prodiga immediatamente e in poco tempo arriviamo al cantiere. Prima di scendere lo saluto dandogli un bacio sulla guancia e lui mi ferma prendendomi per un braccio.
‘Se torni a casa presto oggi pomeriggio, ti aspetto in casa per fare qualche lavoretto.’

‘Sì? Grazie. Cercherò di venire.’

Il pensiero di guadagnare altri soldi e lavorare anche io, mi fa sentire al settimo cielo. Mi volto e osservo il cantiere. Da oltre le reti della recinzione, mi accorgo che stavano costruendo una villetta. Una volta superato il cancello, noto la macchina del mio fratellone e fiduciosa mi avvio lungo il sentiero decisamente molto polveroso. Con il mio zaino su una spalla la prima persona che vedo è il mio gemello e poco dopo sono circondata da tutti. Oltre ai miei fratelli c’erano una coppia di kosovari, padre e figlio e oltre al capo dell’impresa, in quel momento c’erano gli elettricisti, il padrone della futura casa con il geometra e alcuni amici.

Tutti mi hanno fatto i complimenti per quanto ero bella, brava e si sono congratulati con i miei fratelli per le premure che avevo avuto per loro nel portare il pranzo. Avevo portato acqua e tè entrambi tolti dal frigorifero, ma offrire da bere a tutti, ho pensato che non sarebbe bastato poi per i miei fratelli. Non mi aspettavo tanta gente e sono restata a lungo con le guance di fuoco sentendomi in totale imbarazzo ad essere così al centro dell’attenzione.

Seduti all’ombra dentro una stanza, siamo rimasti soli con la coppia di colleghi dei miei fratelli mentre tutti gli altri sono andati per le loro strade. Solo a questo punto ho iniziato a rilassarmi e ho distribuito i piatti e offerto ai due kosovari del tè freddo. Quando è stata ora di riprendere a lavorare, il mio fratellone mi ha accompagnato in macchina alla fermata dell’autobus.

‘Non mi sento tranquillo lasciandoti qui sola. Sappilo.’

‘Perché?’ Gli chiedo con una certa apprensione e gioia sapendo che si preoccupa per me.

‘Quei pantaloncini sono tagliati troppo corti.’

Osservo i jeans che avevo tagliato all’inizio della stagione. Prendevo sempre quelli più vecchi e anche se mi stringevano un poco, non pensavo che fossero troppo corti. Era da molto che non li portavo e seduta ancora nella macchina con il vecchio, mi ero accorta che forse con l’ultimo taglio avevo esagerato troppo. Mi sembrava di avere il culo di fuori e la stoffa delle tasche davanti si intravedevano molto bene.
Gli sorrido e gli rispondo.
‘Sono capace a difendermi stai tranquillo.’

Lo vedo andare via e mi accorgo che sono sola in mezzo ad altre case; negozi dalle serrande abbassate e non vi è nulla e nessuno attorno. Un certo timore mi stringe al cuore quando vedo passare una macchina e poco dopo fare una inversione a U. Inizio ad avere veramente paura e quando questa si accosta tremo.

‘Ciao!’

Vedo che è il padrone di mio fratello e tiro un sospiro di sollievo.

‘Vai a casa? Vieni che ti accompagno.’

In macchina mi dice che sono fortunata ad avere dei fratelli così bravi e che conosce tutta la nostra vicenda. Che ci aiuterà sempre e non smetterà mai di dare lavoro a loro fintanto che avrà anche lui dei lavori. Mi adula anche per la mia bellezza e la mia bravura e questo mi fa stare un poco sulla difensiva e in imbarazzo. Arriviamo sulla porta di casa e come scendo tremo. Lo ringrazio cordialmente e lui prima di andare via mi saluta dicendomi che ci saremmo rivisti presto. Sento le sue grasse risate anche molto tempo dopo che la macchina è partita. Tremo dalla paura e lo considero un viscido uomo. Forse bisogna diventare così per poter essere dei veri capi operai mi dico con un certo timore. (Ancora non sapevo che era l’impresario.)

Lasciato lo zaino in casa, mi reco dal nostro vicino per fare le pulizie. Dopo aver parlato un poco con lui, mi dice che si metterà sul terrazzo a prendere il sole e che mi lascerà padrona della casa.

Pulisco tutto e sono veloce. Sono anche in un bagno di sudore quando esco sul terrazzo e rimango un poco interdetta nel vedere che è sulla sdraio girato di schiena senza costume. Resto a lungo ad osservarlo non sapendo come fare per avvisarlo della mia presenza.
‘Io… Io avrei finito.’

‘Opss. Scusa. Brava. Ti da fastidio se prendo il sole nudo?’

‘No. No. Si immagini.’ Distolgo lo sguardo mentre mi sento avvampare per la vergogna. Noto che è completamente abbronzato mentre io sono solo arrossata per il poco sole preso negli ultimi tempi.

Mi sento chiamare da oltre il parapetto e per vedere, mi devo sporgere dal balcone. Vedo la signora che anche lei è completamente nuda e dalla mia posizione posso vedere distintamente la figa completamente depilata e aperta.

‘Cara! Amore! Se hai finito vieni. Raggiungimi. Fammi un poco di compagnia. La porta è sempre aperta.’

Sono allibita. Penso di aver smesso di respirare per un secondo o due.
‘Arrivo.’ Rispondo dopo che mi sono inumidita inutilmente le labbra e non ho idea del perché ho la gola secca. Come mi volto trovo che anche l’anziano signore si è girato e ora mi sta mostrando il suo cazzo posato tranquillo sul pube depilato.

‘Sul tavolo in cucina ci sono dei soldi. Sono tuoi. Se non ti bastano dimmelo.’

Resto a bocca aperta per la situazione grottesca. Non ho idea se perché lo stavo vedendo nudo e depilato o perché avevo già visto i soldi. Non pensavo che fossero per me. Non li avevo toccati e come entro in cucina cercando di distogliere lo sguardo, mi accorgo che erano 30 euri e il tutto per meno di due ore di lavoro.

‘Ma sono troppi!’ Esclamo con la voce roca.

Lui si alza e senza coprirsi si avvicina. Io arrossisco vistosamente e abbasso gli occhi per la vergogna e così facendo osservo involontariamente il cazzo che balla pendulo davanti a me.

‘Sei una brava ragazza. Te li meriti. Se pensi che sono troppi, mi inviterai a pranzo o a cena. Ora vai dalla vecchia o me la ritrovo in casa e poi non riesco più a mandarla via. Fra poco voglio andare a farmi una nuotata al mare.’

Annuisco e gli sorrido. Sono veramente contenta di tutto l’aiuto e la comprensione che sto ricevendo. Mai, neppure i nostri parenti ci hanno aiutato tanto dopo l’incidente dei nostri genitori e abbasso lo sguardo per non fargli vedere che sto per piangere. Mi porta la mano sotto al mento e sono grata per il gesto perché involontariamente gli stavo guardando il cazzo e come vede che le lacrime mi scendono sulle guance, mi abbraccia.

Non so che fare e dopo un attimo di smarrimento lo abbraccio anche io anche se sento chiaramente il suo corpo caldo e la consistenza del cazzo in mezzo a noi.
‘Grazie.’ Gli sussurro e dopo esserci scambiato un saluto baciandoci sulle guance mi avvio verso la porta. Sono onesta nel confessare che gli ho dato ancora una occhiata al suo ‘coso’ pendulo. Mi affascinava per un certo verso. Non avevo mai visto un pisello nudo a parte quello del mio fratellino quando era piccolo mentre quello era decisamente lunghetto e con tanto di palle.

Come arrivo dalla vicina, la ritrovo nella medesima posizione. Sdraiata a pancia all’aria con le gambe aperte a squadra e la figa esposta al sole. Mi sento tanto agitata che nel parlare con lei balbetto.
Il tempo passa amabilmente e mi sento sempre più a mio agio. Parliamo di come ho passato la mia visita al cantiere e poco per volta, togliendo un pezzo alla volta, mi faccio convincere a prendere il sole nuda anche io.

Le spalmo la crema sulla schiena e mi stupisco per quanto è nera mentre io risalto per la mia inesistente o quasi, abbronzatura. Quando lei contraccambia il favore, mi sento tesa come una corda di violino e rimango tale finché lei non ha finito. Rifletto che il massaggio che mi ha fatto sul sedere, mi ha fatto sentire a disagio. Non che avesse fatto chissà che cosa. Ha solo spalmato la crema solare, ma continuavo a sentirmi a disagio nel restare nuda in presenza di una estranea. Le carezze di mio fratello sotto la doccia in compenso erano state decisamente più erotiche e sensuali.

Parliamo amabilmente e ci confidiamo sulla nostra vita privata. Mi fa molto piacere aver trovato un’amica anche se così distante negli anni. Non me li fa pesare e anzi, è come se per me fosse una zia o la sorella maggiore che avrei voluto da sempre; che mi consigliasse e che avessi potuto confidare le mie paure ed ansie. Ci alziamo e mentre lei si prepara per andare a fare una nuotata, io mi faccio convincere a non vestirmi e a recarmi in casa in quel modo.

Non so perché, ma il camminare nuda e scalza in quella casa estranea mi faceva sentire a disagio. Guardo la porta d’ingresso e iniziano a tremarmi le gambe. Avrei dovuto affrontare il pianerottolo delle scale nuda con i miei vestiti in mano. Ci accingiamo ad uscire e la porta si spalanca di botto, in casa entra l’anziano vicino e io, in totale imbarazzo mi nascondo dietro di lei dopo aver dato un urlo per lo spavento.

‘Su, su, piccina. Non fare la bambina. Lui sarà un vecchio mandrillo, ma ne ha già viste tante di donne. Cosa vuoi che sia…’

Mi lascio prendere per le braccia anche se queste sono strette fortemente al mio petto che trattengono gli indumenti per coprirmi e nella più completa vergogna che avessi mai provato in vita mia mi lascio guidare. Non riesco a guardarlo in faccia e tengo la testa bassa. Mi faccio spingere in avanti cui sono costretta ad aprire la fila ed aspetto davanti alla mia porta di casa il da farsi. Mi sembrava che ero totalmente in panico e non sapevo più che cosa pensare e cosa fare. Ci salutiamo entrambi baciandoci sulle guance e con la promessa che ci saremmo rivisti da li a poco in spiaggia. Resto a guardarli mentre scendono le scale e per tutto il tempo io respiro sempre più in affanno e come sono arrivata in casa, non sapevo se stavo bruciando per il sole o per l’imbarazzo che avevo provato e che continuavo ad avere addosso.

I miei fratelli arrivano non molto tempo dopo e per ammazzare l’attesa ho guardato i canali porno sul satellite. Mi sono masturbata lentamente e come è esploso l’orgasmo, mi ha lasciata piacevolmente svuotata e appagata. Era come se tutta la tensione della giornata fosse scemata con quella goduta liberatoria. Rido nel vedere la donna del film godere mentre si masturba esattamente come ho fatto io solo che lei, ha due cazzi che le sborrano sulla faccia e nella bocca. Chiusi gli occhi e fatti alcuni respiri profondi, mi allungo sul divano mettendomi più comoda e constato che devo soddisfarmi più spesso se ogni volta che ‘mi faccio’ mi permette di ritrovare un poco di calma e pace con me stessa.

Quando loro arrivano e mentre si cambiavano, mi trovano in cucina già pronta per andare e mentre li attendevo ero intenta a preparare l’insalata per la cena e poi ci rechiamo in spiaggia dove siamo restati a prendere il sole e a giocare fino a tardi in compagnia dei nostri vicini che ogni volta che scambiavo lo sguardo con loro arrossivo di vergogna pensando al pomeriggio in cui mi hanno e ci siamo visti nudi.

Tornati a casa, preparo la carne per tutti mentre loro si lavano. Quando hanno finito, si siedono a tavola e iniziano a stuzzicare e a peluccare le poche cose che sono sul tavolo per quanto sono affamati e a bere birra. Li comprendo. Hanno lavorato tutto il giorno e sono super contenti perché l’indomani avrebbero lavorato tutti assieme ancora e solo per mezza giornata. Su consiglio del nostro fratellone il pomeriggio saremmo andati all’Acqua Park come festeggiamento e coronamento di una stupenda settimana. In’oltre, il titolare dell’impresa aveva preso in appalto un’altra villetta e i lavori sarebbero iniziati come avrebbero finito quella dove stavano lavorando ora.

Questo stava ad indicare che il lavoro era assicurato ancora per molto tempo e non potevamo che essere contenti per come stavano andando le cose. Mentre cucinavo, li sentivo parlare affabilmente e gioivo nel sentirli ridere. Ero felice e al settimo cielo. Eravamo una famiglia unita e forse per il fatto che ci legava una disgrazia, eravamo uniti e forti. Abbiamo iniziato a mangiare e mi sono stupita dalla voracità con cui hanno divorato la cena. Era già molto tardi, ma non pensavo che lavorare facesse quell’effetto. Terminato, ho sparecchiato e come hanno acceso la televisione, sono diventata paonazza. Sul canale satellitare avevo lasciato l’ultimo visto ed era quello in cui vi erano i film a luci rosse, ma per fortuna si sono limitati a guardare un canale normale in cui davano delle repliche di cabaret comico.

Quando ho finito di lavare la cucina e preparato la tavola per la colazione, mi sono recata in bagno e con rammarico ho visto che non vi era acqua calda nel boiler. Mi sono data una rapida sciacquata e poi mi sono messa a letto seguita pochi minuti dopo anche dai miei fratelli. Abbiamo parlato un poco con la luce spenta e dopo averci augurato la buona notte, ci siamo addormentati tutti come sassi dimenticandomi di passare la crema dopo sole a loro e a me.

Cap.10.2

Come di consueto, la sveglia suona lungamente e come un’automa mi reco in cucina e poi in bagno. Sono passi che faccio quotidianamente e anche se ho la testa annebbiata ancora dal sonno, non vado a sbattere camminando nella penombra della casa e non mi brucio le dita quando accendo i fornelli. Poco dopo arriva il mio fratellone e abbracciandomi mi augura il buon giorno. Sento le sue mani che mi brancano entrambe le tette e il cazzo turgido premermi sulla schiena. Adoro quando giocherella con entrambi i capezzoli e mi piace come me li fa venire turgidi. Una mano scende lungo la pancia facendomi venire i brividi e dopo avermi arruffato i peli del pube si dedica a masturbarmi lentamente il clitoride.

‘Mi piaci. Sei sempre calda ed eccitata.’

Le sue parole sussurrate all’orecchio mi fanno venire i brividi mentre sento distintamente lo sciacquettio provocato dalle sue dita per via di come sono bagnata.
Ho qualche minuto libero prima che salga il caffè e mi volto per baciarlo. Non ho idea del perché abbia la voglia di farlo, ma ne sento il desiderio.

Le bocche si spalancano e le lingue si cercano. Lui si china piegando le ginocchia e mentre mi prende entrambe le chiappe con le sue forti e ruvide mani, mi tira contro di se. Sento il suo cazzo durissimo che scorre lungo il taglio della figa. Percepisco distintamente le emozioni che mi assalgono come il clitoride viene solleticato e mi lascio prendere e sollevare. La sua forza è enorme e mi posa delicatamente sul tavolo. Metto i piedi su entrambe le sedie e mi accorgo che il cazzo è perfettamente grosso e duro e il meato mi guarda dritto in faccia.

‘Lasciati andare sorellina. Questa volta ti farò godere.’

Non oso ne parlare ne discute. Ho come l’impressione che il suo cazzo mi abbia ipnotizzato. Ho come l’impressione che la mia figa pulsi e come distolgo lo sguardo dal suo, noto che sta trafficando con le mutandine e me le ritrovo sfilate. Osservo con trepidazione il pugno stringere il suo cazzo e come lo guida. Osservo come giocherella facendolo scorrere lungo il taglio della figa mentre percepisco chiaramente il suo calore. Tremo quando mi accarezza il clitoride e come rivedo la cappella, arrossisco per come è lucida dei miei umori. Allargo di più le gambe in segno di invito.

Lo voglio, lo desidero. Percepisco chiaramente la figa palpitare carica di voglia ed eccitazione. Osservo il cazzo incunearsi in avanti e percepisco la cappella farsi largo in me. Mugolo di desiderio e l’ho sento penetrare ed entrare tutto in me con facilità. Resto senza fiato tremando tutta. Mai prima di all’ora avevo desiderato tanto un cazzo e di essere scopata per giunta.

Ad ogni spinta in avanti l’aria nei polmoni mi si riversa fuori. Quando si ritrae il cazzo posso respirare, ma stringo i muscoli pelvici per paura che voglia tirarlo fuori e così non accade. Lo guardo in volto e vedo la sua determinazione, i suoi denti stretti. Accenna ad un sorriso e volta gli occhi in basso, fra i nostri corpi che si congiungono. Guardo anche io, noto i nostri pubi uniti e solo il nostro folto pelo che si è intrecciato assieme. Si ritrae e tremo. Noto il cazzo con le sue vene che lo attorniano e chiaramente l’umido, il segno della mia eccitazione e voglia, che gli ha bagnato anche parte dei peli.

Le mie mani sono intrecciate dietro al suo collo mentre le sue sono infilate sotto alle gambe e mi ha preso per il sedere o per i fianchi. Non so, non capisco più nulla. So di avere le gambe a penzoloni perché si muovono libere al ritmo della scopata. Lo sento gemere o forse sono io. Le emozioni sono tali che ho l’impressione come se la mia anima fosse stata rapita. Non ho più cognizione di tempo e di spazio. So solo che il cazzo va avanti e indietro dentro di me e mi sento bruciare tutta. Godo in un modo mai sperimentato prima e sento le mie forze abbandonarmi. Le mie mani sono intrecciate dietro al suo collo e lascio che un nuovo travolgente orgasmo mi esploda. Mi prende per il collo e mi tira a se. Le nostre bocche si fondono e io urlo il mio piacere e il mio godimento nella sua bocca. Mi sento scivolare all’indietro come se le forze mi abbandonassero, ma lui mi abbraccia strettamente a se. Cerco di aggrapparmi mentre lui continua con il suo movimento imperterrito che mi fa sobbalzare ogni volta.

Incapace di reggermi mi lascio andare e mi sdraio sul tavolo incurante di tutto. Ad ogni affondo del suo cazzo l’aria mi viene spinta fuori. Percepisco la forza delle sue mani contro le mie cosce che mi tira a se ogni volta che mi stantuffa e questo suo fare sistematico mi porta al limite ancora. Con gli occhi semi chiusi, scorgo il mio gemello entrare in cucina e cerco di dirgli che la colazione la servirò un poco in ritardo, ma alcune spinte animali mi colpiscono la cervice togliendomi l’aria nei polmoni e facendomi ansimare e boccheggiare. Lui mi osserva sorridente e si siede a tavola come se niente fosse. Mi vergogno per quello che sto facendo davanti a lui e se non fossi già calda e bollente forse potrei arrossire di vergogna. Noto il suo sguardo e il suo sorriso. Chiaramente si sta godendo lo spettacolo che gli stiamo donando.

‘Fate con calma. Posso aspettare per fare colazione.’

Forse sono io che ho parlato o forse ho solo sognato le sue parole. Le emozioni sono tali che sto per godere nuovamente. Il mio fratellone ha aumentato il ritmo in modo forsennato ed animale. Dopo alcune poderose spinte date direttamente contro la cervice in cui sono rimasta in apnea a lungo, si toglie velocemente e sento il suo sperma colarmi sulla pancia. Urlo o gemo per la sorpresa di sentirmi svuotata della sua calda presenza o perché in un colpo, i polmoni mi si riempiono di aria. Mi piace e mi erotizza sentirmi schizzata dal suo caldo seme e ancor di più, mi piace come si muove lungo il taglio della figa proprio sul clitoride e questo mi fa impazzire, impazzire di piacere voluttuoso.

Sono contenta di averlo fatto godere e che lui mi abbia fatto godere per la prima volta con un cazzo nella figa. Grazie a lui ho provato cosa vuol dire essere donna e ora lo sono in maniera completa.

Teneramente mi accarezza il volto e mi sorride. Lo seguo con la coda dell’occhio mentre si allontana. Volevo dirgli tante cose, ma sono in affanno e ho il cuore che batte a mille.

Con fatica mi sollevo e mi metto a sedere. Scivolo, mi sembra di essere seduta come su di un lago. I miei abbondanti umori sono colati e mi hanno imbrattata il sedere e il tavolo. Scorgo la presenza del mio gemello. Mi ero dimenticata di lui e che deve fare colazione e andare a lavorare. Mi alzo, ma non riesco a raggiungere il piano del lavello e sono costretta a mettermi in ginocchio a terra. Le gambe non mi reggono. Percepisco distintamente qualcosa colarmi lungo l’interno delle cosce.

‘Vederti scopare con il nostro fratellone mi sono veramente eccitato. Pensi che ci sia posto anche per il tuo gemello?’

Alzo lo sguardo e lo vedo in piedi con il cazzo perfettamente teso e dritto in avanti. Le palle sottostanti hanno una forma asimmetrica e ne sono sorpresa.
‘Penso’ Credo… Puoi”
Le parole mi escono confuse. Sono incapace di connettere una frase con un certo senso logico.

Lo vedo inginocchiarsi dietro a me e penso che mi stia per scopare anche lui quando con mia sorpresa mi solleva e mi tira a se in modo da obbligarmi a sedermi sui talloni. Mi sfila la maglietta e le sue mani vagano sul mio petto mentre mi bacia lungo il collo e mi morde un lobo dell’orecchio facendomi rabbrividire. Raggiunge la figa e me l’accarezza dolcemente e mi penetra con due dita. Ho come l’impressione di avere due bocche. Una per respirare e una boccheggiante per godere. Tremo e mi eccito sempre più. Mi chiedo dove abbia imparato quella tecnica masturbatoria. Nel modo che lo fa, mi sollecita contemporaneamente sia l’ingresso della vulva che il clitoride. Mi stupisce che un gay o presunto tale, sappia come eccitare una ragazza e in breve sono al limite nuovamente.

‘Ti piace sorellina? Vuoi sentire il mio cazzo? Vuoi essere scopata dal cazzo di tuo fratello gemello?’

Mi sorprende la sua forza e il suo modo violento di parlarmi. Non ho idea se sono riuscita a rispondergli anche se il mio desiderio era enorme. Mi spinge in avanti e mi schiaccia la faccia a terra con i capezzoli che sfiorano il freddo pavimento facendomi venire al contempo dei brividi di piacere. Penso al suo essere gay. Penso che forse è il modo di riportarlo sulla retta via e che sia giusto lasciarlo fare. Penso e mi chiedo fra me e me, se tutto quello che sta accadendo fra noi sia normale.

Mi accorgo che il cazzo sta scorrendo lungo il taglio delle chiappe e pur bruciando di desiderio e passione, mi stupisco che la sua cappella è ancor più calda del mio corpo. Mi penetra e affonda in me velocemente. Sento il pelo del pube solleticarmi il sedere e il suo cazzo scorrere in me e restare nella mia calda figa immerso a lungo.

Si ritrae lentamente per poi spingere forte e affondare tutto in me. Ripete questo va e vieni alcune volte. Si ritrae. Gioca con me e con la mia voglia. Il cazzo mi passa sotto al mio corpo e direttamente contro al clitoride. Gemo e tremo incontrollatamente anche quando rientra dentro a me e ripete questo gioco alcune volte al punto che mi obbliga a stringere i pugni e a puntare le mani a terra. Ogni volta che lo sento ritrarsi cerco di spingere indietro il sedere, ma la sua forte presa ai fianchi pone il ritmo alla scopata e al gioco.

Sento il cazzo scorrere nuovamente lungo il solco delle chiappe per poi rientrare nella figa. Il gioco mi sta facendo desiderare di essere scopata. Di godere. Gemo di lussuria e di desiderio.

Lo sento tirarmi la pelle di una chiappa e il cazzo che si ferma a metà sedere. Sono inconsapevole che alcune gocce della sua saliva sono atterrate sul mio culo, poi una pressione costante che si fa via, via, sempre più forte al punto da lasciarmi allibita e senza fiato.

Il dolore è tale che quando il cazzo si è fermato, tremo tutta incontrollatamente e cerco di respirare con la bocca spalancata e quando vi riesco, un lungo gemito mi esce.
‘Sei… im’ pazzito… Hai sbagliato… Esci per favore… Fa troppo male…’ Parlo con difficoltà. Cerco di respirare e mi sento in affanno come se non riuscissi a immettere aria nei polmoni.

‘Siii. Il mio cazzo nel tuo piccolo culo. Goditi le sensazioni che riceverai sorellina!’
Il cazzo si ritrae e come la cappella sta per uscire dal vergine anello elastico, ritorna dentro affondandolo tutto nuovamente nelle mie viscere.

Resto ad ansimare in cerca di ossigeno. Il dolore è tremendo. Le forze delle braccia mi abbandonano e torno ad avere al faccia contro il pavimento. Il va e viene si fa ritmico e una nuova strana sensazione si impossessa di me. A volte le palle sbattono contro la vulva e una scossa di lussuria si dipana percorrendomi la schiena. Quando poi lui inizia a masturbarmi il clitoride, tremo e gemo di piacere.

‘Vederti scopare sorellina è un piacere per gli occhi e un dolore al cazzo.’

Apro gli occhi e osservo il mio fratellone che sta bevendo la tazza di latte mentre con la mano libera si sta masturbando il cazzo completamente in erezione. Scorgo dall’angolo della porta che entra il nostro piccolo fratellino e non riesco a dirgli nulla. Mio fratello si è fermato piantando il cazzo profondamente nelle viscere e ora mi sta tormentando un capezzolo e in questo modo riesco a respirare più profondamente.

‘Non immaginavo che per colazione ci fosse questo.’ Esclama il piccolo di famiglia.

Lo vedo avvicinarsi con il cazzo che si fa via, via sempre più grosso. Mi si inginocchia davanti alla faccia con il cazzo perfettamente già eretto.

‘Me lo puoi succhiare per favore?’

Non avevo mai fatto una cosa del genere. Quante cose non avevo mai fatto prima di questa mattina. Mi sollevo sulle braccia con fatica e allungata la lingua, inizio a leccargli la cappella. Il mio gemello, forse per agevolarmi, è rimasto fermo per guardare eccitatissimo quello che sto per fare. Penso a lui e a quello che aveva fatto la sera prima. Lo sento come mi accarezza la schiena e poi anche il clitoride facendomi fremere tutta. Resto a bocca aperta per respirare e il cazzo mi entra tutto in bocca. Mi ritrovo ad avere il naso schiacciato contro i radi peli del pube del mio piccolo fratellino e non so come poter riuscire a respirare. Mi faccio forza sulla braccia e mi ritraggo, al contempo il cazzo in me affonda nelle mie viscere.

Il ritmo è sempre più sfrenato. Percepivo il cazzo stantuffarmi nel sedere. Il cazzo in bocca che quando affondava mi faceva gemere e potevo respirare solo dai lati della bocca e dal naso quando questo era libero. Stavo per godere. Non potevo credere e non l’avrei mai immaginato che quello che stavo facendo mi stava provocando piacere. Ero come le donne dei film porno e stavo provando quello che piaceva al mio gemello e ora potevo dire che eravamo più vicini che mai. Le mani del mio fratellino mi prendono per la nuca mentre quelle del mio gemello sono piantate sui miei fianchi. Entrambi mi tiravano all’unisono dando il tempo sempre più veloce alla scopata. Le tette mi ballavano libere e questo mi piaceva erotizzandomi maggiormente.

Un gemito e la bocca e la gola mi si è riempita di sperma. Caldo bollente e violento. Mi sono sentita strozzare e ho dovuto lottare per divincolarmi e far fuoriuscire il cazzo dalla bocca per poter respirare. Altri schizzi mi hanno colpito sulla faccia mentre quelli in bocca colavano a terra. Ho sentito anche i getti caldi di sperma nel mio culo riempirmi l’intestino e un piacere strano, intenso, mi ha fatto tremare tutta e godere.

Senza forze, mi sono accasciata a terra su un fianco sul freddo pavimento. Vedo il nostro fratellone che si avvicina con il cazzo duro e violaceo che rimbalza davanti a lui. La figa mi pulsa e non voglio credere a me stessa. Ho ancora voglia di lui. Si inginocchia e mi accarezza la testa dolcemente, togliendomi una ciocca di capelli dalla faccia. Appallottola un asciugamano e me lo pone sotto la testa.
‘Resta ferma e tranquilla qualche minuto. Poi vai in bagno. Lavati e stenditi a letto. Hai bisogno di riposarti.’

Dalla mia posizione, posso vedere i cazzi dei miei due fratelli che hanno preso dimensioni più contenute. Sento qualcosa uscirmi dalla vagina e dal culo. Allungo la mano e gli stringo il cazzo duro e lui mi sorride. Mi accarezza dolcemente la testa.
‘Abbiamo tempo per fare meglio e più a lungo.’
Mi alzo lentamente e mi aiuta a mettermi in piedi. Sulle gambe mal ferme cerco di avviarmi in bagno.

Uno stimolo incredibile mi fa sedere sul water e libero l’intestino a lungo. Sono certa che è dovuto alla peretta di sperma che mi è stata inoculata. Una volta terminato, mi alzo e come d’abitudine mi osservo allo specchio. Resto allibita. Faccia e capelli sono macchiati di seme dei miei fratelli come la pancia mentre fra le gambe, sono bagnata fino alle ginocchia.

Mentre mi lavo con cura sotto la doccia, sento loro che si alternano in bagno per lavarsi. Loro sono pronti e vestiti per andare a lavorare e io ho finito di asciugarmi. Sulla porta di casa ci salutiamo abbracciandoci e baciandoci a vicenda come se fosse la cosa più naturale del mondo infilare la lingua in bocca ai miei fratelli mentre loro mi palpano ovunque.

Rimasta sola, mi sento la figa pulsare e a lungo mi accompagna la sensazione delle loro mani sul mio corpo. Faccio colazione e prima di assaporare il latte caldo, mi passo la lingua sui denti e sulle labbra. Mi spiace in fondo perdere il gusto di sperma. Mi rammarico di non averlo potuto e saputo ingoiare tutto. Rifletto che sono stanca. Mi fa male il sedere e ho la patatina che mi brucia, ma mi sento frizzante. Soffio su un capezzolo ancora duro e tremo dalla voglia di provare ancora piacere. Sorrido maliziosa pensando a quando torneranno a casa i miei fratelli e cosa faremo ancora.

_*_*_*_

Sento suonare il campanello di casa e mi desto. Resto un attimo stordita, mi ero appisolata sul divano con la televisione accesa sul canale porno. Era intenzionata ad imparare e vedere come si comportavano delle professioniste, ma l’ho sfinimento e il godimento hanno avuto la meglio. Guardo dallo spioncino chi possa essere e vedo il padrone di lavoro dei miei fratelli.
‘Un attimo!’
Urlo preoccupata a morte. Corro in bagno e preso l’accappatoio, me lo lego in vita velocemente.

Apro la porta in apprensione.
‘Buon’ Giorno. è accaduto qualcosa?’

‘Ciao Lisa. Nulla di grave. Avevo bisogno di parlare con te. Posso entrare?’

Non avevo ancora finito di spalancare la porta e togliermi per farlo passare che lui è già in casa.

‘Vieni, andiamo a sederci.’

Mi sento sempre più preoccupata e ho come l’impressione che le gambe mi tremino e che mi manchi il respiro. è lui a chiudere la porta ed è lui che mi guida prendendomi per un braccio e a farmi sedere sul divano dove trova posto vicino a me.

‘Mi dica cosa è accaduto. Si è fatto male qualcuno non è vero? Mi dica!’
Non gli toglievo lo sguardo dalla faccia. Mi sentivo agitata. Volevo quasi piangere. Tremavo come una foglia dalla paura.

‘Qualcosa di grave è accaduto, ma i tuoi fratelli non si sono fatti male. Stai tranquilla.’

Tutta la tensione accumulata in quel frangente mi ha lasciata senza forze. Svuotata di ogni energia e pensiero.
Rifletto che non mi ha detto tutto. Deve dirmi ancora qualcosa.

‘Ieri sei venuta in cantiere e hai visto che non ho molti operai. A libro paga ne ho solo quattro e purtroppo devo decidere di lasciarne a casa due.’

Non capivo cosa mi stava dicendo. Lo guardo e sono certa che la mia espressione fosse totalmente ebete.

‘Devo decidere chi delle due coppie tenere o lasciare a casa.’

Lo guardo sempre più sorda e incapace di comprendere poi, come folgorata.
‘OH!- Resto a bocca aperta a guardarlo incredula.- Ma… Ma… Ma lei non può! Non possiamo vivere senza che i miei fratelli lavorino.’

‘Bene. Vedo che hai capito. Ora. Il lavoro che dovevo prendere è svanito e devo decidere chi lasciare a casa.’

La sua mano mi si posa sul ginocchio e io scatto all’indietro preoccupata allontanandomi da lui.

‘AH! AH! AH! Vedo che non hai capito. Io devo decidere se tenere a lavorare i tuoi fratelli o lasciarli a casa senza soldi e senza lavoro.’

‘Ma lei non può!’

‘Carina. Io posso tutto. Ora spetta a te a decidere cosa vuoi che io faccia con i tuoi fratelli.’

‘Ma questo è un ricatto! Chiamo i carabinieri.’

‘Brava. Così in questo modo loro non troveranno più lavoro in tutta la provincia. Vuoi che accada questo?’

‘Balle! Non ci credo!’

‘Sei sicura?’

Lo vedo appoggiarsi contro lo schienale del divano e a gambe aperte, mi osserva sorridente. Sapevo cosa voleva il bastardo. Questo mi faceva stare male. Non potevo immaginare che stesse accadendo a me.
”io. ‘io. Non so.’

‘Stai tranquilla. Non ti farò nulla di male. Dovrai essere sempre accondiscendente e gentile. Ho avuto altre in passato come te. Mai belle come te! Vedrai che ci divertiremo.’

”io. ‘io. Non so.’ Volevo piangere, ma non volevo che accadesse. Stringo i pugni così forte che ho come l’impressione che le unghie mi si infilino nelle mani.

‘Hai paura che poi non mantenga la promessa? Questo è un rischio. Se non accetti sono solo conferme, diversamente avrai dubbi e fintanto che loro lavoreranno e porteranno a casa lo stipendio, tu dovrai essere gentile con me.’

‘Io. Io… non so.’ Trattengo a stento le lacrime.

‘Dimmi di no e loro oggi, avranno fatto il loro ultimo giorno di lavoro. Spogliati e loro resteranno a lavorare.’

Il tempo passa, scorre inesorabile. Mi sento tremare tutta e ho gli occhi gonfi pronti a scoppiare in lacrime. Mi sento la testa che mi gira e non so cosa fare. Lo guardo e mi fa schifo per quello che mi ha detto. Penso ai miei fratelli, alla gioia che è stato riabbracciarli e vivere con loro. Le mani raggiungono il nodo dell’accappatoio, ma non riesco a snodarlo. Ci lavoro a lungo, forse troppo. Ho come l’impressione di non avere più forze.

Continuo a guardarlo e decido di abbassare l’accappatoio dalle spalle. Percepisco chiaramente la stoffa scivolare sulla pelle e sui capezzoli. Ho i brividi, ma non di freddo, di paura e vergogna. Lui è il primo estraneo che mi vede il seno nudo e… Fra poco mi vedrà completamente nuda.

Come l’accappatoio lascia vedere le tette, lui allunga una mano, ma come sento il contatto mi ritraggo impaurita. Piango.

‘E no! Non ci siamo.- Mi fa segno con il dito alzato che muove da parte a parte e mi sento sempre più impaurita.- Decidi cosa vuoi fare. Questa è la tua ultima occasione.’

Tremando come una foglia, gli prendo la mano e me la poso sul seno. Per tutto il tempo dell’operazione sono restata in apnea e come respiro, mi sento in affanno e con il cuore che batte impazzito.

‘Brava. Ora alzati e mettiti davanti a me.’

Eseguo con estrema difficoltà. Ho le gambe che mi tremano e mi trattengo i lembi dell’accappatoio in un ultimo gesto di pudore. Ho paura di quello che mi può chiedere e prego fra me e me che qualcuno venga a salvarmi.

‘Spogliati. Ti voglio vedere nuda.’

Cercando di ingoiare la saliva nella gola asciutta, esegue e l’accappatoio scivola a terra lasciandola alla mercé del suo sguardo avido. Lei tiene gli occhi chiusi cercando di non muoversi e resta impassibile e ferma.

‘Adesso, dobbiamo stipulare un contratto. Non è la prima volta che lo faccio e non voglio restare fregato. Dovrai dire una frase mentre io ti filmo. Se non lo farai come si deve e se non sarai più che convincente. I risultati li sai e domani sarete senza soldi e senza casa.’

Non riuscivo a fermare il tremore che ha iniziato a prendermi mentre le lacrime scendevano a fiumi. Per lungo tempo resto in quella posa bagnandomi anche il petto finché non mi si avvicina e mi abbraccia. Dopo avermi coccolato per un poco di tempo, mi passa un tovagliolo e con questo mi asciugo la faccia e il seno dalle lacrime. Non mi dice nulla durante tutta l’operazione fintanto che non è venuto il momento di eseguire il suo porco ricatto. Mi fa mettere in ginocchio davanti a lui e sotto la sua guida, eseguono innumerevoli prove ripetendo sempre gli stessi medesimi gesti e parole finché la scena non è fatta come la vuole lui. Ogni volta viene ripreso dall’occhio vigile dell’obbiettivo del cellulare che registra in continuazione.

‘Voglio essere la tua puttana segreta. Ti farò provare i piaceri più proibiti e non lo saprà nessuno. Guarda come sono brava.’ Slacciati i pantaloni e abbassati fino alle ginocchia, inizio per l’ennesima volta a succhiare il cazzo del porco.
La prima volta ho trattenuto un conato di vomito per il forte odore che emanava, mentre ora, ha forza di nettarlo con la lingua, il gusto si era attenuato rendendo l’umiliante operazione più sopportabile.

Come mi aveva detto di fare, ho cercato di svolgere l’operazione nel modo più convincente e professionale possibile. Non avevo nessuna esperienza in merito a parte i film che avevo visto. Alzando lo sguardo, ho visto che si stava godendo il pompino e incrociando la luce del cellulare sono arrossita. Sapevo che da ora in avanti sarebbe stata la mia rovina e mi auguravo che da questo sacrificio non avrei avuto da pentirmene in seguito e che lui mantenesse la parola data.

Ricordando il modo di muoversi di mio fratello e il modo di fare le seghe, ho accelerato il movimento della testa e della mano stringendo al contempo le labbra attorno al cazzo. L’ho sentito gemere e poco dopo ho rallentato il movimento.

‘Piccola. Sei brava. Mi stai facendo impazzire.’

Volevo che fosse soddisfatto e alternavo i movimenti mano – bocca. Lo imboccavo e lo lasciavo fuoriuscire dolcemente per poi riprendere l’operazione accelerando sempre più. Quando rallentavo, arrivavo fino a fermarmi per poi leccarlo con la punta della lingua partendo dalla base delle palle per giungere sul glade dove una volta imboccato, lo stringevo fra le labbra fortemente e lo succhiavo come se volessi aspirargli le palle. Fra me e me, mi dicevo che dovevo farlo godere il più presto possibile, ma anche che volevo renderlo felice.

Il lavorio non è continuato a lungo e dopo un forte gemito, mi sono fermata e lo sperma mi si è riversato nella bocca con violenti schizzi.

‘Bevi troia! Bevi!’

Mi pone una mano sulla nuca e mi obbliga ad ingoiare il cazzo fino alla radice. Ho l’impressione di avere il cazzo che mi arrivi in gola e ingoio e succhio sempre più forte, fino a che lui non cessa a sbuffare come un toro e resta con il respiro pesante. Il cazzo me lo sento rimpicciolirsi in bocca e io continuo a leccare e a succhiare finché non mi toglie la mano dalla testa. Voglio che sia contento di me e del mio operato.

‘La mia puttana, sì!- Osservo come mi sta inquadrando con il cellulare e con il cazzo ancora in bocca.- Sei la mia piccola, ineguagliabile, segreta puttana.’

Una parte di me si sentiva fiera di aver fatto bene il lavoro che mi era stato richiesto, da un’altra, mi sentivo umiliata e usata. Peggio che le peggiori donnacce da strada. Sentivo chiaramente la figa umida e palpitante di piacere e questo mi ha lasciato stordita e incredula.
‘Mi era piaciuto fare un atto contro la mia volontà? Non potevo crederci e speravo che non se ne accorgesse.’

‘Siediti sulla sedia, apriti la figa e scopati con tutta la mano dentro.’

‘Ma! Ma… Questo è impossibile. L’ho fatto pochissime volte.’

‘Meglio. Questo ti aiuta ad allargarti. Se vuoi, possiamo farlo anche con il culo.’

‘No. No… Va bene.’ Non potevo credere che mi obbligava a fare una cosa del genere.

Mi siedo sul bordo della sedia e inizio a masturbarmi il clitoride per poi inserirmi un dito dentro che spingo fino in fondo.

‘Brava, guardati come sei bagnata.- Il cellulare si avvicina e registra.- Ora aggiungi un altro dito e poi accosta un dito alla volta fino a metterti tutta la mano a paletta. Voglio vederti con tutta la mano dentro.’

Un dito dopo l’altro, entrano nella mia piccola figa come mi era stato richiesto. Ogni volta le spingo fino in fondo più che posso. Quando ho unito le quattro dita come se stessi facendo una paletta con la mano, riesco ad infilarle solo fino alle nocche. Non riesco a spingere la mano più a fondo anche se lui mi incita a fare di più.

‘Se non ti vedo spingere quella mano fino in fondo, te la faccio infilare nel culo!’

Noto che continua a filmarmi, ma non posso impedirglielo. Provo a fare come mi ordina, ma non riesco. Ho paura che mi chieda di fare la stessa operazione anche con il sedere. Vuoi per la posizione in cui ero messa, vuoi perché le emozioni non mi fanno capire quello che sto facendo, mi fermo con le quattro dita incuneate all’ingresso della vagina e godo spruzzando urina come una fontana.

Il getto lo colpisce ad una gamba e gli bagna i pantaloni. Gli insulti si susseguono con lei che tiene premuta la mano nella figa dolorante e palpitante di piacere.

Incredibilmente avevo goduto. Era stata una masturbazione che non avevo mai fatto prima. Non mi ero quasi per niente toccata il clitoride e ora non avevo il coraggio di muovermi. Potevo percepire come i muscoli vaginali si contraevano contro la mano e le sue parole erano come schiaffi. Il tempo scorre e come le emozioni si attenuano, il campanello della porta suona.

‘Vai ad aprire troia!’

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Capitolo 11.2

‘Vai ad aprire troia!’

Sono sconvolta. Ho tutti i sensi in subbuglio e mi muovo barcollando sulle gambe mal ferme. Arrivo alla porta e mi fermo, torno indietro per coprirmi, ma noto il suo dito che mi fa segno di no.

‘Le troie devono stare nude.’

Con timore apro la porta quanto basta giusto per osservare da un piccolo spiraglio. Vedo che è l’anziana vicina di casa e tiro un sospiro di sollievo, ma poi avvampo di vergogna e sono presa dal panico.

‘Ciao piccola. Non sapevo cosa fare e sono passata per vedere se hai voglia di fare quattro chiacchiere.’

‘Ecco… Io… Io…’

‘Chi è amore?’

Oh Dio! Non potevo credere che lui mi stesse chiedendo chi fosse. Come potevo spiegare cosa stavo facendo e perché.

‘Fai entrare!’ Urla mentre io chiudo gli occhi disperata.

Con le spalle che mi si abbattono fino a terra, apro la porta e lascio che mi veda che sono completamente nuda e con un estraneo presente in casa.

‘Chi c’è?- Mi chiede strizzandomi un occhio.- Vi ho forse disturbato?’

Mi sento avvampare le guance come se stessero bruciando e una volta chiusa la porta la guido precedendola in cucina.

‘Ma ciao, guarda chi si rivede!’

Resto sconvolta. Si conoscono. Si stringono la mano e si salutano baciandosi sulle guance come vecchi amici che non si vedevano da tempo. Sono completamente nuda mentre lui si è allacciato i pantaloni e come sempre, lei indossa la veste semi trasparente con nulla sotto.

Dopo i primi convenevoli tipo, da quanto tempo, come stai, cosa combini, si fermano e mi guardano entrambi in silenzio facendomi abbassare lo sguardo a terra e vergognandomi profondamente. Purtroppo si erano ricordati della mia nuda presenza e io mi sento bruciare tutta per l’imbarazzo che sto provando.

‘Sono venuto a trovare la mia piccola amica. Sai che mi piace sempre provare nuova carne.’

‘Il vecchio perde il pelo, ma non il vizio. Certo che mi hai stupito piccola. Non pensavo che fossi già cosi avanti. Ti credevo una fredda.’ Mi abbraccia e mi stringe a se come per complimentarsi della mia bravura.

‘Ma va là. è una gran pompinara. Vero cara?’

Non riesco a muovermi e a parlare. Resto ammutolita e mi arrovello le unghie nervosamente con lo sguardo fisso a terra mentre ho le guance di fuoco.

‘Caro! Hai perfettamente ragione. Da quando lei è qui, il suo fratellone ha diradato le visite e mi sento al quanto trascurata. Sai, è un vero stallone instancabile e con un cazzo da favola.’

Loro due ridono come se fosse la cosa più naturale del mondo mentre io li guardo allibita restando con la bocca aperta per la confessione che ha fatto lei.

‘Sai a cosa penso? Se è tanto brava con la bocca sui maschi, chissà come usa la lingua su una donna… Cosa pensi cara. Credi di essere capace a portala al piacere come si deve?’

Resto gelata nella medesima posizione. Il suo sguardo, il suo ghigno mi fanno venire i brividi. Quando chiudo la bocca, ho la lingua secca. Li osservo incredula e sgrano gli occhi nel vedere lei che si sbottona il camice. Seguo le dita nella lunga operazione e la prima cosa che vedo è la figa completamente depilata e poi le grosse tette. Si allarga i lembi del camice e prese le tette, se le accarezza facendole sobbalzare.
‘Vieni piccola.- Mentre si siede sul divano e allarga le gambe.- Vieni e fammi sentire come usi la lingua.’ Mi dice spostandosi sul bordo.

Resto bloccata a lungo ad osservarla mentre si accarezza le tette e i capezzoli che si fanno via, via sempre più duri e turgidi.
Vengo presa da un braccio e guidata a mettermi in ginocchio fra le sue gambe. La presa di lui mi ferisce e subito percepisco l’intima differenza. Per qualche istante assaporo l’odore inconfondibile di lavanda muschiata e timorosa, passo la punta della lingua fra le grosse labbra vaginali.

Dal vivo a parte quella di mia madre non ne avevo mai viste e mai così da vicino. Nei film pur non avendo prestato molta attenzione, non ne avevo mai viste di così grosse e con il clitoride così pronunciato. Inizio a lappare e a leccare timorosa e incitata dalla sua voce, proseguo con sempre maggior voracità. Dalle sue affermazioni, capisco che quello che sto facendo le piace. Ogni tanto mi accorgo che lui ci scatta qualche foto e intuisco anche qualche filmato. Non mi fermo, proseguo. Voglio che siano soddisfatti di quello che faccio. Come riesco a portare al limite la signora, lei mi prende per i lati la testa e mi guida la faccia contro di lei per aumentare la pressione sul clitoride e per spingere più in profondità la lingua in lei.

Le dita di lui continuano a stuzzicarmi la figa che sento penetrare con irruenza. A volte mi fa male mente altre mi porta al limite del piacere per poi fermarsi e inserire un dito in culo. Odio quello che mi sta facendo anche se provo molto piacere.

La sento tremare e godere uggiolando sotto le lappate della mia lingua e pochi istanti dopo, anche io godo tremando tutta, ma poi mi blocco impazzendo dal piacere e dal dolore per via che sono stata penetrata nel sedere da due dita. Le mani attorno alla mia testa si allentano e come mi muovo, osservo il signore che si sbottona i pantaloni estraendo il cazzo turgido.

‘Continua a leccarla e falla godere ancora. Usando anche le dita. Forza piccola troia!’

Per via della posizione, ho male al collo e alla lingua. Stringo involontariamente i muscoli vaginali come se potessi ritardare l’inevitabile, ma è tutto vano. Lo sento penetrarmi e darmi una poderosa spinta al punto che urto con la faccia contro il pube della signora che la sento sobbalzare e gemere come se le fosse piaciuto.

Mi prende per i fianchi facendomi male e inizia a spingere il cazzo con violenza. La sua pancia mi urta ogni volta il sedere poi, con un movimento che giudico strano, mi solleva una gamba e inarca il bacino infilandomi il cazzo in vagina arrivando quasi fino all’utero. Quella strana e complessa posizione in cui mi tiene, gli permette di stimolarmi contemporaneamente anche il clitoride. Se prima cercavo di essere distante, ora ero consapevole del piacere che mi stava provocando e mi faceva tremare ogni volta che mi penetra.

Esattamente come lui mi aveva obbligata a fare con me stessa, la masturbo con quattro dita infilandole nella capiente figa della signora e sempre con la lingua che stuzzica il clitoride. La sento gemere sempre più forte mentre usa parole volgari per incitarmi a non fermarmi e alterno le leccate con lunghi e forti succhiate al grosso clitoride facendola godere ancora.

Inesorabilmente godo pure io anche se non lo desideravo pur avendomi penetrata nel culo. Mi sento tremare tutta e percepisco ondate di piacere quando le viscere mi si riempiono della sua calda sborra. Il piacere che provo è incontenibile e quando ci fermiamo per respirare, siamo completamente sudati ed esausti.

Mi accascio sedendomi a terra e con la testa appoggiata all’interno coscia di lei. A pochi centimetri ho la sua figa che vedo umida e piccole contrazioni che si dipanano dall’apertura e tutto attorno alle labbra vaginali. Penso alla mia e a quello che percepisco. Siamo uguali. Siamo donne e ci comportiamo allo stesso modo anche se fisicamente diverse.

Anche lui si è stravaccato sulla sedia e respira pesante. Noto il cazzo pendulo che si è posato stancamente sulle palle e dal meato vi è una grossa stilla di sperma che luccica.
Da parte mia sento che qualcosa mi sta uscendo da dietro. Stringo le chiappe, ma è come se non avessi fatto nulla. Mi sento bagnare e brividi di piacere mi fanno tremare tutta.

‘Ok donne. Devo andare al cantiere. è stato un piacere. Mi auguro che ci rivediamo presto tutte e tre assieme. Ciao piccola troietta.’

Lo guardo e il suo sorriso mi fa gelare il sangue. Come chiude la porta, guardo allibita la vecchia che si è messa a ridere.

‘E io che pensavo che fossi una santarellina… Ma tu pensa che il vecchio ti sta morendo dietro e se gli dico cosa abbiamo fatto è capace di sfondare il muro e precipitarsi qui.’

Lei ride ancora mentre io mi sento allibita e confusa. Ho come l’impressione che in me si alternino mille emozioni. Vergogna, rabbia, libidine’ Cerco di alzarmi, ma le gambe non mi reggono e lei mi aiuta. Mi dirigo in bagno dove non riesco a trattenere la voglia di fare la cacca, ma mi esce solo sperma. Dopo il bidé, torno in cucina e vedo lei che si è messa più comodamente sul divano.

‘Piccola, non immaginavo mai che fossi così vogliosa e brava con la lingua.’

Arrossisco e abbasso lo sguardo.

‘Dimmi come ti ha incastrata.’

‘Ecco io…’ Parlo senza trattenere le lacrime e gli racconto tutto. Quando ho finito lei mi abbraccia e nuove strane sensazioni mi fanno tremare di piacere come i miei capezzoli sono sfiorati dalle sue tette. Mi sento bruciare tutta e le gambe tornano a tremarmi di nuovo. Lei se ne accorge e mi passa una mano lungo il taglio della figa.
‘Sempre calda e pronta piccina’ Poveri i tuoi fratelli.’

Avvampo di vergogna e nascondo la faccia contro la sua spalla.

‘Su, su tranquilla. Io ho fatto di peggio e ho iniziato molto prima di te. Guarda che ore sono. Manda un messaggio al fratellone e chiedigli per che ora arriveranno a mangiare e poi pensiamo a cucinare. Non sei obbligata a dirgli nulla ai tuoi fratelli. Lascia che ci pensi io.’

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