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Racconti Erotici LesboRacconti sull'Autoerotismo

Piccole storie perverse

By 22 Luglio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Ennesimo infinito pomeriggio al lavoro.
La collega non c’&egrave e sono sola al banco della reception.
I minuti passano pigri nella calura insopportabile di questi giorni.
Cazzeggio su internet, Facebook, mail, qualche fumetto on line.
Sarà il caldo, sarà che sono sola, la selezione di fumetti diventa sempre più erotica.
Quelli che preferisco sono a tematica lesbica, mi piace il modo in cui viene reso il piacere femminile, l’attenzione ai dettagli.
Scorro il cursore tra vari titoli, leggo un po’, ma non trovo ciò che davvero mi eccita, fino a quando non capito su un titolo a caso. La trama ovviamente &egrave relativa: due ragazze molto formose, una scena piccante in uno stanzino.
L’eccitazione sale nel guardare i dettagli. Mi soffermo sui capezzoli di una mentre sono succhiati dall’altra, con quell’espressione di piacere quasi colpevole tipica dei manga giapponesi. La più grande delle due comincia a infilare il dito sinuoso nel sesso della più giovane, in un salendo di urla di piacere.
Quasi senza rendermene conto la mia mano s’infila sotto la maglia lunga che copre i pantaloni. Slaccio il bottone e abbasso lo zip.
Mi guardo attorno, colpevole; in ufficio ci sono altre persone, ma sono nei loro uffici e sono abbastanza sicura che non usciranno. E poi, la netta sensazione di fare qualcosa di estremamente pericoloso e perverso proprio alla mia scrivania &egrave irresistibile.
Scorro con gli occhi sulla scena, finché sento una decisa sensazione di formicolio al clitoride, così familiare. Sono pronta. Voglio toccarmi e avere un orgasmo, qui alla mia scrivania.
Mi avvicino al bordo per nascondere il movimento colpevole della mano nei pantaloni, mentre l’immagine delle due giovani che amoreggiano scorre davanti ai miei occhi e quando scorre integralmente ed io non ho ancora ottenuto il mio piacere, torno indietro e leggo di nuovo.
E la mano sfrega furiosamente il mio clitoride gonfio e recettivo, mentre la sensazione di essere quella che viene scopata &egrave intensa, perversa.
Mi mordo le labbra mentre il piacere esplode sulla mia mano, dentro le mutandine, nei pantaloni. Contraggo i muscoli per prolungarlo il più possibile, ansimo in silenzio guardando verso il corridoio, ma nessuno ha sentito nulla. Nessuno sa del mio piccolo gioco erotico.
Riassetto i pantaloni e chiudo la pagina incriminata, con i grossi seni ballonzolanti di una e la bocca affamata dell’altra in bella vista.
Le gambe tremano leggermente, ma ora mi sento molto meglio.
Ma so che non sono ancora pienamente soddisfatta. Vado in bagno per sistemarmi, ma non prima di essermi nuovamente stimolata il clitoride e indotta un secondo forte orgasmo. La mano scorre impietosa, veloce e rude sul piccolo bottoncino sensibile. Ho fretta perché non posso sapere quando qualcuno avrà bisogno del bagno. Sento la mia eccitazione bagnarmi la mano, impregnare gli slip e inondarmi di piacere frenetico, affamato.
Mi piace trascinare il piacere in più orgasmi successivi, come se il primo non fosse stato abbastanza appagante.
Mi guardo allo specchio, mi lavo le mani. E’ ora di tornare al lavoro.
Ore 21 circa.
La tv offre il solito triste spettacolo di programmi trash e repliche di repliche.
Cambio pigramente canale dall’uno all’altro senza soffermarmi, mentre la noia mi assale insieme al caldo soffocante di questa sera di luglio.
Lui &egrave al computer, in fondo alla stanza, io sul divano in canotta e slip, la divisa casalinga anti afa.
Mentre una mano pigia sui tasti del telecomando, l’altra pigramente accarezza un capezzolo da sopra la maglietta.
Non si può dire che ne abbia veramente voglia, ma &egrave come se la mia mano vivesse una vita propria. Tanto per rianimare la serata.
Sotto il tocco esperto delle mie dita, il capezzolo diventa insolitamente duro e appuntito e la cosa mi eccita, senza una vera motivazione.
Forse &egrave la consistenza stessa, la sua forma prorompente, il fatto che sia così sensibile alle mie dita, ma sento quella piacevole sensazione di calore al basso ventre, segno di un’incipiente eccitazione.
Mi sistemo meglio sul divano, in modo che lui non veda quello che sto combinando protetta dalla sponda.
Abbasso la spallina della canotta e il seno esce fuori arzillo, con le punte ben erette. Con i polpastrelli stimolo i capezzoli, li titillo, li tiro leggermente. Diventano ancora più duri e appuntiti, sono davvero belli da vedere. Sono sicura che se lui mi vedesse mi salterebbe addosso. Ma ho voglia di un fugace, pericoloso, piacere solitario, proprio alle sue spalle.
La mano scende nelle mutandine, costatando che la situazione &egrave già bagnata.
Le scosto di lato e mentre con la sinistra mi tormenta un capezzolo, con la destra comincio a massaggiarmi le grandi labbra e a dare colpetti al clitoride, già molto sensibile. Raccolgo un po’ di umori e li faccio scorrere all’interno, inumidisco il clitoride.
La parte migliore &egrave quando il ventilatore girando colpisce con il suo getto d’aria il mio sesso scoperto e bagnato, rinfrescandolo ed eccitandolo. Non mi sono ancora masturbata sul serio che potrei già venire.
Un dito viene ingoiato dalla mia vagina bagnata. Trattengo a stento un sospiro, mentre con il palmo premo sul clitoride. E poi un secondo sparisce, mentre comincio un lento dentro fuori a gambe serrate, per nascondere la mia piccola perversione serale.
I capezzoli sono quasi doloranti dal tanto che li sto stimolando, sono sempre più gonfi e rossi.
Alzo il volume della tv, per nascondere eventuali sospiri sospetti e poi mi concentro sul mio bottoncino preferito, ormai inondato dai miei abbondanti umori. Comincio un rapido movimento circolare, inizialmente non troppo veloce. Ogni tanto entro ed esco rapidamente dal mio sesso, premendo verso la parete, spingendo verso il monte di venere, per poi uscire con le dita bagnate e tornare sul clitoride.
Non manca molto.
Allargo le gambe e ci do dentro aumentando il ritmo.
Ormai lo sento &egrave proprio lì, il mio intenso, perverso orgasmo solitario.
Lo sguardo ogni tanto va a lui per assicurarsi di non subire una brusca interruzione proprio sul più bello.
Sale prepotente dal centro del mio piacere e mi sommerge.
Getto un’occhiata a lui, che ignaro continua a giocare al suo gioco e l’orgasmo esplode.
Serro la bocca per non farmi sentire, mentre una piccola convulsione involontaria mi chiude le gambe sul mio sesso bollente e bagnato.
Mi ricompongo velocemente, sospirando piano, mentre la vagina continua a contrarsi con forza, forse cercando un secondo orgasmo. Rimetto a posto gli slip e proseguo a toccarmi, la zona &egrave molto bagnata e il tessuto fa un piacevole attrito che mi provoca un secondo breve orgasmo di sollievo.
Lui si gira e fa un commento sul programma tv, cui rispondo qualcosa che non ricordo.
Mi alzo un po’ barcollante per il piacere intenso e il repentino sbalzo di pressione e vado in bagno a rinfrescarmi.
Chissà che programma stavo guardando?
Quando tiro la tenda della doccia, il resto del mondo sparisce.
Ci sono io, il bagnoschiuma, una spugna e il getto d’acqua.
E mi piace la sensazione dell’acqua tiepida sul corpo, del sapone che mi scorre addosso e mi profuma.
Mi piace passare le mani sul corpo, accarezzarmi, insaponarmi.
E quando desidero coccolarmi e prendermi un po’ di tempo per me, non c’&egrave niente di più naturale e facile del sentire il mio corpo ricettivo e sensibile alle mani, agli stimoli.
La spugna indugia sul seno, sfiora i capezzoli che reagiscono istintivi.
L’acqua scorre, eccita, solletica. L’effetto luminoso delle gocce sulla pelle &egrave un incentivo irresistibile. Conosco il mio corpo e i punti dove il piacere sarà più intenso.
La spugna scende sulla pancia, lasciando una traccia bianca evocativa dietro di sé, piccole bollicine spumose che si dirigono verso il punto nevralgico di questo piacere.
Sento la consistenza ruvida tra le gambe, accarezzare il pube e il monte di venere, scivolare tra le grandi labbra, birichina e mai frettolosa. Le sento gonfiarsi, irrorarsi di sangue, sensibilizzarsi al mio tocco.
Ma ciò che davvero mi piace fare in questi momenti &egrave dosare il getto nel giusto flusso e puntarlo sul clitoride, metodico.
E’ una piccola tortura dolce, sensuale. L’acqua batte nel punto giusto in maniera continua e sapiente.
Sollevo una gamba e la appoggio sulla sponda della vasca per facilitare il compito di darmi piacere. All’inizio &egrave una sensazione formicolante, quasi ovattata. Mano a mano che il clitoride si eccita, onde di piacere si espandono verso l’alto regalandomi scariche elettriche pure.
Muovo il polso per variare la sensazione, come una lenta danza dell’acqua assieme al mio corpo, e con l’altra mano mi stuzzico i capezzoli bagnati, strizzandoli con i polpastrelli in una morsa. Istintivamente i fianchi accompagnano questo lento movimento, aumentando la sensazione, ma l’orgasmo sembra sfuggente.
Impaziente, afferro di nuovo la spugna e combino la carezza dell’acqua con lo sfregamento più ruvido e consistente e immediatamente un calore liquido comincia a salire verso l’alto. Il clitoride sembra farsi ancora più gonfio e sensibile tormentato da questo doppio massaggio. L’orgasmo &egrave forte, tanto da farmi tremare le gambe e serrare le cosce sulla spugna, che si bagna non solo di acqua stavolta.
Mi appoggio contro la parete per riprendere fiato, mentre rimetto a posto il doccino e mi lascio coccolare dal calore.
Stanotte mi &egrave capitato di sognare Jake Gyllenhaal che mi scopava selvaggiamente da dietro, mentre eravamo appoggiati al ripiano della cucina.
La colpa &egrave di un filmetto da quattro soldi, ‘Amore e altri rimedi’ il titolo già dice tutto sulla qualità del film, in cui Jake Gyllenhaal intraprende una relazione con Anne Hathaway e sono presenti alcune scene piuttosto hot. Per la verità lui non &egrave mai piaciuto granché, ma c’&egrave questa scena in cui tra i due scoppia la passione sul ripiano della cucina per l’appunto, che mi &egrave rimasta impressa.
E così stanotte ho sognato che mi strappava letteralmente i vestiti di dosso e gli slip, mi metteva a novanta e mi scopava alla grande. Del resto chi non ha fatto sogni erotici?
Stamattina in autobus, seduta nel mio bravo posticino, ho cominciato a ripensarci.
Poteva essere lui come chiunque altro, la cosa importante era il come, il dove. Mi sono sempre piaciuti i modi un po’ rudi a letto, mi piace l’uomo che sa cosa fare e quando farlo, quello che ‘non deve chiedere mai’ per parafrasare la pubblicità, forse &egrave per quello che la scena di lui che mi spoglia in fretta e bruscamente mi eccita tanto.
E mentre ho cominciato a pensare al suo pene che pretendeva il suo spazio dentro di me, ho cominciato a sentirmi eccitata.
Le vibrazioni dell’autobus hanno cominciato a solleticare le grandi labbra e il clitoride, ogni scossone andava dritto sulla mia eccitazione, ho cominciato a sovrapporre la stimolazione della corriera alle immagini sempre più esplicite che si andavano concretizzando nella mia testa. Lui che mi afferra i capelli e mi tira indietro la testa, l’altra mano scende verso i jeans e si infila nelle mutandine, cominciando a masturbarmi. Per poi slacciarmi i pantaloni e cominciare ad abbassarli freneticamente, e io che faccio lo stesso, toccando la sua erezione, cercando il suo cazzo per tirarlo fuori e farmi prendere ora e subito.
Altro scossone altra scarica di adrenalina che punta diretta al clitoride, al cervello.
Lui mi strappa le mutandine spostandole, mi piega in avanti e me lo mette dentro, senza tanti compromessi. E comincia a spingermi a fondo, rabbiosamente, scoprendomi il seno e torturandomi i capezzoli.
Una curva brusca in rotonda ed io che schiaccio il bacino sul sedile, cercando un minimo sollievo a quella frenesia. E ancora incostanti vibrazioni e frenate e accelerate, che mi mandano in tilt senza mai darmi il vero orgasmo.
Comincio a contrarre i muscoli e a muovermi impercettibilmente col bacino, solo un altro po’, un po’ più forte. Sento l’eccitazione mista a un piacere ancora troppo lontano.
Nel frattempo, nella mia immaginazione, lui ci dà dentro, afferrandomi i fianchi e tendendomi sotto di lui, mi riempie bene e assesta colpi forti e profondi, come piacciono a me.
Quando mi risveglio dalla mia fantasia, mi accorgo di essere alla mia fermata, eccitata e umida e senza orgasmo, ma almeno ho passato una mezzoretta piacevolmente.
Le sue parole sono come un liquido fuso che ti entra nell’orecchio.
La perfetta pronuncia inglese, il tono di voce basso e seducente, caldo e allo stesso tempo algido.
Sento la pelle che freme, chiudo gli occhi per assaporarne il gusto salato, eccitante, quasi che potesse scivolarmi addosso, come seta, come cioccolata.
Quasi posso sentire la sua mano che mi sfiora il braccio, accarezza il collo, la guancia, e lui lì, a pochi centimentri, con quelle parole così intense, e quella voce che semplicemente ti fa perdere la testa.
Sento le gambe che si aprono a poco a poco, farsi più molli, pesanti, lo stomaco contrarsi.
La sua voce &egrave irresistibile, scava dentro, invade lo spazio del desiderio e lo riempie di lui.
La sua mano risale sulla coscia, sento la punta delle sue dita curate sulla pelle, leggere, maliziose. Scivolano verso l’interno, dove mi sento caldissima e umida.
Parlami ancora, riempimi della tua voce e del tuo corpo.
E come impnotizzata continuo a immaginare l’effetto della tua mano bianca sul mio corpo, i tuoi occhi azzurri e trasparenti, la tua voce.
Ed &egrave quasi come un qualcosa di fisico e intangibile allo stesso tempo, questo desiderio di te, questa fantasia di toccarti e sentirti.
Di immaginare il tuo corpo nudo sul mio, le tue mani tra i miei capelli, i tuoi fianchi aderenti ai miei.
Tutta colpa di una voce, niente più.
La tua voce. La mano corre veloce sotto le mutandine.
Ho una voglia irresistibile, colpa tua delle tue parole ovviamente.
Le ripercorro con la mente, quando solo pochi minuti prima mi hai detto di esserti toccato, di aver fatto l’amore con me, di quanto &egrave stato intenso, ed io che potevo solo assistere aldiquà del cellulare, sapendo, sentendo crescere il desiderio, e senza poterlo soddisfare.
So di non avere molto tempo, so che &egrave rischioso perché lui potrebbe entrare in camera, ma non posso più resistere.
Immagino ciò che ci siamo detti, sussurrati, ciò che abbiamo fatto con le parole e il pensiero, e le dita vanno sapientemente al clitoride fremente. Faccio scivolare l’indice tra le labbra, umide e gonfie, immagino il tuo sesso che le sfiora, le eccita, poi arrivo all’imboccatura mi inumidisco il dito, prima di accarezzarmi come piace a me, senza ancora fretta di trarre il mio piacere.
Vorrei che mi vedessi ora, mentre sotto le coperte, in silenzio comincio a masturbarmi pensandoti.
La mano sinistra scivola sotto la maglietta, mi afferro il seno, quel seno che so che ti piace, pieno e femminile, il capezzolo si indurisce subito, così comincio a pizzicarlo tra il pollice e l’indice rendendolo ancora più aguzzo e sensibile.
Il dolore si mescola al piacere, mentre una scarica arriva fino in basso laggiù, dove l’altra mano comincia a muoversi con più energia.
Sono al punto di non ritorno, se lui entrasse sarebbe difficile nascondersi, simulare, ma ormai non posso fermarmi, ho troppa voglia di te, delle tue parole, della tua erezione.
Il medio s’insinua in profondità, sento le pareti calde del mio sesso stringersi su di lui, bagnarlo, aprirsi al desiderio con fame. Torno sul clitoride che &egrave ormai pronto, ruoto con le dita su di lui, dando dei piccoli colpetti ogni tanto, mentre con la sinistra mi torturo un capezzolo.
Il piacere si irradia, sento l’orgasmo invadermi, corro con dita frenetiche in attesa del climax e ti penso, ti voglio, immagino te tra le gambe mentre mi prendi, immagino quanto saresti eccitato guardandomi.
Un fiotto caldo mi bagna la mano, mentre un orgasmo intenso e quasi inaspettato mi rapisce. Inarco il corpo per non perdermi nemmeno una sensazione, nemmeno un brivido, continuo a muovermi sul mio sesso a strappare ogni goccia di piacere.
Poi ricado come esausta, a occhi chiusi, appagata sì, ma non soddisfatta.
Mi ricompongo rapidamente, mentre una sorta di torpore comincia a farsi spazio dentro di me.
Sulla mia mano ci sono ancora le tracce del piacere che mi hai dato, e con una sorta di pigrizia vado in bagno a sciacquarmi, lavo via il peccato.
Mi infilo sotto le coperte appena in tempo. Lui si prepara per dormire.
Questo piccolo segreto resta tra noi.

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