Skip to main content
OrgiaRacconti di DominazioneRacconti Erotici Lesbo

Quella porca di mia suocera

By 26 Giugno 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono Laura, una ragazza di 27 anni già sposata da 6 mesi con Fausto che ha la mia stessa età.
Io e Fausto ci siamo conosciuti ai tempi del liceo e come spesso accade conosco da molto tempo anche i suoi genitori, prima che divenissero i miei suoceri.

Ricordo il primo giorno che li ho conosciuti, il padre un tipo silenzioso e docile, la mamma un tipetto tutto pepe, bellissima donna ( ora 61 anni ), bionda, capelli corti, naso alla francese, un seno grosso e sodo, due belle gambe tornite e un culotto bello abbondante, ma tonico.

Presi subito confidenza con lei, mi mise subito a mio agio facendomi intendere che ero la figlia femmina che non aveva mai avuto. Insomma, io e la signora Stefania diventammo subito due ottime amiche.
Ora, da quando sono diventata sua nuora e non più sua figlia (!!!), all’amicizia si è aggiunta anche la confidenza… e altro…

Quest’estate al mare è successa una cosa che ha cambiato la mia vita e che tuttora ha dei risvolti, visto che da quel giorno ho iniziato a vivere la mia sessualità in modo totalmente diverso, anomalo e… perverso…

Ero in vacanza con mio marito e i miei suoceri a Terracina dove loro hanno una casetta deliziosa a due piani con giardino. Non vicina al mare, anzi. Per raggiungere la spiaggia occorre prendere la macchina.
Quel 16 luglio ( lo ricordo perfettamente ) fu una giornata molto calda, sotto tutti i punti di vista. La sera prima avevamo fatto tardi e non mi andava di andare in spiaggia, così decisi di rimanere a letto e salutai Fausto che invece insieme al padre andò molto presto.
Facevano 38’C quel giorno d’inferno e neanche l’aria condizionata in stanza sembrava funzionare!

Proprio per cercare di rinfrescarmi scesi al pian terreno dove c’è la cucina e mentre aprivo il frigo per una bibita arrivò mia suocera che era rimasta anche lei a casa.
-Buongiorno Lauretta, sei rimasta anche tu? Pensavo fossi andata in spiaggia!
-No Stefy, hai sentito che caldo? Meglio a casa, stiamo più fresche!!!
-Hahahahah, dovremmo, e invece fa caldissimo, guarda come sono sudata io…
e nel fare questa affermazione si aprì un pochino la camicia di lino leggerissima lasciando intravedere un seno lucido. A quella visuale non nego di avere avuto un’ulteriore botta di calore, il seno di Stefania è molto attraente, io e lei siamo fisicamente opposte. Io sono mora, magra, con un seno piccolo e dei capezzoli cicciotti e lunghi, un culetto tondo ma piccolino e ho la carnagione chiara.
Mia suocera è una donnona e oltre a quello che ho già descritto prima è sempra abbronzata, tutto l’anno!
-Che fai Laura, ti vergogni di guardare?
-No Stefy, figurati. Dissi io.
-Ti piace il mio seno? E nel dire questa frase, prese le grosse tette da sotto e le unì lievemente fra loro, sempre con la camicia addosso, ma con le rotondità lucide ed esposte che si toccavano
Io rimasi estasiata non tanto dal suo splendido seno, quanto dalla situazione surreale che si stava creando. Forse il caldo aveva dato alla testa a mia suocera che si stava esponendo così a me come mai aveva fatto prima…
-Stefy, hai veramente un bel seno nonostante la tua età è molto tonico, sembra rifatto!
-Macchè rifatto!!! Hahahahahahahha!!! E’ tutta roba mia, disse lei ridendo, vieni, vieni a toccare…
-No Stefy, si vede che è tuo, ho detto SEMBRA rifatto perchè è molto bello! dissi io cercando una scappatoia a quella situazione imbarazzante.
-Toccalo ho detto, voglio che lo tocchi… si avvicinò a me e mi prese una mano, la passò sul suo seno e iniziò a massaggiarselo in senso rotatorio. Mentre lo faceva aprì un po la bocca perchè il fiato le si fece subito corto, io nonostante mi guidasse lei, muovevo anche le dita intorno a quella tetta e stringevo forte. La consistenza era sublime, dure e morbide allo stesso tempo, ero eccitata dalle tette di mia suocera, calde lucide e sudate, da sola presi l’iniziativa di aprirle la camicia e tirarne fuori una.
Non ci potevo credere, mia suocera aveva dei capezzoli stupendi… l’areola larga come una lattina e scura come il cioccolato, i capezzoli già dritti erano gommosi e carnosi anche più dei miei
-Brava Lauretta, così mi tocchi meglio, ti piacciono ah?
Io non mi stavo neanche rendendo conto di quello che facevo, ero completamente ipnotizzata dalla situazione, dal caldo, avrei potuto fare qualsiasi cosa nelle mani di quella donna, ero eccitata e mi stavo bagnando come una puttana.
Stefania notò la mia eccitazione e approfittò per plasmarmi al suo volere autoritario, era una donna che aveva sempre ottenuto tutto dalla vita, abituata a comandare, a dirigere, a dare ordini.
-Ti sei eccitata eh, puttana? mi disse. Leccami le tette sudate, sotto, dove sono più bagnate, forza!
Io obbedii non come una figlia, ma come una cagnolina fedele. Alzai un pò le tette abbronzate e pesantissime, lei mi aiutò tenendole dai capezzoli, la cosa mi fece eccitare ancora di più, anche perchè mentre le reggeva roteava quei pezzi di carne gommosi e lunghi e faceva delle smorfie di dolore e godimento.
-Lecca bene puttana e succhiami i capezzoli, stringili fra i denti…
Obedii e presi in bocca quelle protuberanze gelatinose, nel succhiarle mi arrivarono fino in fondo al palato per quanto si allungavano, lei mi teneva per i capelli e mi muoveva la testa destra sinistra, su e già, mi comandava come un pupazzo. Io ero eccitata come mai mi era capitato prima, stavo facendo sesso con mia suocera, la madre di Fausto!!!
Che fosse una donna infoiata e dominatrice lo capii subito dopo, quando smise di farsi leccare e mordere le tette.
-Brava Laura, sei proprio una puttana pronta ad obbedire. Ora ti metti in ginocchio davanti alla mia fica!
Io non potevo più tirarmi indietro a quel punto, mi inginocchiai davanti al suo slip un pò umido e sporco da dove veniva un odore molto forte. Calai le mutande e vidi un triangolo nero di peli bagnati e sporchi di umori e di piscia. La puzza era micidiale, sembrava di entrare nel bagno sporco di un autogrill.
-Sono giorni che non la lavo, disse Stefania con aria soddisfatta, voglio che odori la mia fica puzzolente e che lecchi bene dentro tutta la crema bianca, lavamela tu con la lingua troia!
Avvicinai il viso al pacco, tentennai dalla forte puzza di piscia, Stefania mi “aiutò” prendendomi con una mano la testa da dietro e spingendola verso la sua fica che intanto si era aperta con l’altra mano. Per agevolare la leccata aveva alzato una gamba poggiandola con il piede sul lavandino, sicchè io vedevo quella sorca aperta e pelosa e maleodorante che mi stava lavando il viso. Ai lati della vagina aveva una specie di ricotta biancasta molto odorosa, il primo assaggio avvenne dalle sue dita che raccolsero quella crema e me la spalmarono sulla lingua, il secondo ingoio lo feci autonomamente raccogliendo quella sbobba e ingoiando avidamente. Leccavo e odoravo, aprivo e infilavo le dita, ne entrarono subito 4 senza sforzo, io ho la mano piccola, ma la sua fica era veramente larghissima. Stefania godeva come una troia e mi chiedeva di continuare a leccare e penetrare.
-Spingi troia, spingi…
Mia suocera aveva la fica slabbrata, mentre le succhiavo il clitoride la mia mano entrò tutta e a dire il vero non era neanche stretta…
A quel punto cambiammo posizione con lei sdraiata sul tavolo della cucina a gambe divaricate, io rimasi con la mano in fica mentre lei si sistemava meglio. Mi rimisi a leccarla e mi divertivo a vedere la mano sparire in quella fogna. La facevo uscire del tutto e rientravo, uscivo e rientravo. Quando ero fuori lei se la allargava e oltre alla puzza di pesce vedevo il suo buco nero dilatato
-Dai puttana, continua a leccare che dopo c’è una sorpesa
andai di nuovo a bocca spalancata su quella sorca di cui ormai amavo il sapore, mentre se la teneva aperta mi schizzò un fiotto di piscia in faccia. Mi colpì sulla guancia e scese sulle labbra, era caldissima e salata, aspra. Continuai a leccare e pompare con la mano in quel lago che si stava spanando ancora.
-Infilaci l’altra mano, cagna! Mi ordinò Stefania che era un bagno di sudore.
Io ero stupita e desiderosa di provare…avvicinai l’altra mano sul polso di quella che già era dentro, feci pressione, spinsi ed entrarono subito indice e medio. Continuai a spingere e ben presto avevo entrambe le mani nella fica di mia suocera. Credo che le tre gravidanze le avevano rotto la fica che si presentava slabbrata e ampia.
-Allargamela, dai puttana!!
Mentre ero dentro allargavo i polsi come per forzare l’apertura di una porta, vedevo quella caverna nera e profonda spalnacarsi davanti a me, credo ci sarebbe entrato un bottiglione di vino.
Nel frattempo che la fistavo, Stefania aveva messo un braccio sotto la sua schiena e si stuzzicava il buco del culo. Infilò 3 dita a secco senza bisogno di inumidirle e mi ordinò di fare altrettanto.
Allora sfilai le mani dalla fica fradicia; lei alzo le gambe e le raccolse piegate vicino ai seni, avevo il culo davanti al viso che subito si schiuse.
-Leccami il culo sporco, cagna lurida!
Ebbi subito la conferma che mia suocera dovesse ancora andare al bagno quella mattina, avvicinai naso e lingua in quel foro odoroso e la penetrai con 3 dita fino in fondo. Nella profondità mi accorsi che c’era qualcosa e toccai la merda che era pronta ad uscire. Quandi infatti tirai fuori le dita avevo sotto le unghie il ricordo di quella esplorazione anale. Senza attendere l’ovvio comando, leccai subito tutto.
-Brava troia, mangiati la merda che ora ti cago in faccia. Avanti, tiramela fuori
Io andai di nuovo ad esplorare il suo culo, era completamente slabbrato, pareva che il muscolo dello sfintere fosse rotto per quanto era morbido l’anello, come un burro. Ficcai 4 dita e scavai bene come per raccogliere qualcosa. E quel qualcosa non tardò ad uscire, con le dita presi un pezzo di cacca grosso come una noce, morbido e marrone scuro. Lo portai al naso e lo annusai
-Lecca puttana!
Leccai intorno e diedi un morso per staccare un pezzo. Lo schiacciai tra lingua e palato e mandai giù. Avevo appena mangiato un pezzo di cacca di mia suocera. Il resto lo spalmai sulle labbra come se mettessi un rossetto.
-Brava puttana, sei una merda ed è giusto che mangi merda! Prendine ancora, su!

SE VI PIACE IL RACCONTO E VOLETE CHE CONTINUI, FATEMELO SAPERE SCRIVENDOMI

piantafacile@gmail.com Con le labbra sporche di merda e la bocca che aveva appena ingoiato un pezzo, complice l’autorità di mia suocera che mi incitava a prenderne ancora dal suo culo pieno, non mi tirai indietro e continuai a scavare nell’ano slabbrato.
-Dai puttana, svuotami il culo avanti!
misi le solite 4 dita cercando di affondare il più possibile, sentivo che l’ano cedeva ancora e continuai a pompare forte fino a che non inserii anche il pollice. A quel punto il culo mi risucchiò la mano intera, Dio mio ero eccitatissima, vedere sparire la mia mano nel buco di un culo era veramente strabiliante! Quando poi guardavo in faccia la puttana e vedevo che era mia suocera… beh, mi allagavo come una cagnetta in calore.

Con la mano in culo ripresi a leccarle la fica che continuava a secernere liquido biancastro, mi muovevo dentro di lei, e spinsi così’ tanto da ritrovarmi con il braccio in culo fino al gomito. Sentivo la cacca attaccata alle pareti anali, la cercavo, la prendevo e la portavo fuori stretta in un pugno per poi lasciarla sul tavolo in mezzo alle sue gambe aperte, era tantissima.

Ogni volta che ne portavo fuori una manciata, Stefania mi obbligava a leccarmi il braccio, la mano e le dita affinchè le pulissi del tutto. Ero diventata una schiava mangiamerda.

-Brava lurida zoccola,mi hai ripulito per bene il culo, ora pulisci il tavolo
Io non capii, o meglio non volli capire… e chiesi balbettando…
-T..tutta?
Per tutta risposta mia suocera mi prese la testa fra i piedi e mi spinse la faccia sulla sua merda, spingendo con un tallone sulla nuca per farmela appiccicare su tutto il viso.
Stetti una decina di secondi con la faccia infilata nella cacca, senza respirare, quando tornai su avevo una maschera marrone con i pezzi che cadevano dal naso e dalla bocca che avevo lasciato aperto per cercare di prendere fiato.
-Hahahaahah, con questa maschera di bellezza domani sarai bellissima hahahahahah! ironizzava mia suocera
-Mangia, dai! Un pezzo alla volta, tutta!
Io non so da quanto mia suocera non cagava, ma vi assicuro che io neanche in 3 giorni di astinenza riuscirei a produrne così tanta.
Iniziai a prenderne dei pezzi fra le mani, mi costringeva prima ad annusarli e leccarli come fossero stati dei cazzi, mi chiedeva infatti di simulare il bocchino con lo stronzo, dove l’epilogo era lo staccare un pezzo con i denti e masticarlo.
-Mangia tutto, mi raccomando… mi diceva.
Mentre succhiavo la merda Stefania prese un bicchiere da birra e se lo mise davanti alla fica. Iniziò a pisciarci dentro, lo schizzo usciva così forte che riempì subito il bicchiere creando due dita di schiuma bianca all’orlo. Lo poggiò sul tavolo sgocciolante, ma non aveva finito. Continuò a farla sulla merda davanti a se, quella che stavo mangiando, ammorbidendola, sfaldandola, creando quasi una pappa inconsistente. Mi venne difficile a quel punto continuare a prenderla con le mani, così Stefania prese un cucchiaio, lo infilò in quel fango di piscia e sterco e mi imboccò come una bambina.
Ad ogni cucchiaiata mi faceva rimanere un attimo con la bocca aperta per sputarmi dentro. Ci misi un bel pò a finire “la colazione” credo di aver contato una trentina di cucchiai, per non parlare delle slinguate che diedi al tavolo per pulirlo.
-Brava merdosa, fai veramente schifo, lo sai? Da oggi sarai la mia fedele cagna schiava, ti userò e ci divertiremo, vedrai…
dopo quelle parole mi porse il bicchiere pieno di piscia gialla e caldissima
-Bevila tutta, troia….
portai il bicchiere alla bocca e iniziai ad ingurgitare. Uno, due, tre sorsi, mi fermai. Era aspra e salatissima.
Non ero arrivata neanche a metà bicchiere e già non ce la facevo più. Stefania mi strappò il bicchiere dalla mano e se lo mise fra le gambe. Si accovacciò sopra con le ginocchia piegate e vedevo che si sforzava.
Riuscì a cagarci dentro l’ultimo pezzo di merda rimasto in culo. Riprese il bicchiere, lo agitò come fosse del vino pregiato e me lo ripropose
-Ecco, così è più saporito puttana. E quando hai finito di bere, mangia!
Io bevvi e ad ogni sorsata la cacca voleva entrarmi in bocca, ma dovevo gustarmela per ultima. Quando finii la piscia presi quel pezzetto e lo sgocciolai in bocca. Lo presi tutto e lo masticai, sembrava fosse finito ma mi rimasero dei residui di merda fra i denti che mi fecero sentire il sapore di cacca per molto molto tempo ancora…

CONTINUA Avevo finito. Avevo mangiato e bevuto gli escrementi di Stefania, mia suocera, la madre di mio marito, la futura nonna di mio figlio!
Facevo schifo. Ma non avevo mai goduto così tanto, non mi aspettavo che essere sottomessa fosse così eccitante, umiliante, degradante, appagante…

Stefania intanto continuava a masturbarsi la fica, non so se era più forte la puzza della sua sorca spanata o della merda che era stata spalmata ovunque, in primis sulla mia faccia. Della cacca avevo in più anche il sapore in bocca e la lingua tutta marrone, forse era quel gusto a dominare.

Quel miscuglio di escrementi nel mio stomaco iniziò ad avere i suoi effetti, accusai nausea e voltastomaco, e lo dissi chiaramente
-Stefania, mi viene da vomitare…
Mia suocera sorrise come se si aspettasse questa reazione e rispose
-Bene tesoro, liberati pure…
e prese una insalatiera di vetro molto grande dalla dispensa, fu gentile in quel momento e quasi materna. Non fece in tempo ad appoggiarla sul tavolo che esplosi in una copiosa vomitata, ovviamente, marrone. Ebbi 4 o 5 scariche tutte molto abbondanti, quasi riempii la bacinella. Stefania intanto mi teneva la fronte e mi metteva l’altra mano in gola per indurmi a svuotarmi del tutto.
Solo quando finii mi accorsi che mia suocera si stava leccando le dita che mi stimolarono il vomito e raccolse con la bocca quel filo di saliva marrone che univa le mie labbra alla bacinella.
Si avvicinò e mi baciò con la lingua roteandola vorticosamente intorno alla mia e sulle gengive.
Poi si staccò e mi diede uno schiaffo in faccia e mi sputò in bocca tenendomi stretta per le guance, poi altri due schiaffi forti
-Puttana, fai schifo, sei una donna di merda! Lo sai che sei una merda ah?
Mi prese la testa e mi fece leccare le sue ascelle pelose, sudate e odorose. Mentre leccavo i peli sotto alle braccia sentii la sua mano immergersi nella bacinella e raccogliere il vomito, lo fece colare sull’ascella stessa e spalmò la mano sporca sulle tette.
-Continua a leccare troia, mangiati il vomito!
Io lambivo con la lingua i peli impregnati di quello che poco fa avevo rovesciato, lei continuava con la mano a cucchiaio a raccogliere il vomito lasciandolo colare fra le tette, non faceva in tempo ad arrivare alla pancia che già lo avevo ingoiato e pulito.
Quella donna era un demonio, mi stava trattando come una latrina. E io più puttana di lei, godevo si questa mia nuova condizione.
-Lecca ah, lecca cagna di merda, fai schifo, sei un cesso!
E più mi diceva così e più mi eccitavo, volevo essere il suo cesso totale, la sua pattumiera, la sua schiava obbediente.
-“E’ tardi.” Disse. “Fra un pò torneranno i nostri mariti. Vatti a fare la doccia e NON ti lavare i denti. Voglio che la mia merda ti rimanga in bocca, a mio figlio dirai che hai un herpes e non lo bacerai. La vacanza è appena iniziata…

e con queste parole mi congedò. Io tornai sopra, avevo la fica tutta bagnata e sotto la doccia mi masturbai forte. Certo la fica di Stefania era enorme in confronto alla mia nella quale entravano a malapena 3 dita. Anche io volevo essere spanata come lei, e sognai di diventarlo.
Chissà cosa mi aspettava…
Note finali:
Per suggerimenti e/o consigli, ma anche esortazioni a proseguire ( se vi è piaciuto ), mi farebbe piacere leggervi

piantafacile@gmail.com Uscita dalla doccia pulita, ma con la bocca ancora piena di sapori, mi stesi sul letto a fissare il soffitto.
Mi venne un ghigno di piacere, di soddisfazione, di lussuria. Mi sentivo una puttana, una prigioniera, una bambola da usare e torturare.
Io, che al massimo avevo fatto un pompino senza ingoio a mio marito, il figlio di quel diavolo di donna che 20 minuti prima mi aveva fatto mangiare tutto di lei. Non credevo a quello che era successo, ma come ripeto, ero assolutamente fiera e vogliosa di proseguire in questa nuova espressione del sesso.

L’unica esperienza un pò fuori dagli schemi la ebbi ai tempi della scuola, quando ero molto attratta da una mia compagna di classe. Lei era una bellissima ragazza, un seno grosso e alto, un culo sporgente e bellissime labbra carnose. Io ero un pò come sono adesso. Sempre magrolina, una seconda di seno e un culetto che da chiappa a chiappa si potrebbe prendere con una mano. Capelli neri neri a caschetto, sono molto carina, ma molto minuta. Mi dicono che assomiglio ad Alessia Merz, ma ho meno tette e gli occhi neri invece che azzurri!
Però ho la bocca più grossa, almeno quello!
Per compensazione ero attratta da ciò che non ero.

Un giorno, nei bagni della scuola, l’ultimo anno, come spesso accade tra noi ragazze, io e Vanessa andammo insieme a fare la pipì, mentre una di noi pisciava l’altra reggeva la porta che non si chiudeva, era rotta come tutte le altre del resto.
Vidi Vanessa tirarsi giù gli slip e scaricare una pipì infinita e sentendo il rumore che scrosciava nell’acqua della tazza mi eccitai.
Lei si accorse che la stavo guardando in mezzo alle gambe e le aprì di proposito lasciandomi guardare la sua fica liscia, rasata a zero. Non aveva neanche un pelo.
-Ti piace? Mi disse. Me la raso tutta.
-E’ bellissima risposi io.
Lei si alzò dalla tazza senza pulirsi con la carta, io senza indugiare gliela toccai sentendo il bagnato della pipì, ma anche il viscoso della sua eccitazione. La strofinai per qualche secondo quando sentimmo arrivare altre ragazze nel bagno, subito ci ricomponemmo e uscimmo facendo finta di nulla.
Tornate in classe mi odorai la mano che aveva toccato la fica di Vanessa, mi eccitai come una maiala.
Questo piccolo episodio, breve ma intenso come si suol dire, mi ha comunque “toccato” dal punto di vista sessuale, sono spesso rimasta in un limbo in cui non sapevo se mi piacessero di più gli uomini o le donne.
Dopo quella volta non capitò più nulla con altre ragazze e quindi diedi per scontato che il mio istinto avesse preferito l’uomo. E invece… mia suocera quella mattina mi fece riaffiorare tutto il mio essere lesbica e anche una cosa che ancora non sapevo: essere schiava!

All’ora di pranzo ci ritrovammo tutti e 4 a tavola, solite battute, sfottò fra moglie e marito, nessuno dei nostri 2 uomini avrebbe minimamente sospettato che le loro mogli fossero delle luride mignotte e che stavano mangiando sullo stesso tavolo su cui neanche un’ora prima avevamo consumato una colazione a base di merda, piscio e vomito.
Io e mia suocera eravamo di fronte, così come i nostri mariti fra loro.

Mentre mangiavamo, Stefania fece accidentalmente cadere una forchetta che guarda caso rimbalzò verso di me fermandosi proprio sotto la mia sedia.
-Lauretta, tesoro che me la raccogli per favore? E’ proprio sotto la tua sedia!
-Certo Stefy, dico io cordialmente
Quando scesi a raccogliere la posata, Stefania allargò le gambe da sotto al tavolo, non indossava le mutandine e mi fece vedere che si stava spalmando sulla fica aperta una fetta di pane in cassetta, come se si stesse pulendo.
Tornai su con la forchetta in mano e la poggiai sul tavolo.
-Grazie bella! Disse, e continuai a mangiare l’insalata di riso.
-Lauretta non hai mangiato pane per niente, ecco perchè sei così magra! Su, mangiane un pò, senza pane non ti sazi!
e mi porse quella fetta di pane morbido pieno di mollica con cui si era asciugata la fregna.
-Grazie Stefania, dissi io guardandola negli occhi e portando il pane tra naso e labbra.
Dall’odore mi resi conto che dopo quella mattina di lurido sesso la doccia la feci solo io, guardando il pane notai che era unto, impregnato degli umori della sorca puzzolente di mia suocera, c’erano anche 2 o 3 peli neri rimasti infilati nella fitta mollica.
Aprii la bocca con lo sguardo dritto negli occhi di mia suocera, ne misi in bocca il più possibile mentre tiravo su con il naso per respirarne l’odore intenso, nello staccare il morso rimase un filo gelatinoso tra la bocca e la fetta che si staccò di netto sbattendo sul labbro superiore. Una volta dentro chiusi gli occhi e succhiai la mollica tra palato e lingua senza muovere la mandibola. Quando divenne completamente molla e gommosa la ingoiai. Era schifosamente sublime mangiare pane e patè di fica, mi sarei nutrita solo di quello…
Finimmo il pranzo e andammo a fare il pisolino pomeridiano, ognuno a letto con il proprio marito. Purtroppo…

Ero così eccitata dal pranzo, quel pane alla fica matura, che non riuscivo a riposare.
Continuavo a sentirlo in bocca, ad assaporarlo, mi leccavo le labbra e lo sognavo ad occhi aperti.
Non vedevo l’ora che arrivassero le 17 affinchè quei 2 coglioni dei nostri mariti si fossero levati dalle palle per andare in spiaggia ed io e Stefania saremmo rimaste sole.
Nell’attesa giravo per casa, andai al bagno e mi sciacquai con acqua fredda i polsi, ero troppo accaldata. Accanto al lavandino la lavatrice e la cesta dei panni sporchi, la aprii e tirai fuori alcuni slip di mia suocera. Lei porta solo slip bianchi, anche se di bianco hanno ben poco, ok che erano panni sporchi ma i suoi erano veramente luridi.
Completamente gialla la parte davanti, con un alone di piscia secca molto esteso. Dietro sporche di merda, evidentemente quel lavoretto che avevamo fatto la mattina lo faceva anche in privato, da sola, ed era normale che con quel culo rotto si cacasse addosso.
Annusai quegli slip schifosi profondamente, mi eccitai e mi toccai la fica. L’istinto però mi fece leccare la parte sporca di merda perchè nel subconscio, era il culo aperto di mia suocera che mi dava maggiore eccitazione.
La fica spanata ok, si può quasi capire ( anche se due mani dentro sono tante ), però pensai: tre gravidanze, 60 anni suonati… ci può stare. Ma il culo… chi se l’aspettava? Una caverna. Credo anzi, volendo tornare a parlare di gravidanze, che Stefania avrebbe tranquillamente potuto far nascere un figlio dal culo.
Ripensando a cio che avevo leccato e perforato con il braccio, mi venne la curiosità di toccare il mio di ano. Io non ho peli intorno al buco come Stefania, e il mio cacatoio è assolutamente imparagonabile al suo. Provai a penetrarlo e il risultato fu solo un dito…Provai a sputarmi sulla mano per riprovare ma il massimo fu mignolo più una falange dell’anulare. Oltretutto quella penetrazione mi stimolò di andare al bagno e infatti mi recai di corsa sulla tazza a scaricare.
Una cosa però la potevo fare… finito di cacare mi pulii il culo con la mano aperta, senza carta e me la leccai. Lucidai la mano in un attimo e mi alzai dalla tazza per vedere quella che avevo fatto, quando d’un tratto Fausto mi chiamò
-Amore… dove stai?
-Tesoro, sto in bagno a lavarmi i denti…
-Ok! Io mi preparo per andare al mare, vieni?
-No tesoro ho ancora l’eritema e non posso espormi. Resto con mamma tua, credo che dovremmo fare la spesa giù in paese e portare a passeggio Lucky.
-Ok tesoro, a stasera allora!
-Ciao amore…
Lucky era il cane di casa Rosati. Un dobberman molto bello e aggressivo, il classico cane da guardia da villetta col giardino.
Intanto sentivo i passi di mia suocera sul parquet che si avvicinavano alla stanza
-Laurettaaaaaaaaaaaaa, che fai??? Mia suocera mi chiamava.
-Sono qui, mi sto vestendo.
-Posso entrare un attimo?
-Ma certo, entra pure…
-Mi accompagni in paese a fare una passeggiata? Portiamo anche Lucky
-Certo, dissi io, finisco di prepararmi e andiamo.
Una volta pronta scesi in giardino dove Stefania mi aspettava già in macchina con Lucky sui sedili posteriori.
Arrivati a Terracina centro facemmo la spesa per la cena e per il giorno dopo, mettemmo le buste nel portabagagli e ci concedemmo un break.
-Ti va un gelato?
-Perchè no!
-Andiamo a prenderlo e mettiamoci su quella panchina nel parco a gustarcelo, ok?
Prendemmo 2 coni giganti con panna e ci sedemmo.
Guardare Stefania leccare il gelato mi eccitava, ormai associavo a lei il sesso proibito e qualsiasi cosa facesse la riconducevo ad un atto fetish.
Il cane ci guardava mangiare il gelato quasi in estasi! Fremeva, sbavava, chissà che avrebbe fatto per averne un pò!
-Buono Lucky… lo sai che ti fa male, su fai il bravo
ma il cane continuava a scodinzolare e a girare su se stesso.
Stefania allora, quasi impietosita, per non dargli tutto il cono che altrimenti si sarebbe sbranato in un secondo, pensò bene di poggiare le labbra su un gusto, come se baciasse il gelato e di chiamare a sè il cane.
-Su bello di mamma vieni
Disse Stefania battendosi le ginocchia con una mano. Manco a dirlo il cane salì con le zampe sulle gambe di mia suocera e con una leccata in viso portò via tutto il gelato dalle sue labbra. Benchè le labbra fossero ormai pulite, il cane rimase a leccare ancora il viso di Stefania la quale mi guardava e sorrideva. Nel sorridere spalancò la bocca e tirò fuori la lingua anche lei girandola attorno a quella di Lucky. A quel punto smise di guardarmi e chiuse gli occhi, con una mano teneva il gelato sgocciolante e con l’altra il collo del suo migliore amico continuando a leccarsi reciprocamente le lingue.*

Mentre mangiavamo il gelato, Stefania senza neanche guardarmi riprese l’argomento relativo a ciò che era successo la mattina.
-Hai pensato a quello che abbiamo fatto stamattina?
-Ad essere sincera, si Stefania, molto.
-E a cosa hai pensato di preciso? Dimmelo
-A tante cose… ‘ho pensato a quello che è successo, a come mi hai umiliato e poi alla tua fica, al tuo culo e soprattutto ho pensato che non credevo fossi così… così troia!
SCIAFF! A quelle parole Stefania mi diede un sonoro ceffone sul viso!
-Come ti permetti, brutta insolente? Troia sarai tu! Una troia repressa, ecco cosa sei!!! Quello che è successo stamattina è solo l’inizio…sarai la mia schiava, la mia cagna obbediente che mi seguirà e farà tutto ciò che le chiedo. Non penserai nè agirai più autonomamente, ogni mio ordine o comando dovrà da te essere eseguito, è chiaro???
-S…si… risposi tremando e tenendomi la guancia con la mano. Quel tono autoritario mi spaventava ed emozionava allo stesso tempo e iniziai a pensare a cosa mi sarebbe capitato, a quali pratiche estreme sarei dovuta sottostare, ero eccitata e curiosa, ma anche impaurita.
Tanto per farmi capire a cosa sarei andata incontro, mi diede un altro assaggio della sua despotica autorevolezza. Mi buttò il cono gelato in terra, con il piede nudo lo calpestò e lo diede da leccare a Lucky. Quando il cane lo pulì bene dal gusto fragola lasciandoci solo la sua saliva, mia suocera piegò la stessa gamba sulla panchina e disse
-Ora me lo lecchi tu che sei l’altro cane. Su bella, leccami il piede.
Mi abbassai e iniziai a leccarlo. Era un mix di sapori tra il sudore della scarpa e la bava del cane, mi sentivo umiliata…
-Brava, così ti voglio. Se ubbidirai sempre tra noi non ci saranno mai problemi! Ora andiamo a prendere la macchina, guida tu che io sono stanca.
Mi misi alla guida e mi diressi verso casa quando vidi accendersi la spia del carburante.
-Stefy, dobbiamo fare rifornimento.
-Ok, fermati al primo benzinaio che incontri.
Sulla Statale che porta a casa ce ne sono molti, il prossimo era a 150 mt,’ mi fermai li.
Tirai giu il vetro e salutai il gestore della pompa, un personaggio ciccione e baffuto con i capelli grassi e sudatissimo.
-Buonasera…
-Ciao Peppe! Disse Stefania sporgendosi dal mio lato
-Ue, signora bella come sta?
-Vi conoscete? Dissi io
-E come no? Peppe è una vita che è qui, da quando praticamente hanno inventato le auto!!!
Hahahahahhaha (risata collettiva)
-Peppe, conosci mia nuora?
-No, veramente no signò, non sapevo neanche che suo figlio si fosse sposato!
-Hai visto che bella ragazza che m ha portato a casa? è brava! Sa fare tutto…
-E bravo Faustino che bella mogliettina che s’è acchiappato!
-Hai visto??? Su Lauretta, ringrazia Peppe.

-G….grazie signor Peppe, dissi io quasi intuendo che non sarebbe bastato

-Tesoro, e che fai la timida? Peppe è un amico da anni… tiragli fuori l’uccello…
Scusala Peppe, fa la timida, ma è una puttana di merda, vero Laura?.’
Peppe intanto si era messo con le braccia conserte appoggiato al finestrino come se fosse affacciato ad un balcone.
Stefania mi mise una mano fra le gambe, alzò il vestitino bianco di cotone e con l’altra mano abbass’ un pò gli slip, quel tanto che basta per far vedere i peli pubici
-Guarda che bella fichetta Peppe, ti piace? Tutta depilata solo con una strisciolina di peli, che ne pensi ah?
E mentre mostrava la merce io cercavo di chiudere le gambe ma sia mia suocera che quel porco di benzinaio mi presero per le ginocchia e mi spalancarono le gambe fino a toccare lo sportello da una parte e la leva del cambio dall’altra.
-Bella fica, saprei io come farti godere…’ mi disse leccandomi l’orecchio e alitandomi addosso tutta la sua puzza di fumo e alcool.
Mia suocera continuò a toccarmi le labbra che nel frattempo si erano bagnate, le strofinava e mi pizzicava il clitoride
-Ti sei bagnata eh puttanella? Ora farai un bel pompino al nostro amico..
Peppe si sbottonò i pantaloni e si mise con il pacco davanti al finestrino, proprio in faccia a me. Io gli feci uscire il pisello, era moscio e piccolo contornato da foltissimi peli neri e sudati.
Per aprirlo, lo presi con due dita e tirai giu la pelle, lo feci piu volte sempre piu veloce e mi aiutai sbattendomelo sulla lingua larga.
Quando sembrava che si fosse un po indurito, allora lo presi tutto in bocca e iniziai a succhiare. Sentivo i suoi gemiti che pareva un orco, mia suocera che mi spingeva la testa per darmi il ritmo mentre con l’altra mano mi masturbava, succhiavo quel cazzetto e giravo la lingua intorno alla cappella, poi gli presi in bocca anche le palle e continuai a segarlo forte.
-Brava puttana, succhia, mangiati il cazzo! Ripetevano entrambi e altre frasi ingiuriose che non ricordo.
Mentre pompavo sentii ad un certo punto Peppe ansimare sempre di piu, mi accorsi che doveva venire, e se ne accorse anche Stefania che infatti mi disse
-Continua a succhiare, fatti venire in bocca!
Diedi le ultime botte con vigore, Peppe mi esplose tutta la sua sborrata in bocca, io bevvi tutto e ripulii la cappella unta che gia si stava ritirando per tornare in quelle mutande sporche.
-Brava troietta, m’hai fatto un bel pompino…
-Hai visto che cagna mia nuora Peppinè? Sai come ci divertiremo con questa a “Le Sale*”?

Io non capii la loro reciproca intesa in merito a Le Sale, ma ebbi il sospetto che si trattasse di qualcosa che mi avrebbe riguardato da molto vicino…

Ringrazio tutti coloro che mi hanno scritto sostenendomi e dandomi l’ok per continuare.

Finito di fare ‘rifornimento’ sia di benzina che di sborra, ripresi la guida direzione casa. ‘ ‘ ‘ ‘ ”

Durante il tragitto chiesi timidamente a Stefania cosa fossero Le Sale, ma lei rispose con un vago ‘Lo saprai al momento opportuno’.

Cercavo di farmi un’idea di quello che stavo vivendo, e di attribuire il giusto ruolo a quella donna che mi stava plasmando. L’ipotesi più accreditata fu quella che lei fosse una strega con una doppia vita, cioè che oltre ad essere una normale mogliettina e madre di 3 figli di cui uno mio marito, avesse tutto un giro di amicizie “balorde” con le quali facessero cose indicibili. Una prova l’avevo appena avuta con il benzinaio. Era troppo a suo agio nello scoparmi la bocca, sembrava quasi che lo sapesse cosa sarebbe successo, che fosse d’accordo con mia suocera.

Arrivati a casa parcheggiai nel giardino e scesi dall’auto, feci uscire Lucky che corse nel prato e insieme a Stefania liberammo il bagagliaio dalle buste della spesa appena fatta.

Entrammo in casa che erano le 19 ormai, andammo a cambiarci e ci mettemmo a preparare la cena per tutti.
Mezz’ora dopo arrivarono i nostri maritini, abbronzatissimi rispetto a me che ero bianca latte.
-Ciao amore, bentornato. Ti sei divertito?
-Abbastanza tesoro, io e papà abbiamo fatto belle nuotate e sono distrutto…’
-Anche io figlio mio, non ho più l’età di fare certi strapazzi! Sono stanchissimo… Voi che avete fatto?
-Noi… siamo andate a fare la spesa e poi abbiamo mangiato un bel gelato.
-Tutta vita eh? In giro per il paese senza mariti… ‘ avete rimorchiato qualcuno, scommetto
-Macchè ( disse Stefania che fino ad allora non aveva parlato ) noi siamo due sante, vero Laura?
Io sorrisi e annuii’
-Proprio due SANTE… ‘ ‘calcando parecchio sull’aggettivo che proprio per nulla ci rappresentava…

La cena passò senza particolari eclatanti e la cosa quasi mi dispiacque. Aspettavo come a pranzo un pò di pane insaporito o qualsiasi altra cosa sporcata dalla fica di mia suocera, ma non ebbi questo onore. Stavo diventando una lurida affamata di sesso.

Finito di mangiare la proposta entusiasta della suocera:
-Andiamo in paese a fare una passeggiata sul lungomare? Ci sono le bancarelle, ci prendiamo una granita, eh? Che ne dite?
-Io ci sto, mi va! Dissi.
-No, sono stanco morto io, me ne vado in branda, disse Fausto.
-Ti seguo figlio mio, domattina ci svegliamo presto andiamo fuori in barca
-Beh Laura, come al solito siamo solo noi! Ci tocca andare da sole… ‘ ‘come se la cosa le dispiacesse…
Ci preparammo e ci trovammo giù in salone che erano appena le 21.30. Io avevo un calzoncino blu molto corto a filo chiappa, le schiave ai piedi e una canottierina color sabbia senza reggiseno. Struccata, semplice.
Mia suocera, merito anche del fisico più procace, era invece più provocante di me. Vestito bianco di lino fino al ginocchio, anch’esso a canottiera ma ben riempito da quelle tettone grosse che svettavano lucide e alte. Sotto la luce della sala le si vedevano le areole che come già ho detto erano molto scure. Brasiliana bianca, lucidalabbra rosa e un pò di matita sotto gli occhi.
Notai che si levò i peli sotto le ascelle.
Salimmo in macchina dopo aver congedato i maritini che si ritirarono a dormire, mi misi al volante e Stefania si accomodò mettendo il braccio dietro il mio poggiatesta e le gambe accavallate.
-Mamma mia che prurito! Disse grattandosi sotto al braccio
-Fastidio? Ho visto che te li sei levati, li hai fatti con il rasoio?
-Si, quello con cui si fa la barba Gianni ( marito ). Ti piacciono depilate?
-Beh, io me le depilo e…
-Volevo dire se ti piacciono LE MIE, mi interruppe Stefania.’
-Si dai, sei più fresca!
-Sarà… ‘ prima almeno il sudore si fermava sui peli, ora mi cola e mi bagna tutto il bordo della canottiera lasciandomi l’alone, guarda!
E in effetti mia suocera sudava molto, aveva un alone bagnato di almeno 4 dita che si era appiccicato alla pelle rendendo il vestito trasparente poichè bianco.
-Senti se puzzano, mi ordinò
Io rallentai un pò l’andatura dell’auto e mi avvicinai sotto l’ascella, lei mi venne incontro. Annusai e quell’odore mi eccitò… un pò di sudore, di pelle calda, di ormoni in fermento…
-No, non puzzano Stefy, anzi fanno un buon odore.
Lei passo 3 dita da sotto a sopra e se le portò al naso inspirando profondamente. Poi me le sbattè sotto al mio naso, strofinandole sulle narici e sulle labbra. Mi bagnò un pò e mi venne da sorridere
-Ma che fai Steeeeeeee???
Sorrise anche lei come se mi avesse fatto un dispettuccio innocente, anche se in quella macchina di innocente non c’era proprio nulla.
-Non ti piace? Non ti piace l’ odore tua suocera ah? Dimmi che ti piace
-Mi piace si… ‘ risposi molto diretta, ero eccitata e stavo perdendo un pò di timidezza e di soggezione nei suoi confronti
-E l’odore della mia fica ti piace ah? Lo sai che non me la sono lavata…
e mentre lo diceva si alzò il vestitino bianco e aprendo le gambe, facendomi vedere lo slip bianco che copriva il pacco.
La fica di mia suocera mi eccitava…. ‘ molto. Era pelosissima, I peli uscivano dalle mutande, peli neri grossi e lucidi, in un periodo dove tutte o quasi le donne si depilano, lei andava in controtendenza e la cosa era assai gradita.
Spostò le mutande da un lato mentre io continuavo a guidare e se la aprì. In un attimo l’abitacolo si riempì di quell’odore sudicio, lei si strofinava i peli del pube e li tirava. Ne staccò un piccolo ciuffetto, saranno stati 4 o 5 largo circa e me li mise in faccia
-Apri!
Io aprii la bocca, prima me li fece respirare e poi mi mise la mano sporca di fregna e i peli sulla lingua.
Io succhiai le dita e rimasi con i peli in bocca, lei scese sulle mie tette e girò le dita unte sui miei capezzoli duri.
Era la prima volta che mi toccava.
-Ti piace la puzza della mia fica? Non me la lavo mai per dartela più saporita, perchè sei un cesso… Lo sai che sei un cesso? Dimmelo, avanti!
-Si Stefania sono il tuo cesso…
e mi mordevo le labbra, bramavo perchè me la sarei scopata li in macchina, ma dovevo obbedire e non prendere iniziative.
Parcheggiammo e facemmo una passeggiata. C’erano tante bancarelle, borse, vestitini, braccialetti, collanine, questi extracomunitari vendono veramente di tutto!
Stefy adocchiò un vestitino coloratissimo in una bancarella di Senegalesi.
-Quanto viene questo?
-25 euro rispose uno dei due.
-Dai!!!! Troppo!!! Disse mia suocera. Te ne dò al massimo 15!
-No, non può io fare sconto, tu dare 25 sorella, ti prego.
-No no no, 25 è veramente troppo, facciamo così. Ti dò 15 più un giro sulla giostra.
-Non capire. Cosa giostra?
-Lei. Laura è la tua giostra. Ve la presto, andiamo in spiaggia e ci fate quello che volete.
Ed io afferrandola per un braccio: -Stefy, ma sei impazzita??? Ma che cazzo dici???
-Sta zitta e obbedisci! Sei la mia cagna, te lo sei dimenticata? E io ti cedo a chi mi pare! Tu non decidi niente! Allora ragazzi? Scendiamo in spiaggia, su!
I neri non vedevano l’ora ed io guardandoli bene, con quei muscoli, quelle braccia senza peli, quelle labbrone enormi, mi stavo convincendo che mi sarei divertita. Ero proprio una puttana, andavo con tutti.
Alle spalle della bancarella c’era il mare, in 1 minuto eravamo in spiaggia lontani dalla folla in vacanza.
-Su puttana, datti da fare, disse mia suocera. Lei prese la testa di uno e se la mise sulle tette lucide che già erano uscite dalla canottiera, poi lo prese dai capelli e tirandolo su gli leccò tutta la faccia e la fronte sudata, dentro le orecchie e il collo.
Gli slacciò i pantaloni e gli tirò fuori il cazzo. Non era ancora duro ed era enorme. Un cazzone nero largo come una bottiglietta d’acqua con una cappella nera sembrava un cavallo. Iniziò a schiaffeggiarlo forte e ad oscillarlo sopra e sotto, poi spinse il nero contro di me dicendogli
-Vai, divertiti
Nel frattempo l’altro, che subito si era accanito su di me, mi aveva messo in ginocchio e se lo stava tirando fuori.
Ce l’aveva grosso anche lui, con una cappella a fungo rosa grossa e unta. Li avevo davanti al viso quei cazzi neri, enormi e sporchi, puzzavano da morire, sotto la cappella avevano entrambi una specie di ricottina bianca dovuta alla scarsa igiene, quando la vidi spalancai la bocca e tirai fuori tutta la lingua più che potevo. Raccolsi tutto quel formaggio giallastro al sapore di pesce, qualcosa la presi anche con il dito e me la spalmai sulla lingua. Avevo la lingua bianca come se avessi leccato una fetta di pane e stracchino, mi sentivo la più troia delle mignotte, avrei leccato tutto di tutti!
-Dai schifosi, fatemi sentire il cazzo, datemi le vostre cappelle gonfie, dai!!!
Ero impazzita, ebbi un orgasmo senza toccarmi ma solo facendo e dicendo quelle oscenità. Alternavo un cazzo all’altro, mentre succhiavo uno segavo l’altro e viceversa. La saliva filava tra la mia bocca e le loro nerchie. Poi li volli entrambi in bocca, erano così grossi , mi deformarono le guance, mi gonfiarono e riempirono come un vacca lurida, ero un vero cacatoio, una latrina di donna.
Stefania si godeva lo spettacolo e venne a dare il suo prezioso contributo. Mentre sbocchinavo quei tubi di carne marrone si avvicinò a fica spalancata e iniziò a pisciarmi in bocca. Il getto di pipi colpiva anche i piselli che io prontamente risucchiavo. Mi facevo riempire la bocca di piscia e poi sbocchinavo uno dei due con il liquido caldo dentro la bocca. Il primo venne quasi subito sborrando un’infinità di schizzi, almeno una dozzina. A bocca chiusa e mantenendo i liquidi mischiati mi premurai di spompinare l’altro cercando di non far fuoriuscire neanche una goccia del prezioso cocktail
Feci un pompino anche all’altro nero, aiutandolo a venire con stimolazione della prostata, ovvero lo spingevo verso di me con due dita infilate nel suo culo nero e sudato. Schizzò anche lui, forse più dell’altro. Avevo la bocca strapiena dei miei usurpatori, tanta tanta sborra bianca che galleggiava nella piscia gialla di Stefania.’
-Apri la bocca puttana! Disse mia suocera per vedere il risultato
Obbedii, e mentre gorgogliavo come la tazza di un cesso, tutti e tre mi sputarono in bocca per rincarare la dose.
-Ingoia, cesso!
Chiusi la bocca e ingoiai tutto. Mi misi a leccare anche le dita che avevano inculato il mio ragazzo di quella sera.
-Le volete pisciare addosso? Chiese loro Stefania
-No, no dissero loro, già ampiamente soddisfatti, ma non cosi cattivi tutto sommato.
-Si, pisciatemi addosso, fatemi bere! La mia frase stupì tutti, anche me…
Di fronte a ciò, si scappellarono le verghe e scaricarono le loro pisce caldissime e odorose sul viso, tette e pancia. Quando non mi puntavano il getto in faccia, prendevo io i loro cazzi per indirizzarmi lo schizzo in bocca e ingoiare quei liquidi sporchi dalla gettata violenta che mi faceva la schiuma bianca in bocca.
Quando finirono, molto carinamente diedero il vestito promesso a Stefania, e uno lo regalarono a me che ero zuppa di piscia e non sarei potuta rincasare… gentilissimi…

Continua…

piantafacile@gmai.com

Mi tolsi quindi i mie abiti zuppi di piscia, me li strizzai in bocca e li appoggiai su una sdraio. Indossai quel vestito gentilmente regalatomi dai due Senegalesi, la serata andò meglio di quanto sperassi: in macchina avevo assaporato un pò mia suocera, avevo preso in bocca due bei cazzoni neri e avevo fatto il pieno di sborra e pipì. Quella vacanza a Terracina si rivelò risolutiva per la mia vita sessuale. In un giorno avevo fatto praticamente tutto quello che non avevo e che non avrei mai fatto se non avessi “conosciuto” in questo modo Stefania, la mamma di mio marito.

Tornammo sul lungomare a passeggiare, avevo legato i capelli bagnati e la pipì si era seccata sul resto del corpo. In mezzo a tanta confusione non si capiva che ero io a puzzare come un bagno pubblico. Io e mia suocera ci sedemmo in un bar per ordinare la famosa granita per la quale eravamo uscite. Ci sedemmo all’aperto, una accanto all’altra in un angolo un pò in penombra del locale, schiena rivolta verso il muro.
Venne subito a servirci una ragazza, una bellissima e biondissima ragazza dell’est, capelli a coda di cavallo, camicia bianca d’ordinanza strettissima che che conteneva a fatica un petto enorme, almeno una 5 misura, culo abbondante ma sodo, un viso dai tratti decisi, labbra disegnate e carnose, occhioni celesti.
Io e Stefania la notammo subito. Venne a prendere l’ordinazione, era molto gentile e sorridente, anche se ero più estasiata da quelle tette enormi bianche latte. Chi lavora l’estate solitamente non ha tempo di andare in spiaggia ad abbronzarsi, soprattutto chi lavora in un bar. Facemmo la nostra scelta, mostrandoci affabili anche noi.
-Io granita al caffè disse Stefania
-Io alla menta.
-Ok, allora due granite!
-Grazie cara, come ti chiami? Disse mia suocera alla procace ragazza.
-Victoria disse lei sorridendo.
-Che bel nome, non sei italiana? Quanti anni hai?
-No, sono di Romania e ho 19 anni.
-Santo cielo Victoria, sembri molto più grande, cioè non pensavo fossi una ragazzina!
E in effetti quella ragazza cosi piena nelle sue forme, con quelle tette gonfie e lucide era una donna, sembrava più grande della sua età anagrafica.
Io e Ste commentammo quella nuova conoscenza mentre lei era andata a prepararci le granite, quando Stefania mi disse di avere avuto un’idea.
Consumammo le nostre bevande fresche guardando il passeggio di gente sul lungomare e facendo commenti su tutto e su tutti, come due buone amiche.
Ad un certo punto Stefania si alzò per andare a pagare il conto e vidi che si fermò a parlare con Victoria. Si stavano mettendo d’accordo su qualcosa. Sicuramente qualcosa “contro” di me…”’ e invece al ritorno al tavolo di mia suocera fui contraddetta!
-Cosa hai detto a Victoria? Vi ho viste confabulare…
-Niente di che, le ho chiesto se vuole darmi una mano a casa per arrotondare lo stipendio, domattina viene a fare le pulizie, alle 9 é da noi.
-Ah, ok dissi io…
Tornammo a casa, piano piano per non svegliare Fausto mi feci una doccia per togliermi quella puzza da dosso e infilarmi nel letto con mio marito che tanto russava alla grande.

La mattina dopo mi svegliai tardi, mio marito già era uscito lasciandomi un biglietto sul cuscino con scritto “ti amo”. Lo presi e lo accartocciai, tirandolo nella tazza del cesso del bagno che abbiamo in camera. Con l’occasione mi sedetti e feci i miei bisogni, quindi lo sommersi di cacca. Era la mia risposta al suo messaggio d’amore.
Mi rinfilai lo slip senza lavarmi e scesi in salone.
Era tutto sottosopra, le due massaie ci stavano dando dentro con le pulizie, la rumena indossava una canottiera impossibile, le tette le ballavano avanti e indietro mentre passava l’aspirapolvere, erano lucide di sudore e anche un alone bagnato macchiava i suoi pantaloncini rosa attillati, proprio sui reni.
Stefania, anche lei in canotta, ma con leggins bianchi, stava invece sulla scala a lucidare i vetri delle finestre.
Guardai l’ora e vidi che erano le 11 passate e che quelle 2 erano al lavoro gia da un paio d’ore.
-Buongiorno…dissi io sbadigliando
-Ben alzata! Bello stare in vacanza eh? Disse mia suocera ironizzando.
Anche Victoria mi salutò facendomi un sorriso.
-Avanti, vieni a pulire anche tu! Disse sempre Stefania.

-Ok, da dove inizio?

-Inizia a pulire noi, cagna.

Il tono e l’obiettivo di quella mattinata stavano per cambiare. Guardai mia suocera sulla scala e Victoria che spense l’aspirapolvere. Rimasi in silenzio in attesa di ordini.

-Vai dalla nostra amica, inizia a “pulirla”, asciuga tutto il sudore che vedi… e anche quello che non vedi.

Mi diressi verso Victoria la quale mutò il suo sorriso, da amichevole a ghigno da puttana, mi indicava con le dita le parti da leccare ed io senza battere ciglio, come un cane al quale si dà un ordine, come uno straccio da usare a piacimento, iniziai a leccare il mento, la gola, il collo, il naso, ciucciandolo e mettendolo tutto in bocca, con la lingua dentro alle narici, le basette, la fronte perlata, passavo la lingua e ingoiavo. Poi Victoria alzò le braccia e mi fece leccare le sue ascelle bagnatissime. Leccavo bene da sotto a sopra, lei tirò giù la scollatura della canottiera quasi a romperla e fece uscire gli enormi seni. Lucidi e grossi, anch’essi sudati e caldi, i capezzoli di Victoria erano rosa e lunghi con areola larga e chiara quasi impercettibile. Leccai a dovere raccogliendo tuta la pappetta che si era creata sotto le pesanti tette, mi stavo dissetando bene nonostante fosse salatissima. Continuai a scendere e mi trovai con la lingua nell’ombelico. Aveva un piercing, ma infilai ugualmente tutto dentro per scavare a dovere e pulire tutto. Quella donna mi stava dando un cocktail di sapori estasianti, scesi e tirai giù gli shorts insieme allo slip rosa da bambina. Victoria aveva la fica completamente depilata, liscia come il velluto, senza neanche un pelo. Prima di iniziare ad accanirmi su quella fica succosa, mia suocera scese dalla scala e venne verso di noi.

-Aspetta, puttana! Prima devi pulire anche me!

Mi alzai in piedi e riservai lo stesso trattamento a Stefania, la sua pelle era notevolmente più grassa, il volto era lucido come una cera, e il suo odore era più forte. E poi Stefania mentre le leccavo il viso unto aggiungeva gli sputi che rendevano tutto ancora più lurido ed eccitante. Le lavai le ascelle fradice e succhiai i suoi capezzoli gommosi, mi ordinò di stringerli con i denti, io girai la testa di lato e li morsi forte con i molari, tenendo ferma la tetta con la mano e tirandoli in fuori. Lei mi schiaffeggiava forte la faccia e la nuca e strillava di piacere.

Con una manata mi spinse a terra e mi mise un piede in faccia, anzi in bocca, da leccare.’
Entrambe mi calpestavano e mi sputavano mentre mi alternavano i piedi sudati e odorosi in faccia. Mi prendevano a calci le gambe, i fianchi, le braccia, le spalle, mi davano tallonate sulla pancia e mi prendevano i capezzoli tra le dita dei piedi rendendoli sensibili e arrossati.
Ero una puttana prigioniera e mi piaceva pulirle ed essere malmenata. Stefania mi prese per i capelli e mi tirò su, in ginocchio.
-Ora puoi lavarle la sorca. Disse mettendomi il viso davanti alla fica di Victoria. Lei se la aprì, e io da brava cagna leccai tutti i suoi sapori. Leccavo e gemevo, la rumena aveva la fica profumata, a tratti dolciastra, le stavo facendo un bel bidet con la lingua. Mentre mi lavavo la faccia con quelle labbra bagnate, mia suocera infilò due dita nel culo a Victoria, vedevo che le spingeva bene dentro e le girava, le tiro fuori e me le mise in bocca. Sapevano di merda e le succhiai con gusto. Stefania rifinì il mio lavoro con la sua lingua e disse alla rumena
-Devi cagare, vero piccola?
Victoria annuì e mia suocera la spron’ a farla lì, in salone
-Su, piccolina, falla. Caga, fammi vedere quanta merda devi fare…
Victoria si accovacciò e mia suocera lasciò la mano a cucchiaio sotto il suo culo, ad attendere lo stronzo che l’avrebbe riempita
-Dai tesoro, cagami in mano
La rumena era piena e uno stronzo di 20 cm fuoriuscì lentamente andandosi ad arrotolare sul palmo di Stefania che dovette aggiungere l’altra mano per non farlo cadere.
-Oooooohhh sssssiii, mmmmmmm quanta merda, brava bambina, dai caga ancora
diceva Stefania mentre la rumena si sforzava di farne uscire il più possibile. Io vedevo quel culo che si apriva, il bordo spesso dell’ano era arrossato e rigirato all’infuori per espellere quel tubo di merda color nocciola.
Quando le mani di mia suocera erano piene e il culo di Victoria vuoto, mi sdraiai sotto l’ano per leccarlo e pulirlo dai residui, andando a scavare col dito nel buco per trovare eventuali pezzetti. Mia suocera intanto leccava la merda fra le sue mani, ma senza mangiarla, infatti quella torta puzzolente era destinata a me. Si avvicinò con le mani al mio viso e la leccammo insieme, lei ne prese un boccone e me lo passò con un bacio, poi girò le mani e me la schiacci’ tutta in faccia, spalmandomela sul viso e sulle tette. Io iniziai a prenderla in bocca, provai a masticarla ma era merda morbida, sembrava ricotta, così la ingoiai velocemente.
-Brava Lauretta, hai visto Vicky che cesso di donna mia nuora? E’ un cacatoio, una latrina…
E mentre diceva così continuava a pulirsi le mani sulla mia lingua come un muratore che spalma la calce su una parete.
Avevo la bocca piena di merda, Victoria su ordine di Stefania si mise a gambe larghe per pisciarmi addosso e farmi bere anche la sua urina. Ovviamente in tutto ciò ero bianca della saliva sputata da entrambe.
Non avevo ancora finito di mangiare che Stefania mi diede la seconda dose. Mi sdraiai di nuovo a terra, mia suocera si mise di schiena e col culo in faccia iniziò a cagarmi addosso. La sua era marrone scura e più dura di quella di Victoria, infatti la masticai un po prima di mandarla giu. Era cosi tanta che me ne entrò un po nelle narici. Di mia suocera mi faceva impazzire rovistare nel suo culo rotto, infilavo 4 dita di una mano e 4 dell’altra e tiravo ai lati opposti, aprivo a più non posso. Lo sfintere slabbrato seguiva le mie mani e si spalancava mostrandomi quella caverna nera dall’intestino rosso un po in fuori. Io leccavo come un cane, a lingua aperta, veloce come se me lo avessero levato da davanti da un momento all’altro, raccoglievo altra merda e infilavo le mani per cercarne.
Mangiai tutto di tutte e due le mie padrone, quello che mi cadeva dalla bocca, mi veniva prontamente spinto di nuovo dentro dai loro piedi.

La mattina era andata bene. Il rapporto di collaborazione con la giovane rumena aveva funzionato. Lei aveva pulito bene la casa, e io avevo pulito bene lei…

CONTINUA…

Salutammo la “donna delle pulizie” il compenso che avevano pattuito parlava di 4 ore di lavoro, ed in effetti vennero rispettate, anche se le ultime 2 fui io a lavorare…

Andai in camera a farmi la doccia, al contrario di mia suocera che si rimise i leggins senza toccare acqua. Punto primo perchè il culo glielo avevo lavato io con la lingua, punto secondo perchè per scelta lei non si lavava più la fica, erano già 3 giorni ormai che stavamo li a fare sesso e le sue condizioni igieniche erano sempre più disgustose e saporite. D’altronde lei poteva anche non lavarsi, dormiva in un’altra stanza lontana dal marito che per il troppo russare era segregato in un altro letto.
Mentre stavo sotto l’acqua calda sentii mia suocera entrare in camera
-Laura, posso?
-Si, vieni pure, sto sotto la doccia.
-Lo sai che hai un bel’corpo Lauretta… ‘ tettine piccole e appuntite, lo stavo notando prima anche se eri sporca di merda. Allargati un pò le chiappe, fammi vedere il culo.
-Io mi girai e appizzai il culo come mi chiese Stefania. con le mani allargai le chiappe e cercai di rilassare l’ano che comunque più di tanto non si apriva. Voltai il collo per vedere l’espressione di Stefania mentre mi guardava.’
-Hai un culetto piccolino, il buco rosa e stretto… ‘Ok. Ora esci e asciugati, disse.
Mi porse l’accappatoio e me lo infilò. Mi mise il cappuccio in testa e mi asciugò i capelli e le spalle con un massaggio veloce che tamponava il mio corpo umido. Mi tolse l’accappatoio e rimasi nuda davanti a lei, magra com’ero, con le tette tese e i capezzoli dritti, i pochi peli neri della fica erano guardati da lei con sguardo libidinoso. Mi spinse contro il lavandino e mi fece girare
-Piegati
Io mi appoggiai sui rubinetti e portai il culo all’infuori. Sentii Stefania allargarmi le chiappe, mi sputò sul buco e infilò un dito, facendo fatica ad entrare tutto
-Hai il culo piccolino, ma lo apriremo bene…
Iniziò a muovere quel dito avanti e indietro sempre più veloce, quando usciva premeva da un lato per allargarlo e tirava l’altra chiappa dal lato opposto. Io gemevo e provavo dolore, mi bruciava l’ano e mi scappava di cagare.
Stefania, non curante continuava a sfregare il suo dito cicciotto dentro di me, sentii che ne infilò un altro, sputava e penetrava, sputava e spingeva, sputava e girava le dita dentro, me le avvitava, le apriva, le piegava, mi insultava e sputava. mi dava gli schiaffi sulle chiappe e sui reni
-Troia, te lo allargo questo culo da santarellina che ti credi! Puttana di merda, te lo sfondo hai capito??? Te lo faccio diventare osceno, ti devi cagare addosso!!!
E pompava, infilava, io gridavo e sbattevo la testa contro la mensola del bagno, gemevo e cercavo di non opporre resistenza, anzi! Dilatavo l’ano quanto più potevo, mi sputai sulla mano e andai a toccarmi il buco per aumentare la viscosità, volevo essere aperta da mia suocera, volevo essere sfondata come era lei, più di lei, volevo il culo slabbrato e la incitavo
-Dai Stefania spingi, spingi, rompimi il culo daiiiiiiii
-Puttana, ti piace eh? Ti dilato, ti faccio un culo come una caverna, troia di merda!
Io iniziai a sgocciolare dalla fica, stavo godendo con quel trattamento e quelle parole umilianti. Mia suocera era riuscita con la prepotenza che la contraddistingueva a “sverginarmi” penetrandomi con 3 dita.
Era un grosso risultato per me, ma eravamo ancora all’inizio.
-Abbiamo molto da lavorare… disse.
Si alzò e mi mise le dita odorose di me in bocca, ci baciammo con la lingua succhiandole insieme.
Poi fece un passo indietro e disse
-Oggi non mi hai ancora leccato la sorca…
Si alzò la maglietta e inarcò un pò la schiena indietro, iniziò a farla in piedi, pisciandosi dentro i leggins bianchi. Vedevo la macchia di pipi espandersi e impregnare i pantaloni che si appiccicavano diventando trasparenti e gialli. Vidi i peli della sua fica schiacciati e la piscia bagnare tutte le cosce fino ai polpacci.
-Ora inginocchiati e succhia tutto.
Mi abbassai e succhiai il cotone intriso della piscia di mia suocera, mi attaccai subito alla sorca che sgocciolava, poi le cosce e il pube.
Lei godeva e ansimava, si sfogava contro di me, mi afferrava per i capelli e ogni tanto mi levava la testa dal suo piacere per prendermi a schiaffi il viso e insultarmi
-Sei una troia, uno schifo di donna, bevi e succhiami la piscia, zoccola!!!

Quando finii di succhiare i leggins che ormai non sgocciolavano neanche più, Stefania prese il phon e si asciugò la pipì addosso. L’odore acre si espanse per tutto il bagno e anche in camera, visto che era un bagno cieco.
Io ero eccitata da quell’odore e provavo anche piacere dal bruciore al culo, si vedeva che faceva effetto la dilatazione. Continuavo infatti a massaggiarmelo e penetrarlo a secco con due dita.’

-Ora basta, puttana. Scendi senza vestiti, andiamo giù a mangiare

Si era fatta l’ora di pranzo in effetti e andammo in cucina a mettere qualcosa nello stomaco. Per me però non fu un pranzo tradizionale, ma nuovo. Stefania infatti non mi volle seduta con lei al tavolo, ma per terra, sotto al tavolo, insieme a Lucky il cane.

Ma mentre il cane aveva una ciotola tutta sua con il suo nome, io avevo l’umiliante onore’di mangiare per terra, vicino ai piedi di mia suocera la quale mi tirava il cibo sul pavimento e io lo dovevo mangiare e leccare da li, senza l’aiuto delle mani. Quando non riuscivo a prendere un boccone mi aiutava lei con i piedi, o mi spingeva la faccia sul cibo, o ancora meglio me la infilava con il piede in bocca. Il tutto condito dall’odore inebriante della piscia secca asciugatasi’sui suoi pantaloni.

-Hai fame eh, cagna? Lecca bene per terra e vai a pulire anche la ciotola di Lucky

Io andai a 4 zampe verso il cane e mi avvicinai alla sua ciotola per mangiare da li. Il suo muso era tutto dentro al piatto e feci fatica a trovare uno spazio. Mi aiutò Stefania spingendomi con il tallone sulla nuca e richiamando Lucky

-Su Lucky!!! Fai mangiare anche l’altro cane!

Misi la faccia nel cibo e iniziai a leccare gli avanzi già leccati dal doberman, il quale venne comunque a leccare la ciotola. Spesso venivano a contatto le mie labbra e il suo muso dandoci delle slinguate reciproche. Stefania continuava a tirarci cibo nella ciotola non tanto per saziare noi, quanto per godersi lo spettacolo di noi due che ci azzuffavamo lingua a lingua in quella ciotola a chi mangiasse prima, a chi pulisse il piatto da quelle polpette al sugo sbriciolate.

Finito il pranzo Stefania mando Lucky nel giardino e noi due ci mettemmo sul divano, io’sempre per terra ai suoi piedi.’Prendemmo il caffè come due buone amiche, anzi, come una Padrona e il suo nuovo cane. Io.

Il primo pomeriggio passò così, un po’ di relax, in dormiveglia dopo le fatiche della mattinata.

Verso le 16.00 Stefania mi informò che saremmo uscite.

-Laura, andiamo in paese oggi, andiamo a trovare una mia ‘amica’ che ha un bazar molto carino dietro la piazza principale. Espone un pò di chincaglieria, ti piacerà.

-Ok, dissi io! Mi vado a preparare allora.

E così deciso, da li a poco uscimmo con la macchina per raggiungere il negozietto.

Una volta arrivati Stefania me lo indicò con un dito

-Vedi, è la! Con Katya siamo “amiche” da un sacco di anni, da prima che lei si trasferisse qui a Terracina per aprire questo negozio con il suo compagno.

Entrammo e infatti i padroni di casa ci accolsero con entusiasmo! Era una bellissima coppia, lei truccatissima, un bel seno e gambe muscolose, lui un ragazzo sulla 40 ina, rasato con il pizzetto spalle larghe, fisico da sportivo.

-Ciao Stefy!!! Esordirono con una gioia adolescenziale Quanto tempo che non ci vediamo!!!

Notai in quel saluto caloroso… un atteggiamento insolito della donna. Mi presentai anche io cercando di inquadrarla meglio.

-Piacere, Laura

-Ciao Laura, io sono Katya e lui è Franco

La guardavo fissa, insistentemente, il decolletè, il viso, aveva qualcosa… ‘ ‘e ad un certo punto mi si accese la lampadina! Era un uomo! Cioè un travestito, cioè non sapevo se avesse ancora’il cazzo o fosse operato, ma di certo era un’uomo!

Sorrisi continuando i convenevoli, Stefania spiegò che io ero sua nuora e che per lei ero come una figlia… ‘ ( o come il cane pensai io )

Ci sedemmo nel salottino del locale che avevano allestito per il thè, carina l’idea di coadiuvare lo shopping con una pausa in amicizia.

E così, io e Stefy ci accomodammo vicine con i due amici di fronte. Mentre parlavamo del più e del meno non riuscivo a togliere lo sguardo dal seno di Katya e, inutilmente, cercavo di guardare in mezzo alle gambe accavallate, cercando di scovare qualcosa di inequivocabile che avrebbe confermato la mia tesi.

A forza di guardare, Katya se ne accorse e bonariamente sbottò!’

-Cosa guardi piccola? C’è qualcosa che non va?

-N…No… dissi io, nulla…

-Mi sono sporcata la gonna? O cosa? O semplicemente vuoi vedere se ho il cazzo?

Io gelai! Rimasi di pietra di fronte ad una domanda così esplicita rispetto al mio sguardo che tanto aveva fatto per’rimanere segreto.

Non ebbi il tempo di rispondere che Katya allargò le gambe, si alzò la veste e, senza mutande, mi fece vedere il suo’cazzo tutto depilato che poggiava su due belle palle lisce e gonfie.

‘-Sei contenta? Ti piace?

Mentre guardavo quella nerchia addosso ad un fisico e ad un abito da donna, il compagno che era al suo fianco glielo prese in mano iniziando a segarlo piano con 3 dita, portando la pelle fino in fondo scappellandolo bene, profondamente. Anche Katya sbottonò Franco e glielo tirò fuori. Il cazzo di Franco era molto grosso, peloso e con una cappella bella larga. “lei” scese subito per ciucciarglielo senza aspettare che si indurisse, difatti riuscì a metterlo tutto in bocca, palle comprese. Nel frattempo Stefania mi accarezzava la nuca e con l’altra mano si toccava la fica da sopra i pantaloni.

‘-Ora ci divertiamo cagnolina…

‘Mia suocera iniziò a spogliarmi, mi levò la canottiera e iniziò a torturarmi i capezzoli. Li prese fra le unghie, li stringeva e stritolava, li tirava come se volesse staccarmeli, io piangevo di dolore, ma non la fermavo nè mi ribellavo. Ad un certo punto prese i grandi orecchini da zingara che pendevano dai suoi lobi, li levò e li portò ai miei seni…” mi bucò i capezzoli con gli orecchini, facendo passare l’amo da una parte all’altra e riuscendo a chiudere l’oggetto. Strillai come una cagna abbandonata, ma guardarmi le tette con gli orecchini appesi e penzolanti mi fece eccitare e bagnare come la più lurida delle troie. Aprii le gambe e iniziai a penetrarmi con le dita, presi la mano della suocera e me la strofinai sulla fica, lei infilò 3 dita e mi masturb’ forte, poi tolse la mano per accanirsi ancora sui capezzoli, prese gli orecchini penduli e li tirava, con il capezzolo che gli andava appresso e si allungava. Mi stava facendo male, ma godevo, non avrei mai voluto che smettesse.

E invece si ferm’. Franco era sdraiato a terra col cazzo dritto, Stefania mi ordin’ di succhiarlo tutto.

Mi piegai e lavai quel bel cazzone duro, poi mi misi sopra di lui e mi feci scopare. Mi fotteva come uno stallone e gli orecchini ballavano su e giù insieme alle tette dai capezzoli arrossati. Franco me li tirava e mi trattava da merda qual ero. Io continuavo a saltare su quel cazzo duro e lungo. Dietro di me sentii strofinarmi il buco del culo, riconobbi la mano di mia suocera. Entrò subito con due dita mentre l’altra mi sculacciava sonoramente. Venni spinta petto a petto con Franco, sentii il culo dilatarsi e venni infilata da Katya. Quella puttana travestita era attiva e me lo stava facendo sentire bene il suo uccello. Stavo avendo la mia prima doppia penetrazione! Il primo rapporto anale!!! Ero contenta di essere diventata così troia! Mentre venivo pompata da quei due cazzi, mia suocera continuava a lavorarmi il culo, sputandoci e provando ad inserire anche le sue dita…”’ riuscì a spingerne 2, che bello, avevo un cazzo piu 2 dita nel foro anale, mi stavo dilatando…
-Si, dai, ancora!!! Rompetemi il culo siiiiiiii!!!!!
Ero in preda al demone dell’eccitazione, sudavo e orgasmavo, mi sentivo due travi che affliggevano le mie carni, mia suocera si mise davanti a me e mi diede da leccare finalmente la sua fica pelosa e ben insaporita dai suoi umori settimanali. Ero completamente “occupata”, ma avrei voluto di piu!
Ad un certo punto sento Katya aumentare il ritmo in culo, doveva venire e ordinò a Franco di fermarsi un momento. Mi diede le ultime botte con vigore e sentii tutta la sua sbrodolata dentro di me. Sfilò il cazzo e me lo diede da pulire in bocca, sapeva di me e di lei e lo succhiai tutto ricevendo anche la piscia. Nel frattempo anche Franco era al culmine, ma invece di continuare a scoparmi mi volle venire anche lui in culo. La sua sbobba si andò a mischiare con quella della sua compagna, ovviamente anche lui mi mise il cazzo in bocca per farselo pulire e per svuotarsi la vescica piena della sua piscia.

Mi fecero svuotare il culo in un vaso tibetano che avevano in vendita lì al negozio, cacai sborra li dentro e la bevvi avidamente passando un dito sul bordo per raccogliere la colata e finire bene la mia bevanda preferita.

Il pomeriggio al bazar mi era piaciuto, ma erano solo le 18 e il negozio avrebbe chiuso alle 20.00…

CONTINUA

Ok. Avevo avuto finalmente una doppia penetrazione! Ero soddisfatta, mi faceva male il culo, mi pulsava e bruciava, mi tenevo il buco con una mano per provare un pò di sollievo. Anche i capezzoli erano martorizzati dagli orecchini appesi, avevo la bocca amara ed ero una troia felice. Ma la mia gioia si tramutò presto in delusione… ‘le “donne” decisero di essere giustamente anche loro penetrate, ma a loro non bastava il cazzo…

-Ora fai godere anche noi cagna… disse Stefania

Sia Katya che mia suocera si misero in ginocchio sul divano, rilassarono gli sfinteri e mi ordinarono di leccarli. Io mi accanii subito su quello di Katya, anche perchè alternavo il culo con le palle e il cazzo che penzolava fra le gambe. Katya aveva un bel culo rotto, largo e accogliente, facevo fatica a leccarlo perchè era… ‘ vuoto. Ed era comunque la metà di quello di mia suocera, la quale aveva un elastico al posto dell’ano, la sua apertura era imbarazzante .

Mentre leccavo uno, con l’altra mano stimolavo l’altro, ci volle poco ad infilare una mano in culo a mia suocera senza bisogno di lubrificarla con la saliva come stavo invece facendo con Katya. Quando era pronta anche la “ragazza col cazzo”, infilai le dita, dapprima 4 e poi roteando e spingendo arrivai a riempire completamente anche lei. Avevo le mani in entrambi i culi, sembrava che stessi guidando la bicicletta e che al posto del manubrio a tenermi calde le mani c’erano i culi spaccati di quelle due troie.

-Spingi dai, sfonda, sfonda!!!

Entrambe mi incitavano e io affondavo sempre più i polsi. Spingevo e mi trovai con metà avambraccio dentro e continuavo a spingere mentre Franco mi spalmava la vasellina sulle braccia e sui loro culi, me la spalmò fin quasi sotto le ascelle. Io ero eccitata a vedere quegli ani dilatati, non vedevo l’ora di vedere cosa avessi provocato una volta finito. Ma continuavo a spingere ed entrare, la vasellina mi aiutò molto, arrivai ai gomiti e sentivo le loro interiora nelle mie mani, toccavo non so cosa, forse anche merda, mi sentivo le mani impastate e volevo affondare ancora…

-Dai, sventraci, affonda ancora spingi!!!

Franco era dietro di me e mi spingeva dalla schiena per affondare meglio, io giravo le braccia dentro a quei culi, il braccio dedicato a mia suocera era piu dentro rispetto a quello di Katya, ma non mi stupii per quello.
Continuavo ad affondare e non ci volevo credere… avevo entrambe le braccia fino al bicipite a due centimetri dalle ascelle dentro quelle caverne. Me ne resi conto dai capezzoli che toccavano le loro cosce.
Franco prese la digitale e inizio a scattare foto. Me le fece vedere subito nel display, di profilo ero diventata la Venere di Milo, senza braccia, completamente sparite in quei due portamerda devastati.
Mentre ero dentro a girare i pugni che stringevano cacca e a gonfiare le loro pance, ( vedevo le mie braccia fare bozzo dai loro addomi ), Franco mi mise il cazzo in bocca e quasi subito sborrò.
Le due puttane si muovevano avanti e indietro come se fossero su un cavallo a dondolo, poi piano piano iniziai ad uscire, a togliere la braccia e a vedere che avevo fatto.
L’ano di Katya si richiuse quasi subito, forse fu proprio lei a contrarre i muscoli ( ancora sani ) dello sfintere, lasciando un buco poco più grosso di un uovo sodo. Mia suocera che ormai non aveva più i tendini attivi, quando levai il braccio aprii la bocca dallo stupore. Il suo culo non poteva più definirsi tale, aveva un foro grosso quasi come un pallone da pallamano, Franco si sedette a cavallo sulla sua schiena e con entrambe le mani lo allargò al massimo. Io mi stavo leccando le braccia e le dita dalla merda che avevo trovato nei loro intestini, affianco avevo Katya che scese dal divano e in ginocchio accanto a me’mise anche lei il braccio nel tunnel che Franco teneva spalancato.Quando finii di pulire le mie braccia striate di marrone, raggiunsi Katya in quella esplorazione oscena, andai con entrambe le mani per aiutare Franco ad aprire di più. Per appendermi al bordo anale con le dita, come uno scalatore su una parte che trova un appiglio, notai che la mano’aveva spazio…
con il dorso che toccava il braccio’di’Katya e il palmo in culo iniziai a spingere, sempre più in fondo e ancora, Stefania strillava come una bestia squartata, ma io continuai nel lavoro, lo portai a termine, lo finii, la aprii come la più merdosa delle mignotte, tutta la mano e il polso e spingevo ancora. Dentro il suo culo incontrai il braccio e la mano di Katya, la presi e incrociammo le dita come due fidanzati che passeggiano, iniziammo anche a baciarci con la lingua, e le passai qualche residuo della merda,’c’era anche la sua, con la lingua. Mano nella mano nel culo di mia suocera, fino a metà avambraccio, non potevo desiderare altro.

Rimanemmo una decina di minuti in quella posizione, quando togliemmo le braccia mia suocera quasi svenne sul divano, sudata e affannata, ma con la forza di toccarsi la fica a pancia sotto.
Era veramente aperta, pensai, chissà se sarei mai arrivata ai suoi livelli… Intanto lo avevo preso nel culo da Franco, uomo ben dotato. Potevo ritenermi soddisfatta da quel pomeriggio al bazar.

Finito quello scempio, gli attori si ricomposero alla meno peggio, io andai a sciacquarmi e rivestirmi, mi tolsi con gran dolore gli orecchini dai capezzoli e li restituii a Stefania.
Li avevo rossi rossi e doloranti, anche il reggiseno mi faceva male.
Salutammo gli amici con un “ci vediamo presto” che faceva ben sperare…
Nel tragitto per tornare Stefania ebbe qualche problema di evacuazione, dopo averla penetrata con due mani il suo culo era allentato e ci dovemmo fermare due volte perchè lei si cacava sotto e non poteva sporcare il sedile dell’auto.
Una volta a casa ci riposammo fino a sera, mangiammo e andammo a letto presto.
Mio marito volle fare l’amore con me quella notte, era un coglione e non mi faceva godere per niente, soprattutto dopo le esperienze estreme avute da pochi giorni proprio grazie a sua madre…
Comunque, mi scopò per ben 4 minuti battendo cos’ il suo record personale che era di 3, terminando con un romantico “ti amo” dentro l’orecchio mentre il suo geco flaccido era ancora dentro la mia fica da puttana.
Non risposi, tanto lo spostai sulla sua parte di materasso e si addormentò come un pupo.
Andai al bagno a sciacquarmi, raccolsi la sbobba di mio marito che mi colava dalla fica e la misi in bocca, ingoiandola. Sempre sborra era… ma non volevo farglielo vedere, non volevo che sapesse quanto ero diventata troia e assetata di cazzo, ma soprattutto di fica, e quella di sua madre per giunta…

Buonanotte…

La mattina dopo, come sempre letto vuoto, mi alzai e andai al bagno. Mi guardai nuda allo specchio, mi sentivo cambiata… piu bella, piu sexy, molto troia. Mi tirai su i capelli e feci sguardi provocanti e da maiala, girai la lingua intorno alla bocca, mi presi il piccolo seno e lo tirai su, i capezzoli erano turgidi, con due buchini, il segno degli orecchini che me li aveva gonfiati, li toccai e misi le gambe unite, alzandone una e guardandomi la fichetta. Percorrevo il corpo con le mani quando mi presi con una davanti e una dietro, e penetrai entrambi i buchi con 2 dita, cosi, a secco, iniziai a muoverli fortissimo per una decina di secondi come se volessi farmi del male e provocare sfregamento doloroso. Ero affannata e ansimante, tolsi le dita e di corsa le misi in bocca leccandole vorticosamente e sputandomi addosso, sul mento. Misi una gamba sul lavandino e mi aprii la sorca. Raccoglievo i miei umori con la mano aperta e mi spalmavo il succo sulla faccia. Presi le forbicine e il rasoio. Iniziai ad accorciare i peli e quando furono quasi rasi iniziai a passare il rasoio, subito contropelo. La depilai, tutta a zero, liscia come la seta. Vedermi cos’ mi eccit’, mi misi un tanga al contrario, con il filo di cotone che mi passava in mezzo alle labbra, mi stavo eccitando quando sentii delle risate provenire dal salone. Era Stefania che parlava, avevamo un’ospite e io non lo sapevo!
Finii di prepararmi, vestitino corto aderente, lasciai il tanga e niente reggiseno per lasciar riposare i capezzoli gonfi e doloranti. Capelli legati con una molletta in testa, molto casalinga.
Scesi e raggiunsi Stefania che stava conversando con una piacevolissima visita a sorpresa: Carla, mia stessa età, 26, incinta di 8 mesi, un pancione e due tette enormi!!! Guardandola pensai che partorisse sul divano!
Scesi con un sorriso gigante e mi presentai alla futura mamma.
-Ciao, piacere io sono Laura!
-Ciao, io sono Carla e lui è Tommaso! Disse accarezzandosi il pancione.
-Che bella!!! Ma è enorme! Di quant’è?
-Sto all’ottavo mese, non ce la faccio più!!!! E rise insieme a Stefania.
Le chiesi se potevo accarezzarla, mi esprimeva tenerezza…
-Ma certo, tocca pure! Disse Carla sorridendo e guardando mia suocera.
Io iniziai a toccare quel pancione quando Carla si alzò la maglietta per farmela massaggiare a pelle, ma alzò cosi tanto che fece uscire anche le tette che pesanti si appoggiarono al pancione. Rimasi un po interdetta, il suo seno era enorme, gonfio, tirato, lucido con due capezzoloni in fuori scuri scuri e grossi, molto spessi e rugosi.
Mentre accarezzavo la pancia, Carla disse
-E tu? Quando lo fai in figlio?
-Eeeeeh, chi lo sa!!! Quando vengono!!!
-Rimanere incinte è la cosa piu bella del mondo, l’unica pecca è che le tette aumentano a dismisura, iniziano a pesarmi!!!! Guarda che gonfie che sono, senti poi come sono dure!
-Posso? Davvero? Chiesi io eccitata come una bambina al pensiero di sfiorarle il seno
-Ma certo, rispose mia suocera, te l’ha appena detto che puoi, vero Carletta?
-Verissimo zia…toccale pure, Laura…
Quella ragazza era la figlia della sorella piu grande di mia suocera, ovvero sua nipote…! Non l’avevo mai vista fino ad allora, al mio matrimonio non c’era, stava in America insieme a sua madre e al suo ragazzo, ignoti entrambi. Di certo so che la sorella di mia suocera è poco piu grande di lei, 69 anni, molto ben portati a giudicare dalle foto che ho potuto vedere.
Comunque, curiosa ed eccitata di sentire una tetta di una ragazza incinta, iniziai a toccarla delicatamente, vidi Carla sorridere e annuire, alzò una gamba mettendo la coscia sul divano e guardare mia suocera con aria di intesa, quasi libidinosa. Io continuavo a toccare e a guardare quel capezzolo nero, a titillarlo, mi piaceva giocarci perchè si prestava alle mie manipolazioni. Da quel momento non provai più tenerezza, ma eccitazione… Sentii il respiro di Carla più affannoso e la sua voce che mi incitava a continuare. Ad un certo punto Carla mise una mano sulla nuca di mia suocera e la portò a sè,iniziarono a baciarsi con la lingua, io vedendo che la situazione si stava scaldando continuai stringendole piu forte, facendomi prendere dalla passione, e premendole sempre piu forte strizzandole.
Vidi uscire dal capezzolone una goccia bianca, poi un’altra che caddero sulla pancia. Sorrisi e d’istinto anche lei. Carla si prese allora una tetta con entrambe le mani e stringendosela più forte disse
-Vieni piccola che ti dò da mangiare.
Io aprii la bocca e ricevetti un getto bianco di caldo latte, dolcissimo, saporito, spremeva e schizzava come una vacca che si munge, io continuavo a bere quegli schizzi che uscivano disordinati, erano 3 o 4 getti, li tenevo in bocca, li accumulavo e quando ero piena di latte mandavo giù. Anche mia suocera si accanì sull’altra tetta, succhiava come una bambina e faceva uscire tanto latte, cosi tanto che veniva a passarmelo nella mia bocca. Io bevevo, leccavo e succhiavo, in due lambivamo con la lingua velocemente i capezzoli di Carla, lei era vogliosissima, il marito non la toccava ormai da 4 mesi e lei si era rifugiata dall’espertissima zia non sapendo di trovare anche me, la cagna puttana e schiava.
Ben presto scesi nel suo bosco, aveva una fica nera e pelosissima, odorosa di ormoni scombussolati, acida e dalle labbra cicciotte.
Spostai lo slip da un lato e la fica venne fuori come un bozzo, si teneva in una mano, sia io che la zia le succhiammo le grandi labbra, tirandole fra i denti e penetrandola con le dita,un dito io e uno Stefania.
Il rapporto fu quasi esclusivamente orale, facemmo venire Carla solo con le nostre lingue che veloci accarezzavano clitoride e buco di culo, peraltro stupendamente rosa e piccolino.
-Aaaaaaaaaaaah, zia mi fai sempre godere… disse Carla accarezzando la testa a mia suocera che ancora le stava succhiando i peli sporchi di venuta dalla fica.
E anche tu puttanella, non sapevo che mio cugino avesse sposato una troietta lesbica! Zia, ma quando torniamo a Roma la portiamo alle Sale, vero?
-Tesoro di zia, ma certo! Magari prima che partorisci ti faccio partecipare a quello che sto già organizzando da tempo per questa cagnolina…
Io rimasi a sentire le loro chiacchiere che mi riguardavano, ma non ebbi il coraggio di chiedere di cosa si trattasse questo incontro alle “Sale” di cui avevo già sentito parlare dopo il bocchino al benzinaio.
Ebbi però la faccia tosta di chiedere a entrambe… da quando facevano sesso incestuoso.
-Sai Laura, iniziò mia suocera, io ho sempre voluto bene ai miei nipoti e gliel’ho da subito dimostrato. Carla appena diventata maggiorenne ha subito potuto conoscere il sesso come piace a me, sporco, lurido…
-E’ vero zietta, GRAZIE a te ho scoperto un sacco di sensazioni fantastiche, ho apprezzato subito i tuoi sapori e il gusto di leccare una bella fica odorosa mmmmmmmmm, a proposito non me la fai assaggiare per niente oggi???
-No, oggi no! Disse Stefania con un sorriso dispettoso!
-Eddai, ero quasi venuta solo per quello!!
-Nanananana, niente da fare Carletta che poi quando iniziamo non ci fermiamo piu e lo sai..! La prossima volta alle Sale, che ne dici?
-Ok, ok, ma non voglio altre scuse eh!!!

Ci alzammo dal divano e salutammo Carla che con i suoi 20 Kg in sovrappeso se ne andò… dopo che l’avemmo fatta “venire”, beata lei…

CONTINUA…
Dopo che Carla andò via rimasi a parlare con Stefania di quello che stavo vivendo, avevo bisogno di capire e confrontarmi con una persona, anzi con QUELLA persona, cioè colei che mi aveva trascinato in questo turbine selvaggio, in questo vortice di sesso estremo. La cosa che più mi incuriosiva in quel momento era una: quante persone fossero coinvolte in questa specie di vita segreta. Suo marito di sicuro no. Era troppo mansueto per pensare anche solo di immaginare certe cose. Il suo dovere di marito lo aveva già egregiamente svolto mettendo al mondo 3 figli, aveva appeso le mutande al chiodo e comunque quel sesso era troppo distante dalla sua personalità umile.
-Tante Laura. Siamo moltissime persone che vivono il sesso in questo modo, fetish, estremo, al limite di ogni possibilità
Questo rispose mia suocera non fornendo ulteriori dettagli. Ma io insistei’
-Ma anche tua sorella? E sua figlia che è appena venuta’ quanti altri?
-Ahahahahhahaah, mia sorella Agnese è stata la prima a fare questi giochini’ Lei è molto più porca di me e più estrema, avrai modo di conoscerla una volta che torneremo a Roma non ti preoccupare, alle Sale ci sarà anche lei’
Le Sale… questo posto… questa parola che mi echeggiava in testa, a letto mentre dormivo, chissà cosa erano, cosa avrei trovato, cosi mi avrebbero fatto. Non mancava molto ormai, le vacanze stavano per finire e una volta tornati a Roma non sarebbe passato tanto tempo che presto avremmo fatto il famoso incontro, l’appuntamento fetish per antonomasia, quello in cui avrebbero partecipato TUTTI ( ma quanti? ) coloro che avrebbero usato me, Laura, giovane ragazza neo sposa, esile e sottomessa con l’aspirazione di diventare veramente aperta e più puttana che mai.

Da quando tornammo in città le cose cambiarono molto. IO ero cambiata, nel sesso certo, ma ovviamente la cosa si rifletteva anche nella vita di tutti i giorni. Mi sentivo più porca, finalmente mi sentivo una donna, sicura di avere un potere in mano e che per un assurdo gioco perverso avrei usato al contrario, NON mettendo gli uomini ai miei piedi, ma mettendomici io.
La mattina non vedevo l’ora che mio marito andasse in ufficio per iniziare a troieggiare con chiunque mi capitasse a tiro. Iniziavo da sola a casa a toccarmi, poi mi preparavo per uscire ed andare a fare la spesa, mettendomi degli abiti succinti, magliettine aderenti senza reggiseno, gonne o leggins sempre senza mutande oppure con perizomi a contrasto di colori, quindi se avevo i pantaloni bianchi lo slip era di sicuro nero o rosso. Avevo cura di tirarlo molto su, sempre in bilico e pronto ad uscire qualora mi fossi abbassata a raccogliere qualcosa. Qualcosa che puntualmente facevo cadere di proposito quando vedevo uomini che mi guardavano immaginando chissà cosa, fantasticando su di me, percepivo in quegli sguardi la libidine e la voglia di fottermi. Amavo eccitarli e sentirmi il loro oggetto dei desideri, ma soprattutto OGGETTO.
In macchina guidavo sempre a gambe larghe quando indossavo la gonna. La tiravo su, poco sotto la cintura di sicurezza. Le mie gambe abbronzate e lucide erano una speranza per motociclisti o camionisti, di vedere i miei slip, quando li mettevo…
Una mattina stavo in macchina, dovevo andare dal meccanico a far ricaricare il condizionatore dell’auto che era a zero. Avevo un vestito corto celeste, cercavo di sfruttare i colori accesi per far risaltare l’abbronzatura che ancora teneva. Si moriva dal caldo, avevo i vetri aperti e il pensiero fisso di sbrigarmi a far riparare il climatizzatore. Ad un incrocio scatta il semaforo rosso, mi fermo aspettando il verde. Purtroppo sto in terza fila e davanti ho un camion che contribuisce a non far entrare un filo d’aria. Inizio a sventolarmi come una pazza, sono un bagno di sudore, faccio vento anche con le gambe muovendole e facendo apri e chiudi. Un marocchino lavavetri vede la scena e mi sorride. Lo guardo e sorrido anche io, so che quel semaforo dura molto e decido di farmi lavare il vetro. Si affanna e inizia con il bastone a bagnare da una parte all’altra il parabrezza. Mentre lo fa vedo che sbircia dentro la macchina e continua a sorridermi, io sto al gioco, mi sta guardando mentre apro e chiudo le gambe per fare aria, così ad un certo punto mi fermo con le gambe aperte. Lui rallenta il movimento e lava la superficie a rallentatore…
Io sgancio la cintura, allargo ancora di più le gambe e mi sventolo con la gonna su e giù facendo intravedere la fica.
Credo che lui non abbia capito subito che ero nuda, probabilmente perchè si aspettava di vedere scuro, di vedere i peli, ma io avevo la fica liscia, dello stesso colore delle cosce… ultimamente prendevo il sole integrale nel giardino della casa a Terracina, quindi per “aiutarlo” decisi di smettere di sventolarmi e di tenermi su la gonna con la mano sinistra e di aprirmi la fica con le dita dell’altra mano per fargli vedere quanto era rossa e bagnata. Il marocchino strabuzzò gli occhi, non credeva a quello che stava vedendo e non riusciva più a proseguire. Io invece ci riuscivo eccome, mi massaggiavo con movimento circolare la fica passandomi la lingua sulle labbra, proprio per provocare, eccitare. Poco prima che il semaforo tornasse verde mi rimisi la cintura come se niente fosse, il marocchino si avvicinò al finestrino e si abbassò non tanto per prendere i soldi del lavaggio, ma per vedermi meglio… io lo guardai e con un movimento veloce gli feci annusare la mano odorosa di fica e di sudore, poi la spinsi nella sua bocca incredula e semiaperta, strofinandogli le dita sulla lingua, dentro e fuori, al verde tolsi la mano e prima di partire gli feci vedere che la succhiai anche io. Occhiolino e via, dal meccanico.
Vidi dallo specchietto che guardava la macchina allontanarsi, con una mano teneva il bastone lavavetro e con l’altra si toccava il cazzo. Chissà quanto era eccitato quel negretto sporco e sudato. Se avessi fatto in tempo ad aggiustare l’auto sarei tornata volentieri a dargli, anzi a farmi dare, il resto…

Arrivai in officina. Nonostante sia ancora estate ci sono 2 ragazzi oltre al capo, evidentemente a corto di ferie o di soldi se sono lì a lavorare. Nello scendere dalla macchina mi accorgo che mi guardano, non è facile scendere dall’auto con la gonna senza far vedere nulla e loro lo sanno bene… ma io non ho il problema di “non far vedere nulla”, io devo scendere e basta e non faccio nulla per cercare di coprire le mie nudità. E infatti così faccio, scavallo bene la gamba sinistra, apro bene e scendo. Non so cosa abbiano visto, ma uno di loro sorride quasi imbarazzato e ha abbassato lo sguardo.
Vado dal capo officina a farmi accogliere e a spiegargli da quanto il condizionatore non funziona.
Ma questa è un’altra storia…

CONTINUA Vado dunque dal capo officina, gli spiego che non esce più aria fredda dalle bocchette e che ovviamente è un grosso disagio in pieno agosto a Roma!!!
Lui mi guarda e mi sorride, dà un’occhiata al vestito e nota nel mio gesticolare che ciò che dico non può che essere vero dato l’alone di sudore che mi ha bagnato l’abito sotto le braccia
-Ebbè effettivamente fa caldo signora, non si preoccupi vedremo di sistemarla presto. Qual è la macchina
-E’ quella Fiesta lì.
Apre il cofano e io sto accanto a lui, ovviamente non ci capisco niente di motori ma faccio finta di vedere dove guarda e dove mette quelle grosse mani sporche di grasso. Tocca qua e là quando incappa in un tubicino e lo stacca.
-Ecco signora. Lo vede questo? E’ questo tubicino che era lento e ha fatto uscire il gas che raffredda l’aria. Bisogna sostituirlo e ricaricare il serbatoio ovviamente.
-E ci vorrà molto?
-Beh almeno un paio d’ore
-E come spesa?
-Beh il tubo costa ‘ 60,00 poi c’è la mano d’opera, ‘na mancetta ai ragazzi… diciamo un centinaio di euro.
Alla faccia!!! Rimango perplessa, punto primo perchè un tubicino di plastica non puo costare 120 mila lire!!! E poi quel disgraziato ha dato per scontato che dessi una mancia ai ragazzi! A parte che lo decido io se darla o meno…
-E va bene, dissi… tanto la devo far riparare per forza…
Lasciai quindi la parte officina e attesi di là in una piccola anticamera con due sediacce, c’era un’aria condizionata moscia, ma comunque sempre meglio che andare in giro un paio d’ore sotto al sole, cioè il tempo necessario a riparare l’auto. Iniziai a sfogliare qualche rivista, ma non mi interessavano perchè erano ovviamente dedicate ai motori, motorini e motoretti. Mi annoiavo ad aspettare… Guardai i ragazzi che lavoravano sulla mia auto, erano molto carini, giovani forse anche piu di me, ben messi; uno completamente rasato e ben sbarbato, con la boccia ma si capiva che era molto scuro di capelli e di carnagione, spalle larghe ma bassino, sarà stato 1 e 70scarso, ma molto asciutto. L’altro invece con un bel ciuffone come vanno di moda adesso, rasato ai lati e barbetta incolta, castano e pià alto, sempre molto atletico. Decisi con una scusa di avvicinarmi, mi guardavano mentre mi dirigevo verso la macchina a prendere il telefonino che avevo dimenticato sul sedile. Il mio abito celeste e la mia abbronzatura non passavano di certo inosservati…
Gli sorrisi e decisi di stuzzicarli un po… aprii lo sportello e misi un ginocchio sul sedile per prendere il cellulare che era sull’altro dentro alla borsetta. Misi il culo sporgente quasi a “scodinzolare” , mi piace fare la cagna e mentre sto in quella posizione sento il deretano che si apre, sono io a rilassare il muscolo del culo come se lo dovessi prendere da un momento all’altro.
Prendo il telefonino e mi rimetto in piedi, i due ragazzi sono davanti al cofano quasi uno accanto all’altro, ma guardano me e non il motore.
Io rimango li accanto allo sportello e inizio a scrivere un messaggio col cellulare, in realtà sto facendo la ruota come il pavone per farmi notare e in più sento i ragazzi che parlano fra di loro per organizzarsi il ferragosto.
-Allora partiamo venerdì notte, col fresco, gli altri ci aspettano al casello e da li facciamo tutta una tirata.
Io che sono curiosa e divertita ad immaginare come sarebbero state le loro vacanze da singles spensierati, gli chiedo sfacciatamente.
-Dove andate di bello, ragazzi?
-A Riccione, risponde uno. E subito dopo l’altro, ancora più sfacciato di me:
-Vuoi venire con noi?
Io sorrido e gioco con il telefonino sulla bocca, civettando un pò
-Magari… ma voi li andate a rimorchiare, io che verrei a fare?
-Beh, tu saresti comunque la nostra ragazza… la nostra “mascotte”…
E risero entrambi, erano giovani pensai, ma sapevano muoversi, cioè erano svegli non come quel rincoglionito di mio marito che fui io a chiedergli di uscire la prima volta, maledetto quel giorno!!!
Non sarei mai andata con loro, ma decisi ugualmente di provocarli e fare la troia per non pentirmi troppo del mancato invito.
-Aaaaaah, e che cosa farebbe una “mascotte”? Volete spiegarmelo per favore?
E così dicendo mi avvicinai piano verso di loro.
-Ebbè, la mascotte è il nostro portafortuna, è colei che ci segue sempre e che ci tira su il morale quando ce n’è bisogno…
-Mmmmmmmm… non so se ho capito bene… vorreste spiegarmi meglio quello che dovrei fare per “tirarvi sul il morale”, ragazzi???
I meccanici capirono che stavo troieggiando, mi ero avvicinata molto e vidi che si guardarono con un sorriso di complicità ma anche di incredulità.
Li avevo li, uno accanto all’altro con le loro tutte blu e sporchi di grasso, avvicinai le mani in mezzo alle loro gambe per sentire i loro giovani membri, iniziai a massaggiare i loro cazzi e a stringerli fra le mani, sentivo che si indurivano fra le mie dita mentre guardavo i loro occhi allibiti e le bocche semi aperte.
-Così va bene, ragazzi ah? Ve lo tiro su… il morale…?
E continuavo a roteare le mani sempre con più vigore, i loro piselli ormai erano drittissimi e facevano il bozzo nella tuta leggera, uno di loro inizio a baciarmi ma mi scansai, gli porsi il collo affinchè me lo leccasse, mentre l’altro iniziò a tastarmi il culo e probabilmente a sporcarmi il vestito. Ma non era importante, io volevo godere e far godere quei “pischelli” giovani e virili, mi alzai la gonna e dissi di continuare da sotto il vestito.
Il ragazzo ebbe un tremore quando sentì che non avevo le mutandine, allargò bene la chiappa e con la punta delle dita arrivava ai mie buchi già molto bagnati, l’altro meccanico invece prese a toccarmi la fica da davanti e anche lui era molto eccitato. I ragazzi iniziarono a penetrarmi con le mani, uno la fica e l’altro il mio culetto, due dita per ciascun buco, mente io continuavo a segarli da sopra la divisa da lavoro. Per paura che sborrassero prima del previsto mi fermai. Mi inginochhiai su quel pavimento sudicio e sbottonai la tuta a uno di loro, dicendo spudoratamente all’altro:
-Tiratelo fuori anche tu
Intanto avevo già davanti il cazzo grosso del ragazzo con i capelli, era molto bello e durissimo. Prima di leccarglielo sorrisi, lo annusai sfacciatamente mentre mi guardava farlo. Aveva un buon odore, lo guardai e dissi
-Guarda che brava mascotte che sono…
Lo presi tutto in bocca fino ai peli pubici e lì rimasi. Le labbra strette tenevano ferma la pelle tirata giù che lasciava scoperto tutto il glande e l’asta, muovevo solo la lingua schiacciando il cazzo sul palato e succhiando, succhiando, succhiando. Il ragazzo gradì molto quel pompino senza movimento della testa, ero ferma e succhiavo, credo che nel giro di 30 secondi mi venne in bocca, i suoi fiotti di caldo sperma li sentii direttamente in gola tanto avevo ficcato il cazzo in profondità, fra le tonsille. Non avrei potuto, e neanche voluto, sputare la sborra di quel ragazzo, e sempre col suo pisello in bocca deglutii tutta la sua crema. Lui ansimava come un cane, era teso e vibrante, quando il pisello uscì era più pulito, lucido e moscio… Lo slinguazzai ancora un po per assicurarmi di aver preso tutto e di non aver lasciato neanche una goccia.
Un secondo dopo avevo davanti alla faccia l’uccello dell’altro meccanico che comunque non avevo mai lasciato con la mano, anche a lui stesso trattamento. Respirai profondamente la sua cappella, tutta intorno. Il suo odore era più forte, io godevo di quella puzza di cazzo non lavato. A lui riservai il più classico dei pompini, lingua a paletta che lasciavo scorrere dalle palle pelose fino alla punta, senza mai staccarmi, la lingua lavava quel pisello sporco sia in salita che in discesa, il suo cazzo colava della mia bava, lo abbassai un pò perchè puntava in alto e iniziai a spompinarlo con vigore. Lui mi prese la testa e mi mandava giù anche lui fino in gola. Dopo una trentina di botte velocissime che quasi mi rompevano la bocca, tirò fuori completamente il cazzo e finì di farsi la sega davanti alla mia bocca spalancata e con la lingua di fuori. Mi sbrodolò la sua schizzata con una mira infallibile, era molta di più dell’altro ragazzo e anche piu salata. Io apprezzai di più quel cazzo puzzolente e più “produttivo”, mi piace la sborra e ne avrei bevuta bicchieri intera con il sapore di quel meccanico lurido.
Mentre finivo di ingoiare e pulirmi i lati della bocca con le dita, i ragazzi ancora con il fiatone e le fronti sudate si ricomposero, ma non calcolarono per niente il ritorno del capo officina…
-Ma che cazzo fate? Tuonò come un padrone a cui era sfuggito il controllo della situazione
I ragazzi non dissero nulla, provarono a bofonchiare qualcosa, ma subito vennero mandati via a pedate da quell’omone nerboruto e peloso sulla 50 ina.
Io ero ancora in ginocchio e di fronte a lui che mi guardava senza la forza, il coraggio di dire nulla.
Provai io a rabbonirlo e a rompere il ghiaccio con un sorriso da puttana assetata di cazzo…
-Loro non c’entrano niente capo… sono io che li ho provocati…
-Provocati… ??? Ma…ma…. ma che avete fatto???
-Niente… dissi io camminando sulle ginocchia verso di lui… avevo sete e …
Iniziai a toccare il pacco di quell’omone peloso e sudato, lui, uomo sulla 50 ina avrebbe sicuramente abusato di una troietta come me e mi avrebbe fottuta, non come quegli sbarbatelli dei suoi collaboratori.
Gli tirai fuori il cazzo ancora moscio, lo presi tutto in bocca e raccolsi anche le palle, il capo officina era ancora più sporco e sudato dell’altro ragazzo, provai un piacere immenso a succhiare quei testicoli bagnati e quel pisello maleodorante. Una volta che era bello dritto fu lui a prendere l’iniziativa ( finalmente, pensai!!!)
Mi tirò su e mi sbattè sul cofano ancora aperto della mia macchina, mi tirò su il vestito fino alla testa lasciando scoperta tutta la schiena e mi infilò la sua bella nerchia dentro le mie labbra fradice e ben depilate. Iniziò a pomparmi con un bel ritmo, non veloce ma profondo, si sdraiò anche su di me strofinando tutto il suo torace peloso e bagnato sulla mia schiena, Dio mio sembrava di scopare con un orso, maestoso e bestiale, mi piaceva farmi fottere da quel omone di 120 Kg almeno. E lo incitai a fare bene il lavoro
-Dai orso scopami, fottimi bene vienimi dentro dai!!!
Lui pompava e aumentava il ritmo, in un momento sentii che rafforzò la presa delle mie natiche e diede botte più veloci, sempre di più, smpre più forti
-DAI SCOPAMI DAI FORTE FORTE FORTE, SPACCAMI LA FICA E SBORRAMI DENTROOOOOO!!!!
Sentii un ruggito di piacere da quella bestia di uomo, tutta la sua virilità mi inondò la fica riempendomi di sborra. Io venni insieme a lui in un orgasmo intenso, pensai a quanto ero puttana e mi eccitai di questa auto definizione, ma d’altronde… lo ero. Ero una troia schifosa e volevo esserlo.
Sfilò il cazzo barzotto e subito mi premurai di girarmi per leccarlo e per raccogliere le gocce che spremendo la cappella uscivano ancora copiose. Glielo presi ancora tutto in bocca e leccai le palle, succhiandole e cercando si spingermele per farle entrare. Ero assetata, lo feci anche girare per leccargli il culo sudato e pelosissimo, quell’uomo era davvero un orso schifoso, gli allargai le chiappe e inziai a leccargli il buco del culo, credo che una lingua come la mia non l’aveva mai incontrata…
Finito il lavoro ( io ), presi un vestito pulito nel portabagagli e chiesi gentilmente al meccanico se potesse terminare anche lui la riparazione dell’auto.
Come uno scolaro, in mezz’ora fece tutto e sapete la bella notizia qual è?
Che non mi fece pagare nulla! Chissà perchè ha cambiato idea…

Salgo in macchina e la prima cosa che faccio dopo aver girato la chiave è accanirmi sull’aria condizionata! Accendo al massimo e dirigo le bocchette verso di me, TUTTE! Finalmente funzionava, finalmente aria fresca! Certo, la riparazione mi era costata un pò, dissi…”’ e risi come un’oca al pensiero che la fica, ma ancora meglio, l’essere puttana come me avrebbe aperto chissà quante altre porte, ed ero ancora all’inizio!!! Hahahahahahahhahahaha!!! Ma non era quello il mio scopo. Non avevo mire sul denaro, nè volevo ottenere agevolazioni a fronte dei miei “servizi”. Eravamo benestanti, mio marito era un ingegnere insieme al padre in una Società loro e io ero la classica casalinga annoiata che per fortuna, grazie a mia suocera ( stesso destino il suo ) ero riuscita a liberarmi dalla routine, dalla vita piatta che conducevo, dalle solite inutili cose. Soprattutto quando loro partivano per lavoro lasciandoci per settimane intere da sole. Quella, era una di quelle settimane.
Stefania mi aveva inizializzato a questo sesso estremo dapprima con lei, soggiogando la mia mente labile che, come avevo potuto notare sin da subito e piu che mai con il ritorno a Roma, si era ben plasmata alla nuova condizione di schiava puttana. Sottomessa lurida cagnolina che avrebbe eseguito gli ordini, qualsiasi’ordine e da chiunque.

Questo era il mio pensiero mentre tornavo a casa in auto. Una volta in appartamento mi spogliai e mi feci una doccia Curioso il fatto che mi lavai tutta tranne il viso e i denti. Avevo ancora il sapore di cazzo in bocca e volli mantenerlo, tanto era quasi ora di pranzo e mangiando sarebbe svanito da se. Purtroppo.
Mi misi ai fornelli quando sentii il citofono. Andai a rispondere ed era Stefania, mia suocera!. Aprii il cancello e la feci salire.
-Ciao Stefy!!! Come stai??? Ciao Lucky bello!!!
-Ciao Lauretta, ti siamo venuti a trovare!!! Ti disturbiamo???
-Macchè scherzi, lo sai quanto mi fa piacere! Anzi, stavo preparando due spaghetti, fermatevi a pranzo, mangiamo insieme dai!
Stefania era venuta con Lucky il suo cane. Mi fece uno strano effetto salutarlo dopo quello che era successo in macchina*, senza dimenticare quando abbiamo condiviso il cibo nella ciotola sotto al tavolo mentre mia suocera ci tirava gli avanzi dal suo piatto. Era sempre un gran bel cane e devo ammettere che ci facevo spesso dei pensieri sopra, pensando a quanto accaduto.
-Ok Laura, allora rimaniamo! Che ci prepari di buono? Ah, poi nel pomeriggio mi devi accompagnare da una parte. L’hai’riparata l’aria in macchina, si?
-Si Stefy, l’ho riparata e non solo! Sai che mi è capitato… mentre aspettavo che la riparassero… beh,’i meccanici erano molto carini e…”’ho fatto sesso con loro in officina! Con tutti e 3! E sorrisi soddisfatta, quasi’ansiosa di avere il suo giudizio che invece arrivò negativo come una doccia fredda. Stefania infatti, non era affatto entusiasta di quanto le avevo appena detto, mi guardò con aria di superficialità e mi disse
-Laura, tu non puoi fare sesso con chi ti pare, quando ti pare. Sei pur sempre la moglie di mio figlio e in questo modo lo hai tradito!
Io pensavo che mia suocera scherzasse nel pronunciare quelle assurde parole, dette poi da lei! Continuai ad ascoltarla con aria studiosa per capire dove volesse arrivare
-Tu prima di essere una puttana e considerata come tale, devi ricordarti che sei pur sempre una schiava, la mia! Se non te lo ordino io, di fare sesso con ciò che mi pare a me, tu non devi fare proprio niente!!! Hai capito cosa intendo, neo-troietta?
Io rimasi di sasso, un pò perchè avevo “deluso” mia suocera, e un pò perchè avevo capito che non ero libera di poter provocare e/o sfogare i miei istinti con chi mi pareva se non sotto suo ordine. Ma il suo tono autoritario, la sua voce ferma e decisa, l’espressione con cui dichiarò il suo pensiero, che per me era legge, mi convinsero che ciò che aveva detto era giusto. Io ero solo un cane, dovevo obbedire e mai prendere iniziative. E infatti le diedi ragione
-Si Stefy, hai ragione mi devi perdonare. Farò tutto quello che mi ordinerai e non farò niente di testa mia, prometto!
-Brava Laura. Gli ordini li prenderai da me, o da chiunque altro’io deleghi a dartene. Sei solo un oggetto, ricordatelo. Adesso cucina e per punizione mangerai per terra insieme al cane, troia traditrice.
-Si Stefania. Risposi io con lo sguardo basso, ma fermamente convinta di essermi meritata quel provvedimento.

Continuai a cucinare, misi su gli spaghetti e intanto facevo il sugo. A cottura ultimata colai la pasta e preparai i piatti, anzi, IL piatto perchè…
-Non ti venisse in mente di mangiare nel piatto!’Consumerai il tuo rancio per terra, nuda e in ginocchio. Avanti, inizia a spogliarti e quando hai finito versa la tua porzione sul pavimento, qui vicino alla mia sedia.
Feci come ordinato. Levai il vestito e rimasi con lo slip, ma Stefania mi fece togliere anche quello. Versai gli spaghetti a terra e mi misi in ginocchio con il busto eretto e le mani dietro la schiena in attesa che mi concedesse di pranzare. Avevo le tettine tese e appuntite, mi sentivo umiliata. Stefania iniziò a mangiare e mi fece stare ferma a guardarla finchè non avrebbe finito. Una volta terminato, allora avrei potuto mangiare anche io la pasta. Ci fu un errore però, una dimenticanza che contribuì ad aumentare la mia punizione. Non avevamo messo Lucky fuori al balcone come facevamo di solito, chiaramente quando vide la pasta per terra si accanì sugli spaghetti divorandoli in pochi attimi. Io rimasi sempre ferma e zitta e mia suocera non fece nulla per impedirglielo, anzi
-Hahahahahahah Lucky!!! Avevi fame eh, bel cagnolone!!!! Mi spiace Laura! Si vede che era destino che non mangiassi, comunque erano ottimi gli spaghetti hahahahahahahahah!!! Dai, rivestiti ora che fra un pò usciamo.
-Dove andiamo? Chiesi
-Ti sei comportata male e devo continuare a punirti. Ti porto al mare!
-Al mare??? Dissi io pensando a quale tipo di punizione sareia andata incontro? Al mare?
E senza aggiungere altri dettagli salimmo in macchina direzione Ostia.’Poco prima di’giungere sul lungomare, deviammo a sinistra per passare dalla pineta che, come noto, è piena di battone per lo più negre.’
-Stefy, ma non dovevamo andare al mare, perchè passiamo di qui?
-Laura, fai troppe domande! Ma da quando in qua i cani parlano? Ti sembra che Lucky sia fastidioso come te? Di là c’è il mare, ma siccome ho caldo ce ne veniamo in pineta! E’ chiaro??? Adesso accosta li a destra dove ci sono quelle 2 puttane.
Io accostai la macchina proprio in corrispondenza loro. Stefania le invitò al finestrino per “trattare”
-Ho una richiesta. Quanto volete per un rapporto passivo con lei? Tutte e due. La mia ragazza vi deve leccare, voi non dovete fare nulla
-Stefy, ma che dici??? Io non ci voglio andare con le puttane!!!
-ZITTA!!! Tu NON DEVI PA-RLA-RE! Fai quello che voglio io! Oggi voglio vedere questo spettacolino, tu sotto di loro, sotto a 2 puttane negre!
E riprese a trattare, benchè le battone non capirono bene, o quanto meno non avevano un’idea di quanto chiedere per quella prestazione anomala.
Ci pensò mia suocera a levarle dall’imbarazzo, offrendo loro ‘ 100,00 a togliere ogni dubbio.
-Scendi Laura,’che inizia lo spettacolo.
Scendemmo dall’auto entrambe e andammo verso quelle donne le quali ci condussero verso la pineta a poche decine di metri dalla strada, cioè nel posto’in cui si appartavano’con gli altri clienti e che si distingueva bene per via della presenza in abbondanza di profilattici in terra, fazzoletti e anche un paio di’slip da uomo.
Le due puttane erano molto robuste, diciamo anche tendenti al grasso, con dei sederi molto sporgenti e abbondanti seppur privi di cellulite e’dei grandi seni messi in evidenza da push up striminziti. Guardandole con l’occhio di chi comunque non poteva esimersi da tale destino, provai ad autoconvincermi che mi sarei divertita anche io, che ne avrei goduto, che ero una puttana leccatutto e iniziai a scaldarmi, ad eccitarmi davanti ai loro corpi’a prendere ordini da mia suocera che dirigeva i giochi.
-Voi puttane spogliatevi!
Le negre obbedirono più per i ‘ 100,00 che per altro, e si tolsero i reggiseni lasciando libere quelle mammelle nere e sudate.
-Vai Laura inizia a leccare. Parti dal collo, devi leccare tutto il corpo completamente fino ai piedi.
Io mi avvicinai e iniziai come suggerito. Da subito sentii un odore forte, erano comunque le 15 di una giornata d’agosto e non potevo di certo aspettarmi le saponette. Pensai a cosa mi sarebbe aspettato proseguendo, ma continuai a leccare a lingua larga, sul collo, le spalle, le ascelle, mmmmmmmmm, le tette e i capezzoli, fermandomi particolarmente su quei bottoni scuri e salati, succhiando e leccando. Provai piacere si, mi eccitai, e anche la puttana godeva della mia lingua. Mi inginocchia per continuare a lappare la pancia, l’ombelico e per togliere il piccolo pantaloncino jeans e trovarmi la fica nera in faccia. Prima di inziare Stefania diede un altro ordine
-Sdraiati puttana e allarga le gambe. Tu Laura mettiti a pecora mentre lecchi!
La negra si sdraiò e spalancò bene le gambe, io mi misi con il culo appizzato e scesi con il busto a succhiare quelle labbra nere che una volta aperte erano rosso fuoco. Mentre leccavo Stefania prese il guinzaglio di Lucky e iniziò a frustarmi le natiche. Ebbi un sussulto alla prima scudisciata che non era forte, ma non me la aspettavo. Un brivido pervase il mio corpo e i capezzoli si indurirono più che mai insieme al clitoride.
-AAH!’Un piccolo urletto…
E Stefania giù ancora. I seguenti colpi erano più forti,’frustava e insultava, ad ogni colpo il mio urlo si faceva più energico così come la forza con cui venivano inferti.’
-Continua a leccare troia!!! Questo ti meriti, devi leccare fino a che non arrivo a 50 frustate! E altre 50 ne prendi con l’altra puttana!
Mi uscivano le lacrime da sole, ma ero comunque eccitata nel succhiare la fica sporca di una puttana qualsiasi,’dall’umiliazione subìta e dal dolore che stavo accusando, una specie di purificazione. Leccai fino a che la puttana non ebbe un orgasmo, mi sbrodolò tutta la sua schiuma bianca in bocca e non ero arrivata ancora a 30 frustate. Sotto ordine di mia suocera, per completare il lavoro alzai le gambe della donna e mi ritrovai con il suo sedere davanti agli occhi. Continuai a leccarle il buco del culo, e alla fine, dopo aver contato 50 colpi di guinzaglio di pelle sulle chiappe, finii con adorarle i piedi, come da accordi.
Per non perdere tempo ed evitare che la mia pelle si rilassasse, battemmo il ferro finchè era caldo e quindi andai subito sotto alla seconda mignotta senza attendere un secondo.
Stefania era troppo presa per accorgersi che “saltai” la parte superiore del corpo di quella ragazza, iniziando a leccare subito la fica pelosa e larga, tenuta aperta dalle sue mani dalle dita molto lunghe. Fu la negra stessa’ad agevolarmi stendendosi direttamente in terra e sbattendomela in faccia. Non di certo per farmi saltare un passaggio, ma piuttosto perchè aveva già goduto vedendo la scena e non aspettava altro che “subire” anche lei lo stesso trattamento.
Anche Stefania era molto eccitata e divenne sempre più cruenta. Prese il guinzaglio dall’altro capo e le frustate che dovetti subire questa volta furono inferte dalla parte del moschettone, dal gancio d’acciaio’che si attacca al collare.
Era dolorosissimo, mi sentivo il culo in fiamme, era bollente e mi pizzicava. Gridavo così forte dal dolore che quasi non riuscivo più a leccare. In quel momento capii che provavo piacere anche con il dolore fisico, mi eccitai da morire e non avrei mai voluto che si fermasse. Quindi cercai di alternare le grida di sfogo con la lingua in fica, dovevo e volevo continuare a far godere quella donna sudicia e spietata anch’essa. Al 50 esimo colpo ebbi quasi un mancamento. Quasi non me lo sentivo più il culo, pareva anestetizzato e non ebbi il coraggio di girarmi a guardarlo. Ma ero anche bagnata come una porca schifosa, ero venuta in un orgasmo “muto”, forse annichilito dalla concentrazione per le mie natiche violacee e dalla dedizione nel praticare sesso orale a quelle mignotte. Rimasi a pancia sotto, cercando di riprendere fiato e leccandomi ancora le labbra da quei sapori.
Oltre a me, aveva il fiatone anche mia suocera, si era stancata a colpirmi… 100 scudisciate punitive e umilianti furono un bell’allenamento per il suo braccio.
Chiamò le ragazze a sè e per concludere in bellezza diede l’ultimo umiliante, doloroso ordine.
-Pisciatele addosso. Sul culo…
A qulle parole strizzai gli occhi in una smorfia di consapevolezza su quanto avrei subìto.
Insieme, le ragazze, una di fronte all’altra e a cavallo della mia schiena inziarono a farmela addosso. Appena i getti mi colpirono gridai, ma la voce era strozzata in gola, il bruciore era tremendo e sembrava 1000 volte più calda di quanto in realtà non lo fosse. Sembrava la lava di un vulcano anzichè piscia. Fu lunghissima, sentii i tagli provocati dal frustino dilaniarsi sotto quel getto bollente, mi morsi le dita di una mano dal dolore fino a lasciarmi i segni dei canini.
Quando finirono di usarmi come un cesso, si vestirono e tornarono a battere in strada. Io rimasi li, con mia suocera accovacciata su di me che mi accarezzava la testa.
-Ti è piaciuto? Questo è il sesso che devi fare Lauretta, non quello da adolescente che tenti di praticare tu nelle officine meccaniche con dei ragazzi. Tu sei una merda, quando te lo metterai in testa? Spero che questa lezione ti serva in futuro amore mio. Ora alzati e andiamo a casa. Ti sdraierai sui sedili posteriori.

E infatti fu proprio così che dovetti fare. Il dolore era troppo acuto per sedermi. Stefania guidava verso Roma e io, a pancia sotto sui sedili pensai a quanto avevo appena fatto. E mi toccai…



*Per approfondimenti su quanto accaduto con il cane, vi invito a rileggere il capitolo 5 di questo racconto, come proseguirebbe, se interessati, dovrò per forza inviarvelo privatamente.

























Avevo avuto un orgasmo senza toccarmi, in modo passivo, sottomesso…” Leccavo quelle due puttane e venivo fustigata da quella porca di mia suocera con il guinzaglio del cane, ero troia, umiliata e schiavizzata da lei e dal suo perfido volere. Ero e sono nelle sue mani, e lo sarei stata ancora e senza limiti.
Questo pensavo mentre ero riversa sui sedili posteriori dell’auto con le chiappe doloranti e le mani in mezzo alle gambe. Si, perchè mi solleticavo la fica a quel pensiero, ero eccitata e una volta a casa mi sarei masturbata di brutto.
Finalmente arrivammo. Mia suocera mi accompagnò sotto casa, ma non mi aiutò nè a scendere, nè a camminare verso il portone. Piano piano, quasi zoppicando mi diressi verso il cancello con le chiavi pronte in mano, Stefania andò via appena chiuso lo sportello, totalmente incurante del mio stato di salute.
Arrivai all’appartamento e nuovamente mi sdraiai a pancia sotto sul divano. Non potei sedermi tanto era il dolore. Non ebbi la forza di toccarmi come pronosticato, ma mi addormentai subito, per una mezz’oretta. Mi svegliai con lo squillo del telefono, era mia suocera.
-Troietta? Come va il culetto?
Sembrava più una presa in giro che un interesse per le mie effettive condizioni, ma risposi.
-Male Stefy, molto male. Mi brucia da morire…
-E’ giusto che bruci tesoro. La purificazione delle carni per il brutto gesto che hai fatto nei confronti di mio figlio Fausto, tuo marito!!! Ma sei una zoccola proprio!
Questo è quello che ti aspetterà d’ora in avanti. La punizione, il sacrificio fisico e l’umiliazione morale, il calpestamento della dignità. Dovrai abituartici perchè a breve ci sarà il tuo primo incontro alle Sale, te ne sei dimenticata? Sarai tu la preda, l’oggetto di divertimento di tutti i partecipanti, ognuno potrà usarti come meglio crede e io sarò li a verificare che tu obbedisca e soddisfi tutti. Controllerò il buon esito di ogni pratica e alla fine sarò io a giudicare se sei stata all’altezza della prestazione, se sei stata giustamente umiliata a dovere da tutti. L’incontro avverrà fra 2 settimane, il tempo minimo per far guarire le tue chiappe, le quali avranno modo di essere ulteriormente utilizzate per quella data. Riposati tesoro, io passerò domattina a vedere come stai. Click
E attaccò il telefono senza concedermi diritto di replica. Ma tanto, cosa avrei potuto fare o dire? Ero completamente succube di quella donna e di quella situazione…’ la quale non mi dispiaceva neanche più di tanto…” mi eccitava, mi incuriosiva, e poi mi metteva sempre alla prova! Quanto ero puttana? Quali erano i miei limiti? Forse non ne avevo…’ e se anche ne avessi avuti, lo scopo di mia suocera e il mio era quello di superarli, di esagerare, con il piacere della sudditanza e del dolore se necessario.
Ormai persi il sonno. Ripensai alla telefonata e cercai inutilmente di immaginare questo famoso incontro alla Sale. Mi feci un’idea tutta mia, con la speranza che fosse come me’lo stavo immaginando, ma da li a 2 settimane venni clamorosamente smentita.

Eccoci al 1′ settembre dunque. Giornate’ancora calde a Roma, mio marito e mio suocero erano’in Irlanda per lavoro, mia suocera che sentii poco in quei giorni ebbe tutto il tempo e il modo di organizzare la “festa”… tanto che, puntuale come un orologio svizzero, mi telefonò alle dieci.
-Sei pronta, puttana?
-…” è… oggi…? Risposi io in un misto di emozione e paura.
-Iniziamo alle 15. Finiremo, se resisterai, alle 23. Comunque per mezzanotte starai a casa Cenerentola, non ti preoccupare.
Merda, mi aspettavano 8 ore di cosa? Non certo di una giornata lavorativa e pertanto neanche una pausa pranzo… Balbettai un “si”, ma non ero sicura di essere preparata all’evento. Quasi in un lampo di lucidità, chiesi:
-Come mi devo vestire?
-Un minimo decoroso, quel che basta a coprirti per il tragitto che dobbiamo fare, i vestiti non ti serviranno a molto…
-Dov’è il posto?
-Ai castelli. Grottaferrata. C’è un’antica dimora storica, una specie di maniero semiabbandonato in custodia ad un mio conoscente, lo abbiamo adibito a “scannatoio” per gli utilizzi a noi più consoni. E’ provvisto di molte “sale”, da qui il nome all’evento, in ognuna delle quali si potrà beneficiare ( noi ) di un gioco da fare su di te. Oggi, che è la prima volta, utilizzeremo solo una sala… Devo vedere come ragirai.
La paura si fece più forte. La cosa che forse minimamente riusciva a consolarmi è che si parlava di “prossime volte”, il che mi dava una specie di garanzia che sarei rimasta viva più o meno, o quantomeno “riutilizzabile”.
Riagganciammo il telefono con l’appuntamento accordato per le 14 sotto casa mia. Indossai svogliatamente un vestitino, sapendo che il suo ruolo sarebbe terminato presto e male. Non mi truccai, se non con un pò di matita sotto gli occhi, la fica era ben depilata e il culo era pressochè guarito. Scesi puntuale e anche mia suocera arrivò in orario. Non la riconobbi subito perchè si presentò con una macchina a me sconosciuta. Una station wagon nera opaca, con i vetri neri, guidata da un individuo a me ignoto e che tale rimase. Mi sedetti dietro con Stefania che volutamente non me lo presentò. Mia suocera prese una benda nera e me la girò intorno alla testa.
-Che fai Stefania? Dissi
-E me lo chiedi anche? Tutto deve rimanere segreto, non puoi scoprire nulla, non puoi sapere dove ti portiamo, niente di niente.
Mi bendò come in un rapimento e solo allora la macchina partì. Ci dirigemmo verso la meta, in silenzio per tutto il tragitto. Stefania mi accarezzava la coscia sinistra, dal ginocchio a metà gamba, quasi per tranquillizzarmi, ma senza successo.
Dopo circa mezz’ora la macchina si fermò e con essa anche il mio cuore. Eravamo arrivati.
Sempre bendata scesi dall’auto sottobraccio a mia suocera che mi indicava dove mettere i piedi. Il terreno era sconnesso, era di sicuro un prato, erboso e non curato. Il cinguettio degli uccellini seppur forte e gioioso non mi rasserenava affatto. Una trentina di passi sotto al sole cocente quando all’improvviso sentii l’ombra sul mio corpo. Eravamo davanti al portone di legno massiccio, riconoscibile dal rumore che fece sotto i pugni dell’autista che lo percosse per annunciare il nostro arrivo. Cigolìo immancabile della porta tipo film horror, io non sapevo più neanche quale sentimento mi stesse invadendo. Avevo caldo e freddo allo stesso tempo, sudavo e tremavo, avevo fame e mi veniva da vomitare, quasi volevo piangere.
Entrammo nel maniero e l’ombra e il freddo aumentarono. Sebbene avessi una benda nera, riuscii a distinguere un buio più intenso e l’odore di umido arrivò alle mie narici. Riuscii a udire anche gocce, sempre di umidità, che cadevano per terra facendo eco, e qualcuna colpì anche me. Sembravano aghi gelati sulla mia pelle tesa.’Scendemmo delle grosse scale di cemento, non levigate, in senso orario. Non so quanto scalini fossero,’so solamente che contai 3 giri per ogni pianerottolo. I passi che rimbombavano fra quelle pareti umide e fredde erano sicuramente quelli dell’autista che era davanti a tutti, seguito da me e mia suocera e forse altri due dietro di noi.
Ci fermammo. Il rumore di una chiave di ferro dentro una porta di ferro, forse un cancelletto, una gabbia, non lo so… Altri scalini, più piccoli, più corti, unica rampa. Terminata quest’ultima scalinata riuscii a sentire mormorare, un brusio di gente, un vociare sottomesso, sembrava quasi di assistere ad una messa, anche l’odore era quello.
Mia suocera andò con la mano sul nodo della benda. Tirò e lasciò cadere il panno in terra lasciandomi finalmente libera di vedere.
Rimasi a bocca aperta. Non mi sarei mai immaginata di vedere quello’a’cui stavo assistendo.’La scena era disgustosa ed io’sarei stata la protagonista assoluta…
-Benvenuta mia cara! Disse mia suocera…

CONTINUA


…Chiusi la bocca solo per deglutire quel poco di saliva che mi era rimasta. Avevo infatti la gola secca per l’ansia e quello scenario di certo non contribuì a farmela passare.

Una folla di persone nude e incappucciate. Voltai lo sguardo da sinistra a destra per contare quante fossero. Tutti uomini, tutti nudi con il cazzo in mano,’con il volto coperto da una maschera nera, erano i miei boia’in quella stanza enorme, una sala di almeno 300 mq con soffitto altissimo, pareti di roccia e legno, buia con solo due enormi lampadari che però facevano ben poco, strumenti incomprensibili ad una prima occhiata, macchinari, utensili di ogni genere, mia suocera mi anticipò il conteggio
-Sono 49 tesoro. Tutti per te, sei contenta? Mi spiace che uno di loro ha avuto un contrattempo altrimenti sarenbero stati 50, conto paro! Ti accontenterai tesoro…?
Riaprii la bocca per respirare, mi venne il fiato corto e il terrore in faccia.
-Stefania… devo fare sesso con tutta questa gente…???
-No amore, saranno loro a fare sesso con te, tu sei solo un buco. Su tesoro, iniziamo. Togliti il vestito.
Neanche finì di dirlo che lo levò lei stessa, lasciandomi in mutande e reggiseno. Mi spinse verso la “folla” come un pezzo di carne in pasto a cani randagi e affamati. Inciampai e caddi a terra. Subito le loro mani su di me, mi toccarono e palparono tutto il corpo, levandomi reggiseno e slip, tentai una timidissima reazione già consapevole che non avrei potuto nulla contro 98 braccia, non avrei potuto esimermi da quella sorte libidinosa. Venni presa per i capelli e sbattuta schiena a terra, strillai, ma dei sonori schiaffoni in viso mi fecero dissuadere dal farlo.
-ZITTA TROIA! ORA CI DIVERTIAMO TUTTI, A TURNO!!! HAHAHAHAHAHAHAH!!!
E scoppiarono in una fragorosa risata degna dei più barbari orchi invasori e conquistatori.
Uno di loro mi aprì le gambe e le tirò su come fossi un agnello, le “diede” ad altri due che me le’tenevano aperte, una caviglia ciascuno. Diede un paio di sgrullate al suo pisello sbattendomelo sulla fica e strofinandolo sul mio monte di venere, depilato ma con un po di ricrescita che lo rendeva ruvido. Quando si rizzò per bene lo infilò in un solo colpo iniziando a pomparmi come un coniglio. Io cominciai a gemere e a bagnarmi,’in fin dei conti… stavo scopando, e quella scena di sottomissione era meno peggio di quel che credessi. Dietro il mio aguzzino iniziale, una fila di uomini in attesa del loro turno, vederli tutti per me mi stava facendo godere, la paura iniziale si trasformò in piacere, ero una vera troia pronta a tutto. Mentre mi stava fottendo non rimasi a guardare, presi in mano i cazzi di quegli uomini che mi tenevano le caviglie e iniziai a masturbarli, con forza, quasi mi appesi a loro per tirarmi su e prenderglieli in bocca. Ma mia suocera, che non era li solo come spettatrice, mi fermò
-Fermati troia! La bocca te la riempiamo per ultima…
D’istinto lasciai i cazzi per leccarmi le dita appena bagnate dalle loro cappelle vogliose, il sapore era quello che mi aspettavo, nessuno di loro aveva avuto la premura nei miei confronti di consegnarmi un pene lavato, ma anzi, furono piuttosto accorti a non provvedere ad un’accurata igiene chissà da quanti giorni prima…

Mi riattaccai a quei membri schifosi e duri e continuai a lavorare con le mani, intanto il mio primo boia stava per venire, aumentò il ritmo e prima di eiaculare guardò mia suocera che stava comunque seduta su una sedia imperiale di legno lavorato con un ventaglio in mano per sapere da lei, dove versare il suo nettare. Stefania quasi impassibile sentenziò quello che evidentemente’era già stato precedentemente comunicato:
-Come da accordi. Vienile dentro, dovete riempirla tutti quanti.’E’ un cesso, l’avete dimenticato?
Quelle parole,’quegli insulti,’quegli epiteti contro di me, a me rivolti, non fecero che accrescere la mia libidine, divenni parte attiva di quella gang bang, li volevo, volevo tutto di tutti e lo dissi, lo gridai!!!
-DAI, SPACCAMI, VIENIMI DENTRO INONDAMI COME UNA PUTTANA DAIIIIII!!!!!
L’uomo diede le ultime botte con una violenza inaudita, andai indietro con la schiena strisciandola sul ruvido pavimento e mi riempì della sua calda sborrata. Gli spazi aperti del cappuccio che indossava, occhi, naso, bocca, gli permetterono di sputarmi piu e piu volte in faccia durante l’atto. Ero un cesso, un buco da riempire, le loro palle da svuotare.
Subito dopo di lui toccò ad uno dei ragazzi che mi tenevano i piedi, li avevo eccitati facendogli una sega e difatti non durarono molto nessuno dei due. Poche botte e anche loro mi vennero dentro. Le gambe ormai me le spalancavo da sola e tutti poterono fare la fila senza altri compiti.
Arrivai al decimo cazzo in fica, c’era un laghetto di sborra proprio sotto di me, loro continuavano a fottermi uno per uno e una volta svuotati andavano a riprendere fiato ed energie in un angolo della stanza, sorseggiando chissà quale aperitivo di rinforzo.
Quindici, venti, venticinque scopate…” iniziavo a sentirmi’stanca, ma anche molto schifosa. Avevo la fica completamente arrossata, fradicia, slabbrata e larga. Uno di loro quando fini di riempirmi, tolse il cazzo e infilò le dita. Entrarono tutte e 5, mise la mano a cuneo e la roteava, se non fosse che l’altro dietro di lui recriminasse il suo turno, probabilmente avrebbe infilato tutta la mano. Ma il 26 esimo cazzo fremeva di montarmi, io lo accolsi come se fosse stato il primo, ero diventata una guinnes girl, volevo ridurmi ad una latrina e incitavo i miei amanti a colpirmi sempre più forte.
Trenta, trentacinque, quaranta…” eravamo quasi alla fine, ero completamente aperta e allagata. La fica non me la sentivo più, non sentivo più i cazzi che mi entravano, era lessa. L’ultimo uomo, trovò una galleria al posto della fregna. Rimaneva aperta anche quando non era penetrata, le labbra avevano quasi ceduto e la loro elasticità venne probabilmente compromessa. Mi dovette scopare con la mano. La infilò tutta, senza sforzo, con il pugno chiuso. Andava dentro e fuori e anche così non c’era molto attrito, a causa anche delle 48 sborrate che l’avevano resa viscosa. Riuscì a farmi sentire qualcosa infilandoci anche il cazzo… E quindi con la mano dentro di me, allargò le dita e si creò uno spazio dove inserire il suo pisello. A quel punto è come se si facesse una sega dentro la mia fica, riniziai a sentire qualcosa e a godere di nuovo.

Ultimò la sua performance così, anche lui mi schizzò in fica e si sporcò inevitabilmente la mano che era dentro. Quando la tirò fuori, colante, me la spalmò in bocca e mi fece sentire il sapore, anzi, tutti i sapori di coloro che mi avevano esploso dentro il loro liquido.
Senza neanche un minuto di pausa, ripresi la mia attività di puttana obbediente e, sotto ordine di mia suocera, mi misi a 4 zampe. Gli uomini per dominarmi si misero in fila, di schiena con il culo allargato davanti alla mia bocca aperta . Dovetti leccare il culo a tutti, bene il buco dentro, infilando a ciascuno una o piu dita, scavare e tenere dentro fino a nuovo ordine per poi sfilare e succhiarmele.

Il tempo per ciascun culo lo stabiliva mia suocera, ad alcuni riuscii ad infilare anche 4 dita grazie alle mie mani piccoline, e mi piaceva succhiare il risultato, i loro culi odorosi e sudati mi facevano sentire ancora piu cesso e mi invogliavano a leccare sempre piu dentro, sempre meglio, fino ad inserire tutta la lingua in ciascun foro.
Ero eccitata come una cagna e da li a poco, al termine del lavaggio anale, sarebbe toccato a me…

CONTINUA Dopo aver lavato il culo a tutti con la lingua, rimasi dunque in quella posizione, a 90′, o a pecorina se preferiamo, tutti gli uomini fecero il giro e nuovamente si misero in fila dietro di me per un altro giro in giostra.
Questa volta partecipò anche mia suocera, la quale si alzò dalla sedia in legno per venirsi a sedere sulla mia schiena, in basso verso i reni, cavalcandomi al contrario. Era lei che amministrava la giostra e dava istruzioni su come utilizzarmi, preparandomi il culo ad essere violato ripetutamente e brutalmente penetrato dai 49 partecipanti…

Iniziò col massaggiarmi le chiappe in senso rotatorio e a tirarle verso l’esterno, per aprire bene, per spanare… sentii che mi sputò sull’ano centrandolo perfettamente e subito inserì un dito, poi due, li girava e li spingeva
-Ancora sei strettina Laura… fra qualche ora non avrai piu un culo, dì addio a questo salvadanaio dopo che i nostri amici avranno finito avrai una caverna…
Ebbi una sorta di eccitante paura… vibravo e ansimavo, non ero mai completamente pronta.
Quando Stefania tolse le dita capii che ero pronta a prendere il mio primo cazzo, il secondo in culo di tutta la mia vita.
Sentii perfettamente la cappella del primo membro entrare di netto, poi un blocco, ero veramente stretta e non si riusciva a infilare piu di tanto. Gridai di dolore, ma il mio boia continuava a spingere, incurante dei miei strilli e delle mie suppliche. Mia suocera si tolse il foulard dal collo e me lo girò in bocca legandolo stretto dietro la nuca, per farmelo stringere con i denti e cercare di attenuare la sofferenza. Inutilmente.
Contestualmente teneva aperte le chiappe fortissimo, sembrava volesse strapparmele dal bacino e sputava sul buco appena riempito dal primo aguzzino.
Con non poca fatica e moltissimo dolore, il pisello entrò tutto…mi sentii quasi venir meno, ma quando iniziò a pomparmi, a fare su e giu, dentro e fuori con un ritmo estenuante e macabro, accompagnato da schiaffi sul sedere, insulti di ogni tipo, io mi eccitai e il dolore divenne quasi piacere. La fica si bagnò e iniziai a godere, accompagnavo la penetrazione muovendo anche io il culo a contrasto con le spinte del boia, mia suocera trovò inutile continuare a tenermi il foulard in bocca e infatti lo slacciò, lasciandomi libera di gridare e sbavare come una lurida troia.

Di contro pensò bene di sollevarsi per un attimo dalla mia schiena per pisciarmi addosso mentre mi inculavano. Il getto caldo della sua pipi mi bagnò i reni e il buco aperto che per far entrare meglio il liquido venne momentaneamente liberato dal pisello dell’uomo. Con lo stesso foulard per il quale avevo secche le fauci, mi venne asciugata la schiena dalla sua pisciata copiosa, il panno ben impregnato tornò nella mia bocca e venni obbligata a tenerlo fra i denti e a succhiarlo finchè non fosse divenuto asciutto.

Mentre succhiavo e ricevevo schiaffi, pizzichi e graffi, il primo uomo finì di usarmi completando l’operazione nel mio culo. Me lo aveva allagato del suo seme e sentivo un gran caldo dentro. Non feci in tempo a stringere lo sfintere che come una furia arrivò il secondo pisello. Nonostante fossi più aperta di prima, mi accorsi nettamente della maggiore larghezza di quel membro. Si, era evidentemente più grande e largo e non mi sbagliai affatto. Girandomi per un attimo infatti vidi che il mio secondo master era un uomo di colore, uno stupendo negro dal cazzo d’ ebano, sia di dimensioni che di durezza. Lo accolsi con un grido di sofferenza, al quale seguì una tirata di capelli da parte di mia suocera che mi redarguì da quel lamento

-Che cazzo strilli puttana? Non mi dire che ti fa male ah! Sei un cesso sfondato, ti ridurremo il culo ad un foro osceno, vedrai…

E nel finire la frase attuò subito la promessa appena fatta, inserendo per ciascuna mano due dita. Le sentii perfettamente, erano medio e anulare della mano destra e altrettante della sinistra. Non avevo nessun cazzo dentro in quel preciso istante, ma mia suocera si premurò bene di allargarmi il culo come se stesse aprendo le porte scorrevoli di un salone in festa e contestualmente diede l’ordine di entrare al negro…

-Vai, sfondala!

Quel pisello duro entrò come un treno in un tunnel, avevo un bastone a forma di cazzo più le 4 dita di mia suocera dentro l’ano, era sicuramente un’apertura che non mi sarei aspettata già dal secondo ospite, il mio buco si adattò ben presto e lo sfintere rispose bene a quelle penetrazioni forzate. Tutta l’inculata del negro venne consumata con le dita di Stefania come contorno; a sborrata avvenuta e conseguente arrivo del terzo concorrente, mia suocera “aggiunse” tanto per gradire, altre due dita. Toccò agli indici questa volta sublimarsi della mia cavità rossa fuoco, sfondata e allentata da quelle verghe impazzite e affamate. Il terzo cazzo mi iniziò a piacere ancor più degli altri… come per le altre esperienze estreme dovetti carburare un pò prima di rilassarmi e godermi il mio momento, ero l’attrice principale di quello scenario da incubo e dovevo in qualche modo trarne vantaggio, lussuria, piacere… Un piacere che veniva dal dolore, dalla sottomissione, dall’impotenza di ribellarmi fisicamente e mentalmente e più passavano le ore e più il mio corpo e la mia dignità si allontanavano da quelli che poco prima erano stato un corpo e un’anima rispettabili.

Venivo inculata come una bambola gonfiabile, senza rispetto alcuno delle mie sofferenze e senza alcun ascolto per le mie richieste di fare pausa… solo per un pò…
Dovetti cedere alle suppliche quando capii che ad ogni mia seppur piccola lamentela, Stefania rincarava la dose aggiungendo ulteriori umiliazioni e punizioni. E fu così che al mio invito fra le lacrime…:

-Piano, vi prego fate piu piano…

Stefania si divertì con i miei capezzoli cingendomeli strettissimi con delle fascette di plastica. Una volta fatto il cappio e serrate fino a che il capezzolo divenne viola scuro, iniziò a bucarmeli con una spilla da sarta, punzecchiando velocemente con la mano come se lanciasse una freccetta su un bersaglio. Io strillai come un’aquila, iniziarono a tremarmi le braccia sulle quali facevo forza per tenermi in quella posizione. Stefania rise e per non correre il rischio che io rovinassi in terra, mi legò strette alle braccia due assi di legno dalle ascelle al palmo per tenermi dritta, tesa, come si fa con una pianta che tende a strocersi da un lato.
-Ti piace eh? Lauretta puttanella, così oltre che un cesso assomigli anche ad un vegetale, un fiore appassito… E i fiori vanno annaffiati, lo sai?

Nel dirlo si alzò dinnanzi a me e nuovamente con le mutande abbassate e la fica puzzolente aperta mi urinò in testa, in faccia, stando molto attenta a lavarmi bene tutto il viso.
Mi sentii crocifissa e pensai quanto ancora sarebbe durata quella tortura. Avevo perso il conto degli uomini.

Il 15 esimo ebbe l’onore di infilare il suo uccello insieme alle 8 dita di mia suocera, che era appunto riuscita a sbragarmi ulteriormente facendo forza anche con gli indici.
E dunque 4 dita per mano aprivano il portone e lasciavano entrare il momentaneo padrone di casa.
A quel punto mia suocera ebbe un’idea… si spostò e fece venire un altro uomo che prese posizione e insieme a chi già stava dentro, mi penetrò anche lui. Spinse con tutta la forza a cui seguì un mio grido che rimbombò per tutta la sala quasi a fare eco, mi incularono contemporaneamente due uomini, inizialmente uno stava fermo e pompava solo l’altro fin quando l’ano non si allargò ulteriormente e poterono entrambi ritmare una penetrazione alternata o anche spingere insieme nel mio foro sbragato. Stavo godendo come una lurida mignotta da marciapiede, avevo fato l’abitudine a quel dolore che si era trasformato finalmente solo in puro piacere e strillavo di godimento

-Ti piace ah puttana di merda? T’abbiamo rotto il culo!

-Si, godo come una troia continuate a sfondare vi prego siiiiiiiiiii!!!

E visto che ormai potevo ospitare due cazzi insieme, i successivi boia vennero ad incularmi in coppia, quando entrava il primo neanche lo sentivo più ormai, sguisciava nel foro spanato come se mi stesse entrando in fica, il secondo cazzo lo sentivo… come se fosse uno solo, come un classico rapporto anale in cui il bordo si può ulteriormente allargare…

E andammo avanti in quel modo, con me sempre più sfondata e stanca, i rapporti a quel punto divennero la metà, dei 30 ragazzi rimasti mi montarono 15 volte ovviamente e tutti mi sborrarono nel culo. Mentre gli ultimi 2 si affannavano a dilaniarmi, vidi mia suocera prendere un contenitore grande trasparente, forse di vetro, grande come un’insalatiera e lo poggiò in terra, accanto a me. A rapporto finito e riempita ancora di altre schizzate, mi riversai distrutta su un fianco con Stefania che mi teneva strette le chiappe come per chiuderle. Mi andò a levare le assi che avevo legate alle braccia, mi liberò i capezzoli e lasciandomi in quella posizione mi fece lavare con la piscia da tutti quanti, come se fossi un fuoco da spegnere. Quando ero completamente fradicia, gli uomini e mia suocera continuarono a pisciare nella bacinella riempendola per più della metà. Avevo il fiato corto e vedere quel liquido giallo e caldo muoversi nel contenitore mi faceva già pensare a cosa avrei dovuto subire. Ma non del tutto.

Infatti mia suocera mi prese per un braccio e mi fece mettere quasi seduta sulla bacinella, come se dovessi pisciarci dentro anche io

-Laura non ti scappa la pipì? Piscia anche tu e scarica dal culo tutta la sborra che hai, avanti!!!

Rilassai lo sfintere e la sborra scese copiosa dentro la pipi. Non sforzai nulla e quando lo feci, scese anche la mia piscia contribuendo a riempire quel cocktail odoroso. Ci fu anche chi preferì scaricarmela diversamente, infatti mentre mi liberavo il culo e la vescica, un boia venne a prendermi per i capelli tirandomi su il viso facendomi spalancare la bocca. Pisciò e sputò nelle mie labbra riempendomi completamente e obbligandomi ad ingoiare. Poi con il cazzo moscio e scappellato mi spalmo tutta la sua sporcizia sul viso, ormai ero veramente una tazza del cesso e non più una donna…

CONTINUA

9
4

Leave a Reply