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Racconti Erotici Lesbo

Roberta, l’amica di mia figlia

By 22 Maggio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Conobbi Roberta verso la fine dello scorso Settembre, periodo in cui cominciò a frequentare casa nostra. Era la nuova compagna di scuola e di studi di mia figlia Maddalena. La sua famiglia si era trasferita di recente a Milano da Roma. Frequentavano l’ultimo anno del classico e dovevano preparare nel migliore dei modi la maturità. Veniva a studiare da mia figlia molto spesso, quasi tutti i pomeriggi. Suonava il campanello, le aprivo, entrava mi salutava con cortesia, scambiavamo due battute, poi raggiungeva mia figlia nella sua cameretta e li rimanevano rinchiuse per ore.
Indubbiamente una bella ragazza, un fisico perfetto, alta capelli lunghi biondi, un sorriso dolce, occhi verdi, un bel seno, più che romana sembrava scandinava, 18 anni, ma ne dimostrava qualcuno in più . Maddalena, mia figlia, non &egrave da meno ma ha caratteristiche decisamente mediterranee, occhi e capelli scuri, pelle olivastra, comunque anche lei una gran bella ragazza. L’intesa tra di loro era perfetta e questo mi procurava molta gioia perché, Maddalena, a causa del suo carattere un po’ difficile, prima di Roberta, non era riuscita a mantenere un rapporto di amicizia stabile e duraturo con le compagne. Lunatica, presuntuosa e irascibile l’una dolce paziente e comprensiva l’altra, insomma una complementarità che rendeva la loro amicizia molto solida. La famiglia di Roberta abitava nell’immediata periferia est della città a circa 3 km di distanza dalla nostra abitazione, una zona ben servita dai mezzi pubblici, che Roberta utilizzava per venire da mia figlia. La sera, visto che finivano di studiare verso l’ora di cena, si faceva venire a prendere da uno dei genitori, a quell’ora poteva essere rischioso viaggiare da sola, penso comunque che lei sia una in grado di difendersi e di affrontare con sicurezza ogni evenienza, anche la più malcapitata. Talvolta, verso la metà del pomeriggio le vado a trovare per portare loro qualcosa da mangiare, busso alla porta, mi invitano ad entrare e, alla vista delle prelibatezze che gli porto, mi accolgono con atteggiamenti molto in uso negli adolescenti della loro età, quasi fossi una loro coetanea, rimango con loro giusto il tempo di questa breve pausa e ho modo di confermare quanto siano veramente affiatate, una inizia una frase spiritosa e l’altra fa la battuta finale e poi giù a ridere di gusto. Torno da basso, in cucina e mi sento serena. Si l’arrivo di Roberta ha reso mia figlia più felice e di conseguenza anche me. L’altro giorno &egrave arrivata come al solito verso le 14.00, Maddalena era andata a salutare la nonna nel giorno del suo 76′ compleanno. Così ho aspettato in compagnia di Roberta che Maddalena tornasse, era l’occasione di chiacchierare un po’ di più con le e di conoscerla meglio. Roberta mi dava del Lei, io l’ ho invitata più volte a darmi del tu, lei l’ha fatto anche se era evidente che non le veniva naturale. Spesso ricadeva nel Lei. Ho comunque apprezzato il suo sforzo, un indubbio gesto di cortesia. Parlammo a lungo, mi confidò di essersi ben ambientata a Milano, e che anche i suoi genitori si trovavano bene. Con le compagne di scuola si era integrata in fretta e in particolar modo con Maddalena che per lei era diventata in poco tempo l’amica del cuore. Era bello parlare con lei, emanava un fascino e un carisma irresistibili, il suo modo pacato e sereno di argomentare era contagioso, mi sentivo così a mio agio che non riuscii a trattenermi dall’esprimere il desiderio che Maddalena tardasse il più possibile il suo rientro. Ci fu un attimo di silenzio che a me parve interminabile. Ci siamo guardate negli occhi, non so cosa mi prese ma improvvisamente il mio battito cominciò ad aumentare e un irrefrenabile rossore raggiunse le mie guance. Roberta fu brava a risolvere con sobrietà la situazione, disse che era meglio che Maddalena arrivasse al più presto perché dovevano preparare il compito in classe di greco del giorno successivo. E proprio in quel momento arrivò Maddalena, come se l’avesse sentita, ci salutò baciandoci e abbracciandoci, poi prese Roberta per mano e la portò in camera sua. Rimasi un’ attimo silenziosa pensando a quanto era accaduto. Nella mia mente si affollavano pensieri di ogni tipo, cosa mi sta succedendo, non mi era mai capitato di essere così attratta da una persona del mio stesso sesso e per lo più così giovane, stessa età di mia figlia. Ero confusa, avevo assolutamente bisogno di capire. E l’occasione si presentò molto presto, la sera stessa. Verso le 19.30, Maddalena mi chiese se potevo accompagnare Roberta a casa perché i suoi genitori erano partiti per un week end in montagna.
Presi la macchina e feci accomodare Roberta al mio fianco e mi diressi verso casa sua. Durante il tragitto parlammo dello studio le chiesi se si sentivano pronte per il compito di greco, lei mi disse che avevano studiato con serietà e che erano pronte. Dopo poco più di dieci minuti arriviamo davanti a casa sua. Sosto col motore acceso, e mi accingo a salutarla con un bacio, quando lei mi invita a salire per un aperitivo. Vista l’ora, oppongo una debole resistenza, alla fine accetto ma tengo a precisare: ‘Roberta solo cinque minuti, Maddalena mi aspetta per cena’, ‘va bene Teresa, solo cinque minuti’. Entriamo in casa, mi accomodo in sala, e lei va a preparare da bere. Ho modo di apprezzare la casa, veramente bella, arredata con gusto. ‘Mi raccomando, analcolico’, dico alzando un po’ il tono di voce affinché mi possa sentire, ‘Ok Terry, fidati, non ho intenzione di avvelenarti’. E’ la prima volta che mi chiama Terry, quel diminutivo pronunciato con tanta dolcezza, ha la forza di accendere a mille il mio apparato cardiocircolatorio. Torna con gli aperitivi, percepisce il mio turbamento, posa il vassoio sul tavolino e viene a sedersi al mio fianco. Non so cosa fare sono confusa vorrei fuggire, la sua vicinanza aumenta il mio stato di agitazione. Roberta, con assoluta calma ma con altrettanta determinazione avvicina le labbra al mio orecchio sinistro e con voce calda e suadente mi sussurra ‘hai voglia di me’. vero piccola? Ti piace l’amichetta di tua figlia? ‘ E intanto inizia a mordicchiarmi il lobo dell’orecchio e stantuffandomi la lingua nella tromba di Eustacchio, me la scopa. il timpano, inumidito dalla saliva, sembra abbia avuto un orgasmo. La mia eccitazione &egrave al massimo, sento i brividi lungo la schiena, sento gli umori colare, le mutande inumidirsi. Il respiro diventa affannoso, mi gira la testa. Lei continua a parlarmi, ma gradualmente il suo tono di voce cambia, le richieste sensualmente sussurrate si trasformano in imposizioni scandite con forza: ‘La vuoi scopare vero? ‘e allora dimmelo!!… Vuoi essere la sua puttana? ..forza dimmelo!! voglio sentirtelo dire’ puttana! Sei una gran fica’tesoro, sei la mia fica” Non capivo più niente, quel suo modo di fare mi stava sconvolgendo, mai avrei immaginato che Roberta potesse essere così perversa, cosi abile, così decisa. Mi sentivo assolutamente in sua balia, avrei fatto qualsiasi cosa mi avesse chiesto, si ero sua. Un primo orgasmo mi scoppio violentemente tra il pube ed il cervello, al punto che le gridai:’ Siiii.. sto godendo.. cazzo, mi fai impazzire’ sono tua, tesoro’ sii..sono solo tua’
Un altro orgasmo violento mi raggiunse come un onda oceanica, ero esausta e felice, ma il gioco doveva ancora cominciare.

Fine primo episodio, continua’
Roberta stacca il wireless dalla base me lo porge e con tono deciso mi dice: ‘ Chiama Maddalena, dille di non aspettarti per cena’ il perché lo sai tu.. inventati qualcosa, la fantasia non ti manca..’ Prendo il portatile, ho una piccola esitazione, sono assalita da un improvviso e strano senso di colpa, forse &egrave meglio che torni a casa. Lei intuisce, si avvicina, posa un delicatissimo bacio sulle mie labbra, un bacio sfiorato. Poi di scatto tira fuori la lingua e inizia un percorso rovente, mi lecca le labbra scende sul collo, risale al mento e con la punta della lingua mi picchietta la fossetta poi lo succhia come fosse un capezzolo, non sazia, con una leccata calda e umida percorre avidamente la mia mascella, fino a raggiungere l’ orecchio destro deliziandolo dello stesso trattamento che poc’anzi aveva riservato al sinistro. Torno a non capire più nulla, le gambe mi cedono, lei mi avvolge in un tenero abbraccio e mi adagia supina sul divano. Ora &egrave sopra di me.. mi ripete con decisione ‘Chiama Maddalena’ sbrigati!!’
Mentre compongo il numero la mia mente &egrave intenta a trovare una giustificazione. Ecco, &egrave successo che appena arrivate alla casa di Roberta la macchina si &egrave spenta e non ne vuole sapere di rimettersi in moto. Roberta mi fa compagnia in attesa che arrivi il carro attrezzi. Mi sembra convincente, come d’incanto mi calmo.
‘ Ok mamma, non ti preoccupare, ci vediamo più tardi, ma’ stai bene? Ti sento strana, c’&egrave qualcosa che non và? Cos’&egrave successo? Un incidente? Oh Dio mio.. ti prego mamma dimmi la verità!’ ‘No tesoro, tutto bene, te l’ho detto cos’&egrave successo, non ti preoccupare, sono solo un po’ innervosita da questo contrattempo e mi spiace che tu debba cenare da sola, tutto qui. Comunque ti ripeto, sto bene.. un bacio a dopo.’ ‘ A dopo mamma, ti voglio bene’, ‘Anch’io tesoro, tanto..’ Una telefonata fradicia di tensione come fradicia era la mia fica. Mentre parlavo con mia figlia, Roberta, abile di mani e sensuale di bocca, mi aveva spogliata. Nuda, tremante per l’eccitazione, riuscivo a reggere il portatile vicino all’orecchio sinistro e la conversazione. Con molta più fatica invece mi riusciva di soffocare nella gola i gemiti di piacere che Roberta mi provocava. Si stavo bene, anzi benissimo e appena chiusa la comunicazione, liberai un urlo, uno tsunami di piacere, sonora evidenza dell’ennesimo orgasmo che quella furia scatenata mi aveva regalato. Roberta aveva fatto conoscere alla sua esperta lingua ogni centimetro quadrato del mio corpo, soffermandola più a lungo nella zona del pube, dove aveva intrapreso un acceso dialogo con la mia fica. Alternava grandi leccate a ritmo lento e costante con penetrazioni veloci e di varia profondità. Come variante al tema, con la punta del naso infilata in mezzo alle mie gonfie labbra risaliva a mò di spartiacque fino a che trovava la mia pulsante clitoride, l’avvolgeva nelle labbra e me la succhiava, in pratica, un inebriante pompino, io alzavo il pube per permetterle di accedere fino alla base della clitoride, ‘Siii, ti stò venendo in bocca!!!’ ‘Prendimi tutta, tesoro sono tua!!’. Contemporaneamente le sue esperte mani tormentavano i miei capezzoli. Li Pizzicava, li tirava, provocandomi anche dolore, ma appena lo percepiva, cominciava ad accarezzarli dolcemente con i polpastrelli del pollice e dell’indice. Erano così turgidi che sembravano chiodi roventi. Ogni tanto staccava la bocca dalla mia fica per rifiatare, ma soprattutto per gustarsi il succoso nettare di cui il suo viso e la mia fica erano pregni, approfittava anche per dirmi frasi volgari, che altro non facevano che aumentare il grado della mia eccitazione. Ai suoi volgari inviti io, stupendomi sempre più, rispondevo con altrettanta volgarità.
‘ Stai godendo troia?’ ‘Sii, solo tu mi fai godere così, sono la tua puttana’ ‘Dimostramelo! Cosa fa la puttana per la sua padrona?’ ‘Tutto quello che vuoi, sono tua! Chiedimi quello che vuoi!’ ‘Cagna devi far godere la tua padrona!!’ ‘Si voglio farti godere, la tua cagna ti vuole fare godere’ ‘Leccami il culo cagna, Lick my ass,
troia’ ‘Sii, voglio leccarti il culo, voglio farti godere.. tesoro’ ‘Eccolo leccalo!!’ Roberta portò il suo culo a contatto della mia faccia, schiacciandomelo un po’ sul naso. Con le mani le ho allargato le natiche affinché il suo orifizio fosse più facilmente raggiungibile, a quel punto ho cominciato a stantuffarvi dentro la mia lingua con ritmo forsennato. Roberta non capiva più niente, si dimenava, mi insultava, gemeva, fino ad esplodere in un fragoroso orgasmo. Si &egrave girata e con foga si &egrave buttata sulla mia bocca. Aveva conservato il mio nettare e ora ce lo condividevamo. Ci siamo baciate a lungo esplorandoci le rispettive cavità, il sapore di quel bacio era inebriante. Dopo una decina di minuti ci siamo staccate e siamo rimaste abbracciate teneramente. Con voce dolce e commossa Roberta mi ha sussurrato: ‘Tesoro &egrave stato bellissimo, ho goduto come mai prima d’ora’ Le ho preso la mano l’ho avvicinata alla mia guancia come per accarezzarmi, e gliel’ho baciata, sussurrandole un soffice: ‘ Grazie.’ Davanti ai miei occhi ritrovavo, la dolce ed educata amica di mia figlia. Avvertivo chiaramente la sensazione che non avrei più potuto fare a meno di lei.

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