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Racconti di DominazioneRacconti Erotici Lesbo

Senza Pietà cap. 1

By 29 Dicembre 2021No Comments

Sydney sentì la puntura della zanzara nella delicata piega delle natiche, in cima alla coscia, dove questa terminava e cominciava il suo splendido culetto. Imprecò sottovoce, ma non si mosse, non poteva segnalare la sua posizione.
Era distesa, a pancia in giù, su un terrazzo, di un basso magazzino, della zona industriale abbandonata, dietro la stazione della metropolitana, una zona periferica e malfamata. Le zanzare la stavano tormentando da mezz’ora, da quando era lì.
Un’ora prima era arrivata una segnalazione abbastanza credibile. Nel piazzale, sotto di lei, che, ora, stava osservando, agiva una gang di sole donne che spacciava cocaina.
Era buio e un paio di lampioni illuminavano malamente il piazzale sottostante.
Il suo capo l’aveva chiamata e le aveva ordinato di intervenire. Lei si trovava insieme alla nuova collega, una splendida bionda di nome Sarah, e stavano andando in un locale a rilassarsi, mangiare e bere qualcosa. Erano in borghese, era estate e faceva caldo, e le due giovani poliziotte erano vestite, qualcuno avrebbe potuto dire poco vestite, come due ragazze qualunque.
Sydney portava una giacca di jeans per nascondere la pistola, per il resto indossava solo shorts di jeans succinti e sopra una maglietta nera leggera e scollata. Ai piedi, stivaletti bassi. Mentre le gambe, belle e abbronzate, erano nude. Un invito a nozze per le zanzare.
Non era certamente la mise più indicata per un’operazione di quel tipo. Si era vestita in quel modo per sedurre la nuova e bella collega. Sarah, bionda e affascinante, capelli lunghi ed ondulati, un corpo da pantera e un viso d’angelo. Sydney se la voleva portare a letto, quella sera, quando la guardava si sentiva ribollire, anche se ancora non aveva capito se fosse lesbica, etero o bisex. Beh, l’avrebbe scoperto…, ma non quella sera. Sydney pensava a Sarah, non aveva altro da fare, oltre che osservare quel desolato piazzale. Anche Sarah si era vestita in modo provocante, ma era più elegante di lei, tacchi, gonnellina e camicetta e un bel trucco leggero, ma che dava una luce intensa a quel bel visino. Chi sa come se la sarebbe cavata con quei tacchi si chiedeva Sydney.
Sydney era a capo di una pattuglia che, oltre a Sarah, comprendeva anche Ziva. La chiamò immediatamente e le ordinò di venire a dare una mano. Se le informazioni erano giuste la gang era fatta da tre donne ed era meglio pareggiare il conto.
Ziva era una sicurezza, tosta e decisa, con un fisico eccezionale, muscoli e nervi ben distribuiti in un corpo succulento e statuario, mora, il viso duro e un seno fantastico, capelli neri. Se vestita da poliziotta incuteva timore, viceversa se indossava, e a volte le succedeva, capi femminili, diventava una ragazza leggiadra.
Sarah, era dentro un magazzino, sul lato opposto del piazzale e osservava da una finestra chiusa da quattro tavole, Ziva invece si era nascosta tra due cassonetti all’ingresso del piazzale. La puzza la stava soffocando, ma quello era il posto giusto. Tutte e tre erano immobili, in attesa.

Arrivarono in moto. Nonostante il caldo indossavano tutte e tre stivaletti e pantaloni di pelle, neri e sopra dei giubbotti anch’essi di pelle nera, il casco in testa. Si vedeva male, ma Sydney avrebbe giurato che sotto il giubbotto avessero solo un reggiseno, anch’esso di pelle. Era la loro divisa. Volevano apparire sexy e aggressive, dominanti.
Fecero un giro del piazzale, rombando e squarciando l’oscurità con i fari delle moto, poi portarono le moto in uno dei magazzini, quello dove stava Sarah, e ritornarono, in due, nel piazzale. Non indossavano più i giubbotti e neanche i caschi, la terza era rimasta dentro, probabilmente la droga era lì.
Una era piccola e magra, ma il reggiseno conteneva due belle pere, si muoveva agile e rapida. Doveva avere sui venticinque anni, un visetto pallido da troia reso ancora più evidente dal trucco dark, occhi truccatissimi di nero e una boccuccia imbronciata da viziosa e grande pompinara. Un bel caschetto di capelli corvini la facevano apparire ancora più dark. L’altra era una bionda molto più grande di età, forse sui quaranta, ma molto ben tenuta, formosa e con due tette belle grosse, sembrava una gran puttanona, un po’ volgare, ma sicuramente aveva non pochi ammiratori. Erano dure e grintose, ma belle. La moretta sembrava la capa, era la più giovane, era donna, ma appariva sicura e decisa, sembrava non avesse paura di niente, il suo sguardo saettava da una parte e dall’altra del piazzale. Era decisa, incuteva timore.
I primi clienti iniziarono ad arrivare, a piedi, alcuni strascicando i piedi, altri più sicuri. Il cancello era semichiuso, le moto potevano passare, ma una macchina no e comunque doveva essere quella la modalità che avevano imposto: a piedi e uno alla volta.
Sydney attese, non dovevano essersi accorte di Sarah altrimenti non sarebbero rimaste lì. Scattò un bel po’ di foto, li vide contrattare, pagare e incassare, ma non vide mai bustine di droga. I clienti dopo che pagavano andavano dentro il magazzino, uno solo alla volta, e quando uscivano si allontanavano rapidamente con niente in mano. Era ora di intervenire.
Sydney si sollevò in piedi sul terrazzo e gridò – fermi, polizia! – Poi saltò nel piazzale con grazia. Era un salto di più di due metri, ma Sydney atterrò sul selciato come una ballerina rimanendo in piedi e la pistola puntata.
I clienti si dileguarono in un attimo, le due delinquenti scattarono verso il magazzino per prendere le loro moto, ma si trovarono davanti Samantha, mentre Ziva lasciava passare l’ultimo spaventato cliente e poi chiudeva il cancello, da lì, almeno in moto, non sarebbe uscito nessuno.
Sydney era castana, con i capelli lunghi alle spalle, ma quando operava, come in quella circostanza, li raccoglieva a coda di cavallo con un elastico. Era atletica, ogni mattina faceva un’ora di corsa e un po’ di sollevamento pesi. Un bel corpo sotto il quale guizzavano muscoli duri e scattanti. Sydney aveva appena festeggiato il trentesimo compleanno ed era in gran forma.
– Arrendetevi troie – gridò puntando la pistola.
Le due spacciatrici ebbero un attimo di sorpresa e smarrimento. Fu la bionda a rispondere ed era arrabbiata. – Cagna di una poliziotta, figlia di una scrofa, spara! Forza! Senza quella pistola non sei un cazzo! – La bionda l’aggredì scattando in avanti, doveva essere fatta o pazza, Sydney fu tentata di piazzarle una pallottola in mezzo agli occhi, fu un attimo e poi si rilassò, non poteva sparare ad una donna disarmata, fosse pure, e lo era, una grandissima delinquente.
– Va bene vacca, vuoi fare a pugni… vieni avanti. –
Si rivolse alle sue colleghe. – Niente armi ragazze. – Intanto si chiedeva dove fosse la terza.
La terza era nel mondo dei sogni. Sarah si era levata le scarpe, i tacchi proprio non andavano bene per fare a botte e poi facevano rumore. Quando aveva sentito Sydney gridare era scattata avanti scalza e silenziosa nel buio, pregando di non inciampare da qualche parte e, con il manganello in pugno, aveva colpito in testa la criminale che stava avanzando verso la porta del magazzino per dare una mano alle altre due.

Il pugno, tremendo, le arrivò proprio sulla pancia, all’altezza delle ovaie, Sydney sentì la bile risalirle in gola e un male tremendo.
– Uuuhhh. Troia! – urlò Sydney, ma era un grido soffocato, il colpo l’aveva lasciata senza fiato e il dolore era assurdo. Solo in quel momento si era accorta che, quella maledetta bionda, indossava dei guanti di cuoio senza dita e borchiati con spuntoni di metallo e polsiere simili. Probabilmente era così anche per le altre e lei non aveva estratto neanche il manganello. L’aveva sorpresa continuando ad avanzare veloce verso di lei come una folle mentre lei metteva via la pistola. Sydney fece di tutto per non piegarsi, l’avrebbe colpita in pieno volto. Era proprio quella l’intenzione della bionda che passò rapidamente alla soluzione B, con un calcio preciso e potente, di punta, sulla fica della poliziotta. -Ahgrrraaa. – Il dolore fu così intenso che Sydney sentì che stava per perdere i sensi, cercò di rimanere in piedi, il volto pietrificato, le gambe molli, le lacrime agli occhi.
La bionda era una furia, colpì ancora, di rovescio, con il braccio, il colpo era diretto al volto, voleva sfregiarla, ma Sydney, più per riflesso che consapevolmente, riuscì a schivarlo tirandosi indietro. Il colpo finì sulle tette, gli aculei della polsiera si conficcarono sul seno, lacerarono la maglietta e lasciarono strisce vermiglie sulle morbide carni. Sydney era molto sensibile lì. L’urlo lacerò l’aria della notte. Sydney muggiva e ringhiava, ma non riusciva a reagire era in balia della bionda che ghignava soddisfatta assaporando la vittoria.
La bionda vide il trionfo a portata di mano e si avventò sull’avversaria spingendola a terra e affondando i denti sul seno della poliziotta. – Ahhhhh. Noooo. Bastaaa. Mi ammazziiii. –
– Siiii cagna! Proprio quello che voglio… cagna, voglio ucciderti. –
Rotolarono a terra, Sydney cercava di sfuggire alla presa, ma la bionda non la mollava, teneva le mani sui polsi della poliziotta e i suoi denti conficcati sul seno. Le stava lacerando un capezzolo e continuava a stringere, gliel’avrebbe staccato. Sydney non riusciva a reagire, desiderava morire o almeno svenire. – Ti pregooo! Me lo stai staccando! – La bionda continuava a mordere.
Fu Sarah a salvarla. Il colpo che diede nel fianco della bionda era forte e si fece sentire, ma purtroppo dato a piede nudo, non provocò grandi danni, però costrinse la bionda ad aprire la bocca per urlare e prendere fiato, inoltre la fece scivolare di lato. Sydney era sfinita, ma quella era la sua ultima occasione per sottrarsi ad un tragico destino, disperata ne approfittò istantaneamente e fu sopra la bionda in un attimo.
Non voleva sentire più dolore e colpì con i pugni nelle parti molli, al seno prima di tutto, il pugno affondò nelle grosse tette del puttanone che muggì di dolore, poi nella pancia, sopra il pube, la bionda emise un urlo bestiale e cercò di reagire sollevando il busto, ma il nuovo pugno nel seno affondò nelle carne morbide e la rimise sdraiata. La bionda ululò belluinamente – uhuuu – e si sdraiò sul selciato sconfitta. Sarah le bloccò i polsi a terra mentre Sydney le strappava il reggiseno, le puppe della bionda esplosero, bianche come il latte e segnate di rosso e viola lì dove Sydney aveva colpito. Sydney non poté fare a meno di constatare che erano magnifiche. – Sei proprio una vacca da latte, a suo tempo di mungerò come una baldracca – le disse.
La bionda cercò di divincolarsi e Sydney artigliò i capezzoli Ziva e puntuti e li torse con irrefrenabile piacere facendola muggire disperata, quindi prese a schiaffeggiarla sul viso.
– Ti pregoooo, nooo, sul viso nooo, mi arrendooo. –
Sydney la tirò per le tette, affondando le unghie in quel delizioso mammellume, sollevandola da terra. La bionda ora non sorrideva più. Era paralizzata dal dolore e dalla paura. Riuscì appena a dire ancora – Mi arrendooo, non ne posso più. – Stava piangendo. Sarah, alle sue spalle, le tirò i polsi indietro strattonando e facendole ancora male e le mise le manette.
– Il divertimento è solo rinviato – le promise Sydney, – prima di domani mattina diventerai la mia cagna e striscerai ai miei piedi. –
La bionda non ebbe neanche la forza di rispondere, era rassegnata.
Sarah sorrise a Sydney, iniziava a adorare la sua capa.

Le due poliziotte si guardarono intorno, Ziva se la stava passando male. Sarah, per un attimo, rimase esterrefatta, la mora che pensava di aver messo KO era lì, sul terreno, e insieme all’altra mora, quella più piccola, stava incalzando Ziva.
Ziva subiva, ne aveva una davanti, la moretta, mentre l’altra era di dietro. Un calcio sulla schiena della morettona la fece urlare come una bestia – Uhuuuu – e la spinse in avanti verso la moretta che le affibbiò un pugno tra la fica e la pancia lasciandola senza fiato e quasi svenuta. Su quel calcio non ebbe neanche forza per urlare. Stava per cadere per terra, uno schiaffone si stampò sul suo viso e finì per rotolare sul selciato gemendo disperata e cercando di allontanarsi. Le gambe non la sostenevano, voleva urlare le pene e l’umiliazione che stava subendo, ma si sentirono solo mugugni disperati, cercò di trattenere lacrime e singhiozzi, ma non ci riuscì.

Sarah si avventò contro la mora, invece Sydney corse verso quella più piccola e le affibbiò, da dietro, un calcio tra le gambe. I pesanti stivaletti si fecero sentire sulla vulva penetrando e dilaniando la tenera fichetta.
La moretta si piegò in due rimanendo, stordita, ansimante, boccheggiava e stava per vomitare, ora era in balia della poliziotta che la colpì ancora, mentre era piegata. Un calcio formidabile, di collo pieno sul seno, piccolo, sodo e molto delicato. La moretta roteò gli occhi per il male lancinante, latrò come una cagna – agrrhh. – Ziva si rialzò da terra a fatica da terra, ma era molto arrabbiata, fu quello a darle la forza necessaria. Saltò addosso alla piccola teppista finita in ginocchio schiaffeggiandola senza pietà, trattando il viso della teppistella come un pungiball, dritto e rovescio. Il volto, gonfio, della delinquente andava da un lato e poi dall’altro. La moretta aveva appena la forza di emettere flebili lamenti. – Aahhh. Nooo… Bastaaa! – riuscì a gridare. Intervenne Sydney – mettile le manette, – si era rivolta a Ziva, – Con lei faremo i conti dopo. –
Ziva, prima di ammanettarla, le diede un pugno in pancia e sentì che la moretta si svuotava dell’aria con un grido soffocato.
Sydney si avvicinò alle altre due, qui la partita era ancora aperta. Sarah non ce l’aveva ancora fatta ad averla vinta sulla mora trentenne che aveva precedentemente randellato, chi sa come aveva fatto a rinvenire dopo la manganellata che le aveva dato in testa? Doveva avere la testa dura.
E non solo, aveva anche un corpo fantastico e un bel viso, per Sydney era la più bella di tutte, capelli neri ed ondulati, labbra carnose, occhi neri e splendenti, cosce lunghe e formose, un seno burroso da capogiro, ed era una dura, si stava battendo come una leonessa. Bisognava fermarla e la cosa migliore era farla finire per terra.
Sidney, si sdraiò quasi sull’asfalto facendo leva sul piede sinistro e colpì con il destro sprigionando una violenza bestiale, un calcio che falciò la mora colpendola alle caviglie e stendendola sull’asfalto, poi tutte e tre si avventarono su di lei, pugni e calci in ogni parte di quel corpo delizioso e fu tutto un dolore. Riuscì a malapena a ripararsi il viso con le mani, ma Ziva si avventò proprio sul suo volto e fu implacabile, molti dei suoi colpi andarono a segno.
– Vi prego… noooo… mi arrendoooo. – Ma le tre continuarono ad infierire arrabbiate e furiose, colpivano su cosce, seno, pancia, fica, viso, ovaie. La morettona non riusciva neanche ad urlare, solo suoni flebili e singhiozzi. Stava per svenire e forse era la cosa migliore.
– Basta! – gridò ancora Sydney, – avremo modo di divertirci con loro con calma, ora ammanettala e carichiamole sul furgone. –

Mentre Ziva guidava nella notte, sul retro del furgone Sydeny e Sarah iniziarono a interrogarle. Le delinquenti non parlavano, riuscirono a sapere a malapena i loro nomi. La più giovane che era anche fisicamente la più piccola si chiamava Sasha ed era la leader, un suo sguardo e le altre due ubbidivano. La bionda, la puttanona e la più vecchia si chiamava Julianne, la più bella e alta Bobbi. Erano una banda affiatata e solidale. Tre delinquenti belle e toste, che tremavano ancora per i colpi subiti e l’adrenalina che scorreva nei loro corpi, ma che si stavano rapidamente riprendendo e non erano per niente collaborative. Tacevano. Meglio, pensò Sydney, sarà più divertente domarle.
Sydney diede un indirizzo a Ziva, poi chiamò il suo capo – quella banda stanotte non si è fatta viva – disse e chiuse il collegamento prima che le troie capissero e iniziassero ad urlare e strepitare che volevano un avvocato, che gliel’avrebbero fatta pagare…
Sarah e Sydney misero loro delle ball gag in bocca. Ora le tre spacciatrici erano seriamente preoccupate e si domandavano chi erano quelle tre. Erano davvero delle poliziotte e cosa volevano da loro? Oltre all’ovvio e cioè arrestarle perché spacciavano.
Invece le poliziotte tranquillamente attesero l’arrivo, non ci volle molto per arrivare alla casa sicura.

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