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VISITA A DOMICILIO parte 3

By 24 Maggio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Rebecca continuava a rimanere in piedi, nella sua testa passavano veloci sensazioni di odio e vergogna. Sapeva che quella testarda di sua madre sarebbe andata fino in fondo. Capitava spesso che la madre le somministrasse clisteri, data la sua stitichezza, ma mai era successo davanti ad una amica!
Sara dal canto suo si sentiva quasi in colpa nei confronti dell’amica, ma in fondo in fondo dentro di lei si sentiva un po’ meglio pensando che quella fastidiosa pratica l’avrebbe subita anche Rebecca.
Cercò comunque di allentare la tensione.
– Mi dispiace Rebbi!
– – Non avrei mai creduto che’
Rebecca la interruppe.
– Non preoccuparti Sara, non è colpa tua.
– – Cerchiamo solo di non rallentare le cose, se non qua non si finisce più!

Detto questo iniziò a fare come le aveva detto la madre.
Mentre Sara continuava a stare seduta sul letto, completamente nuda e col sedere ancora sotto l’effetto anestetico del botulino, Rebecca iniziò a spogliarsi.
Mentre Sara veniva visitata lei aveva indossato una comoda tuta da tenere mentre stava in casa.
Abbassò i pantaloni fino a sfilarli dai piedi, rimanendo scoperta solo sotto. Sotto ai pantaloni indossava un perizoma in cotone blu scuro, che esaltava le forme del suo sedere magro e tonico.
Con fare deciso tolse anche quello rimanendo completamente nuda dalla vita in giù.

Sara notò subito, oltre alle bellissime forme dell’amica, che anche lei aveva le parti intime completamente glabre, sicuramente Carla obbligava anche la figlia a depilarsi.

Rebecca fece appena in tempo a sedersi di fianco all’amica che nella camera fece ritorno la madre.
Entrambe le ragazze rimasero impietrite dall’attrezzatura che aveva portato la donna. Ma per motivi differenti!

Sara rimase allibita da quest’asta alla quale erano attaccate queste due grandi sacche piene di liquido biancastro dalle quali pendevano due tubi che finivano in due cannule una diversa dall’altra.
La prima di colore verde ospedale, lunga una ventina di centimetri,terminava con un rigonfiamento con alcuni forellini laterali. Le seconda invece era più strana, più corta, ma con uno strano rigonfiamento all’apice, al quale era collegata una pompetta.
Ovviamente non immaginava ne quale le sarebbe spettata, ne quale fosse stata la peggio!

Rebecca invece le conosceva bene. Rimase attonita proprio alla vista della seconda. La detestava. Sua madre la usò con lei una sola volta, ma ancora se la ricordava bene. Quel rigonfiamento in cima era in gomma morbida e una volta inserito veniva gonfiato con una pompetta in maniera farlo restare all’interno. Quell’unica volta Rebecca non l’aveva dimenticata, soprattutto il momento del’inserimento, quando sua madre senza tanta premura le infilò la cannula nel suo stretto forellino.
Sperò vivamente che non fosse per lei’

Carla che con una mano trascinava il supporto con appese le due sacche gonfie di acqua e sodio solfato che la rendevano biancastra, non attese un attimo per comandare alle due ragazze di mettersi nella corretta posizione.
Dovendolo fare contemporaneamente, anche per un risparmio di tempo la posizione che potevano assumere era solo una su un letto matrimoniale.

– Ragazze, mettetevi sul letto una di fianco all’altra col sederino in alto, come era prima Sara.
– – Purtroppo è l’unica posizione per stare in due su un letto matrimoniale, capisco che sia un po’ imbarazzante, ma in fondo siamo tra donne!

Questa frase tolse ogni opportunità di replica alle due poverine.
Sara e Rebecca si misero in quella posizione senza quasi guardarsi, con lo sguardo verso la parete, ma le loro pelli quasi si toccavano, facendo provare ad entrambe una strana sensazione.
Aspettavano inermi la scelta di chi sarebbe stata la prima.
La risposta non tardò ad arrivare, dopo aver sentito il rumore del primo paio di guanti indossati dalla signora Carla, videro la sua ombra spostarsi dietro al sedere di Rebecca.
Sara tirò un sospiro di sollievo e cercò subito lo sguardo dell’amica per vederne la reazione.

– Inizio da te Rebbi perché tu hai un po’ più liquido, quindi Sara farà un po’ prima.
– – So che non ti piace, ma dovrò usare la cannula gonfiabile.

Subito arrivarono le proteste della figlia, che sentite le ultime parole tralasciò il fatto di dover ricevere quasi il doppio della purga.
Girò la testa verso la madre.
– No mamma ti prego quella cannula no! è una tortura!! Ma perché a me??
Subito arrivo la pacata risposta di Carla.
– Perché la solita la uso per Sara, per poter controllare bene che non le esca durante il clistere.
– – Fai la brava, rilassati. Ti ungerò bene il sederino, stai tranquilla ora!

Il sedere di Rebecca, essendo abbastanza magro, in quella posizione lasciava perfettamente scoperto il suo piccolo e roseo forellino.
Sua madre, conoscendolo bene, non le allargò nemmeno le natiche e le fece colare una grande goccia di lubrificante proprio nel mezzo, per poi andarla a recuperare subito con il dito medio prima che arrivasse alle grandi labbra. Iniziò un rapido massaggio attorno all’ano, poi con decisione iniziò a penetrare l’orifizio della figlia col dito indice.
Appena si sentì penetrata dal dito della madre, Rebecca non riuscì a trattenere le proteste!
– Ahia! Ma perché un dito?!

Carla abituata alle lamentele della figlia e di tante altre pazienti non pensò nemmeno di toglierlo, continuando a penetrare lentamente con un delicato movimento rotatorio il sederino della figlia cercò di metterla a tacere.
– Lo faccio per te Rebbi! La cannula gonfiabile è un po’ più grossa, quindi è meglio che ti lubrifichi bene!
– – Comunque ho finito!

Ciò detto tolse il dito dal sedere della ragazza e in men che non si dica aveva già in mano la morbida cannula in silicone pronta a penetrare nuovamente il povero culetto.
Impuntò la puntina del clistere, poi con un po’ di pressione e un lento movimento rotatorio iniziò a premere verso l’interno.

– Prova a rilassarti un po’, spingi in fuori col sedere!
Rebecca fece il possibile, ma forse anche la vergogna della situazione non la rilassava molto, in più con ogni sorta di penetrazione anale non aveva mai avuto un bel rapporto.
Sentiva il buchino dilatarsi pian piano, anche se era morbida la cannula arrivava a essere larga almeno quattro centimetri e più procedeva nell’inserimento più quello che prima era solo fastidio iniziò a diventare dolore.
I muscoli iniziarono a contrarsi dalle natiche alle sue lunghe dita dei piedi; quasi non trattenne le lacrime.

– AHIA! Basta mammaaa!
– Shhh! Fai la brava! Non fare la bambina!! Abbiamo quasi finito!
E continuò a penetrare imperterrita la figlia fino a raggiungere la parte più voluminosa del palloncino ancora sgonfio, in effetti piuttosto grossa per un sedere praticamente vergine.

– AAAAAHH! NO! BASTA PER FAVORE!! AAHHIIAA!
Appena emise questo urlo il dolore si attenuò, la punta in silicone sparì al suo interno e le pareti dell’ano di Rebecca si richiusero attorno al tubicino penzolante!
Tirò un sospiro di sollievo restando in silenzio in balia degli eventi.
Così fece anche Sara, non voleva parlare, ma dentro di se si sentiva quasi fortunata per non aver ricevuto l’ennesima tortura della giornata. Fu ancora più sollevata quando Carla iniziò a gonfiare il palloncino all’interno dell’intestino dell’amica. Fu lì che capì a cosa serviva quella pompetta!

La dottoressa infatti l’aveva già impugnata e iniziò a gonfiare il pallone di sicurezza all’interno del sedere della figlia.
Rebecca chiese di nuovo di non eccedere in questo supplizio. Ma la madre continuò imperterrita.
Ad ogni pompata sentiva qualcosa che le cresceva dentro provando non dolore, ma una sensazione terribilmente nuova e fastidiosa.

Finalmente dopo quattro gonfiaggi Carla si fermò e senza comunicare nulla alla prima malcapitata, aprì il rubinetto e l’acqua mista al sodio iniziò a riempire il povero pancino.

Sara continuava a cercare lo sguardo dell’amica per vedere qualche reazione, ma Rebecca anche nei momenti più dolorosi dell’inserimento, teneva sempre lo sguardo rivolto in basso, cercando forse di nascondere la vergogna che stava provando.

Carla attirò subito la sua attenzione dell’amica.
– Ora Sara tocca a te.
– – Il tuo clistere è più piccolino, essendo il primo che ricevi. Comunque cerca di rilassarti!

Fece un cenno affermativo col capo.
La dottoressa dopo aver lasciato la figlia col sedere in alto intento a ricevere la purga, sfilò i vecchi guanti in lattice per indossarne dei nuovi.
Tornò ad avvicinarsi alla ragazza e raccolse il dispenser di lubrificante appoggiato sul letto tra le due.
Il sedere di Sara era decisamente più abbondante di quello di Rebecca e a differenza dell’amica l’orifizio rimaneva nascosto tra i due abbondanti glutei.

Carla si versò un po’ di unguento sulle dita della mano destra mentre con la sinistra allargò le natiche della ragazza.
Il suo sedere stava per subire l’ennesima tortura! Sentì le dita della donna di nuovo a contatto con le grinze del povero forellino.

Dopo le svariate penetrazioni che aveva ricevuto quel culo in un pomeriggio, la dottoressa pensò fosse già sufficientemente lubrificato anche all’ interno, così impugnò direttamente la lunga cannula verde, rimasta fin’ora infilata nella sacca appesa ancora piena di liquido.
Era decisamente più piccola di quella usata con la figlia, ma era più lunga, con un rigonfiamento sulla punta.
Appoggiò la punta all’orifizio. Appena Sara la sentì cercò di rilassarsi, così come aveva fatto altre volte nel pomeriggio.
La cannula infatti non trovò ostacoli ed entrò in un istante. Strinse un po’ i muscoli delle natiche, ma la donna alle sue spalle non ebbe più nessuna difficoltà a spingerle quasi tutti i venti centimetri di tubo all’interno del sedere.
– OUCH!
Se la sentiva tutta al suo interno e presto sentì anche il liquido caldo riempirgli l’intestino.

Sara e Rebecca erano sullo stesso letto, nude, col sedere in alto e due clisteri che le stavano riempiendo le viscere. Non dissero una parola, ma sicuramente avranno avuto mille pensieri e mille sensazioni in quel momento.
La dottoressa Carla stava in piedi dietro di loro tenendo con una mano la cannula di Sara, stando attenta che non fuoriuscisse. Aveva davanti a se uno spettacolo che molti uomini avrebbero voluto ammirare, ma per lei era tutto estremamente normale.

Sia in casa sia al lavoro le era capitato di somministrare clisteri a delle ragazze e ben conosceva le loro reazioni. Purtroppo col tempo era diventata anche più sbrigativa e pur sapendo che non fosse molto ortodosso, tendeva sempre a tenere un flusso d’acqua abbastanza abbondante, in modo da diminuire i tempi di somministrazione.
Questo portava però le pazienti a discrete sofferenze, legate soprattutto ad una terribile sensazione di gonfiore. Le sacche delle ragazze in effetti perdevano di volume molto velocemente, e Sara, la meno abituata non tardò a lamentarsi.

– Signora, credo di essere al limite! Me lo tolga per favore, devo andare al bagno!

Carla sapeva che le prime volte si aveva la tendenza a pensare di rischiare di farsela sotto davanti a tutti, quando in realtà l’intestino poteva contenere ancora tantissimo liquido!
– Rilassati cara, sei solo a metà! è normale che ti senti piena, ma l’intestino è molto più capiente di quello che tu possa pensare!

La dottoressa si piegò leggermente verso la ragazza e iniziò a farle un lento massaggio all’addome in maniera da distribuire meglio il liquido.
In effetti questa pratica portò non poco sollievo alla ragazza che resistette bene per alcuni minuti.
Anche Rebecca, silenziosa fino a quel momento iniziò a dare le prime avvisaglie di insofferenza.

– A che punto sono mamma?
– Circa a metà tesoro, fai come ho fatto a Sara, massaggiati lentamente la pancia, dovresti saperlo!

Così fece, iniziando a compiere dei movimenti rotatori sul pancino ormai gonfio. La mano passò dolcemente anche vicino all’inguine, provocandole una vampata di calore del tutto inaspettata!
L’amica invece cominciava a non resistere veramente più e lo si intuiva da quanto si contorcesse per resistere al supplizio.
Cercava di stringere il più possibile il sedere attorno alla cannula, per paura di qualche fuoriuscita, della quale si sarebbe terribilmente vergognata. I primi crampi alla pancia ora si erano fatti davvero dolorosi, tanto da farle contrarre tutti i muscoli, fino alle dita dei piedi, si sentiva esplodere.

– Carla la prego! Mi faccia andare al bagno!!!
La dottoressa controllò la sacca appesa e in effetti era praticamente vuota. Decise di liberarla.
– Ora Sara tolgo la cannula, poi potrai andare al bagno.

Tirò un sospiro di sollievo.

Carla chiuse il rubinetto, prese un po’ di carta, la appoggiò al tubo e pin piano iniziò a sfilare la cannula.
Sara continuava a stingere le natiche e quando arrivò il momento di estrarre il rigonfiamento la dottoressa dovette usare un po’ di forza, ma lo sfintere si richiuse in un lampo senza nessuna perdita.
– Vai pure al bagno cara.

Appena sentì queste parole, la ragazza si alzò come un lampo dal letto e senza nemmeno coprirsi le parti intime, corse nuda al bagno.
Fece appena in tempo a chiudere la porta e sedersi sul water per poter finalmente scaricare quel litro di purga che aveva appena ricevuto.

L’amica Rebecca, ancora sul letto a carponi, continuava a massaggiarsi l’ormai gonfissima pancia, stando attenta che la madre non notasse quanto con la mano non massaggiasse solo la pancia.
Anche se era ormai abituata a questo tipo di trattamento iniziò anche lei a sentire un forte bisogno di liberarsi e invidiò l’amica che in quel momento stava occupando il bagno a fianco della stanza.
– Mamma non resisto! Dì a Sara di far presto!!!
– Resisti cara, la sacca è già vuota, appena esce Sara vai tu.
– – Inizio a sgonfiarti il palloncino.

Così fece, e iniziò ad aprire la valvola della pompetta.
Rebecca pur pienissima sentì un leggero miglioramento, ma i crampi dovuti al sodio erano ormai insopportabili, tanto da farle stringere i pugni oltre al povero sederino.
Finalmente quella porta si aprì. Senza neanche guardare la madre, Rebecca si alzò sulle ginocchia (aveva la pancia davvero gonfia), tolse la sacca dal supporto e corse goffamente verso il bagno con la cannula ancora nel sedere. Sara seguì l’amica con lo sguardo, pensando a quanto potesse star male avendo ricevuto quasi il doppio della purga. Tornò comunque in camera dell’amica, decisamente più rilassata.

Chiusa la porta, gettò la sacca nel bidet, si mise con le gambe leggermente divaricate sopra il water e con un po’ di forza si liberò della cannula. Appena l’orifizio fu libero iniziò a scaricare con dei potenti e rumorosi getti i due litri d’acqua, con le mani premeva palmo a palmo tutta la pancia, in modo da vuotarsi completamente, decise di rimanere qualche minuto seduta per rilassarsi un po’.

Dall’altra stanza venivano delle voci, ascoltò attentamente, era sua madre che cercava di convincere l’amica a fare un’iniezione.

– Sara! è inutile che protesti, ma quest’iniezione di antibiotico la devi fare! Serve anche da proteggerti da eventuali infezioni.
– – Quindi adesso ti sdrai sul letto e fai la brava!

Sara era ormai esausta, aveva subito di tutto, dalla depilazione a svariate perlustrazioni anali. Un ulteriore supplizio non lo voleva proprio!

– No signora, l’iniezione non la farò!

Carla in quel momento non vide più una ragazza di 25 anni, ma una bambina capricciosa! Senza pensarci due volte l’afferrò per un braccio e bloccandolo dietro la schiena quasi la immobilizzò, la tirò verso di sé e iniziò a darle dei sonori sculaccioni sul sedere nudo.
La ragazza era sconvolta, bloccata dalla mano forte della dottoressa, ad ogni colpo il sedere bruciava sempre di più e la vergogna aumentava. Nemmeno da bambina veniva sculacciata senza mutandine!
– Basta! Basta! La prego!
– – Farò l’iniezione!!!

Carla appena sentì quelle parole si fermò guardando Sara.
– Oh! Vedo che iniziamo a ragionare!
– – Ogni volta che con voi ragazze si parla di iniezioni diventa un dramma! Ora sdraiati sul letto che la preparo!
Sara ormai senza più voglia di protestare, si adagiò a pancia sotto sul letto, offrendo per l’ennesima volta il sedere alla donna, che dopo aver scartato la siringa dalla confezione era già intenta a rompere la fialetta per poi aspirarne il contenuto.

Rebecca dal bagno aveva sentito tutto, anche solo i rumore di quei sculaccioni l’aveva fatta eccitare. Era il suo piccolo segreto, la sua piccola perversione. Essere sculacciata o vedere altre ragazze col sederino rosso la faceva impazzire.
Pensare all’abbondante sedere dell’amica prendere colore sotto i colpi della madre, pensare alla poverina che si dimenava, le fece un immediato effetto di calore nelle parti intime.

Ma se amava quella punizione, odiava altrettanto le iniezioni. Certo, per gli svariati clisteri di sua madre non impazziva, ma gli aghi li odiava e ad ogni occasione finiva per essere punita per gli svariati capricci!
Finì di farsi il bidet, per poi tornare in camera ad assistere all’ennesimo supplizio dell’amica Sara.

Carla, finito di aspirare il denso liquido, si apprestò a cambiare l’ago con uno nuovo, come giustamente si doveva fare per ogni iniezione.
La ragazza stesa sul letto notò particolarmente questa cosa, principalmente per il fatto che il nuovo ago le sembrava nettamente più grande dell’altro!
– Signora, perché un ago così grande? Farà male!?
– Vedi Sara, so che fa paura, ma il liquido è un po’ denso e con quest’ago scorrerà molto meglio!
– – Tu rimani rilassata e vedrai che faremo in fretta.

Rebecca fece capolino dentro la stanza, trovandosi di fronte il sedere dell’amica in attesa dell’iniezione e la madre che stava versando un po’ di alcool su un dischetto di cotone idrofilo.
In effetti l’ago montato sulla siringa era davvero grande e Sara l’avrebbe decisamente sentito.
Proprio mentre Carla si stava avvicinando alla ragazza per forarla, Rebecca notò che sul comò dove aveva preparato il tutto c’era già pronta un’altra siringa piena di un liquido rosso che ben conosceva, il multivitaminico.

Si paralizzò, tanto da dimenticarsi di rindossare le mutandine. Era per lei??? O era un’altra iniezione per l’amica?? Non aveva il coraggio di chiederlo alla madre. Preferì aspettare che Sara ricevesse la prima e dolorosa puntura.

La dottoressa ormai di fianco alla ragazza, iniziò a massaggiarle velocemente la natica destra con il cotone imbevuto di disinfettante e senza nemmeno dare tempo alla malcapitata di protestare infilò con un colpo deciso tutto l’ago dentro la carne.
– AHIA!!! Fa male! Lo tolga!

Disse Sara protestando e cercando di vedere cosa stesse facendo la donna.
Carla senza scomporsi e con le solite parole di conforto per la ragazza, continuò imperterrita l’iniezione, andando prima ad aspirare leggermente, poi vedendo che non vi era alcuna traccia di sangue nel liquido, iniziò a premere lo stantuffo.

Non si aspettava che bruciasse così tanto. Cercò di trattenersi, afferrando la coperta stretta nei pugni, ma a metà della siringa iniziò a non resistere e non trattenne le lamentele.

– Carla la prego! Brucia come il fuoco! La tolga!!!!
La donna sapeva bene che quell’antibiotico bruciava parecchio, vista anche la densità!
– Resisti cara, ancora qualche secondo!
Non resisteva davvero più, sentiva tutto il sedere indolenzito, il bruciore provato si trasformò in un acuto gridolino simile ad un pianto, che cessò solo quando Carla tolse lentamente l’ago dal sedere per iniziare un lento e profondo massaggio alla natica.

Rebecca aveva visto tutta la scena, senza dire nulla, si sentiva rossa in volto, dentro provava una sensazione stranissima. Quella scena dell’amica che piagnucolava, il suo sedere formoso attraversato da quel grande ago, l’immagine degli sculaccioni dati dalla madre, l’avevano fatta quasi eccitare!
Ma di contro avrebbe saputo di lì a qualche istante per chi sarebbe stata la seconda siringa.

Carla finì il massaggio e buttò nel bidoncino il batuffolo e la siringa.
Sara rimase immobile, nuda, sul letto. Carla la schernì!
– Bè? Non ti rialzi? Vuoi un’altra puntura Sara?
– – Questa volta abbiamo finito veramente!!

Finalmente la ragazza si sentì libera, per un bel po’ non avrebbe più voluto dottori!
Si alzò subito dal letto e il più rapidamente possibile cominciò a rivestirsi.
Se per Sara era un bellissimo momento per Rebecca, che ormai aveva capito era un pessimo momento!
Carla in men che non si dica la richiamò alla realtà!

– Rebecca, so che non ami fare le iniezioni. Ma sai che dopo il clistere ti fa bene!
– Mamma no ti prego!
Carla aveva previsto le lamentele della figlia, che arrivavano puntualmente prima di ogni trattamento!
– Per una volta puoi non fare i capricci? Almeno davanti alla tua amica che è stata così brava!
— Su! Vieni a sdraiarti sul letto!
Così dicendole si avvicinò a lei e gentilmente, prendendola da una mano la accompagnò fino a farla sdraiare.

Il cuore le esplodeva nel petto. Aveva una paura folle delle iniezioni e spesso le sue reazioni incontrollate venivano punite dalla madre a suon di sculaccioni, proprio come aveva fatto con l’amica. Rimase in attesa, col sederino nudo pronto a ricevere la puntura.

Sara, che ormai si era ricomposta, osservò la scena, non potendo non osservare il bellissimo culetto dell’amica, tondo, magro e sodo, con la pelle liscia come quella di una bambina.
Attese curiosa la reazione dell’amica.

Carla, che conscia della suscettibilità della figlia, aveva già preparato il tutto mentre lei era al bagno, non fece altro che versare un po’ di disinfettante sul cotone, per poi scappucciare il lucente ago.
Rebecca cercò di non guardare, ma appena sentì il freddo dell’alcol sulla pelle del sedere sobbalzò, girandosi di scattò!
– No No! Ti prego mamma non me la fare!

Carla quasi spaventata dalla reazione della figlia, con anche l’ago libero in mano, si arrabbiò per la scontata protesta di Rebecca.
Con la mano rimasta libera sferrò due potenti sculaccioni sul sedere della ragazza, che lasciarono senza parole anche l’amica Sara.
– Vuoi stare ferma e calma! Potevamo farci male con l’ago della siringa!
— Su! Fai la brava e torna a sdraiarti bene.
Rebecca ubbidì, anche se segretamente quel piccolo accenno di sculacciata non le era per nulla dispiaciuto!
Carla riprese il massaggio, Rebecca era tesissima.
Appena posò il cotone per poter finalmente inserire l’ago, la figlia si dimenò nuovamente, facendola andare su tutte le furie!
– REBECCA! BASTA!!!
– Sei ridicola!
Se l’era cercata! E proprio come facevano quando era bambina, decise di immobilizzarla.
– Sara per favore aiutami!

Appena si sentì chiamata in causa la ragazza sbiancò.
– Ma signora io’
– Niente ma! Vieni qua e afferra la tua amichetta per le braccia!

Sara era impietrita, non voleva fare un torto all’amica, ma poi pensò che non più di una ventina di minuti prima aveva ricevuto lo stesso trattamento dall’amica, per altro per una pratica ben più dolorosa!
Si avvicinò all’amica, si sedette sul letto al suo fianco e come ordinato da Carla le strinse le braccia al corpo con le mani.
– Dai Rebbi fai la brava, faremo in un attimo!

Carla appena vide la figlia bloccata dall’amica, con la mano libera dalla siringa iniziò a dare altri colpi sulle natiche della ragazza. Questa volta più forti e più numerosi!
– Hai visto a fare come le bambine? Vieni trattata come tale!

Rebecca iniziava a sentire il sedere in fiamme, ma l’amica, peraltro attonita da questa scena, non le lasciava scampo! Cercò di collaborare.
– Basta mamma basta!!!
— Ok Ok! Starò ferma!

Carla placò la sua ira. Senza nemmeno dire nulla e senza disinfettare nuovamente il sedere della figlia, piantò subito l’ago nel mezzo della natica.
Rebecca emise solo un piccolo versetto di dolore, ma Carla ormai estremamente decisa, aspirò leggermente per evitare spiacevoli sorprese e iniziò a premere senza esitazioni sullo stantuffo.

La vitamina iniettata velocemente fece sobbalzare la ragazza dal male. Ma la presa forte e le parole di conforto dell’amica la portarono velocemente alla fine di questa tortura.
– Brava Rebbi, hai finito!
Appena vide la donna sfilare rapidamente l’ago allentò la presa.
Carla con poco garbo fece un rapido massaggio alla figlia. Poi le disse di alzarsi.
– Forza, ora alzati e rivestiti!
— Grazie ai tuoi capricci mi hai fatto pure tardi al lavoro!

Disse Carla guardando l’orologio.
– Fammi la cortesia di rimettere in ordine tu.
Poi si rivolse all’altra giovane.
– Io Sara purtroppo devo scappare! Ti auguro un buon viaggio.
— So che non è stato un pomeriggio molto bello per te! Ma fidati che queste cure ti faranno bene!

Sara, si sentì comunque in obbligo di ringraziare la donna.
– Lo spero signora! Anzi, mi scuso per tutte le smanie che ho fatto!
– Non preoccuparti cara, hai visto anche mia figlia come si comporta’

Detto ciò la donna uscì dalla stanza, lasciando le due amiche sole.
Anche Sara era leggermente in ritardo, la sua permanenza in quella casa si era protratta più del dovuto!
Dopo alcune chiacchiere con l’amica, anche sul pomeriggio appena passato e dopo i dovuti saluti, prima di una lontananza di qualche mese, se ne andò anche lei, lasciando Rebecca sola in casa.
Dopo essersi almeno rimessa il perizoma e dopo aver accompagnato alla porta Sara, tornò in camera, dove vi erano ancora tutti gli attrezzi della madre su un vassoio, da lavare e da metter via.

Aveva il sederino ancora indolenzito. Un po’ nel punto dell’iniezione, un po’ per i sonori sculaccioni della madre.
Passò davanti all’anta specchiata dell’armadio di fronte al letto. Si girò per potersi vedere meglio il culetto. La maglietta che indossava era un po’ lunga e gli impediva di vedersi bene.
La tolse, lanciandola sul letto. Sotto non indossava niente. Il suo seno era piccolo e sodo, i piccoli capezzoli appena sentirono il contatto con l’aria si fecero turgidi.
Era un bellissimo fisico.
Un brivido le percorse la schiena.
Iniziò ad accarezzarsi il sedere, ancora leggermente rosso per quelle sculacciate.
Già! Quelle sculacciate pensò! Tanto dolorose e altrettanto eccitanti.
La mano si staccò dal sedere, per poi ripiombarci sopra con molta più forza. Una scarica elettrica sul suo corpo. Un’altra!
Prima una natica poi l’altra, sempre più forti, finché il culetto non iniziò a diventare rosso fuoco.
5, 10, 20 per natica! Fino a mordersi il labbro dal dolore.
Dal male che si procurava, si trasformava all’istante in eccitazione!
Sentiva la passerina gonfia di umori. Una mano si infilò dentro lo slip per farsi largo tra le labbra. Appena le schiuse vi trovò un lago di umori. Non resisteva più.

Sfilò le mutandine e le lasciò cadere a terra. Solo qualche passo per raggiungere il letto. Quel letto dove quel pomeriggio era successo di tutto.
Si sdraiò sulla schiena, aprì le gambe. Si poteva vedere perfettamente nello specchio. In quella posizione che fu anche di Sara, iniziò a passare delicatamente le dita tra le grandi labbra, aprendosi la vagina, fino a scoprire il clitoride ormai gonfissimo.
Con tutta quella lubrificazione naturale, le dita impiegarono solo un istante prima di scomparire al suo interno. Alternava una lenta e profonda penetrazione a un delicato massaggio clitorideo.
Ansimava, i pensieri volavano! Il ricordo dell’amica profanata davanti e dietro la eccitava sempre di più.
Con un gesto quasi istintivo prese dal vassoio degli strumenti lo speculum vaginale che la madre aveva usato sull’amica.
Era ancora coperto di lubrificante o chissà forse di umori dell’amica. Poco le importava, anzi la fece eccitare ancora di più!
Voleva sentirsi piena, sfondata!
Con una manualità di una per niente nuova a certe situazioni si infilò l’oggetto metallico all’interno della passerina e pian piano iniziò ad aprirlo, sempre di più, fino a sentirsi oscenamente dilatata.
Poteva vedersi nello specchio. Si stava offrendo a se stessa, amava guardarsi in queste situazioni così estreme.
Le dita tornarono a massaggiare delicatamente il clitoride, sempre più gonfio. Sentiva un bellissimo calore provenirle dal basso ventre, che sfociava in un’abbondante produzione di secrezioni vaginali, che fuoriuscivano dalla vagina, per poi colarle tra le natiche fino al forellino del sedere.
Si strinse i piccoli capezzoli e aumentò l’intensità del massaggio. Sentiva le pareti della vagina che si contraevano contro quel grosso oggetto al suo interno.
Le contrazioni si facevano sempre più frequenti e più forti, il respiro più corto e più veloce. Era un unico brivido di piacere.
Continuò fino ad un bellissimo orgasmo che le fece contrarre tutti i muscoli e mancare l’aria.
I muscoli si rilassarono, il respiro tornò regolare. Rimase alcuni istanti sul letto, nuda, con le cosce aperte e lo speculum ancora dentro di lei. Trovò la forza di sfilarlo, lo ripose sul vassoio e si alzò.
Andò verso il bagno. Si sarebbe lavata e poi avrebbe sistemato tutto, come le aveva detto sua madre.
Tutto lavato e sistemato, pronto per la prossima visita a domicilio.

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