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Racconti EroticiTradimento

Ancora col mio collega dell’albergo…..

By 28 Giugno 2021No Comments

Dopo il pompino con ingoio fatto nel magazzino, ho avuto un secondo incontro bollente con “M”, il tuttofare dell’hotel in cui lavoro.

Ogni volta che ci incontravamo in albergo ci lanciavamo occhiate piene di lussuria al ricordo del nostro sordido segreto, ci sorridevamo, ci desideravamo tantissimo.

Lui cercava sempre di raggiungermi in magazzino durante la pausa sigaretta e un mattino che ero sola, mi afferrò, mi strinse a se e mi baciò. Io contraccambiai con passione, mulinando la lingua nella sua bocca, lui fece altrettanto succhiando la mia, palpandomi il culo, le tette.

Con molta fatica ci staccammo e decidemmo di incontrarci a fine turno per un secondo incontro, ma questa volta, disse, non si sarebbe accontentato di una pompa e mi promise di mandarmi in paradiso. Gli risposi che lo desideravo tantissimo anche io, aggiungendo di essere pronta a tutto e tutta per lui. Ci salutammo e tornammo al lavoro.

Furono ore interminabili, lavoravo col pensiero fisso sul grosso cazzo che da li a breve avrei beccato che mi ossessionava e mi rendeva impaziente, smaniosa, eccitata da morire. Probabilmente, se qualcuno ci avesse provato, mi sarei inginocchiata davanti a lui e senza pensare a null’altro, lo avrei spompinato all’istante.

E così, finito il turno, finalmente ci appartammo in una stanza libera, chiuse a chiave la porta ed io, impaziente mi denudai in un baleno. Poi presi a spogliare anche lui e completamente nudi prendemmo a slinguazzarci indecorosamente, senza neanche una doccia, sudati e sporchi dopo una giornata di lavoro, troppo impazienti di chiavare.

Dopo poco, da gran porca, cominciai a guardarlo con espressione di sfida e presi a masturbarmi con due dita toccandomi la figa in maniera sensualissima. “M”, che aveva già raggiunto il massimo dell’erezione, rimase a guardarmi mentre iniziò a sua volta a segarsi il cazzo duro, dritto, con la cappella viola, turgida, gonfia, dicendomi: “che troia che sei, ami il cazzo in maniera indecorosa, lo veneri”. Risposi con un prolungato lamento di piacere a testimonianza del mio completo assenso.

Come due liceali alle prime esperienze, ci masturbavamo guardandoci e scoppiando a ridere di continuo, ma fu un preliminare eccitantissimo alla nostra avventura segreta. Dopo un pò che andava avanti questo giochetto, visibilmente eccitato, “M” mi scaraventò letteralmente sul letto dicendo che ora si faceva sul serio, mi allargò le cosce e prese a leccarmi la figa. Uh quanto era bravo, fortunata sua moglie pensai! Mi ficcò un dito in culo mentre con la lingua leccava il tratto, sensibilissimo, tra figa e buco del culo, poi mi ciucciava il clitoride e le labbra penetrandomi con la lingua. A gambe oscenamente larghe, lo accompagnavo con la mano sulla sua nuca, godendo come una cagna in calore. Continuò a leccarmi ficcandomi anche un dito nella figa mentre con la lingua continuava la sua danza erotica. Poi salì e lasciando due dita ben piantate nella mia figa, prese a farmi un ditalino veloce e a succhiarmi e baciarmi le tette ed i capezzoli mentre io, infoiata al massimo, presi ad accarezzargli il cazzo e i coglioni.

Volevo il suo cazzo, lo desideravo da morire, volevo succhiarlo e così ci concedemmo un gran “69”. Mi adagiai su di lui e, mentre mi allargava il culo con le mani, riprese a slinguazzarmi le parti intime, con la lingua che mi entrava in figa e nel culo, poi prese a stantuffarmi un dito nel buco e io roteavo il bacino dal forte godimento mentre, cazzo in mano, lo guardavo quasi pulsante, ammirandone da vicino le venature e la virilità che emanava. Avidamente presi a ciucciare la cappella, la succhiavo e leccavo con la bocca spalancata, per poi portarmi il cazzo in bocca completamente. Leccavo la sua pancia, l’interno delle sue cosce per poi tornare al cazzo duro e dritto come un palo, ad occhi chiusi mi godevo quel fantastico giochetto. Quattro, cinque volte, sputandoci sopra per lubrificarlo, arrivai con non poche difficoltà a farmelo scendere fino in gola con il naso che lambiva i coglioni provando nausea e forte sensazione di soffocamento, con le narici allargate in cerca di aria. Ad ogni affondo gli scappava un lamento di piacere. Eravamo osceni in quel “69” sfrenato mentre godevamo tantissimo.

Dopo qualche minuto, decisa a dargliela, mi misi a smorzacandela su di lui, presi il cazzo in mano, lo orientai verso la mia figa appoggiando la cappella alle labbra e lui mi penetrò, dapprima dolcemente poi con sempre maggior vigore. Con le mani sul culo mi dettava il ritmo, mi schiaffeggiava le chiappe facendomele divenire rosse e chiavandomi violentemente. Il mio interno cosce rumoreggiava ogni volta che mi affondava il cazzo nella vulva, sentivo la figa allargarsi e godevo da troia, piena del suo cazzo. Con le mani sul suo petto, presi a baciarlo in modo sensuale con le lingue fuori dalla bocca che si intrecciavano e leccavano a vicenda e cominciai volontariamente ad aiutarlo. Infatti adesso ero io che me lo stavo “facendo” salendo e scendendo sul cazzo a ritmo sostenuto e producendo uno strano rumore simile ad un peto quando l’aria usciva dalla vagina, espulsa dal cazzo noduloso ormai reso bagnato e viscido dai miei umori.

Dopo qualche minuto mi fermai, mi rigirai e, dandogli le spalle, mi impalai di nuovo su di lui. Testa riversa all’indietro, mordicchiandomi il labbro inferiore, saltellavo sul suo cazzo con violenza, con una mano stringevo i coglioni e stuzzicavo la mia figa impazzita dal piacere, mentre lui mi stringeva le tette strapazzandomele e dandomi della troia, implorandomi di continuare così, di non fermarmi. Con le mani scese poi al mio inguine allargandomi le cosce in modo che potesse entrarmi completamente, mentre io mi stesi all’indietro su di lui con le mani puntellate sul suo torace, continuando a saltellare oscenamente sul suo cazzo con il letto che sobbalzava sotto di noi al ritmo della nostra stupenda scopata.

Ad occhi chiusi lo stavo cavalcando con forza facendomi arrivare il cazzo in profondità, saltando letteralmente su di lui quando, improvvisamente, sentii una serie di schizzi caldi all’interno della mia vagina. Capii che mi stava sborrando dentro e, persa completamente la testa, mugolando sonoramente, venni a mia volta in maniera intensa e prolungata, inondandolo di liquido vaginale che bagnò i coglioni per poi colare sul letto. Eravamo venuti ambedue in contemporanea e fu stupendo.

Rimanemmo qualche secondo fermi, sudati ed ansimanti, poi lo implorai di farmi il culo. Ovviamente ero consapevole di doverlo riportare in erezione, così mi distesi al suo fianco, impugnai il cazzo alla base e presi a succhiarlo fino a quando, qualche minuto dopo, grazie alla mia abilità da grande pompinara e a tocchi mirati ai coglioni, ficcai un dito nel suo culo solleticandogli così la prostata e riportandolo in erezione, ariete perfetto per entrarmi in culo e sfondarmelo.

Mi fece alzare, mi appoggiò a pecorina all’armadio con le braccia protese in avanti per sorreggermi, si umettò il membro con la saliva e mi infilò dapprima la cappella e poi tutto il lungo, durissimo cazzo interamente nel culo. Mi sfuggì un urlo misto di dolore e di piacere mentre lui prese a incularmi a ritmo serrato e costante. Mi assestava dei colpi così violenti e profondi che mi facevano sbattere la testa all’armadio, mi accarezzava la figa mentre profanava il mio culo, mi allargava le chiappe per penetrarmi più agevolmente. Ad ogni colpo mi diceva: “prendi troia, tutto in culo come piace a te, te lo devasto tutto porca”. Sentivo quel palo che mi allargava l’ano, lo sentivo sfregarmi lo sfintere regalandomi una sensazione incredibile. Mi chiedeva se avessi raccontato al mio compagno quanto ero porca e come il mio collega mi avesse inculato. Io risi a questa sua battuta che ebbe anche il forte potere di eccitarmi ancora di più al pensiero del tradimento, della trasgressione, del mio essere così troia.

Godevo come una porca, strillavo e mugolavo mentre, stravolta e sudatissima, abbassavo la testa tra le braccia con i neri capelli appiccicati dal sudore che mi cadevano sulla faccia ed incitandolo a spaccarmelo, a incularmi selvaggiamente sempre più forte. Mentre mi faceva il culo, mani sulle chiappe, mi chiedeva se mi piacesse ed io, infoiata al massimo e con voce tremolante dal piacere, lo rassicuravo che mi stava piacendo un casino, mi stava mandando in paradiso. Gli dissi che era un vero spaccaculi. La grande inculata durò alcuni minuti, lui ci si dedicava con sempre maggiore impegno, io ormai rotta e completamente fuori di testa, non riuscivo a pensare a nient’altro se non al cazzo del mio collega che mi stantuffava, mi profanava con un avanti e indietro sconcio e incredibilmente eccitante. Venni una seconda volta, ancora più intensamente della prima, un orgasmo lungo, intenso e favoloso, con gli occhi strabuzzati mi lamentavo mugolando, mentre sentivo colare il mio liquido vaginale giù per le cosce fino ai piedi, lasciando un lago di umori sul pavimento.

Lui rallentò e mi chiese dove volessi beccarmi quella seconda sborrata prossima ad arrivare. Gli risposi di voler bere ovviamente il suo sperma e lo invitai a sedersi perché volevo ringraziarlo delle grandi emozioni che mi aveva regalato con un grande pompino con ingoio. Felice come una pasqua, si sedette sulla vicina poltrona, mi adagiai tra le sue cosce e, ben decisa a farmi sborrare in bocca, presi a lavorarmi il suo cazzo lordo di umori vaginali e anali, sudore, peli e liquido seminale. Aveva un sapore salaticcio quando glielo ripresi in bocca.

Lavorandomi la cappella con la lingua e le labbra, sentivo la virilità del suo cazzo che mi riempiva la bocca, bloccandomi la lingua che io cercavo di far uscire da sotto per leccare l’asta in un gioco che lui apprezzò tantissimo tanto che mi catturò bloccandomi con la mano sul collo ad impedirmi di fermare il mio pompino. Gemeva mentre presi a mordicchiare delicatamente la cappella che, senza scampo grazie al mio lavorio esperto, si ingrossava sempre più diventando sempre più gonfia e dura. Pensando solo alla sborra che avrei beccato in bocca di li a poco, il cazzo tenuto fermo e dritto da “M”, intensificai il mio lavorio e presi ad andare su e giù sull’asta con la cappella che mi colpiva ritmicamente il palato e la gola, prima piano piano poi a velocità tale che mi faceva male il collo. Praticamente, mentre gli accarezzavo i grossi coglioni gonfi, gli stavo facendo una incredibile sega con la bocca.

Sapevo che non avrebbe resistito a lungo ed infatti, mentre mi pompavo il suo bastone, sentii “M” strillare e contrarsi, mentre una sborrata abbondante, calda e densa mi riempì la bocca, con linee di sperma che mi fuoriuscivano dai lati cadendo sulle sue palle. Io continuavo ad andare su e giù sentendo la sborra densa che faceva da cuscinetto tra le mie gote ed il suo cazzo. Questo suo secondo orgasmo produsse molto più sperma del primo. Tirai fuori il cazzo ancora eruttante sborra, appoggiai la guancia sinistra sulla sua coscia e presi a orientarlo in modo che cadesse, a fiotti densi e caldi, su tutta la mia faccia che venne così inondata, assumendo una colorazione perlacea. Mi ritrovai il naso, le labbra e la fronte con chiazze di sperma, mentre la lingua e l’occhio destro ne erano completamente sommersi. Ero una vera e propria maschera di sborra.

Rimanemmo qualche minuto così, feci una doccia, mi rivestii, ci demmo un bacio appassionato e tornammo a casa, ognuno dal proprio partner…. Di tanto in tanto, ci incontriamo e trombiamo alla grande.

N.B.: I MIEI RACCONTI SONO TUTTI REALI E NON IMMAGINARI.

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