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Ciao,
sono Loredana, detta Lory.
Questa é l’introduzione a una seria di racconti che mi ha come protagonista.
Sono sposata con Francesco, siamo una coppia tra i 40 e i 50 anni.
Sono una bionda con gli occhi verdi e direi che sono normale, tant’è vero che senza trucco spesso passo inosservata. Uno dei miei soprannomi era sottiletta, quindi potete immaginare che ero (e sono) magra: poco culo e tette ne avevo ancora meno.
Con il passare degli anni però le mie linee si sono un po’ ammorbidite, il culetto mi é rimasto piccolino ma ben formato e tramite i prodigi della chirurgia estetica sono riuscita ad imporre alcune migliorie al mio corpo tra cui un davanzale che é quasi una terza, che forse non sarà un granché, ma che per me é stato un grande passo avanti. Il mio sogno sarebbero dei bei meloni modello pornostar, ma mio marito ancora si oppone.

Possediamo una ditta a conduzione famigliare con circa 30 dipendenti, che é stata fondata dai nonni di mio marito. Il nostro lavoro é la ragione per cui non abbiamo molto tempo libero o lunghe ferie a disposizione, spesso abbiamo impegni anche il fine settimana, tra i quali fiere a cui partecipare o da visitare, workshops e corsi di aggiornamento che siamo tenuti a intraprendere che frequentemente ci costringono a viaggiare separati.
Direi che abbiamo un discreto successo e non abbiamo grattacapi economici.
La famiglia da cui provengo comunque non era affatto ricca, non che fossimo poveri o che mi fosse mancato qualcosa, ma sicuramente i miei genitori non hanno potuto permettersi grandi sfizi.
Sono cresciuta in una zona periferica in un piccolo appartamento di un complesso di palazzi costruiti negli anni cinquanta.
Giusto dall’altra parte della strada cominciava il quartiere più popolare della città che pullulava già allora di gente dal Nord Africa, Medio Oriente e in parte dall’Asia.

Nonostante i miei genitori fossero molto pudici e, oserei dire, semplici, durante la pubertà scoprii presto come procurarmi piacere, ma a causa della mia educazione, sembrava quasi proibito, cosicché passò parecchio tempo prima che avessi il mio primo orgasmo, il quale mi colse di sorpresa.
Fu una scoperta incredibile, tale che cominciai a masturbarmi regolarmente più volte al giorno. I miei professori si lamentarono con i miei genitori perché in classe ero distratta e sognante, in verità mi sollazzavo con l’evidenziatore sotto il banco.

I miei gingilli preferiti erano il getto della doccia, le bottiglie di shampoo e pure l’ugello di immissione dell’acqua nella piscina pubblica dove, attaccata con le mani al bordo della vasca, ebbi bellissimi orgasmi in pubblico in mezzo a bagnanti ignari.

È stato in questo periodo che, nel mentre ero indaffarata nel procurarmi piacere, cominciai a fantasticare sugli uomini, non sulla cotta di turno o su coetanei, bensì su uomini più „grandi“, ad esempio culturisti, buttafuori, dei bruti, ancor meglio se neri, o su delle star viste in TV o sui giornali di gossip. Ricordiamo che in quei tempi l’internet non era ancora com’è oggi e le fonti a cui attingere scarseggiavano.
Veramente non ho la più pallida idea sul perché, ma sono mi piacquero da subito i rapper americani, quelli gangsta, con la loro musica, il loro stile con quei pantaloni a vita bassa, boxer e canottiere a vista con tutti quei tatuaggi e muscoli.
Quelli erano i grandi tempi di MTV e guardavo i loro video con tutte quelle ragazze bellissime e sexy che invidiavo. Così cercavo di seguire il loro modo di vestire, quindi vestiti attillati e molta pelle a vista, ma essendo ancora una ragazza acerba e al verde, era assai difficile ottenere i risultati sperati.

Nella zona in cui abitavo, che come detto non era esattamente la più ricca della città, c’erano ovviamente parecchie bande di bulli, anche nelle scuole, ma visto che era l’ambiente in cui vivevo era normale andare in giro con i coetanei del quartiere. È chiaro che le prime cotte e le prime esperienze le ebbi in quel periodo.
Sin dal primo cazzo che assaggiai, sono stata stregata da quei bastoni duri ma contemporaneamente lisci come la seta e dall’estremo piacere che mi davano.
In più il potere avevo sul genere maschile e sulle erezioni mi inebriava.
Non essendo propriamente fica, ovviamente sapevo che, più mi vestivo provocantemente, più attenzioni ricevevo, così cercavo sempre di essere al centro dell’attenzione, il ché apparentemente mi riusciva bene e risultò in un sacco di „amichetti“. Spesso ai festini ero l’ultima ragazza, e voi sapete bene cosa vuol dire.
Col passare del tempo mi ero guadagnata una certa reputazione: ero quella che non sputava, ma ingoiava e la dava in giro.
Finii pure a fare diverse pugnette ai compagni per 5000 Lire durante la ricreazione.
Una festa di Capodanno in particolare ha cementato la mia fama. Ho fatto la zoccola tutta la sera, facendomi mettere le mani addosso e strusciandomi sui ragazzi e sono praticamente sicura di essere stata drogata, penso che qualcuno mi abbia messo qualcosa nelle bevande o nelle sigarette, perché da un momento all’altro degli avvenimenti del resto della notte mi rimangono solo scampoli di ricordi sfuocati. So di certo che andai a divertirmi in una camera del retro della casa con un gruppo di ragazzi più vecchi che non conoscevo, e questo ad una festa dove era presente un gran numero di giovani di tutto il quartiere.
So di sicuramente che ad un certo punto svenni e che mio padre ha dovuto venire a prendermi.
Nonostante fossi vestita molto sexy e odorassi di sborra, miei genitori non hanno mai detto nulla riguardo all’accaduto e tutt’oggi pretendono che non sia mai avvenuto.
Al contrario io ne andavo perversamente fiera.

Ho pure avuto una relazione clandestina con un amante maturo: aveva 50 anni e quindi abbondantemente più del doppio della mia età.
Era il padre di un mio compagno di scuola che mi piaceva e a cui facevo il filo, ma questi non era interessato o non era in grado di recepire le mie avance.
Fatto sta che ad una festa nel giardino di casa sua, suo padre mi notò e praticamente non mi lasciò sola un minuto, sicuramente attratto dal mio micro vestito pink e dai miei stivaletti bianchi coi tacchi. Seduto vicino a me, cominciò segretamente a dapprima sfiorarmi poi ad accarezzarmi le cosce, il che mi portò sciogliermi, e con la scusa di un breve rovescio che ci costrinse a rifugiarci in una angolo asciutto sotto ad una tettoia, ci baciammo.
Poi i fatti si susseguirono come da copione.
È stato fortunato? Si e no.
Si, perché abbiamo avuto una relativamente corta ma intensa relazione.
No perché ha pagato parecchio, non solo in termini di camere d’albergo, ristoranti e regalini, ma anche con il suo matrimonio.
Era un porco e io sono stata il suo giocattolino, mi plasmò come gli piacque, mi insegnò come funziona la mente di un uomo, facemmo maialate per me inimmaginabili al tempo.
Per le nostre ore clandestine mi regalò un sacco di cose, vestiti e scarpe sexy anche di marche prestigiose che altrimenti non mi sarei mai potuta permettere, biancheria erotica di classe, calze e reggicalze, corpetti di lacca e stivali da vera puttana, di tutto e di più.
Mi preferiva vestita da scolaretta troia, con i codini, camicetta trasparente, minigonna a scacchi e stivaloni da spogliarellista a mezza coscia, il tipico luogo comune.
Siccome non è stato capace di tenere la bocca chiusa, ha pensato bene di vantarsi di me con i suoi amici che non hanno poi tardato a farsi avanti, quindi si cominciò a vociferare.
Il destino ha pure voluto che a un certo punto suo figlio si facesse avanti proprio nel mentre avevo questa relazione segreta con suo padre cosicché ho dovuto, purtroppo, dargli buca.
Come succede sempre con queste cose, un giorno il tutto venne alla luce e suo figlio per ripicca pensò bene di raccontare di me a tutto il vicinato.
Fui ufficialmente etichettata come puttana.
Fortunatamente il tutto coincise con la fine delle superiori e non esitai ad intraprendere la strada universitaria optando per una facoltà assai lontana dalla mia città.

Durante il primo periodo di università, assaporai la mia nuova libertà da qualsiasi vincolo famigliare, e questo portò a degli eccessi in tutti i campi.
Ebbi tante avventure e brevi relazioni, spesso contemporaneamente, alcuni ragazzi non conobbero nemmeno il mio nome e sinceramente a me non interessava il loro. Ho scopato mentre altra gente mi guardava, a dei festini, nei parcheggi o nei retri e bagni delle discoteche, ho avuto rapporti a tre più volte e ho fatto sesso su spiagge nudiste.
Mi sono veramente comportata come una troia in quei primi anni di università, tant’è che ho perfino accettato denaro per delle prestazioni sessuali.
Avevo anche preso il vizio di mettermi in situazioni compromettenti che non lasciavano scampo, la perdita di controllo mi eccitava da morire.
La mia libido era insaziabile, ero costantemente eccitata e continuamente alla ricerca della prossima dose di sesso.

E per fortuna i cellulari con la fotocamera e i social media non erano così presenti come lo sono oggi.

Amici che si preoccuparono della mia condotta, della mia ovvia ninfomania, cominciarono a parlarmi per aiutarmi perlomeno a non fare delle cose di cui mi sarei pentita in futuro.
Naturalmente il mio andamento universitario lasciava molto a desiderare visto che praticamente ero in festa 24 ore su 24.
Questa vita cominciava però ad annoiarmi e la necessità di migliorare i voti e dare esami decenti per non andare fuori corso mi diedero quella spintarella per rimettermi in carreggiata.
Questo e forse anche il fatto che oramai in facoltà avevo preso un soprannome che faceva rima con Loredana.
Impegnandomi riuscii a terminare l’università con la mia bella lode.

Con la laurea in tasca girovagai per diverse città cambiando lavoro più volte facendo la stagista, assaporando questo nuovo capitolo della mia vita facendomi nuove amicizie e collezionando esperienze, finché cominciai a lavorare nell’attuale ditta che in quel periodo era diretta ed apparteneva al mio futuro suocero.
Subito il mio nuovo principale mi prese in simpatia e divenni la sua mano destra, seguendolo spesso a fiere, mostre e appuntamenti di lavoro.
Ho cercato di stare fuori dai guai in ditta evitando di uscire con i colleghi nonostante ci sia stata qualche occasione.
Dopo qualche anno di indisturbato lavoro in ditta apparve questo tipo con circa 10 anni più di me, molto bello con due occhi sconvolgenti, non troppo alto cosicché nei miei tacchi più alti lo sovrasto di qualche centimetro.
Era il mio futuro marito.
Mi ricordo che nel giorno del nostro primo incontro indossavo una gonna di pelle a tubino al ginocchio e lui più tardi ammise che fu proprio guardando il mio culetto che mi prese di mira e decise di rompere il ghiaccio.
Comunque all’inizio non lo presi sul serio e lo ignorai bellamente.
Cominciò ad apparire in ditta saltuariamente e poi sempre più spesso, scoprii presto che era il figlio del titolare che stava per subentrare al padre che si preparava ad andare in pensione.
Mi sentii un po’ in imbarazzo a causa della mia prima reazione, ma lui non sembrò serbarmi rancore.
Dopo qualche mese a tutti gli effetti aveva preso in mani le redini dell’azienda e lavorando assieme cominciammo a conoscerci meglio.
Avendo notato che Francesco risultava particolarmente interessato quando indossavo capi in pelle, cominciai a indossare pantaloni e gonne in pelle con una certa regolarità e cominciai a flirtare con lui dopo che si era instaurata una buona confidenza.

Il mio flirt con lui mi diede una pessima reputazione in ditta e fui etichettata come arrivista il che non mi interessó un granché visto che ero veramente attratta da lui.
Per farla corta: cominciammo a frequentarci anche fuori dal lavoro e finimmo sposati con prole.

Dapprincipio l’intesa fu fenomenale, da subito il sesso fu fantasioso e molto „vocale“, eravamo sulla stessa lunghezza d’onda.
Francesco mi confessó presto il suo debole per gli indumenti di pelle.
Ero felice di assecondare i suoi vizietti, così cominciai a vestire capi in pelle più spesso.
Per le nostre serate fuori (e per la sua gioia anche a letto) vestivo capi in pelle attillatissimi, tacchi a spillo, calze, reggicalze e biancheria eroticissima (da puttana come dice lui).
Non riesco nemmeno a ricordare quand’ho fatto sesso l’ultima volta senza lingerie e scarpe o stivali coi tacchi.
Ammetto che piace pure a me, mentre mi preparo mi sento sexy some una pornostar pregustando una grande scopata, mi fa sentire forte e sicura di me stessa e mi fa sentire il potere sull’eccitazione di chi mi guarda.

Con il passare del tempo, un poco alla volta, ci raccontammo le nostre esperienze sessuali, io confessai le mie azioni, dapprima quelle più soft , poi vedendo come si eccitava, confessando direttamente il mio passato da ragazza facile.
Questo portò il mio uomo a sviluppare ancora più fantasie, come mostrarmi in giro inguainata in morbido cuoio, con i tacchi, assaporando gli sguardi spudorati degli altri uomini e i loro tentativi di rimorchiarmi, adorava vedermi comportare come una puttanella.
Gli piaceva pure vedermi uscire di casa senza di lui vestita sexy, o meglio vestita da troia, per le serate con le amiche.
Per questo ogni tanto cominciai a vestirmi in maniera poco appropriata non solo per le nostre serate, ma pure per occasioni normali tipo lo shopping, le normali faccende giornaliere e persino sul lavoro.
Mi elettrizzava mostrarmi in giro, ancor più se era Francesco a decidere, lui diceva che gli uomini dovevano vedere che ero una porca. Durante queste serate piccanti finivamo sempre a fare sesso in luoghi pubblici.
Le nostre fantasie continuavano ad evolversi, e ad un certo punto Francesco cominciò a fantasticare che scopassi anche con altri uomini, il che mi mandava fuori di testa facendomi sragionare cosicché lo incitavo dicendogli che se voleva avrei fatto la troia in giro.
Ma queste erano solo fantasie e giochi erotici, giusto?

Con il passare degli anni Francesco ebbe l’occasione di osservare il mio mai confessato debole per gli uomini di colore, visto come mi atteggiavo ad esempio con quelli che incontravo nei parcheggi dei supermercati, al fitness o nei club.
Poi una bella sera ad un disco pub, potè osservare la sua bella mogliettina fare la scema con uno sportivo di colore di nome Quasim. Ero alticcia e dopo aver ballato con questo tipo e essermici strusciata, cominciai a flirtare spudoratamente con lui. Quando fu tempo di andare a casa ci scambiammo i numeri e ci abbracciammo per salutarci. Tutto ciò sotto gli occhi increduli dei nostri amici. Siccome ero ubriaca, apparentemente nessuno diede troppo peso ai fatti. O almeno così pensai.

Alcune settimane dopo mio marito mi fece un regalino con dei secondi fini: era una catenella da portare alla caviglia. Era molto carina, con tanti cuoricini tutt’attorno e un simbolo di picche.
Mi disse di portarla alla caviglia destra. Ovviamente ero a conoscenza del significato che ha in certi ambienti, che chi la porta è interessata a rapporti promiscui.
Trovavo comunque attizzante il fatto di espormi in tal maniera.
Infatti notai che quando la portavo, le avance di certi individui erano sfacciate e pressanti, il che mi divertiva e risultava in grande ed eccitante sesso con Francesco quando glielo raccontavo.
Non conoscevo ancora il significato del simbolo delle picche invece.

Una sera ci fu la scintilla che incendiò un fuoco che già ardeva nel sottosuolo e causò una cascata di avvenimenti.

Francesco ed io eravamo in una discoteca, un club, per lui mi ero vestita come gli piaceva tutta in pelle e stivali con i tacchi a spillo, al limite della troiaggine.
Dopo qualche tempo speso a ballare con mio marito, cominciai a ballare con altri uomini, accettando i loro drinks e soffermandomi con loro.
Questo eccitò Francesco al punto tale che tornata al nostro tavolino che si trovava in una specie di alcova, gli misi il mio chiodo di morbida pelle sulle gambe, gli estrassi il cazzo con l’intento di fargli una segreta sega. Lo toccai per nemmeno un minuto (giuro) che sborrò nella mia giacca.
Poi continuai a ballare con altri tizi, strusciandomi su di loro e sentendo i loro cazzi sul culo e sull’inguine, ero lanciatissima. La fica era fradicia, dovevo assolutamente trovare un cazzo, quindi tornai da mio marito o a breve mi sarei fatta sbattere dal primo venuto in mezzo alla pista.
Scappammo fuori nel parcheggio della discoteca, entrammo in macchina e lì Francesco mi trombò come una furia.

Quella sera Francesco suggerì che il mio lasciapassare extraconiugale, avrebbe potuto essere che, io avrei avuto il permesso di fare qualsiasi cosa con chicchessia, ma solo indossando esclusivamente indumenti di pelle, biancheria da zoccola e scarpe da ingrifo:
la mia nuova libertà.

Questo fu l’inizio di una nuova fase del nostro rapporto.
Un poco alla volta ho dato sempre più spazio al mio lato promiscuo, Francesco mi incoraggia nel farlo.
Per la gioia di mio marito, spesso uso la mia nuova libertà nel nostro matrimonio.

Un debole per gli uomini di colore mi rimane tutt’oggi.

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