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NOI
Abitavamo in un piccolo paese alle porte di Pavia e ci conoscevamo da sempre. In paese c’era una sola scuola che aveva sia le elementari che le medie, vi era una sola sezione, ed io e Donatella a vendo la stessa età siamo stati nella stessa classe sia alle elementari che alle medie . I giovani erano pochi e ci si frequentava anche dopo la scuola; giocavamo nei vicini campi o nella piazzetta del paese.
Donatella ed io diventammo fidanzatini in terza media, poi ci iscrivemmo alle superiori; lei a scienze sociali ed io come perito elettrotecnico. Per frequentare prendevamo la corriera che in venti minuti ci portava vicino ai nostri istituti.
Eravamo di famiglie semplici ed avevamo preso dai nostri genitori: concreti e con pochi grilli per la testa anche se giovani.
La scelta della scuola ere stata motivata anche da questo, un diploma per poter lavorare presto.
Come per tutti gli svaghi erano i soliti : calcio, poche volte in discoteca , ma soprattutto bar dell’oratorio. A diciassette anni ero entrato nella squadra di calcio del paese ed alla domenica mattina disputavamo il nostro campionato. Ogni tanto con gli amici, per cambiare, organizzavamo delle puntate a Milano nella grande e ricca città.
Per fortuna la ferma militare obbligatoria non c’era più e conseguito il diploma iniziai subito a lavorare presso una piccola azienda del vicini paese e vista la vita semplice che conducevo accantonai un po’ di soldi. Donatella fece domanda presso numerosi asili e scuole elementari ed ebbe la fortuna di essere chiamata spesso per supplenze.
Lei era cresciuta e non solo d’età, forse anche grazie al lavoro, non era più la ragazzina di una volta era diventata una bella signorina.
Aveva lunghi lisci capelli ed un bel viso gentile. Il suo corpo si era ammorbidito e sviluppato ed aveva un bel seno ed un bel culetto.
Per il lavoro che svolgeva aveva cominciato a indossare capi più femminili e non più quelli da campagna.
Non era una di quelle per cui ti giri per strada, ma la sua femminilità era evidente e la sua serena bellezza attraeva.
Il nostro rapporto era sempre più solido e la nostra vita scorreva serena e come accade spesso nei piccoli paesi a ventidue anni decidemmo di sposarci. Andammo a vivere in un appartamento dei miei genitori che avevano ristrutturato una piccola e storica cascina alle porte del paesello ricavandone diversi appartamenti.
Uno per loro, uno per mio fratello e per me, ed uno che era sfitto.
Sposati pensavamo al nostro futuro di coppia e a quello che avremmo voluto fare. Nei nostri discorsi compariva spesso Milano che ci attraeva per quello che poteva offrire ai giovani.
Il caso volle che vidi una inserzione su un giornale: ATM cercava giovani periti elettrotecnici con un po’ di esperienza nella gestione dei quadri elettrici. Proprio quello che facevo io. Dopo essermi consultato con Donatella risposi all’annuncio e venni convocato alla sede ATM di Milano.
Furono gentili ed esaurienti nello spiegarmi il lavoro da svolgersi e sulla retribuzione ed affini. Avrei guadagnato di più di quello che percepivo sino a quel momento ed avrei avuto anche avuto una serie di benefit per previdenza e sanità per i figli che ancora non avevamo, ma che desideravamo. Non ultimo la garanzia di un posto di lavoro duraturo e senza incertezze.
Rimaneva l’incognita della vita a Milano.
Anche Donatella fu entusiasta dell’opportunità avuta e disse che per lei non c’erano problemi di lavoro; se vi fosse stato bisogno poteva venire anche lei a Milano, come supplente avrebbe trovato certamente lavoro.
Tre mesi dopo iniziai a lavorare presso l’ATM.
Il mio lavoro si svolgeva per la maggior parte del tempo presso le linee metropolitane che allora erano tre, ma erano già iniziati i lavori per nuove stazioni metropolitane e nuove linee.
Lavoravo cinque giorni su sette e a rotazione lavoravo anche alcuni sabati o domeniche.
Mi piaceva molto quel lavoro ed andavo d’accordo con i nuovi colleghi.
L’unico inconveniente era la distanza dal posto lavoro. Da casa nostra era mediamente distante due ore di viaggio con i mezzi pubblici e un’ora ed un quarto in auto. All’inizio utilizzai l’auto, ma quando giunsero le grandi nebbie passai ai mezzi pubblici. Maggior tranquillità, ma tempi lunghi e disagi vari (freddo, ritardi..) ed in più il tempo da poter trascorrere con mia moglie era sempre risicato. Partivo all’alba e tornavo che era ormai notte.
Dopo alcuni mesi di questo calvario, di comune accordo, decidemmo di trasferirci a Milano.
Si manifestò il problema di dove andare ad abitare. Per l’attività che svolgevo qualunque punto della città andava bene l’importante è che l’abitazione fosse prossima ad una fermata della metropolitana. Cercammo e visionammo più appartamenti e scoprimmo che gli affitti erano alti ed anche era alto il costo d’acquisto nelle zoni più attraenti.
Finalmente , in tanto cercare, trovammo in un quartiere tranquillo in periferia un appartamento in una piccola palazzina di tre piani, non troppo lontano dalla metropolitana.
Non era una reggia, ma era abitabile e migliorabile con pochi accorgimenti. Apparteneva a degli anziani proprietari che volevano trasferirsi, dopo una vita a Milano, al natio paese. Fu come uno scambio.
Noi dal paesello alla grande città e loro viceversa.
Il costo dell’appartamento era decisamente abbordabile e per il suo pagamento ci avrebbero aiutato anche i suoi ed i miei genitori . Il prezzo più basso rispetto ai soliti era giustificato dalla mancanza dell’ascensore, ma il secondo piano non poteva spaventare dei giovani come noi, e dall’assenza della portineria.
Un mese dopo facemmo il rogito ed iniziarono i lavori di messa a norma degli impianti, facemmo anche abbattere il muro che divideva la piccola cugina dal soggiorno ricavandone un visivo ampio spazio cucina/soggiorno. C’era poi un bel bagno, la camera da letto grande ed un’altra camera un po’ più piccola, ma altrettanto spaziosa, per i futuri figli. Avevamo un balcone, la cantina ed un posto auto solo nostro.
Tre mesi dopo facemmo trasloco nella nostra casa.
I vecchi proprietari ci avevano detto che presto sarebbero cominciati non lontano i lavori per la costruzione di alcuni grattacieli ed anche per questo ipotizzando il “casino” in zona volevano andarsene velocemente.
A dire il vero i lavori sulle fondamenta dei nuovi palazzi erano già iniziati e due anni dopo due grattacieli erano di già completati e ne stavano progettando altri due.
Due grandi assicurazioni si insediarono negli alti palazzi e qui comincia la nostra avventura.
Tutta la nostra zona fu piacevolmente investita dalla nuova realtà. Misero a posto le strade ed i giardini intorno, aprirono una nuova linea metropolitana con una stazione vicino a casa nostra. Si rivalutò il quartiere ed il valore delle sue case.
Alcuni agenti immobiliari bussarono alla nostra porta per chiedere se volessimo vendere ad un prezzo vantaggioso, ma a noi non interessava. Stavamo bene lì ed avremmo approfittato di tutte le migliorie presenti e future del quartiere.
Sul nostro pianerottolo vi era un appartamento come il nostro che non era abitato. Il proprietario lo vendette a quella che poi si rivelò una delle assicurazioni proprietaria di un grattacielo.
Lavorarono due mesi per ristrutturarlo e dall’unico grande appartamento ricavarono due mini autonomi appartamenti.
Uno di quelli che gestiva i lavori mi disse che per la vicinanza alla sede l’avrebbero usato come foresteria per i dipendenti, spesso provenienti dall’estero, che per motivi di lavoro dovevano stare a Milano per alcuni mesi.
Doveva essere un personaggio importante, almeno da come era sempre perfettamente vestito in giacca e cravatta, ed era anche molto gentile. Lo incontravo spesso sulle scale ed avevamo modo di chiacchierare un po’.
Un giorno mi disse che tutto era pronto ma avevano un problema per la gestione delle chiavi degli appartamenti. Le persone che li avrebbero abitati sarebbero arrivati spessa la sera e non potevano incaricare un addetto che li aspettasse magari a tarda ora per ritardi o altro.
Mi fece una proposta: noi avremmo tenuto le chiavi e le avremmo consegnate previa loro telefonata al disegnato in cambio l’assicurazione si sarebbe sobbarcata le nostre spese condominiali.
Mi sembrava una proposta interessante, ne parlai con Donatella ed accettammo.
Effettivamente in un anno dovemmo consegnare le chiavi quattro o cinque volte. Disturbo minimo, guadagno elevato.
E poi mia moglie da supplente scolastica non era impegnata tutti i giorni e comunque per l’una del pomeriggio era sempre a casa
Dopo alcuni mesi una sera sul tardi consegnammo le chiavi ad uno che non parlava l’italiano che capimmo provenisse dal Portogallo.
Era sui quarant’anni, cotto di pelle come uno che è stato molto al sole. Non alto, ma nemmeno basso. Di fisico squadrato , aveva ricci capelli nero e uno smagliante sorriso. Vestiva in giacca e cravatta come tutti i precedenti colleghi che avevamo conosciuto
Ci ringraziò con enfasi per la consegna delle chiavi proponendoci, come nuovo vicino, un momento conviviale. Fu dura riuscire a capirci ,lui parlava solo il portoghese e noi a malapena conoscevamo qualche parola di spagnolo.
Alla fine ci sentimmo in obbligo di invitarlo a cena, a casa nostra, per due giorni dopo.
Donatella ed io non avvezzi a quegli incontri fummo in ansia sino al momento della cena. Alla fine da semplici paesani, per l’occasione, ci vestimmo in modo quasi formale.
Donatella si era vestita da perfetta padrona di casa: gonna e camicetta e scarpe con leggero tacco e in via straordinaria si fece un leggero trucco. Io ero in ordine con pantaloni e camicia. Ricardo si presentò come al solito in giacca e cravatta.
Portò con sè un bellissimo mazzo di fiori per Donatella e due bottiglie di un vino portoghese che doveva essere molto buono.
La tavola era apparecchiata e Donatella aveva esagerato nelle portate. Antipasti casalinghi, primo, due secondi e due contorni. Al vino aveva pensato lui.
Non sapeva che Donatella ed io fossimo quasi astemi, non per scelta, semplicemente non avevamo quasi mai bevuto ne vino ne altre liquori se non in eventi eccezionali quali cerimonie e comunque ne avevamo bevuto sempre poco.
Mentre mangiavamo Ricardo ci raccontò che era un dipendente della filiale portoghese del gruppo assicurativo e che era qui per un corso di aggiornamento della durata di un mese e che dopo di lui altri colleghi, a scadenze intervallate, sarebbero venuti per lo stesso motivo. Era la prima volta che veniva in Italia e l’aveva trovata viva e bella. Era sposato ed aveva due figli. Intanto continuava a rabboccare i bicchieri e fare brindisi all’Italia, al Portogallo, all’amicizia. Capivamo veramente poco di quello che diceva, ma non potevamo sottrarci ai continui brindisi e se i nostri sorsi erano piccoli diceva: bevi, bevi; bisogna bere tutto quando si brinda. Almeno penso dicesse questo attraverso i suoi gesti d’invito.
Alla fine dell’antipasto facevo fatica a tenere gli occhi aperti, il mondo girava intorno a me ed anche Donatella mi sembrava fuori giri.
L’arrivo del primo diede una tregua al bere e mi ripresi un po’, ma durante il primo o secondo piatto di “secondo”, non so esattamente quando, gli ulteriori brindisi, sempre proposti da Ricardo, mi cacciarono nell’alveo più oscuro che possa ricordare. Mi sembrava che la testa girasse ad una velocità vorticosa ed ebbi solo il tempo di dire: scusate ho bisogno di distendermi un po’ . Feci appena in tempo a sedermi sul vicino divano che crollai come una pera cotta in un dormiveglia continuo e paralizzante.
E Donatella?
La vedevo eterea ridere “svolazzando vicino alla tavola” e mi parve che ripetesse: Giuseppe, Giuseppe(io) dov’è?
Come? Ero a due metri da lei e non mi vedeva?
Dopo realizzai che fosse ubriaca almeno quanto me se non di più.
Non so per quanto ricaddi nell’incoscienza ma al mio “risveglio” se così posso chiamarlo poiché mi sentivo nell’ impossibilità di muovermi e solo sforzandomi la vista mi funzionava vidi una scena impensabile.
Intorno alla tavola per terra c’erano piatti e bicchieri rotti e il loro contenuto e sforzando il capo verso l’alto vidi Donatella, la mia Donatella, seduta/distesa sulla tovaglia.
Aveva la testa rivolta al soffitto e tra le sue gambe vedevo la sommità del capo di Ricardo.
Mia moglie aveva la gonna sollevata in vita e non c’era più traccia delle sue mutandine.
Compresi che tra quelle gambe c’era la testa di Ricardo che si muoveva sulla sua figa.
Cosa faceva?
Mi sembrava di sentire il suono di baci e di strusciamenti, ma quelle che mi fece strano fu il vedere le mani di Donatella sulla sua testa che non la allontanavano, ma che la premevano sul suo sesso.
E poi quelli che sentivo erano i suoi gemiti di piacere per quella pratica inusuale. Elena mi faceva i pompini, ma io non le avevo mai leccato la figa.
E lei godeva perché diceva: si, si, di più, godo.
Sicuramente era ubriaca. Io capivo, ma ero inerte. Riuscii ad emettere un soffocato nooo che Ricardo sicuramente sentì, perché mi guardo e mi fece un sorriso come a dirmi: dormi Giuseppe che a tua moglie ci penso io e si rituffò sulla figa di mia moglie.
Avevo gli occhi annebbiati, ma vidi quando si staccò da lei portandosi al suo fianco in piedi al lato della tavola. Vidi che aveva i calzoni aperti e che da essi spuntava il suo cazzo che puntava in alto.
Le mise una mano intorno la testa facendole sollevare il capo a lui e piegandosi la baciò, un lungo bacio in cui le bocche si unirono per scambiarsi saliva , poi si risollevò e le portò il capo al suo uccello. Glielo spinse contro le labbra che si aprirono per favorirne l’ingresso. Non fu un pompino, era lui a scoparle la bocca, lo fece per un po’; poi tornò di nuovo ai piedi di mia moglie e con praticità la fece scivolare sulla tavola fino a che la vagina, sul bordo della tavola, fosse raggiungibile agevolmente dal suo uccello. Appoggiò le gambe di lei intorno ai suoi fianchi mentre appoggiava l’ uccello all’ingresso della vagina poi spinse il bacino e progressivamente occupò quello spazio sino a quel momento dedicato solo a me.
Raggiunto il fondo ritornò indietro e poi avanti ed indietro ancora. La scopò così per lungo tempo e purtroppo sentivo mia moglie gemere di piacere al suo cazzo e ascoltavo lui che sembrava continuasse a dire: puta, puta .
Con orrore vedevo a quanto avveniva alla mia Donatella e un pensiero mi martellava : non venire dentro, non prendeva nulla per proteggersi poiché proprio in quel periodo stavamo ragionando sull’”allargare” la famiglia.
Pensavo finisse, ma il porco la fece girare e scivolare con i piedi a terra e poggiare il busto alla tavola. Le gambe divaricate, la gonna rialzata sulla schiena, mia moglie era offerta indecentemente a lui.
Glielo infilò nuovamente in vagina e mi accorsi che le aveva slacciato la camicetta. Le mani, una per tetta, le tenevano sollevato il busto dalla tavola attirandola a sé mentre il suo cazzo la trapanava.
E quella cantilena: puta, puta, continuava.
Il peggio non era arrivato, le lasciò le tette facendola ben poggiare la schiena sulla tavola. Estrasse il cazzo e con le mani le divaricò i glutei. Infilò un dito in figa catturandone gli umori. Rimise il cazzo in vagina ma con quel dito lo usò per penetrarle il culo. La chiavava dandole piacere mentre con il dito le apriva l’ano.
Non so cosa altro fece , so che ad un certo punto estrasse il cazzo dalla vagina puntandolo sull’ano.
Capii , voleva incularla in questa strana posizione. Lei era vergine, non ci avevo nemmeno mai provato e pensato di farlo.
Ma Riccardo provò ad entrarle nel culo e accorgendosi che faticava ad entrare capì la sua verginità. Disse : eu quero sua bunda virgem e spinse forte il suo cazzo contro l’ano che a fatica cedette aprendosi mentre mia moglie cacciò un grido acuto. Non vedevo più il cazzo, era entrato. Si stese su lei tappandole con una mano la bocca e continuò ad incularla e intanto diceva : sua bunda só está aberta para mim.
Queste parole in portoghese che memorizzai le tradussi poi.

Durò ad incularla per un po’,pensai: almeno non rischia di rimanere incinta. Invece dopo ne usci lasciandola ancora a pancia all’aria. Le sollevò ancor più le gambe verso le sue spalle e la montò cosi. La scopava un po’in vagina e un po’ nel culo che ormai aperto accettava il pene senza impedimenti.
Ad un tratto prese in mano il suo cellulare puntandolo su mia moglie. La riprese a partire dal cazzo ,in vagina o in culo, e a risalire fino alla testa di mia moglie che in quei momenti stava a bocca aperta e gemeva a volte di piacere a volte di dolore per come veniva scopata.
Poi dovette solo chiavarla in figa perché mia moglie disse: si, così si. Infine la scopata divenne violenta perché mia moglie diceva: piano, piano, mi fai male.
Lui insisteva con forti e profondi colpi nella vagina e le diceva: puta ,puta. Tu és a minha puta .
Infine con il cazzo in vagina si piegò su lei raggiungendo con la bocca quella di lei. Le mangiava la bocca quando dopo ripetuti colpi di cazzo si fermo su lei, le era venuto dentro.
Persi nuovamente la conoscenza.
Quando mi risvegliai ero disteso sul divano. Il tavolo era sguarnito di piatti e cibo, ma in ordine. Il pavimento era pulito.
Mia moglie era su una vicina sedia e mi guardava; di Riccardo nessuna traccia.
Finalmente ti sei svegliato mi disse. Non dovevi bere. Non reggi il vino. Ti sei addormentato come un sasso lasciandomi sola con il signor Riccardo. Non abbiamo terminato nemmeno la cena che il signor Riccardo è andato a dormire e a detto di salutarti per lui.
Avevo sognato tutto?
Forse si, quando mi accorsi che la gonna di mia moglie non era la stessa di inizio cena, il colore era simile ma aveva una diversa posizione della cerniera ed anche la camicetta, pur simile, non era la stessa in origine.
No, non avevo sognato; mia moglie non voleva farmi sapere quello che era accaduto.
Non mi sentii di affrontare l’argomento ero ancora rincoglionito. Mi alzi dal divano ed andammo a dormire nel nostro letto. Non dormii bene, ebbi un sonno agitato.
Al mattino presto mi alzai per andare a lavorare e rinviai alla sera l’approfondimento con mia moglie di quanto pensavo fosse successo la sera prima.
Durante tutto il giorno riflettei su come affrontare l’argomento, ma poi valutato una serie di opzioni decisi di far nulla. Era stato un episodio, se successo, e sarebbe stato un danno tirarlo a galla. Se mia moglie mi avesse detto qualcosa bene, altrimenti niente.
Effettivamente la sera mia moglie non disse nulla e sembrò che nulla fosse avvento e facemmo l’amore come di consueto senza che potessi riscontrare nulla di diverso. Quel giorno ed anche il giorno dopo sembrava tutto normale.; ma nei giorni successivi colsi dei lievi, ma per me evidenti per quanto bene la conoscevo, mutamenti nel suo umore. La vedevo e sentivo pensierosa e tesa. Provai a chiederle se tutto andasse bene, ma lei disse di si e che aveva solo qualche pensiero per la testa dovuto al lavoro a scuola. Le chiesi se avesse incontrato per caso il signor Riccardo che mi volevo scusare per come si era conclusa quella serata. La vidi irrigidirsi. Si disse l’ho incontrato un paio di volte sul pianerottolo perché, approfittando della vicinanza all’ufficio, viene a casa a pranzo per seguire la sua dieta e per contattare tranquillamente il “Portogallo”.
Non mi “tornava” e mi venne a mente un collega che aveva istallato delle telecamere mascherate a casa per” curare” a loro insaputa a distanza i figli quando restavano a casa da soli e poi fungeva anche da sistema d’allarme quando tutti si assentavano.
Chiesi a lui qualche consiglio e poi da bravo elettricista non ci volle nulla per piazzare delle occulte telecamere nel mio appartamento ed avendo le chiavi in quello di Ricardo
L’impianto video era collegato al mio telefono e un avviso mi giungeva se la porta d’ingresso, dei due appartamenti, si apriva.
Il giorno dopo l’avviso mi diceva che la porta di casa mia e un attimo dopo quella di Ricardo era stata aperta.
Ebbi qualche momento di difficoltà a connettermi e persi qualche prezioso secondo non vedendo il loro incontro e il collegamento iniziò mentre lui in portoghese, ma soprattutto con la gestualità si fece spogliare da mia moglie.
Poi con lei ancora vestita si fece baciare e succhiare il cazzo poi la fece svestire
Donatella si spogliò come una marionetta avendo cura di sistemare quanto si toglieva su una sedia ai piedi al letto
Lui la attese disteso nudo sul letto e le disse in modo irato di raggiungerlo in fretta e poi le guidò la testa facendosi baciare, petto e pancia sino ad arrivare al pene che era già abbastanza dritto.
Come gli prese il pene in bocca la bloccò per la testa obbligandola ad una veloce e profonda fellazione tanta profonda che la vedevo a volte soffocare. Doveva essere molto eccitato poichè lo vidi irrigidirsi mentre teneva ferma la testa di mia moglie. Le stava venendo in bocca e le bloccavo la testa così da costringerla ad ingoiare tutto il suo sperma.
Doveva essere un piccolo toro perché senza perdere tempo si mise alle sue spalle costringendola alla pecorina a cosce spalancate.
Le leccò la figa e la penetrò con due dita preparandola alla chiavata che dopo poco cominciò. Il suo cazzo la penetrò senza fermarsi con un lento avanti e indietro poi con mia sorpresa non aspettandomi la successiva mossa spostò il cazzo dalla vagina al canale rettale. Il canale doveva già essere stato visitato più volte perché assorbì il cazzo senza che mia moglie esprimesse alcun diniego. Le limò il culo toccandole con le dita la clitoride . Sapeva cosa fare perché mia moglie venne gridando con viso sconvolto. Ricardo continuò a godersi il suo culo con spinte più profonde e cattive senza preoccuparsi del dolore che provocava a mia moglie e solo quando fu prossimo a venire, lo dichiarò, lo estrasse dall’ano per rimetterlo in figa. Si fermò un attimo per godersi il caldo e bagnato condotto poi da dietro, una per mano, le strinse le tette e la chiavò come un montone sino a completare l’orgasmo in lei. Te ingravido disse per chiudere.
In quel poco tempo si era fatto fare un pompino con ingoio , l’aveva inculata e per chiudere le aveva sborrato in figa.
Quello che mi sorprese fu vedere poi con quanta indifferenza lui si rivestì e senza degnarla di uno sguardo se ne andò dal nostro appartamento.
Non sapevo come affrontare la questione con lei e decisi di vedere l’evoluzione delle cose. I loro incontri continuarono e mi resi conto che Ricardo fosse un maniaco del culo. Gli incontri duravano al massimo trenta minuti, era quello il tempo che Ricardo aveva a disposizione per poi rientrare in ufficio.
Arrivava sul pianerottolo e suonava alla nostra porta e senza attendere entrava nel suo appartamento. Pochi secondi e lo raggiungeva mia moglie che chiudeva la porta alle sue spalle. Un frettoloso formale saluto e in quella mezzora i fatti si susseguivano costantemente. Una limonata iniziale con mani sul culo di mia moglie, poi si spogliavano e lei in ginocchio, ancora in piedi fuori dal letto, glielo prendeva in bocca. Quando era sazio del pompino la faceva mettere a pecorina sul letto e glielo metteva in figa. Tre /quattro passaggi per bagnarlo e poi glielo metteva nel culo. Il culo, abituato, lo prendeva tutto in una sola spinta. Poi la inculava tenendole le mani intorno ai fianchi per sostenersi e tirare il culo a sé. Avanti ed indietro, avanti ed indietro. Ogni tanto le dava delle forti sculacciate sui glutei con mia moglie che con la testa tra le braccia ed il culo alto subiva il suo pene affondando il viso nel materasso.
Lui godeva a incularla. Quasi tutto il tempo della scopata lo trascorreva nel culo. Ripeteva una nenia che a forza di sentirla imparai a memoria: sua bunda so astà aberta par mim.
Quando era prossimo a venire estraeva dal tunnel anale il cazzo e la penetrava in vagina, sempre alla pecorina. Spostava le mani sotto attaccandosi alle tette, pochi movimenti e poi si fermava. Il cazzo in fondo la vagina le stava iniettando il suo seme e qui l’altra nenia: eu te engravido. Non c’era bisogno di capire il portoghese per capire cosa diceva.
Poi stava fermo qualche secondo come ad essere certo di aver depositato tutto il suo sperma. Finito.
Penso che quella di poterla mettere incinta fosse una sua perversione
Pensava solo a sé stesso ed al suo godimento. Quasi mai vidi mia moglie colta dal piacere. Era trattata proprio come una puttana.
Sembrava un rapporto a pagamento con una puttana: poche parole, il tempo della copula e poi il nulla.
Terminato, correva in bagno a sciacquarsi l’uccello, si rivestiva e penso tornasse in ufficio.
Mia moglie si rivestiva, chiudeva l’appartamento di lui e tornava a casa nostra dove si lavava per bene e ricominciava ad occuparsi di quello che aveva lasciato.
Finalmente il mese di aggiornamento terminò e Ricardo dovette partire. Il suo aggiornamento era terminato e per almeno due anni non sarebbe tornato in Italia. Il bastardo venne pure a salutarmi per la gentilezza avuta con lui.
Per fortuna Donatella non rimase incinta. Devo dire che io scioccato da quanto avveniva avevo quasi azzerato il sesso con lei avendo avevo inconsciamente rinunciato all’idea di avere un figlio come per la paura che se fosse rimasta incinta non fosse dovuto a me. Che stupido.
Per un paio di mesi gli appartamenti rimasero vuoti poi arrivò un nuovo occupante, anche lui dal Portogallo. Era il collega che Ricardo ci aveva anticipato.
Venne e a ritirare le chiavi ed anch’io ero presente quel giorno e si presentò con stile e gentilezza.
Somigliava molto a Ricardo, ma non era la prima volta che veniva in Italia e a Milano tanto che il suo italiano era molto comprensibile.
Tornò il giorno dopo, quando io non c’ero, ma fui avvisato dalla app che la porta d’ingresso si apriva. Mi collegai on line.
Vidi ed ascoltai.
Salutò gentilmente mia moglie e le disse che era tornato per dirle che Ricardo la salutava caldamente e la ringraziava per tutte le attenzioni avute.
Le disse : mi ha dato un regalino per te e le diede un pacchetto. Seguì: Ricardo mi ha detto che avrebbe voluto dartelo di persona, ma purtroppo gli era mancato il tempo, devi aprirlo subito che possa riferirgli se ti è piaciuto.
Mia moglie era incuriosita ed anch’io.
Aprì il pacchetto, dentro c’era un semitrasparente traforato slip nero ed un reggiseno coordinato e dei reggicalze sempre neri.
Mia moglie lo guardò perplessa e preoccupata; ne aveva ben ragione.
Lui con un sorriso disse: mi ha pregato di prendermi cura di te e intanto le fece vedere qualcosa sul telefonino
Immagino cosa.
Mia moglie era basita.
Lui approfittò del suo “mancamento” tirandola a sè e baciandola sulla bocca. Lei si dimenava: no no. Lui: lo sai che.. Come una bambola mia moglie divenne inerte, divenne la marionetta come con Ricardo.
Lui riprese a baciarla con la lingua nella sua bocca intanto le sue mani erano dietro e le avevano sollevato la gonna e le palpavano, anzi le schiacciavano il culo contro il suo basso ventre.
Dopo un po’ la staccò da sè dicendole: oggi sono di fretta, tra mezzora devo uscire, da domani avrò più tempo per noi, adesso, facciamo in fretta.
Si slacciò i pantaloni facendo uscire un semi rigido membro. Le disse: dai, in fretta, fammi un pompino. La spinse con le mani sulle spalle ad inginocchiarsi ai suoi piedi. Il cazzo era nella bocca di mia moglie mentre lui le carezzava la testa e le diceva: brava, brava, Ricardo me l’ha detto che sei diventata brava, grazie a lui, a fare pompini.
Quel brava ripetuto richiamo la mia attenzione sul cazzo di Julio e su quello che mia moglie gli stava facendo
Avevo visto il cazzo di Ricardo e non ne avevo un particolare ricordo ciò a significare che fosse un cazzo normale come tanti ne ho visti ,dal mio a quello dei miei compagni di calcio nelle docce comuni. Avevo visto anche qualche uccello di dimensioni più grandi a riposo, ma mai avevo visto in erezione salvo il mio e quello di Ricardo.
Quello che adesso vedevo in erezione era molto più grosso sia del mio che di quello di Ricardo, sia in lunghezza che in larghezza .
Torno a mia moglie e infatti la vedo in difficoltà nel contenere con la bocca quel cazzo superiore. Lui la vede prossima a soffocare e con le lacrime agli occhi allora si tira un attimo indietro permettendole di prendere aria ma poi rientra e spinge a fondo e la stessa scena si ripete a lungo .
In un momento di tregua le dice: devi berlo tutto.
Mia moglie glielo succhiavo e con la mano gli “massaggiava” le palle come sicuramente le aveva insegnato Ricardo.
Due minuti dopo la sua sborra , immagino con sollievo di mia moglie, le riempiva la bocca e Julio si assicurò che ingoiasse tutto il suo sperma.
Si rimise a posto velocemente i pantaloni. Devo andare; aveva ragione Ricardo, dice che sei davvero brava a fare pompini; ti ha insegnato bene.
Poi come ripensandoci le mise una mano sotto il mento e sollevandole il viso disse: come mi ha detto Ricardo tu sei la mia puta sino a quando sarò a Milano.
E guardandola dura le disse: in portoghese si dice tu és a minha puta, ma siamo in Italia e allora voglio dirti che sei la mia troietta sino a quando starò qui.
A domani troietta, alle una nel mio appartamento e metti il regalino di Ricardo
Dopo quel mese trascorso a vedere e sentire Ricardo avevo compreso con l’aiuto di un traduttore automatico le parole che spesso Ricardo ripeteva e non feci fatica a capire cosa dicesse Julio.
Un altro po’ ed infartuavo. Riflettei c’era solo un modo per liberarsi di quell’insana situazione
Nel fine settimana avrei parlato con Donatella. Le avrei detto che forse era il caso di sfruttare l’opportunità di vendere ad un prezzo molto vantaggioso il nostro appartamento; avremmo comprato un appartamento più grande in altra zona vicino al centro.
Il giorno dopo era già collegato quando Donatella entrò nell’appartamento di lui e quando Julio la raggiunse.
Mi ero perso la vestizione di mia moglie. Se avesse indossato quell’intimo e a come si fosse preparata all’incontro.
Sopra aveva un semplice vestito facilmente spogliabile ed ai piedi un paio di scarpe, quelle del capodanno, con alto e fine tacco.
Non ci furono fronzoli. Le disse: ciao, non ho molto tempo. Ho una riunione alle tre. La prese per mano accompagnandola nella camera da letto.
Le disse: aspetta, mi spoglio prima io. Dopo breve, nudo, si appoggiò con la schiena ai cuscini contro la testiera del letto. Aveva dei pettorali sviluppati ed anche il resto del corpo era tonico, tipico di che fa molta ginnastica.
Aveva la mano che cingeva e lentamente segava il cazzo già abbastanza eccitato.
Mia moglie era di fianco al letto e lo guardava silenziosa. Le disse: vai un pò avanti e indietro come una modella.
Lei nel poco spazio a disposizione fece quello che era stato chiesto. Era la prima volta che andava da lui e voleva gustarsi la mercanzia.
Poi le disse : spogliati, togliti il vestito, ma tieni le scarpe , e fai uguale.
Lessi lo scoramento sul volto di mia moglie, ma ubbidì. Anch’io come Julio vidi per la prima volta mia moglie con indumenti intimi di quella foggia sfilare.
Vederla sfilare indossando solo l’intimo di Ricardo oltre che le scarpe da gala la faceva sembrare un’altra; pensai ad una escort di lusso
Dopo la sfilatina le disse : piegati con il culo verso me e leva le mutandine; intanto si segava il cazzo che sembrava un piccolo obelisco.
La guardò soddisfatto poi le disse: vieni. Quando sul letto le carezzò i curati peli a triangolo della passera, le disse: mi piace il pelo sulla passerina odio le donne che si radono a zero come le bambine per me non sono femmine.
Pensavo a come Ricardo avesse trattato mia moglie e mi sarei aspettato lo stesso trattamento da parte di Julio ed invece vidi come Julio a differenza di Ricardo, che pensava solo al suo piacere volle coinvolgere nel suo sporco gioco mia moglie, rendendola se non consenziente almeno felice in quei momenti.
La fece distendere al suo fianco e iniziò a darle leggeri baci a partire dalla gola e scese poi su seni; li teneva tra le mani come soppesandoli beandosi della loro compattezza e calore e continuò strizzando dolcemente i capezzoli che sottoposti a quelle attenzioni si erano drizzati . Poi si dedicò con la bocca alle mammelle succhiando i capezzoli e baciandole per un lungo tempo dedicando poi le stesse attenzioni al suo ventre mentre con le dita continuava a giocare con i suoi capezzoli. Quando le sue labbra accennarono a scendere in fondo al ventre mia moglie si inarcò come se aspettasse la sua lingua nella parte più intima del suo corpo; come se lui avesse capito cosa Donatella si attendesse il suo viso affondò tra le cosce e la sua bocca nascose alla mia vista la passera di mia moglie , dai suoi movimenti potevo immaginare che stesse concentrandosi sulla clitoride e usò anche le dita che insinuò in vagina.
Mia moglie aveva le mani che si muovevano nervose sulla testa di Julio. Gemeva e godeva della sua lingua e delle sue dita; Julio era davvero bravo nel dedicarle quelle attenzioni e farla godere e quindi partecipe del tradimento.
La manipolava talmente bene che la udii dire: basta, non ne posso più; ma i fatti dicevano il contrario poiché continuavo a premergli la testa in basso.
Julio continuò sino a che la udimmo “gridare” il suo piacere e solo allora alzò il capo e potei vedere come le sue labbra fossero bagnate da vederci scorrere gocce di umori.
Mia moglie ansimava scossa dal piacere. Il suo corpo vibrava , il suo sguardo era lussuria ; sembrò che Julio attendesse quel momento perché si sollevò e stese su lei che lo accolse a braccia aperte allargando di più le gambe per favorire il contatto.
Quando il cazzo di Julio come fosse guidato si appoggiò all’ingresso della vagina Donatella spinse il grembo verso lui per favorire la penetrazione e poi gli mise le gambe intorno ai fianchi. Tutto questo “lungo momento” fu accompagnato da un lungo siii di Donatella.
Julio la scopò con vigore e in quella posizione il cazzo doveva arrivare troppo in fondo perché gli urletti di dolore di mia moglie mi fecero pensare che ad ogni affondo gli toccasse la cervice. Mia moglie gemeva, ma non gli diceva di smettere .Julio anzi si muoveva avanti ed indietro accompagnando in contrapposizione i movimenti di lui . Non passò molto che colsi l’orgasmo di mia moglie così come pochi istanti dopo colsi quel movimento tipico di chi sta eiaculando ; Julio si era spinto dove più in là non poteva arrivare e poi si fermò immobile godendo del suo piacere.
I due corpi si fermarono che Julio era ancora dentro lei. Stettero fermi in quella posizione un tempo che mi parve lunghissimo; lui le carezzava il viso e le dava dei leggeri baci sul collo e quelli sulla bocca venivano ricambiati, lei gli carezzava la schiena.
Mi accorsi con dispiacere che a mia moglie quell’amplesso era piaciuto molto, troppo, e pensai che sarebbe stato il primo di tanti .
In quei momenti di rilassatezza e pace a bassa voce, ma ben comprensibile lo sentii dire che le diceva: è stato bellissimo, sei bellissima.
Continuava a coccolarla quando carezzandole il culetto le disse : voglio anche questo e non poteva essere frainteso.
Mia moglie, forse presa da quei momenti, rispose: si, ma non farmi male.
L’esperienza con Ricardo ed adesso con Julio avevano “cambiato” mia moglie; le avevano fatto conoscere altre facce del sesso ; facce che non le erano spiaciute ,anzi. Adesso, pur costretta, partecipava con tutto il corpo e forse anche con la mente al sesso con altri uomini anche se io ero sempre suo marito.
Dopo un pò su richiesta di lui Donatella si occupò del suo membro riportandolo in alto. Si aspettava cosa volesse adesso Julio e si girò prona per accontentarlo.
Vedevo il suo bel tonico culetto che aspettava. Lei aveva preso la posizione che teneva con Ricardo, la testa poggiata sul materasso tra le braccia alla ricerca di una rilassatezza del corpo per favorire la penetrazione anale con la minima resistenza.
Julio si leccò un dito e poi lentamente lo infilò nell’ano intanto le suggeriva cosa fare: respira profondamente, stai rilassata e non sentirai dolore
Certamente Donatella aveva un po’ di paura di sentire dolore, era tempo che non faceva sesso anale e poi Ricardo non si era mai curato del suo dolore, entrava e la squassava fin o a godere fregandosene del male che ogni volta le procurava ma Julio fu bravo. Quando il buco si dilatò a sufficienza aggiunse un altro dito e poi il terzo. Poi puntò il cazzo e spinse in progressione per incularla .In fondo quel passaggio non era più vergine si trattava solo di riabituarlo al passaggio del cazzo anche , se per il vero, il suo era più grosso di quello di Ricardo.
Comunque piano piano riuscì a penetrarla e carezzandola sulle spalle iniziò a muoversi in lei.
Le disse : sei bagnata, ma un po’ stretta, solo un poco e ti piacerà
I suoi affondi sono profondi e man mano più velocie mentre il cazzo la incula le sue mani giocano con i suoi capezzoli. Dopo un po’ mi pare di cogliere gemiti di piacere di mia moglie.
Si avvicina al suo collo e lo sugge e accarezza con le labbra, non può sapere quanto Donatella sia sensibile in quei punti.
Mi a moglie geme a bocca aperta e Julio piacevolmente stupito le dice: non sapevo ti piacesse così tanto essere inculata .Se vuoi che continui dillo che sei la mia troia e mentre parla la incula con più forza.
Mia moglie non gli ha risposto e lui: dimmi chi sei o smetto.
Con mia sorpresa mia moglie: sono la tua troia.
Lui sorridendo : la mia troia?
Lei : si , si
Lui allora possiamo venire insieme.

Mia moglie memore del passato aveva già portato la mano alla clitoride e bastò poco perché si avvicinasse all’orgasmo. Lui la pistonava veramente forte e per questo le chiese se sentisse male , se doveva rallentare.
La risposta, sconvolgente per me, fu: no, non sento male, mi piace, continua così.
Si muovevano in sintonia il suo culo andava incontro al cazzo di Julio che ogni volta spariva profondamente in lei.
Erano indirizzati allo stesso obiettivo che raggiunsero pressappoco insieme e che colsi in modo diverso. Mia moglie gridò il suo orgasmo di lui invece vidi come si inarcava per venire a fondo nel culo .
Poi il silenzio post sesso.
Julio dopo un po’ le disse: devo andare, ci vediamo domani alla stessa ora. Non c‘erano ordini nella sua voce sembrava più un amato che salutava la sua amata.
Mia moglie non rispose, ma il suo si era scontato. Lui alzandosi le diede un bacio sulla nuca poi andò in bagno. Si lavò e rivestì, in tutto questo tempo mia moglie rimase sul letto, si era girata a pancia all’aria e nuda com’era si vedeva quanto fosse bella tanto che prima di uscire Julio tornò da lei per darle un dolce bacio sule labbra che fu ricambiato, poi uscì. Solo a quel punto mia moglie si alzò toccandosi sia la passera che il culo come a verificare se il membro di Julio avesse lasciato qualche particolare traccia. Si guardò di sfuggita allo specchio ed andò in bagno; poi si rivesti e tornò in casa nostra.
Quella sera facemmo l’amore e fu molto bello; mi aspettavo che dopo le esperienze avute ci mettesse qualcosa del suo ma purtroppo si limitò a fare da brava mogliettina quello che volevo io e non potevo forzarla a fare come Ricardo e Julio, non sarei stato io.
Gli incontri tra loro continuarono nei giorni successivi, sembravano incontri tra amanti consenzienti. Io ormai guardavo e non guardavo le telecamere attendendo il giorno della partenza di Julio, ma soprattutto il giorno che trovando un nuovo appartamento ci saremmo trasferiti lasciando “tutto alle spalle”.
Un giorno parlando del vicino Donatella mi raccontò, dicendomi che ogni tanto lo incontrava sul pianerottolo e facevano qualche chiacchiera, che le aveva detto che era vedovo da tre anni e che aveva una figlia piccola che in quei giorni era accudita dalla nonna. Doveva avere un arretrato di sesso ed aveva colto l’occasione con mia moglie per recuperare e scoprii che non si limitavano ad incontrarsi solo durante l’intervallo di pranzo.
Alla sera Donatella portava l’immondizia in un locale al piano terra. Tra lo scendere, depositare e risalire non ci metteva più di pochi minuti e mi sorpresi quando una volta la vidi risalire tutta rossa in viso, ma pensai allo sforzo per le scale fatte. Mi preoccupai quando un paio di sere dopo successe ancora e poi ancora un paio di sere dopo. Se il colore sul viso fosse per le “scale” doveva essere sempre e non a volte si e a volte no.
Allora la volta dopo la seguii dandole un leggero vantaggio. II locale immondizie era a piano terra in un angolo a fianco delle cantine. Con circospezione sbirciai dietro l’ angolo; mie moglie era piegata con il cazzo di Julio in bocca e poco dopo sempre piegata reggendosi su un bidone dell’immondizia , la gonna sulla schiena, aveva il cazzo di Julio in figa. In nemmeno 5 minuti Julio si era fatto spompinare e le aveva sborrato in figa. La guardai mentre si rialzava e la gonna le ricadeva ricoprendola. Avevo visto che non indossava le mutandine; chiaro per far prima.
Feci appena in tempo ad allontanarmi e rientrare in casa che trafelata mi raggiunse.
Dissi; ti vedo affannata, tutto bene?
Rispose : si , sai le scale.
La guardavo ed immaginavo il seme di lui scorrerle sotto la gonna dalla vagina lungo la gamba. Sarà stato un caso , ma un attimo dopo era in bagno; per lavarsi?
A differenza che con Ricardo dove l’incontro durava poco e non tutti i giorni con Julio si incontrava quasi tutti i giorni meno i giorni che ero in casa , e sempre, dalle tredici alle quindici, facevano sesso. Uso il plurale perché anche Donatella godeva.
Lui le veniva indifferentemente in figa, in bocca, in culo, in viso, tra le tette, dove e come lo ispirava il momento. Veniva almeno due volte e se aiutato da lei con un bel pompino anche tre volte in quelle due ore.
In quel periodo dovetti dire a Donatella che dovevo andare a Roma per tenere il sabato mattina un corso di mezza giornata a operatori sui quadri elettrici della metropolitana romana. Era un favore che ATM faceva.
Come da regole sindacali sarei partito il venerdì pomeriggio presto ed avrei cenato e dormito in hotel a Roma. Il mattino successivo avrei tenuto il corso ed il pomeriggio sarei rientrato a Milano.
Il sabato sera telefonai per l’ora di cena a mia moglie per salutarla e mi parve un tantino strana.
Allora mi collegai on line alle telecamere e vidi che con lei a tavola c’era Julio. Come aveva saputo della mia assenza?
Forse involontariamente o volontariamente a Donatella era sfuggita l’informazione?
Segui la cena ed i loro discorsi, la cosa interessante anzi devastante fu quando Julio disse: allora d’accordo stasera dormo qui, ti faccio io da marito.
Fu una notte incandescente. Julio le disse che non dormiva con una donna da quando era dipartita la moglie e la scopò ed inculò ripetutamente. Tra una venuta in figa o in culo la bocca di mia moglie provvedeva a far rialzare il suo uccello e ricordo bene che gli stava facendo l’ennesimo pompino a bocca larga quando interrompendo un attimo di succhiarlo gli disse: mi piace succhiarti questo bel cazzo.
E per la prima volta Julio fece un riferimento a me: ti piace? E’ più grosso di quello di tuo marito?
Lei con occhi sorridenti: è molto più grosso. Tu sei il terzo a far l’amore con me, dopo mio marito e Ricardo e adesso so cosa si prova a far l’amore con un cazzo grosso
Julio sorrise alla risposta e le carezzò effettuosamente il capo dicendole: tranquilla te ne darò tanto.
Donatella non diede mai la sua bocca ed il suo corpo gratis perché Julio le fece avere diversi orgasmi.
Feci una notte insonne sempre con il video acceso.
Loro si addormentarono per brevi periodi, tra una scopata e l’altra, uno nelle braccia dell’altra come innamorati, ma era solo sesso. Fatto molto bene, ma solo sesso.
Non capivo come nonostante i reiterati rapporti sessuali, prima con Ricardo e poi con Julio, le loro sborrate in vagina non l’avessero messa incinta.
Che io sapessi non prendeva nulla. Alcuni mesi prima avevamo deciso di stabilizzare la nostra situazione economica prima di provare a concepire un figlio e rimandato all’anno prossimo la decisione; quindi io stavo molto attento e mettevo il preservativo, ma Ricardo e poi Julio la scopavano a pelle e non si fecero remore a riempire del loro seme la passera.
Chissà?
Al mattino vidi mia moglie che si “medicava” la vagina e l‘ano. Il troppo uso doveva averli infiammati.
La vedevo muoversi per casa come avesse problemi di ambulazione. Il termine che usiamo tra amici è: l’aveva sderenata.
Fu un “intenso” mese per loro, ma anche Julio finalmente dovette rientrare. Il giorno prima di partire ci ringraziò dell’ospitalità. Ci disse che sarebbe partito all’indomani nel pomeriggio avanzato e che il nuovo arrivo, sempre dal Portogallo, era previsto tra due/tre mesi e sperava che anche al prossimo collega avremmo dedicato le stesse attenzioni rivolte a Ricardo e a lui (parlava certamente di mia moglie).
L’ultimo loro incontro portò delle novità poco piacevoli per me.
Era il pomeriggio prima della partenza di Julio. Erano in camera da letto di lui seduti sul bordo del letto.
Lei era seduta su lui di spalle e si alzava e sedeva sul suo cazzo quando Julio la bloccò a fondo corsa tenendola ben impalata sul cazzo e le chiese a sorpresa: e se tu fossi incinta?
Mia moglie prima girò il capo per guardarlo in viso ed aveva uno sguardo preoccupato poi girò nuovamente il capo in avanti facendo un’alzata di spalle.
Pur vedendo e sentendo mi sentivo finalmente tranquillo . Quella sera Julio partiva ed avevamo davanti alcuni mesi per cambiare casa. Solo per abitudine continuai a guardare cosa avvenisse su quel letto e mi rosi guardandoli abbracciati che limonavano voracemente.
Ma la mia sorpresa fu quando vidi lui rivolgere il capo in alto in direzione dell’occulta telecamera. Il suo sguardo rivolto alla telecamera diceva che sapeva, da quando si era accorto?
Le fece girare , poggiare sul letto alla pecorina rivolta nella direzione della telecamera . Mentre la penetrava Donatella mostrava il suo piacere e lui volle punirmi.
La fece spostare in parallelo alla telecamera e di traverso sul letto La ripresa di fianco mi faceva perfettamente vedere come il suo cazzo entrava ed usciva dalla figa di mia moglie; lo estrasse anche completamente per poi rientrare per farmi vedere come la figa si aprisse al suo ingresso e come lo accogliesse sino in fondo.
Con la stessa modalità mi fece vedere come la inculava.
Ma la fece anche parlare mia moglie.
Le chiese/domandò se le fosse piaciuto far l’amore con lui. Usò proprio la parola amore. E alla risposta positiva avuta le chiese anche se le sarebbe mancato. Fu sibillino: lui o il suo cazzo?
Non importa perché mia moglie gli rispose che le sarebbe mancato molto e anche se fosse tornato qualche volta a Milano l’avrebbe “rivisto” volentieri.
Poi Julio avendo sentito la sua disponibilità ,come volesse farle fare un gioco, e li capii che per fortuna Donatella non sapeva, la fece spostare nuovamente dritta a me e le parlò a bassa voce in un orecchio.
Chissà cosa le avesse detto, mia moglie sorrideva mentre per compiacerlo con la mano faceva il segno del cornuto, non sapendo delle telecamere, “ rivolto a me” .
E lui guardando fisso la telecamera mimò le parole: guarda come te la ingravido e venne in lei.
Non pago si portò al suo fianco per farmi ben vedere con quale capacità e piacere mia moglie con lingua e bocca gli ripulisse il cazzo che l’aveva appena riempita.
Per chiudere mi fece un ola con la mano.
Aveva atteso l’ultima volta per evitare discussioni violente con me.
Partì
Finalmente un po’ di fortuna; poco tempo dopo vivevamo nel nuovo appartamento a Milano e non avemmo più fastidiosi vicini, eravamo noi due più il ricordino che ci aveva lasciato forse Julio: si, Donatella era incinta. Mio ? di Julio? Che importa.

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