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Racconti Trans

Giulia trav. sandwich in treno

By 17 Settembre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Ciao a tutti

Sono Giulia, in privato’ infatti sono una travesta di 46 anni, insospettabile ma molto carina e porcellina, con un culo a mandolino, un pene minuscolo e totalmente passiva.
Sin da piccola mi piace indossare abiti femminili e soprattutto lingerie sexy che rubavo allora a mia madre e che acquisto adesso on-line.
Con il tempo sono cresciuta con la passione di travestirmi e con il piacere di concedere le mie dolci grazie agli uomini scaltri e dotati che sanno approfittare di una piccola zoccola lasciva come me.

Per di più mi piace raccontare le mie avventure amorose’ un poco romanzate, ma non troppo!

Voglio così raccontarvi una avventura piccante accaduta quando avevo 21 anni.

Stavo andando a Venezia Mestre a trovare una zia, sorella di mia madre. Alla stazione di Firenze il tempo di febbraio era piuttosto brutto e molto freddo. Erano circa le 18.30. Il treno stava aspettando i passeggeri al binario 10. Salii con qualche difficoltà a causa del mio bagaglio e m’incamminai verso il vagone al quale ero stato assegnato. Entrai nel compartimento con grande piacere. Il calduccio mi fece riprendere i sensi intorpiditi dal freddo esterno.
Mi guardai intorno. C’erano pochi passeggeri. ‘Strano!’ pensai. Avevo già preso quel treno altre volte e mi ero spesso trovata in mezzo alla calca. Quella sera il treno era alquanto vuoto. Poi ripensai alle partite di Champions League e capii il perché di tale abbondanza di posti liberi.
Stavo mettendomi comoda quando arrivò un signore alto e distinto con un bel vestito grigio che mi chiese cortesemente se vi fosse un posto libero. Risposi con il mio più bel sorriso che il restante dei posti era a sua disposizione e che mi avrebbe fatto piacere avere la sua compagnia durante il viaggio. Lui sorrise, mi ringraziò e si sistemò proprio di fronte a me.
Era veramente un bel uomo con degli occhi seducenti e per di più con una barba folta ma curata. ‘Che fortuna!’, pensai, ‘vado matta per gli uomini barbuti!
Di lì a poco, mentre il treno partiva, rilanciai la conversazione sia perché ci aspettavano cinque ore abbondanti di viaggio sia soprattutto perché avevo molta voglia di conoscerlo meglio e chissà’ magari di conquistarlo.
Il signore si chiamava Roberto e stava andando anche lui a Venezia. Un uomo d’affari, sposato ma separato da alcuni mesi, appassionato di cinema. Sono appassionata di film anch’io, film romantici ed erotici oltre che hardcore. Mi limitai però a parlare con lui di film d’autore. Anche se, dopo un poco, inserii Tinto Brass tra gli autori che preferivo. Sorrise ancora e mi confessò che anche lui gustava spesso quel genere di film.
Ne fui così felice che gli dissi con molta naturalezza e provocazione che avevo io stesso girato in proprio alcuni piccoli film erotici. Mi guardò sospettoso ma divertito, poi mi chiese alcuni dettagli. Gli dissi che avevo la passione di filmarmi o di farmi filmare mentre indossavo biancheria intima e/o facevo l’amore con qualche amico.
Roberto si irrigidì un attimo ma la schiettezza del mio tono e forse anche le moine che facevo di fronte a lui furono a quanto pare sufficienti a farlo sciogliere.
‘Quindi sei un gay?’ chiese con una evidente curiosità. Precisai che amavo piuttosto definirmi ‘travesta’. Ma comunque sì mi piaceva fare l’amore con gli uomini e se possibile farmi riprendere durante i rapporti.
Lui, ancora un poco nervoso, si guardò intorno sospettoso e mi chiese: ‘senti, non &egrave mica una candid camera, vero?’. Allora imperversava in TV quindi il dubbio era legittimo. Lo tranquillizzai immediatamente e feci scivolare velocemente la conversazione verso i suoi gusti sessuali. Roberto era un eterosessuale convinto, grande rimorchiatore che per questo aveva avuto problemi con sua moglie fino ad arrivare alla separazione.
Mentre parlava io intanto lanciavo sguardi ammiccanti e assumevo pose ‘coquettes’ che sembravo avere un certo effetto su di lui. Egli cercava di resistere ma il tema della nostra conversazione lo metteva in uno stato di confusione evidente.
Fu allora che mi decisi. Mi alzai e mi sedetti proprio vicino a lui. Roberto mi guardò un poco imbarazzato ma si lasciò fare quando iniziai ad accarezzare la sua coscia, a baciargli le mani e a sfiorare la sua patta’ che sentii enorme. Una folle speranza mi pervase tutta. L’idea di essere nell’intimità di quel compartimento con quello uomo barbuto e cazzuto mi faceva impazzire di foia.
Roberto ebbe un attimo di ripensamento e cercò di allontanarmi dicendomi che non era attratto dai maschi.
Risposi che ne ero assolutamente certa. Ma aggiunsi anche che io non ero certo da annoverare nella categoria dei maschi. Per fornirgli una prova tangibile mi alzai, verificai che il compartimento fosse ben chiuso ed iniziai a spogliarmi. Lui rimase stupito di quella mossa. Ma io decisa a conquistarlo proseguii il mio spogliarello.
Moine e mosse conturbanti sono sempre state la mia specialità sin da giovane. E già allora possedevo abbastanza maestria da eccitare i maschi più restii.
Tolsi i miei abiti da uomo e rimasi con reggicalze, calze e mutandine in pizzo nero. Fu letteralmente abbagliato dalla mia mise.
Gli mostrai con orgoglio le mie grosse natiche bianche. Ostentai il mio buco di culo rosa e voglioso. Poi, per dare prova della mia misera mascolinità gli mostrai con affetto il mio corredo di atrofici attributi. Il mio pene impotente di soli 5 cm e i miei testicoli appena accennati e mai cresciuti.
Quando poi esibii i miei capezzoli dritti sulle mie tettine tenere e sode, Roberto fece una debole resistenza ai miei baci. Anzi dopo poco mi abbracciò e mi baciò come fossi la sua amante. Ne fui elettrizzata. Tutto il mio corpo vibrava di piacere e mi sentii quasi svenire di gioia tra le sua braccia.
Ripresi presto pienamente coscienza e scivolai giù tra le sue gambe. Con infinita dolcezza lo accarezzai tutto e sentivo la sua patta gonfiarsi sempre più. Fu con una estrema goduria che aprii i suoi pantaloni e feci sbucare dai suoi slip un enorme membro percorso di venature che sormontava due grossi testicoli villosi.
Il profumo era inebriante e nella mia mise, tra le sue gambe, in quel compartimento anonimo fui rapita dalla foia.
Lo baciai sulla cappella, poi leccai i due coglioni rigogliosi. Infine iniziai a spompinarlo a dovere. Una fellatio lunga, intensa e appassionata alla quale egli rispose con una erezione totale e incondizionata.
L’esperienza ed il senso innato delle misure, soprattutto di membri maschili, mi fece valutare senza possibilità di errore la lunghezza del suo cazzo. Tra i 27 e i 28 cm. Una vera bellezza! E con una discreta circonferenza!
Roberto era pressoché sdraiato alla mia merc&egrave e, mentre succhiavo e leccavo il suo fallo maestoso, mi veniva in mente sua moglie che aveva dovuto rinunciare ad una tale meraviglia’ per fortuna mia!
Dopo un poco la mia voglia raggiunse il culmine e gli chiesi di incularmi seduta stante. Roberto mi guardò con affetto e rispose con un ‘certo, cara!’ che mi fece palpitare di ulteriore voluttà.
Si tolse la giacca e la camicia mentre mi posizionavo a pecorina di fronte a lui dopo essermi liberata delle mutandine.
Mi &egrave sempre piaciuto quella posizione in cui ostento la mia femminilità con le natiche in bella vista, sottomessa, provocante e vogliosa. Per di più il contorno sexy formato dai miei reggicalze e dalle calze forma un contrasto netto con i miei poveri attributi maschili che fa generalmente impazzire i maschi.
Anche quella volta l’effetto fu pienamente riuscito. Roberto non poté resistere. Avanzò verso di me, prese le mie natiche a piene mani e abboccò il suo enorme cazzo nel mio culetto palpitante. Mi sentii pervadere da un brivido di piacere intenso che raddoppiò quando mi penetrò con forza e decisione.
Lanciai un lungo grido acuto di godimento appena soffocato e lui iniziò a muoversi in me.
Più si agitava e più scivolava dentro di me. Ed io lo aiutavo, frenetica, ancheggiando e spingendo all’indietro il mio deretano finalmente posseduto.
Presto Roberto fu in grado di incularmi fino ai coglioni e ad imprimere alla nostra copulazione un ritmo talvolta sfrenato e talvolta dolcissimo. Io vibravo di piacere interamente sottomessa ai suoi voleri.
Mi montò così a lungo che un dolce succo profumato fuoriusciva abbondante dal mio culo spampanato e colava lungo i miei testicoli atrofizzati inondando il seggiolino del treno.
Lui mi chiamava ‘troia’ o ‘zoccola’ ed io lo incitavo a scoparmi sempre più forte. Poco dopo però lo sentii rallentare. Temetti che venisse troppo presto ma per fortuna mi chiese soltanto di cambiare posizione.
Sfilò il suo pene turgido e liquoroso dal mio culo vibrante e si sedette sul bordo del seggiolino. Capii che mi voleva sopra. Allora, dopo avere posizionato le mie ginocchia di qua e di là dei suoi fianchi mi presentai di fronte a lui con un sorriso complice e mi lasciai impalare dolcemente dal suo membro eretto all’inverosimile. Scivolò in me come un lungo serpente ma caldo bollente di passione. In poco tempo fui in grado di danzare su di lui seguendo i diversi ritmi sessuali esasperati dei nostri sensi.
Roberto stringeva con forza le mie natiche e le obbligava a fremere ancora di più intorno al suo cazzone che spingeva a stantuffo nel mio culo profumato. Io godevo come una pazza e indugiavo soddisfatta con lo sguardo sui miei piccolissimi attributi che giocherellavano inerti sulla sua pancia villosa.
Mi aggrappavo a Roberto talvolta con forza e talvolta con dolcezza, lo baciavo spesso sulla bocca gustando il pizzicore della sua barba sulle miei guance glabre e soprattutto lo incitavo a leccare ed a succhiare i capezzoli delle mie tettine che si irrigidivano di eccitazione.
La cavalcata durò almeno un quarto d’ora. Lo sentivo forte e resistente. Ne fui compiaciuta e così cambiai posizione per godermi meglio questo momento.
Senza lasciarlo mi girai, poggiai le mani sui braccioli e puntando i piedi sulla parte estrema della poltroncina del treno iniziai a ballare su di lui facendo volare per aria, liberi e meravigliosamente decorativi, i miei minuscoli attributi. Roberto ormai scivolava agevolmente in me. Mi ero abituata al suo calibro e quando ricadevo sentivo i suoi enormi testicoli battere con forza contro i bordi slabbrati del mio culetto adorato.
Presto però lo sentii irrigidirsi, riprendersi un attimo e dopo alcuni secondi di frenesia totale avvertii che stava per eruttare il suo nettare.
Allora senza chiedergli il permesso mi alzai di corsa abbandonandolo un attimo per prenderlo di nuovo tra le mie labbra. Roberto rimase un poco sorpreso ma capì che volevo assolutamente assaporare il suo sperma. Così si lasciò spompinare con abbandono. Io fremevo di gioia e non fui delusa.
Dopo averlo leccato e spompinato con passione egli, d’un tratto, fremette più del solito e inondò finalmente la mia bocca con un getto sovrabbondante di caldo e dolce nettare maschile. Riuscii a malapena a contenere il suo lungo spruzzo e bevvi con immensa delizia fino all’ultima goccia del suo sperma gustoso e profumato.
Ero ancora lì che leccavo il suo membro che si riduceva a poco a poco quando avvertimmo che il treno stava rallentando. Stavamo arrivando in stazione di Bologna. Non ebbi sfortunatamente il tempo di gustarmi al fondo quel momento di tenerezza dopo l’amore. Ci rivestimmo in fretta per evitare di essere sorpresi in quella situazione.
Eravamo stati prudenti. Infatti dopo poco entrarono due signore anziane nel nostro compartimento. Scambiai uno sguardo allarmato con Roberto, ma feci buon gioco a cattiva sorte. Iniziai così, dopo alcuni convenevoli ad indagare quale fosse la destinazione delle signore. Per fortuna il loro viaggio sarebbe stato abbastanza breve visto che era loro intenzione scendere a Ferrara.
Ero seduta proprio di fianco a Roberto e con l’occasione gli chiesi se avesse fame. Lui rimase un poco sorpreso ma gli feci notare che era quasi ora di cena e che un pranzo sarebbe stato il benvenuto.
Acconsentì. Così ci alzammo e andammo nel vagone ristorante dove Roberto mi offrì una cena non romantica visto l’ambiente ma sicuramente piacevole. Ci attardammo volutamente al tavolo per approfittare di questa nostra complicità anche fuori dal nostro compartimento. La nostra conversazione fu non troppo esplicita ma ruotava attorno alle nostre avventure amorose. Gli raccontai che sin da giovane avevo avuto esperienze sessuali e sentimentali con amici e uomini diversi. Lui mi raccontò alcune sue conquisti femminili assai piccanti.
Passò un’oretta quando decidemmo di alzarci per ritornare nel nostro compartimento. Per fortuna stavamo entrando in stazione di Ferrara. Le signore si alzarono e salutandoci con cortesia antica ci lasciarono da soli.
Aspettammo un poco, poi quando il treno ripartì, Roberto si alzò, chiuse le porte del compartimento e si avvicinò a me chiedendomi se avevo ancora voglia di fare l’amore. Io ero già bagnata da tempo! Come risposta lo baciai appassionatamente. Mi strinse tra le sue forti braccia e mi spogliò con cura. Io feci lo stesso con lui e quando fu nudo di fronte a me vidi quanto tangibile fosse la voglia che aveva di me. Il suo cazzo enorme si ergeva infatti davanti ai miei occhi fiero e desideroso di copulare.
Lo leccai e lo succhiai per qualche minuto poi chiesi a Roberto di prendermi ancora alla pecorina. Egli sorrise e mi penetrò con decisione un istante dopo, appena sorpreso di trovarmi così bagnata e larga. Quindi mi montò con vigore variando il ritmo della sua spinta.
Io vibravo sotto di lui adoperandomi per prenderlo tutto in me. Le mie natiche fremevano di piacere ed il mio culetto spampanato colava come burro sotto le sue spinte poderose.
Dopo circa un quarto d’ora Roberto mi fece sdraiare sulla poltroncina e sollevandomi le gambe mi inculò dolcemente per poi imprimere un ritmo sempre più forsennato alla nostra copulazione. Che bellezza vederlo adoperarsi così per il nostro piacere! Comunque se io ero particolarmente soddisfatta di averlo conquistato, lui era visibilmente soddisfatto di scoparmi con tutto il suo ardore. Continuava a chiamarmi ‘troia’, ‘troiona’ o ‘zoccola’ e sorrideva nel vedermi così abbandonata al suo volere.
Ogni tanto, mentre proseguiva a penetrarmi con forza, si divertiva anche a giocherellare con il mio minuscolo pene, quasi volesse convincersi che fosse realmente così piccolo e inerte. ‘niente paura amore’ gli dissi ‘ &egrave assolutamente atrofico e impotente’. Così mi chiese come facevo a raggiungere l’orgasmo. Gli risposi che il mio ano era di fatto il mio vero sesso e che godevo quasi solo analmente. Talvolta però, con amanti particolarmente bravi e resistenti riuscivo a godere passivamente mediante eiaculazione. Questa cosa lo intrigò tantissimo. Così mentre mi fece salire di nuovo su di lui, perché mi impalassi a piacere, mi chiese cosa intendessi per ‘godere passivamente mediante eiaculazione’.
Pur trascinata dal godimento trovai quel minimo di lucidità per spiegargli che riuscivo qualche volta a raggiungere l’orgasmo e quindi a produrre un debole getto di sperma sempre solo mediante la copulazione passiva visto che il mio sesso era di fatto alquanto incapace di erezione.
Rimase assai incredulo ma quando grazie a quel mio lungo danzare sul suo membro e alla così forte eccitazione il mio piccolo pene inerte lasciò colare un debole filo di sperma sul suo ventre villoso dovette, in mezzo ai miei goderecci spasimi di giovincella, ricredersi.
Io non gli lasciai il tempo di dire altro e mentre insistevo a farmi impalare con decisione dal suo cazzone turgido, lo baciai con passione estrema, sedotta come non mai.
Eravamo lì ancora abbracciati quando avvertimmo dei passi nel corridoio. Roberto girò la testa e prima che io riuscissi la girare la mia, ecco affacciarsi il controllore del treno. Eravamo palesemente nei guai!
Il controllore restò stupito davanti alla scena che si offriva a lui. Sembrava un uomo di esperienza ma forse non aveva ancora visto mai un uomo scopare un efebo in un suo compartimento. La sorpresa era quindi totale sia da parte nostra che da parte sua. Noi avevamo l’imbarazzo in più che ci affliggeva in quel momento.
Ci chiese cosa stessimo facendo ‘ anche se la cosa era alquanto palese. Ci chiese anche se non ci vergognavamo. Io allora ripresi coraggio e risposi che mi vergognavo di essere stata scoperta così, ma non di fare l’amore. Allora lui senza alzare la voce mi fece notare che non aveva niente da ridire sui nostri gusti sessuali ma che fare queste cose in treno, praticamente in pubblico, rappresentava una grave violazione della legge oltre che della morale pubblica.
Roberto era visibilmente imbarazzato e quasi non riusciva a proferire parola. Io invece, convinta che la miglior difesa fosse l’attacco, gli chiesi perdono di quanto stesse accadendo ma cercai di giustificare il nostro comportamento col sostenere che ‘all’amor non si comanda’, infine gli feci notare che non eravamo stati in pubblico fino al suo arrivo.
Il controllore mi guardò intensamente, sbalordito dalla mia sfacciataggine, a maggiore ragione perché Roberto ed io non ci eravamo ancora staccati, ossia io tenevo ancora ben stretto in me il suo pene che accennava solo allora a ritrarsi.
Sapevo comunque che eravamo in una posizione non sostenibile. Così mi alzai e ci coprimmo i corpi ancora visibilmente accaldati di passione.
Vidi il controllore entrare un attimo in crisi mentre osservava i nostri movimenti ed il suo sguardo mi sembrò per un attimo soffermarsi sulle mie curve . In ogni caso gli chiesi cosa ci avrebbe fatto.
Il controllore rispose che avrebbe dovuto fare una denuncia e una multa piuttosto salata’ poi però, quasi bisbigliando, ci disse che forse avrebbe chiuso un occhio se lo avessimo accettato tra noi.
Vidi Roberto sbigottito mentre io sorrisi compiaciuta. Risposi che ero prontissima a fare l’amore con due uomini a patto che fossero ambedue attivi e non giocassero tra loro.
Roberto mi lanciò uno sguardo come di ringraziamento ed il controllore mi assicurò che non aveva certo voglia di ‘giocare’ con un maschio’mentre con me la cosa lo eccitava alquanto. A dire il vero era appassionato di transessuali ma un travesta come me, così femminile e in quella mise!… Mi assicurò che ero bellissima e molto sensuale poi volle accarezzare sia le mie natiche che il mio atrofico pene. Cosa che gli lasciai fare, ovviamente con molta soddisfazione. Aveva un tocco dolcissimo e deciso che prometteva bene.
‘Grandioso’ pensai. ‘Che bel viaggio verso Mestre!” ‘con due uomini adesso!’.
Il controllore si chiamava Massimo ed era un signore baffuto e calvo ma piuttosto attraente. Il pezzo forte fu però quello che scoprii da sola tra le sue gambe. Un cazzo di circa 23 cm dal diametro impressionante!
L’eccitazione di avere a mia disposizione due meravigliose prove della mascolinità mi fece impazzire di gioia. Stavo per iniziare una promettente fellatio sul nuovo membro quando Massimo si girò e chiuse a chiave il compartimento. Giusta premura! Così non saremmo più stati disturbati. Massimo mi fece notare che aveva però non moltissimo tempo.. un’oretta non di più, il tempo di arrivare a Venia Mestre. Io gli risposi che anche noi dovevamo scendere lì ma aggiunsi anche che in una ora si possono fare tantissime cose e vivere dolcissime e piccanti avventure.
Così finalmente potetti gustare il sapore eccitante del suo grossissimo pene e praticargli una lunga spompinata mentre Roberto, da dietro, mi aveva di nuovo penetrato e aveva ripreso ad incularmi con maggiore passione.
‘Che bello!’ pensavo. ‘Succhiare un bel cazzone di maschio eccitato mentre un altro ti scopa con ardore &egrave una sensazione unica e piacevolissima’. Un bellissimo omaggio alla mia femminilità!’
Il cazzone di Massimo aveva un buon sapore, molto particolare, così me lo gustai a lungo anche se con qualche difficoltà visto il suo diametro, poi però il desiderio di farmi scopare da lui prese il sopravvento.
Roberto non abbandonò il suo attuale ruolo con facilità. Era in una foia tremenda. Comunque si rassegnò al mio pompino mentre Massimo, senza indugi, infilò la sua cappella nel mio culo succoso.
Nonostante il mio buchetto fosse abituato a grossi calibri e piuttosto allargato dalla lunga cavalcata di Roberto, Massimo fece un poco fatica a penetrare in me. Io però godevo come una cagna in calore poiché mi stava letteralmente slabbrando l’ano, facendomi provare sensazioni piacevolissime.
Dopo un certo numero di spinte poderose riuscì finalmente a incunearsi del tutto tra le mie frementi natiche e a farmi vibrare di immenso piacere.
Presto iniziai a sentire le sue villose palle sbattere contro il mio sfintere che, sfondato a più non posso su di un ritmo forsennato, si scioglieva letteralmente in un brodo profumato.
Roberto raddoppiò il mio godimento obbligandomi ad ingoiare quanto più possibile del suo lungo membro eccitato ed io mi sottomisi volentieri a quella sua dolce tortura.
Dopo un poco Massimo mi chiese di sdraiarmi su di un lato, al suo fianco, e mi prese così, di traverso, baciandomi ripetutamente e pompando violentemente il suo grosso stantuffo nel mio culo ormai abituato al suo calibro. Roberto per fortuna non mi abbandonò e presto mi offrì di nuovo il suo lungo cazzo da succhiare. ‘che vacca che sono!’ pensai e li incitai ambedue a sfondarmi e a farmi godere.
Il treno intanto filava veloce verso Venezia ed il ritmo delle rotaie così percorse si sposava a pennello con il nostro ritmo sessuale.
Godevo veramente come poche volte mi era successo prima e pensavo che per poco avevo rischiato di perdermi questa eccitante avventura. Infatti l’idea di andare da mia zia non mi aveva per niente entusiasmata. Ma mia madre aveva insistito perché dovevo aiutare la zia in casa in quanto aveva avuto un piccolo infortunio che le impediva di fare le faccende e le commissioni. Visto che ero la sola in famiglia, a parte lei, ad avere dimestichezza con le faccende da donna, mi aveva logorata ed io, pur restia mi ero lasciata convincere.
‘Grazie mamma!’ pensai ‘ottima idea quella di inviarmi da zia Gabriella!’.
Passò un poco di tempo e Roberto mi chiese di potermi ancora inculare. Povero caro! Non l’avevo certo dimenticato ma la sua voglia di possedermi era diventata insostenibile. Così lo feci sdraiare per terra. Poi staccandomi a malincuore da Massimo, mi calai a smorza candela su di lui e lasciai il suo fallo eretto penetrarmi fino ai coglioni. Presi a danzare dolcemente su di lui, poi sempre più forte imprimendo presto un ritmo forsennato che mi faceva godere come una troia.
Massimo reclamò un minimo di attenzione da parte mia ed ovviamente lo accontentai con mia enorme soddisfazione. Così mentre proseguivo a danzare allegramente sul lungo membro di Roberto, iniziai a succhiare e a spompinare con trasporto il grosso cazzo di Massimo.
I miei due maschioni ansimavano quasi di concerto ed io tra una leccata ed un succhiotto lasciavo sfuggire alcune note acute di giovincella deflorata che li eccitava sempre più.
Filava il treno e sfortunatamente filava pure il tempo. Massimo guardò il suo orologio e mi disse che ci rimanevano pochi minuti ancora. Allora mi sdraiai sulla poltroncina, sollevai le gambe e mi offrii a lui spalancando le mie natiche e concedendogli di nuovo il mio culetto sfondato che egli penetrò con forza e con euforia.
Andava e veniva in me usando tutta la lunghezza del suo cazzone, tirandolo fuori talvolta e spingendolo di nuovo nel mio foro palpitante di eccitazione.
Nel frattempo succhiavo a più non posso il fallo di Roberto che, a cavallo su due braccioli della poltroncina mi offriva pure la meravigliosa vista dei suoi due giganteschi testicoli che accarezzavo e talvolta succhiavo e mordicchiavo con immensa gioia.
Di lì a poco sentii Massimo aumentare freneticamente il suo ritmo, irrigidirsi a momenti e poi riprendere le sue spinte a stantuffo. Infine, mentre stringevo con forza il fallo di Roberto, Massimo uscì di me, si masturbò appena e lasciò eruttare un poderoso getto di sperma bianco, caldo e profumato che inondò il mio ventre.
Ansimava ancora per lo sforzo mentre raccoglievo con le dita il suo succo seminale che gustavo con libidine.
Roberto raddoppiò il mio piacere quando, masturbandosi per l’eccitazione, lasciò colare anche lui un abbondante torrente di sperma bollente e fragrante nella mia bocca aperta a dovere. Fu un momento di lussuria totale. Gustai con concupiscenza e a lungo questo doppio regalo di passione da parte dei miei due amanti.
Massimo e Roberto mi sorrisero e quando reclamai un loro bacio non seppero rifiutarmelo. Poi ci rivestimmo poiché eravamo in prossimità di Venezia Mestre.
Prima di scendere, chiesi ai due maschioni se avevo qualche possibilità di rivederli. Mi sorrisero di nuovo e mi lasciarono il loro numeri di telefono. Li annotai con cura nella mia agenda e promisi che li avrei chiamati senz’altro visto che stavano ambedue a Firenze.
Dopo poco arrivammo a destinazione. Ci salutammo con baci e abbracci e ognuno prese la propria strada.
Sfortunatamente non rividi più Massimo, ma in compenso ebbi modo di consolidare una sorta di relazione saltuaria con Roberto per più di un anno. Infatti il suo lavoro di agente di commercio lo obbligava a molti spostamenti ma quando era in zona Firenze mi chiamava e lo andavo subito a trovare a casa sua. Devo dire che ho un ottimo ricordo di lui. Ancora innamorata? Beh, forse si!

Eccoci alla fine. Spero abbiate gradito il racconto di questo ricordo piccante.

Bacini a tutti e’ un bacio appassionato sul cazzo a tutti i maschioni ‘ se poi volete farmi pervenire i vostri commenti, fatelo al seguente indirizzo e-mail: giulia.cam54@hotmail.it

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