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Racconti Trans

Il Camionista

By 19 Dicembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Uno dei miei più grandi crucci &egrave quello di non aver il coraggio di esporre la mia femminilità fuori di casa, fino ad ora non sono mai uscita di casa vestita da femmina, nemmeno quando qualcuno me lo ha chiesto e spesso ho visto sfumare amicizie che avrebbe avuto di sicuro risvolti molto piacevoli, se sono andata in casa di qualc’uno ho indossato sempre sugli abiti femminili una tuta informe e poi ho completata la mia trasformazione. Malgrado ciò qualche volta sono stata riconosciuta per quel che sono, come qualche mese fa che per lavoro ero dovuta andare in una città vicina, avevo avuto l’autorizzazione a spostarmi con la mia auto, l’incontro di lavoro era stato più breve del previsto, sulla via del ritorno invece di fare l’autostrada feci la statale, avevo fame e mi fermai in una trattoria, c’era un gran parcheggio pieno di camion il che faceva sperare che si mangiasse bene. Il locale non era molto affollato, scelsi un tavolo vicino ad una finestra, ordinai da bere poi andai in bagno come altre volte, sotto i grigi abiti maschili avevo preso l’abitudine di indossare mutandine femminili, quel giorno avevo delle graziose culotte rosa di pizzo, i bagni erano tutti occupati non volevo farlo negli orinatoi e dovetti attendere, mentre ero lì arrivò un uomo, dall’aspetto doveva essere uno degli autisti dei camion parcheggiati fuori, si avvicinò ad un orinatoio a muro, si aprì i pantaloni e fece quel che doveva fare, il mio sguardo si attardò sul tronco nero che teneva in mano, deglutii dal desiderio. Si liberò un bagno ed entrai, feci le mie cose, quando uscii e mi avvicinai ai lavabi per lavarmi le mani vidi che il camionista di prima era ancora lì, con fare sornione si asciugava le mani guardandomi, mi lavai anch’io, presi una salvietta, mi asciugai e tornai al mio tavolo. Subito mi portarono quel che avevo ordinato, mangiando mi guardai intorno e rividi, il camionista di prima, era seduto al tavolo di fronte, alzò il bicchiere e fece un cenno, pensai ad un semplice gesto di cameratismo, presi il mio bicchiere e feci altrettanto. Durante tutto il pasto non fece che fissarmi ripetendo il gesto del brindisi, cercai di non prestargli attenzione ma fra me e me pensai che forse aveva capito la mia vera natura, anche perché il mio sguardo, sulle sue parti intime, mentre era in bagno era stato molto prolungato e non proprio pudico. Finito di mangiare, presi il caff&egrave e pagai il conto ed uscii il parcheggio si era svuotato, mentre salivo in auto vidi il solito camionista che sulla soglia del locale mi guardava allontanare, stavolta lo guardai anch’io, non era male, abbastanza maturo, spalle larghe, ben piazzato, un ombra di barba, e due mani enormi. Ripresi il mio viaggio, dovevo guidare ancora per almeno due ore, avevo appena mangiato e sentivo un certo torpore quindi mi misi sulla mia destra e viaggiai a velocità moderata. Improvvisamente in un rettilineo vidi nello specchietto che un camion mi stava per raggiungere mi accostai ancora di più farlo superare ma rimase dietro a me per un bel pezzo, anzi ad un certo punto cominciò a lampeggiare con i fari e a suonare il clacson, rallentai ancora di più ed anche il camion rallentò, mi stavo innervosendo, fortunatamente più avanti vidi un’area di sosta e accostai e mi fermai così il camion sarebbe passato, invece, accostò e si fermò anche lui. L’autista scese e si avvicinò alla mia macchina, era quello del ristorante, abbassai il vetro e lui poggiò le mani sul bordo del finestrino,si abbassò verso di me, mi guardò con un gran sorriso e con un accento meridionale mi disse ‘Non mi sono sbagliato vero ? tu sei una bella femminella?’ rimasi di sasso, non risposi, lui alzò un mano e mi carezzo sul viso ‘L’ho capito al cesso, da come mi guardavi l’uccello. Mi piacerebbe farmi una scopata tu che ne dici, scendi’ non risposi, lui aprì lo sportello e mi fece cenno di scendere ‘Andiamo la dietro, porto una coperta, se ti piace il cazzo io ne ho per te ?’ deglutii ricordando il gran pezzo di carne che gli avevo visto maneggiare in bagno, quello che avevo intravisto era un signor cazzo, il desiderio prese il sopravvento, scesi dalla macchina con le gambe che mi tremavano, lui aveva già preso la coperta dal camion e si era avviato verso il limite dell’area di sosta, c’era un varco nella rete, mi aiuto a superarlo, dopo una breve discesa, una macchia di arbusti, mi fece strada, all’interno degli arbusti nascosta c’era una piccola radura erbosa, sicuramente era un luogo di appuntamenti, c’erano fazzoletti di carta e profilattici usati, mentre lui li scalciava via mi venne in mente che non ne avevo con me nessuno. Stese la coperta mi carezzo un fianco ‘Sei proprio, una puttanella in calore non mi sbagliavo’ si tolse i calzoni e le mutande, il grosso pendente che aveva fra le gambe attirò subito la mia attenzione, mi dimenticai dei preservativi e dei rischi, mi accarezzò le natiche attraverso la stoffa dei pantaloni sentii la sua mano ruvida, io glielo presi in mano e lo masturbai ‘Una pompa, fammi una pompa’ appoggiai un ginocchio in terra poi un altro, sporsi il viso verso il suo ventre, con la mano mi portai il grosso cazzo alle labbra e lo succhiai dentro, a parte un lieve sentore di sudore, odorava di pulito ed aveva un buon sapore, mi poggio una mano sulla nuca e accordò i movimenti della bocca con quelli del suo ventre, infilai l’altra mano sotto la sua maglietta carezzandogli il ventre peloso e muscoloso, mentre mi godevo la sua carne calda che a volte mi spingeva sino in gola, lo lasciavo scivolare fra le labbra con risucchi rumorosi, me lo lavorai a lungo poi lui mi allontanò ‘Abbassa i pantaloni’ obbedii, lui rimase senza parole alla vista delle gambe depilate e delle mutandine rose, mi fece girare, mi abbassò le mutandine sino alle ginocchia e mi fece inginocchiare, si inginocchio accanto a me, mi mise un dito in bocca lo bagnai con la saliva, lo tolse e mi carezzò il buco del culo, mi penetrò con una dolcezza che non mi sarei aspettata, mi preparò ben bene, quando sentì che il mio muscolo si stava allargando e rilassando, si pose dietro di me, sentii la sua saliva nello spacco, la sparse con cappella, poi lo tenne ben fermo sull’ano, con il pollice di una mano mentre con l’altra lo indirizzava lo teneva in posizione, spinse pian piano, sentii che il muscolo cedeva, la solita fitta di dolore ‘ Piano piano fallo con dolcezza” erano le prime parole che dicevo, seguì un gemito prolungato mentre si faceva strada dentro di me. Sentii la cappella superare l’anello del muscolo e quasi lo risucchiai dentro ‘Non ti fermare, non ti fermare spingi, spingi forte’ mi penetrò con dolcezza e poi cominciò a muoversi con forza, ad ogni colpo rispondevo con un gemito di piacere, mi scopò a lungo carezzandomi le cosce ed i fianchi, sentivo il piacere montare ad ogni colpo sordo del suo ventre contro le mi natiche poi lo sfilò con risucchio ‘No, nooo rimettimelo’ ‘Zitto succhia, succhia ancora un poco’ lo ripresi in bocca, viscido ed amarognolo per i residui raccolti nell’intestino, ma la cosa invece di darmi fastidio mi eccitò di più, succhia con violenza muovendo il capo con movimenti ampi, lo lasciai, gli leccai i testicoli grossi e pelosi, lo leccai insalivandolo bene ma lui mi allontanò di nuovo, si sdraiò sulla schiena e mi invitò ad andare sopra di lui, mi accosciai sul suo ventre, la schiena verso di lui, prese il cazzo e lo poggiò sul buco aperto, mi lascia andare tenendomi alle sue ginocchia flesse, rimasi impalato, fu fantastico, mi sedetti quasi su di lui, lui cominciò a muoversi con forza sotto di me, mi teneva le mani sotto le cosce, il cazzo, sia per il mio peso che per i suoi colpi mi sfondava, si sentiva il ritmico battere delle mie natiche contro il suo ventre, i miei gemiti si perdeva nella campagna ma più che gemiti erano inviti, mai ero stata presa con tanta piacevole violenza. Mise le mani sotto le natiche e mi spinse di nuovo via, ero semisdraiata accanto a lui, mi invitò ancora a prenderlo in bocca, e lo feci con tanta voglia ed ancora a lungo, ma lui voleva provare ancora il mio culetto. Stavolta mi fece alzare in piedi, ‘Inchinati zoccola, inchinati’ mi prese per la vita e me lo spinse fra le natiche ‘ Mi fai male’ così mi fai male’ ‘Zitta che sei aperta come una troia’ infatti me lo sentivo già dentro, allargai le gambe, mi chinai di più tanto che lui dovette sorreggermi, mi colpiva con violenza facendomi godere, presi il mio cazzo fra le dita e mi masturbai, venni schizzando lo sperma davanti a me ma il godimento più grande era nel culo, sentivo l’orgasmo causato dal suo cazzo che mi riempiva, tutto il muscolo anale era teso al godimento gridai ‘ Che bello, &egrave bello, spingi scopami forte’ ‘Si zoccola, senti come spingo, ti sfondo il culo, ahh nooo sto venendo ahhhh’ lo sentii venire, sentii la cappella gonfiarsi ed eruttare dentro di me, sentii il suo seme riempirmi poi scivolare fuori dalle sfintere, sfilò il cazzo con un risucchio e lo sperma colò tutto fuori bagnandomi l’interno delle cosce, le strofinai fra loro, mi piaceva sentire quel liquido liscio e appiccicoso sulla pelle, mentre mi scivolava sui testicoli. Lui intanto, aveva incappucciato il cazzo quasi davanti al mio viso e si era rivestito, mi alzai, lui raccolse la coperta, ‘Ciao zoccola, sei proprio na’ bella zoccola, ci voleva questa scopata nel culo’ Andò via e mentre mi rivestivo dopo essermi pulito con dei fazzoletti di carta, sentii il motore del camion che si allontanava. Anch’io risalii in macchina e durante il resto del viaggio sentii ancora le piacevoli contrazioni dell’ano era stata proprio una inattesa e piacevole giornata.

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