Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti TransTrio

In segreto chiamami Laura

By 7 Agosto 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Rumore delle cicale, è un pomeriggio caldo, è Agosto e mi ritrovo solo in casa a ripensare ad alcuni eventi della mia vita, o forse sarebbe meglio dire ad alcuni eventi che mi hanno portato ad avere una seconda vita.
Una seconda vita che non lo nego mi piace, completa la prima.
Sarà la quiete, il rilassamento del caldo e del canto delle cicale che ho deciso di raccontare un po’ di queste due mie vite e principalmente della mia seconda, che come tanti di noi tengono segreta agli occhi degli altri.
Ho deciso di raccontarla, di pubblicarla, un po’ per confidarmi, per condividere e forse per renderla in un certo modo un po’ meno segreta.
Ma andiamo in ordine, ora credo sia doveroso un preambolo.
Sono un uomo, del nord Italia, lavoro, convivo felicemente insomma faccio una vita normale come tanti altri e come tanti sono bisessuale ma non lo dico ai quattro venti.
Tutto è iniziato quando avevo 24 anni durante l’università quando si è più portati a girare, divertirsi e fare nuove conoscenze. Devo dire che adoro la femminilità le movenze, gli sguardi, le posizioni, i vestiti e ovviamente come tutti gli uomini impazzisco per la lingerie, i tacchi, le calze, le gonne.
Non sono mai stato un “donnaiolo” anzi con le ragazze sono sempre stato un po’ imbranato, non ne ho avute molte, e tra una e l’altra passavano anche anni, e durante questi periodi di pausa praticavo, e pratico tutt’ora, la masturbazione.

Mi è sempre piaciuto masturbarmi lo trovo un atto liberatorio che solo altri maschi possono capire, in quel momento si da sfogo alle fantasie, si sperimenta, si gode pensando solo a se stessi, solo alla propria voglia di godere e ai sogni più sfrenati, cose che magari dal vero non faresti mai.
Proprio per l’adorazione della femminilità e alla masturbazione ho iniziato a sperimentare, a rovistare nei cassetti di casa a guardare la biancheria intima accarezzandola, osservandola e immaginandola addosso e per visualizzare queste fantasie ho iniziato ad indossarla.
Difficile descrivere la sensazione del nylon sulla pelle, al tocco e soprattutto poi vedersi allo specchio, una eccitazione che partiva dal profondo. Notavo che cercavo anche di prendere la postura di una femmina e proprio per questa ricerca che sono poi passato ad indossare scarpe con tacco e vestiti.
Si stavo diventando un travestito.
Non cercavo di essere il solito travestito volgare, camicette, gonne anche al ginocchio, insomma cercavo di provare la femminilità che mi piace.

Contemporaneamente la sperimentazione continuava con metodi di masturbazione, e li sono approdato anche a quella anale, con dita, oggetti, clisteri e giochini vari.
Ecco che dentro di me nasceva la mia segreta identità.
Tutto questo nel privato, fra le quattro mura di casa e poi piano piano ho iniziato a condividere tutto questo in internet in chat, webcam e mail, sempre in pieno anonimato, soprattutto tra persone con i miei stessi gusti e comunque dediti alla masturbazione.
Questi compagni di giochi erano quasi per la maggior parte uomini….e in tutto questo ho capito che anche il sesso maschile non mi dispiaceva.
Un’altra mia passione scoperta grazie a internet è stato il fetish e bdsm.
Insomma passavo delle sere intere, da quando tornavo a casa fino a notte fonda, a dar sfogo alle mie fantasie, stando vestito da donna per tutta la sera a chattare, anche senza masturbarmi, ma restando sempre eccitato.
Cercavo di far durare quei momenti il più a lungo possibile.
Ovviamente tutto questo nel tempo libero, non tralasciavo lo studio, lo sport, gli amici insomma non ero un associale e tutto questo non era il mio unico pensiero.

Nelle amicizie universitarie ero entrato molto in confidenza con uno studente fuori sede, molto timido, che viveva da solo in una casa in affitto, molto raro per gli studenti universitari, e questo appartamento è diventato un posto perfetto per concentrasi sullo studio.
Studio, chiacchiere, uscite, svaghi vari, esami e confidenze, spensieratezza giovanile, piano piano ci siamo accorti che avevamo gli stessi gusti in fatto di donne, fantasie e sogni vari.
Una sabato pomeriggio non riuscivamo a organizzare niente per la sera, così io gli dissi: “Senti, ci vediamo da te, pizza da asporto, birre e ci guardiamo due film”.
“Ok, io penso alle birre, tu pensa ai film. Ci vediamo da me” rispose.
Così andai ad affittare due dvd e mentre sfogliavo la lista dei titoli sullo schermo mi venne l’idea. Mi sono detto “alla peggio lo guardiamo facendoci due risate” e così tornai indietro nella schermata della videoteca e scelsi genere per adulti e li affittai un film porno, e poi un altro normale.

Ero in conflitto con la paura di fare una figuraccia e il desiderio di riuscire a confidare in pieno le mie fantasie covate da solo in casa. Feci il viaggio verso casa sua con quel misto di eccitazione che mi portava ad andare avanti e il timore di essere giudicato male il quale mi faceva pensare di non fare niente.
Arrivai a casa sua e non so perché appena entrato e scambiato le solite cavolate tra giovani mi sono rilassato.
Ordinato le pizze e aperto la prima birra mi chiese:
“Allora che film hai preso? spero niente di noioso, qualche film di azione?”
“Beh guarda non sapevo che cosa prendere così ho preso questo” e tirai fuori dallo zaino il film normale, un film di azione sparatorie, inseguimenti in auto… le solite cose.
“Beh si può andare. E il secondo?”
Il cuore mi batteva a mille, bevvi un sorso di birra e mi sono ridetto ‘al massimo ci facciamo una risata’.
“Questo è più di azione”, e misi sul tavolo il film porno scelto.
Un normale film porno, niente di ricercato.
Il suo sguardo passò dal dvd a me e disse: “Per essere di azione è di azione”. Sorridiamo.
“Ok iniziamo dal secondo mi sembra più interessante”.

Finita la pizza, ci mettiamo sul divano e facciamo partire il film porno.
Solite battute, si beve, io e anche lui avevamo il cazzo duro nei pantaloni alla fine dissi “Ma che porno è se non ci seghiamo, sto esplodendo”.
“Meno male che lo hai detto, non avevo il coraggio’, e così ci siamo tolti pantaloni e boxer e siamo restati così con la nostra erezione uno di fronte all’altro.
“Mai fatto con un altro prima” mi disse.
“Neanche io, ma è stata sempre una mia fantasia condividere a pieno il momento della masturbazione e noi abbiamo gli stessi gusti”.
Così iniziammo a masturbarci, sempre commentando il film e bevendo birra. Io però con la coda dell’occhio lo guardavo è stata sempre una mia fantasia sentire nella mano il membro di un altro. E lui faceva lo stesso, vedendo che mi guardava.
Mi pareva normale, in fin dei conti eravamo uno di fianco all’altro a masturbarci.
“Vedo che ti piace il film, eh porco” mi disse.
“Certo, anche te ci dai dentro…poi con queste maiale”
“Mamma mia hai ragione e hai visto che cazzi!”
“Stupendi mi viene voglia di sentirne uno in mano”
“Tocchiamocelo dai vediamo che effetto fa”
In poche parole abbiamo iniziato a masturbarci a vicenda.
Sentire il membro di un’altra persona nella propria mano, l’ho trovata una sensazione unica.
E’ come avere il proprio, lo senti pulsare, irrigidirsi, ammorbidirsi, i testicoli ora un po’ più rilassati e poi più concentrati. Solo che non senti la tua mano, sai che hai un cazzo non tuo nella mano, senti e vedi il corpo di un altro rispondere alla tua masturbazione. Sai come muoverti, come masturbarlo perché è proprio come te, hai il pieno controllo di quella persona.
Alla fine dovevamo venire e per non sporcare ci siamo presi dei bicchieri di carta e abbiamo sborrato dentro incitandoci uno con l’altro.
La masturbazione più bella e divertente che mi ricordi.
Restammo nudi e continuammo la serata normalmente come era stata programmata promettendoci di non dirlo a nessuno, che sarebbe stato un nostro segreto, e che lo avremmo rifatto.
Al momento di uscire di casa dissi: “guarda che io sono più porco di quel che pensi”.
“Mi sa che ci siamo trovati….passo serate a segarmi”.
“A chi lo dici…ciao a domani!”.
Andando a casa ero euforico, contentissimo, finalmente avevo realizzato una parte delle mie fantasie mi sentivo decisamente felice, sempre però con un minimo di pensieri su quello che avevo fatto. Sperando che non lo dicesse a nessuno. Comunque lui era con me, era come me.

Qui mi fermo per il momento, forse iniziando a leggere speravate in qualcosa di più, forse direte “beh, tutto qui?”, ma fare quel passo non è da poco, o almeno non per tutti e comunque quello era solo il primo. Quell’opportunità che ha fatto in modo che avessi la mia doppia vita, che piano piano racconterò, condividerò. Si forse sto partendo da lontano ma solo così forse riuscirò a far capire in pieno i miei pensieri e chi sono. Presi dalla novità, dall’euforia di avere un compagno di giochi proibiti e segreti, passammo un po’ più tempo da soli a divertirci e a confidarci, tutto questo passando giornate e serate nudi. La masturbazione tra noi non era più un tabù, anzi ci scherzavamo parecchio sopra.
La sua casa era diventata ormai un rifugio sicuro.
Capitava che uno dei due studiasse e l’altro, magari, non avendone più voglia si dedicasse a masturbarsi da solo, o scaricava foto per gustarsele in compagnia, quando l’altro avrebbe finito.
La nostra confidenza aumentava, avevamo fiducia uno nell’altro, nessuno dei due avrebbe detto niente, nessuno dei due avrebbe rovinato quei momenti di relax.
Ovviamente non tralasciavamo la nostra vita, con le ragazze ci provavamo sempre, e quando a lui capitava di stare insieme ad una ragazza, lei aveva la priorità. Anzi capitava che poi mi raccontasse come erano le sue scopate.
Non ci facevamo neanche più grossi problemi a toccarci a vicenda, ci divertiva, ci eccitava.
A me masturbalo mi dava un senso di eccitazione profondo, darli piacere, sentirmi bravo nel farlo.
Più volte mi disse: “Come tiri le seghe tu non le tira nessuno!”
“Grazie ho fatto esperienza su me stesso!” e ridevamo.
Altre volte approfittavamo della presenza dell’altro, e quando si stava sul divano a fumarsi una sigaretta e bere una birra si diceva: “Non è che mi tiri una sega?”
Chi non l’ha mai sognato di avere tutte due le mani occupate, rilassarsi sul divano ed essere masturbato?
Ora che ci ripenso, forse lui ne approfittava un po’ più di me, ma a me non dispiaceva, anzi provavo nuove tecniche e mi sentivo soddisfatto nel vedere il piacere nel suo volto.

In un primo momento ci limitammo a film, internet, e masturbazione sola e reciproca.
Poi piano piano ci lasciammo andare.
Una volta dissi: “Ma tu in dito nel culo te lo sei infilato qualche volta?”
“Cavoli si, si gode da matti? Perché tu non l’hai mai fatto, se no dovresti provare”
“Scherzi? Un dito ormai non mi basta più. Dai di la verità che non ti sei fermato a questo!”
“Beh no, in effetti spesso mi ci infilo qualcosa ma solo quando sono estremamente eccitato”
“Lo sapevo porco! Devo dirti la verità talvolta mi capita solo di volermi penetrare e basta, anche se non sono eccitato in quel momento”.
“Anche se subito dopo lo divento” continuai.
“Si ci credo, però ci si sporca sempre un po'”
“Per questo ogni tanto mi faccio anche dei clisteri”
“Depravato che non sei altro!”
“Si lo so. Però il solo sentirne parlare te lo ha fatto rizzare subito”.
“Dai guardiamoci dei video”
Presi il computer portatile e iniziare a cercare dei video.
‘Guardiamoci questo, ci sono anche dei trans’.
Mi sono sempre piaciuti i video con i trans, c’è tutto sia la parte femminile sia quella maschile. Vederle prese da maschioni, vedere le loro palle e cazzo penzolare mentre vengono scopate. Ho sempre fantasticato di essere una di loro, immaginare cosa si prova in quei momenti.
“Le adoro” dissi, “Dai ora me lo infilo un dito nel culo, guarda”.
Così mi alzai dal divano e mi misi un po’ piegato in avanti, con le gambe leggermente divaricate, per facilitare il compito.
Mi infilai l’indice e iniziai a muoverlo.
“Dai chinati un po’ di più fammi vedere bene” mi disse il mio amico.
“Quasi quasi ti inculo” e rise di gusto.
“Dai infilati le dita nel culo anche te, facciamo i pervertiti fino in fondo”
In un attimo il video non fu preso più in considerazione ma ci trovammo a infilarci le dita nel culo e segarci. Venimmo velocemente e senza dire niente ci siamo andati a lavare.
E così siamo passati anche alla masturbazione anale.
Capitava che uno stesse piegato appoggiato ad un tavolo, e l’altro infilasse oggetti nel culo dell’altro mentre lo masturbava.
Ecco, qui ero io che mi trovavo più volte appoggiato al tavolo.
Anche lui provava piacere, ma io lo adoravo sentirmi così, mi sentivo porco, usato e immaginavo di essere vestita da donna.
Si questo era ancora un mio segreto personale, il mio amico non sapeva niente di tutto questo, anche se non vedevo l’ora di confidarglielo.
Mi ero già fissato a grandi linee il momento per dirglielo. Carnevale. Quella la ritenevo una grande opportunità, in fondo a carnevale, ci si traveste… anche senza secondi fini.

Per me stava andando tutto bene, con calma, una cosa alla volta. Non sono mai stato una persona frettolosa e mi piace sentirmi sicuro anche dei prossimi passi che avrei voluto fare. si ormai c’era confidenza, eravamo amici, ma un po’ di pensieri e paura l’avevo sempre. Credo sia anche normale e pensavo che anche per lui fosse così.
Un giorno però mi spiazzò.
“Senti oramai lo sappiamo tutti e due che siamo depravati, ma secondo me ancora non ci diciamo tutto.”
“Cosa vuoi dire?”
“Dai è da tempo che ci seghiamo, ci infiliamo anche oggetti e dita nel culo, ammettiamolo siamo bisessuali”
“Beh si direi, che possiamo dirlo, o almeno non disdegniamo di divertirci anche tra noi maschi. Però vedi ci siamo ritrovati con qualcun altro non credo lo avrei fatto”.
“Idem per me, quello che voglio dire…beh…posso provare a sentire che effetto fa prenderlo in bocca?”
Rimasi un attimo sorpreso, poi risi.
“E c’era da chiederlo? Però poi posso provarlo a incularti?”
Rise anche lui, e poi disse: “facciamo un patto, ok?”
“Ok”
“Siamo uguali, tutto quello che fa uno deve farlo anche l’altro!”
“Va bene, ma ti ripeto che io sono un gran porco”
“Lo so me ne sono reso conto, se no non mi sarei azzardato a chiederti quelle cose”.

Fu così che la nostra esplorazione continuava, ci siamo spompinati e inculati a vicenda. Le prime volte eravamo impacciati.
Non si può certo dire che eravamo come dei porno attori, che ci prendevamo in tutte le posizioni, anzi come normale che fosse piano piano abbiamo iniziato a prendere confidenza anche con queste nuovi modi di darci piacere.
Già adoravo masturbarlo, mi faceva sentire lui sotto il mio controllo, figuratevi quando ho iniziato a succhiarglielo.
Prendevo spunto dalle migliaia di video visti su internet, leccavo l’asta, le palle, succhiavo e facevo girare le lingua attorno alla cappella,
Diciamo che da un certo punto di vista ero avvantaggiato, come maschio sapevo cosa facesse impazzire un altro maschio.
Ed essere inculato? Beh li si che la mia mente partiva, immaginavo di sentirmi femmina, di essere usata per il suo piacere.
Come avrei voluto indossare almeno calze e scarpe, sentirmi donna.
Sentire il suo bacino attaccato al mio, sentire talvolta i suoi testicoli che sbattevano sui miei.
Dall’altra parte mi piaceva anche farmelo prendere in bocca e farmi masturbare. E mi divertivo da matti a montarlo.
Ci divertivamo. Godevamo. La nostra era diventata una vera amicizia. A questo punto ci si poteva dire tutto, e io mi preparavo a farlo. Era passato più di un anno, ormai ci sentivamo davvero liberi uno con l’altro. Quando ci vedevamo se uno dei due aveva voglia di fare qualcosa non doveva far altro che chiederlo.
Certo la novità era finita, ma eravamo contenti. Quando mai ci sarebbe capitato di essere veramente noi stessi, senza vergognarsi di fantasticare qualcosa o provare a farlo.
La porta del bagno, se eravamo solo noi due non si chiudeva mai, potevamo starcene tranquillamente nudi in casa.
I nostri gusti in fatto di fantasie, sesso e donne li conoscevamo.
Guardavamo filmati con trans, bisessuali, fetish, e di dominazione.
Si, gli ultimi due generi sapeva che io li adoravo, soprattutto l’ultimo.
Forse da questo, forse per non cadere nel quotidiano che abbiamo iniziato a creare giochi tra noi. Giochi semplici ma tanto per rendere la cosa più affascinante.
E così ci giocavamo chi doveva soddisfare l’altro. Se in un esame universitario, uno prendeva il voto più basso dell’altro, allora al prossimo incontro doveva essere lui a soddisfare le fantasie dell’amico.
Non solo per i voti, facevamo scommesse, e altre cose tanto per decidere, chi doveva soddisfare e chi essere soddisfatto.
In tutto questo periodo devo dire che alcune cose sono rimaste sempre tabù, e non ci siamo manco posti la questione.
Il sesso si faceva sempre protetto, nessuno dei due aveva mai assaggiato la sborra dell’altro.
La propria si, anzi ci piaceva passarci il dito sulla cappella per raccogliere eventuali gocce e poi metterlo in bocca, durante le nostre sessioni di masturbazione.

E così capitava che:
“Andiamo a vedere quanto abbiamo preso agli scritti?”
“Ok, chi prende meno fa lo svuota palle dell’altro venerdì sera?”
“Certo, andiamo”.
“cazzo” dissi, “24”
“Già, e io 26” con il sorriso stampato sulla faccia. “Preparati bene il culo che voglio lo usare almeno tre volte”
“Guarda che poi quando tocca a me ti faccio stare a quattro zampe un giorno intero”.
E così davamo sfogo alle nostre voglie, fantasie e al piacere di condividere.

Intanto passava il tempo e si stava avvicinando il periodo del carnevale.
Non avevo ancora svelato il mio segreto, non perché non mi fidassi di lui, ma solamente perché ormai avevo deciso così, forse un po’ per scaramanzia, non saprei neanche io.
Siamo andati ad alcune feste, classiche tra studenti, normale routine.
Una sera ero a casa mia e ormai deciso gli scrissi una breve mail: – Sabato sera, se ci sei festa di carnevale noi due, che ne dici? –
La sua risposta fu quasi istantanea e breve: – Ok si ci sono, non ho altro da fare. –
Era Giovedì, passai i due giorni che mancavano con una eccitazione addosso incredibile, ero al punto di farmi vedere dal vero, vestito da donna.
Iniziai a pensare cosa mettermi, del mio, non guarnito guardaroba, per cercare di essere il più eccitante possibile.
Sabato mattina preparai un piccola borsa con tutto il necessario e la misi nel bauletto dello scooter.
Basta, quello che avevo scelto era li, non tornavo indietro non ci avrei più pensato.
Nel tardo pomeriggio mi avviai verso casa sua. Parcheggiai, il cuore mi batteva a mille aprendo il bauletto e prendendo la borsa.
Suonai il citofono e salii le scale, la porta era aperta lui era in cucina a prendere due birre per farci un aperitivo casalingo.
“Ehi ciao porco, cosa ci fai con la borsa? ti hanno sbattuto fuori casa!”
“Dammi sta birra, è una festa di carnevale o no, ho portato la maschera”
“Cazzo non avevo capito, credevo fosse una serata normale”
“Non importa io mi travesto…tu stai pure così”
A dire la parola “travesto” i battiti accelerarono.
“Dai beviamoci la birra e guardiamoci due cavolate in tv, e dopo mi vado a cambiare”

Finito il piccolo aperitivo mi alzai e dissi: “Se devi andare in bagno vai ora che ci metto un po’ a prepararmi”
“non puoi cambiarti in un’altra stanza?”.
“No mi serve il bagno e non fare domande che rovini la sorpresa”
E così andai in bagno e questa volta mi chiusi a chiave. Misi anche un asciugamano davanti alla serratura, per evitare che magari potesse spiarmi spinto dalla curiosità.
Inizia a spogliarmi completamente, e prepararmi per diventare la persona che covavo in segreto per tutto questo tempo.
Mi depilai il pube, lasciando solo una striscetta di peli sopra il cazzo, già mezzo duro dall’eccitazione.
Per le gambe non avevo problemi sono abbastanza glabro e in più andando in bicicletta ho trovato la scusa per tenerle depilate.
Così inizia a vestirmi calze, scarpe, gonna, camicetta, parrucca, rossetto e un po’ di rimmel.
Roba comprata nel tempo, in internet, e altra presa in casa.
Non resistivo avevo il cazzo duro, nel momento di mettersi le calze mi sentivo veramente porca, e quando alla fine indossai le scarpe, dandomi quella postura da femmina, slanciandomi gambe e natiche ero eccitato come non mai, insomma infilarmi il perizoma non è stato facile. Il mio cazzo usciva e non volevo che succedesse, doveva stare giù per non rovinare l’effetto e non far vedere il rigonfiamento sotto al gonna. Ci tenevo a non essere ridicola e bella per quanto un uomo possa essere bello vestito da donna. Poi piano piano, aggiustandomi la parrucca e mettendomi quel poco di trucco addosso, mi distrassi e il pene andò giù.

Ero pronta chiusa nel bagno, non restava altro che aprire la porta e farmi vedere dal mio amico. Un ultimo sguardo allo specchio, all’improvviso mi sentivo ridicolo, impaurito. Iniziavo a sudare dall’ansia, alla fine presi il coraggio. Via l’asciugamano dalla serratura, girai la chiave e aprii la porta.
Davanti non c’era nessuno. Il mio amico era ancora seduto sul divano e da li non riusciva a vedermi.
“Ah hai finito, era ora!”
Un secondo in silenzio….mi sembrava lunghissimo…bastava fare due passi e mi avrebbe visto, uscii dal bagno.
Ai primi passi, sentendo il rumore dei tacchi lui si voltò immediatamente, restò con la bottiglia di birra in mano, la bocca un po’ aperta, sbalordito.
Davanti a lui si presentava una creatura con gonna grigia fino al ginocchio con due spacchi laterali, camicetta bianca a maniche lunghe, capelli fino alle spalle castano scuro, scarpe decolette nere con un tacco di 10 cm circa, calze autoreggenti nere, con una balza floreale, ma che lui ancora non poteva vedere. Come biancheria intima portavo un reggiseno nero, che avevo riempito con stoffa per dare la forma, e un perizoma nero, trasparente sul davanti.
Un leggero tocco di rossetto rosso scuro, due orecchini a clip, una collana di finte perle.
“Ciao, stasera e in segreto puoi chiamarmi Laura”
E mi avvicinai verso il divano restando in piedi.
“Ah ti sei vestito da troia…mi piace questa festa di carnevale!” disse.
Dopo la sua frase mi sentii nuovamente calmo, risentivo la nostra complicità.
“No che troia, sono una signora per bene io…..certo che talvolta mi lascio andare…e se farai il bravo, forse potremmo festeggiare come si deve. Intanto vado a prendermi una birra in frigo”
“Ma lo sai, che stai bene vestito così…e mi sa tanto che non è la prima volta”
Mi voltai e sorrisi non dissi niente e andai in cucina a prendermi la birra.
Lo avevo fatto apposta, volevo che mi vedesse camminare, che sentisse il rumore dei tacchi, mi guardasse mentre sculettavo leggermente.

“Ehi che mangiamo stasera?”
“Ordiniamo cinese che dici?”
“Ok, ma io non apro la porta e mi misi a ridere”
“No è meglio di no.”

Ritornai dalla cucina e lo ritrovai vestito solo con la maglia. Si era tolto pantaloni e mutande e se ne stava a gambe aperte sul divano, mentre beveva birra e guardava la televisione.
“Ehi per chi mi hai preso? Te l’ho detto che sono una signora per bene”
Mi avvicinai e mi sedetti sul divano di fianco a lui, accavallai le gambe per far vedere la balza delle autoreggenti.
Vidi il suo cazzo iniziare a irrigidirsi.
“Ah vedo che ti piaccio!”
“Dai fammi una sega vestito così”
“Tu telefona per la cena intanto, e rivolgiti a me come una donna, sono Laura stasera, quindi vestita, non vestito.”
Inizia a toccarli il pene, a massaggiarlo, era già duro, ma non volevo farli una sega, volevo lasciarlo così in eccitazione.
Così lo massaggiai delicatamente, poi scesi con la mano per tastare i testicoli.

Finalmente la mia fantasia si era avverata, ero vestito da donna, e stavo maneggiando un pene. Mi sentivo donna, porca, l’eccitazione mi stava salendo.

Strinsi leggermente i testicoli: “Dai telefona…se non mangio me ne vado”. Tolsi la mano dal suo cazzo e inizia a bere la birra e guardare la tv.

Mi accarezzavo la gamba, avvolta nel nylon, una sensazione bellissima e indescrivibile, mi guardavo la caviglia e le scarpe, finalmente potevo condividere con qualcuno questa passione, qualcuno che non mi avrebbe giudicato e sicuramente apprezzato.

“Ok telefono, prendo un po’ di roba…ma dopo mi sa tanto che mi devi soddisfare per bene…Laura.”
“La notte è lunga.”

Il citofono suona, vado in bagno e mi chiudo dentro, sento arrivare il fattorino del ristorante cinese. Un’altra persona, solo una porta di legno che ci separa, ero preso da un misto di eccitazione e ansia. Mi ero sempre trasformato in Laura in privato, ed ora, a pochi metri da me, dietro pochi centimetri di legno c’erano due persone.
Sentii chiudere la porta, eravamo di nuovo soli. Di nuovo libera di girare per casa, sculettando sui miei tacchi.

Mangiammo seduti a tavola, lui solo in maglietta, ed io che cercavo di essere più composta possibile, sempre gambe chiuse o accavallate, mangiavo a piccoli bocconi, nel modo più delicato possibile.
Mi è sempre piaciuto non solo vestirmi da donna, ma cercare di comportarmi come tale, mi eccitava immaginarmi nel ruolo in tutto e per tutto di femmina.
Il segno di rossetto sul bicchiere, vedermi le gambe fasciate nelle calze, sentirmi quella postura da donna, mi eccitava in un modo incredibile, avevo il cazzo duro che fuori usciva dal perizoma e rigonfiava la gonna, ma eravamo seduti e alla sua vista tutto questo era nascosto.
Finimmo di mangiare, ci alzammo da tavola.
“Metto a posto io, tu mettiti comodo che ora faccio il caffè e te lo porto” dissi facendoli l’occhiolino.
“Brava la mia casalinga” e rise.
Lavai quei pochi piatti che avevamo sporcato, preparai il caffè e poi glielo portai.
Lui come al solito seduto sul divano, gambe larghe, porno e si stava massaggiando il cazzo già duro.
“Lascia fare a me, tu bevi, che se no si raffredda.”
Li porsi la tazzina e stando davanti a lui in piedi, mentre sorseggiava il caffè, continuai io il massaggio al cazzo.
“Dai tira via quella gonna vediamo cosa ti sei messa sotto, troia. Si vede che hai il cazzo duro.”
Mi girai, mi tolsi la gonna facendola cadere ai piedi. Il mio cazzo fuoriusciva ovviamente dal perizoma, quindi mi sfilai anche quello, lentamente. Rimasi in camicetta, autoreggenti e tacchi.
“Ah quel culetto mi sa tanto che stasera mi accontenterà molto!”
Mi girai nuovamente verso di lui.
“Che troia ti sei lasciata la striscetta…si si Laura mi piaci molto, ora ritorna a fare quello che stavi facendo”
Ritornai a massaggiarli il cazzo e le palle, e questo massaggio si trasformò subito in una bella sega lenta. Lui intanto mi massaggiava le gambe.
“Dai lo so che lo vuoi prendilo in bocca, fammi un bel pompino da brava signora che sei”.

Non me lo feci dire due volte, in effetti avevo proprio voglia di prenderlo in bocca, di accucciarmi li davanti a gambe larghe, succhiarli, leccarli tutta l’asta e le palle, proprio come una attrice porno. E cosi feci, mi impegnai, lo leccavo dalle palle fino alla cappella, e poi lo prendevo in bocca e succhiavo, ora si mi sentivo quella donna che immaginavo nelle miei fantasie, una donna sottomessa che spompina il suo uomo.

Glielo succhiai per cinque minuti, con calma, e segandomi ogni tanto, non volevo venire subito anche se la mia eccitazione era altissima. Volevo essere donna fino in fondo.
“Vado un attimo in bagno a pulirmi, tu rimani così che lo voglio prendere nel culo per bene!”
Mi alzai mi diressi verso il bagno, dove avevo lasciato la mia roba per prepararmi e cambiarmi.
Mi feci qualche piccolo clistere per pulirmi bene, poi mi feci un bidet, e alla fine mi misi un po’ di lubrificante e un piccolo oggetto che mi ero costruito di legno, tipo butt-plug, in modo che non potesse uscirmi da solo e restasse incastrato nel culo.
Uscii dal bagno sculettando, ovviamente il mio amico non si mosse di un centimetro, aveva solamente il cazzo afflosciato, perché era passato un po’ di tempo, e così ricomincia a succhiarglielo.
“Ma sei proprio una troia, mi piaci davvero così, ora ti accontento, ti inculo, così sarai una bella femminuccia fino in fondo!”
Sentite queste parole lo guardai mentre ancora gli succhiavo il cazzo e gli passai la lingua in tutta l’asta.
“Dammi il preservativo che te lo metto io”
“Vai a prenderlo, lo sai dove sono.”
E così li diedi la schiena in modo che vedesse il mio giocattolino piantato nel culo e andai a prendere i preservativi.
Lui appena mi vide con le chiappe già allargate, mi seguii in camera.
“Chinati, troia, vediamo che hai nel culo”
Iniziò a sfilarmi il mio butt-plug casalingo e poi lo rinfilò nuovamente, per un po’ di volte.
“Dai infilami il preservativo che sei pronta!”
E così mi sedetti sul letto, avevo il suo cazzo altezza viso, aprii la confezione e gli mi si il profilattico.
“Girati e allarga il culo!”
Mi dava ordini il porco. Lo sapeva che mi piacevano i film di bdsm, sottomissione, e mi sembrava proprio di essere una schiava sessuale del proprio uomo, che arrivato a casa stanco dal lavoro, non vede l’ora di sfogarsi con il culo della sua donna.
Mi misi in ginocchio sul letto, con la faccia appoggiata sul materasso, e la mani dietro ad allargarmi le chiappe.
Lo sentii appoggiarsi e poi lentamente mi inculò, prima piano e poi appena trovò la strada più facile, aumentò il ritmo.
Cavolo stavo godendo come non mai, ora ero femmina, avevo il cazzo mezzo duro che penzolava e dalla cappella fuori uscivano gocce di liquido prespermatico.
Il mio amico mentre mi scopava non mi diceva niente, venne, mi tratto proprio come una svuota coglioni.
“Stai ferma li!” e dal rumore, capii che andò in cucina.
“Siediti a gambe spalancate, segati e vieni in questo bicchiere di carta troia”.
Altro ordine, e io eseguii in poco tempo vista la mia eccitazione, venni quasi subito
“Dai troietta bevila tutta ora!”
“Certo ma poi ci fumiamo una bella sigaretta e ci beviamo una birra.” e li feci l’occhiolino e sorrisi.
Non era la prima volta che assaggiavamo lo sperma, ed io non era la prima volta che mi bevevo la mia, anzi lo feci parecchie volte.
Non posso dire che mi piaccia il gusto, mi lascia quel retro gusto strano, ma è il gesto di farlo che mi piace, e completa la mia trasformazione.

Ci sedemmo sul divano così come eravamo, lui nudo, ed io in autoreggenti, tacchi, camicetta. Bevemmo un’altra birra e ci fumammo un sigaretta, in completo relax.
“E’ tardi ora mi ricambio e vado a casa”
“Di già? Ma è presto!”
“Volevo alzarmi presto domani mattina”
“Vai vorrà dire che mi tirerò un’altra sega in solitario” e rise.

Mi diressi verso il bagno, feci giusto due passi, poi istintivamente tornai indietro.
“Eh no, che poi vai a dire in giro, che sei rimasto insoddisfatto!”
Mi accucciai nuovamente in mezzo alle sue gambe.
“Ora ti svuoto per benino”
Inizia nuovamente a farli un pompino, prima lentamente, poi in modo un po’ più animalesco, leccavo, succhiavo, tastavo per bene i testicoli. Era nelle mie mani.
“Dai succhia bene troia”
Passai dal succhiarglielo a segarlo velocemente, tenendomi il cazzo davanti alla faccia. Lo sentivo pulsare per bene e irrigidirsi sempre di più, i testicoli si contraevano….stava per godere, mi misi la cappella in bocca e continuai a segarlo.
Si volevo che mi venisse in bocca, volevo bere tutto direttamente dalla fonte.
Anche il mio cazzo diventò duro, ma non lo sfiorai nemmeno, volevo rimanere eccitata.
“Sto per venire, spostati”
“Mmm, vieni porco!”
Venne, era la prima volta che ricevevo lo sperma di qualcuno in bocca, caldo, due, tre getti. Strinsi le labbra e tirai fuori la cappella. Senza pensarci troppo ingoiai e mi passai la lingua sulle labbra.
“Ora sei soddisfatto?”
“Cazzo, fantastico, sei proprio troia, mi piaci Laura…e dimmi come è, che sapore ha?”
“Direi buono, la prossima volta ti faccio assaggiare la mia” e li feci l’occhiolino.
Dai vado a cambiarmi, poi un’ultima sigaretta e scappo a casa.

Così finì la serata in cui Laura si fece conoscere. Domenica mattina, cielo grigio e fuori una pioggerellina fine e costante.
La classica domenica da passare davanti alla TV e a dormire.
Il telefonino squilla, arriva un messaggio.
“Che palle di giornata, se non sai cosa fare vieni da me, pomeriggio a seghe”.
Ci penso, non ho voglia di far niente…no meglio far qualcosa altrimenti la giornata sarà lunga, noiosa e i miei genitori sono in casa…rispondo: “Arrivo dopo pranzo!”. Poi come mia consuetudine cancello i messaggi compromettenti.

Suono al citofono, salgo, entro.
“Ciao, hai visto che cazzo di giornata?”
“Si davvero dormirei tutto il giorno se non venivi tu mi ammazzavo di documentari e dormite!”
“Va stappa una birra e guardiamo che c’è in TV”
Un’oretta a fare zapping e finire a guardare il classico programma di domenica pomeriggio, con conduttrice carina e ballerine.
“Però hai visto quella con i ricci che cosce?”
“Si è la biondina?”
“Sega?”
“Ma si dai godiamo un po’, una classica sega domenicale, con pause e riprese”

Così finimmo come al solito a segarci sul divano e dire porcate…all’inizio credevo che ormai avendomi visto come Laura mi chiedesse di venire vestito da lei, invece no, il nostro rapporto era rimasto immutato.
Devo confidare però se fossi rimasto solo in casa, forse mi sarei vestito da donna, perché mi piace indossare la lingerie e spesso lo faccio per eccitarmi e togliermi dalla noia.
“Ma lo sai che eri proprio una bella puttanella ieri sera?”
“Sono contento che ti sia piaciuto, quindi posso rifarlo?”
“E lo domandi pure, tutte le volte che vuoi, lo sai che non mi scandalizzo, anzi mi ecciti un sacco, mi sento porco con te che sculetti per casa.”
“Pensa io come mi sento porco” e ridemmo.

Passammo un nostro classico pomeriggio di masturbazione solitaria, con qualche toccatina di cazzo e multi venute, poi per ora di cena me ne tornai a casa.

Dopo mangiato accendo il PC, per controllare la posta e passare un po’ di tempo.
Sorpresa una mail dal mio amico…li per li penso siano le solite immagini porno che ci mandiamo.
Leggo il mittente, mi cade l’occhio sull’oggetto del messaggio: proposta.
Sono incuriosito e penso si sia sbagliato.

Ciao, ti allego un documento, leggilo bene e poi dimmi cosa ne pensi.
P.S. ovviamente il nostro rapporto non cambierà se la tua risposta sarà negativa.

L’allegato è un file PDF chiamato contratto, incuriosito lo apro subito e inizio a leggerlo.
Riassumendo era una sorta di contratto dove lui mi concedeva uno spazio in casa dove tenere i vestiti e tutta l’attrezzatura di Laura, in cambio per due giorni al mese, dovevo fare le pulizie di casa e soddisfarlo in ogni modo lui desiderasse. Nel contratto mi chiamava serva, al solo leggerlo mi eccitai e il cazzo inizio a diventare duro…associavo poi alla parola serva quello di schiava.
Nel documento, che era fatto piuttosto in modo preciso, venivano elencati i vari compiti e i vari diritti se avessi accettato.
Cavolo ero eccitatissimo, l’idea di tenere la mia roba in un armadio e non nascosta mi piaceva, soprattutto avrei potuto comprare dell’altro senza troppi problemi di spazio. Immaginarmi a sculettare per casa a pulire e essere la serva ai suoi piacere mi mandava in estasi, potevo essere la femmina che immaginavo guardando i filmati in internet.
Preso dall’eccitazione andai proprio a cercare quei filmati un po’ di sottomissione, servette con grembiulini, scopate, sculacciate, sborrate…venni. Tornato dal bagno dopo essermi ripulito, ripresi il “contratto” e lo rilessi.

Si accettavo, ma volevo che anche lui si sentisse più messo in gioco, in fondo io accettavo di pulirli casa e lui mi concedeva solo dello spazio?….
Nuovo messaggio, oggetto: risposta.
“Avrai copia del contratto firmato, solo ad una condizione: mi dovrai fare un bel pompino con ingoio come io ho fatto a te, e dopo il nostro rapporto di “lavoro” potrà avere inizio.”
Invia.

Dopo dieci minuti c’è un messaggio nella cartella posta in arrivo.
“Questa settimana sono dai miei, arrivo domenica mattina. Vieni nel pomeriggio a palle piene!”. Domenica mattina. Mi alzo presto per prendere i vestiti di Laura e metterli in una borsa, per il loro trasloco.
Nella tarda mattinata faccio il mio solito giro su siti porno per passare il tempo ed eccitarmi un po’.
Mi piace stare nella situazione di eccitazione, erezione ma senza dar sfogo alla propria voglia di godere, e poi oggi pomeriggio avrò modo per sfogarmi.
Nel frattempo penso a quali indumenti mettermi.
Si perché avevo deciso che il contratto lo avrei firmato nei panni di Laura, in fondo era lei ad aver trovato lavoro.
Autoreggenti nere, scarpe rosse lucide con 10 cm di tacco, una gonna in finta pelle, abbastanza aderente, lunga circa una ventina di centimetri sopra il ginocchio e con uno spacco dietro. Una maglia aderente a maniche lunghe di colore rosso.
Ovviamente sotto, della lingerie e poi una collanina e una parrucca con frangetta e lunga sopra le spalle, liscia.
Ecco si mi sarei vestita con questi indumenti, così mi sentivo più autoritaria, prima della firma era lui che doveva sottomettersi in un certo senso.
Sottomettersi…al pensare questa parola mi vidi nel ruolo di mistress.
Beh certo oggi doveva servirmi lui, ero io a comandare e doveva fare quello che desideravo io, se voleva la firma di Laura sul contratto.
E così tra i miei pensieri alimentati da immagini porno sul video, che andarono sul genere dominazione, femdom e bdsm, decisi che oggi pomeriggio avrebbe visto un altro ruolo di Laura. E lui sarebbe stato il mio giocattolo. Una volta arrivato a casa sua mi sarei messo nei panni di Laura e poi avrei alzato la posta in gioco. Con quei vestiti non poteva dirmi di no, sapevo che si sarebbe eccitato e lo conoscevo era porco come me, quindi non si sarebbe tirato indietro.
Erano ancora le 11:30 sotto casa c’era un negozio per animali che era aperto la domenica mattina…se doveva essere schiavo aveva bisogno di un collare, scesi e andai a cercarne uno.
Ne presi uno di cuoio nero, semplice, un collare spesso circa 2 centimetri con un classico guinzaglio attaccato con il moschettone. Certo non costava poco, ma mi sono detto chi se ne frega e poi magari verrà usato un’altra volta.

All’ora di pranzo mi arriva un messaggio: “Sono a casa mi sono svegliato da poco, arriva quando vuoi!”
Risposta: “Arrivo per il caffè”.

Per l’una e mezza era da lui, con la mia borsa piena di vestiti e oggetti.
“Ciao porco, dormito fino a tardi eh? Cosa hai combinato ieri sera?”
“Ma niente sono arrivato stanotte tardi e mi sono riposato un po'”
“Divertito dai tuo?”
“Come no, come al solito, una rottura, pensa neanche una sega mi sono fatto!”
“Cavolo peggio dell’inferno” e ci mettemmo a ridere.
“Senti io ho portato un po’ di roba e vado a cambiarmi”
“Fai come se fossi a casa tua, intanto metto a posto un po’ di roba”

Come la volta prima andai in bagno a cambiarmi, mi misi quello che avevo deciso, tenevo in mano il guinzaglio.
Aprii la porta deciso, mi guardai intorno, lui era in camera sua a mettere a posto dei vestiti, mi avviai verso di lui, che sentendo il rumore dei tacchi si girò subito e sorrise.
“Sempre più troia!”
“Signorino, oggi sono io che comando” dissi indicandolo con il guinzaglio.
“Se vuoi quella firma, oltre a fare quello già concordato, oggi sarai il mio schiavo, altrimenti non si fa niente e non vedrai più Laura. Accetti?”
Stette in silenzio, e poi disse “Ok puttana ci sto!”
“Ok Miss, ci sto! Inizia a parlare nel modo giusto schiavo”
“Ok Miss, mi scusi” disse sorridendo.
“Tieni” e li porsi il collare.
“Spogliati, mettiti il collare, e poi vai a fare il caffè e portamelo!” Io vado a guardare la televisione.
Mi girai e sculettando mi diressi verso il divano. Lo sapevo che avevo il suo sguardo puntato sul culo e sullo spacco della gonna. Mi sedetti e accavallai la gamba per farli vedere bene la coscia e intravvedere il ricamo delle calze.

Accesi la televisione e iniziare a fare il il solito zapping, tanto per passare il tempo.
Eccolo lo vidi uscire dalla camera tutto nudo con addosso il collare, si diresse verso la cucina, aveva già il cazzo mezzo duro, lo sapevo che si era eccitato al solo spogliarsi e starsene nudo. Lo vedevo di schiena, con quel suo culo più chiaro che preparava la caffettiera, mi sforzai di non guardarlo, o meglio non volevo farmi accorgere che lo stavo osservando….dovevo essere impassibile alla sua nudità.
Poco minuti dopo si diresse verso di me con il cazzo a penzoloni e la tazzina di caffè.
“Già zuccherato e girato?”
“Certo Miss”
Sorrisi compiaciuta. Sorseggiai il caffè e il porsi nuovamente la tazzina.
“Mettila a posto e torna qua”
“Mettiti in ginocchio qui davanti a me”
Così fece e li attaccai il guinzaglio al collare
Poi con la caviglia inguainata nelle mie calze, e con la punta e tacco delle scarpe, li accarezzai il cazzo che subito rispose.
“Vuoi segarti?”
“Certo che voglio segarmi…posso? O la fai tu?”
Tirai il guinzaglio verso di me, dandoli uno strattone.
“Beh non porti più rispetto per la tua Miss? Ti ho detto che oggi sarai sottomesso a me e prima della firma sarò io a divertirmi, intesi?”
“Si Miss”
“Ora vatti a preparare il culo perché questa signora ha voglia di montarti per bene e solo dopo potrai ricevere il mio sublime succo…e solo dopo, se sarai stato bravo potrai venire!”
“Vai in bagno, fatti due clisteri, e poi infilati un cacciavite nel culo per tenerti largo, solo dopo presentati qua”
Il cacciavite era uno dei nostri giocattoli preferiti, primo perché era del tutto banale per sguardi altrui, secondo il manico rimaneva bello dentro come un butt-plug.
Ricominciai a guardare la televisione.
Passò il tempo e quando ritornò, lo feci girare per vedere se aveva il cacciavite inserito.
“Fatto i clisteri?”
“Si tre siringate d’acqua, finché non usciva pulita”
“Bene ora inginocchiati”
Si inginocchiò davanti a me, mi alzai, li stuzzicai ancora il cazzo con la punta delle scarpe. Poi mi sfilai la gonna, la lasciai cadere per terra e la sfilai dalle caviglie.
Feci lo stesso con il perizoma che a stento conteneva il cazzo.
Restai così con il cazzo mezzo duro davanti alla sua faccia.
“Ora senza mani, fammi diventare il cazzo bello duro, in modo che possa incularti per bene, schiavo!”
Esitò un po’, poi si avvicinò e inizio a succhiarmi il cazzo. Inutile dire che mi venne subito duro, con l’eccitazione che avevo immagazzinato dal mattino non potevo resistere molto.
“Leccami bene le palle e poi mettiti in ginocchio qua sul divano”

Ecco mi si presentava alla pecorina con il cacciavite piantato nel culo. Lo mossi lentamente su e giù.
Mi infilai il preservativo tolsi il cacciavite e vidi un bel buco largo già ben lubrificato.
Incomincia a incularlo, piano all’inizio e poi un po’ più veloce. Ogni tanto uscivo e li afferravo le palle e le tiravo un po’.
Vedevo che aveva la goccia di pre-sborra sulla punta della cappella.
Purtroppo avrei voluto resistere di più, ma non ci sarei riuscito.
Mi sfilai il preservativo.
“Girati, inginocchiati e succhia e non farne cadere neanche una goccia, soprattutto sulle mie scarpe…tanto se succede poi lecchi tutto, intesi?”
Era eccitato anche lui: “Si Miss.”

Venni mi svuotai completamente nella sua bocca, un getto li finì sul viso.
Ero spossato, ma felice.
“Raccogli il mio succo dal tuo volto e mangialo tutto, e ora puoi svuotarti anche te i coglioni guardandomi le gambe”
Neanche un minuto e schizzò sul tavolino di vetro fissandomi le gambe e le scarpe.

Ridemmo, vai a prendere due birre che intanto firmo il contratto.

Presi una penna, lessi nuovamente il contratto e aggiunsi una clausola: una volta la mese, lui sarebbe stato il mio schiavo.
Nel posto della firma baciai il foglio lasciando, con il rossetto rosso, il segno delle labbra e firmai Laura.

Ritornò con le due birra in mano.
‘Prima di firmare anche te leggi, ho aggiunto una clausola.’
Lesse, mi guardò e firmò.

Da quel pomeriggio Laura aveva trovato un lavoro, e soprattutto un suo spazio per crescere. Da questo momento Laura aveva uno spazio dove contenere i propri vestiti e oggetti vari. Aveva conquistato uno spazio tutto suo e una vita tutta sua, non più completamente segreta.
Poteva condividere il suo essere donna, immaginava di starsene sul divano vestita con le cose che più le piacevano, senza farlo di nascosto o almeno avendo più possibilità di farlo rispetto a prima.

Certo tutto questo aveva un prezzo. Pulire casa? Alla fine non era un prezzo troppo alto, anzi spesso mi vestivo da Laura per fare le faccende domestiche, lavare i piatti, ripiegare la roba, spolverare e pulire casa, già lo facevo e mi piaceva, perché mi piaceva farlo nei panni di Laura. Anche il solo spolverare sui tacchi, non era lo stesso che farlo normalmente, univo l’utile al dilettevole.
Soddisfarlo? Questo mi avrebbe reso Laura ancora più femmina, o meglio, la femmina che io immaginavo, quella che la mia fantasia ha cresciuto…un po’ come vorremmo che fossero le donne noi maschi.
Quindi facendo un piccolo calcolo, direi che a firmare il contratto ci ho guadagnato in tutto e per tutto.
E alla fine ero riuscita a metterci la mia piccola clausola, con la quale iniziavo a materializzare anche quelle piccole fantasie di dominazione che ogni tanto mi prendevano. Quelle fantasie da Miss, con cui mi divertivo con un ragazzo, lo facevo eccitare e poi negare lo sfogo, piccole torture, pizzicotti, sculacciate, umiliazioni…quella fantasie di avere un oggetto, il corpo, il cazzo, di un uomo tutto mio, per farci quello che mi pareva, giocarci, soddisfarmi ecc…ecc…

Per festeggiare il mio nuovo guardaroba il giorno dopo andai a fare shopping, si avevo deciso di spendere un po’ di soldi, di godermi il momento.
Presi lo scooter e andai nel centro commerciale vicino casa all’apertura. Ora migliore, tempo di fare colazione, poche persone in giro, e soprattutto negozi semi deserti, in questo modo si compra meglio.
Entrai in un negozio di intimo e con la solita scusa di comprarlo per una ragazza mi portai via un bel completino, perizoma e reggiseno, bordeaux con inserti in pizzo.
Nella mia fantasia con quel completino ci stavano bene delle calze grigie, ovviamente autoreggenti, quindi la seconda tappa era il negozio di calze.
E alla fine ultima e tappa le scarpe.
All’inizio le scarpe erano il punto dove avevo più timore a comprare, ma poi utilizzando, all’inizio la solita scusa del regalo, e chiedendo se si poteva cambiare eventualmente se non andavano bene, non mi sono più fatto tante remore.
Prese: scarpe decollete a punta, tacco dieci, sottile, scamosciate colore ghiaccio.
Ecco questi erano gli oggetti nuovi per inaugurare l’armadio.

Uscito dal centro chiamai il mio “datore di lavoro”.
“Ciao, senti ci sei oggi a casa? Devo portare delle cose”.
“Si, ora sono in giro ma dopo le cinque dovrei esserci”.
“Ok allora faccio un salto per le sei, lascio solo alcune cose, poi me ne vado che stasera c’è la famiglia riunita”.
“Che palle”
“Già, dai ci vediamo dopo, ciao”.

Chissà cosa avrebbero pensato se sapessero che mi piaceva vestirmi da donna, sicuramente che ero malato, pervertito, omosessuale. Già come puoi far capire certe cose alle persone che non hanno provato a farlo? Ma non mi importava di niente, vivevo benissimo anche così, mi ripetuto di ampia apertura mentale, e forse per questa mia passione che riesco a capire meglio le persone, a non giudicarle, e poi diciamolo, tutti noi nascondiamo qualche scheletro nell’armadio…io vestiti.

Intorno alle sei di sera andai dal mio amico.
“Ciao”.
“Ciao, pronto per la cena familiare?”
“Ne farei a meno lo sai, ma ogni tanto bisogna farlo. ho portato solo alcune cose e poi me ne vado”.
“Si si fai come vuoi, che hai portato?”
“Vestiti, oggi ero in vena di shopping”.
“Beh l’armadio sai dov’è” e mi fece l’occhiolino.

Aperto l’armadio trovai un sacchetto che non era mio.
“Questo è tuo?”
“No! E’ tuo”.
Guardai dentro e vidi un costume da cameriera con grembiule, crestina e guanti.
“Ma sei un porco!”
E ridendo disse: “Beh secondo me staresti bene con quel costumino a pecorina”.
Risi. Non me l’aspettavo questa sorpresa. “Grazie, per il regalo. Ma ora devo andare”
“Ciao, ci sentiamo”.
“Ciao”

Forse non ero più tanto sicura di averci guadagnato in tutto e per tutto.

Leave a Reply