Skip to main content
Trio

american girls

By 24 Agosto 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Ci sono luoghi che ti ricordi per un paesaggio, altri per una situazione, magari di quelle che ti hanno lasciato sudato e sporco di umori. Non sono qui di certo per divagare di paesaggi, ma per condividere qualche esperienza. Stavo nel sud della California, in uno di quei posti che sembrano Messico tante sono le insegne latine. In un motel lercio dove paghi un custode dietro un vetro blindato stavo uccidendo una serata malinconica con birra da pochi spiccioli. Di fianco sento gente che probabilmente scopa tra lenzuola che sanno di naftalina. Cazzo duro e in camera non c’è uno straccio di tv satellitare dove intercettare qualche film. E di wireless neppure se ne parla. Avrei voglia di chiamare una di quelle puttane tossiche che trovi su craiglist. Cento dollari e arrivano in motel in meno di un’ora per un lavoro decente.
Una doccia fredda non spegne i miei bollori. La birra sta per finire e con la scusa di prendere un’abbondante riserva per la notte insonne che mi aspetta mi infilo una macchina presa a noleggio un paio di sere prima. Tra un paio d’ore chiudono i bar e pure i negozi di alcolici. A velocità minima mi immetto in un corridoio commerciale. Sono sbronzo e non ho voglia di avere cazzi con gli sbirri. Passo un paio di postacci fastfood e un conato di vomito mi ricorda che sono giorni che mi nutro solo di burger e patate fritte. Vedo un’insegna al neon tremolante. Sembra un bar lercio abbastanza per non dover far finta di essere con qualcuno, o dover per forza sorridere a chi ti sta intorno. Ho sempre amato i dive bar, soprattutto quando si sono fermati agli anni ottanta. Luci bassissime. Dentro invece della solita fauna di alcolizzati trovo molti ragazzi. Hipster, bianchi e latini. Gente che fa finta di suonare o di fare l’artista acconciati come gente che fa finta di suonare o fare l’artista. Dicono sia la gentrification. Le cameriere sono messicane che con le mance si sono rifatte le tette. Hanno una quinta gommosa che spinge una camicia bianca sbottonata tanto quanto basta per magnetizzare lo sguardo. Si sente qualcosa che sembra degli smiths. Qualche fanciulla si muove sinuosa.
Forse la serata si mette bene. Ordino un knob creek doppio e cerco di incrociare lo sguardo con qualche essere umano. Sono tre giorni che non parlo con nessuno in attesa di ricevere la telefonata da una donna che sto provando a riportare in italia. Ma non sono del giro e a parte qualche sguardo duro di qualche ragazzino ben accompagnato non raccolgo nulla. Mi incuneo nel backyard a fumare una sigaretta. Fuori l’atmosfera è più rilassata. Non c’è la musica e si sentono chiare le chiacchiere dei gruppuscoli di gente. Non ho più l’età per far finta di chiedere d’accendere per attaccare bottone e ho perso la speranza da tempo sul fatto che gli italiani siano minimamente esotici per gli americani. Qualcuno mi chiede permesso, rispondo balbettando e trovo lo sguardo assente di una fanciulla che sembra uscita da un incubo. Tette appena pronunciate sotto una maglia larga e pantaloni strettissimi che asciugano gambe lunghe. In testa ha una fascetta colorata che incorona capelli neri, dritti e lunghi. Occhiaie nere e rossetto rosso morte. Mi piace.
La fisso un secondo di troppo e lei mi chiede sfacciata se posso evitare di lasciarle gli occhi appoggiati addosso. Rispondo che non me ne sono nemmeno accorto. Quando sente il mio accento trasforma lo sguardo duro in un broncio malizioso e mi chiede che cazzo ci fa un italiano in un sobborgo di merda di los angeles. Io penso già a come infilarmi nel suo letto. Mi vedo il cazzo piantato tra le sue labbra. Ci troviamo davanti al bancone con i bicchieri pieni. Lei studia psicologia al college. Il suo uomo si fa di eroina in un sobborgo di Sacramento. La vita le fa schifo e non ha idea di come riprenderei fili della propria esistenza. Sotto la luce del bancone intravedo meglio i suoi lineamenti. Sembra mezza bianca mezza messicana. Si arrangia servendo al tavolo in un mensa quando non sta a scuola. Probabilmente in divisa è ancora più arrapante. Mi passa per la testa di offrirle dei soldi per una scopata, ma provo a fare il signore. Non mi molla e non ho capito se è sbronza e nessuno dei suoi amici ha voglia di ascoltare i suoi sproloqui oppure è nutre un vago interesse per il sottoscritto.
Il locale chiude e ci troviamo fuori a fumare. Lentamente i clienti sfilano. Lei non si schioda e io marco stretto. A un certo punto arriva un ragazza portoricana sbronza e sorridente. Le portoricane sono fatte cosi. Ridono, ballano. Tette che ballonzano su e giù e un culo che sporge senza vergogna alcuna. Le do corda, le diamo corda. Solito ping pong di puttanate su i locali che chiudono troppo presto e la signorina portoricana che vuol assolutamente festeggiare perchè ha chiuso le pratiche di divorzio. Alla fine senza il lume della ragione ci invita a casa sua per bere tequila che tiene in riserva da tempo. Il suo sorriso è contagioso, ci troviamo a camminare verso un bungalow minuscolo e triste. La bottiglia di tequila è effettivamente buona e finisce velocemente. Guardo meglio questa portoricana. Non è giovanissima ma rotonda come una pallina con capelli ricci che sparano ovunque.
La tequila aiuta. ESG che suonano in una radio vecchia roba che ti fa muovere il culo aiuta. Balliamo sbronzi su un letto sfatto e lentamente ci spogliamo. Tre estranei sfatti iniziano ad annusarsi, guardarsi. Lo facciamo ridendo estranei a tutto e tutti. One night stand. L’animatrice è la portoricana, mentre l’altra fanciulla è passiva. Sotto i vestisti nasconde un corpo esile e sfatto per la sua età, un poco gonfio. Ma i capezzoli scuri quando li sfioro diventano duri come spine. Mi ci attacco e inizio a mordicchiare mentre la portoricana si concentra sulla schiena con lunghi massaggi. E’ chiaro che entrambi vogliamo questa hipster che sembra una madonna infilzata. Il trucco è ormai sfatto. Probabilmente ci siamo messi a scopare come diversivo, soloperchè non c’è piu nulla bere e non abbiamo idea di come continuare la serata. Probabilmente sapevamo che saremmo finiti a scopare dopo il primo sguardo.
Guardo le ragazze che si succhiano in un 69 rumoroso. Io mi masturbo e inizio a frugare nei cassetti di un comodino per cercare un preservativo. Il culo della portoricana spunta verso l’alto. Chiedo spazio alla lingua della hipster e mi infilo con un colpo secco in un ventre fradicio e slabbrato mentre una lingua mi sfiora a tratti i coglioni gonfi. Guardo la carne sotto di me. Riccioli scuri riempiono il pube di questa donna che si muove come un’ossessa. Fradicia di alcool e di sesso implora non so cosa in un inglese che non riesco a comprendere.
Quando mi sfilo trovo una bocca vorace che si incolla. Sapevo che quelle labbra rosso morte sarebbero state letali. Basta poco perchè mi senta ribollire il cazzo. Mi sfilo il preservativo e senza neppure chiedere vengo sul viso bianco inchiodato al letto dalle gambe tornite della portoricana. Lo sperma si infila tra gli occhi della fanciulla che si incazza e prova a graffiarmi come un ossessa. Ci pensa la portoricana a calmarla e io finisco in disparte mentre vedo le gambe oscenamente aperte della hipster e una testa riccia che si muove con sapienza.
La portoricana sembra essere l’unica a non essere ancora venuta e ritorna a far le fusa dal sottoscritto. A fatica mi rianima il cazzo con un lavoro di bocca impressionante. Se lo ficca fino in fondo alla gola fino quasi a sboccare. Rivoli di saliva escono con i contati di vomito. La scopo in bocca senza pensare a nulla. Poi mi salta sopra su una sedia pericolante e inizia ad andare su e giù. Una favola. Le tette mi rimbalzavano davanti agli occhi e con le mani soppesavo un culo chemi sembrava dilatarsi sempre più. Ho voglia di incularla e quando due dita vedo che sono a loro agio nel culo capisco che non sarà per nulla difficile. Si appoggia a quattro zampe in terra e inizio un a penetrazione lenta mentre lei ha trovato di nuovo le labbra della nostra compagnia di giochi. So di non avere ancora troppe cartucce e mi godo il grande culo con calma. Non sono però riuscito a scoparmi la madonna infilzata. Il suo corpo sfatto segnato da qualche tatuaggio mi arrapa. Incrociamo gli occhi e mi guarda con senso di sfida. So già di averla persa in partenza la sfida, ma senza pensarci tolgo il cazzo dal culo e mi infilo in una figa glabra e violacea. Lei mi stringe con le gambe. E’ fradicia ma io sono stravolto e voglio solo venire in fretta. Lei si incazza di nuovo. Fanculo. Ci svegliamo sporchi e sfatti nel letto. La portoricana vuole andare al lavoro. Sono le 7. La testa mi fa male. Ci guardiamo, ridiamo. Siamo in imbarazzo. Fanculo.

Leave a Reply