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Trio

IL TRIANGOLO PERFETTO

By 8 Marzo 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Eccoci lì, seduti in quel bar del centro.Io e Sergio, mio marito. Insieme da sette anni, sposati da due, abbiamo sempre coltivato insieme le nostre passioni.
La più grande di tutte &egrave senza dubbio il sesso.
Bench&egrave Sergio nei suoi 34 anni di vita avesse già fatto numerose esperienze da quando stavamo insieme si era aperto un mondo totalmente nuovo per lui, un mondo nel quale poteva dare sfogo ad ogni suo più recondito desiderio. Finalmente aveva trovato in me la sua compagna ideale, la sua metà perfetta, con la quale spingersi sempre più oltre per capire dove si trova il centro del piacere umano.
E lo stesso era per me. Proprio io che prima di conoscere Sergio non avevo mai nemmeno baciato un ragazzo, che bastava solo il pensiero per farmi arrossire. Mi limitavo a sognare ed a toccarmi nell’intimità del mio letto, immaginando le scene più erotiche e perverse che la ma mente partoriva.
Fin quando non incontrai lui, che seppe gradualmente tirar fuori dal mio essere più intimo tutti i miei segreti e le mie “deviazioni”.
Dopo sette anni ci conoscevamo talmente bene ed eravamo così affiatati e complici, che bastava un fuggevole sguardo per capirci.
E fu così anche quando vedemmo lui, Simone.
Era seduto fuori il bar, con un succo di frutta cheaveva appena assaggiato prima di rituffarsi nella lettura del libro che aveva tra le mani e sul quale avrebbe dato un esame universitario da li a pochi giorni.
Non riuscivo a staccare gli occhi da lui. sembrava timido, introverso, quasi spaventato di trovarsi in mezzo ad esseri umani diversi da lui. Usava quel libro come difesa, ma mi accorsi che scrutava le persone mi chiesi cosa stesse pensando.
Chiamai Sergio e gli feci notare la presenza di Simone.
-“Bellissimo. Con quell’aria da frocetto &egrave perfetto…chissà come deve essere piacevole sotmettere uno come lui.”- commentò.
Ci guardammo un istante senza proferir parola, sorridemmo e sapevamo già cosa fare: quel ragazzo doveva essere nostro, era lui l’oggetto del nostro desiderio e non ci saremmo fermati fin quando non avessimo ottenuto il nostro scopo.
Decisi di abbordarlo e mi avvicinai al suo tavolo con l’andatura di un felino che ha puntato la sua preda. Sergio rimase all’interno del locale ad osservare tutta la scena. Gli piaceva vedermi sedurre un altro, così come a me dava piacere la consapevolezza di essere guardata dal mi uomo.
Arrivai al tavolo di Simone erestai in piedi aspettando il momento in cui lui, alzando lo sguardo, avrebbe incrociato i suoi occhi con i miei. Quel momento non tardò a venire.
-“Posso sedermi qui? Gli altri tavoli sono tutti occupati, ma se aspetti qualcuno…”-
Non aspettava nessuno Simone, o forse aspettava lei, forse non era capitato in quel bar per caso, forse quando aveva deciso di fermarsi li, nel suo inconscio, gia sapeva che sarebbe successo qualcosa.
Mi fece cenno di sedermi riuscendo ad emettere solo pochi monosillabi. Credo che lo intimidissero i miei occhi fissi su di lui.
Mi sedetti e lui fece finta di nulla cercando di controllare il rossore sulle guance.
Non riuscii a trattenere il piacere che provavo nel guardarlo e mi passai la lingua sulle labbra rosse.
Lui mi vide e si eccitò subito, immaginando quella lingua sul suo corpo. Gli divenne così duro che ringrazio il cielo di avere le gambe sotto il tavolin in modo da che nessuno potesse vederlo, ma io lo avevo capito, e il mio cuore straripava di gioia e di eccitazione.
Anche Simone si era reso conto che mi piaceva, ma sapeva anche che i miei occhi celavano qualcosa di misterioso e perverso.
-“Io, comunque, mi chiamo Alessia…mi sono seduta qui e non mi sono neanche presentata…piacere.”-
-“Io sono Simone…piacere mio…sei sola?”-
“Sei sola”??? Che razza di domanda mi aveva fatto.Non mi conosceva nemmeno e si stava comportando come un camionista fermo all’autogrill del raccordo che cerca di rimorchiare la cameriera. Mi fece sorridere quel suo modo goffo di proporsi.
-“No, non sono sola, c’&egrave mio marito dentro il bar.”- dissi.
Si avvicinò al tavolo Sergio, richiamato dal mio sguardo, e Simone rimase senza fiato.
Vedevo che gli piaceva e sapevo anche che era la prima volta che gli capitava di provare piacere nel vedere il corpo di un maschio.
Sergio lo guardava come prima lo avevo guardato io ma con più autorità. Lui seguiva i suoi movimenti mentre occupava la terza sedia libera, e di nuovo i loro sguardi si incrociarono, di nuovo il ragazzo si eccitò, sprofondando nel verde penetrante degli occhi di mio marito.
-“Da vicino hai ancora di più la faccia da frocetto”- gli disse.
Avrebbe dovuto sentirsi ferito e umiliato per quell’affermazione. Lui, che ostentava continuamente la propria eterosessualità non si sentì, invece, n&egrave ferito, n&egrave tantomeno umiliato perch&egrave in fondo sapeva che era così ed ora che avevo visto Sergio ne aveva avuta la conferma.
Inoltre gli piacevano i suoi modi autoritari e non pot&egrave fare a meno di toccarsi attraverso la stoffa dei jeans, scoprendosi terribilmente eccitato e cercando di non farcene eaccorgere. Avevo l’impressione che ci considerasse come due creature venute direttamente dall’inferno per tentarlo.
Non vedevo l’ora di toccare quel corp, di farlo mio e di vedrlo sottomesso al mio volere e a quello di Sergio.
-“Perch&egrave non vieni da noi stasera? Siamo piombati qui interrompendo la tua lettura…dovremmo pur farci perdonare in qualche modo. Ti lascio l’indirizzo”-
Scrissi l’indirizzo sul libro di Simone, poi ci alzammo, pronti per andare via. Lo salutammo ed io lo bacia dolcemente sulle labbra, sorridendo.
simone ci seguì con gli occhi fin quando non ci vide sparire tra la gente e, quando si accorse di non distinguere più le nostre sagome, corse nel bagno del locale per placare quella dolce trtura che avevamo cominciato.
La sera arrivò sotto casa nostra alle 21. Nonstante gli fosse capitato raramente di accettare inviti da persone appena conosciute, quel pomeriggio non pensò nemmeno per un secondo di declinare l’appuntamento. Si sentiva magneticamente attratto da noi e dal nostro mondo di cui si sentiva parte integrante senza saper bene di cosa si trattasse.
Quando suonò al citofono dissi solo:-“Quanrto piano, scala A”-
Simone prese l’ascensore e, in quei pochi secondi che lo separavamo dall’appartamento, si guardò allo specchio chiedendosi se ci sarebbe piaciuto con quei jeans attillati che mettevano in risalto il suo fondoschiena alto e sodo e con quella camicia blu della quale aveva lasciato aperti i primi tre bottoni. Si era rasato e aveva messo un pò di gel nei capelli, e mentre si sistemava una ciocca ribelle, l’ascensore arrivò al piano.
La porta era socchiusa. Non c’era luce nell’appartamento, solo candele che riflettevano le sagome dei mobili sulle pareti.
Il primo che vide fu Sergio, anche lui elegantissimo nei suoi pantaloni classci neri e la camicia avorio.
-“Entra, prego…Ben arrivato!”-
Simone si accorse che non vedeva l’ora di toccarlo, prima di tutto per vedere se era reale o se era un altro dei sogni erotici che lo tormentavano piacevolmente tutte le notti. Ma era un uomo, e lui non aveva mai toccato un uomo nel senso sessuale della cosa; non sapeva se ci sarebbe riuscito.
Poi mi vide. Io non ero molto vestita. Indossavo un elegante completo intimo rosa e nero, composto da un perizoma e da un reggiseno a balconcino. Calzavo un paio di decoltee nere con il tacco a spillo altissimo.
Mi avvicinai a lui e gli dissi solo:-“Non sai da quanto tempo ti aspettiamo.”-
Credo che si sia chiesto cosa volevo dire. Forse che anche noi avevamo trascorso tutto il pomeriggio a pensare a lui e al nostro incontro, ma non ebbe il tempo di rispondersi perch&egrave gli strappai la camicia di dosso lasciandolo seminudo.
Questo gesto lo colse di sorpresa.
Aveva ancora le labbra che bruciavano per il bacio che gli avevo concesso poche ore prima e impazzì quando le nostre bocche si incontrarono di nuovo, per un bacio questa volta più profondo, più lungo, più passional, più struggente.
Con la stessa violenza con cui gli avevo catturato le labbra, mi staccai da lui e indiettreggiai leggermente.Simone stava per venirmi incontro, ma Sergio lo fermò.
-“Non ora, non adesso. Spogliati.”- gli ordinò-“Voglio vedere il tuo corpo.”-
Simone obbedì e cominciò a sganciarsi la cinta e ad abbassarsi i pantaloni con un misto di vergogna eccitazione e rabbia. Rabbia verso il tono di Sergio, autoritario e deciso, che non soppostava ma che lo faceva impazzire. in quell’istante ebbe la consapelovezza di essere nelle nostre mani e che nulla poteva cambiare quella condizione…che lottare non sarebbe servito.
Ora era nudo davanti a noi, eccitato come non mai.
-“Guarda Ale, &egrave eccitato…chissà come lo sarà dopo che ci avrà visto.”-
Il senso di quella frase lo capì subito quando vide le mani di Sergio che liberavano il mio corpo dalla poca stoffa che lo copriva. Poi si spogliò anche lui, mi guardò, mi attirò a s&egrave, mi fece scivolare sul pavimento e mi penetrò con violenza.
Io mi avvinghiai a lui tremante di piacere e vidi lìespressione di Simone.
In quel momento invidiava Sergio. Avrebbe voluto essere lui a penetrarmi, avrebbe voluto sentirmi ansimare ad ogni colpo del suo bacino come ansimavo con mio marito.
Poi Sergio mi girò, mi mise a pecora e mi penetrò di nuovo.I nostri corpi si muovevano all’unisono e Simone guardava la scena Anche io me ne accorsi e lo guardai. Avevo gli occhi infuocati…ciò che aveva avuto non mi era bastato…ne volevo ancora e stavolta lo volevo da lui. Mi inginocchiai e glielo presi in bocca, tutto, fino ai testicoli.
Simone chiuse gli occhi e si sciolse nel calore della mia bocca mentre la lingua gli accarezzava il glande. I colpi della mia bocca si fecero sempre più veloci e violenti, da farmi sentir crescere il suo desiderio.
Mi staccai dal suo membro, lo guardai e gli dissi:-“Credi di meritartelo? No…non lo meriti..devi prima farmi godere.”-
Lo portammo in camera, lo facemmo stendere sul letto e iniziammo a toccarlo e leccarlo ovunque. Lui non i toccava, subiva e basta, ma i suoi gemiti erano per noi più eccitanti di mille mani addosso. Mentre continuavo a leccarlo, Sergio si alzò in piedi. Era eccitato e lo guardava con occhi vogliosi.
-“Prendimelo in bocca:”- gli disse.
-“Non voglio…Non l’ho mai fatto…Io sono eterosessuale.”- rispose lui, più per convincere se stesso che Sergio.
-“Non te l’ho chiesto perfavore. Succhialo.”- imperò mettendoglielo davanti al viso.
Mi avvicinai e gli sussrrai all’orecchio:-“Prendilo dai…fammi eccitare.”-
Simone aveva gia voglia di succhiare quel membro per il suo piacere personale e, ovviamente, anche per quello di Sergio, ma, ora che aveva scoperto che anche a me faceva impazzire, non se lo fece ripetere e lo succhiò con avidità.
Mentre assaporava il gusto di Sergio, gli dissi:-“Cattivo…così mi ecciti…devi anche soddisfarmi.”-
Lo sdraiai di nuovo sul letto, mi sistemai sopra di lui e mi penetrai. Cominciai a muovermi, prima lentamente,baciandolo. A poco a poco i miei baci divennero sempre più passionali e, in qualsiasi punto posavo le labbra,le sentivo scottare di piacere. Accellerai i movimenti in preda ad un piacere folle e vidi Simone che mi guardava, studiando le mille espressioni del mio godimento, osservando il mio corpo armonioso danzare sul suo, e catturando con il pene ogni mio minimo umore.Avrebbe voluto sprondorare la faccia nella mia morbida peluria e assaporare il miele che avevo prodotto.Lui non riusciva più a muoversi. Io ansimavo e gridavo, e, di li a pochi secondi, venni.
Mi staccai da lui, lo presi per i capelli e gli dissi:-“Adesso lecca tu me. Scopri quanto mi hai fatto godere, esplorami con la tua lingua.”-
E così fece.Affondò il viso nel mio tempio femminile, assaggiando il mio sapore michiato col suo, e pensò che non esisteva nulla di più bello al mondo.
Gli ritornò in mente la scena alla quale aveva assistito all’inizio e desiderò Sergio come non mai.
“Inculami ti prego.”- gli chiese, mentre mio marito era già dietro di lui estasiato nel vedermi scopare un altro.
Simone si stupì di come la sua mente fosse in perfetta sintonia con la nostra, bench&egrave per lui fossimo totalmente sconosciuti. Non sapeva quale fosse il nostro colore preferito, o la nostra canzone preferita, e noi non sapevamo niente di lui, eppure, tutti e tre, sapevamo cosa ci faceva eccitare e come eccitarci a vicenda. Allora il tre era davvero il numero perfetto!
Mentre Simone rifletteva su questo, sentì il membro di Sergio che cominciava a penetrarlo e, quando lo fece entrare tutto fino ai testicoli, sentì anche il suo corpo che lo imprigionava. Ansimava continuando a leccarmi, mentre stavo per avere un altro orgasmo fomentata dalla scena che avevo di fronte.
Non staccava la bocca da me nemmeno per rispondere a mio marito quando questo gli chiese:-“Ti piace? Ti piace essere trattato come una puttana?”-
-“Si mi piace, mi piace! Mi fa impazzire!!!”-
Urlava, gemeva, leccava e si masturbava.
Io e sergio gemevamo con lui, godendo del suo piacere come lui godeva del nostro.
Le nostra urla e i nostri movimenti si fecero sempre più irrequieti e alla fine esplodemmo , tutti e tre insieme, contemporaneamente, e il nostro piacere fu così totale e così immenso che restammo tremanti per i minuti che seguirono.
Avevamo finalmentre trovato ciò che cercavamo, non ci eravamo sbagliati sul conto di quel ragazzo.
Sembrava timido e impacciato ma la sua anima era infuocata come la nostra.
Mentre giacevamo tutti e tre sul letto, appagati dal nostro amplesso, Simone pensò che era frutto del fato se ci aveva incontrato, se si era seduto in quel bar, e sentiva che c’era un mondo tutto nuovo che lo aspettava e che ora voleva esplorare fino in fondo e voleva farlo con noi . Noi lo avevamo penetrato non solo fisicamente, ma anche nel profondo dell’anima, nel sangue, nelle viscere, ed era sicuro che non ci avrebbe mai persi e che avremmo fatto sempre parte di lui.

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