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Trio

Jezabel – capitolo 8

By 29 Maggio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Si sa che quando tutto procede bene, c’&egrave sempre qualche imprevisto che vuol guastare la festa.
Nel mio caso l’imprevisto aveva il nome di Elisabetta Cummini, unica figlia di quella gran puttana della marchesa Barbara, una dei primi ‘acquisti’ del club.
La ragazza si presentò una sera dicendo di cercare la madre, che era però al momento assente, ma la cui presenza era prevista dato che aveva prenotato una saletta privata.
Due ragazzi della sicurezza ebbero un gran lavoro per far si che Elisabetta mantenesse un comportamento almeno accettabile, prima di portarla nel mio ufficio dove esplose come una bomba.
“Dov’&egrave quella troia di mia madre ?”m’urlo contro “E quel pezzo di merda di mio padre ? E tu chi sei ? Quella che gli regge il gioco ?”
“Credo che tu sia fuori strada, questo &egrave solo un club privé come ce ne sono altri in zona.” le risposi cercando di prendere tempo.
“Si col cazzo, mi prendi per cretina ? Guarda che so che razza di posto &egrave questo, sai oggi c’&egrave una cosa chiamata internet. Quindi so che la troia viene qui a farsi sbattere davanti al cornuto, anzi cornuto e contento.”
“E anche se fosse ? Sono entrambi maggiorenni consenzienti, ma poi a te cosa importa, sei forse invidiosa ? Vuoi che ti procuri un maschio che ti scopi ?”
“Ma sei scema ? A me quel genere non piace.”
Fui tentata di darle un sonoro ceffone, di quelli che ti fanno girare la testa, tanto trovai ipocrita il suo discorso. Voleva fare la ‘predica’ alla madre e poi era lesbica ?
Mi fermai a guardarla meglio, Elisabetta non era una gran bellezza, piuttosto era una delle tante ragazze che passano senza lasciare alcuna traccia, un tipo anonimo tanto per capirci. La sua ‘salvezza’ era un gran bel conto in banca, ma soprattutto il sapersi truccare in modo da far risaltare quel poco di buono che poteva offrire.
Decisi che era del tutto inutile provare a farla ragionare, quindi era meglio provare a percorrere vie alternative.
“Scommetto che hai tante ragazze che ti vengono dietro.” le domandai fingendo di mettere a posto la scrivania.
“Scusa ?”
“Dai non fare la scema con me, insomma sei un gran bel bocconcino e non credo che nessuna donna degna di tal nome non ti abbia mai cercata.”
Elisabetta arrossì, e non ci poteva esser miglior segnale che avevo colpito nel segno.
Continuai a farle dei complimenti, non celando in alcun modo il mio interesse per lei, ma cercando allo stesso tempo che fosse la ragazza a fare il primo passo.
“In effetti credo di trasmettere una notevole carica sessuale.” disse aprendosi la camicetta.
Finsi d’abboccare all’amo e continuai ad esaltare la sua bellezza.
“Lo penso anch’io, e credimi ho una notevole esperienza nel settore.”
Per tutta risposta Elisabetta si alzò per mettersi contro un piccolo tavolino e tirarsi sù la gonna sino a scoprire le mutandine.
“Sai che mi sto eccitando.” mi disse infilandosi una mano dentro gli slip.
Mi alzai per darle un lungo bacio carico di sessualità, certa che quella ragazza era ormai in mio completo possesso. Le sbottonai del tutto la camicetta per infilarle una mano nel reggiseno, trovando il suo capezzolo già turgido per l’eccitazione. La feci allora appoggiare contro la scrivania per poi far scivolare una mano in quel sottile spazio che c’era fra le dita e la sua passera.
“Lo sai che mi fai impazzire.” le dissi staccando per un attimo le labbra.
I suoi baci si fecero via via sempre più audaci, sino a quando le nostre lingue iniziarono ad intrecciarsi lasciandoci quasi senza fiato.
La lasciai giusto il tempo di far scorrere la zip del mio vestito che cadde a terra, lasciandomi con la sola lingerie, un completo in seta e pizzo viola che lasciò basita la mia giovane amante.
‘Sei bellissima…’ disse con voce estasiata.
‘Stai zitta e spogliati.’
Non feci in tempo a finire quella frase, che Teresa entrò nel mio ufficio.
‘Mi hanno detto che c’&egrave un ‘.’ disse tutto d’un fiato prima di vederci seminude ‘Ma vedo che stai risolvendo…’
‘Teresa non trovi che questa ragazza non sia uno schianto ?’ feci finta di chiedere alla mia socia mentre le facevo l’occhiolino.
‘Direi una gran fica, anzi visto che sono qui mi fermo un attimo.’ mi rispose prima di baciare Elisabetta.
‘Se vuoi unirti a noi prima devi spogliarti.’ dissi allora a Teresa spostandola quel tanto che basta per impadronirmi nuovamente della bocca della ragazza ‘Inoltre la sua fica &egrave mia.’
Elisabetta ormai eccitatissima, si sfilò gonna e slip prima di sdraiarsi sulla scrivania in attesa delle nostre attenzioni.
Mentre Teresa la baciava in bocca e sul seno, io iniziai a leccarle la passera con lunghi e lenti passaggi della lingua fra le sue labbra intime. La marchesina godeva così tanto che il solo tenerle le gambe aperte diventò un problema, e Teresa su quasi costretta a sdraiarsi su di lei per permettermi di continuare il mio lavoro.
‘Lasciane un po’ anche a me.’ mi disse Teresa avvicinando la sua bocca alla fica di Elisabetta.
Le lasciai spazio, ma solo per poter infilare un paio di dita dove lei ora passava la lingua.
‘Guarda come gode.’ dissi a Teresa dopo averla baciata assaporando nuovamente il gusto della passera di Elisabetta
‘E’ un vero lago.’ mi rispose la mia amica infilando anche lei due dita nella fica della ragazza.
La ragazza era ormai in estasi, incapace di dire qualunque frase sensata, presa com’era in quei sottili giochi di dita e di lingue, nei quali Teresa ed io eravamo maestre. Da parte nostra non le lasciavamo modo di sottrarsi alle nostre attenzioni, stimolando in continuazione i suoi punti più sensibili.
Soprattutto la fica aveva sempre non meno tre dita dentro, e almeno una lingua che passava sulle piccole labbra, quando non eravamo in due a leccarle la fonte del piacere.
Elisabetta però non riusciva mai ad avere l’orgasmo completo, perch&egrave ogni volta che vi si avvicinava, noi due rallentavamo sino quasi a fermarci, sino a quando non ci supplicò di andare sino in fondo.
‘Pietà fatemi venire.’ disse quasi sconsolata.
‘Solo se prometti che non romperai più le palle con le tue sceneggiate.’ le risposi con un tono che non ammetteva repliche.
‘Si farò la brava ma fammi godere.’
Unii quattro dita e cuneo per poi infilargliele dentro la passera quasi con violenza, facendola sobbalzare sulla scrivania.
‘Godi piccola troia così dopo ci lecchi le fiche sino a quando avrai saliva in bocca.’
‘Fica e culo.’ quasi precisò Teresa prima di ritrovarsi l’orgasmo di Elisabetta in faccia, neppure fosse stato quello di un uomo.
Diedi a Elisabetta il tempo di riprendere fiato prima di farla alzare e sdraiarmi al suo posto.
‘Vediamo come lecchi la fica di una donna puttanella !’ le dissi quasi schiacciandole il viso fra le mie gambe.
La ragazza si dimostrò subito incapace di darmi il piacere che desideravo, così la ripresi umiliandola davanti alla mia amica.
‘Togliti dalle palle buona a nulla.’ le urlai contro spingendole via la testa ‘Teresa per piacere vai vedere a questa ragazzina come si fa godere un donna.’
Teresa si sdraiò sopra di me e subito sentii la sua lingua farsi largo fra le mie grandi labbra, aiutata da un paio di dita che mi tenevano ben aperta la fica.
‘Mm si così…fammi godere, anzi facciamolo insieme.’
Iniziai anch’io a darle piacere leccandole lentamente la passera, che ben presto si riempì dei suoi dolci umori.
Senza dare alcuna importanza ad Elisabetta, che ci guardava quasi inebetita, continuammo quel rapporto orale, donandoci puro piacere.
Dal nostro primo rapporto con mio marito semplice spettatore, era iniziata un’amicizia che andava al di la del ‘semplice’ sesso, ma soprattutto avevamo capito cosa ci piaceva di più.
Teresa faceva compiere alla sua lingua dei cerchi sempre più piccoli, sono ad usarla come un piccolo pene che mi penetrava portandomi al limite dell’orgasmo, per poi riprendere a girare intorno al clito.
Io invece andavo su e giù dall’inizio delle piccole labbra sino all’ano, che stimolavo con una piccola pressione dell’indice, ma senza mai fare entrare anche una sola falange.
Così facendo ci donammo quel piacere che solo le donne sanno dare, senza alcuna fretta, come se il tempo non contasse nulla. Solo quando fummo entrambe appagate dall’orgasmo, Elisabetta si ritrovò nei nostri pensieri, solo che ora erano di pura dominazione.
‘Anita che ne facciamo della puttanella in calore ?’ mi chiese Teresa fingendo di non sapere come sarebbe andata a finire.
‘Non saprei, potremmo farne la nostra schiava, ma prima bisogna educarla a dovere visto che non sa neppure leccare una fica.’
‘Hai ragione, magari iniziamo con qualcosa di più semplice, troia leccami i piedi.’
Il tono di Teresa fu così autoritario che quasi mise paura anche a me, ma quel che più fu importante &egrave che Elisabetta andò subito nel panico.
‘Ma sei scema ? Io la schiava a voi non la faccio !’ provò a ribattere la ragazza.
‘Vedi se non obbedisci ti butto fuori di qui esattamente come sei adesso, cio&egrave nuda.’ le spiegò Teresa accomodandosi in poltrona ‘Quindi ora ti metti a pecora e mi lecchi i piedi, e mi raccomando fallo bene oppure sarò costretta a punirti.’
Elisabetta comprese di non avere alcuna via di fuga, così se pur contrariata, si mise carponi e prese in mano un piede di Teresa per fare ciò che le era stato ordinato.
Purtroppo per lei la mia socia, nonostante le indicazioni date su come e cosa fare, non fu soddisfatta del servizio, trovandosi quasi costretta a punire la ragazza.
‘Piccola troia incapace, ora ti do la lezione che meriti. Subito qui sulle mie gambe che voglio vedere il tuo culo di un bel rosso acceso.’
La nostra vittima quasi si mise a piangere, ma non ciò fece che peggiorare la situazione, visto che Teresa odiava perdere tempo. Così non appena Elisabetta poggiò la pancia sulle gambe di Teresa, questa partì con una sculacciata in piena regola.
La mia amica portava colpi secchi e precisi, bersagliando sempre gli stessi due posti, uno per ogni natica, senza dare alcuna importanza ai lamenti della ragazza, anzi coprendola d’insulti.
‘Sei venuta qui a far casino e poi scopro che sei solo una puttanella incapace.’ le dissi spingendole la testa contro la mia fica ‘Ma stai tranquilla che una volta fuori di qui sarai meno stronza e forse più donna, però ora lecca e fallo bene o prendo una frusta e ti riduco il culo a brandelli.’
Non so se fu la paura di subire una punizione ancor più dolorosa, ma Elisabetta iniziò a leccarmi la passera in modo almeno decente, dandomi così un po’ di piacere. Vedendomi godere Teresa rallentò la sculacciata, sino ad arrivare a massaggiarle la fica, eccitando a dismisura la ragazza.
‘Siediti qui e allarga le gambe.’ le dissi indicando la scrivania prima di prendere un dildo a microfono che avevo comprato da poco.
Non appena poggiai il massaggiatore alla sua fica, lei iniziò a gemere come se fosse in preda a delle convulsioni, e noi non esitammo a masturbarla ancor di più usando le dita.
‘Guarda come gode la troia !’ disse Teresa che ormai le aveva infilato quattro dita dentro la passera ‘Io direi d’iniziare a scoparla davanti e dietro, tanto questa &egrave solo da sfondare.’
‘No nel culo no ! Sono vergine..’ cercò d’obbiettare Elisabetta, senza sapere che così dicendo avrebbe aumentata la nostra voglia.
‘Nel culo si e anche subito.’ le risposi prendendo uno strap-on neanche troppo piccolo ‘Devi solo decidere se vuoi fare la brava e quindi che usi qualche delicatezza, o continuare a rompere le palle così ti sfondo punto e basta.’
‘Ti prego, fai piano.’ mi disse quasi piangendo.
‘Va bene, sdraiati e rilassati il più possibile, all’inizio farà un po’ male, ma poi passa.’
Teresa l’aiutò a mettersi comoda, per quanto fosse possibile esserlo sdraiata sopra una scrivania, mentre io ungevo abbondantemente lo strap-on.
La sodomizzai con una calma forse eccessiva, ma ben sapevo che la ‘prima volta’ poteva bloccare rapporti successivi se era troppo traumatica. Una volta però che il fallo le entrò completamente, la ragazza si sciolse come neve al sole, muovendosi come a cercare una penetrazione ancora maggiore.
‘Guarda come le piace prenderlo nel culo.’ mi disse Teresa sfiorandole la passera ‘Se le dai tempo questa diventa più puttana della madre.’
Elisabetta provò a controbattere, ma bastò darle due colpetti più veloci per farle dimenticare ogni cosa, e riportarla al piacere.
‘Teresa metti un cazzo anche tu che la fottiamo in due.’
La mia amica non se lo fece ripetere due volte, e una volta indossato lo strap-on, andò a sedersi sul divano.
‘Dai fammi vedere come te lo metti in culo da sola.’
Con un minimo d’impaccio, Elisabetta si sodomizzò da sola, rimanendo con le gambe ben aperte, ma soprattutto offrendomi la fica.
Se prima ero stata oltremodo delicata, ora mi comportai come un maschio arrapato, scopandola con foga forse eccessiva, ma senza trovare però alcun tipo d’opposizione.
‘Cosa dici adesso marchesa del cazzo !’ le urlai in faccia mentre la chiavavo con tutte le mie forze.
‘Godo ! Siete due stronze ma cazzo come godo !’
‘Sei solo una troia che non sa quant’&egrave puttana dentro.’ fu solo uno dei coloriti insulti che a turno le riversammo contro Teresa ed io.
Cambiammo più volte posizione, ma senza mai smettere di penetrarla insieme, arrivando anche a scoparla tutte e due nella fica nello stesso momento. Andammo avanti sino a quando l’ennesimo violento orgasmo, non lasciò Elisabetta del tutto priva di forze.
‘Ma davvero non ti piace il cazzo ?’ le chiese Teresa mentre ci rivestivamo.
‘No, e credimi ho provato e più d’una volta. Solo che &egrave come se gli uomini avessero l’orologio, insomma più di tanto non resistono, mentre con voi due volevo che non finisse mai.’
Non provai ad obbiettare che forse non aveva mai trovato un vero maschio, ma pensai che in fondo quella era una sua scelta che andava rispettata anche se non condivisa.
Elisabetta ci salutò con un bacio, prima d’uscire dal mio ufficio e quindi dal club.
‘Dai Anita che &egrave ora d’andare a lavorare.’ mi disse Teresa dandomi una pacca sul sedere ‘E stai tranquilla che prima o poi lo trova il cazzo giusto!’
‘Lo credo anch’io, in fondo buon sangue non mente, e quello della madre &egrave pieno di sborra da tanta ne ha bevuta.’
Scoppiammo a ridere nonostante la mia battuta fosse pessima, per poi andare ad accogliere i clienti della serata come se non fosse successo nulla.

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