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Trio

La mia prima doppia

By 13 Febbraio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Ringraziamenti: Vorrei cominciare ringraziando tutti quelli che mi hanno scritto per commentare il mio racconto d’esordio.
Per quanto mi è stato possibile ho risposto, perfino ai calciatori, e, lasciando perdere i due o tre idioti, siete stati tutti molto carini.

Premessa: Mi sono a lungo chiesta se mi dovevo descrivere di nuovo e mi sono detta che la risposta era nuovamente quella di imitare i miei autori preferiti, perciò non lo farò. Diciamo solo che l’azione si svolge molti anni fa, quindi, rispetto alla descrizione de “Rugby che passione” sono un pelino più bassa, un pelino più rotonda e morbida, molto meno esperta e disinibita.
Mancavano 2 anni alla mia rinoplastica.
Al posto della descrizione dirò ancora qualcosina di me, in modo da farvi capire un po meglio chi sono.
Quando ero bambina non era strano per me che la mia sorellona fosse la ragazza più corteggiata della sua compagnia. Per me lei era bellissima e ingambissima ed era naturale fosse la più desiderata. Raggiungendo un età in cui potevo valutare criticamente però, mi rendevo conto che Anna in realtà non era affatto la più bella tra le sue amiche. Era certamente carina ma i ragazzi stravedevano per lei anziché per alcune delle sue compagne, decisamente più perfette e desiderabili.
Un giorno, intuendo che anch’io non sarei stata la più bella del reame, avevo preso il coraggio a quattro mani e le avevo chiesto il motivo del suo successo.
Inizialmente aveva glissato ma, alle mie insistenze alla fine aveva risposto: Semplice, perché io, al contrario delle mie amiche fighe di legno, ai ragazzi faccio dei gran pompini.
Al tempo avevo solo una vaga idea di cosa fosse un pompino ma, da brava sorella minore, mi sono detta che dovevo assolutamente mettermi in pista per non essere da meno rispetto alla mia sorellona e così, l’ultimo sabato di quell’estate, feci il mio primo pompino. Ad un suo amico.

Il racconto.

A Criss, chiacchierando con la quale, mi è tornato alla memoria questo eccitantissimo episodio della mia gioventù
e a Marco, con un immenso abbraccio, perché, finché la nostra fantasia può volare, allora siamo liberi.

A quel tempo stavo con Nicola.
Un compagno di classe alto e magrolino, molto simpatico ai maschi della classe e abbastanza corteggiato da noi ragazze.
Stare con lui mi dava prestigio tra le femmine e, dato che lui raccontava tutto quello che combinavamo, mi rendeva molto desiderabile tra i maschi una volta che, inevitabilmente, la storia tra me e Nico fosse finita.
Dato che le nostre giornate erano tutte simili, vi racconto esattamente cosa successe quel giorno.
Finita la scuola ci eravamo diretti a casa sua, come sempre, (Uno dei tanti pregi di Nico era quello di avere praticamente sempre casa libera.) mangiato un panino al volo la tappa successiva obbligatoria era il divano. Nicola guardava due telefilm ogni giorno e, dato che a me di quei telefilm non me ne poteva fregare di meno, mi dedicavo alla raffinazione di una delle arti che più mi piacevano.
Un altro degli innegabili pregi di Nico era la prestanza, cascasse il mondo era in grado di venire tre volte al giorno, per cinque giorni la settimana.
Mentre lui si sedeva sul bordo del divano, io mi sdraiavo e gli slacciavo i jeans, abbassandoglieli fino a metà coscia. Poi gli liberavo il cazzo dagli slip. Nico aveva un cazzo che allora trovavo bellissimo. Certo, allora avevo molti meno termini di paragone ma il suo mi sembrava un pene da adulto.
La sua mano si piazzava sempre tra i miei capelli, che allora erano un po’ più lunghi e che io lisciavo con cura tre volte la settimana. Quel contatto era molto piacevole per me e mi aiutava a lasciarmi andare.
Cominciavo con la lingua, leccandoglielo come un delizioso gelato. Era un piacere immenso sentirlo crescere ad ogni colpo di lingua, ad ogni tocco delle mie labbra. Mi eccitava così tanto che quasi sempre cominciavo a toccarmi, senza mai esagerare però, perché serbavo il piacere per le ore successive.
Nico era cotto di una di quelle americane del telefilm, anche se non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ed io mi divertivo a succhiarglielo con maggiore intensità ogni volta che sentivo la sua voce. Lo succhiavo immaginando che lui immaginasse lei mentre glie lo succhiava.
Mi esercitavo a prolungare il piacere di un uomo il più a lungo possibile. Pompavo veloce come una forsennata, fino a sentire le vene del suo cazzo pulsarmi tra le labbra e solo allora mi fermavo, sulle soglie del suo orgasmo, rallentando fin quasi a fermarmi, facendomelo saltar fuori di bocca e ricominciando a lapparlo delicatamente, sentendo il suo respiro tornare regolare, per poi ricominciare da capo, portandolo su e giù su quelle montagne russe per quasi un ora.
Spesso e volentieri non riuscivo a fermarmi in tempo oppure, nonostante il mio ritrarmi, Nico non riusciva a trattenersi ed allora veniva urlando, con me che mi prodigavo sempre per accogliere il suo orgasmo in bocca, in modo da non sporcare il divano.
Dopo di che mi giravo e finivo insieme a lui di guardare il telefilm, masticando chewin gum e lasciandomi accarezzare i capelli.
Poi ci eravamo spostati in camera sua. L’unico inconveniente era il non potersi chiudere dentro, per stare attenti a porta, citofono e telefono.
Nico considerava un suo obbligo morale ricambiare le attenzioni che io gli davo sul divano.
Ci eravamo seduti sul letto, spogliandoci lentamente e baciandoci con crescente passione.
Un ulteriore pregio di Nicola era la sua adorazione nei confronti del mio corpo. Microtette comprese.
Nonostante potesse vedermi ed avermi tutti i giorni, non smetteva di ammirare le mie gambe, il mio sedere, non smetteva di ricoprire i mie seni di un sottile strato di saliva a forza di leccarli e baciarli per ore. Tutta quest’adorazione non faceva che eccitarmi e, sebbene sarei stata contentissima di farmi scopare rudemente sin da subito, mi ci lasciavo andare per ore.
Nico poi mi aveva fatta sdraiare, sistemandosi con la testa tra le mie cosce. Di tutti gli amanti che avevo avuto fino a quel momento, Nico era stato l’unico a dimostrarmi che anche per una ragazza era possibile godere del sesso orale ricevuto.
Prima di lui avevo avuto solo rapidi ed incompetenti leccatori, che lo facevano solo e semplicemente per dare una parvenza di equità dopo che io mi ero dedicata con cura e passione a succhiare i loro patetici cazzettini da adolescenti.
Nico invece ci sapeva fare. Mi trovava già abbondantemente eccitata perciò il suo compito era anche, ammettiamolo, facilitato. Si dedicava a me mettendoci l’attenzione che la figa di una ragazza richiede, usava la lingua per brevi passaggi veloci lungo tutta la lunghezza della fessura, concentrandosi poi sulla clitoride, mentre portava una, due e a volte tre dita ad esplorare la mia sala giochi.
Ovviamente il tutto serviva anche a lui per recuperare un po’ di smalto.
Il bello era che Nico non si fermava mai, neppure quando cominciavo a scalpitare, gli stringevo i capelli tra le dita, inarcavo la schiena e venivo urlando. Si decideva a tornare su, da me, a baciarmi, solo quando riteneva pareggiato il conto e quando il suo cazzo era tornato perfettamente duro e pronto all’azione.
Avevamo cominciato a scopare, con me sotto che gli cingevo i fianchi con le gambe, ma dopo pochi minuti di baci e tenerezze, Nico l’aveva tirato fuori e, posizionandolo con la mano, aveva cominciato a fare pressione sul mio culetto.
In quei giorni ci stavamo dando dentro col sesso anale. Io ero curiosa, ammaliata dai racconti di orgasmi incomparabili che alcune mie amiche facevano nei bagni di scuola, alcune di loro arrivate, a credergli, ad aver completamente abbandonato il sesso tradizionale, per dedicarsi totalmente a quella pratica, più coinvolgente, più piacevole e senza la scocciatura del preservativo.
Dal canto mio prendevo la pillola e adoravo la sensazione dello sperma caldo dentro di me, ma dietro era solo l’epilogo ad essere modestamente piacevole, fino a quel momento perlomeno.
Nico invece lo faceva perché ero stata la prima a concederglielo e per ciò aveva una gran voglia di usare il giocattolo nuovo.
Quel giorno però avevo una novità da provare, un suggerimento della mia sorellona, perciò l’avevo fatto uscire e sdraiare. Poi mi ero portata su di lui e da sola mi ero impalata, lentamente, lasciando al mio corpo il tempo di abituarsi alla penetrazione.
Nico era entusiasta della novità e del fatto di avere le mani libere per giocare con le mie tette, benedetto ragazzo.
Io cominciavo a provare sensazioni contrastanti, era ancora fastidioso sentirlo muovere nelle mie viscere, ma decisamente meno doloroso, essendo io a gestire il ritmo. Cominciava decisamente a piacermi e, a differenza del solito, Nico sembrava poter durare di più in quel modo, quando…
Una voce alle mie spalle: Nicooo! Sono rientrato! tu sei in camera? OOOops, scusate!!!
Come un fulmine ero sgattagliolata sotto le coperte, vergognandomi a morte. Era Andrea. Il fratello maggiore di Nicola, il fichissimo fratello maggiore di Nicola.
In effetti il pregio migliore di Nicola, col senno di poi, era quello di avere per fratello Andrea.
Andrea era la versione matura, automunita, muscolosa e dotata di soldi propri di Nicola. Desideravo farmelo oltre ogni ragionevole possibilità di riuscirci.
Il suo sport preferito era intrufolarsi in casa di soppiatto e beccare me e il fratello durante le nostre scopate.
A me piaceva il fatto che mi guardasse mentre facevo la porca col fratello, ma Nicola ne veniva, immancabilmente, turbato.
Si smontava subito.
Appena la testa di Andrea era uscita dalla visuale io mi ero fiondata sul cazzo di Nico, con le mani, per tentare di limitare i danni, inutilmente.
Nicola, portandosi il braccio a coprire gli occhi, stizzito: Che razza di stronzo! Pezzo di merda!
Io, segando dolcemente il cadavere del cazzo che tanto mi stava facendo godere fino ad un momento prima: Perché diavolo lo fa? dico io!
Lui, sempre più scocciato: Lo so io perché lo fa, lo stronzo!
Io, curiosa: Perché?
Lui, guardandomi, serio: Per poterti guardare. Sono sicuro che gli piacerebbe essere al posto mio.
Per un attimo avevo temuto di essermela fatta sotto, ma poi mi ero accorta che era solo l’improvvisa ondata di eccitazione a sentire quelle parole. Mi stavo letteralmente sbrodolando.
Lui, dopo il mio lungo silenzio, arrabbiato: Hei, che fai, ci pensi?
Io, balbettando: No! no, che dici. Pensavo solo che… beh… è lusinghiero…
Lui: Col cazzo! tu lo vorresti qui.
A quel punto non c’ho visto più e ho risposto: Si.
Lui, serio, guardandomi: Credo che lo vorrebbe anche lui.
Io, con non so che coraggio: Intendi dire qui, ora, insieme tutti e tre?
Incredibilmente la reazione di Nicola era stata quella di buttarsi di nuovo giù sdraiato, sospirando, mentre il suo cazzo diventava immediatamente duro come la roccia tra le mie dita.
Nicola: Perché non glie lo vai a chiedere?
Io, preda dell’eccitazione, mi sono infilata la sua maglietta, che mi copriva a stento, e sono corsa a cercare Andrea. Era in cucina, seduto al tavolo, mangiando un panino.
Quando m’ha vista sulla porta, seminuda, è rimasto col boccone a metà. Io ho attraversato la cucina, sfilando davanti a lui, sculettando vistosamente.
Ho aperto il frigo e preso una bottiglietta d’acqua, cominciando a bere a canna, facendo apposta a far salire l’orlo della maglietta, per provocarlo. Sentivo i suoi occhi sul culo. Era una sensazione fortissima.
Lui è rimasto fermo ed in silenzio mentre io, una volta tornata sulla porta, l’ho guardato languida: Ti andrebbe di venire di là?
Poi sono scappata di nuovo in camera, sedendomi sul bordo del letto, tremante per l’eccitazione e l’attesa.
Nicola: Che ha detto?
Ma Andrea era già in camera e ci guardava.
Io, senza scompormi mi sono tolta la maglietta e, subito dopo, avevo ricominciato a muovere la mano sul cazzo di Nicola, ancora durissimo.
Andrea, slacciandosi i jeans e avvicinandosi: Di chi è stata l’idea?
Io, afferrando il bordo dei suoi slip e tirando verso il basso: Che importanza ha?
In un attimo stavo succhiando Andrea, il suo cazzo era molto simile a quello de fratello, con un po di peluria in più, intanto masturbavo Nicola e mi eccitavo sempre di più all’idea di quello che mi aspettava.
Andrea: OH cazzo che bocca! Beato te fratellino!
Per par condicio dopo mi ero abbassata a baciare il cazzo di Nicola, mentre Andrea aveva dovuto accontentarsi della mano per un po’.
Li alternavo e ormai nessuno di noi parlava più. Ma non c’era voluto molto che la mia voglia arrivasse a livelli insostenibili e così ero montata su Nicola, cominciando a cavalcarlo in modo molto simile a prima, solo con me piegata di lato a succhiare il cazzo di suo fratello, che dimostrava, toccandomele, di apprezzare pure lui il mio misero seno, fratelli benedetti.
Quando Andrea si era messo dietro di me, avevo subito capito che stava per succedere qualcosa di meraviglioso.
Aveva cominciato a giocare con le dita la sotto, insinuandole dentro di me, mentre il cazzo de fratello scorreva dentro, e portava i miei umori all’ano in quantità industriali.
Andrea, infilandomi un dito dentro il sedere: Lo stavate facendo qui prima? Ma sei quasi asciutta… pivelli.
Io non me ne rendevo conto, ma per la prima volta venivo preparata a dovere per un rapporto anale.
Poi ci aveva fatto fermare e si era piazzato dietro di me. Già al primo contatto io avevo cominciato a fremere poi Andrea aveva cominciato a spingere.
Mi sembrava di morire. Andrea, entrando, si faceva largo in uno spazio già occupato dal cazzo di Nicola. Così mi sembrava di avere dentro due travi massicce o che d’improvviso le mie cavità si fossero ristrette. Ad ogni modo, spingendo con risolutezza, Andrea era riuscito ad entrare ed io ero già in preda all’ennesimo orgasmo quando i due fratelli avevano cominciato a muoversi alternativamente.
Io, in preda al delirio: Sii, scopatemi! si! si! Che bello! si!!!!!
Il primo dei due a venire era stato Nico che, inondandomi la figa, era esploso in un urlo roco di piacere, con la faccia conficcata tra i miei seni. Poi, dato che Nico si stava rilassando dentro di me, avevamo cambiato posizione, mi sono messa alla pecorina, baciando e leccando il cazzo di Nico, che intanto si gustava la vista del fratello che mi pompava da dietro.
Andrea aveva molte virtù in comune col fratello, una di queste la resistenza ed io, cominciavo grazie a lui ad apprezzare la sodomia. Mi sembrava finalmente piacevole finché, improvviso, inaspettato, dentro di me s’è acceso un fuoco. mi sentivo vibrare tutta, con contrazioni che partivano dallo sfintere e si spandevano nella pancia, toccando la figa e tutti gli organi interni.
Ho cominciato a gridare, godendomi il mio primo orgasmo anale, provocando coi miei gemiti il piacere di Andrea, che aveva cominciato a sborrare dentro, completando il mio piacere.
Se devo essere sincera non ricordo che parole aveva usato poi Andrea per prendere congedo dalla stanza, so che ero rimasta accoccolata sul petto di Nico, soddisfatta ed esausta, ed ero scivolata nel sonno.
Da quel giorno le cose con Nico non erano andate più. A dispetto del suo entusiasmo iniziale la cosa poi non gli era andata giù. Ci siamo mollati di li a poco. Da allora i compagni di scuola hanno cominciato a tempestarmi di richieste di uscita, a volte si presentavano direttamente in due. Io però non ero uscita con nessuno di loro per mesi. 4 mesi per la precisione, 4 mesi in cui ero diventata l’amante fissa di Andrea.

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